(Adnkronos) - "La recente riclassificazione delle gliflozine rappresenta un passo importante verso una medicina più accessibile a tutti e in particolare alla persona con diabete. La possibilità di distribuire" questi trattamenti "anche nella farmacia territoriale, senza necessità di un piano terapeutico, segna proprio un cambiamento di paradigma. Non è solo una semplificazione burocratica - che già rappresenta un enorme passo in avanti - ma è anche un riconoscimento del valore di questi farmaci nella gestione del diabete tipo 2 e della prevenzione delle complicanze". Così Raffaella Buzzetti, presidente Società italiana di diabetologia (Sid), commenta all'Adnkronos Salute la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, lo scorso 19 luglio, della riclassificazione delle gliflozine, da parte dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), nella fascia A dei prodotti rimborsabili acquistabili in farmacia, con l'eliminazione dei piani terapeutici che vengono compilati dallo specialista.
"E' un segnale che va nella direzione di una maggiore autonomia gestionale da parte dei clinici e del trattamento della cronicità - osserva Buzzetti - Per la persona con diabete, una semplificazione nella gestione della sua patologia si può tradurre in una maggiore aderenza" alle cure, condizione "fondamentale" per il successo terapeutico. Come è noto, "la scarsa aderenza" alle cure è un problema che si riscontra nel trattamento delle malattie croniche, perché "i farmaci da assumere sono tanti - illustra la presidente Sid - Più è semplice anche potersi procurare i farmaci", come nella farmacia sotto casa, "maggiore è la disponibilità della persona con diabete", in questo caso, "a procurarseli e quindi a seguire la terapia. Se infatti la persona deve semplicemente rivolgersi sul territorio", soprattutto se "vive in zone di campagna o di montagna", distanti dagli ospedali, "certamente è facilita nella quotidianità" e nell'accesso alla terapia.
"In un sistema sanitario universalistico come il nostro - sottolinea Buzzetti - garantire un accesso equo e tempestivo alle cure è una responsabilità non solo clinica, ma anche etica. Questo è un punto veramente importante. La semplificazione delle modalità prescrittive, se è accompagnata ovviamente alla formazione, non solo non indebolisce il controllo sulla spesa, ma certamente favorisce il buon andamento delle cure. Snellire non significa certamente banalizzare e dare meno rilevanza - precisa - ma significa rendere il sistema più facilmente fruibile. Come specialisti della Società italiana di diabetologia, che ogni giorno curiamo le persone con diabete, sappiamo molto bene" che "la prescrizione dei piani terapeutici e le lungaggine burocratiche certamente non aiutano. Semplificare l'accesso non è quindi soltanto un atto burocratico - rimarca - ma lo definirei un atto di cura, perché come in tutte le malattie croniche il primo 'farmaco' è proprio la possibilità di curarsi" avendo "facilmente" accesso alle cure e "ai farmaci, indipendentemente dalla regione in cui si vive", ma anche "dall'abitare in città, in campagna o in montagna".
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(Adnkronos) - Furto in casa del calciatore della Lazio Matias Vecino. I ladri hanno fatto irruzione nell'abitazione del centrocampista uruguaiano in zona Camilluccia a Roma, forzando una finestra. Ad accorgersene lo stesso Vecino, che ieri pomeriggio, rientrato a casa dopo qualche giorno di assenza, ha dato l'allarme.
Sul posto i carabinieri impegnati nelle indagini. Da un primo sopralluogo effettuato sul posto, mancherebbero diversi oggetti di valore. (di Silvia Mancinelli)
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(Adnkronos) - I progressi scientifici e le terapie innovative, che stanno trasformando le opportunità di trattamento e le prospettive di cura in ematologia, hanno bisogno di una riorganizzazione del sistema sanitario. Proprio su questo tema si è svolto oggi presso la Giunta regionale della Lombardia l'evento istituzionale 'Ematologia in Regione Lombardia - Strategie regionali per l'innovazione', promosso da Johnson & Johnson, con l'obiettivo di creare un'occasione di confronto tra tutti gli attori del sistema salute e individuare proposte in ambito organizzativo e gestionale per la presa in carico del paziente ematologico in tutta le regione.
Nel dettaglio, dal confronto tra le istituzioni regionali, i clinici e le associazioni del Terzo settore, per garantire l'accesso all'innovazione terapeutica, accelerare la diagnosi e migliorare la presa in carico dei pazienti ematologici - informa una nota - emergono queste necessità: 1) Riorganizzare in maniera efficiente le risorse economiche disponibili per garantire a livello regionale l'accesso all'innovazione a tutti i pazienti ematologici che ne hanno bisogno, implementando una nuova governance condivisa per tipologia di esami, verifica degli esiti e dell'efficacia, capace di rendere uniforme sul territorio l'appropriatezza degli esiti e della gestione delle patologie nel loro complesso; 2) Adeguare il modello gestionale-organizzativo di presa in carico dei pazienti sulla base delle nuove esigenze cliniche e dei nuovi trattamenti disponibili per rispondere tempestivamente ai bisogni di salute in ematologia; 3) Aumentare l'organico amministrativo al fine di gestire gli aspetti burocratici legati alla presa in carico del paziente affinché gli specialisti possano dedicare più tempo alla pratica clinica, come da proposta già avanzata dalla Commissione III Sanità.
Ancora: 4) Integrare la Rete ematologica lombarda con la partecipazione delle associazioni di pazienti e delle istituzioni regionali competenti in materia, favorendo la costituzione di un tavolo programmatico che, a livello regionale, traduca in provvedimenti operativi le istanze raccolte. Riconoscere, allo stesso tempo, il ruolo cruciale del terzo settore e delle associazioni di pazienti in ambito ematologico nel garantire il benessere complessivo del paziente, con un loro coinvolgimento attivo e istituzionalizzato nei tavoli decisionali a livello regionale. Infine: 5) Proporre un pilota che, in linea con le Linee guida Agenas e il Protocollo regionale, ripensi l'assistenza in termini di territorializzazione delle cure onco-ematologiche e di una maggiore valorizzazione delle Case di comunità.
L'ematologia - ricordano gli esperti - rappresenta da sempre l'avamposto dell'innovazione terapeutica in ambito oncologico, dove nel corso degli ultimi 10 anni sono state introdotte nuove opzioni terapeutiche in grado di prolungare e migliorare la vita dei pazienti. Un caso particolare è rappresentato dal mieloma multiplo, la seconda forma più comune tra i tumori del sangue, con un'incidenza progressivamente in aumento, tanto che nel nostro Paese si contano ogni anno quasi 6mila nuovi casi - circa 800 solo in Lombardia - e dove la sopravvivenza dopo la diagnosi è significativamente aumentata passando da 2 a oltre 7 anni. La spinta all'innovazione data dalla necessità di adottare terapie sempre più personalizzate ed efficaci rappresenta una sfida per tutti gli attori del sistema salute, dai clinici che somministrano queste terapie alle associazioni che supportano i pazienti nel loro percorso di cura, dalle aziende che fanno ricerca alle istituzioni. Per garantire l'accesso alle migliori terapie disponibili e al contempo la sostenibilità del sistema sanitario regionale, è necessario ripensare all'ecosistema a livello regionale in termini di gestione e organizzazione.
"Quando parliamo di innovazione in ambito sanitario, sono 3 le parole chiave da tenere a mente: equità, sostenibilità e adeguatezza rispetto al bene più prezioso che abbiamo nel nostro Paese e nella nostra Regione, il nostro sistema sanitario - afferma Marco Alparone, vicepresidente e assessore al Bilancio e finanza, Regione Lombardia - Se da un lato questo comporta già il valore dell'equità, dall'altro, di fronte alla spinta all'innovazione, va implementato nella sostenibilità. Questa è la sfida che dobbiamo affrontare insieme tra tutti i protagonisti del mondo della salute e della sanità, a partire da clinici, istituzioni, associazioni dei pazienti, loro familiari, cambiando in maniera radicale i modelli organizzativi. L'obiettivo - precisa - è quello di garantire uniformità delle cure, consentendo ai pazienti le terapie migliori su tutto il territorio regionale, in maniera omogenea, senza differenze. Per tali motivi, incontri come questo di oggi incontri rappresentano opportunità di confronto e dialogo essenziali, su tematiche molto delicate, come l’ematologia e il mieloma multiplo".
"Per migliorare la presa in carico delle persone con mieloma multiplo - sottolinea Francesco Passamonti, direttore Sc Ematologia, Policlinico di Milano e professore ordinario di Ematologia, Dipartimento di Oncologia e Onco-Ematologia, università degli Studi di Milano - è necessario promuovere un cambiamento di alcuni dei modelli organizzativi, così da definire percorsi di cura che assicurino un accesso precoce alla diagnosi e ai trattamenti. In tal senso, è necessario che l'assistenza sia più territoriale, riducendo così il carico degli ospedali. Questo - chiarisce - è ciò che accade ad esempio nel modello Hub & Spoke, dove nei centri Hub vengono indirizzati i pazienti con maggiore complessità terapeutica, mentre chi non richiede più cure specialistiche può essere seguito in quelli Spoke. Nel nostro territorio, un importante supporto può essere dato dalle Case di comunità, laddove venga garantito però un alto livello di competenza specialistica".
Aggiunge Roberto Cairoli, direttore Sc Ematologia, Asst Gom Niguarda Milano e professore associato di Malattie del sangue, Dipartimento di Medicina e chirurgia, università degli Studi di Milano-Bicocca: "E' fondamentale che vi sia una un'armonizzazione a livello regionale delle strategie da utilizzare, a partire da esami, approfondimenti e verifiche degli esiti in modo tale da gestire la malattia ematologica nel suo complesso. Ma per fare ciò, è altrettanto fondamentale agire come una vera e propria rete con il fine ultimo di garantire i 3 principi chiave dell'equità all'accesso: sostenibilità, prossimità e appropriatezza. Con una maggiore integrazione, la Rete ematologica lombarda può contribuire a introdurre elementi di monitoraggio per bilanciare le necessità di accesso, appropriatezza e utilizzo strategico delle risorse. Tutto ciò - avverte - passa dal coinvolgimento di tutte le figure coinvolte nel percorso di presa in carico e cura del paziente, a partire dalla costruzione di tavoli programmatici che, a livello regionale, possano tradurre in provvedimenti operativi ed efficaci i bisogni portati avanti dai professionisti sanitari e dai pazienti".
"In linea con la prospettiva nazionale - osserva Davide Petruzzelli, presidente La Lampada di Aladino Ets - risulta fondamentale istituzionalizzare il ruolo delle associazioni di pazienti nei processi decisionali del sistema salute. Questo tipo di partecipazione è attualmente più consolidata in oncologia; è importante però lavorare nella stessa direzione anche in ambito ematologico, dove le differenze nell'accesso alle cure sono purtroppo sempre più presenti, anche nella nostra regione. Lo scopo è puntare alla presa in carico complessiva particolarmente quando si tratta di persone anziane, oltre ai bisogni puramente clinici. Per questo è necessaria la massima collaborazione tra i diversi professionisti, ma anche tra ospedale e territorio".
Commenta Monica Gibellini, direttore Government Affairs, Policy & Patient Engagement Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia: "Come Johnson & Johnson da sempre siamo protagonisti dell'innovazione in tutte le sue forme, non solo attraverso la ricerca scientifica, ma anche promuovendo iniziative che possano migliorare i modelli gestionali di presa in carico delle persone con tumori ematologici, come il mieloma multiplo. Siamo convinti che attraverso momenti di confronto come questo, che ha visto coinvolti tutti i principali rappresentanti del sistema salute, stiamo procedendo nella direzione giusta per affrontare la sfida di un sistema che consideri sempre di più la spesa farmaceutica come un investimento a cui destinare le risorse necessarie, così da rispondere sempre meglio ai bisogni di cura dei pazienti per una loro corretta e tempestiva presa in carico".
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(Adnkronos) - Il Dna riscrive la storia del mostro di Firenze fin dall’inizio. Natalino, il bambino di sei anni e mezzo che nell’estate del 1968 scampò ai colpi di calibro 22 dell’assassino che uccise sua madre, Barbara Locci, e l’amante Antonio Lo Bianco, e che per i successivi diciassette anni terrorizzerà la Toscana e l’Italia con altri sette duplici omicidi, non era figlio di Stefano Mele, il manovale, marito della vittima, condannato per quel delitto. Un accertamento genetico disposto dalla procura ha stabilito che il suo padre biologico è Giovanni Vinci, il fratello più grande di Francesco e Salvatore. Giovanni, pur membro di quel “clan” di sardi che dal 1982 entrerà nel mirino delle indagini – con l’arresto di Francesco prima, e con i sospetti su Salvatore poi –, non è mai stato lambito dall’inchiesta. Una lacuna che oggi, le pm titolari di un fascicolo riaperto, Ornella Galeotti e Beatrice Giunti, tenteranno di colmare. La notizia è riportata oggi da "La Nazione" con un articolo di Stefano Brogioni, giornalista specialista delle vicende del mostro di Firenze.
Tuttavia, alcune domande sorgono spontanee: il killer di Signa sapeva chi fosse il padre di quel bambino? Natalino ha avuto la notifica della procura nei giorni scorsi. E’ rimasto spaesato. "Quest’uomo non l’ho mai neanche conosciuto", replica al quotidiano.
A consegnare questa clamorosa novità nelle mani dei magistrati è stato il genetista Ugo Ricci, specialista di cold case a cui si deve anche il ritrovamento, nel caso Garlasco, del Dna di Andrea Sempio attaccato alle unghie di Chiara Poggi. L’«intuizione» investigativa risale invece al 2018, quando, nell’inchiesta, conclusasi con l’archiviazione, che all’epoca vedeva indagato l’ex legionario di Prato Giampiero Vigilanti, venne dato il compito ai carabinieri del Ros di prelevare, in gran segreto, due profili Dna. Quello di un figlio di Salvatore Vinci, che si è rivelato utile ad attribuire al sardo il possesso di uno straccio che era stato vicino a un altro “famoso” pezzo di stoffa (andato perduto) che recava tracce di sangue e polvere da sparo, rinvenuto in casa sua all’indomani del delitto di Vicchio del 1984. E poi quello di Natalino. Ma sono passati anni prima che una pattuglia di militari s’imbattesse nella vita segnata di un uomo che nella notte del 1968 perse, di fatto, entrambi i genitori. Per la comparazione, il genetista Ricci ha utilizzato anche il profilo da lui estratto dalla recente riesumazione del cadavere di Francesco Vinci.
La nuova verità potrebbe dare spiegazioni a tanti misteri di questa storia ancora irrisolti. Non è mai stato chiarito chi e perché risparmiò il bambino, e anche come Natalino, in quella notte di cui non ricorda nulla, arrivò a una casa distante un paio di km, al buio, in una strada ciottolosa di campagna. E ora questa vicenda va rianalizzata anche nell’ottica della ricerca della pistola, mai ritrovata, che uccise la notte del 1968 e si rimise in azione dal 1974 al 1985 per ammazzare altre sette coppie. «Passata di mano», dirà la sentenza che condannò in primo grado il contadino di Mercatale Pietro Pacciani. Forse un modo di salvare un verdetto ormai passato in giudicato (quello che stabilì la responsabilità del marito tradito Stefano Mele nel 1968, al quale vennero inflitti tredici anni beneficiando delle attenuanti del delitto d’onore), e trovare un responsabile per il resto dei delitti. Anzi, i responsabili, visto che in seguito, a fianco a Pacciani (condannato, assolto, morto prima di un appello bis), si collocheranno anche i compagni di merende Giancarlo Lotti e Mario Vanni. Oggi sono tutti morti, ma Paolo Vanni, il nipote del postino le cui invettive al giudice sono nel frattempo diventato un cult in rete, ha chiesto la revisione di quella condanna, istanza su cui i giudici di Genova non si sono ancora pronunciati
(Adnkronos) - Lo scontro è rimandato al 7 agosto, al Masters 1000 di Cincinnati. Dopo il forfait di Jannik Sinner e quello di Carlos Alcaraz dal torneo di Toronto, la lotta per il primo posto del ranking Atp riprenderà dagli Usa.
Dopo Cincinnati ci sono gli Us Open e in entrambi i tornei il campione è l'altoatesimo, che dovrà difendere i suoi, rispettivamente, 1000 e 2000 punti dall'assalto del murciano. Se tutto gira per il verso giusto, Sinner avrà un bottino di 11.830 punti, scalati i 200 guadagnati a Toronto 2024 quando il n. 1 si fermò ai quarti di finale.
Alcaraz al momento non perde niente perché anche l'anno scorso saltò il torneo canadese, e tra Cincinnati e Flushing Meadows a New York aveva accumulato solo 60 punti dopo aver perso al debutto contro Monfils nel primo turno ed essersi fermato al secondo agli US Open contro Van de Zandschulp.
Se il n. 2 dovesse trionfare nei due tornei statunitensi raggiungerebbe quota 11.540, mentre Sinner perderebbe alcuni dei suoi punti e si esporrebbe al sorpasso in classifica che proprio oggi, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport, Alcaraz ha annunciato come suo obiettivo principale.
Leggi tutto: Sinner-Alcaraz, lotta per la vetta del ranking: rischio sorpasso agli US Open
(Adnkronos) - "Un importante passo avanti nella formazione in oftalmologia e in particolare nella chirurgia della cataratta". Con queste parole il rettore dell'università di Roma Tor Vergata, Nathan Levialdi Ghiron, ha inaugurato il simulatore chirurgico Eyesi per le esigenze della Scuola di specializzazione in Oftalmologia dell'ateneo. Si tratta di un nuovo dispositivo per la formazione alla chirurgia della cataratta, l'unico presente nel Lazio e piuttosto raro sul territorio nazionale dove se ne contano solo altri 4, riporta una nota. La chirurgia oftalmologica, e in particolare quella della cataratta - si legge - è estremamente complessa sia per le dimensioni delle strutture oculari, sia perché legata all'utilizzo di apparecchiature ad alta tecnologia, in continua evoluzione. Eyesi è un apparecchio che dispone di una delle tecnologie più avanzate oggi disponibili, capace di riprodurre in modo estremamente realistico tutte le fasi della chirurgia della cataratta.
"Gli operatori possono esercitarsi, migliorare le proprie attività e acquisire sicurezza - ha sottolineato Levialdi Ghiron - Il simulatore è a disposizione degli studenti Scuola di specializzazione in Oftalmologia dell'ateneo e dei professionisti sanitari nell'ambito delle attività del Cesma. Roma Tor Vergata si posiziona quindi come punto di riferimento nel territorio laziale, e non solo - precisa - per l'innovazione e la ricerca nell'ambito della chirurgia oftalmologica e nell'assistenza sanitaria, poiché l'integrazione della simulazione avanzata nei percorsi formativi e la ricerca clinica rappresentano una strategia chiave per sviluppare competenze mediche di eccellenza, oltre a creare nuove opportunità per attrarre fondi, progetti e collaborazioni con enti nazionali e internazionali".
"Il centro di simulazione medica avanzata Cesma, fondamentale per la crescita della nostra università, nasce alla fine del 2023 - ha ricordato Stefano Marini, preside della Facoltà di Medicina di Roma Tor Vergata - In questi 2 anni è diventato centro nevralgico della Facoltà di Medicina e sta continuando a migliorare: in tanti utilizzano questa struttura all'avanguardia nella formazione dei futuri giovani medici ed è anche centro di riferimento per l'orientamento, i master, le aziende".
In riferimento all'apprendimento di chi si appresta a diventare specialista in Oftalmologia, Carlo Nucci, professore ordinario di Oftalmologia, direttore della Scuola di specializzazione in Oftalmologia, responsabile della Uosd del Policlinico Tor Vergata e prorettore vicario dell'ateneo, ha evidenziato che "il simulatore Eyesi dispone di un percorso di apprendimento strutturato in moduli di difficoltà crescenti, per eseguire interventi chirurgici di cataratta sempre più complessi e diversificati e per gestire tutte le complicanze che potrebbero verificarsi. Il passaggio ai diversi moduli didattici - ha chiarito - è reso possibile solo attraverso una valutazione oggettiva delle competenze e dei progressi raggiunti. Il sistema infatti registra vari parametri relativi alla gestione del microscopio e degli strumenti, all'efficienza chirurgica e alla gestione dei tessuti, fornendo una valutazione dettagliata che consente ai medici di migliorare sistematicamente le proprie competenze. L'utilità dell'introduzione del simulatore Eyesi nei percorsi di formazione degli specializzandi è confermata anche da lavori scientifici".
"Studi internazionali - ha spiegato Nucci - hanno dimostrato come l'utilizzo del simulatore Eyesi acceleri la curva di apprendimento, migliori la coordinazione mano-occhio e la gestione dello strumento, oltre a standardizzare la valutazione delle competenze tecniche in modo oggettivo, ma soprattutto ridurre significativamente il numero di complicanze nei primi interventi reali sul malato. Studi nel Regno Unito parlano di una riduzione del 38% della complicanza più temuta (la rottura della capsula posteriore) dopo il training con il simulatore. L'obiettivo è quello di fornire ai neospecialisti, al termine del loro percorso formativo, gli strumenti per affrontare la pratica clinica con preparazione e autonomia, restituendo al Paese professionisti in grado di contribuire fin da subito alla salute della collettività, con l'idea che formare bene oggi significa garantire cure migliori domani".
Secondo Nucci, le moderne procedure da un lato consentono di offrire ai pazienti risultati clinici eccellenti, con recuperi funzionali praticamente immediati e quindi con un notevole risparmio dei costi sociali, dall'altro richiedono un percorso di apprendimento estremamente lungo e complesso. Nel corso dell'inaugurazione - conclude la nota - è stato eseguito un intervento di chirurgia della cataratta al simulatore dalla specializzanda Sabina Rubilotta, al secondo anno della Scuola di specializzazione in Oftalmologia, sotto il tutoraggio di Francesco Aiello.
Leggi tutto: Chirurgia della cataratta, a Tor Vergata formazione con simulatore innovativo Eyesi
(Adnkronos) - "Le mie dimissioni non avrebbero fatto comodo però a nessuno, né al centrosinistra ma neanche al centrodestra. Tutti parlano, ma tenersi sulle spalle una situazione così pesante non so chi l'avrebbe fatto in questo momento". Così il sindaco di Milano Giuseppe Sala, a margine dell'inaugurazione di Smart City Lab e all'indomani del passo indietro dell'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi dopo l'inchiesta che lo vede coinvolto e per il quale la procura di Milano ha chiesto al gip gli arresti domiciliari.
Sui tempi per la nomina del nuovo assessore della Giunta milanese "non voglio prendere una decisione con un'urgenza che può portarci anche a fare riflessioni sbagliate, voglio pensarci", continua. La carica sarà ricoperta temporaneamente dalla vice sindaco Anna Scavuzzo. "Le deleghe a qualcuno vanno date, quindi vanno ad Anna Scavuzzo" ha rimarcato il primo cittadino, sottolineando come sia "una soluzione temporanea", e non una "con la quale potremmo lavorare perché manca ancora molto tempo".
"Al momento dobbiamo fare così. Non mi spingerei a dire che decidiamo in settimana, fra due settimane, voglio fare la scelta giusta e con calma e approfitto dell'occasione anche per ringraziare Tancredi, che ha fatto un grande lavoro - ha aggiunto -. Io credo molto nella sua onestà e mi spiace per come sia finita, guardiamo avanti".
Incalzato dalle domande dei cronisti che gli hanno domandato se il nuovo assessore sarà un tecnico, Sala ha ribadito: "Aspettiamo".
Nel frattempo il rapporto tra il primo cittadino e il Partito Democratico "è solido e rimarrà solido" se nessuna delle due parti deciderà di cambiare "le regole di ingaggio che abbiamo sempre avuto", ha continuato.
Sala è stato poi incalzato sulle critiche mossegli dalla maggioranza, rispondendo che "derivano dalla componente verde, è sempre stato così". "Per il resto mi pare invece che questa situazione possa portare anche a un rafforzamento della coesione della maggioranza, io la vedo così", ha aggiunto.
"È evidente che bisogna parlarsi, ascoltarsi ed è evidente che io a volte taglio un po' le curve, vado in fretta. D'altro canto penso che la mia indipendenza sia stata un valore per tutti e dovrà continuare a essere così", ha poi detto ancora Sala.
L'impatto dell'inchiesta urbanistica che ha travolto Milano e la Giunta comunale "non pregiudica" la possibilità di vincere di nuovo in città alle prossime elezioni del 2027. Tutto dipenderà "da come lavoriamo in questi anni, io poi francamente non penso che la gente, i cittadini, valutino in maniera accusatoria verso chi capita in mezzo a questa bufera", ha aggiunto il sindaco.
"Per fare un esempio in Liguria salta la giunta, tutti dicono che sarebbe cambiato il vento e ha rivinto il centrodestra. Io dico alla mia parte politica, non pensiamo a queste cose, pensiamo a lavorare bene" ha poi aggiunto.
Per quanto riguarda la questione San Siro "era già stata definita così in campagna elettorale, non è che è una sorpresa", ma "bisogna sempre rispettare la deadline del 10 novembre e quindi i tempi ci sono ancora", ha spiegato.
"Avremmo preferito cominciare la discussione in Consiglio in luglio, ma in questo momento non è una cosa saggia e quindi a settembre si ricomincia -ha aggiunto -. Confermo che procederemo, quando avremo messo a posto tutto, con una delibera di giunta e poi porteremo alla decisione del Consiglio".
Una possibile approvazione a fine settembre "dipenderà dalla decisione del Consiglio". "Diciamo che tendenzialmente entro fine settembre bisognerà che il Consiglio si esprima se vogliamo rispettare, come mi pare doveroso, il vincolo posto dalla sovrintendenza", le parole del sindaco.
(Adnkronos) - Nel 2025 il malcontento degli italiani nei confronti della Ue peggiora di mese in mese: inizialmente si concentra su green deal e riarmo, poi sempre più su politiche agricole, carbon tax e le varie misure di sostegno al bilancio, percepite come punitive e lesive della sovranità nazionale. Su oltre 9,5 milioni di contenuti rilevati da Socialcom attraverso la piattaforma SocialData, il 75% esprime una posizione negativa nei confronti dell’Europa, generando oltre 250 milioni di interazioni. I momenti di maggiore tensione coincidono con il lancio del piano ReArmUe, l’insediamento di Donald Trump (Giorgia Meloni è stata l’unica leader Ue presente) e il dibattito sul bilancio europeo, riacceso dall’ipotesi di nuove tassazioni.
Il malcontento si estende a larga parte dell’agenda europea. Ai temi di politica estera (sentiment negativo per il 91% dei contenuti) seguono immigrazione (87%), dazi (83%), burocrazia (78%) e agricoltura (70%). Le proteste degli agricoltori si susseguono per tutta la prima metà dell'anno, fino ad esplodere a luglio di fronte alla proposta di tagli alla Politica Agricola Comune. Le politiche green invece, pur molto presenti nei canali istituzionali (548 mila post), faticano a generare coinvolgimento: raccolgono meno interazioni di immigrazione, dazi e tasse.
Una citazione a parte merita l’allarme sulla sovranità dei governi nazionali in pericolo, tema ricorrente nei post più apprezzati, con un record di engagement medio di oltre 1000 interazioni per post.
La lettura critica verso l’Unione Europea si riflette anche nella distribuzione dei contenuti e delle interazioni social. La maggior parte dei post è pubblicata su Twitter/X (65%), seguito da web news e blog (28%), che si confermano principali fonti di informazione. Ma è su Instagram e Facebook che si concentra il coinvolgimento più alto: insieme generano oltre il 70% delle interazioni totali, segno di una partecipazione che si esprime soprattutto attraverso contenuti visivi, commenti e reazioni. Twitter/X, pur centrale nella produzione dei contenuti, raccoglie solo l’11% dell’engagement.
Tra i temi più sensibili emersi nel dibattito online c’è il fronte fiscale. Socialcom ha analizzato le reazioni a quattro proposte di tassazione avanzate dall’Unione Europea tra il 19 giugno e il 18 luglio: ambiente (Ets e Cbam), grandi aziende, rifiuti elettronici e tabacco. In totale, oltre 10.000 contenuti e 223.000 interazioni nell’ultimo mese. A catalizzare l’attenzione è soprattutto l’ipotesi di aumento delle accise sul tabacco, che da sola genera 5.7 mila conversazioni e oltre 86.000 interazioni social, con critiche già esplose prima dell’annuncio ufficiale. Il tono è nettamente contrario (95% di contenuti negativi), alimentato dalla percezione di una misura invasiva e punitiva, capace di incidere direttamente sulle abitudini quotidiane dei cittadini.
"La distanza tra le priorità europee e le preoccupazioni degli italiani emerge con chiarezza nella conversazione online, dominata da critiche, allarmi e sarcasmo” - commenta Luca Ferlaino, presidente di Socialcom. "Il malcontento attraversa tutti i principali dossier, ma esplode in particolare su temi percepiti come più vicini alla vita quotidiana, come agricoltura e tabacco. Serve un cambio di passo nel modo in cui l’Europa comunica, ascolta e rappresenta i cittadini."
Leggi tutto: Ue bocciata dagli italiani, tre post su quattro sono negativi: l'indagine Socialcom
(Adnkronos) - AAA tecnici di radiologia cercansi. In Italia, secondo i numeri ricordati di recente dal ministro della Salute Orazio Schillaci, si effettuano più di 70 milioni di esami di diagnostica per immagini ogni anno. Il parco macchine del Ssn si sta aggiornando ed entro il 2026 - per effetto dell'investimento previsto nel Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza - ci saranno oltre 3mila nuovi macchinari nei nostri ospedali. Per questa professione sanitaria ogni posto disponibile nel sistema formativo viene conteso da 2,5 candidati, le domande sono dunque più del doppio dei banchi da riempire. E le prospettive di occupazione sono rosee. In rapporto al fabbisogno effettivo, le università 'sfornano' in questo momento il 30% di tecnici in meno rispetto a quelli che servirebbero. Ci sarebbe bisogno di più posti nei corsi di laurea per evitare che questo squilibrio fra domanda e offerta si traduca in una carenza di personale soprattutto negli ospedali, oltre al fatto che anche gli orizzonti del tecnico di radiologia si stanno ampliando e le possibilità di impiego si moltiplicano. A fare il punto è Francesco De Cobelli, primario di Radiologia dell'Irccs ospedale San Raffaele e direttore della Scuola di specializzazione di Radiologia dell'università Vita-Salute San Raffaele.
"Non c'è crisi di vocazione" per i tecnici di radiologia. Anzi, assicura all'Adnkronos Salute, "questa è una delle professioni sanitarie più richieste". Una situazione che si discosta dagli scenari più foschi che riguardano invece altre professioni sanitarie "come infermieristica", penalizzata dalla fuga di professionisti e da candidature in costante calo. E poi c'è un altro dato: percentuale dei tecnici di radiologia che lavorano a 1 anno dalla laurea, 80% (dato Almalaurea).
UniSr ha lanciato un corso di laurea triennale in Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia. Perché scegliere questa strada? Si tratta - è la riflessione dell'esperto - di un percorso accademico che può diventare un passaporto per un settore in rapida espansione e trasformazione".
Il 'pane quotidiano' del tecnico di radiologia oggi "non è solo l'imaging diagnostico, quale radiologia convenzionale, Tac e risonanza magnetica, ma questa figura ha anche tutta la parte relativa alla fisica sanitaria, alla medicina nucleare, come le scintigrafie e la diagnostica Pet, e poi tutta la parte di radioterapia (i tecnici di radiologia con il radioterapista si occupano del trattamento ai pazienti)". Ci sono poi anche delle opportunità nel mondo dell'industria, con "le aziende che producono apparecchiature medicali", elenca De Cobelli. E "la possibilità di fare un'attività all'interno della ricerca biomedica. Questo è un campo, infatti, dove la ricerca ha uno stretto legame con la tecnologia e l'avanzamento rapido".
Chi è dunque il tecnico di radiologia e che qualità deve avere? "E' una figura molto importante nella gestione delle apparecchiature e un suo ruolo sempre più frequente è anche sul fronte del trattamento mininvasivo di molte patologie attraverso la radiologia interventistica, campo in cui di fatto si usa la guida dell'imaging per eseguire alcune particolari procedure", spiega l'esperto. "Sicuramente questa figura tecnica deve avere una doppia propensione: una passione per la tecnologia e l'avanzamento tecnologico, ma anche un'empatia e un'attitudine umana, perché ha di frequente un rapporto diretto con il paziente". E "per un paziente dall'esame dipende spesso la diagnosi, o la comprensione dell'evoluzione della sua malattia", fa notare De Cobelli.
Mentre dal punto di vista tecnologico non si può dimenticare la 'vista' privilegiata sul futuro aperto dall'Ai: "L'intelligenza artificiale sta avendo un impatto prorompente nella medicina in generale, in particolare nella radiologia e nella diagnostica per immagini. Questo è un punto di cui occorrerà tenere conto nella costruzione dei corsi di laurea, dove dovranno trovare spazio anche insegnamenti dedicati all'Ai, visto che oggi le apparecchiature hanno a disposizione tecnologie che permettono un miglioramento della qualità immagini e una velocizzazione dell'acquisizione delle immagini. Per diagnosi più precise in tempi inferiori".
(Adnkronos) - "Mathieu van der Poel è costretto ad abbandonare prematuramente il Tour de France" 2025 per una polmonite Lo scrive il team dell'olandese, la Alpecin-Deceuninck. "Mathieu aveva manifestato sintomi di un comune raffreddore negli ultimi giorni. Ieri pomeriggio, le sue condizioni hanno iniziato a peggiorare significativamente. Il medico della squadra lo ha monitorato attentamente per tutta la giornata. In serata, Mathieu ha sviluppato la febbre ed è stato portato al Centre Hospitalier de Narbonne per ulteriori accertamenti. Gli esami medici hanno rivelato che Mathieu soffre di polmonite. In consultazione con lo staff medico, è stato deciso che non può più continuare la corsa. La sua salute è la massima priorità e il riposo e il recupero sono ora essenziali".
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(Adnkronos) - "C’è una grande confusione, in questi giorni, tra libertà artistica e assenza di responsabilità". Così Giulia Mazzoni, compositrice e pianista, presidente di Musica Italiae, in un articolo dopo l'annullamento del concerto di Valery Gergiev.
"L’arte, sì, deve restare libera. Ma non può essere completamente separata dal mondo in cui viene agita - prosegue - Valery Gergiev è un musicista straordinario, ma anche una figura fortemente legata al potere russo, con incarichi ufficiali, presenze simboliche e un sostegno esplicito a Vladimir Putin. Non ha mai preso le distanze, neppure in forma minima, dall’invasione dell’Ucraina o dalla morte di chi si è opposto a quel regime".
"Non stiamo parlando di un artista in esilio, né di un intellettuale dissidente. Parliamo di un direttore d’orchestra che ha rappresentato pubblicamente lo Stato russo in occasioni ufficiali, teatrali e persino militari, come nel celebre concerto a Tskhinvali nel 2008, pochi giorni dopo l’intervento armato in Georgia", afferma ancora Mazzoni che aggiunge: "Questo non è un attacco alla musica russa, che ha donato al mondo alcuni dei capolavori più profondi e universali, né alla sua straordinaria tradizione culturale, nutrita da secoli di bellezza, tormento e libertà interiore.Al contrario: è proprio in nome del rispetto per quell’eredità che occorre distinguere tra chi crea arte come gesto libero e umano, e chi invece la piega a fini che ne tradiscono la nobiltà, appoggiando narrazioni di potere, repressione o guerra. A scanso di equivoci: questa non è russofobia".
"È possibile amare profondamente la musica di Tchaikovsky, Musorgskij o Shostakovich — e insieme prendere le distanze da chi utilizza la cultura per legittimare un regime che calpesta i diritti fondamentali. Condannare una posizione pubblica e istituzionale non significa attaccare un popolo. Al contrario: è anche un modo per onorare quella parte viva e coraggiosa della cultura russa che ha sempre saputo resistere al potere con la forza della verità, del dissenso e della bellezza", sottolinea la pianista e compositrice per la quale "annullare un concerto pubblico non è necessariamente un atto di censura. Nel caso di Gergiev, è stata una scelta di contesto, che riguarda il significato simbolico dell’invito, l’uso di fondi pubblici e la responsabilità di ciò che un’istituzione culturale comunica quando ospita figure profondamente compromesse con un potere politico".
"La musica è universale, certo ma non è neutra. E chi sale su un palco così prestigioso, in un luogo simbolico dello Stato, rappresenta inevitabilmente più di sé stesso. Per questo, l’annullamento del concerto di Caserta non è un attacco alla musica ma un segnale necessario e consapevole: oggi, più che mai, le scelte artistiche sono anche scelte etiche, soprattutto quando coinvolgono luoghi e risorse pubbliche - conclude - Comprendo l’indignazione di chi parla di libertà artistica, ma è importante distinguere tra espressione individuale e rappresentanza pubblica. Gergiev ha sostenuto Putin anche durante eventi drammatici come l’annessione della Crimea e la guerra in Ucraina, senza mai una parola di dissenso. Essere un artista non significa essere al di sopra delle conseguenze delle proprie scelte. Il paragone con Shostakovich è fuorviante: lui fu vittima del potere, Gergiev è stato strumento consapevole di una narrazione politica. Non è censura chiedere coerenza morale a chi occupa spazi istituzionali. Non è stupidità difendere l’arte come luogo libero anche dalle propagande. Rivendicare la libertà solo per chi è sul palco — e non per chi subisce il silenzio — significa confondere la libertà con il privilegio. Esprimo questo pensiero perché siamo in Italia, un Paese democratico, fondato su diritti, giustizia e libertà. E perché sono un’artista: credo che la libertà non consista nel dire sempre 'sì', ma nel saper scegliere, discernere, prendere posizione. Usare la libertà non per chiudere porte, ma per custodire il significato profondo dell’arte — questo è il mio dovere, prima ancora che il mio diritto. Perché se l’arte ha un senso, è anche quello di essere coscienza, non solo spettacolo. E quando il silenzio è complicità, allora parlare è un atto d’amore".
Giulia Mazzoni è una pianista e compositrice internazionale, tra le protagoniste della scena contemporanea. Considerata l’erede di Michael Nyman con il quale ha collaborato, si è esibita nei teatri più importanti del mondo e ha pubblicato tre album acclamati: Giocando con i Bottoni, Room 2401 (Sony) e YAS – Your Anima System (Ada/Warner), prodotto da Thom Russo, producer americano vincitore di 16 Grammy. È stata la prima compositrice donna ad aprire con la propria musica un ente lirico italiano con un concerto di enorme successo al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino accompagnata dalla straordinaria orchestra del Maggio diretta dal M° John Axelrod. Ha firmato la colonna sonora del film 'Anna' di Marco Amenta, presentato al Festival del Cinema di Venezia e selezionato ai David di Donatello. È attivamente impegnata nel sociale e nella promozione culturale, testimonial de La Toscana delle Donne fin dalla prima edizione, Presidente di Musica Italiae, ha ricevuto nel corso della carriera riconoscimenti come il Premio Umanità, due Premi Pegaso delle donne, il Premio Ciampi e il Premio Corona del Marzocco.
(Adnkronos) - Paola Di Benedetto e Raoul Bellanova si sposano. Ad annunciare la notizia ci ha pensato la conduttrice radiofonica che sui social ha condiviso uno scatto che la ritrae con un vistoso anello di fidanzamento al dito, accompagnato da una didascalia che non lascia dubbi: "Mille volte sì".
Negli scatti postati su Instagram, Paola appare visibilmente emozionata, con gli occhi lucidi e un sorriso radioso. A farle la proposta è stato il difensore dell’Atalanta e della Nazionale italiana che ha scelto per l'occasione speciale un anello solitario con un maxi diamante per suggellare la promessa. Paola e Raoul sono ufficialmente pronti a pronunciare il fatidico 'sì'.
Paola e Raoul si sono conosciuti nel 2023, a fare il primo passo è stato il calciatore. Ospite a Verissimo, la conduttrice radiofonica aveva ricordato l'inizio della relazione con il 25enne: "Mi ha mandato un mazzo gigante di rose azzurre. Poi mi ha fatto sapere, da alcuni amici, che fossero da parte sua. Dopo l'ho contattato io sui social e ci siamo incontrati. Al primo appuntamento è scoccata la scintilla". "Oggi, però, posso dire che siamo una squadra fortissima", aveva aggiunto.
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(Adnkronos) - Sia il lancio che il concept del marchio 'As Ever' di Meghan Markle sono stati tra i peggiori mai visti. Ad affermarlo sono l'avvocato canadese Phillip Millar e la responsabile marketing californiana Camille Moore, parlando dell'azienda di lifestyle della duchessa del Sussex nel podcast 'The Art of the Brand'. Nell'episodio 'Il disastro reale del marchio Meghan Markle', Millar ha esclamato: "Per quanto mi riguarda, il brand 'Meghan Markle' fa schifo: è gestito da un insieme di idioti che lavorano su questa piattaforma che sta solo massimizzando il valore della sua fama, derivante da Suits e dall'essere parte della Famiglia Reale, e stanno solo sfruttando al massimo questa situazione".
L'avvocato ha aggiunto scherzosamente: "Non mi viene in mente niente di più allettante che mettersi in lista d'attesa per una fottuta marmellata. Non è una persona seria. Mi dà molto fastidio perché si tratta di una deliberata rappresentazione distorta di ciò che è, perché pensa di poter fingere di essere ciò che non è, e di convincere la gente a comprare le sue cose. E in ogni fase del processo sta fallendo perché non è legittimo. Non è intelligente. Non è ben fatto". Millar ha inoltre sostenuto che gli investitori, tra cui Netflix, sembrano non aver posto domande serie a Meghan prima del lancio: "C'è un approccio egocentrico: se raggiungi un certo livello di celebrità, pensi di poter costruire un marchio, ma quello è l'inizio del tuo marchio. Puoi ricavarne profitti a breve termine, ma non è una strategia a lungo termine".
Il marchio di Meghan 'As Ever' era originariamente noto come 'American Riviera Orchard', dal nome della zona in cui la duchessa vive assieme al principe Harry, ma Meghan ha cambiato il nome del marchio all'inizio di quest'anno, iniziando a vendere una varietà di articoli, tra cui marmellate di frutta, granelli di polvere di fiori e preparati per biscotti. L'esperto di branding ritiene inoltre che Meghan non sia riuscita a capire chi sia veramente: una "disgregatrice" piuttosto che una casalinga. Ha affermato: "Il suo brand dovrebbe essere: 'Sono una disgregatrice. Vado in Tv. Faccio rumore. Entro nella Famiglia Reale. Faccio rumore'. Dovrebbe definirsi una ribelle, ma non è coerente con ciò che è. Dovrebbe essere una disgregatrice e vendere prodotti che non siano così costosi e che rappresentino una vera e propria rivoluzione, ma che non costino molti soldi".
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(Adnkronos) - La giornalista Laura Santi, 50 anni, è morta ieri nella sua casa di Perugia a seguito dell'autosomministrazione di un farmaco letale. Ad annunciarlo è l'Associazione Luca Coscioni. Accanto alla donna affetta da sclerosi multipla e ricorsa quindi al suicidio assistito, "suo marito Stefano, che le è sempre stato vicino anche negli ultimi anni di battaglia sul fine vita. Dopo anni di progressione di malattia e dopo l’ultimo anno di peggioramento feroce delle sue condizioni, le sue sofferenze erano diventate per lei intollerabili", spiega l'associazione.
Affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, la giornalista aveva avuto il via libera dalla sua Asl di riferimento il mese scorso dopo due anni e mezzo dalla sua richiesta per l’accesso al suicidio assistito e un lungo percorso giudiziario. Il farmaco e la strumentazione necessaria sono stati forniti dall’azienda sanitaria, mentre il personale medico e infermieristico che l’ha assistita nella procedura è stato attivato su base volontaria, spiega ancora l'associazione.
"Laura Santi ha dovuto affrontare un lungo e complesso iter giudiziario, civile e penale, per vedere riconosciuto il diritto ad accedere al suicidio medicalmente assistito. Dopo tre anni dalla richiesta iniziale alla Asl, due denunce, due diffide, un ricorso d’urgenza e un reclamo nei confronti dell’azienda sanitaria, solo nel novembre 2024 ha ottenuto una relazione medica completa che attestava il possesso dei requisiti stabiliti dalla sentenza 242\2019 della Corte costituzionale e a giugno 2025 la conferma dal collegio medico di esperti e poi del comitato etico sul protocollo farmacologico e delle modalità di assunzione", si legge.
La giornalista, attraverso l'associazione, ha lasciato una lettera di saluto. Ecco il testo integrale.
"Quando leggerete queste righe io non ci sarò più, perché avrò deciso di smettere di soffrire.
Nonostante la mia scelta fosse ormai nota a tutti, questo mio gesto finale arriva nel silenzio e darà disappunto e dolore. Molti saranno dispiaciuti, altri soffriranno per non avermi potuto dare un ultimo saluto, un ultimo abbraccio. Vi chiedo di comprendere il perché di questo silenzio. Anche nella certezza della mia decisione si tratta del gesto più totale e definitivo che un essere umano possa compiere, ci vogliono sangue freddo e nervi d’acciaio. Come avrei potuto viverlo serenamente aggiungendo lutto a lutto anticipato, dolore al dolore, resistenze, lacrime reazioni e attaccamento? Vi chiedo anche uno sforzo aggiuntivo di comprensione.
Cercate di immaginare quale strazio di dolore mi ha portato a questo gesto, giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Fate lo sforzo di capire che dietro una foto carina sui social, dietro il bel sorriso che potevate vedere giusto un’ora strappato alla routine e ai sintomi in una occasione pubblica, sempre più rara, dietro c’era lo sfondo di una quotidianità dolorosa, spoglia, feroce e in peggioramento continuo. Una sofferenza in crescita giorno dopo giorno. La situazione è stata in evoluzione per anni, poi in tempo reale gli ultimi mesi e settimane. Mio marito Stefano e le mie assistenti l’hanno vista, loro e solo loro e anzi, neppure loro, per forza di cose, potevano essere grado di capire cosa sentissi nel mio corpo, quanto male sentissi, quanta fatica sempre più totalizzante. Non riuscire più a compiere il minimo gesto. Non più godere della vita, non più godere delle relazioni sociali. Che è quello che fa per me una vita dignitosa.
Ho avuto molto tempo per elaborare e maturare questa decisione, ho avuto molto tempo per capire quando era veramente il momento. Avevo quel famoso parapetto, quello di cui avete letto spesso, da cui affacciarmi. Ho avuto molto tempo anche per cambiare idea e rimandare la decisione. Mi sono consentita, in una situazione che ancora reggeva, di assaporare gli ultimi scampoli di vita e di bellezza. Di salutare ogni angolo, ogni luogo, ogni volto, ogni persona ogni situazione ogni cielo ogni colore, ogni minuscola passeggiata fuori. Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, si dice. Si dice anche che sia impossibile, nei fatti. Ebbene, io l’ho quasi realizzato. Me ne vado avendo assaporato gli ultimi bocconi di vita in maniera forte e consapevole. Intendetemi: io penso che qualsiasi vita resti degna di essere vissuta anche nelle condizioni più estreme. Ma siamo noi e solo noi a dover scegliere.
Alle persone che resteranno senza un saluto oltre che le mie scuse va un abbraccio fortissimo. È impossibile enumerare tutti i volti che hanno riempito la mia vita. Fate conto che io vi stia salutando e abbracciando. La mia vita è stata piena anche grazie a voi.
La mia famiglia d’origine: papà Renato, mamma Gabriella, mia sorella Elena, mio nipote Matteo; tutti i parenti; Laura, Chiara e le amiche storiche di una vita, tutti gli amici, i colleghi e i conoscenti, i compagni di malattia, i compagni di attivismo, tutti coloro con cui ho condiviso un pezzo di strada. La mia amata Perugia. I miei medici, le mie palliativiste, i miei fisioterapisti, un grazie particolare a Daniela per avermi dato negli anni gli strumenti per combattere. Le mie assistenti, la mia seconda famiglia in quest’ultimo tratto. La politica quella buona, Fabio e Vittoria, i giornalisti amici, come le due Francesca; chi mi ha aiutato; il vescovo Ivan, un amico speciale col quale mi sono intrattenuta in più di una chiacchierata sulla vita e la morte.
Ho potuto vincere la mia battaglia solo grazie agli amici dell’Associazione Luca Coscioni, seguiteli e seguite i diritti e le libertà individuali, mai così messi a dura prova come oggi. Sul fine vita sento uno sproloquio senza fine, l’ingerenza cronica del Vaticano, l’incompetenza della politica. Il disegno di legge che sta portando avanti la maggioranza è un colpo di mano che annullerebbe tutti i diritti. Pretendete invece una buona legge, che rispetti i malati e i loro bisogni. Esercitate il vostro spirito critico, fate pressione, organizzatevi e non restate a guardare, ma attivatevi, perché potrebbe un giorno riguardare anche voi o i vostri cari.
Ricordatemi come una donna che ha amato la vita".
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(Adnkronos) - Un'esplosione di luci, ritmo e sensualità ha investito le Mura storiche di Lucca nella serata di ieri, lunedì 21 luglio, trasformando la città toscana nella capitale mondiale del pop per una notte. Jennifer Lopez, 56 anni il prossimo giovedì 24, è salita sul palco del Lucca Summer Festival per l'unica, attesissima tappa italiana del suo 'Up All Night Tour', regalando a oltre 18mila fan uno show travolgente e mozzafiato. E proprio sulle ultime note, con il pubblico in delirio, ha sventolato il tricolore italiano gridando 'I love Italy!', mandando la folla in visibilio con un boato di applausi.
Un finale da standing ovation, dopo quasi due ore in cui JLo ha mostrato - anzi, dimostrato - che le etichette, gli attacchi moralisti e le crisi personali non la toccano. Anzi, li trasforma in energia pura. La cantante è apparsa sul palco come una dea pop in body argentati e dorati, stivali alti e frange svolazzanti, ed anche con cappelli da capitano a dirigere la sua 'ciurma' di dodici ballerini (tra cui l'italiano Giuseppe Giofrè) nel vortice di un concerto che è stato spettacolo, racconto e rinascita.
Dopo la partenza col botto sulle note di 'On The Floor', il concerto ha svelato le mille facce di Jennifer: dalla donna innamorata alla guerriera urbana, dall'icona latina alla regina sexy e spavalda del pop contemporaneo. Non sono mancati momenti audaci: movimenti ammiccanti, giochi di sguardi con i ballerini e il corpo scolpito mostrato con orgoglio. Il lato B, in particolare, è stato spesso protagonista di coreografie provocanti che hanno mandato in delirio i fan, molti dei quali accorsi da ogni angolo d'Italia (e non solo, tanti gli stranieri, statunitensi, sudamericani, inglesi e tedeschi) per vederla dal vivo. Una sensualità decisa, senza filtri, che ha fatto discutere anche oltre oceano - con le recenti critiche social da parte della commentatrice conservatrice Megyn Kelly, che l'ha accusata di "soft porn" - ma che il pubblico italiano ha accolto con entusiasmo, leggendo nella sua esibizione non solo provocazione ma libertà e consapevolezza di sé.
JLo è tornata più forte di prima, dopo un anno complicato: il flop del disco 'This Is Me... Now', l'annullamento del tour americano e il divorzio dall'attore Ben Affleck. Ma a Lucca ha risposto col sorriso, con la voce e con il corpo, celebrando sé stessa e il legame con i fan. "Mi siete mancati, finalmente sono tornata in Italia!" ha urlato dal palco, a sottolineare che non si esibiva in concerto nel nostro Paese da 13 anni. E quando ha detto: "Vi regalo la mia gratitudine e la mia felicità", è stato chiaro che non stava recitando. Il pubblico l'ha capita, seguita, sostenuta.
Sul palco, tra fiamme, videomapping e cambi d'abito da passerella, ha alternato classici come Jenny from the Block, If You Had My Love e Let’s Get Loud a nuovi brani come Save Me Tonight, prodotto da David Guetta, e alcuni inediti che presto usciranno su Spotify. Toccante il momento acustico con Gracias a la Vida di Violeta Parra, cantata con una sincerità quasi commovente, in un set visivo che ricordava una cattedrale latina, tra chitarre flamenco e luci calde. Poi si torna a ballare, e il palco si trasforma in una discoteca infuocata con citazioni da Queen e Guns N'Roses, in un mix rock-pop-latin.
Jennifer è stata una forza della natura: padrona della scena, elegante e sfacciata, romantica e potente. A tratti kitsch, certo, ma sempre impeccabile. E mentre si avvicina il suo compleanno - un countdown 'It's my birthday' è comparso sugli schermi ai lati del palco - JLo ha mostrato a tutti che a 56 anni si può essere ancora all'apice, se si ha la grinta di una ventenne e la storia di una leggenda.
Curiosamente, a differenza di altre date del tour in Europa, a Lucca Jennifer Lopez ha scelto di non eseguire 'Wreckage of You', la tanto attesa "revenge song", il brano carico di rabbia e delusione ispirato alla fine della storia con Ben Affleck. Durante il concerto, con un sorriso ironico, ha accennato: "Ora solo canzoni d'amore..., niente odio, no, scherzo!", facendo credere per un attimo al pubblico che stesse per partire proprio quella canzone. Ma nulla. Un gioco consapevole, forse un modo per dire che le ferite si curano anche con leggerezza, e che la Jennifer vista ieri sera ha preferito celebrare la rinascita piuttosto che indugiare nei dolori del passato.
Tra il pubblico, occhi puntati anche su Carlo Conti e Federica Panicucci, seduti tra i posti vip. Entrambi hanno applaudito, cantato e ballato, visibilmente coinvolti dalla magia dello show. E come loro, oltre 18.000 fan hanno lasciato Lucca con un sorriso stampato sul volto e una certezza nel cuore: Jennifer Lopez è tornata, ed è più viva, vera e sexy che mai. (di Paolo Martini)
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(Adnkronos) - "Donald Trump, fottiti". Stephen Colbert si congeda dopo la cancellazione del Late Show che per anni ha condotto sulla Cbs. Il network la scorsa settimana ha annunciato la chiusura del programma a maggio 2026 e l'anchorman è finito nel mirino di Donald Trump. "Sono contentissimo che Colbert sia stato licenziato. Il suo talento era persino inferiore ai suoi ascolti", il post con cui il presidente, su Truth, ha celebrato la decisione della Cbs che, secondo indiscrezioni, perderebbe 40-50 milioni di dollari ogni anno per il programma.
"Come osa, signore. Un uomo senza talento sarebbe capace di comporre la seguente frase satirica? Fottiti", la replica di Colbert nell'apertura della puntata andata in onda sulla Cbs.
"Per i prossimi 10 mesi, via i guantoni - dice Colbert pronto a sferrare colpi durissimi-. Finalmente posso dire la verità nuda e cruda al potere e posso dire cosa penso veramente di Donald Trump, a partire da ora. Non sembra avere le competenze per essere presidente. Semplicemente non è adatto".
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