(Adnkronos) - Tragedia a Roma dove un uomo di 77 anni, americano, è morto cadendo nel vuoto dal ponte Palatino. E' intervenuto il personale del 118 che ha potuto solo constatare il decesso, avvenuto intorno alle 13.40. Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato Celio che stanno effettuando i rilievi del caso e stanno indagando. La salma è stata affidata all'autorità giudiziaria.
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(Adnkronos) - Niente da fare per Elisabetta Cocciaretto nel torneo Wta di s'-Hertogenbosch, che apre la stagione sull'erba del circuito maggiore femminile. L'azzurra si è arresa in semifinale in tre set alla rumena Elena Gabriela Ruse, numero 80 del ranking, con il punteggio di 2-6 6-4 6-3. L'azzurra saluta così il torneo proprio sul più bello, dopo una partita particolare interrotta due volte per pioggia.
Arriva a giocarsi la finale del Wta 250 olandese anche la belga Elise Mertens: la numero 25 del mondo ha eliminato la russa Ekaterina Alexandrova.
Leggi tutto: Cocciaretto, niente da fare: a 's-Hertogenbosch vince Ruse in semifinale
(Adnkronos) - Re Carlo III ha indossato una fascia nera per le vittime dell'incidente aereo dell'Air India, durante il Trooping the Colour, la parata che celebra ufficialmente il compleanno del re. Quest’anno, a causa della tragedia che ha provocato due giorni fa la morte di 241 persone, tra cui oltre 50 cittadini britannici, il monarca ha richiesto un minuto di silenzio per onorare le vittime.
Un portavoce di Buckingham Palace ha dichiarato che il re ha richiesto anche altre modifiche al programma "in segno di rispetto per le vite perse, le famiglie in lutto e tutte le comunità colpite da questa terribile tragedia". Anche gli alti ufficiali che hanno partecipato alla parata hanno indossato una fascia nera, così come i cocchieri e le donne del Royal Mews, che guidavano le carrozze con a bordo i membri della famiglia reale.
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(Adnkronos) - Mamme ricordate di donare il sangue del cordone ombelicale quando nasce il vostro bambino: è una fonte preziosa di staminali salvavita, cellule 'jolly' utili non solo per il trapianto di chi soffre di gravi malattie del sangue, ma anche ai bebè prematuri e in diverse patologie. Rinnova il suo appello la Federazione italiana Adoces, nella Giornata nazionale del donatore di sangue in calendario il 14 giugno.
"Grazie alla generosità delle donne italiane - riferisce l'associazione nazionale impegnata nella promozione della cultura del dono delle cellule staminali emopoietiche contenute nel midollo osseo, nel sangue periferico e in quello cordonale - oggi sono conservate nelle 18 banche pubbliche nazionali 38.653 sacche idonee al trapianto e molte altre unità", pari a "circa il 70% delle donazioni, che pur non avendo i requisiti per essere utilizzate nel trapianto rappresentano una risorsa preziosa per l'impiego in medicina rigenerativa e trasfusionale per i neonati pretermine".
Fino al primo agosto 2019 - ricorda Adoces in una nota - in Italia il sangue cordonale poteva essere utilizzato solo a scopo trapiantologico; successivamente è stato autorizzato l'uso delle sacche non idonee al trapianto per altre finalità terapeutiche in ambito oculistico, per il trattamento delle piaghe da decubito, del piede diabetico, di ulcere e per la trasfusione di neonati prematuri (nati prima della 37esima settimana di gestazione).
"Il sangue cordonale - afferma Alberto Bosi, ematologo e presidente della Federazione italiana Adoces - rappresenta oggi, alla luce dei recenti risultati scientifici, una risorsa estremamente versatile: per spiegarne i molteplici utilizzi possibili, ogni mese Adoces organizza un webinar dedicato alle coppie in attesa di un figlio, con l'intervento di esperti pronti a rispondere alle domande dei futuri genitori e a fugarne i dubbi".
In questi incontri mensili viene anche presentato il progetto 'Bimbo dona, papà dona', rivolto ai futuri padri affinché anche loro siano coinvolti in quello che viene definito "un dono di famiglia". Adoces rammenta infatti che il sangue periferico è ormai la fonte principale di cellule staminali emopoietiche utilizzate per i trapianti, e che il 90% delle donazioni avviene con un prelievo dal braccio, con una procedura molto meno invasiva rispetto al prelievo di midollo.
Per portare il suo messaggio ai giovanissimi, sensibilizzandoli già sui banchi di scuola, l'11 giugno Adoces - insieme ad Adisco, Aido, Fratres, Fondazione Franco e Piera Cutino e Federazione nazionale delle associazioni United - ha firmato con il ministero dell'Istruzione e del Merito un protocollo di intesa per sensibilizzare le istituzioni scolastiche sul valore del dono, sul significato del volontariato e dell'educazione alla prevenzione e alla salute, che si concretizzerà nell'attivazione di progetti e percorsi dedicati agli studenti, e nella realizzazione di campagne informative.
Leggi tutto: Giornata del donatore di sangue, l'appello alle mamme: "Donate il cordone ombelicale"
(Adnkronos) - Su un carro del Pride di Roma sono state appese quattro sagome a testa in giù, raffiguranti Donald Trump, J.K. Rowling, Bejamin Netanyahu ed Elon Musk. È il camion, tra i 40 che stanno sfilando nella Capitale per la parata arcobaleno, da cui sventolano più bandiere palestinesi. Accanto una ragazza tiene un cartello con su scritto: "Amore libero come la Palestina".
Il lungo serpentone di carri allegorici attraversa via Cavour, i Fori Imperiali, il Colosseo, viale Aventino per terminare alla Croisette a Caracalla.
Leggi tutto: Roma Pride 2025, sagome di Netanyahu, Trump, Musk e Rowling a testa in giù
(Adnkronos) - Rose Villain, madrina del Roma Pride 25, in un abito spaziale color cipria e capelli tirati indietro, arriva sul carro di Muccassassina che si ferma in piazza della Repubblica. È qui che prende il via la sua performance: sopra un missile di cartapesta posizionato sul camion, immaginando un viaggio verso una galassia "più libera", in cui c’è più spazio per i diritti, la cantante di 'Fuorilegge' alza e sventola la bandiera della Palestina. Poi Rose Villain, invita la folla sotto il camion: "Quanto siete fuorilegge?". "Tanto", risponde la folla. E poi intona la sua hit sanremese.
(Adnkronos) - Due politici del Minnesota bersagli in due sparatorie distinte ma apparentemente collegate, avvenute nelle loro abitazioni nei sobborghi a nord di Minneapolis. Feriti a morte la deputata democratica Melissa Hortman e suo marito. L'autore dell'attacco, ancora in fuga e ritenuto armato dalle autorità, ha sparato anche al senatore John Hofmann e sua moglie, che sono tuttavia fuori pericolo.
Le autorità ritengono che l'aggressore si sia finto un agente delle forze dell’ordine per avvicinarsi ai due politici, colpiti rispettivamente a Champlin e Brooklyn Park, località distanti circa 13 chilometri.
L’Fbi è coinvolta nelle operazioni di ricerca del sospetto. Il governatore del Minnesota, Tim Walz, si è recato sul posto e ha annunciato l’attivazione del Centro statale per le emergenze.
"Siamo qui oggi perché in Minnesota si è consumata una tragedia indicibile. La mia cara amica e collega Speaker Melissa Hortman e suo marito Mark sono stati uccisi questa mattina in quello che sembra essere un assassinio a sfondo politico", ha dichiarato Walz in conferenza stampa.
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(Adnkronos) - Oggi, sabato 14 giugno, prenderà il via la 24 ore di Le Mans, ma in queste ore sta facendo discutere un brutto episodio accaduto durante la Michelin Le Mans Cup. In una delle gare sprint, evento preliminare nel weekend di Le Mans con vetture GT3, si è verificato un incidente tra il pilota Gino Forgione, del team Af Corse, scuderia partner Ferrari, e Josep Mayola.
In diversi video che stanno facendo il giro dei social, si vede Forgione scendere dalla sua auto e correre verso quella di Mayola, iniziando a prenderla a pugni sui finestrini con violenza. Il pilota è stato poi fermato dalla sicurezza, mentre Mayola non è sceso dalla sua auto.
Leggi tutto: Follia a Le Mans, pilota prende a pugni finestrino dopo tamponamento con Ferrari
(Adnkronos) - È morto il 17enne di Torremaggiore, in provincia di Foggia, colpito da un proiettile alla testa nel pomeriggio del 10 giugno in un'area di campagna. Il ragazzo non ce l'ha fatta, le sue condizioni erano disperate. Vane si sono rivelate le cure nella terapia intensiva del Policlinico di Foggia.
Il caso è stato aperto per alcuni giorni, inizialmente è stata considerata la possibilità di un'aggressione ma poi, nelle vicinanze del luogo del ritrovamento, è stata trovata una pistola. In base a questo sviluppo delle indagini, prende corpo la possibilità di un suicidio.
Il sindaco di Torremaggiore, Emilio Di Pumpo, ha comunicato la notizia del decesso e ha espresso il cordoglio alla famiglia. "Abbiamo pregato e abbiamo sperato - ha detto in un messaggio - Ci siamo stretti nell'attesa di una notizia positiva che potesse confutare quella che, da subito, si era rivelata una situazione estremamente critica. Lo abbiamo fatto con il cuore di madri e di padri, di fratelli, di amici. Ora è il momento di stringerci ancora più forte per consolare la famiglia del giovane Silvano, che purtroppo ci ha lasciati. Non ci sono parole sufficientemente adeguate per rappresentare il dolore, lo sconforto e l'impotenza di fronte a una tragedia così grande".
Per la morte del 17enne è stata rinviata la festa patronale di san Sabino e si è sperato che le condizioni del ragazzo potessero migliorare. ''Voglio ringraziare tutta la nostra comunità - ha detto il sindaco - che ha dimostrato un grandissimo cuore in questi giorni di angoscia. Continuiamo a pregare. Ora più che mai, non lasciamo sola la famiglia del giovane Silvano''.
(Adnkronos) - Ecco una selezione delle novità in libreria, tra romanzi, saggi, libri d'inchiesta e reportage, presentata questa settimana dall'AdnKronos.
A quasi due anni dalla morte, avvenuta il 10 agosto del 2023, Einaudi manda in libreria 'Anna della pioggia', una scelta ragionata di racconti ritrovati, insieme ad alcuni più noti, della scrittrice sarda. Anna corre solo quando piove, e correndo ragiona di lavastoviglie, soprammobili, pupazzi: tutto, pur di non affrontare direttamente ciò da cui davvero fugge. Assieme a lei, lo straripante catalogo di personaggi che animano questa raccolta di racconti include pastori laureati e portieri notturni, corridori scalzi e bambini che recitano in sardo mentre gli alleati bombardano Cagliari, terroristi, bracconieri, finanzieri, pescatori di polpi e persino piante, capaci di mettere in crisi le certezze di uomini spavaldi. Ci sono potenti voci di donne che prendono la parola per la prima volta: non solo Morgana, ma anche Elena di Troia, Beatrice Cenci che rifiuta l’autorità di un padre abusante e Odabella che sfida quella di Attila, re degli Unni. E ovviamente c’è Michela, che racconta di quando pestava l’uva nelle vendemmie della sua infanzia rurale, o di come le sue preghiere abbiano resuscitato una delle falene allevate insieme al fratello, o ancora del perché chiunque nasca su un’isola finisca per avere un’identità in frantumi. Queste storie, disseminate come gemme di un tesoro piratesco senza forziere, non sono mai state raccolte in un libro prima d’ora.
Perché Michela Murgia le ha lette ad alta voce in scuole e teatri occupati, le ha raccontate a chi andava ad ascoltarla nei festival, le ha pubblicate in diari scolastici, cataloghi di mostre, addirittura nel programma di sala di un’opera lirica. Altre sono comparse nel suo blog, sono state trasmesse in radio o sono uscite su giornali locali. Altre ancora hanno circolato solamente tra le amiche e gli amici di Michela Murgia, come privati incantesimi letterari. 'Anna della pioggia' propone una scelta ragionata di questi racconti ritrovati, insieme ad alcuni più noti.
La cura – in tutti i sensi che si possono dare al termine – è di Alessandro Giammei, che ha lavorato filologicamente sull’archivio digitale lasciatogli da Michela Murgia. Il risultato è un libro nuovissimo, sorprendente, che ruota con una vitalità vertiginosa intorno ai temi cari da sempre all’autrice: la Sardegna dei miti e della politica coloniale, il potere delle donne, il lavoro, le identità queer, la malattia, i miracoli e le paure del nostro secolo. Perché Michela Murgia non ha mai smesso di essere tenacemente appassionata del mondo e dei modi che scegliamo per abitarlo, capirlo, contrastarlo e raccontarlo: lo testimonia anche la varietà di registri, toni e stili che si muovono carsici racconto dopo racconto. Consentendo ai lettori di riscoprire prima di tutto il prodigioso talento letterario dell’autrice di 'Accabadora'.
Torna in libreria dal 24 giugno con Piemme 'Sangue marcio', l'esordio narrativo di Antonio Manzini, a vent'anni di distanza dalla prima pubblicazione. Pietro e Massimo sono due bambini privilegiati. La loro è una famiglia facoltosa e hanno tutto quello che si può desiderare: una villa con piscina, un campo da tennis privato, i primi videogiochi. Un'infanzia felice, sospesa in un sogno borghese. Finché, un giorno d'autunno del 1976, il mondo crolla. La polizia irrompe in casa e il padre viene arrestato. I giornali, pochi giorni dopo, lo ribattezzeranno "il mostro delle Cinque Terre". Quasi trent'anni più tardi, i due fratelli non potrebbero essere più diversi. Pietro è cresciuto in un istituto a Torino ed è diventato un cronista di nera. Massimo, affidato a uno zio, è un commissario di polizia.
A unirli di nuovo è una scia di delitti, firmati da un serial killer spietato. Il tempo li ha cambiati. Massimo, un ragazzino impulsivo che metteva tutti in riga con il suo motto 'Vatti a nascondere in Tibet' oggi è un uomo svuotato, con troppe ombre e troppi Martini in corpo. Pietro ha un carattere introverso, incapace di lasciarsi accostare dagli altri. Ma il passato non si dimentica. E così, mentre il killer continua a colpire, i due fratelli si riavvicinano, tanto da ritrovarsi ad affrontare una resa dei conti, indietro fino al giorno in cui è crollato il mondo. Sangue marcio è un romanzo magnetico che scava nella psicologia dei personaggi, costringendo il lettore a confrontarsi con il lato oscuro dell'essere umano.
È appena arrivato in libreria con Rizzoli 'Il barman del Ritz'. Baffi curati, giacca bianca e cravatta nera, cinquantasei anni appena compiuti, Frank Meier è il rinomato barman del Ritz di Parigi, il salotto più ricercato dall’élite culturale e politica dell’Europa della prima metà del Novecento; ma a partire dal giugno del ’40, con l’entrata dei tedeschi in città, al bancone i nuovi clienti sono gli uomini della Gestapo. Adattarsi, ora, è una questione di sopravvivenza. Ebreo di umili origini, da sempre accompagnato da un’insaziabile sete di riscatto, amante del bello e capace di diventare confidente di personalità straordinarie come Fitzgerald e Hemingway, Meier è il fuoco di questo romanzo, lo snodo intorno a cui si muove una corte variegata di personaggi, storici e non. Al Ritz, luogo incantato dove il tempo della guerra sembra essere sospeso, micromondo che diventa specchio dell’occupazione nazista di Parigi, si consuma la vicenda di uomini e donne alle prese con un nuovo potere e con il più semplice spirito di conservazione.
Il destino di Meier, del suo assistente e dell’irresistibile Blanche Auzello tiene il lettore con il fiato sospeso, e l’atteggiamento del barman, sempre sul crinale tra resistenza e collaborazionismo, lo rende un eroe a metà, un essere umano ricco di sfumature e di infiniti dubbi. Dietro al bancone di legno scuro, Frank Meier deve salvare sé stesso e chi ama. Nell’aprirci le porte del Ritz, Philippe Collin dimostra una cura appassionata per i dettagli che hanno fatto di questo luogo un simbolo, uno scrigno ineluttabilmente spalancato sulla Storia.
Orientamento, Duplicità, Dedizione, Tentazione, Comunione, Discesa: sono questi gli intriganti titoli delle sei lezioni tenute a Cambridge da Margaret Atwood sull’arte della scrittura, e da lei trascritte e raccolte nel volume 'Negoziando con le ombre. Sullo scrivere e sulla scrittura' pubblicato da Ponte alle Grazie.
Dopo trent’anni dedicati alla narrativa e alla poesia, Margaret Atwood affronta le principali questioni che stanno al cuore del suo lavoro: che cos’è uno scrittore, e come lo si diventa; lo sdoppiamento alla Jekyll e Hyde che caratterizza chi scrive; il delicato equilibrio fra responsabilità sociale e integrità artistica; l’eterno triangolo scrittore-libro-lettore; la scrittura come discesa agli inferi, per rinegoziare il nostro rapporto con la morte.
Come sarà successo a chi le ha ascoltate di persona, leggendo queste lezioni si resta incantati dalla genialità delle tesi proposte, dalla sorprendente varietà dei riferimenti citati – che indicano nuovi percorsi anche al lettore più navigato -, dal tono colloquiale e spesso ferocemente ironico dell’autrice. Un testo imprescindibile, che si inserisce di prepotenza nella tradizione novecentesca dei classici scritti sulla letteratura di Nabokov, Auden, Valéry, Bachmann, Calvino. E per di più, un’occasione unica per conoscere una delle massime voci della letteratura moderna.
È in libreria con Feltrinelli 'Tutta questa felicità' di Roberto Emanuelli. Si può credere ancora nell’amore dopo che ci hanno fatto a pezzi il cuore? Gabriele ha quarant’anni, una figlia piccola di nome Alba e un lavoro da insegnante che ha sempre vissuto come una vocazione. Ora, dopo una parentesi in un liceo del centro che è coincisa con una relazione finita male, è tornato a insegnare nella periferia romana dove è nato e cresciuto, con un velo di malinconia e disincanto. La tormentata storia sentimentale, culminata con un tradimento, gli ha lasciato cicatrici profonde perché si tratta della madre di Alba. A Gabriele adesso resta una figlia da crescere da solo, un entusiasmo sbiadito per l’insegnamento e una sfiducia verso l’amore che gli impedisce di vivere a pieno nuove relazioni: come quella con Marta, cresciuta nel suo stesso quartiere e maestra di danza di Alba, per cui la bambina stravede.
Noemi invece è una ventenne che nell’amore ancora ci crede. È nata nella parte Nord della città, un contesto tutt’altro che umile, anche se a tratti non c’è niente che la faccia sentire più a disagio di quell’ambiente: tra le asfissianti aspettative dei genitori, gli atteggiamenti giudicanti delle amiche e un fidanzato, Edoardo, che però a volte sembra riempirla di finte attenzioni senza mai comprenderla davvero. Per fortuna c’è Christian, il ragazzo di periferia con cui Noemi ha stretto un’amicizia segreta. All’apparenza distante anni luce dal suo mondo, Christian è forse l’unico in grado di capirla. Ad avvicinarli è la passione per la scrittura, un fuoco che si portano dentro come urgenza espressiva e ricerca della felicità.
Gabriele e Noemi, due vite che scorrono parallele sfiorandosi in maniera impercettibile ma non per questo trascurabile. Succede spesso, in quel sottile e continuo gioco fra le nostre scelte e il destino: infinite e apparentemente insignificanti porte che scorrono, che si chiudono, che si aprono, che aprono mondi, e ne chiudono altri… Proprio sopra questo filo magico e invisibile – fatto di coincidenze che non sembrano tali, di segni che arrivano quando siamo pronti a vederli – le esistenze di Gabriele e Noemi finiranno per incrociarsi in modo straordinario. Un incontro che rappresenterà l’occasione di ritrovare sé stessi. Di tornare ad amare. Di essere felici.
Arriva in libreria il 18 giugno con l'editore Minerva 'La testa del duce' di Beppe Boni. Chi ha trafugato la testa della statua equestre di Benito Mussolini che dominava lo stadio Littoriale di Bologna? Dove si trova oggi il 'Testone'? E perché, ancora oggi, la sua sorte continua a sollevare interrogativi, passioni, divisioni? A queste e a molte altre domande prova a rispondere Beppe Boni, già condirettore e oggi editorialista di QN - il Resto del Carlino, nel romanzo-verità 'La testa del Duce', edito da Edizioni Minerva.
Un libro appassionante, scritto come un giallo ma fondato su una rigorosa indagine storica, che scava tra le pieghe meno note del Ventennio e della città di Bologna, raccontando come e perché il fascismo volle legare il proprio culto della personalità non solo alla propaganda e alla repressione, ma anche all’architettura e allo sport. E come, nel tempo, quei simboli siano stati abbattuti, nascosti, rimossi – o forse solo spostati in silenzio, lasciando dietro di sé un enigma. Tutto comincia il 26 luglio 1943, il giorno dopo la caduta del regime. A Bologna, una folla in festa entra nello stadio Littoriale – oggi Dall’Ara – e abbatte la statua equestre del Duce, collocata sotto la Torre di Maratona. Il colosso in bronzo, simbolo di un’epoca, si spezza in più parti: il busto viene trascinato per la città, la testa si stacca e... sparisce. Inizia così il “giallo del Testone”, una vicenda che attraversa decenni, guerre, ricostruzioni, boom economico e revisioni storiche. Il romanzo di Boni segue le tracce di quella testa marmorea, e insieme ricostruisce l’epopea dello stadio Littoriale, progetto voluto da Leandro Arpinati – fascista anomalo, sportivo convinto, amico e poi nemico di Mussolini – come simbolo di un’Italia moderna e potente, unita sotto il segno del calcio e della propaganda. 'La testa del Duce' non è solo il racconto del destino di una statua, ma anche una riflessione sulla memoria collettiva e sulla forza simbolica delle immagini. Il libro, con la prefazione di Italo Cucci, intreccia fatti documentati, aneddoti, interviste e ricostruzioni storiche con uno stile narrativo avvincente e accessibile. Si parte dagli anni Venti, con l’ascesa del fascismo e l’interesse di Mussolini per il calcio come strumento di consenso, e si arriva fino ai giorni nostri, tra tentativi di rimozione e improvvise riapparizioni del 'Testone'.
Nel mezzo, la vita e la fine di Arpinati, l’uomo che volle lo stadio e finì assassinato da partigiani comunisti nel 1945; la storia architettonica e simbolica del Littoriale; la costruzione della statua equestre affidata a Giuseppe Graziosi, che usò bronzo fuso da cannoni austriaci per modellare il volto del Duce; e l’attentato ad Anteo Zamboni, il quindicenne bolognese accusato di aver sparato a Mussolini nel giorno dell’inaugurazione dello stadio. In tempi in cui si discute di cancel culture, di simboli rimossi o rivendicati, di revisionismi e riscritture della storia - spiega la casa editrice - "'La testa del Duce' si inserisce con intelligenza e ironia nel dibattito, offrendo spunti per comprendere come la memoria sia sempre una costruzione – spesso contesa, mai neutra".
Torna in libreria con Sellerio uno dei romanzi più̀ amati di Roberto Alajmo, 'È stato il figlio'. La famiglia Ciraulo vive in uno dei quartieri più poveri della città, eppure davanti alla porta di casa tiene in bella vista una Volvo nera, acquistata con i soldi ottenuti in seguito alla morte della loro bambina: un risarcimento destinato alle vittime della mafia. L’arrivo di questa automobile fiammante è una sorta di miracolo rionale, sembra aprire le porte di una nuova esistenza piena di possibilità per tutta la famiglia: per il padre Nicola, patriarca indiscusso, professionista del precariato ai limiti della legalità; per la madre Loredana, dimessa, arrendevole, eppure regista occulta di imprevedibili strategie; per la nonna Rosa, logorroica maestra di reticenza; per il nonno Fonzio, sempre sfuggente per questione di principio. E infine per il figlio, Tancredi, con le sue malinconie improvvise, indecifrabile agli occhi dei parenti e del quartiere, controfigura paradossale del suo intraprendente omonimo del Gattopardo. Quando Tancredi, durante una serata passata in giro con la fidanzata, sfregia incautamente la fiancata dell’auto, ecco che scoppia la tempesta: c’è una lite, padre e figlio si affrontano con violenza brutale, fin quando parte un colpo di pistola.
'È stato il figlio' è un noir antropologico, un giallo eretico che sembra iniziare Provocatoriamente dalla fine e pagina dopo pagina rimescola le carte in tavola. La pistola con cui sono stati esplosi i colpi non si trova. Si fanno strada dubbi e incertezze, le prove iniziali sembrano sgretolarsi. Ogni capitolo del romanzo aggiunge nuovi particolari all’intera vicenda e allo stesso tempo sembra divagare, costringendo il lettore a fare i conti con una città a tratti comica e grottesca, ma sempre sull’orlo del disastro sociale.
Le vicende dei Ciraulo scorrono all’indietro nel tempo, prima accelerando e poi rallentando fino a sfiorare il fermo immagine, sempre reggendosi su dialoghi divertenti, surreali e crudeli. Con questo romanzo dalla lingua in apparenza spoglia e dalla comicità sulfurea, tra Raymond Carver e Alan Bennett, Roberto Alajmo destruttura il genere poliziesco prendendo le mosse dalla tragedia greca ma divertendosi a trasformarla nella più tagliente delle commedie umane.
'Uri', il libro con cui lo scrittore algerino Kamel Daoud, ha vinto il premio Goncourt nel 2024, viene ora pubblicato in Italia da La Nave di Teseo. Alba è una ragazza di Orano, in Algeria, ha degli occhi magnifici, è proprietaria di un salone di bellezza, si veste con jeans e abiti non tradizionali, fuma in pubblico e osa, persino, mostrare dei tatuaggi. È una giovane libera, indipendente e moderna che si sente sempre più a disagio nella svolta reazionaria e tradizionalista della società algerina. Ma Alba è, anche, una sopravvissuta, sfuggita miracolosamente al massacro della sua famiglia quando aveva solo cinque anni, durante la guerra civile che sconvolse il paese negli anni novanta. Sul suo corpo, porta ancora le tracce di quella terribile esperienza: una cicatrice sul collo, una cannula per respirare e le corde vocali completamente distrutte la rendono non soltanto muta, ma anche, suo malgrado, un simbolo di quel periodo di violenza che l’Algeria vuole a tutti i costi dimenticare.
Da qualche tempo Alba ha scoperto di essere incinta e ha già deciso di abortire, però, quella creatura che le cresce in grembo è l’unica che può sentire la sua voce. Che può ascoltare la sua lingua interiore e la sua storia, ed è a lei che la ragazza la racconta, condividendo le sue paure e i suoi traumi, fino a decidere di affrontare il passato e quella tragedia che le ha segnato la vita. Attraversando un Paese ostile ai diritti delle donne e che ha varato apposite leggi per punire chiunque parli di guerra civile, Alba ritorna al suo paese natale dove tutto ha avuto inizio, e dove i morti, forse, risponderanno alle sue domande. Kamel Daoud restituisce ai dimenticati, alle vittime innocenti e ai sopravvissuti della terribile guerra civile algerina la voce che gli è stata tolta con un romanzo coraggioso e commovente, potente e lirico.
Esce con Mondadori il 17 giugno il nuovo saggio dello psichiatra e sociologo Paolo Crepet 'Il reato di pensare'. Viviamo nell’epoca che più di ogni altra celebra la libertà e la proclama un diritto assoluto. Eppure qualcosa non torna. Una nebbia sottile, silenziosa, si è insinuata nelle nostre vite: non vieta, non ordina, non punisce. Seduce. E mentre promette tranquillità e benessere ci spinge verso l’omologazione, spegnendo il pensiero critico, inibendo la creatività e il coraggio di essere diversi.
In questo nuovo saggio, Paolo Crepet mette a fuoco una delle derive più insidiose del nostro tempo: la censura che non arriva dall’alto, ma si infiltra nel quotidiano, nei gesti, nei linguaggi, nelle scelte che non facciamo più. È un conformismo gentile, pervasivo, invisibile, che ci invita a restare nella comfort zone: il luogo dove non si sbaglia, ma nemmeno si cresce. Con la sua scrittura brillante e provocatoria, Crepet ci accompagna in un viaggio controcorrente, alla riscoperta di ciò che rende davvero libera un’esistenza: il dubbio, l’immaginazione, il conflitto. Perché la libertà, ci ricorda, non è uno slogan, ma un esercizio faticoso e quotidiano, che richiede coraggio, lucidità, disobbedienza.
Un monito particolare è riservato ai più giovani e agli educatori: basta con la ricerca ossessiva della perfezione e della felicità a ogni costo. Bisogna restituire dignità all’errore, al fallimento, alla sconfitta, passaggi imprescindibili per una crescita sana ed equilibrata, perché "le tempeste riescono a essere perfino salvifiche e rischiarano l’orizzonte". Tra aneddoti, riflessioni e toccanti esperienze personali, Crepet ci sfida a riscoprire il coraggio dell’immaginazione e la forza dell’autenticità, consegnandoci un vero e proprio manifesto per chi rifiuta l’omologazione e vuole riscoprire la potenza, oggi rivoluzionaria, del pensiero libero.
Massimiliano Buzzanca racconta il padre Lando, svelando l'uomo che si nasconde dietro l'attore, in 'Ma che sei il figlio di Lando?' (Baldini + Castoldi). In una chiesa parata a festa, un uomo piange dietro una colonna. Alto e magro, è un ragazzo, accanto a lui una bambina sembra consolarlo. Sta per sposarsi, ma quelle lacrime non esprimono paura, bensì il timore di non poter offrire alla sua Lucia il matrimonio che si merita. Dentro di lui arde il fuoco della recitazione, vuole andare a Roma e cercare di dimostrare che può fare l’attore e avere successo, e poi tornare a prendere Lucia e il figlio che ha in grembo. Per tutta la vita, Lando Buzzanca ha vissuto questo dualismo: da una parte, il suo furore per il set, per il desiderio di calcare le scene, dall’altra la passione per l’unica donna che abbia mai amato.
Severo in famiglia, sorridente, sfacciato, impertinente quando recitava. Dal provino per Gassman, ai grandi ruoli per Germi, De Sica, Festa Campanile e molti altri, ha lavorato con il Gotha del cinema italiano, spesso incarnando la figura del tipo maschio italico, superdotato e spaccone. Ma chi era veramente Gerlando – Gigi – Buzzanca? In questa auto barra biografia, il figlio Massimiliano racconta l’uomo dietro all’attore, il padre oltre che l’artista, rivelando aneddoti e ricordi che solo chi è cresciuto al suo fianco e ne ha visto forze e debolezze può svelare, spiegando anche ciò che ha voluto dire "essere il figlio di Lando Buzzanca".
(Adnkronos) - Marcell Jacobs sta tornando. Il velocista azzurro, medaglia d'oro nei 100 metri alle Olimpiadi di Tokyo2020, si prepara a scendere in pista dopo il lungo stop che lo ha tenuto lontano dalle gare per oltre quattro mesi. Jacobs infatti, che si è trasferito negli Stati Uniti per allenarsi, ha subito diversi infortuni che ne hanno condizionato le prestazioni, ma ora sembra aver finalmente smaltito i propri problemi fisici ed è pronto a tornare in pista martedì 17 giugno a Turku, in Finlandia, in occasione dei dei Paavo Nurmi Games, dove lo scorso anno trionfò nei 100 metri facendo segnare anche il record del meeting grazie ai suoi 9"92.
Per prepararsi al meglio all'appuntamento, Jacobs sta intensificando il suo programma d'allenamento. Come documentato dai canali ufficiali della Federazione, il velocista azzurro sta alternando esercizi per aumentare la forza ad altri per migliorare l'esplosività. Pesi, aerobica, pista e scaloni, Jacobs sta aumentando i carichi d'allenamento per tornare ai suoi livelli dopo annni in chiaroscuro.
L'ultima gara di Jacobs risale allo scorso febbraio, quando fu protagonista di una prestazione negativa nei 60 metri indoor di Boston. Nei 100 metri delle ultime Olimpiadi di Parigi 2024 invece, dove l'azzurro arrivava da campione in carica, Marcell ha chiuso al quinto posto, chiudendo con un dignitoso 9''85 che, rispetto alle aspettative, non molto positive, della vigilia, è stato considerato come un risultato tutto sommato positivo. La gara è stata vinta dallo statunitense Noah Lyles (9''79), seguito dal giamaicano Kishane Thompson (9''79) e dallo statunitense Fred Kerley (9''81).
Leggi tutto: Jacobs, il ritorno in pista è vicino: gli allenamenti di Marcell - Video
(Adnkronos) - Nel giorno del suo 79esimo compleanno, che si appresta a celebrare oggi, sabato 14 giugno, con una parata militare a Washington D.C., Donald Trump è al centro di nuove speculazioni sui social riguardanti il suo stato di salute.
Dopo la caduta sulle scale dell’Air Force One di domenica scorsa, diversi utenti hanno diffuso immagini e ipotesi secondo cui il presidente "nasconderebbe" sotto l'abito un tutore alle gambe o addirittura un catetere.
Le voci avevano iniziato a circolare già dopo l’evento Ufc 316 del 7 giugno in New Jersey, quando la campionessa Kayla Harrison ha consegnato a Trump la cintura di campione. In Rete sono apparsi post che evidenziavano gonfiori sospetti sotto i pantaloni del presidente, interpretati da alcuni come segni della presenza di un dispositivo medico. Altri utenti, analizzando fotografie scattate il 9 giugno nei giardini della Casa Bianca, hanno parlato di presunti tutori sotto le ginocchia.
La Casa Bianca ha smentito categoricamente le voci. "Si tratta di teorie cospirazioniste diffuse da individui squilibrati nascosti dietro i social media - ha dichiarato il direttore della comunicazione Steven Cheung - Il presidente è in condizioni fisiche eccellenti, come attestato dall’ultimo report medico".
Le illazioni arrivano in un clima già ricco di sospetti legati allo stato di salute di Trump, alimentato dalle stesse critiche che il presidente aveva rivolto in passato al suo predecessore Joe Biden, definito "mentalmente incapace" di ricoprire la carica di presidente, ironizzando su gaffe, esitazioni e momenti di confusione pubblica. "Non riesce a mettere insieme due frasi," aveva dichiarato più volte accusando Biden di essere un presidente "guidato da altri" e sostenendo che gli Stati Uniti non possano permettersi un leader "debole e incoerente" di fronte a sfide globali.
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(Adnkronos) - Tutto pronto per l'inizio del Mondiale per Club. Domenica 15 giugno inizierà la prima edizione del nuovo torneo organizzato dalla Fifa. Saranno 32 le squadre partecipanti, provenienti da ogni continente e pronte ad accaparrarsi un montepremi da favola e incassi da sogno per ogni partita giocata. Il bottino in palio - 1 miliardo di dollari, circa 865 milioni di euro – è diviso tra un montepremi garantito e un secondo legato alle performance.
I club europei incasseranno una cifra compresa tra 11,8 e 35,4 milioni di euro, in base a una classifica che tiene conto di criteri sportivi e commerciali. I club del Sud America porteranno a casa circa 15 milioni di dollari (14 milioni di euro), mentre i club di Nord, Centro America e Caraibi 9,5 milioni di dollari (8,8 milioni di euro). Anche le squadre asiatiche e africane porteranno a casa 9,5 milioni di dollari (8,8 milioni di euro), per i club dell'Oceania il bottino invece sarà di 3,6 milioni di dollari (3,3 milioni di euro).
C'è poi una parte consistente di incassi legata all'andamento di ogni squadra nel torneo. Ogni club guadagnerà:
- 2 milioni di dollari (1,8 milioni di euro) per vittoria (ma solo nella fase a gironi);
- 1 milione di dollari (930mila euro) per pareggio (ma solo nella fase a gironi);
- 7,5 milioni di dollari (6,9 milioni di euro) per la qualificazione agli ottavi;
- 13,125 milioni di dollari (12,2 milioni di euro) per la qualificazione ai quarti;
- 21 milioni di dollari (19,5 milioni di euro) per la qualificazione alla semifinale;
- 30 milioni di dollari (27,8 milioni di euro) in caso di finale;
- 40 milioni di dollari (37 milioni di euro) per la squadra vincitrice.
Le 12 squadre europee del Mondiale per Club saranno ordinate in una classifica che tiene conto di criteri sportivi e commerciali. Real Madrid e Manchester City (superpotenze per andamento in Champions degli ultimi anni e fatturato) si giocheranno così la parte maggiore dei guadagni per la partecipazione, di 36 milioni. E Inter e Juve? I nerazzurri sono settimi, dietro a Real e City, Bayern Monaco, Psg, Chelsea e Borussia Dortmund, e dovrebbero avere un minimo garantito di 24 milioni (tra ogni posizione del ranking c'è una differenza di circa 2 milioni). I bianconeri, che saranno noni o decimi, partiranno da 18-20 milioni. Un bottino a cui aggiungere i vari premi performance e che, in caso di finale, potrebbe potrebbe portare a ulteriori 100 milioni per le due squadre italiane impegnate nella manifestazione.
(Adnkronos) - È iniziata la festa dei diritti sotto il sole cocente della Capitale e si "andrà su Marte". Promessa degli organizzatori del Roma Pride 2025 che quest’anno puntano in alto immaginando un viaggio intergalattico verso un pianeta “più libero”. Folla oceanica in piazza (nonostante il caldo) e si punta a eguagliare il record dello scorso anno, quando un arcobaleno di un milione di persone ha sfilato per il centro della Capitale. Il concentramento della parata dell'orgoglio Lgbtqia+ è già iniziato in piazza della Repubblica. Alle 16 circa il lungo serpentone di carri allegorici (oltre 40) parte per attraversare via Cavour, i Fori Imperiali, il Colosseo, viale Aventino per terminare alla Croisette a Caracalla.
Tra le tante bandiere arcobaleno, anche quelle della Palestina. Sui alcuni cartelli si legge: "Free Gaza, free Palestine". La musica già pompa forte mentre la piazza si sta riempiendo. Tra i camion, quello di +Europa con sopra il segretario Riccardo Magi. “Censurate sto carro”, si legge sopra lo striscione che ricopre il carro e accanto le foto di Meloni, Putin, Trump, Orban. “Orban ha vietato i Pride, Trump ha fatto cancellare la parola ‘gay’ da tutti i siti istituzionali, Meloni ha inventato un reato universale per punire i genitori omosessuali e Putin vuole cancellare le vite delle persone Lgbtiq+. Per questo - spiegano da +Europa -, siamo al Roma Pride con il nostro carro contro ogni censura e in solidarietà con il Budapest Pride reso illegale da Orban. C’è una cosa che nessun decreto, nessun bavaglio, nessun autocrate potrà mai fermare: l’orgoglio. Contro chi ci vorrebbe invisibili, noi rispondiamo così: censurate ‘sto carro. Se ci riuscite”.
Madrina quest'anno la cantante Rose Villain: il titolo della sua hit sanremese, 'Fuorilegge', è anche lo slogan della manifestazione. "Non è semplicemente uno slogan, ma purtroppo una realtà di fatto: siamo 'fuorilegge' in questo paese, perché le famiglie arcobaleno non hanno diritti, le persone trans sono relegate ai margini della società, non c'è una legge contro l'omolesbobitransfobia. Siamo fuorilegge anche in Europa, in Ungheria ad esempio, dove Orban ha bandito il Pride, o negli Stati Uniti, dove Trump vuole cancellare le esistenze trans", ha sottolineato Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride e presidente del Circolo Mario Mieli, nel corso della conferenza stampa di presentazione ieri. C’è il carro di Muccassassina, intitolato 'Pride X', che ironizza su Elon Musk e la corsa alla conquista dello spazio. In questa visione surreale, gay, lesbiche, trans e queer saranno i primi a sbarcare su Marte, precedendo Donald Trump, che troverà il pianeta già conquistato da comunità libere, fiere e glitterate.
"Un immaginario viaggio intergalattico", cui prende parte anche Rose Villain, prima della partenza del corteo in piazza della Repubblica, poi la cantante milanese passerà sul carro del Coordinamento. La cantante di 'Fuorilegge' ha accettato "con entusiasmo" il ruolo della madrina e si definisce "alleata" della comunità Lgbtqia+: "I governi, non solo quello italiano, stanno usando la cultura woke e i corpi delle persone queer per fare propaganda politica. Credo che chiunque abbia un'influenza, come gli artisti, debba usarla per diffondere messaggi d'amore e informazione". Una questione di "responsabilità".
La lotta "dei diritti negati ai nostri fratelli e sorelle è la nostra lotta, sono entusiasta di stare qui come madrina e usare la mia voce come megafono per chi ne ha meno e ha meno privilegi di me”, ha spiegato Rose Villain, a giudizio della quale “esserci in questo momento è uno scegliere tra l'odio e l'amore e io sono dalla parte dell'amore che rimargina le ferite mentre l'odio distrugge. Il Pride è una rivoluzione, un momento in cui chiedere qualcosa ma anche un momento di unione e amore".
Alla sfilata, cui partecipano numerose associazioni e gruppi della società civile: Famiglie Arcobaleno, Gender X, Libellula, Roman Volley, Disability Pride, Agedo, Arcigay Roma, Leather Club, e molte altre realtà attive sul territorio, c’è anche un inedito: con lo slogan 'Municipio Roma XI – Fuorilegge', debutta al Pride un carro di un Municipio capitolino. La giornata terminerà stasera all'Ippodromo delle Capannelle con Pride X, la festa di Rock in Roma, con il concerto che vedrà protagoniste Rose Villain, BigMama e Ditonellapiaga.
(Adnkronos) - "Non lo so se San Marino parteciperà ancora all'Eurovision, è un dibattito aperto". A dirlo è il direttore generale Rai e San Marino Rtv, Roberto Sergio, riflettendo sull'ultima edizione del contest canoro, in cui San Marino è stato rappresentato da 'Tutta l'Italia' di Gabry Ponte.
"Ho la sensazione - ha spiegato Sergio - che non ci sia un gran rispetto per i piccoli Stati, questo lo dimostrano tante incongruenze e assenze di sensibilità che si vedono da come i piccoli Stati escono dalle escono dalle graduatorie della classifica, a prescindere dalla qualità del progetto. Da un lato, c'è da dire che contestare le modalità di voto è un tema. Ci sono giurie sconosciute, che danno votazioni incomprensibili. Per esempio, la Gran Bretagna prende voti altissimi dalle giurie e zero dal voto popolare, forse c'è qualcosa che non quadra. Ma questo vale anche per la Svizzera, che era il Paese ospitante. Una delle cose che San Marino Rtv dovrà fare sarà entrare in una relazione diretta, forte e continuativa con le tv dei piccoli Stati per dare il via a un ragionamento comune perché questo potrà dare maggiore forza a tutti noi. Io parlo di San Marino e non da dg della Rai".
Parlando delle edizioni future, Sergio ha spiegato che "faremo di tutto per esserci" ma che "ci devono essere delle garanzie, che non significa dover prendere per forza dei voti. Ma si deve essere rispettati. La candidatura che abbiamo portato era di grande valore, appeal e performance. La penalizzazione delle giurie, ancor più del voto popolare, lascia tanti dubbi di cui bisognerà discutere". Ora "ragioneremo con EBU, con gli organizzatori e con gli altri piccoli Stati e grazie anche al supporto che lo Stato di San Marino potrà darci. E poi valuteremo la partecipazione, che io vorrei ovviamente mantenere ma se ci saranno condizioni accettabili per la candidatura di San Marino".