(Adnkronos) - Una 19enne genovese ha raccontato di essere stata violentata a bordo del traghetto che collega Porto Torres al capoluogo ligure. A quanto riporta la stampa locale, lo stupro sarebbe avvenuto nella notte tra sabato e domenica in una cabina della nave. L'uomo, a quanto riferito dalla 19enne, avrebbe richiamato la sua attenzione chiedendole aiuto per aprire una porta difettosa, per poi aggredirla e fuggire fra i ponti del traghetto. La ragazza si è subito rivolta al personale di bordo, che l'ha soccorsa e ha avvisato la polizia mentre il traghetto era ancora in mare aperto.
Trasportata al Galliera, alla giovane, cui è stato fornito dall'ospedale anche supporto psicologico, sarebbero state riscontrate lesioni compatibili con un rapporto non consenziente. Al momento, la 19enne non ha formalizzato una denuncia, anche se la polizia di frontiera ha svolto qualche approfondimento sulla cabina e acquisito le immagini delle telecamere di sorveglianza.
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(Adnkronos) - La Casa Bianca ha chiesto a Kiev se il presidente Volodymyr Zelensky si presenterà in giacca e cravatta al vertice con Donald Trump nello Studio Ovale previsto nelle prossime ore. Lo rende noto il giornalista di Axios Barak Ravid, citando due fonti informate. La questione dell'abbigliamento del leader ucraino è tornata d'attualità dopo il precedente incontro di febbraio, segnato da tensioni e in cui il presidente americano criticò con sarcasmo la tenuta militare di Zelensky: "Oggi è tutto elegante", aveva detto accogliendolo alla West Wing.
Secondo Axios, Zelensky opterà per la stessa giacca nera, indossata al vertice Nato nei Paesi Bassi a giugno, "uno stile da completo ma non un vero e proprio abito", senza cravatta. In quell'occasione, Trump aveva apprezzato il cambio di look, definendolo "come una persona normale, non folle".
Un consigliere del presidente ha scherzato che "sarebbe un buon segnale di pace se Zelensky indossasse un abito", ma ha aggiunto di non aspettarselo. Malgrado le divergenze passate, gli alleati di Trump assicurano che il nuovo vertice non sarà un déjà-vu: "Entrambi hanno fatto molta strada" e questa volta saranno affiancati anche da leader europei, elemento che darà "un volto molto diverso all’incontro".
Zelensky non ha toccato l'argomento sui social, ma su X ha scritto: "Con il presidente Trump oggi discuteremo di questioni chiave". "La macchina da guerra russa continua a distruggere vite nonostante tutto". "Putin commetterà omicidi dimostrativi per mantenere la pressione sull'Ucraina e sull'Europa, nonché per umiliare gli sforzi diplomatici. È proprio per questo motivo che stiamo cercando assistenza per porre fine a queste uccisioni. Ecco perché sono necessarie garanzie di sicurezza affidabili".
"Ecco perché la Russia non dovrebbe essere ricompensata per la sua partecipazione a questa guerra. La guerra deve finire. Mosca deve sentire la parola: 'Stop' ", ha aggiunto Zelensky. I russi "sono consapevoli che oggi a Washington si terrà un incontro che affronterà la questione della fine della guerra" e intanto hanno condotto "un attacco dimostrativo e cinico" sull'Ucraina, uccidendo "deliberatamente persone, in particolare bambini".
"Tutti cercano una pace dignitosa e una vera sicurezza. E proprio in questo momento, i russi stanno attaccando Kharkiv, Zaporizhzhia, la regione di Sumy e Odessa, distruggendo edifici residenziali e le nostre infrastrutture civili", ha proseguito Zelensky, denunciando almeno 10 morti tra Kharkiv e Zaporizhzhia e un raid "deliberato da parte della Russia contro un impianto energetico a Odessa, di proprietà di un'azienda azera, il che implica che si trattasse di un attacco non solo contro di noi, ma anche contro le nostre relazioni e la nostra sicurezza energetica".
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(Adnkronos) - Catania è sotto choc per la morte del giovane Francesco Aronica, il ragazzo di 23 anni che ieri, domenica 17 agosto, ha perso la vita dopo avere sbattuto la testa tuffandosi da almeno sei metri di altezza a Polignano a Mare in Puglia. Il giovane si è tuffato nell'insenatura di Lama Monachile, una zona molto visitata per le scogliere a picco sul mare. Subito dopo l'incidente sono intervenuti i soccorritori medici e i vigili del fuoco, che lo hanno estratto dall'acqua con difficoltà a causa della posizione poco accessibile. Aronica è stato trasportato in elicottero all'ospedale di Monopoli, ed è morto dopo numerosi tentativi di rianimazione.
Il grave trauma cranico
Secondo quanto riferito da fonti mediche, il giovane ha riportato un grave trauma cranico con una vasta ferita lacero-contusa nella regione fronto-parietale. Alcuni testimoni hanno riferito che avrebbe sbattuto la testa sulle rocce prima di arrivare in acqua, perdendo conoscenza. Francesco 'Ciccio' Aronica ha riportato un grave trauma cranico con una vasta ferita lacero-contusa nella regione fronto-parietale. Il recupero del ragazzo è stato particolarmente complesso: sul posto sono intervenuti l'elicottero del 118 e un’ambulanza del servizio di emergenza territoriale. Il giovane è stato defibrillato più volte sul luogo dell'incidente e durante il trasporto. All'arrivo al pronto soccorso, era già in arresto cardiaco, una condizione in cui il cuore presenta attività elettrica, ma non una contrazione efficace. I medici hanno tentato la rianimazione per oltre un'ora, senza esito.
Chi era Francesco Aronica
Francesco Aronica era molto conosciuto a Catania. Giocava con gli Elephants, squadra dì football americano. Figlio di Giampaolo Aronica e Ilia Strano. La mamma è nipote del senatore Nino Strano, morto di recente. “Un ragazzo d oro, sempre disponibile e gentile con tutti e soprattutto con i più deboli. E non è un modo di dire…”, raccontano gli amici che non riescono ancora a credere quanto accaduto. Poche ore prima della tragedia, Francesco Aronica aveva pubblicato una storia su Instagram con una suggestiva immagine della baia che gli è stata fatale.
Il cordoglio del sindaco di Polignano a Mare
Il sindaco di Polignano a Mare Vito Carrieri ha espresso il suo cordoglio sui social: "Ho sperato fino all'ultimo di non dover confermare questa notizia, invano. Poco fa un ragazzo di 23 anni ha perso la vita in seguito a un brutto incidente dovuto adun tuffo dalla roccia di Lama Monachile. L’intervento tempestivo dei Vigili del Fuoco, della Polizia e del personale di pronto soccorso non è bastato a evitare la tragedia. In questo momento di profondo dolore e tristezza, il mio unico pensiero va alla famiglia di Francesco".
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(Adnkronos) - Un ricordo che parte dalle radici comuni e arriva a una profonda riflessione sul futuro della televisione. Fiorello, con la voce rotta dall'emozione, regala un omaggio a Pippo Baudo uscendo dalla camera ardente allestita al Teatro delle Vittorie.
Il legame tra i due, prima di tutto, era un legame di terra. "Per noi siciliani è stato sempre un vanto, un orgoglio, anche quando non lo conoscevo, da ragazzo", racconta Fiorello. "Sapere di essere siciliani come Pippo Baudo ci riempiva il cuore. Lo seguivamo più degli altri, conduceva persino il festival della canzone siciliana su Antenna Sicilia, che da noi faceva il 100% di share".
Un legame che si era consolidato in un rapporto privato, fatto di un codice scherzoso e complice: "Quando lo chiamavo, non era mai 'ciao Pippo, come stai?', ma esordivo con una frase siciliana molto forte. E dall'altra parte ricevevo una risposta altrettanto forte, e ridevamo di gusto. Non dobbiamo mai dimenticare le nostre radici. Questo era il nostro rapporto".
Quando gli si chiede chi fosse Baudo, Fiorello fatica a trovare le parole, perché nessuna sembra abbastanza. "Tutto quello che è stato detto in questi giorni è vero, ma Pippo è sempre un po' di più. Non è un semplice conduttore, direttore artistico, tredici Sanremo, pagine di televisione scritte. È qualcosa di più. Non ho un aggettivo per dire cosa rappresenti per la televisione italiana, soprattutto per la Rai".
“La Rai gli deve moltissimo”, dice Fiorello e aggiunge: “Dovrebbe sostituire il cavallo di Viale Mazzini con una statua di Pippo Baudo. Perché lui ha tracciato un solco enorme dove tutti noi abbiamo imparato, ci ha insegnato senza voler insegnare, solo guardandolo".
Il ricordo di Baudo si trasforma in una riflessione sulla televisione moderna. "Ieri sera, guardando i suoi programmi, mi ero quasi dimenticato di come si facesse la televisione. Oggi siamo presi da una frenesia, una velocità talmente potente. Io per primo mi sono inventato un programma di 27 minuti con gag da 30 secondi".
“Guardando i suoi show mi sono detto: 'Ma dove stiamo andando? Questa è la televisione'. Un pezzo musicale con Zarrillo, Mia Martini e Giorgia che durava 10 minuti, oggi non lo puoi fare più. Un monologo di 15 minuti, neanche. Una sigla di 5 minuti ti direbbero che sei pazzo. Invece io mi sono goduto quelle pause stupende, quei racconti. Abbiamo perso di vista la grandissima televisione di cui Pippo è stato l'artefice numero uno", commenta lo showman visibilmente emozionato.
Fiorello rifiuta con umiltà l'etichetta di erede ("Non io, non io"), ma identifica con precisione il lascito più importante di Baudo: l'aver inserito il "fattore umano" nella televisione perfetta e ingessata di un tempo.
"Baudo ha unito alla perfezione del grande varietà in bianco e nero, fatto di balletti provati allo sfinimento, il fattore umano. L'imprevisto, l'umanità. Speriamo di non perdere questo, di non dimenticare quello che ci ha lasciato”, conclude.
Leggi tutto: Baudo, Fiorello: "Pippo è sempre un po' di più. Chi insegnerà a fare la tv, adesso?"
(Adnkronos) - Brutte notizie per Romelu Lukaku, per Antonio Conte e per il Napoli. "In seguito all'infortunio rimediato nel match contro l'Olympiacos - si legge in una nota sul sito dei campioni d'Italia - Romelu Lukaku si è sottoposto a esami strumentali presso il Pineta Grande Hospital". I controlli hanno evidenziato una lesione di alto grado del retto femorale della coscia sinistra e il calciatore azzurro ha già iniziato l'iter riabilitativo. Nelle prossime ore, il centravanti belga "sarà sottoposto anche a consulenza chirurgica". Per l'attaccante (che salterà dunque i primi impegni con gli azzurri) si valutano le possibilità di un intervento chirurgico.
(Adnkronos) - Terremoto a Latina oggi, lunedì 18 agosto 2025. La scossa di magnitudo di 2.7 è stata registrata alle 12:24 dall’Istituto di Geofisica e vulcanologia. Il sisma si è verificato a 4 chilometri a nord est di Latina ad una profondità di 8 chilometri. Dalle prime informazioni non ci sarebbero stati danni, ma sono arrivate diverse segnalazioni ai centralini di vigili del fuoco e forze dell’ordine.
Leggi tutto: Terremoto a Latina, scossa di magnitudo di 2.7: paura ma nessun danno
(Adnkronos) - Sarà un inedito secondo turno a decidere chi sarà il prossimo presidente della Bolivia dopo quasi 20 anni di governo della sinistra del Movimento al Socialismo (Mas). Secondo i risultati preliminari del Tribunale Supremo Elettorale, il senatore il senatore di centro destra Rodrigo Paz Pereira - candidato del Partido Demócrata Cristiano che aveva iniziato la campagna elettorale con il 3% - ha ottenuto a sorpresa il 32% dei voti, seguito, con il 27% dall'ex presidente di destra Jorge Tuto Quiroga, candidato di Alianza Libre. Dal momento che nessuno ha superato il 50% i due si sfideranno in un ballottaggio il 19 ottobre
L'imprenditore Samuel Doria Medina, candidato di Alianza Unidad, che ha ottenuto poco più del 20% delle preferenze, ha annunciato che al secondo turno previsto per il 19 ottobre sosterrà Paz Pereira. Andrónico Rodríguez di Alianza Popular, ex delfino di Evo Morales che aveva invitato i boliviani ad annullare la scheda, si è fermato all'8%. E al 3% si è fermato Eduardo del Castillo, ex ministro appoggiato dal presidente Luis Arce.
Da parte sua l'ex presidente Evo Morales, intervistato da Ermol, esprime soddisfazione per la percentuale, poco più del 19%, degli elettori che hanno seguito la sua indicazione di annullare la scheda e boicottare le elezioni presidenziali. "Mi congratulo per il trionfo del popolo boliviano, con il voto nullo che si è imposto nelle elezioni nazionali", ha detto.
Nelle scorse settimane l'ex presidente 'indio' ha fatto campagna elettorale per il voto nulla in segno di protesta contro le sentenze dei tribunali e della corte costituzionale che gli hanno vietato di correre per un quarto mandato presidenziale. In effetti aveva fissato un paletto più alto per la vittoria: "Se domenica il voto nullo raggiunge il 25%, Evo avrà vinto, compagne e compagni". Morales, che è sotto processo con l'accusa di aver avuto un figlio con una 15enne, accusa che lui denuncia come una manovra dell'attuale governo per distruggerlo politicamente, oggi ha affermato che "la lotta continua".
(Adnkronos) - Nel secondo episodio di “State sicuri. Dentro la sicurezza che cambia”, il confronto guidato da Giorgio Rutelli mette insieme scelte di difesa, continuità operativa delle infrastrutture e ruolo del settore privato. In studio Stefania Craxi (presidente commissione esteri e difesa del Senato), Marco Mignucci (ad Italpol Vigilanza e vicepresidente Assiv) e, in chiusura, l’analisi storica di Matteo Mazziotti di Celso, ricercatore dell’Università di Genova e autore di un libro in uscita sull’impiego di militari per compiti di polizia. Ne esce una trama unica: la sicurezza oggi è multidominio – militare, economica, tecnologica e sociale – e richiede cooperazione stabile tra istituzioni e imprese.
Craxi parte da una constatazione: “Adesso è ovvio e evidente che nessun paese si può difendere da solo”, dunque l’Italia si muove nel quadro dell’alleanza atlantica, con un contributo specifico alla “road map della Nato 2030”, specie sulla sponda sud (Mediterraneo e Africa). La presidente richiama anche lo sforzo di bilancio: “Abbiamo alzato la nostra spesa per la difesa per arrivare al 5% sull’arco di 10 anni”, con attenzione a interoperabilità e resilienza delle infrastrutture. Ma il punto politico è la governance: non “collaborazione”, dice, bensì “un rapporto strategico di sinergie” con il privato, perché “le aziende detengono il know-how, i dati sensibili, gli strumenti per la vita dei cittadini” e possono garantire “velocità di risposta e continuità” dove lo Stato non sempre riesce.
Dal campo operativo arriva la prospettiva di Mignucci: la protezione non è più solo fisica. “La sicurezza deve essere una sicurezza integrata”, quindi fisico + digitale. Italpol – spiega – ha sviluppato un proprio “Siam”, un sistema di monitoraggio continuo gestito da operatori certificati, primo passo verso un centro capace non solo di osservare ma di intervenire sulle minacce, a beneficio dei clienti e dell’affidabilità dei servizi. L’idea si lega alla sussidiarietà: nei presìdi statici, l’impiego di guardie particolari giurate potrebbe liberare risorse di militari e forze di polizia per addestramento e missioni ad alto valore, a condizione di alzare ulteriormente gli standard formativi delle gpg con protocolli condivisi tra istituti di vigilanza, forze dell’ordine e forze armate.
Mazziotti di Celso ricostruisce la lunga storia dell’impiego dei militari in compiti di polizia: non nasce nel 2008 con “Strade sicure” né nel 1992 con “Vespri siciliani”, ma affonda nel dopoguerra, quando l’esercito sostenne forze di polizia fragili in un Paese da ricostruire. Oggi, nel confronto europeo, l’uso “massiccio” – “migliaia di uomini per compiti di polizia” – “si vede davvero soltanto in Italia”, mentre in Francia, Belgio e Regno Unito esperienze analoghe sono state limitate e temporanee. Se dopo l’invasione russa dell’Ucraina l’obiettivo è avere forze pronte a uno scontro convenzionale, avverte, “bisognerebbe limitare l’impiego di militari in queste operazioni” perché sottraggono tempo all’addestramento. Tuttavia, rimodulare queste missioni è "complicato" per ragioni culturali e politiche: "Gli italiani sono favorevoli, e le forze di polizia sanno che possono contare su migliaia di militari a supporto".
Il filo che unisce le tre voci è la richiesta di un salto di qualità: definire una cabina di regia nazionale che allochi in modo efficiente militari, forze di polizia e vigilanza privata; fissare standard formativi comuni e certificazioni spendibili; integrare davvero protezione fisica e cyber; accompagnare la difesa europea con una filiera industriale-tecnologica capace di garantire continuità ai servizi essenziali. È la cornice di una sicurezza “di sistema” che coinvolge istituzioni, imprese e comunità locali.
(Adnkronos) - Jannik Sinner ha una grande passione per gli animali. Il fuoriclasse azzurro ama in particolare i cani e poche ore prima della finale del Masters 1000 di Cincinnati si è emozionato per una notizia relativa a un cucciolo incontrato pochi giorni fa. Una delle guardie di sicurezza del torneo americano ha adottato il cagnolino e lo ha chiamato 'Jannik'. In onore del numero uno del ranking Atp.
"It's so good" risponde Jannik quando gli viene data la notizia dell'adozione del cucciolo da parte di una delle guardie di sicurezza. "Oh mio dio, fantastico" aggiunge poi Sinner con un sorriso, quando gli viene detto che il cucciolo è stato ribattezzato 'Jannik' in suo onore. Prima dell'adozione, il cane si chiamava Adrin: Sinner se la ride e poi scatta una foto allo schermo del tablet per avere con sé un ricordo. Un nuovo portafortuna verso la finale del Masters 1000 di Cincinnati.
Leggi tutto: A Cincinnati adottano un cane e lo chiamano 'Jannik'. La reazione di Sinner
(Adnkronos) - Sabato 13 settembre Mirabilandia ha in programma una serata ricca di divertimento e tante risate in compagnia di Paolo Cevoli, il comico e attore italiano nato a Riccione. Dalle 21.30 il parco divertimenti più grande d’Italia, in collaborazione con Comedy Central Live, presenta sul palco di Piazza della Fama un imperdibile show per tutta la famiglia che chiude il calendario degli eventi estivi.
Famoso per il suo stile umoristico che spesso prende spunto dalla vita quotidiana e dai personaggi tipici del suo territorio di origine, la Romagna, Paolo Cevoli ha partecipato a numerosi programmi televisivi e spettacoli teatrali, distinguendosi per la sua capacità di far ridere con battute semplici ed efficaci, raccontando storie divertenti e coinvolgendo il pubblico in un modo unico. "Sono molto felice di portare risate e divertimento a Mirabilandia, un luogo dove regna la leggerezza e l'allegria proprio come il mio Paolo Cevoli Show”, commenta Paolo Cevoli.
"Chiudiamo la stagione degli eventi estivi con grandi risate – dice Sabrina Mangia, Managing Director di Mirabilandia – dando spazio a un comico romagnolo che ci sta particolarmente a cuore e che siamo certi coinvolgerà il nostro pubblico con uno spettacolo da non mancare. Grazie alla partnership con Comedy Central Live riusciamo a portare sul nostro palco degli artisti sempre molto amati e di grande talento. Un’offerta davvero in grande stile che si aggiunge alle tante attrazioni, alla nuova area Nickelodeon Land e all’inesauribile voglia di regalare divertimento". "Condividere con Mirabilandia la serata che segna la chiusura della stagione estiva è per noi un onore e una grande soddisfazione. Questo evento rappresenta l’occasione ideale per salutare insieme l’estate, offrendo al pubblico uno spettacolo capace di unire il divertimento del parco all’irresistibile comicità di Paolo Cevoli. La sua capacità di raccontare, con ironia e autenticità, storie e personaggi rispecchia pienamente i valori di allegria, intrattenimento e vicinanza al pubblico che ci accomunano e lo fa in pieno stile Comedy Central", dichiara Manuela Vagnetti, AdSales Director in Paramount.
Leggi tutto: Spettacolo, la comicità di Paolo Cevoli in scena a Mirabilandia
(Adnkronos) - E' morta in ospedale la ragazza di 28 anni, rimasta ferita ieri nell'incendio, divampato in un edificio residenziale a Rivalta di Torino. Con la ragazza, che era stata trasferita al Cto in codice rosso, dove è deceduta, è rimasto ferito anche il padre, ricoverato ma non in gravi condizioni all'ospedale di Rivoli. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e i carabinieri.
Leggi tutto: Torino, incendio in palazzina a Rivalta: morta 28enne
(Adnkronos) - La Procura di Tempio Pausania, guidata da Gregorio Capasso, ha disposto, come si apprende, l'autopsia sul corpo dell'uomo di 57 anni morto nella notte tra sabato e domenica durante il trasporto in ambulanza verso l'ospedale di Olbia, dopo aver accusato un malore. Poco prima i carabinieri, intervenuti in seguito a diverse richieste di cittadini, avevano usato il taser per bloccarlo dopo che l'uomo aveva dato in escandescenze contro i passanti e i militari aggredendoli. Sul caso la procura di Tempio Pausania ha avviato un'inchiesta delegando le indagini alla Polizia. Sarà l'ìesame autoptico ad accertare le cause della morte.
L'autopsia sarà eseguita "nella tarda mattinata di giovedì, 21 agosto, per individuare con esattezza le cause del decesso", spiega il Procuratore Capasso. Che aggiunge: "Sono già stati effettuati e sono tutt’ora in corso specifici accertamenti per l'esatta ricostruzione della dinamica della vicenda". La vicenda è seguita personalmente dal Procuratore Capasso.
"Siamo di fronte all’ennesima polemica pretestuosa che rischia di oscurare i fatti e rovesciare la realtà: a Olbia i carabinieri hanno affrontato un uomo in piena alterazione psicofisica, violento, che ha aggredito cittadini e militari, mandando perfino un carabiniere in ospedale. Con queste premesse il ricorso al taser non è stata una scelta arbitraria, ma una decisione razionale e proporzionata per neutralizzare la minaccia senza ricorrere a strumenti ben più letali", dice all'Adnkronos Domenico Pianese, segretario generale del Coisp.
"Il taser è uno strumento che ha dimostrato la sua efficacia in centinaia di casi - spiega il sindacalista - impedendo che delinquenti, spesso sotto effetto di droghe o alcol, potessero aggredire cittadini inermi o operatori di Polizia accorsi per proteggerli. Il tragico decesso avvenuto in seguito, che è ora al vaglio della magistratura, è giusto che venga chiarito in ogni passaggio. Ma ciò che non può essere messo in discussione è che i militari abbiano operato secondo la legge e nel pieno rispetto delle procedure tecnico-operative, assumendosi la responsabilità di tutelare la sicurezza pubblica in una condizione di massima emergenza. Questo episodio riporta al centro del dibattito un tema cruciale: l’affidamento a misure alternative al carcere per soggetti con elevata pericolosità sociale si traduce spesso nella possibilità di continuare a delinquere; tali misure dovrebbero essere riservate a chi non ha commesso reati violenti o associativi, perché altrimenti diventano un lasciapassare per chi ha già dimostrato una chiara inclinazione criminale. Difendiamo con forza la professionalità e la lucidità di chi indossa la divisa: non si può continuare a criminalizzare le forze dell’ordine ogni volta che, di fronte a violenza estrema, sono costrette a intervenire con gli strumenti che lo Stato stesso ha previsto per salvaguardare tutti”.
Leggi tutto: Olbia, 57enne morto dopo fermo con il taser: disposta autopsia
(Adnkronos) - Un'importante scoperta archeologica è emersa nel piccolo villaggio croato di Mohovo, non lontano dalle rive del Danubio: una squadra di archeologi guidata da Marko Dizdar ha identificato i resti di una torre di guardia romana, risalente con ogni probabilità al regno dell'imperatore Marco Aurelio (161-180 d.C.). I resti della struttura sono stati rinvenuti tra frammenti di ceramica e fibule antiche, sparsi sul terreno. Secondo le prime analisi, la torre era parte di un sistema difensivo più ampio, pensato per sorvegliare uno dei passaggi strategici lungo il Danubio, confine naturale e militare dell’Impero romano. "La torre è stata costruita in un punto strategico, con una vista eccellente su un'ampia area. Era protetta naturalmente da profondi burroni su tre lati", ha spiegato Dizdar.
La fondazione misura 40 metri di lunghezza per 30 di larghezza. La struttura originaria, probabilmente in legno, si elevava fino a sei metri di altezza e risultava circondata da fossati profondi e da una palizzata difensiva. Non si trattava di un avamposto isolato: la torre comunicava con altri presidi militari della zona, come quelli di Ilok e Sotin, distanti circa 12 chilometri. "È verosimile che fosse presidiata da diversi soldati, pronti ad avvertire in caso di pericolo le torri e le guarnigioni vicine", ha aggiunto l’archeologo. La costruzione della torre si inserisce nel contesto delle guerre marcomanniche, combattute da Marco Aurelio contro le popolazioni germaniche dei Marcomanni e dei Sarmati Iazigi, che minacciavano i confini danubiani dell’Impero. Questi conflitti, durati dal 166 al 180 d.C., spinsero Roma a rafforzare in maniera significativa i propri limes, ovvero le linee di confine fortificate.
La torre di Mohovo sarebbe stata oggetto di almeno tre fasi costruttive, a testimonianza del continuo adattamento delle difese romane in risposta alle minacce esterne. Secondo gli studiosi, la struttura potrebbe essere stata trasformata in un piccolo forte nel IV secolo d.C., durante una nuova fase di instabilità politica e militare. I lavori di scavo, iniziati lo scorso aprile, hanno rivelato che l’area fu abitata in modo continuativo dall’età del rame fino al Medioevo. La campagna archeologica ha già restituito importanti reperti, ma il team conta di proseguire le indagini l'anno prossimo, focalizzandosi sui resti del presunto forte tardoantico. La scoperta aggiunge un tassello prezioso alla conoscenza delle strategie difensive dell’Impero romano lungo il Danubio, una zona di frizione costante tra Roma e i popoli barbari dell’Europa centrale. (di Paolo Martini)
Leggi tutto: Una 'super torre' romana sul Danubio, l'ultima scoperta sulle guerre di Marco Aurelio
(Adnkronos) - Greta Thunberg alla guida di circa 200 attivisti per il clima per bloccare la più grande raffineria di petrolio norvegese. L'azione mira a chiedere lo stop dell'industria petrolifera del Paese. Gli attivisti di Extinction Rebellion si sono piazzati sulla strada, bloccando l'ingresso della raffineria di Mongstad a Bergen, sulla costa sud-occidentale della Norvegia, mentre kayak e barche a vela ostruivano l'ingresso del porto. "Siamo qui perché è chiarissimo che non c'è futuro nel petrolio. I combustibili fossili portano morte e distruzione", ha dichiarato Thunberg aggiungendo che i produttori di petrolio come la Norvegia "hanno le mani sporche di sangue".
Gli attivisti hanno dichiarato che intendono proseguire con una serie di proteste in Norvegia per tutta la settimana. La raffineria di Mongstad è di proprietà del colosso petrolifero norvegese Equinor, la cui maggioranza è detenuta dallo Stato. Gli attivisti hanno chiesto ai politici norvegesi di presentare "un piano per eliminare gradualmente petrolio e gas".
La Norvegia, il maggiore produttore di petrolio e gas dell'Europa occidentale, viene regolarmente criticata per la sua produzione di petrolio e gas. Oslo insiste sul fatto che la sua industria crea posti di lavoro e sviluppa know-how, e sottolinea l'importanza di garantire forniture energetiche stabili all'Europa. Equinor ha dichiarato che intende mantenere stabile la sua produzione di petrolio nel Paese a 1,2 milioni di barili al giorno fino al 2035 e prevede di produrre 40 miliardi di metri cubi (52 miliardi di iarde cubiche) di gas all'anno entro il 2035.
Leggi tutto: Greta Thunberg blocca raffineria in Norvegia: "Il petrolio è morte"