
(Adnkronos) - Tragedia sul massiccio del Monte Bianco. Nella mattinata di oggi, domenica 17 agosto, il Soccorso Alpino Valdostano è intervenuto sulla Cresta del Brouillard, a quota 4030 metri, per il recupero di un alpinista precipitato e morto. La salma è stata portata a Courmayeur. Il riconoscimento e la ricostruzione della dinamica dell'incidente sono di competenza del soccorso alpino della Guardia di Finanza di Entrèves-Courmayeur. I due compagni, illesi, sono stati portati a Courmayeur.
Ieri - sempre il Soccorso Alpino Valdostano - è intervenuto sul Dente del Gigante dove un alpinista è rimasto sospeso nel vuoto, su corda. Dopo diversi tentativi di avvicinamento in elicottero, i soccorritori hanno scalato il Dente del Gigante e raggiunto l'alpinista bloccato, portandolo poi al rifugio Torino per il recupero in elicottero.
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(Adnkronos) - Donald Trump ha informato i leader europei di voler arrivare a organizzare un vertice trilaterale, con Vladimir Putin e Volodymir Zelensky, "velocemente", già venerdì della prossima settimana. Lo rende noto Axios, citando fonti informate. Il Presidente americano ha invitato i leader europei che hanno preso parte alla 'call' con Trump e Zelensky, organizzata subito dopo il vertice in Alaska, a partecipare all'incontro di lunedì alla Casa Bianca con il Presidente ucraino.
Poco dopo la fine del vertice in Alaska, il consigliere per la politica estera del Cremlino, Yuri Ushakov, aveva detto che la questione di un vertice trilaterale Putin-Trump-Zelensky non era neanche stata sollevata al summit del 15.
Intanto, in un post sulla X pubblicato nella notte, Zelensky ha ringraziato gli 8 Paesi nordici e baltici per la dichiarazione congiunta nella quale hanno sottolineato come "non ci si possa fidare di Vladimir Putin". "Vediamo che la Russia respinge numerose richieste di cessate il fuoco e non ha ancora deciso quando porrà fine alle uccisioni. Questo complica la situazione", ha scritto.
"Se non ha la volontà di eseguire un semplice ordine di cessare gli attacchi, potrebbe essere necessario un grande sforzo per convincere la Russia ad attuare una coesistenza ben più ampia e pacifica con i suoi vicini per decenni - ha sottolineato Zelensky - Ma insieme stiamo lavorando per la pace e la sicurezza. Fermare le uccisioni è un elemento chiave per fermare la guerra".
Quindi, in previsione dell'incontro di domani con Donald Trump alla Casa Bianca, per il quale "sono grato per l'invito", il presidente ucraino ribadisce l'importanza che "tutti concordino sulla necessità di un dialogo a livello di leader per chiarire tutti i dettagli e determinare quali misure siano necessarie e funzionino".
Secondo quanto scrive Axios citando fonti informate, Putin si sarebbe detto disponibile a discutere di garanzie di sicurezza per l'Ucraina e, venerdì in Alaska, ha proposto a Donald Trump di coinvolgere la Cina come garante, rifiutandosi di accettare la presenza nel Paese di una forza di sicurezza composta da militari della Nato. Il Presidente americano ha, a sua volta, accolto il principio della necessità di fornire garanzie di sicurezza all'Ucraina, escludendo che il compito possa essere affidato a una missione della Nato, precisano fonti di Kiev, auspicando comunque una partecipazione degli Stati Uniti.
Putin avrebbe detto a Trump che "un accordo di pace raggiunto velocemente è meglio di un cessate il fuoco", come ha riferito il Presidente americano ai leader europei e a Zelensky ieri secondo Axios. L'Institute for the Study of War cita la disponibilità di Putin a effettuare compromessi, riportata da diverse fonti americane dopo il vertice, precisando però che tale possibile apertura è contraddetta dalle dichiarazioni di Putin e degli altri esponenti russi.
Durante il vertice Putin ha chiesto a Trump che l'Ucraina ceda alla Russia il Donetsk e il Luhansk (questa seconda regione è già di fatto controllata dalle forze russe, mentre la prima no) e ha espresso la sua disponibilità a congelare, in cambio, la linea del fronte nelle altre due regioni annesse dalla Russia nel 2022, Zaporizhzhia e Kherson, hanno reso noto ieri diversi media, dal Financial Times, a Bloomberg e Axios. Il Presidente russo avrebbe comunque chiesto a Trump il riconoscimento, come russe, di "queste quattro regioni" e della Crimea.
Fonti ucraine hanno precisato che Trump ha avuto l'impressione che il suo interlocutore in Alaska fosse disposto a trattare sulle porzioni di territorio ucraino che le forze di Mosca controllano a Sumy e Kharkiv (nessuno cita Dnipro). Durante la telefonata di ieri, l'inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff è intervenuto per spiegare ai suoi interlocutori che Putin è disponibile a porre fine alla guerra e a impegnarsi ad astenersi dall'acquisire altri territori ucraine e a non attaccare l'Ucraina e altri Paesi in una nuova guerra.
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(Adnkronos) - Inizia ufficialmente la stagione del Milan. I rossoneri sfidano oggi, domenica 17 agosto, il Bari a San Siro nei trentaduesimi di finale di Coppa Italia 2025. La squadra di Allegri ha terminato il proprio precampionato con la netta sconfitta di Stamford Bridge, con il Chelsea che si è imposto in amichevole per 4-1, e si prepara a iniziare anche il proprio campionato, con l'esordio in Serie A in programma sabato 23 agosto in casa contro la Cremonese, club neopromosso. In caso di qualificazione ai sedicesimi il Milan affronterebbe la vincente di Lecce-Juve Stabia.
La sfida tra Milan e Bari è in programma oggi, domenica 17 agosto, alle ore 20.45. Ecco le probabili formazioni:
Milan (3-4-2-1): Maignan; De Winter, Tomori, Gabbia; Musah, Modric, Ricci, Fofana; Pulisic, Loftus-Cheek; Leao. All. Allegr
Bari (4-2-3-1): Cerofolini; Pucino, Mavraj, Vicari, Dickmann; Verreth, Pagano; Sibilli, Bellomo, Pereiro; Gytkjaer. All. Caserta
Milan-Bari sarà trasmessa in diretta e in esclusiva, in chiaro, su Canale 5. Il match sarà disponibile anche in streaming su Mediaset Infinity e sul sito web di SportMediaset.
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(Adnkronos) - La fine del tunnel è ancora lontana, ma si apre uno "spiraglio" per la pace. Un accordo tra le parti, per quanto "complicato", adesso è finalmente "possibile". A una condizione: spetta solo a Kiev stabilire cosa concedere allo 'Zar' e cosa no. Dopo lo storico incontro ad Anchorage, in Alaska, tra il presidente americano Donald Trump e l'omologo russo Vladimir Putin, Giorgia Meloni prova a vedere il bicchiere mezzo pieno. Anche se dal faccia a faccia non è arrivato alcun risultato concreto capace di sbrogliare l'intricata e sanguinosa matassa del conflitto russo-ucraino. Subito dopo il summit, è lo stesso inquilino della Casa Bianca a ragguagliare sia il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sia i leader europei - tra cui la premier italiana - sull'esito del colloquio con Putin. Una call durata circa un'ora e mezza, secondo fonti americane.
Washington si prepara già a ospitare un nuovo vertice: lunedì Zelensky incontrerà Trump, che ha invitato anche i leader europei. Sarà un nuovo round, a distanza di pochi mesi dal drammatico confronto nello Studio Ovale dello scorso febbraio. La posizione di Meloni e degli altri capi di Stato e di governo europei viene fissata nero su bianco in un comunicato congiunto, diffuso dopo la telefonata con il tycoon. I leader accolgono "con favore gli sforzi del presidente Trump per fermare le uccisioni in Ucraina, porre fine alla guerra di aggressione della Russia e raggiungere una pace giusta e duratura", si legge nella nota che porta la firma, oltre a quella di Meloni, di Macron, Merz, Starmer, Stubb, Tusk, Costa e von der Leyen.
Meloni e gli altri chiedono "garanzie di sicurezza solide e vincolanti" per difendere la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina. Un passaggio che giudicano rafforzato dalle parole di Trump, pronto ad assicurare l'impegno americano. La "coalizione dei volenterosi" si dice "pronta a svolgere un ruolo attivo" e chiede che non vengano posti limiti né alle forze armate ucraine né alla loro cooperazione con Paesi terzi. "La Russia non può avere un diritto di veto sul percorso dell'Ucraina verso l'Ue e la Nato", ribadiscono i leader europei, promettendo sostegno a Kiev e avvertendo Mosca: "Finché continueranno le uccisioni in Ucraina, siamo pronti a mantenere la pressione sulla Russia. Continueremo a rafforzare le sanzioni e le più ampie misure economiche per esercitare pressione sull'economia di guerra russa fino a quando non sarà raggiunta una pace giusta e duratura".
Poi Meloni affida a un comunicato le sue riflessioni sul vertice di Anchorage, chiarendo qual è - a suo avviso - il "punto cruciale" per sbloccare lo stallo del conflitto. "Solo l'Ucraina potrà trattare sulle condizioni e sui propri territori", premette. Ma aggiunge che la vera chiave restano le garanzie di sicurezza per Kiev, indispensabili per "scongiurare nuove invasioni russe". È su questo, osserva la premier, che ad Anchorage si sono registrate "le novità più interessanti". "Solo robuste e credibili garanzie", sottolinea, "potranno prevenire nuove guerre ed aggressioni".
La proposta italiana di estendere a Kiev le tutele previste dall'articolo 5 della Nato è stata ripresa da Trump, e Meloni lo mette in evidenza: "Il punto di partenza della proposta è la definizione di una clausola di sicurezza collettiva che permetta all'Ucraina di beneficiare del sostegno di tutti i suoi partner, Usa compresi, pronti ad attivarsi nel caso sia attaccata di nuovo". La girandola di contatti non si ferma qui. Alla vigilia dell'atteso incontro tra Trump e Zelensky, domani alle 15 i "volenterosi" torneranno a riunirsi in videoconferenza per mettere a punto la strategia comune. Nella speranza che, questa volta, la fine del tunnel sia davvero un po' più vicina.
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(Adnkronos) - Almeno sette cittadini palestinesi hanno perso la vita a seguito di un bombardamento israeliano nella città di Gaza. Secondo quanto riporta dall'agenzia di stampa palestinese Wafa, le Forze di Difesa Israeliane (FDI) hanno condotto l'attacco all'alba, colpendo un gruppo di civili presenti nel cortile dell'ospedale Battista.
Il raid precede l'avvio dei preparativi per le operazioni per il trasferimento forzato dei palestinesi dalle "zone di combattimento" nel Sud di Gaza, annunciato ieri dall'esercito israeliano. Una mobilitazione che segna il primo passo di una nuova offensiva che si estenderà ai campi profughi della costa centrale. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha annunciato questa operazione nel fine settimana scorso, generando significative divergenze tra il governo israeliano e l'esercito.
Il Ministero della Sanità di Gaza ha comunicato un bilancio aggiornato delle vittime, attestandosi a 61.897 morti e 155.660 feriti (385 dal venerdì), con la precisazione che le cifre potrebbero essere superiori a causa della presenza di numerose persone ancora sotto le macerie. Gli ospedali di Gaza hanno registrato anche la morte di un bambino per denutrizione. Il totale delle vittime per fame, secondo i dati delle autorità di Gaza, ammonta a 251 persone, tra cui 108 bambini.
Raid di Israele contro gli Houthi nello Yemen. L'Idf ha reso noto di aver colpito una "infrastruttura dell'energia usata dal regime terrorista" a sud di Sanaa. Nella zona, secondo i media locali, sono state registrate una serie di esplosioni. L'impianto ha smesso di funzionare. Gli Houthi hanno denunciato una "aggressione". E' la seconda volta che la marina israeliana colpisce lo Yemen, dopo l'attacco contro il porto di Hodeida lo scorso 21 giugno. I raid sono stati portati a termine dalle unità missilistiche della marina di Israele. Quello di oggi è stato "attuato in risposta ai ripetuti attacchi dal regime Houthi contro Israele e i suoi cittadini, fra cui il lancio di missili e droni verso il territorio israeliano", precisa l'Idf.
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(Adnkronos) - Jasmine Paolini in campo oggi a Cincinnati per la semifinale del torneo Wta in programma il 17 agosto 2025. La tennista azzurra, testa di serie numero 7, nella seconda semifinale in programma nella serata italiana sfida la russa Veronika Kudermetova.
Paolini, in netta ripresa dopo un'estate complicata, è reduce dal prestigioso successo nei quarti di finale ottenuto contro la statunitense Coco Gauff, numero 2 del tabellone, per 2-6, 6-4, 6-3. Kudermetova invece ha dominato la francese Varvara Gracheva per 6-1, 6-2.
Paolini-Kudermetova, orario e precedenti
La sfida tra Paolini e Kudermetova è in programma oggi, giovedì 14 agosto, non prima delle 15 locali, le 21 in Italia Il programma si apre alle 13 locali, le 19 in Italia, con la prima semifinale tra Iga Swiatek e Elena Rybakina.
Paolini e Kudermetova si sono affrontate in 4 precedenti. La tennista di Kazan si è imposta negli ultimi 3 match giocati sempre sul cemento a Cincinnati nel 2021, agli Australian Open 2019 e in Thailandia nel 2017. L'unica vittoria dell'azzurra è arrivata nel 2017 sulla terra battuta in Repubblica Ceca.
Paolini-Krejcikova, dove vederla in tv
Paolini-Kudermetova, come tutte le partite di Cincinnati, sarà trasmessa in diretta televisiva sui canali di Sky Sport, ma sarà visibile, come tutto il tabellone femminile, anche in chiaro su SuperTennis. Il match sarà disponibile in streaming sull'app Sky Go e su NOW, oltre che su SuperTenniX.
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(Adnkronos) - Carlos Alcaraz in finale nel Masters 1000 di Cincinnati. Lo spagnolo, testa di serie numero 2, in semifinale supera il tedesco Alex Zverev, numero 2 del tabellone, per 6-4, 6-3. Nella finale di lunedì 18 agosto, l'iberico sfiderà l'azzurro Jannik Sinner, numero 1 del mondo, reduce dal successo in 2 set contro il francese Terence Atmane.
Zverev, dopo i problemi fisici nei quarti di finale contro Ben Shelton, si spegne all'inizio del secondo set. Alcaraz cambia marcia a metà del primo parziale, piazzando il break e prendendo le redini del match. Sotto 1-2 all'inizio del secondo set, Zverev ha bisogno dell'intervento del fisioterapista in un lungo timeout medico. Il tedesco di fatto esce dalla partita e Alcaraz chiude senza problemi.
Il 22enne iberico si appresta a giocare la nona finale in un Masters 1000 dopo aver trionfato quest'anno a Montecarlo e Roma. La finale di Cincinnati sarà il 14esimo confronto diretto con Sinner. Alcaraz conduce 8-5 nei precedenti. L'azzurro si è imposto nell'ultimo faccia a faccia, in finale a Wimbledon, mentre l'iberico nel 2025 ha avuto la meglio nelle finali di Roma e del Roland Garros.

(Adnkronos) - Vladimir Putin vuole tutto il Donbass per porre fine alla guerra in Ucraina. E' la richiesta che il presidente russo ha presentato a Donald Trump nel vertice del 15 agosto con il presidente degli Stati Uniti in Alaska. La condizione posta dal leader del Cremlino viene illustrata da New York Times e Cnn, tra gli altri. Il quadro viene delineato sulla base delle informazioni fornite da funzionari europei dopo i colloqui che Trump ha tenuto alla conclusione del summit.
Nel vertice durato circa 3 ore, si è discusso di ''scambi di territori'', come ha detto ripetutamente il presidente americano. Se ottenesse il controllo del Donbass, Putin sarebbe disposto a congelare il fronte nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia con l'impegno a non attaccare ulteriormente l'Ucraina o altri paesi europei. La ricostruzione, però, non può trascurare le affermazioni del presidente russo in sala stampa dopo il meeting: Putin ha fatto nuovamente riferimento alla necessità di eliminare le "radici" della crisi. Traduzione: ridimensionamento dell'apparato militare di Kiev, Ucraina mai nella Nato e in prospettiva stato neutrale.
Sarebbero queste, quindi, le condizioni che il presidente ucraino dovrebbe accettare per arrivare ad un accordo di pace, obiettivo che Trump considera prioritario rispetto ad un cessate il fuoco. Casa Bianca e Cremlino, in tal senso, sono allineati: meglio un'intesa che ponga fine al conflitto in maniera permanente, senza passare per una tregua intermedia.
Proprio la parziale inversione di rotta del presidente americano, partito per l'Alaska con il cessate il fuoco in cima all'agenda, sarà oggetto di discussione lunedì, quando Zelensky sarà a Washington per un faccia a faccia alla Casa Bianca.
Se l'incontro dovesse andare bene, a differenza della lite andata in scena nello Studio Ovale a febbraio, Trump si attiverebbe per organizzare in tempi brevissimi - magari entro il 22 agosto - un trilaterale con Putin e Zelensky. Dettagli dai media Usa: lunedì accanto a Trump ci sarà anche il vicepresidente JD Vance, che 6 mesi fa accese la miccia della discussione rimproverando Zelensky: "Non ha mai detto grazie".
Il leader ucraino, che alla Casa Bianca il 18 agosto potrebbe essere 'scortato' da un leader europeo, si presenterà con una linea rigida ma non inflessibile: non appare disposto a soddisfare integralmente la richiesta di Putin ma non chiuderebbe per principio la porta a discussioni.
Zelensky e le domande a Trump: perché dice no a cessate il fuoco?
Se la cessione di territori viene periodicamente esclusa a parole, è inevitabile confrontarsi con la situazione reale sul campo: la Russia spinge in particolare nel Donetsk e controlla una quota rilevante della regione. "Se i russi non mostrano la volontà di rispettare il semplice ordine di fermare gli attacchi, servirà uno sforzo molto più grande per convivere in pace con i vicini", dice Zelensky, mostrando uno scetticismo di fondo: la dilatazione dei tempi, con negoziati e trattative complicate, consente a Putin di continuare a martellare e offre alla Russia tempi supplementari per sviluppare la propria offensiva.
Il presidente ucraino, scrive il New York Times, a Washington si presenterà anche per chiedere chiarimenti: Kiev non comprende perché Trump abbia così velocemente abbandonato la richiesta del cessate il fuoco, da lui più volte ribadita anche poche ore prima del vertice con il leader russo. C'è anche un altro punto attualmente avvolto dalla nebbia: le fonti citate dal Times affermano che non è chiaro che tipo di garanzie di sicurezza potranno dare i partner della Nato all'Ucraina.
"La nostra posizione è: prima il cessate il fuoco, poi tutto il resto", dice intanto Serhiy Leshchenko, consigliere del presidente, alla tv di Kiev. Se i combattimenti continuano durante i colloqui, ci saranno "grandi rischi per l'Ucraina di essere ricattata", ammonisce Leshchenko.
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(Adnkronos) - Oggi, domenica 17 agosto, saranno trascorsi 15 anni dalla morte di Francesco Cossiga, che proprio quaranta anni fa, il 24 giugno del 1985, veniva eletto, al primo scrutinio, con 752 voti, Presidente della Repubblica, iniziando il mandato il successivo 3 luglio. Il presidente 'picconatore', come fu poi definito per le cosiddette numerose e forti esternazioni che caratterizzarono gli ultimi due anni del settennato. Ma non furono certo il frutto di un improvviso e immotivato cambio della linea seguita nell'interpretazione del ruolo ricoperto.
Come ricordato dall'attuale Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel settembre 2020, in occasione della commemorazione per il decimo anniversario della morte, Cossiga "colse con acuta sensibilità che caduta del Muro e fine della potenza sovietica avrebbero avuto conseguenze anche sulla vita politica del nostro Paese, mettendo in discussione non solo i vecchi equilibri ma anche le rendite di posizione di chi supponeva di riceverne vantaggio in quanto estraneo all’ideologia sconfitta. La fine dell'equilibrio di Yalta, a giudizio del presidente, non poteva non riflettersi sul sistema politico italiano".
Un'analisi che trovò uno snodo cruciale nel messaggio sulle riforme, inviato da Cossiga al Parlamento il 26 giugno del 1991, per sottolineare la necessità di "una democrazia compiuta e governante". "Sollecitavo la grande riforma di cui c'era bisogno per schivare la crisi che stava per esplodere - spiegherà Cossiga in un'intervista rilasciata un anno prima di morire - Andreotti, all'epoca premier, rifiutò di controfirmare il documento per la presentazione in Parlamento perché, si difese, non lo condivideva. Lo firmò il ministro della Giustizia Martelli. Fu il momento più difficile, per me. Sembravano tutti ciechi".
Un'amarezza espressa anche nell'ultimo messaggio di fine anno, brevissimo, il 31 dicembre del 1991. "Il dovere sommo, e direi quasi disperato, della prudenza sembra consigliare di non dire, in questa solenne e serena circostanza, tutto quello che in spirito e dovere di sincerità si dovrebbe dire. Parlare non dicendo, tacendo anzi quello che tacere non si dovrebbe, non sarebbe conforme alla mia dignità di uomo libero, al mio costume di schiettezza, ai miei doveri nei confronti della Nazione. Ed allora -affermò l'allora Capo dello Stato- mi sembra meglio tacere. Mi duole di avervi forse deluso. Ma sono certo che voi, gente comune del mio Paese, vorrete comprendermi e, se lo ritenete, anche perdonarmi".
Quella gente comune, aveva affermato Cossiga nel suo discorso di insediamento del 3 luglio del 1985, "punto di riferimento più sicuro, per saldare, sia nella nostra coscienza civile che nel nostro agire, il passato e il futuro". E sempre e già in quell'occasione il neo eletto Presidente non mancò di sottolineare che "l'Italia è cresciuta e si è trasformata con la Costituzione e nella Costituzione, e l'avvenuto mutamento nelle strutture civili, economiche e sociali del Paese richiede ad un tempo continuità dei valori perenni e disponibilità verso gli adeguamenti che favoriscano una nuova ed esaltante primavera della Repubblica".
Indicazioni e auspici poi trasformatisi nell'accorato appello rappresentato dal messaggio alle Camere del 1991. "La richiesta di riforme istituzionali, di nuovi, moderni e più efficienti ordinamenti e procedure, non è -scriveva Cossiga- una richiesta solo 'politica' o tanto meno 'di ingegneria costituzionale', ma è una richiesta civile, morale e sociale di governo, di libertà, di ordine, di progresso da parte della gente comune; ed è una richiesta da parte di quei gruppi e di quei settori dirigenti del sistema politico, economico, culturale che avvertono come dinnanzi alle incalzanti scadenze europee, all'inadeguatezza dell'amministrazione, alle carenze e lentezze della giustizia, al dissesto della finanza pubblica, l'Italia corra il rischio di perdere o di vedere insidiato il posto che si è meritatamente conquistato nel concerto delle Nazioni".
Meno di un anno dopo, il 25 aprile del 1992, Cossiga annuncerà la sue dimissioni, poi formalizzate tre giorni dopo, in anticipo rispetto alla scadenza del mandato, per consentire un ordinato passaggio tra la decima e l'undicesima legislatura e permettere così al Parlamento di eleggere un Capo dello Stato "forte politicamente e forte istituzionalmente, per promuovere la formazione di un Governo nuovo e forte".
"Spero che tutti lo consideriate un gesto onesto, di servizio alla Repubblica. Concludo così sette anni che sono stati difficili non per me, o non solo per me, ma anche per il Paese. Sette anni in cui tante cose sono state cambiate e in cui mi è stato assicurato il privilegio di essere testimone di grandi cambiamenti, all’Est, ma io mi auguro anche all’Ovest adesso. Sette anni in cui ho cercato, con il silenzio prima, con la parola poi, con gli atti, con gli scritti, con i comportamenti di servire il mio Paese: vi sono riuscito? Non vi sono riuscito? Non spetta a me giudicarmi. Io non ho messaggi da lanciare, e non ho né forza politica, né rappresentanza morale tale da pretendere di lasciarvi testamento".
Lasciato il Quirinale, da senatore a vita il Presidente emerito rappresenterà ancora una presenza incisiva dal punto di vista ideale, morale e politico, confermando così, come dirà sempre Mattarella nel 2020, di essere "un italiano che ha servito il Paese con tutta la forza di cui è stato capace".
Dai banchi di Palazzo Madama, nel maggio del 1994, contribuirà alla nascita del primo Governo Berlusconi, la cui maggioranza è in bilico, "per dare -spiegherà- una soluzione alla crisi di Governo, per un coraggioso progredire sulla via della democrazia compiuta, come se valesse il 'già' pur nel 'non ancora', per la rifondazione della nostra Repubblica con un nuovo patto nazionale che nulla rinneghi delle radici storiche ed etiche della Repubblica del 1946, per l'Italia e per l'Europa".
Quattro anni dopo, nell'ottobre del 1998, sarà l'artefice della nascita del Governo guidato da Massimo D'Alema, primo ex comunista ad approdare a Palazzo Chigi, pochi mesi prima della decisione della Nato di bombardare la Serbia per fermare la pulizia etnica praticata in Kosovo.
Ancora una volta da Cossiga arriverà l'invito a dare inizio ad una nuova stagione che superi le vecchie ferite della storia nazionale e le contrapposizioni legate alla Guerra Fredda. "Con questo Governo -dirà nell'annunciare la fiducia all'Esecutivo- viene reso possibile far comprendere al popolo che la guerra fredda è finita e non è soltanto un grave errore politico o un’offesa alla storia, ma è un peccato contro lo spirito della nazione continuare a considerare comunisti, nel senso che questa parola aveva negli ultimi cinquant’anni, i Democratici di sinistra; così come sarebbe un errore storico e una grave colpa considerare fascisti coloro che siedono nei banchi della Destra". (di Sergio Amici)

(Adnkronos) - Torna in pista la MotoGp. Il Mondiale riparte con il Gp d'Austria sul circuito del Red Bull Ring, in programma oggi, domenica 17 agosto. Nell'ultimo Gran Premio corso in Repubblica Ceca a Brno ha trionfato ancora una volta Marc Marquez, sempre più leader del Mondiale Piloti, con l'Aprilia di Marco Bezzecchi secondo seguito dalla KTM di Pedro Acosta.
Soltanto quarta l'altra Ducati di Pecco Bagnaia. Nella classifica Piloti Marquez guida con 381 punti, seguito dal fratello Alex, secondo a 216. A tre punti di distanza ecco Bagnaia, determinato a risalire la graduatoria.
Il Gp d'Austria di MotoGp è in programma oggi, domenica 17 agosto, alle ore 14. La gara si potrà vedere in diretta televisiva e in esclusiva sui canali SkySport, mentre sarà trasmessa in chiaro su TV8 solamente in differita. La corsa sarà disponibile anche in streaming sull'app SkyGo e su NOW, oltre che, quando previsto, sul sito web di TV8.
Leggi tutto: MotoGp, oggi si corre in Austria: orario e dove vederla in tv

(Adnkronos) - Jannik Sinner in finale nel Masters 1000 di Cincinnati. L'azzurro, numero 1 del mondo, domani 18 agosto 2025 disputerà la 28esima finale della carriera - l'ottava in un Masters 1000 - e andrà a caccia del 21esimo titolo. Nella stagione attuale, Sinner ha vinto 2 tornei (Australian Open e Wimbledon), fermandosi in finale agli Internazionali d'Italia e al Roland Garros.
A Cincinnati, dove difende il titolo vinto nel 2024, l'azzurro 24enne può assicurarsi anche un premio non indifferente. Il trionfo sul cemento dell'Ohio vale 1,12 milioni di dollari. Quasi il doppio rispetto ai 597mila (e spiccioli) già garantiti per la qualificazione alla finale del torneo che, in totale, mette in palio un montepremi di 9,19 milioni di dollari.
Il 2025, nonostante la sospensione di 3 mesi nella prima metà della stagione, è stato sinora un anno decisamente positivo per Sinner a livello di risultati e di 'conti'. L'eccellente rendimento in campo ha garantito all'azzurro premi per 8,43 milioni di dollari da gennaio ad oggi. In carriera, nel complesso, il numero 1 del mondo ha ottenuto premi per 45,68 milioni di dollari.
Leggi tutto: Sinner, finale a Cincinnati: quanto ha guadagnato e quanto vale la vittoria

(Adnkronos) - C'erano una volta i grandi presentatori. E poi c'era lui: Pippo Baudo. Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo per l'anagrafe, "Superpippo" per gli amici, il pubblico e la leggenda. È morto a Roma all'età di 89 anni, dopo una carriera ineguagliabile lunga oltre sessant'anni e una vita vissuta con la passione inestinguibile dell'uomo di spettacolo totale. Baudo non è stato solo un conduttore: è stato una istituzione popolare, una colonna portante della cultura televisiva italiana del secondo Novecento e del nuovo millennio. Più che un protagonista, è stato un demiurgo, uno di quelli che la televisione l'ha modellata, plasmata, inventata, e - non di rado - salvata.
Tra i quattro "moschettieri" della Tv – Mike Bongiorno, Corrado, Enzo Tortora e lui – è stato l'ultimo a lasciare la scena, il più longevo non solo anagraficamente ma anche artisticamente, colui che ha saputo reinventarsi più volte, attraversando le epoche, resistendo al tempo e al costume, conservando sempre il suo stile inconfondibile fatto di autorevolezza e ironia, di garbo e determinazione, di controllo assoluto del palco e della diretta, anche quando l’imprevisto bussava alla porta. Pippo Baudo non era mai fuori posto. Sembrava nato per la diretta.
Nato il 7 giugno 1936 a Militello in Val di Catania, terra aspra e teatrale, lo stesso anno in cui moriva Luigi Pirandello, Baudo sembrava da subito predestinato all'arte della scena. Figlio di un avvocato, si laurea in giurisprudenza a Catania (una tesi discussa all’alba, dopo aver presentato un concorso di bellezza la sera prima), ma è evidente sin dagli anni del liceo che il diritto è una maschera, non un destino. Il teatro è il suo primo amore, il pianoforte il suo primo strumento, la parola il suo mestiere.
Nella Sicilia del dopoguerra, Baudo cresce tra studi classici, commedie scolastiche e CineTeatri di provincia, e comincia ad affacciarsi sul mondo dello spettacolo come pianista e presentatore improvvisato. L'incontro con Tuccio Musumeci, suo primo compagno d’arte, lo avvia a una carriera che avrebbe potuto portarlo ovunque: poteva essere un ottimo avvocato, un raffinato musicista o un brillante attore, ma ha scelto di essere il narratore della domenica italiana, il cerimoniere dei sabato sera in famiglia.
Il primo miracolo arriva nel 1966. Il telefilm "Rin Tin Tin" non arriva in tempo negli studi Rai. Per tappare il buco mandano in onda una trasmissione giudicata "intrasmissibile", il pilot di un certo "Settevoci". È un trionfo. Pippo Baudo entra nell’immaginario collettivo. Da lì in poi è un crescendo rossiniano: “Eccetera eccetera”, “Canzonissima”, “Fantastico”, “Domenica In”, “Serata d’onore” – il palinsesto della Rai è una costellazione di titoli baudiani, e viceversa. Conduce 13 Festival di Sanremo – record assoluto – portando sul palco dell’Ariston cantanti, attori, comici, polemiche, lacrime e cachet d’oro. Dirige, scopre, inventa, rilancia. Dove mette mano, Baudo fa scuola.
È anche un eccezionale talent scout: a lui devono le prime luci della ribalta personaggi come Lorella Cuccarini, Heather Parisi, Laura Pausini, Giorgia, Michelle Hunziker, Barbara D’Urso, ma anche Beppe Grillo, Nino Frassica, Manlio Dovì, Fioretta Mari, Sabrina Ferilli. Perfino le sue gaffes, come lo storico scarto di un giovane Fiorello a un provino, sono diventate parte del folclore nazionale.
Non c’è genere televisivo che Baudo non abbia affrontato: varietà, talent, quiz, talk, retrospettive, documentari, show commemorativi, perfino trasmissioni educative o di divulgazione storica come “Novecento” o “Centocinquanta”. Ogni volta con il suo inconfondibile timbro: professionismo rigoroso, ironia sottile, eleganza empatica, capacità di ascolto, talento per il ritmo narrativo.
Anche nei momenti più difficili – dal flop del passaggio a Mediaset negli anni '80 al caso giudiziario delle telepromozioni negli anni '90 – Baudo ha sempre saputo risorgere. Con tenacia e con una qualità rara nel mondo dello spettacolo: la credibilità. Mai sfiorato da gossip velenosi, sempre presente nei momenti-chiave della televisione italiana, Baudo ha incarnato per decenni l’idea stessa di una Tv che sa intrattenere senza umiliare, che diverte ma non svilisce.
Dietro il volto istituzionale e imperscrutabile, Pippo Baudo è stato anche un uomo appassionato, generoso, ironico, pieno di vita. Non ha mai nascosto il suo carattere forte, a volte spigoloso, capace di litigi clamorosi (celebre quello con Bruno Vespa durante "Centocinquanta") ma anche di grandi riconciliazioni e gesti di affetto sinceri. Sentimentalmente generoso, ha avuto cinque relazioni importanti (Mirella Adinolfi, Angela Lippi, Alida Chelli, Adriana Russo e Katia Ricciarelli), due figli, tre nipoti e un pronipote.
Amava la sua Sicilia in modo viscerale e ne è sempre stato ambasciatore instancabile, mai caricaturale, ma fiero e nobile, come quella parte dell’isola barocca e colta che fu sua culla e che lo ha sempre accompagnato nel cuore, ovunque fosse.
Celebre la sua imitazione firmata da Gigi Sabani: "L’ho inventata io!" diceva. E in fondo non era una battuta. Pippo Baudo ha davvero inventato un pezzo di televisione italiana, e con essa ha contribuito a raccontare e costruire il carattere di un Paese, i suoi sogni, i suoi riti, le sue consuetudini domestiche. Le sue trasmissioni hanno accompagnato generazioni intere, tra una tombola di Natale, una serata d’estate, un fine settimana in famiglia.
Ma se oggi la tv sembra un mezzo stanco, incapace di rinnovarsi, privo di certezze, è anche perché un personaggio come Pippo Baudo non c’è più. E forse non ci sarà mai più. Perché Baudo non era solo un volto: era un metodo, uno stile, una visione, un uomo capace di attraversare la storia con un microfono in mano e il rispetto per il pubblico come regola aurea.
Negli ultimi anni, Pippo Baudo si era fatto vedere sempre meno. Qualche collegamento video, un’apparizione a sorpresa, un messaggio di auguri. Aveva smesso di tingersi i capelli, ma non aveva perso lo sguardo vivo né la battuta pronta. Se n’è andato in silenzio, a 89 anni, con la stessa eleganza con cui ha vissuto. Il pubblico, oggi, è orfano di un padre televisivo. Di un maestro. Di un pezzo di casa. Il suo sipario si è chiuso. Ma il suo spettacolo, quello, resta. E resterà per sempre. (di Paolo Martini)
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(Adnkronos) - "Facciamo un applauso a Pippo Baudo, persona stupenda, che ci ha lasciato qualche minuto fa". In un video sui social Cristina D'Avena ha annunciato quasi in diretta la morte di Pippo Baudo oggi, sabato 16 agosto, dal palco. Poche parole seguite da un sentito applauso del pubblico che ha urlato "Pippo, Pippo".
"Io lo conoscevo, era un'istituzione e un uomo incredibile, quindi, vorrei dedicare questo concerto proprio al grande Pippo Baudo, che sicuramente ci starà ascoltando. Grazie Pippo per tutto quello che hai fatto".


(Adnkronos) - Un regalo speciale. Jannik Sinner compie 24 anni e oggi, 16 agosto, festeggia battendo il francese Terence Atmane per 7-6, 6-2 nella semifinale dell'Atp Masters 1000 di Cincinnati. L'azzurro, che nell'allenamento mattutino ha ricevuto gli auguri del pubblico con un tradizionale 'happy birthday', prima della sfida con il 23enne transalpino viene sorpreso dall'omaggio dell'avversario.
Atmane, appassionato di Pokemon e uno dei principali collezionisti di card in Francia, regala a Sinner una carta. Il numero 1 del mondo non nasconde la propria sorpresa iniziale: l'azzurro apprezza il dono, il ringraziamento a Atmane è sincero. Provvedono poi i social manager del torneo di Cincinnati a svelare il 'mistero'. Cosa ha regalato Atmane a Sinner? Una card dei Pokemon, ovviamente. Anzi, la card del Pokemon per eccellenza: ecco Pikachu.
Leggi tutto: Sinner, il regalo di Atmane per il compleanno: una carta dei Pokemon

(Adnkronos) - "Pippo Baudo è stato un gigante, un maestro, un esempio e un amico" dichiara all'Adnkronos il conduttore e giornalista Pierluigi Diaco. "A lui va il grazie di intere generazioni di spettatori. In tv ci sarà un prima e un dopo Baudo: lo studieremo sempre, lo cercheremo ancora”.


(Adnkronos) - "È una notizia che sconvolge, stravolge, e dà tanta tristezza nel cuore". Così Carlo Conti, raggiunto al telefono dall'Adnkronos, commenta la notizia della scomparsa di Pippo Baudo, morto oggi 16 agosto a 89 anni: un uomo che è stato il punto di riferimento per un'intera generazione di professionisti. "Si è spenta la televisione, si spegne un pezzo di storia della televisione, si spegne l'uomo che ha inventato la televisione", afferma Conti, sintetizzando il sentimento di un intero Paese. Per il conduttore toscano, Baudo era un modello assoluto: "Ciascuno di noi l'ha visto come un faro, come un punto di riferimento, come uno degli esempi da seguire".
Un'eredità così presente e fondamentale che lo stesso Conti, nel definire il suo ultimo Festival di Sanremo, ha usato un solo aggettivo: "Baudiano". "È lui che ci ha insegnato a fare il Festival", spiega. "E ancora noi lo stiamo facendo come ce l'ha insegnato lui, come l'ha inventato lui. Come ha inventato tante cose, tanti personaggi, comici, cantanti".
Il tributo di Conti è al "numero uno" che "si spegne, ma che comunque ci ha regalato tanto e quindi continuerà a vivere nel cuore dei telespettatori e di tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di incontrarlo". Inevitabile, quindi, che anche il prossimo Festival di Sanremo porti il suo segno indelebile. "Sarà ovviamente nel ricordo di Pippo più che mai, come d'altronde lo è sempre stato", conclude Conti.
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