
(Adnkronos) - "Negli ultimi anni grazie alla ricerca sono stati fatti numerosi passi in avanti nella diagnosi e nella gestione delle patologie respiratorie. Quello che probabilmente ancora rappresenta un importante unmet need è arrivare a un livello che vada oltre il controllo ottimale di malattia". Lo ha detto Matteo Bonini, professore ordinario di Malattie dell'apparato respiratorio, Sapienza università di Roma, ieri a Roma in occasione dell'evento Investigator's Meeting, su varie aree della ricerca clinica che AstraZeneca conduce in Italia, che ha visto il coinvolgimento di oltre 160 clinici.
"L'oncologia, la reumatologia e altri settori - ha spiegato Bonini - ci hanno insegnato come si possa ambire alla cura della patologia, 'on treatment' o 'off treatment', e avere questo tipo di ambizione, alla luce della possibilità di diagnosi endo-tipiche e di strategie di terapia telorizzate e individualizzate sul singolo paziente, credo sia un obbligo per tutti i professionisti del Sistema sanitario. Oltre all'ambizione della cura, al momento noi siamo abituati a trattare le patologie in base allo stato con cui si presentano, con una valutazione che è prevalentemente di tipo trasversale, andando a vedere il rischio retroattivamente di riacutizzazioni e la sintomatologia attuale riferita al paziente. Avere invece un approccio che miri al rischio futuro, e che miri a identificare le traiettorie di patologia per quanto prima fare un'azione precoce predicendone la prognosi, sicuramente può rappresentare un ulteriore passo avanti".
"Almeno a livello italiano - ha evidenziato l'esperto - c'è la necessità di avere un livello di formazione decisamente più elevato per tutti gli interpreti della ricerca clinica, medici, infermieri e tutte le altre figure che partecipano attivamente alla conduzione di un trial randomizzato controllato. Avere un'appropriata formazione del personale va di pari passo con avere anche un'appropriata formazione delle strutture e dare la possibilità di prevedere in anticipo quelle che possono essere le necessità della conduzione dello studio, prevedendo quelle che saranno le necessità di arruolamento e anticipando così qualsiasi possibile imprevisto".
E su come la ricerca e la partnership tra pubblico e privato possano accelerare l'accesso a terapie innovative in un campo come quello delle patologie respiratorie in cui c'è bisogno di una medicina sempre più personalizzata, Bonini non ha dubbi: "Penso che, anche alla luce delle esperienze precedentemente fatte in Inghilterra e negli Stati Uniti, la partnership tra pubblico e privato, in particolar modo fra accademia e industria, sia fondamentale. Da un confronto di interpreti che provengono da mondi diversi e ragionano in diverso modo, credo ne esca sempre un risultato migliorato e migliorativo. Lo scambio di idee, il confronto, la messa in discussione sono fondamentali - ha concluso - Esiste un know-how attualmente dell'industria che non è disponibile nell'accademia, e viceversa. Quindi questo tipo di collaborazione stretta e finalizzata al raggiungimento di un obiettivo comune sicuramente può portare a dei risultati ancora più di soddisfazione rispetto a quello che stiamo facendo al momento attuale".

(Adnkronos) - Promuovere un confronto sull'idrogeno come vettore energetico a partire da soluzioni industriali nella mobilità collettiva: dall'illustrazione di casi d'uso italiani in corso di realizzazione all’apertura di un dialogo più ampio sul mercato e sulle sfide attuali. Oggi, nella sala vip del Padiglione Italia di Expo 2025 di Osaka, si tiene l'incontro 'Progettare la società futura per le nostre vite: una regione che punta a decarbonizzare la mobilità attraverso l’idrogeno', realizzato da Fnm in collaborazione con Regione Lombardia.
All’incontro, a cui partecipano rappresentanti di imprese, università e centri di ricerca giapponesi, ma non solo, sono presenti l'assessore alle Infrastrutture e Opere pubbliche di Regione Lombardia Claudia Maria Terzi, che ha inviato un messaggio, il presidente di Fnm Andrea Gibelli, il presidente di Ferrovienord Pier Antonio Rossetti, il presidente di Milano Serravalle - Milano Tangenziali Elio Catania, il direttore strategia e sviluppo di Fnm Stefano Erba, il direttore direzione tecnica di Milano Serravalle-Milano Tangenziali Alessandro Torrini, il direttore commerciale e business development di Alstom Marco Biffoni, il direttore idrogeno di Edison Next Gabriele Lucchesi, il chief operating officer di Sea Aeroporti di Milano Alessandro Fidato.
"Grazie all’occasione del convegno organizzato con Fnm a Expo -spiega l'assessore lombardo alle Infrastrutture e opere pubbliche, Claudia Maria Terzi- abbiamo potuto parlare di mobilità ferroviaria sostenibile illustrando il 'modello Lombardia', confrontandoci con una realtà come quella giapponese, leader nella produzione di energia alternativa e negli investimenti per la ricerca di innovative tecnologie per la transizione verde. Il progetto H2iseO, che prevede la circolazione dei treni a idrogeno lungo la linea ferroviaria Brescia-Iseo-Edolo, attualmente alimentata a diesel, conferma l’impegno e l’interesse di Regione verso progetti dal forte carattere innovativo. L’auspicio è che dal confronto tenutosi oggi nascano sinergie virtuose tra Paesi all’insegna della condivisione di competenze finalizzata al futuro della mobilità sostenibile".
"Siamo felici di aver avuto l’opportunità, grazie a Regione Lombardia e a Padiglione Italia, di presentare in un contesto internazionale così prestigioso i progetti del Gruppo Fnm -afferma il presidente di Fnm, Andrea Gibelli-. Il nostro piano strategico fissa importanti obiettivi di efficienza energetica e riduzione delle emissioni, da raggiungere attraverso lo sviluppo di sistemi di mobilità sostenibile. Il progetto H2iseO e la rete di stazioni di rifornimento stradale a idrogeno rappresentano un passo avanti fondamentale in questa direzione, che si affianca alle molte altre azioni che il Gruppo sta portando avanti, come il rinnovo delle flotte e l’impegno nella produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile".
"Da un punto di vista infrastrutturale -sottolinea il presidente di Ferrovienord, Pier Antonio Rossetti- il progetto H2iseO rappresenta una sfida importante per Ferrovienord che ha lavorato e continua a lavorare con grande impegno e dedizione per realizzare tutti gli impianti e le opere infrastrutturali necessarie all’avvio del servizio commerciale del treno. Voglio anche ribadire come la nostra azione abbia come obiettivi principali l’efficienza e la sostenibilità oltre naturalmente alla massima attenzione alle tematiche della sicurezza".
"Il progetto serraH2valle -dichiara il presidente di Milano Serravalle Milano Tangenziali, Elio Cosimo Catania- rappresenta un’iniziativa strategica, per la società e per il Gruppo, che punta alla realizzazione della prima rete italiana di stazioni di rifornimento a idrogeno, destinata sia al traffico veicolare leggero che a quello pesante. L'infrastruttura sorge in un'area di primaria importanza per il trasporto e la logistica lungo l’asse Europa–Genova, favorendo i collegamenti verso la Svizzera e la Germania. Con questo progetto intendiamo infatti promuovere l’utilizzo di veicoli a idrogeno, in particolare nel trasporto pubblico e nella logistica, contribuendo in modo concreto alla transizione verso una mobilità a zero emissioni e al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del trasporto su gomma".
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(Adnkronos) - L’Intelligenza artificiale può allargare le maglie di un tessuto sociale già debole, dividendo la popolazione in due profili sociali distinti: da un lato, coloro che avranno la possibilità di assicurarsi gli skill giusti per navigare nel mercato del lavoro; dall’altro, un segmento di popolazione incapace di orientarsi in un mondo sempre più complesso. E' soprattutto di questi ultimi che si occupano i centri per l’impiego italiani: un apparato composto da oltre 600 sportelli su tutto il territorio e in cui lavorano circa 20.000 dipendenti. Eppure, il nostro Paese continua a essere, in Europa, tra gli ultimi in termini di spesa sui servizi per l’impiego: nel 2023 l’Italia vi ha dedicato lo 0,051% del Pil, contro la media dello 0,18 europea e lo 0,3 di Germania e Danimarca.
Emerge dalla ricerca realizzata dall’Eurispes che ha indagato i mercati del lavoro regionali e la sfida posta dall’Intelligenza artificiale. Lo scopo dell’analisi è di accorciare le distanze del mismatch tra la domanda e l’offerta in un Paese dove coesistono zone di carenza di manodopera con ampie sacche di disoccupazione. Risulta pressoché impossibile anticipare la domanda di competenze che saranno richieste nei prossimi anni dal mondo delle imprese. Così come risulta difficile capire quali professioni si salveranno e quali scompariranno di fronte ai nuovi scenari ipotizzati soprattutto dall’uso massiccio dell’Ia.
La spinta alla digitalizzazione provoca profonde trasformazioni dei processi organizzativi, delle competenze professionali e dei modelli di business. I principi fondamentali delle trasformazioni digitali possono essere raggruppati in quattro grandi categorie: la grande accessibilità delle informazioni; l’utilizzo dei dati sensibili, soprattutto ad uso e consumo del sistema delle imprese; la condivisione e diffusione delle idee attraverso i social network; la cooperazione reticolare tra le realtà organizzative. La grande accessibilità delle informazioni non ha portato fin qui alla sua democratizzazione, e qualche istituzione regionale può assumerle come un vincolo più che come un’opportunità. Il cambiamento sotteso alla digitalizzazione richiede la presenza di inedite competenze professionali. Le figure professionali in fieri venute alla luce sono tante, e i loro contorni sono tutt’altro che nitidi, molte di loro nascono e scompaiono con una certa facilità. Dato che gli algoritmi sono una questione che attiene più alla logica che alle materie Stem, le imprese tecnologiche hanno bisogno di umanisti, che si richiamino alla psicologia, sociologia, antropologia, ma soprattutto alla filosofia.
Il nuovo scenario è descritto come un passaggio dalla società industriale del lavoro alla società reticolare delle attività, nella quale il lavoro è concepito ed esercitato come attività relazionale; in questo caso bisogna pensare, coordinare, comunicare, il resto lo faranno le macchine. Per questo le soft skill segneranno il mercato del lavoro. Le competenze tecnico-professionali assumono un’importanza minore nell’ambito delle attività svolte in un contesto organizzato. Al contrario, le competenze trasversali hanno più rilevanza sui più recenti modi di lavorare. Le competenze tecnico-informatiche rappresentano solo una parte dei requisiti richiesti dalle imprese, mentre la componente relazionale occupa un ruolo sempre più determinante.
Lo scopo della ricerca condotta dall’Eurispes è di fornire un quadro generale della situazione attuale dei servizi per l’impiego italiani, oggetto di importanti riforme e investimenti negli ultimi anni. Per fare ciò sono stati intervistati operatori e dirigenti secondo la metodologia della ricerca sociale al fine di condurre un’analisi qualitativa. Le interviste realizzate con Natale Forlani, presidente dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp), e Tiziano Treu, ex-ministro del Lavoro hanno permesso ai ricercatori di elaborare una prima bozza delle potenzialità e delle problematiche esistenti a livello nazionale e di stilare una traccia di intervista, semi strutturata, per le singole Regioni.
Sono state proposte in videochiamata agli intervistati 9 domande, ognuna delle quali corrispondente a un ambito tematico, alle quali hanno risposto le seguenti Regioni: Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Sardegna e Veneto. Secondo l’analisi qualitativa prescelta per elaborare i dati, sono stati ipotizzati tre modelli sintetici di comportamento per le strutture analizzate: modello di galleggiamento, un set, di agenzie regionali che cercano di barcamenarsi tra vincoli normativi imposti dal contesto generale, modello normativo/burocratico, un sistema che segue alla lettera le norme prescritte dagli organi sovraordinati, modello liberale/creativo che si discosta di più dal reticolo di norme dettate dal contesto culturale, si concede spazi di autonomia e sceglie strade creative.
Attraverso la lettura critica del mercato del lavoro si può tracciare uno scenario che lascia emergere una nuova cultura delle soft skill, che richiede capacità creative, di comunicazione, di apprendimento e di attenzione alla qualità, non solo per chi ricopre profili manageriali. I dipendenti moderni hanno competenze tecniche più avanzate di un lavoratore del Novecento ma, allo stesso tempo, assimilabili a quest’ultimo per l’assoluta secondarietà delle competenze trasversali. L’esito di questo scenario è la riproposizione delle piramidi professionali all’interno delle quali ai lavoratori manuali si richiedono solo competenze tecniche, spesso ignorando quanto quelle soft siano importanti per mantenere aggiornate le prime, e ai secondi si richiede una lunga lista di competenze manageriali all’interno delle quali le abilità socio-relazioni rivestono un posto di tutto rispetto. Rileva la ricerca Eurispes.
La stratificazione insita nella piramide professionale è in buona parte all’origine del mismatch tra la domanda e l’offerta di lavoro. Per ragioni storiche e culturali il lavoro è sempre meno un privilegio e sempre più una necessità. Aumenta la distanza tra le richieste delle imprese e le aspettative di chi è dentro il mercato. Esso non è più il 'central life interest', come recita la letteratura sociologica del secolo scorso. Da qui le grandi trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche impongono di ricostruire la gerarchia dei valori e sospingono verso nuove prospettive di vita.
Per rispondere alla crisi economica e sociale generata dalla pandemia, ricorda la ricerca Eurispes sui centri per l'impiego, nel 2021 il Governo avvia il programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), con un fondo di 4,4 miliardi e l’obiettivo di raggiungere 3 milioni di beneficiari entro il 2025. L’iniziativa si propone di riformare radicalmente le politiche attive del lavoro in Italia, facilitando l’inserimento e il reinserimento nel mercato del lavoro attraverso percorsi personalizzati di orientamento, aggiornamento (upskilling) e riqualificazione (reskilling). A distanza di tre anni, si osserva come il programma abbia inciso profondamente sull’operatività dei cpi in cui si è passati da un approccio passivo, basato sull’iscrizione volontaria, a uno proattivo, che prevede la convocazione diretta degli utenti, specialmente i percettori di sostegno al reddito.
Sull’efficacia delle strategie di intervento si gioca una partita importante per i cpi e per il futuro del Paese: la priorità, oggi, è fornire forza-lavoro alle imprese che hanno difficoltà a reperire lavoratori e lavoratrici. Termini come 'servizio pubblico', 'sportello', 'profilo', 'competenze' e simili, sono in assoluto i più frequenti durante le interviste, a conferma della vocazione fortemente orientata ai bisogni degli utenti. Il cosiddetto mismatch è un punto focale in tutte le Regioni esaminate e le strategie per far fronte a questa crisi si dividono tra innovazione digitale e servizi sul territorio.
Un’altra novità che ha contribuito ad avvicinare l’utenza allo sportello è la dichiarazione di immediata disponibilità (did), un documento diventato necessario per certificare lo stato di disoccupazione o ricevere sussidi, che spesso rappresenta il primo passo per portare l’utente dentro un cpi da dove inizia l’iter di profilazione. Analogamente allo spazio fisico, anche le piattaforme online sono diventate luoghi con una migliore user experience dove è possibile utilizzare alcuni servizi derivanti da tecnologia basata sulla gestione di Big Data o Ia. Alcuni sono già delle realtà consolidate, come i chatbot in Veneto, che fornisce informazioni tramite un’interfaccia familiare per l’utente, oppure la piattaforma OrientaCalabria, che consente di generare una lettera di presentazione utilizzando l’Ia dopo l’inserimento del proprio cv, e di personalizzarla in base all’annuncio di lavoro a cui si vuole rispondere. Altri servizi sono in via di sviluppo, come gli assistenti virtuali che si stanno sperimentando nel Lazio o in Sardegna. La digitalizzazione, i Big Data e l’Ia stanno portando anche a un efficientamento delle attività di back-office, come accade nelle Marche con l’utilizzo di Copilot o in Emilia Romagna con il progetto Amartya. Le applicazioni basate su Ia, laddove non sono già operative, fanno sempre parte dei progetti futuri in ogni Regione. Nelle interviste il termine 'Intelligenza artificiale' appare con la stessa frequenza delle altre parole-chiave più diffuse.
La digitalizzazione ha dato un sostanziale contributo nella capacità di misurare le prestazioni dei centri per l'impiego. Rileva l'Eurispoes spiegando che "le attività di monitoraggio regionali fanno riferimento ai cosiddetti lep, livelli essenziali delle prestazionil che, benché non siano dei veri e propri indicatori, costituiscono il presupposto normativo e concettuale per condurre diversi tipi di analisi, stabilire obiettivi e confrontare l’efficienza tra i cpi di uno stesso ambito territoriale". Le Regioni, in particolare gli Osservatori, hanno applicato i principi dei lep in diversi ambiti: nella Regione Lazio, per esempio, è stato stabilito uno standard regionale dei primi cinque livelli essenziali, mentre in Veneto o Emilia-Romagna, per misurare l’efficienza dei propri presidi o delle iniziative sul territorio, si fa riferimento alla percentuale di persone collocate, o ricollocate, tra tutte quelle che hanno fatto domanda.
Avere a disposizione dei dati pressoché in tempo reale, viene indicato come un beneficio anche per la comunicazione interna tra i diversi comparti dell’amministrazione, offrendo la possibilità di pianificare le attività basandosi su dati affidabili e sperimentando anche la produzione di cruscotti interattivi pubblicati nei siti ufficiali, come in Sardegna e Calabria.
Non mancano, tuttavia, alcuni aspetti critici, come la scarsità di personale adeguatamente preparato a svolgere analisi dei dati. Quest’ultimo tema si incrocia con un quesito: se nuove assunzioni o corsi di formazione mirati possano migliorare l’efficienza organizzativa e l’efficacia delle azioni sul territorio e sull’utenza
Esempi di collaborazione tra il mondo dei servizi pubblici per l’impiego (spi) e le università, o gli istituti di ricerca, rileva l'Eurispes, entrano sempre più frequentemente nello scenario del mercato del lavoro in tutta Europa e anche in Italia. Nonostante lo scambio tra questi due mondi sia riconosciuto come una pratica indispensabile per cercare di gestire la complessità degli scenari attuali, le collaborazioni sistematiche sono rare, la maggior parte dei rispondenti racconta di pratiche di scambio inesistenti o sporadiche.
In merito al rapporto con le Università spiccano le Regioni Liguria ed Emilia Romagna: la prima ha attivato un master con l’Università di Genova destinato alla formazione dei funzionari, mentre l’Osservatorio è attivo nella collaborazione con tesisti e dottorandi della stessa Università; la seconda ha all’attivo collaborazioni con l’Università di Bologna con un progetto che mira a combinare diverse banche dati per misurare l’effetto delle misure adottate. L’Emilia Romagna è anche protagonista di un progetto innovativo che prende il nome di Amartya: si tratta di un algoritmo complesso che raccoglie i dati territoriali ed è in grado di analizzare e prevedere l’efficacia delle politiche del lavoro sul territorio.
Diversamente, il rapporto con le imprese è molto intenso, sia in termini di affidamento dei servizi, tra cui le piattaforme informatiche, sia per quanto riguarda le partnership per la ricerca di personale. Dalla prospettiva degli spi il rapporto con le agenzie private è sostanzialmente di tipo collaborativo, per esempio alcune agenzie private eseguono una profilazione preventiva che poi servirà a inviare le persone nei diversi sportelli per inserirle in progetti di formazione. L’efficienza degli SPI si presenta come l’esito di un insieme di condizioni locali o, talvolta, frutto dell’iniziativa del singolo funzionario, subendo l’assenza di strutture normative e organizzative nazionali.
La gestione regionalizzata dei centri per l'impiego offre la possibilità di adattare norme e prassi al contesto locale e aumentare l’efficienza delle risorse, ma presenta criticità in merito al divario operativo e alle prassi di scambio tra diverse Regioni che, allo stato attuale, non sono promosse da norme o istituzioni statali in modo sistematico. Lo rileva una ricerca di Eurispes, evidenziando come "altresì le parole 'scambio', 'condivisione' e simili sono tra le meno citate nelle interviste". Nello scenario intra-regionale spicca la condivisione di esperienze e pratiche che avviene attraverso il Sil, la piattaforma dedicata alla gestione delle pratiche inerenti alle politiche del lavoro. Un altro esempio sono le 'scrivanie virtuali', nate durante la pandemia e ancora in uso per incentivare lo scambio di esperienze tra i diversi cpi.
In merito alla digitalizzazione, il 'Tavolo del riuso' ha permesso la condivisione, gratuita, di software open source a beneficio delle Regioni e che ha favorito la costituzione spontanea di una rete di costante collaborazione tra Emilia-Romagna, Province autonome di Trento e Bolzano, Liguria, Puglia e Calabria. Con l’avvio dell’ultima legislatura, il Ministero del Lavoro ha promosso Siisl, un progetto di unificazione digitale con la funzione di convogliare gli annunci di lavoro provenienti da tutta la Penisola e facilitare l’incontro tra domanda e offerta grazie all’utilizzo dell’Ia.
Il Siisl (sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa) è la piattaforma, realizzata e gestita da Inps, che oltre a usare algoritmi basati su Ia per creare compatibilità tra annuncio e candidato, serve a uniformare il processo di raccolta dei dati proveniente dalle CO e a gestire le richieste di assegno di inclusione (Adi) e nuova Assicurazione sociale per l’impiego (Naspi). La questione dell’adattamento all’utenza è un punto cruciale nella corsa all’innovazione tecnologica. Tutte le Regioni, infatti, dichiarano di avere un’utenza per il 50% affetta da grave povertà educativa, incapace di interfacciarsi con il mondo digitale e quindi con piattaforme come il Siisl. Le Regioni, comunque, si dichiarano favorevoli a collaborare con il Ministero per l’implementazione della piattaforma affinché diventi uno strumento che impatti significativamente sul mercato del lavoro. Si ribadisce che l’innovazione tecnologica aiuta l’organizzazione degli spi dall’interno, ma la capacità di trovare un lavoro dell’utente medio è fortemente legata ai rapporti con gli operatori.
Nonostante un evidente miglioramento nella capacità di collocare le persone disoccupate il mondo dei servizi per l'impiego si ritrova a dover recuperare il pregiudizio diffuso che lo vede come un’istituzione lenta, farraginosa e poco capace di trovare un lavoro a chi non ce l’ha.Rileva Eurispes nella ricerca, in cui si spiega che "se è vero, come dicono i rispondenti, che la percentuale di persone che trovano un lavoro attraverso i centri per l'impiego sia inferiore al 20% sul totale degli occupati, è altrettanto vero che la capacità di collocare un disoccupato che entra in un cpi arriva fino all’80%".
In merito alla comunicazione digitale, tutte le Regioni hanno del personale che gestisce i canali social, inviano sistematicamente delle newsletter, e hanno investito nella semplificazione dell’esperienza attivando dei chatbot che rendono agevole la ricerca di informazioni e orientano l’utente all’interno del sito, oppure creando una vera e propria app gemella del sito ufficiale. Analogamente, molti investimenti e iniziative riguardano le campagne informative sul territorio.
Le Regioni si sono efficacemente e creativamente organizzate per raggiungere il proprio target, si possono trovare stand dei cpi nelle fiere, nelle università e nei grandi eventi, così come abbondano gli incontri nelle scuole superiori. Circa il 50% degli utenti che entra in un cpi non è in grado di orientarsi con gli strumenti digitali e ciò è un dato che consolida la centralità del rapporto umano.
Il 'posto fisso' è una realtà che non solo sta scomparendo dall’orizzonte delle possibilità dei giovani italiani, ma che sta diventando un’opzione sempre meno appetibile. Lo si legge nella ricerca Eurispes. Il lavoro diventa sempre di più un mezzo di mero sostentamento piuttosto che un pilastro identitario, e questo avviene anche perché, per molte persone, oggi un solo lavoro non basta e spesso è anche precario in termini di stabilità temporale, nonché poco remunerativo. Questo vale soprattutto per la maggior parte degli utenti che si rivolgono ai centri per l'impiego e che, come è stato riferito nel corso delle interviste, a volte considerano lo sportello come 'ultima spiaggia'. Non è un caso se nel mondo degli servizi per l'impiego si dedichi sempre più tempo alla formazione e il concetto di occupazione lasci sempre più spazio a quello di occupabilità.
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(Adnkronos) - "Quasi il 70% di energia che consumiamo come sistema è prodotto da fonti di energia rinnovabile". Lo ha detto Mauro Lusetti, presidente di Conad, che questa mattina è intervenuto al panel 'Industria e distribuzione: un patto possibile?' nell'ambito del Salone della Csr e dell’innovazione sociale, in corso dall’8 al 10 ottobre all’università Bocconi.
"Il tema della sostenibilità è trasversale rispetto al mondo economico. Noi affrontiamo in maniera positiva la sostenibilità nelle sue tre declinazioni - sociale, economica e ambientale - solo se c'è un'interazione positiva tra distribuzione e mondo della produzione e trasformazione dei prodotti agroalimentari", ha spiegato Lusetti.
"Per quanto riguarda la distribuzione - ha aggiunto - noi come Conad siamo partiti per affrontare questo argomento in una relazione virtuosa con i nostri partner di prodotti della marca del distributore, perché con loro siamo nelle condizioni direttamente di affrontare tutti i temi della filiera. Quindi abbiamo affrontato un argomento che riguarda il packaging, che riguarda la ricerca e la selezione delle materie prime, che riguarda i trasporti e in questo senso abbiamo declinato la sostenibilità". Le cose cambiano "nella relazione con l'industria di marca perché qui c'è un rapporto di tipo negoziale, ma se entrambi - distribuzione e industria di marca - partiamo con il bisogno di dare risposte ai consumatori, allora troviamo anche con loro gli equilibri giusti", ha concluso il presidente di Conad.
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(Adnkronos) - Il giallo e il rosso della bandiera spagnola, ma anche di Roma, per ricordare il forte legame di Madrid non solo con la Città Eterna, ma con l'Italia tutta. Il Fontanone del Gianicolo era illuminato con i colori della bandiera iberica, ieri sera, in occasione della Festa Nazionale di Spagna, e un parterre di personalità hanno gremito la residenza dell'ambasciatore, così come l'adiacente Real Academia. Dopo i discorsi del rappresentante diplomatico Miguel Ángel Fernández-Palacios e del ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha partecipato alla cerimonia, i fuochi d'artificio hanno dato inizio alla festa, con la proiezione di un video che ha accompagnato, con la guida d'eccezione di Aldo Cazzullo, i tanti ospiti nella visita del luogo, Palazzo Montorio (GUARDA), che li accoglieva.
Davanti ai ministri Crosetto, dell'Interno Matteo Piantedosi, della Giustizia Carlo Nordio, del Made in Italy Adolfo Urso e della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, l'ambasciatore ha parlato del forte legame fra Italia e Spagna e degli ottimi rapporti fra i due Paesi. Ha inoltre ricordato il recente viaggio di Felipe VI a Roma e il discorso tenuto alla Camera, nel corso del quale il re ha sottolineato che Spagna e Italia sono fratelli. Nell'adiacente Chiostro della Real Academia, cui si accede dal tempietto del Bramante (costruito dai re cattolici spagnoli), i tantissimi ospiti hanno potuto assistere a un concerto di flamenco.
Fra le personalità presenti all'evento, oltre ai ministri, c'erano il segretario di Azione Carlo Calenda, il capogruppo di Forza Italia al Senato ed ex ministro Maurizio Gasparri, il presidente del Movimento 5 Stelle ed ex premier Giuseppe Conte, la capogruppo di Italia Viva alla Camera Maria Elena Boschi, il prefetto di Roma Lamberto Giannini, la senatrice Licia Ronzulli, il senatore Claudio Lotito, il campione del mondo Marco Tardelli con la giornalista Myrta Merlino, Eleonorda Daniele, Annalisa Bruchi, Massimo Franco, l'ambasciatore francese a Roma Martin Briens, il presidente di Leonardo, Stefano Pontecorvo, il capo di Stato maggiore, generale Carmine Masiello, il comandante generale dei Carabinieri Salvatore Luongo.

(Adnkronos) - Manca poco all'apertura del Congresso nazionale dell'Associazione italiana centri emofilia (Aice), in programma a Roma dal 16 al 18 ottobre. Un appuntamento che rappresenta un punto di riferimento per la comunità scientifica italiana impegnata nella cura e nella ricerca sulle malattie emorragiche congenite. "Questo congresso rappresenta un momento di confronto tra professionisti per condividere esperienze cliniche e promuovere standard di cura sempre più omogenei e personalizzati", afferma Rita Carlotta Santoro, presidente del congresso.
L'edizione di quest'anno - spiega una nota - si colloca in una fase di forte evoluzione per la comunità ematologica italiana. Un numero crescente di centri ha intrapreso la strada della terapia genica, una frontiera che sta ridefinendo il panorama terapeutico per molti pazienti. Parallelamente, nuove molecole si affacciano sul mercato, offrendo strumenti sempre più specifici e mirati per affrontare le diverse sfaccettature dell'emofilia e delle altre patologie emorragiche. Il programma riflette questa dinamicità e offrirà sessioni dedicate sia alle strategie terapeutiche innovative sia alle loro implicazioni pratiche: dalla selezione dei pazienti alla gestione degli effetti collaterali, fino all'ottimizzazione dei percorsi di cura. Ampio spazio sarà inoltre dedicato ai gruppi di lavoro Aice, momento cruciale di confronto per sviluppare nuove idee e progetti, valorizzando il contributo delle giovani professionalità e di tutte le figure che operano nei centri. Le sessioni scientifiche e gli incontri con i soci sostenitori offriranno un aggiornamento puntuale sulle tematiche di maggiore interesse clinico e terapeutico, favorendo dibattiti aperti e riflessioni condivise che rafforzeranno il dialogo e la collaborazione tra tutti i partecipanti. Il congresso rappresenta un'occasione di crescita e coesione per la comunità scientifica nazionale, impegnata a migliorare la qualità dell'assistenza e della vita delle persone con emofilia.
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(Adnkronos) - Lo sport come strumento di inclusione, crescita e libertà. È questo il filo conduttore dell’incontro “Oltre le barriere. Sport e inclusione” che si è svolto ieri al Circolo degli Esteri di Roma, promosso da Formiche in collaborazione con art4sport e SuperJob. Protagonisti dell’evento la campionessa paralimpica Bebe Vio Grandis e Alessandro Onorato, assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda del Comune di Roma, in un dialogo aperto su come ‘accogliere’ la disabilità, senza averne paura e su come rendere l’attività sportiva sempre più accessibile per farla diventare un reale motore di empowerment e partecipazione. L’incontro ha lanciato un messaggio positivo sul valore della diversità e sul ruolo educativo e sociale dello sport, in particolare per i più giovani: una palestra di vita dove si imparano il rispetto, la collaborazione e la fiducia in se stessi, ma anche un potente strumento che crea legami, stimola il gioco di squadra e la condivisione di obiettivi comuni. Coltivare le abilità e i talenti di ciascuno significa offrire ai ragazzi la possibilità di credere nei propri sogni e di costruire un futuro fondato sull’autonomia e sull’autostima.
“Lo sport è la mia libertà. Ti insegna che i limiti si possono superare e che, insieme, si può arrivare ovunque. L’inclusione nasce proprio da qui: dal credere che ogni persona abbia il diritto di giocarsi la propria partita”, ha dichiarato Bebe Vio Grandis. “Bebe è un esempio straordinario, un inno alla vita. Oggi più che mai abbiamo la consapevolezza che l’attività sportiva sia il più potente mezzo per superare barriere, favorire inclusione sociale e il benessere psico-fisico. Noi a Roma stiamo lavorando per rendere lo sport un diritto concreto, perché oggi - tra costi elevati e strutture obsolete - è un lusso. Stiamo costruendo tre palazzetti accessibili dove si applicheranno tariffe calmierate, così come nei nuovi impianti che stiamo riaprendo. Inoltre da tre anni abbiamo promosso i voucher sportivi, per persone con un senza disabilità, da 500 euro: un aiuto concreto per migliaia di famiglie”, ha dichiarato Alessandro Onorato.
L’evento è nato su iniziativa di Formiche e dall’impegno di due realtà che fanno dello sport un motore di inclusione per bambini e ragazzi con disabilità. Art4sport, nasce nel 2009 ispirandosi alla storia di Bebe Vio Grandis, con la finalità di migliorare la qualità della vita dei giovani con amputazioni d’arto e delle loro famiglie, promuovendo in Italia la conoscenza e la pratica dello sport paralimpico. Oggi l’Associazione è un punto di riferimento per tanti ragazzi che, grazie allo sport, ritrovano fiducia, autonomia e possibilità di esprimersi. SuperJob è la piattaforma gratuita di e-recruitment nata nel 2020 per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, che porta avanti numerose iniziative sui temi della diversità e dell’inclusione, incoraggiando il dialogo tra Istituzioni, aziende, terzo settore, scuola e mondo dello sport, per costruire una società più equa e realmente partecipativa.
“L’inclusione è fatta di esperienze condivise, non di slogan. Questo incontro è una testimonianza forte di come ogni limite possa trasformarsi in una nuova possibilità”, ha detto Ottavia Landi, presidente di SuperJob. “Nel lavoro, nello sport e nella vita quotidiana delle famiglie che convivono con una disabilità, SuperJob vuole offrire strumenti di autonomia e consapevolezza, aiutando le persone a valorizzare le proprie capacità e a sentirsi parte di una comunità. L’evento di ieri è stata anche l’occasione per rivolgere un appello alle Istituzioni affinché si impegnino per rendere il sistema sportivo italiano realmente inclusivo. Una società che investe sullo sport investe nel futuro”. Un messaggio corale, che unisce esperienze, visioni e responsabilità comuni: perché lo sport non è solo competizione, ma un linguaggio universale di libertà, dignità e speranza.
Leggi tutto: Sport: a Roma l’incontro su inclusione e talento, con Bebe Vio e Onorato
Per il tribunale la segnaletica era idonea e adeguata...
Il partito popolare parla di 'delirio espansionista'... 
(Adnkronos) - La Giornata internazionale delle Bambine e delle Ragazze (International Day of the Girl Child) che si celebra ogni anno l’11 ottobre, istituita dalle Nazioni Unite nel 2011, continua a rappresentare un'importante occasione per richiamare l’attenzione globale sui diritti, le sfide e le potenzialità delle bambine e delle ragazze in tutto il mondo. Italia inclusa. Sono tantissimi gli ambiti in cui si esplicita: dal diritto alla scuola, persino secondaria, al divario di genere che diventa abissale nelle discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). In un’epoca segnata dall’innovazione tecnologica e scientifica, l’accesso paritario a queste competenze diventa essenziale per permettere alle ragazze di essere protagoniste del cambiamento e contribuire pienamente al futuro della società.
I dati che verranno presentati il 15 a Milano allo Stem Women Congress lo dicono chiaramente. In Italia il divario di genere nelle Stem resta netto: tra i giovani 25-34enni solo il 16,8% delle donne ha una laurea in discipline scientifiche e tecnologiche, contro il 37% degli uomini. Anche all’università la forbice è evidente: appena una immatricolata su cinque sceglie corsi Stem, con picchi minimi nell’informatica e tecnologie Ict (15,1%). Eppure, nel confronto europeo, l’Italia si posiziona sopra la media per la presenza femminile, soprattutto nelle scienze naturali e matematiche, segno che i margini di crescita ci sono, ma ancora frenati da barriere culturali e divari occupazionali che restano ampi.
A confermarlo Morena Rossi, di Orange Media, e Laura Basili, presidente di Swc Italia: “Crediamo fortemente che ogni ragazza dovrebbe avere la possibilità di immaginare e creare il proprio percorso professionale senza barriere, trasformando talento e passione in opportunità concrete. E oggi le Stem rappresentano la chiave per costruire il futuro. Vogliamo celebrare non solo il potenziale delle giovani donne, ma anche la responsabilità di tutta la società di supportarlo, promuovendo un mondo del lavoro equo e una cultura Stem inclusiva. E lo sosteniamo anche con la seconda edizione italiana dello Stem Women Congress per ribadire che ogni scelta professionale deve essere libera, consapevole e coraggiosa, e che le nuove generazioni sono pronte a guidare l’innovazione del domani”.
Aggiunge Francesca Adriana Boccalari, cofondatrice e direttrice clinica di Therapsy, un servizio di psicoterapia multilingue che si rivolge principalmente a giovani adulti, in prevalenza donne: “Il nostro impegno quotidiano è garantire che ogni persona, giovane e vulnerabile, possa accedere a un supporto psicologico di qualità, che risponda alle sue necessità specifiche. Molti dei nostri pazienti non a caso sono giovani ragazze e donne, che si trovano ad affrontare sfide quotidiane legate allo sviluppo, allo studio, ma anche a difficoltà emotive da contesti sociali apparentemente semplici ma, per loro, complessi".
"È importante ribadire - sottolinea - la necessità di continuare a promuovere i diritti e il benessere delle ragazze e delle giovani donne, soprattutto quando affrontano la maternità, affinché possano sentirsi parte di un ecosistema che le supporti e le aiuti a realizzare il loro pieno potenziale, perché la strada da compiere è ancora molto lunga e solo insieme possiamo farcela”.
Da parte sua, Martina Giacomelli, Communication & Digital Pr Manager di VoipVoice, assicura: “Crediamo che l’innovazione nasca solo in un contesto di inclusione reale e pari opportunità. In VoipVoice promuoviamo una cultura aziendale dove non conta il genere ma le competenze e le capacità, dove l’accesso ai percorsi di carriera è guidato da impegno, passione e creatività, e dove equità salariale e rispetto non sono slogan, ma principi concreti. È attraverso questi esempi, con la creazione di modelli di prossimità, di role model concreti e ordinari nella loro straordinarietà, che possiamo ispirare bambine e ragazze a intraprendere percorsi di studio e di carriera liberi dallo stereotipo del 'non è da femmina'. Sostenere le materie Stem significa dare a bambine e ragazze gli strumenti per costruire il proprio futuro, libere da barriere e discriminazioni".
Francesca La Rocca Sena, avvocato partner dello studio Sena &Partners e professore a contratto all’Università Statale di Milano di 'Intellectual Property Rights: Legal Aspects' per il master Management Innovation and Enterprenurship, non ha dubbi: “Credo profondamente nell’importanza di sostenere le ragazze fin da piccole: è ciò che ho ricevuto dalla mia famiglia e che mi ha reso ciò che sono e ciò che cerco di trasmettere ai miei figli. Spesso vedo che, ancora oggi, tra figli e figlie, c’è chi riceve incoraggiamenti diversi. Eppure, nelle aule universitarie noto da anni un cambiamento: sono le ragazze a concludere più rapidamente i percorsi di studio e ad avere più coraggio di intervenire e farsi ascoltare. Questo è un segno importante, che dobbiamo continuare a nutrire e valorizzare, perché la vera rivoluzione di genere non può che passare da qui".
Come sostiene Giada Innocenti, Hr Manager di Webidoo, inserita da Forbes nella lista Top Hr 2025, “negli ultimi anni stiamo assistendo a un cambiamento reale: il ruolo delle donne nel mondo tecnologico e nelle professioni Stem è sempre più centrale, non si tratta solo di un segnale positivo, ma di un vero e proprio vantaggio competitivo per tutto il sistema". "L’innovazione funziona davvero quando nasce da punti di vista diversi, esperienze differenti e approcci complementari. Continuare a investire nella presenza femminile in questi ambiti significa scegliere un futuro più ricco di idee, di soluzioni e di impatto", conclude.
Per Elisabetta Pellicciotta, Ceo di Make Me Home, infine, “è fondamentale contribuire al consolidamento del ruolo delle donne in ambiti storicamente presidiati dagli uomini, come quello della gestione e valorizzazione degli investimenti". "Non si tratta solo di aprire porte, ma di costruire competenze, credibilità e autorevolezza - dice - in un settore che richiede visione strategica e capacità di leggere il mercato. La mia esperienza nasce da lì: dalla volontà di affermarmi in un contesto complesso, portando un approccio solido e pragmatico, orientato ai risultati e alla creazione di valore”.
Leggi tutto: Ancora forte divario di genere in discipline Stem, la sfida vista da esperti e aziende
Ricerca, nefrologo: "Fondamentale per rispondere a bisogni insoddisfatti in malattia renale cronica"

(Adnkronos) - "La malattia renale cronica è una condizione caratterizzata da molti aspetti severi che implicano maggior rischio cardiovascolare e maggiore mortalità, oltre a una serie di condizioni che sono sostanzialmente difficili da affrontare. La nefrologia per oltre 20 anni è rimasta ferma, non ha sviluppato nessuna idea che potesse sostenere questo contesto. Fortunatamente, negli ultimi anni sono state sviluppate molecole in grado di rallentare la progressione del danno renale. E' chiaro che rimane un 'unmet need', ma grazie alle nuove tecnologie, ai farmaci innovativi e alle nuove opportunità abbiamo la possibilità di affrontare sia la fase pre-malattia renale cronica sia la fase di cronicità rallentando il decorso, evitando dialisi e trapianto che sono delle terapie ad alto costo e implicano un aggravio della condizione di vita nei pazienti". Lo ha detto Gaetano La Manna, professore di Nefrologia, Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche, direttore Unità di Nefrologia, dialisi e trapianto Aou Sant'Orsola di Bologna, ieri a Roma in occasione dell'evento Investigator's Meeting, su varie aree della ricerca clinica che AstraZeneca conduce in Italia, che ha visto il coinvolgimento di oltre 160 clinici.
"Anche in nefrologia la ricerca è importantissima, aggiunge valore a quello che si fa, implica conoscenza, farsi delle domande, cercare di affrontare metodologicamente e in modo adeguato la malattia - spiega La Manna - Quindi fare ricerca, accettare dei trial clinici, partecipare a studi e immaginare studi rappresenta un percorso fondamentale di auto-consapevolezza, di autocoscienza con cui il medico pian piano ripercorre gli effetti della malattia, valuta gli accertamenti, ha il paziente a disposizione. Inoltre grazie alla ricerca il clinico identifica una specifica tipologia di paziente, come avviene centri che accettano studi e che sono ospedali qualitativamente maggiori". Per la Manna "elemento fondamentale è la relazione tra pubblico e privato. Il privato insieme con il pubblico può cercare di fornire idee, di mettere a disposizione una macchina in grado di testarle e supportarne la realizzazione - sottolinea l'esperto - Al pubblico ovviamente spettano la verifica e il compito di far sì che quel bene messo a disposizione dal privato possa diventare un'opportunità per tutti".
"Oggi siamo abituati a valutare i trattamenti in base al costo delle terapie - evidenzia il nefrologo - ma non ci rendiamo conto che il contesto generale offre un panorama completamente diverso. Ragionare per silos, cioè per ambiti distinti nell'ambito della sanità, rappresenta una grande riduzione del potenziale. Noi oggi possiamo investire di più in una fase della vita, che è precoce alla malattia, per mantenere il soggetto in quel contesto ed evitare che possa aumentare il rischio di ospedalizzazione e di altre complicanze, ridurre l'effetto nocivo che la malattia produce, quindi ridurre l'impatto sociale ed economico che la malattia ha nelle fasi terminali della vita. Noi abbiamo una grande sfida oggi, che è quella di cercare di anticipare il più possibile. Ovviamente la parte migliore sarebbe la prevenzione, ma la prevenzione purtroppo è legata agli stili di vita, a condizioni che non possono essere implicate nel concetto di paziente".

(Adnkronos) - Hanno invitato una donna a una cena in casa, poi l'hanno drogata, picchiata, violentata e infine abbandonata priva di sensi in strada. E' accaduto nel Bresciano, dove due uomini di 31 e 42 anni sono stati arrestati dai carabinieri.
Gli arresti sono frutto di una serrata e complessa indagine condotta dai militari della compagnia di Salò, che ieri hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Brescia, su richiesta della locale Procura, nei confronti dei due, entrambi cittadini italiani, ritenuti presunti responsabili dei reati di sequestro di persona, tortura e violenza sessuale con l’aggravante della crudeltà.
L'attività di indagine trae origine dal rinvenimento di una donna di origini brasiliane trovata lo scorso 11 settembre riversa a terra, priva di sensi, con mani e piedi legati, lungo una strada secondaria del territorio comunale di Polpenazze del Garda. Gli accertamenti hanno consentito ai carabinieri di ricostruire le ore precedenti al ritrovamento della donna, la quale il 9 settembre scorso si era recata nell’abitazione di uno dei due uomini, una villa a Soprazocco di Gavardo, per partecipare a una serata conviviale. Secondo quanto emerso, nel corso della serata la situazione sarebbe degenerata e i due avrebbero privato la donna della libertà personale, trattenendola all’interno dell’abitazione fino alle prime ore della mattina dell’11 settembre, costringendola ad assumere sostanze stupefacenti contro la propria volontà e sottoponendola a violenze fisiche e sessuali di particolare crudeltà. Quindi l'avrebbero abbandonata priva di sensi lungo una strada secondaria di Polpenazze del Garda, con mani e piedi legati.

(Adnkronos) - Dal 16 al 19 ottobre torna a Treviso StatisticAll – Festival della Statistica e della Demografia, giunto alla sua undicesima edizione. Il Festival è promosso da Istituto Nazionale di Statistica, Società Italiana di Statistica e Società Statistica Corrado Gini, con il contributo e la partecipazione di numerose università partner: Università Ca’ Foscari di Venezia, Università di Padova, Università di Brescia, Università di Roma LUMSA e Università Mercatorum. ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori è Main Partner del Festival, mentre LinkedIn è cultural partner.
Il tema scelto per il 2025 è “Il fattore umano. Lavoro, società, intelligenze artificiali: la rivoluzione dei dati”. Per quattro giorni, tra Piazza dei Signori, Loggia dei Cavalieri, Teatro Mario del Monaco, Campus universitario Ca’ Foscari, BRaT – Biblioteca dei Ragazzi e l’Istituto Tecnico Economico Riccati-Luzzatti, si alterneranno incontri, workshop, laboratori, interviste, spettacoli e dibattiti aperti a tutti, che mettono al centro di questa edizione il valore dei dati per l’analisi, la comprensione e la previsione dei cambiamenti che interessano il mercato del lavoro.
Il 16 ottobre, prima giornata del festival, sarà interamente dedicato a StatisticAll Young, il format del Festival pensato per le scuole e le nuove generazioni, con laboratori, attività educative e percorsi esperienziali in collaborazione con gli istituti del territorio. Dal confronto su lavoro, welfare, IA e nuove generazioni, alle conversazioni con protagonisti della politica, della ricerca e delle imprese, fino ai laboratori per studenti e famiglie, StatisticAll offre oltre 100 appuntamenti: StatisticAll Young: attività educative e laboratori per scuole di ogni ordine e grado; StatisticAll Pop: talk divulgativi e workshop; StatisticAll Speech: confronti e conversazioni con accademici, giornalisti, imprese, istituzioni; StatisticAll Show: momenti culturali e teatrali.
Interverranno, fra gli altri, rappresentanti di Governo e delle istituzioni, del mondo accademico e della cultura digitale: Marina Calderone (Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali), Celina Ramjoue (Commissione Europea), Marcello Albergoni (LinkedIn Italia), Chiara Saraceno (Università di Torino), Tiziano Treu (Università Cattolica di Milano), Maurizio Sacconi (Associazione Amici di Marco Biagi), Riccardo Fornasier (Confindustria Veneto).
Accanto a loro, docenti universitari, ricercatori, giornalisti, imprenditori e divulgatori porteranno prospettive diverse sul futuro del lavoro, la società che cambia e l’impatto delle intelligenze artificiali.
Durante i giorni del festival saranno presenti i Presidente di Istat, Francesco Maria Chelli, di Sis Marcello Chiodi e della Società Statistica Corrado Gini, Giacomo Masucci. ll pomeriggio di venerdì 17 ottobre si aprirà con il “Caffè Statistico”, che vedrà protagonisti la Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone, il Presidente Istat Francesco Maria Chelli e Celina Ramjoué, rappresentante della Commissione Europea e Vicedirettrice per la Trasformazione Digitale e i Dati presso il Centro Comune di Ricerca (JRC) di Ispra. Tre voci affronteranno, da prospettive diverse, il tema delle politiche attive, dei dati e dell’intelligenza artificiale.
In seguito 17 sul tema delle aspirazioni e delle eventuali discrepanze nella realizzazione dei progetti di vita delle giovani donne rispetto ai giovani uomini interverrà la professoressa Paola Villa nel workshop StatisticAll Pop dal titolo “Donne, lavoro e dati”. Come sempre, non mancheranno gli ormai attesi Spritz Statistici che chiuderanno la giornata. La sociologa Francesca Coin, autrice del libro “Le grandi dimissioni” (Einaudi), dialogherà con il giornalista Fabio Insenga, AdnKronos, per leggere attraverso dati e storie una delle trasformazioni più radicali del nostro tempo: il rifiuto del lavoro come unica misura di valore e la ricerca di nuove forme di vita.
StatisticAll 2025 ha il patrocinio della Commissione Europea, del Parlamento Europeo, della Regione Vento, della città di Treviso e della FERPI- Federazione Relazioni Pubbliche Italiana. Media partner dell’evento sono Rai Pubblica Utilità e Rai IsoRadio, con servizi, dirette, interviste e interpreti LIS; Adnkronos con uno speciale online; Digitale Popolare con focus su innovazione e cultura digitale; GreenCome con approfondimenti su sostenibilità; Radio UniMercatorum, Radio Wow, Company e Padova con programmi dedicati; The Italian Globe con contenuti per il pubblico internazionale. Alice Gabrieli, datajournalice, è Digital Ambassor del Festival.
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(Adnkronos) - La Dakar sbarca a Milano. L'edizione numero 82 di Eicma, l'esposizione internazionale delle due ruote in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra 'Desert Queens', un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallistica. L'annuncio è arrivato stamane attraverso un comunicato stampa congiunto di Eicma e Aso-Amaury sport organisation, organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa. La mostra 'Desert Queens' sarà un tributo agli oltre quarant'anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche 'experience' interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
"Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110mo anniversario del nostro evento espositivo -spiega l'ad di Eicma, Paolo Magri- abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso, la mostra 'Desert Queens' assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un'ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica".
"Eicma - sottolinea David Castera, direttore della Dakar- non è solo una fiera; è un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, più che in qualsiasi altro luogo, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati odierni. E' una vetrina di passione, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove possiamo dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. Ed è con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto 'Desert Queens' e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto".
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(Adnkronos) - Digitalizzazione, Internet of Things, blockchain e intelligenza artificiale. Sono questi i principali strumenti che potranno migliorare l'efficienza ambientale, ridurre i costi e i rischi operativi, rendendo al tempo stesso i sistemi produttivi più resilienti e meno dipendenti da quelle materie prime ritenute critiche; il tutto promuovendo economia circolare e sostenibilità. È questo quanto emerge da una ricerca condotta dal Sustainability Lab del Sda Bocconi School of Management in collaborazione con Omnisyst, azienda attiva nella gestione dei rifiuti industriali. I risultati della ricerca sono stati presentati al convegno “Creare valore economico sostenibile attraverso la gestione circolare dei residui industriali” tenutosi presso Sda Bocconi School of Management.
Dalla ricerca è emerso che l’economia circolare "non solo può contribuire a migliorare la salute e la temperatura del pianeta, ma soprattutto porta una serie di benefici in termini economici per le imprese" ha affermato Francesco Perrini, Head of Sustainability di Sda Bocconi School of Management e uno dei professori coinvolti nel paper. La circolarità "contribuisce a creare valore riducendo i costi, aumentando la produttività e aumentando i ricavi, trasformando i rifiuti in materie prime. Benefici a 360 gradi per tutte le tipologie di impresa". Ciò che tradizionalmente veniva considerato come scarto o un costo in più, oggi può essere monetizzato, trasformandosi in risorsa utile o perfino in una fonte di ricavo aggiuntiva. Si tratta di un approccio innovativo che contribuisce anche a rafforzare la resilienza della supply chain. La circolarità consente di diversificare le fonti di approvvigionamento, ridurre la dipendenza da materiali vergini e ottimizzare la gestione delle scorte, rendendo le imprese più preparate a fronteggiare eventuali shock o interruzioni. Diminuiscono anche i rischi, sia dal punto di vista operativo che reputazionale, e viene al contempo creato nuovo valore lungo tutta l'intera filiera produttiva. Supply chain che gioca un ruolo nell'adozione dell'economia circolare: "Riveste un'importanza straordinaria nella struttura di costo e nella performance delle grandi aziende di tutti i settori industriali" ha affermato Pierluigi Serlenga, Managing Partner di Bain & Company Italia. Attenzione però, per il Bel Paese va tenuto in considerazione il livello di frammentazione che esiste nei settori industriali: "È molto forte e spesso impedisce l'adozione di strategie innovative come la circolarità in modo veloce ed efficace" ha spiegato Serlenga. Per fare in modo che l'economia circolare venga implementata in modo più efficace "è fondamentale che le aziende della filiera facciano sistema tra di loro su materie non competitive, con i cosiddetti capi filiera, ovvero le grandi aziende che guidano i diversi settori e con gli stakeholder istituzionali, incluso il governo".
Le strategie circolari impattano direttamente e in maniera misurabile il bilancio ambientale. Vengono ridotte le emissioni di Co2, con un miglioramento degli indicatori ambientali complessivi. Questo si traduce anche in un vantaggio competitivo tangibile: le aziende che adottano tali pratiche si distinguono rispetto ai loro concorrenti, non solo per capacità di innovazione, ma anche per reputazione, fattori di cui il mercato e gli stakeholder tengono conto. Non solo, la ricerca evidenzia come la circolarità influisca positivamente sulla valutazione del rischio creditizio e bancario grazie a una maggiore solidità e affidabilità percepita. Contribuisce a rafforzare la brand loyalty, valorizzando l’identità sostenibile dell’impresa, e migliora il posizionamento nelle gare pubbliche, dove gli indicatori Esg (Environment, social and corporate governance) assumono un ruolo sempre più centrale nelle decisioni di selezione. L'Italia in questo “è un paese leader" secondo il vicepresidente di Assolombarda, Massimo Di Amato. A livello europeo, l'Italia si posiziona in seconda posizione, dietro ai Paesi Bassi. "Circa il 20% dei prodotti già contiene prodotto da riciclo - ha illustrato il vicepresidente dell'associazione -. La Lombardia in questo è un'eccellenza". Il livello di raccolta differenziata nella Regione supera il 73%, contro una media europea inferiore al 40%: "Abbiamo un modello tale per cui siamo autosufficiente nella gestione del ciclo dei rifiuti. E questa è una delle grandi tematiche da affrontare, soprattutto se guardiamo al panorama italiano”. Secondo Di Amato le istituzioni "devono sforzarsi per far sì che questo modello sia replicato, possibilmente a livello italiano ma anche a livello europeo. È evidente come questa sia una delle leve per far sì che si crei quell’ecosistema che non è solo fatto di norme, ma anche di strumenti finanziari atti a incentivare un cambiamento”. Le imprese italiane vanno accompagnate sul sentiero della circolarità così da "generare competitività e indipendenza verso l'estero".
La ricerca evidenzia inoltre diversi casi di successo in molteplici settori quali il manifatturiero, l’agroalimentare e la chimica. Tra questi, spiccano esperienze come l’uso della blockchain per la tracciabilità e l’adozione di nuovi modelli di business nell’automotive circolare, il suo impiego per la semplificazione delle dichiarazioni ambientali nel tessile, e l’applicazione della simbiosi industriale e digitale per valorizzare sottoprodotti, garantendo anche conformità normativa. Nella moda di lusso il digitale viene utilizzato per la logistica inversa e il monitoraggio delle emissioni, mentre in altri settori ha permesso una gestione multisito efficace e il raggiungimento dell’obiettivo zero rifiuti in discarica. Nel medicale, le tecnologie digitali abilitano un approccio che coniuga sostenibilità ambientale e risparmio economico, mentre nel farmaceutico il recupero integrale dei fanghi, guidato da analisi data-driven, supporta investimenti strategici mirati. “Per anni abbiamo ripetuto come i rifiuti potessero essere una risorsa, ora lo sono diventati veramente grazie a tecnologie di riciclaggi sempre più precise ed efficienti. Siamo entrati in una nuova era” ha commentato Chicco Testa, presidente di Omnisyst e di Assoambiente, intervenendo al convegno.
Le implicazioni che emergono da questa ricerca assumono quindi un’importanza cruciale per manager, policy maker e investitori. Per le imprese, integrare decarbonizzazione ed economia circolare va ben oltre un semplice obbligo etico o normativo: si tratta di una scelta strategica capace di influenzare in modo significativo costi, reputazione e capacità competitiva. Non manca il lavoro per le istituzioni, per le quali si apre la necessità di definire un quadro normativo e fiscale che premi chi adotta pratiche circolari e incentivi la diffusione su larga scala delle tecnologie innovative. Sebbene la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare stilata dal Mase abbia segnato un passo avanti, sono necessari strumenti più efficaci soprattutto per sostenere le piccole e medie imprese nel percorso di trasformazione. La gestione circolare dei residui industriali non appare più soltanto come una risposta alle sfide ambientali, ma come una strategia capace di generare valore a lungo termine. E le aziende che sapranno anticipare e cogliere questa sfida saranno le protagoniste della transizione sostenibile di domani.

(Adnkronos) - L'assenza dal lavoro per malattia, per i dipendenti pubblici e privati, potrà essere giustificata anche a distanza, con una televisita, e non più solo in presenza. Un cambiamento che punta alle potenzialità della telemedicina. La novità è prevista dal Ddl Semplificazioni approvato dal Senato l'8 ottobre scorso. Con l'articolo 22 che modifica l'art. 55-quinquies del D.lgs. 165/2001 si equiparano le certificazioni a distanza a quelle tradizionali.
Ora il passo successivo è stabilire come debba avvenire questa certificazione della malattia a distanza e a questo ci penserà l'accordo Stato-Regioni che dovrà pianificare i casi e le modalità di utilizzo della 'telecertificazione'. Secondo Guido Marinoni, componente del Comitato centrale della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri, "non sarà una vera semplificazione per il lavoro dei medici".
"Intanto - spiega Marinoni - si dovrà capire come e dove si svolgerà la visita perché è necessario, anche nel caso del rilascio a distanza del certificato, che il medico constati lo stato di salute del paziente. Quindi si dovrà usare per il servizio, immagino, la Piattaforma di telemedicina dell'Agenas, ma il paziente dovrà avere una applicazione certificata. Di certo non si può usare la videochiamata su WhatsApp". La cautela dei medici è legata anche alla procedura: "La visita a distanza non è una semplificazione del lavoro del medico certificatore - precisa - perché è un discorso complicato che non può essere banalizzato. Aspettiamo di capire come si evolverà l'aspetto delle infrastrutture da usare".
"È chiaro - conclude il componente del Comitato centrale della Fnomceo - che si sta andando verso una telemedicina sempre più pervasiva, ma ci sono anche altre strade. Una proposta era arrivata anche da noi ed era di seguire quello che accade già in tanti Paesi europei, ovvero che l'assistito auto-attesta assenze brevi dal lavoro. In questo modo si snellisce la procedura. È un procedimento che si può fare con accordi tra datore di lavoro e dipendente. Fa comodo - chiosa - usare il medico come arbitro, ma negli altri Paesi c'è un sistema che funziona".
Leggi tutto: Il certificato medico sarà anche a distanza, ma niente Whatsapp per la visita
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