
(Adnkronos) - Si stringe il campo sulle responsabilità di chi non ha vigilato a sufficienza sul bambino di 7 anni che giovedì scorso è caduto dal terrazzino della scuola primaria De Amicis. L'inchiesta, coordinata dalla pm Patrizia Petruzziello, è stata aperta per abbandono di minori, per il momento contro ignoti, ma le indagini della squadra mobile si concentrano su gravi negligenze da parte del personale dell'istituto.
La scuola ospita bambini che hanno bisogno di sostegno, quel giorno erano presenti insegnanti sufficienti a vigilare, ma qualcosa è andato storto se, come è emerso, il piccolo ha avuto modo di salire una scala, tra l'altro senza corrimano, e di accedere al terrazzino da dove si è lanciato sotto gli occhi di una testimone oculare che, per lo choc, è dovuta ricorrere alle cure ospedaliere.
Le responsabilità, secondo gli inquirenti, sono da cercare nell'istituto, ma si indaga anche sullo stato dell'immobile che lo ospita, di proprietà comunale. È idoneo a garantire la sicurezza degli alunni? A questa domanda la procura cerca una risposta attraverso le indagini che proseguono a ritmo serrato, diverse persone sono state sentite tra il personale scolastico, mentre non saranno sentiti i genitori del piccolo che lotta ancora tra la vita e la morte nel reparto di rianimazione del Gaslini, le sue condizioni sono stabili, nei prossimi giorni sarà sottoposto a un intervento chirurgico.

(Adnkronos) - Tracciare l'identità dei gliomi di basso grado Idh mutati, richiamare l'attenzione sui bisogni insoddisfatti del percorso di cura e definire le azioni necessarie per favorire una presa in carico e un'assistenza equa, innovativa ed efficace. Con questi obiettivi sono stati presentati oggi a Roma la 'Carta d'IDHentità' e il Manifesto per questi tumori cerebrali rari e incurabili, realizzati nell'ambito del progetto IDHentità, un percorso di dialogo e confronto di una task force multidisciplinare. Promosso dal gruppo Servier in Italia, IDHentità è patrocinato dalle principali società scientifiche e federazione di associazioni pazienti di riferimento a livello nazionale per il trattamento dei tumori cerebrali: Associazione italiana di neuro-oncologia (Aino), Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), Associazione italiana di radioterapia e oncologia clinica (Airo), Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), Società italiana di anatomia patologica e citologia (Siapec), Società italiana di neurologia (Sin), Società italiana di psico-oncologia (Sipo).
I gliomi - ricorda una nota - sono i tumori del sistema nervoso centrale più comuni nell'adulto. Tra questi, i gliomi di basso grado con mutazione nei geni Idh rappresentano una forma ultra rara (5-10%). Costituiscono una realtà clinica complicata, con un'evoluzione lenta, ma progressiva e purtroppo infausta caratterizzata da un forte bisogno terapeutico ad oggi non ancora soddisfatto. La diagnosi arriva in modo improvviso, talvolta in pronto soccorso a seguito di crisi epilettiche, con un impatto devastante sulla vita dei pazienti, prevalentemente giovani adulti tra i 20 e i 40 anni, e delle loro famiglie. E' una diagnosi che lacera la normale quotidianità e che obbliga chi ne è colpito a convivere con una patologia oncologica per decenni (10-15 anni) e assistere al progressivo deterioramento neurologico e cognitivo.
Dopo il trauma della diagnosi, l'intervento chirurgico rappresenta, quando possibile, il primo step terapeutico e definisce anche i trattamenti successivi: radio e/o chemioterapia per i pazienti ad alto rischio, mentre i pazienti considerati a basso rischio, di solito più giovani e sottoposti ad asportazione radicale, vengono candidati a una fase di sorveglianza attiva, attraverso risonanze magnetiche periodiche nel tempo.
Ricevere una diagnosi di tumore cerebrale in giovane età - prosegue la nota - rappresenta un evento traumatico, che impatta pesantemente sulle prospettive future e sul proprio ruolo personale, sociale e lavorativo. Anche durante la sorveglianza attiva, i pazienti possono sperimentare crisi epilettiche, alterazioni cognitive progressive, che compromettono gravemente la qualità della vita e spesso la possibilità di mantenere l'attività lavorativa. A ciò si aggiunge una condizione psicologica diffusa di ansia e incertezza, spesso descritta come 'scanxiety', ovvero il timore che ogni esame di controllo riveli una progressione del tumore. Molti pazienti riferiscono un profondo senso di perdita: della propria libertà, della propria identità, del proprio futuro. L'assistenza psicologica e psicosociale, insieme alla riabilitazione cognitiva, rappresentano dunque elementi cruciali nel percorso di cura.
Oltre agli impatti psicologici sulla vita del paziente, questi tumori hanno un peso economico-sociale importante. Un recente studio dell'EeHta-Ceis dell'università di Roma Tor Vergata ha analizzato per la prima volta i costi indiretti legati ai tumori maligni dell'encefalo in Italia sostenuti tra il 2016 e il 2019, utilizzando i dati del sistema previdenziale nazionale (Inps). La ricerca evidenzia che ogni anno circa 13.200 persone ricevono prestazioni assistenziali per questo tipo di tumori, con un'età mediana di 52 anni, a conferma che la malattia colpisce spesso individui in piena età lavorativa. In particolare, il 34% ha meno di 50 anni e si registrano oltre 300 nuovi casi annui tra i più giovani under 35. L'impatto economico totale delle prestazioni ammonta a 480 milioni di euro, di cui 170 milioni riferiti ad under 50, in cui si stima siano compresi i pazienti affetti da gliomi di basso grado.
Rispetto a questo quadro, oggi si sta assistendo a un cambio di paradigma del trattamento, grazie all'introduzione delle terapie target. E' solo di recente, infatti, che la ricerca e l'oncologia di precisione hanno chiarito il ruolo oncogenico delle mutazioni Idh nello sviluppo di queste neoplasie. Presenti nell'80% dei gliomi di basso grado - spiegano gli esperti - queste alterazioni geniche rappresentano veri e propri bersagli molecolari per terapie target, già approvate in Europa e presto disponibili anche in Italia. Una grande innovazione che segna un cambiamento epocale nel trattamento dei gliomi di basso grado con mutazione Idh da 20 anni a questa parte. In questo senso, la diagnosi precoce, la caratterizzazione genetico-molecolare e la presa in carico multidisciplinare in centri specializzati diventano fondamentali per offrire un approccio terapeutico personalizzato ed efficace, rispettando la qualità di vita.
"Vogliamo ringraziare tutte le società scientifiche e la Favo che si sono rese disponibili per questo percorso di confronto multidisciplinare sui gliomi di basso grado - afferma Viviana Ruggieri, External Relations, Market Access & Regulatory Director Servier Italia - IDHentità è un'iniziativa che abbiamo fortemente voluto per fare luce su questi tumori così rari e per rendere 'visibili' i bisogni dei pazienti, spesso giovani, colpiti nel pieno della loro vita da questa neoplasia dai risvolti drammatici. La lotta contro il cancro è una delle nostre priorità e i nostri sforzi sono indirizzati nello sviluppo di un portfolio di terapie target indicate per il trattamento di diverse neoplasie mutate negli oncogeni Idh, tra cui anche i gliomi di basso grado, tumori difficili da trattare e con forti bisogni clinici".
Nel dettaglio, il 'Manifesto IDHentità', partendo dalle sfide assistenziali attuali, definisce 6 priorità per garantire una presa in carico del paziente moderna e in linea con le nuove evidenze scientifiche: 1) Garantire una diagnosi precoce e accurata in centri specializzati attraverso un percorso che integri tutti gli strumenti e tecnologie necessarie per definire l’identità molecolare del tumore; 2) Promuovere un approccio multidisciplinare lungo tutto il percorso di cura con tutte le figure professionali rilevanti: neurologo, oncologo, neuro-oncologo, neurochirurgo, radioterapista oncologo, neuro-radiologo, anatomo-patologo, biologo molecolare, psico-oncologo e neuropsicologo; 3) Assicurare un accesso equo a percorsi assistenziali adeguati, inclusi gli interventi neurochirurgici e radioterapici più avanzati e le terapie a target molecolare, idealmente all’interno di Pdta strutturati con la valutazione periodica del distress emotivo per intercettare precocemente eventuali difficoltà psicologiche e garantire un supporto adeguato; 4) Tutelare i pazienti sul piano sociale e lavorativo per il mantenimento della propria stabilità economica e professionale; 5) Aumentare la consapevolezza sui gliomi a basso grado Idh mutati sia tra gli operatori sanitari che presso la popolazione generale; 6) Garantire un accesso rapido e uniforme all’innovazione in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.
Per scaricare il Manifesto e la Carta d’IDHentità
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(Adnkronos) - Tracciare l'identità dei gliomi di basso grado Idh mutati, richiamare l'attenzione sui bisogni insoddisfatti del percorso di cura e definire le azioni necessarie per favorire una presa in carico e un'assistenza equa, innovativa ed efficace. Con questi obiettivi sono stati presentati oggi a Roma la 'Carta d'IDHentità' e il Manifesto per questi tumori cerebrali rari e incurabili, realizzati nell'ambito del progetto IDHentità, un percorso di dialogo e confronto di una task force multidisciplinare. Promosso dal gruppo Servier in Italia, IDHentità è patrocinato dalle principali società scientifiche e federazione di associazioni pazienti di riferimento a livello nazionale per il trattamento dei tumori cerebrali: Associazione italiana di neuro-oncologia (Aino), Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), Associazione italiana di radioterapia e oncologia clinica (Airo), Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), Società italiana di anatomia patologica e citologia (Siapec), Società italiana di neurologia (Sin), Società italiana di psico-oncologia (Sipo).
I gliomi - ricorda una nota - sono i tumori del sistema nervoso centrale più comuni nell'adulto. Tra questi, i gliomi di basso grado con mutazione nei geni Idh rappresentano una forma ultra rara (5-10%). Costituiscono una realtà clinica complicata, con un'evoluzione lenta, ma progressiva e purtroppo infausta caratterizzata da un forte bisogno terapeutico ad oggi non ancora soddisfatto. La diagnosi arriva in modo improvviso, talvolta in pronto soccorso a seguito di crisi epilettiche, con un impatto devastante sulla vita dei pazienti, prevalentemente giovani adulti tra i 20 e i 40 anni, e delle loro famiglie. E' una diagnosi che lacera la normale quotidianità e che obbliga chi ne è colpito a convivere con una patologia oncologica per decenni (10-15 anni) e assistere al progressivo deterioramento neurologico e cognitivo.
Dopo il trauma della diagnosi, l'intervento chirurgico rappresenta, quando possibile, il primo step terapeutico e definisce anche i trattamenti successivi: radio e/o chemioterapia per i pazienti ad alto rischio, mentre i pazienti considerati a basso rischio, di solito più giovani e sottoposti ad asportazione radicale, vengono candidati a una fase di sorveglianza attiva, attraverso risonanze magnetiche periodiche nel tempo.
Ricevere una diagnosi di tumore cerebrale in giovane età - prosegue la nota - rappresenta un evento traumatico, che impatta pesantemente sulle prospettive future e sul proprio ruolo personale, sociale e lavorativo. Anche durante la sorveglianza attiva, i pazienti possono sperimentare crisi epilettiche, alterazioni cognitive progressive, che compromettono gravemente la qualità della vita e spesso la possibilità di mantenere l'attività lavorativa. A ciò si aggiunge una condizione psicologica diffusa di ansia e incertezza, spesso descritta come 'scanxiety', ovvero il timore che ogni esame di controllo riveli una progressione del tumore. Molti pazienti riferiscono un profondo senso di perdita: della propria libertà, della propria identità, del proprio futuro. L'assistenza psicologica e psicosociale, insieme alla riabilitazione cognitiva, rappresentano dunque elementi cruciali nel percorso di cura.
Oltre agli impatti psicologici sulla vita del paziente, questi tumori hanno un peso economico-sociale importante. Un recente studio dell'EeHta-Ceis dell'università di Roma Tor Vergata ha analizzato per la prima volta i costi indiretti legati ai tumori maligni dell'encefalo in Italia sostenuti tra il 2016 e il 2019, utilizzando i dati del sistema previdenziale nazionale (Inps). La ricerca evidenzia che ogni anno circa 13.200 persone ricevono prestazioni assistenziali per questo tipo di tumori, con un'età mediana di 52 anni, a conferma che la malattia colpisce spesso individui in piena età lavorativa. In particolare, il 34% ha meno di 50 anni e si registrano oltre 300 nuovi casi annui tra i più giovani under 35. L'impatto economico totale delle prestazioni ammonta a 480 milioni di euro, di cui 170 milioni riferiti ad under 50, in cui si stima siano compresi i pazienti affetti da gliomi di basso grado.
Rispetto a questo quadro, oggi si sta assistendo a un cambio di paradigma del trattamento, grazie all'introduzione delle terapie target. E' solo di recente, infatti, che la ricerca e l'oncologia di precisione hanno chiarito il ruolo oncogenico delle mutazioni Idh nello sviluppo di queste neoplasie. Presenti nell'80% dei gliomi di basso grado - spiegano gli esperti - queste alterazioni geniche rappresentano veri e propri bersagli molecolari per terapie target, già approvate in Europa e presto disponibili anche in Italia. Una grande innovazione che segna un cambiamento epocale nel trattamento dei gliomi di basso grado con mutazione Idh da 20 anni a questa parte. In questo senso, la diagnosi precoce, la caratterizzazione genetico-molecolare e la presa in carico multidisciplinare in centri specializzati diventano fondamentali per offrire un approccio terapeutico personalizzato ed efficace, rispettando la qualità di vita.
"Vogliamo ringraziare tutte le società scientifiche e la Favo che si sono rese disponibili per questo percorso di confronto multidisciplinare sui gliomi di basso grado - afferma Viviana Ruggieri, External Relations, Market Access & Regulatory Director Servier Italia - IDHentità è un'iniziativa che abbiamo fortemente voluto per fare luce su questi tumori così rari e per rendere 'visibili' i bisogni dei pazienti, spesso giovani, colpiti nel pieno della loro vita da questa neoplasia dai risvolti drammatici. La lotta contro il cancro è una delle nostre priorità e i nostri sforzi sono indirizzati nello sviluppo di un portfolio di terapie target indicate per il trattamento di diverse neoplasie mutate negli oncogeni Idh, tra cui anche i gliomi di basso grado, tumori difficili da trattare e con forti bisogni clinici".
Nel dettaglio, il 'Manifesto IDHentità', partendo dalle sfide assistenziali attuali, definisce 6 priorità per garantire una presa in carico del paziente moderna e in linea con le nuove evidenze scientifiche: 1) Garantire una diagnosi precoce e accurata in centri specializzati attraverso un percorso che integri tutti gli strumenti e tecnologie necessarie per definire l’identità molecolare del tumore; 2) Promuovere un approccio multidisciplinare lungo tutto il percorso di cura con tutte le figure professionali rilevanti: neurologo, oncologo, neuro-oncologo, neurochirurgo, radioterapista oncologo, neuro-radiologo, anatomo-patologo, biologo molecolare, psico-oncologo e neuropsicologo; 3) Assicurare un accesso equo a percorsi assistenziali adeguati, inclusi gli interventi neurochirurgici e radioterapici più avanzati e le terapie a target molecolare, idealmente all’interno di Pdta strutturati con la valutazione periodica del distress emotivo per intercettare precocemente eventuali difficoltà psicologiche e garantire un supporto adeguato; 4) Tutelare i pazienti sul piano sociale e lavorativo per il mantenimento della propria stabilità economica e professionale; 5) Aumentare la consapevolezza sui gliomi a basso grado Idh mutati sia tra gli operatori sanitari che presso la popolazione generale; 6) Garantire un accesso rapido e uniforme all’innovazione in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.
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(Adnkronos) - Un percorso di fecondazione assistita non è soltanto un insieme di procedure mediche, ma è un viaggio emotivo, fatto di speranze e scelte difficili. Migliaia di coppie ogni anno si rivolgono a queste tecniche per superare difficoltà legate all'infertilità, fenomeno sempre più diffuso. Per andare incontro a una domanda sempre crescente nel nostro Paese e soprattutto nel Lazio - dove si svolge il 14,3% dei cicli procreazione medicalmente assistita (Pma) di II e III livello in Italia - apre nel cuore di Roma, in via Giovanni Maria Lancisi 27, la nuova sede della clinica Ivi con un polo dedicato alla Pma descritto come "il più tecnologicamente avanzato d'Italia". Ivi - ricorda una nota - fa parte di Ivirma Global, il più grande gruppo internazionale dedicato alla procreazione medicalmente assistita, che conta 190 cliniche distribuite in 15 Paesi e che nel solo 2023 ha effettuato oltre 150mila trattamenti.
"Dopo 10 anni di presenza in Italia e 4 anni di piena operatività con trattamenti di secondo e terzo livello nella sede del Casilino - afferma Antonio Pellicer, fondatore di Ivi, quarto scienziato più prolifico al mondo nella classifica dei migliori ricercatori di ostetricia, ginecologia e biologia riproduttiva - abbiamo voluto realizzare un progetto ambizioso: una clinica interamente costruita attorno al paziente, capace di accogliere quasi il doppio delle persone rispetto a prima e dotata delle più moderne tecnologie, senza eguali nel panorama nazionale".
Dal 2021 al 2024 - riporta la nota - i centri Ivi in Italia hanno seguito oltre 4.300 coppie, portando alla nascita di più di 2.600 bambini. Due coppie su 3 hanno potuto realizzare il proprio sogno di genitorialità. Un dato particolarmente significativo riguarda la sicurezza: la quasi totalità delle nascite è avvenuta da parti singoli, con un'incidenza di gemellarità inferiore all'1%. In forte crescita anche la preservazione della fertilità, aumentata di quasi il 200% tra il 2021 e il 2024, con un ulteriore incremento stimato entro il 2025. Nella nuova clinica Ivi a Roma, tutti gli spazi sono stati progettati per rendere l'esperienza più umana, più intima, meno 'ospedalizzata', dalle stanze per la degenza alle sale transfer, con ambienti ampi, riservati e separati per ogni fase del trattamento, progettate, arredate e allestite per creare un ambiente che trasmetta tranquillità e fiducia, favorendo il benessere psicologico oltre a quello fisico. Ma soprattutto è stato dato spazio a quelle nuove tecnologie che stanno trasformando radicalmente il panorama della Pma. "Ogni progresso in questo ambito - sottolinea Francesco Gebbia, direttore di Ivi Roma - non ha significato soltanto un incremento delle probabilità di successo per i pazienti, ma anche una riduzione dei rischi per la salute della donna e del nascituro. Abbiamo reso la sede di Roma la clinica tecnologicamente più avanzata d'Italia, dotandola di un laboratorio progettato per evitare qualunque interferenza o sovrapposizione tra le attività".
"Ovociti, spermatozoi ed embrioni - illustra Gebbia - sono protetti fin dal primo istante grazie a un sistema di monitoraggio continuo e capillare che controlla, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, tutti i parametri ambientali critici: temperatura, umidità e qualità dell'aria filtrata. La clinica Ivi di Roma rappresenta l'unica struttura in Italia a disporre di un sistema di controllo così evoluto, in grado di segnalare immediatamente al personale tecnico e biologico anche le più piccole deviazioni, assicurando un ambiente sempre ottimale per la coltura e la conservazione degli embrioni. E' importante ricordare che la tecnologia non può modificare il potenziale intrinseco di ciascun embrione, determinato dalla sua unicità biologica, ma può svolgere un ruolo decisivo nel preservarne al massimo l'integrità, evitando che tale potenziale venga compromesso lungo il percorso".
La clinica Ivi di Roma - si legge nella nota - è anche la prima clinica d'Italia dotata di cappe chiuse, un sistema che permette di avere un ambiente controllato per proteggere i gameti e gli embrioni da contaminazioni esterne e garantire condizioni ottimali per il loro sviluppo. E' inoltre presente un alto numero di incubatori per supportare la coltura delle blastocisti, e tutto è collegato ad un Sistema Witness con chip Rfid e braccialetti in modo da tracciare digitalmente, in sicurezza e real time, tutte le fasi della procedura. Ogni paziente ha un incubatore dedicato a camera singola: l'embrione cresce in un ambiente controllato, senza interferenze da altri processi. Anche il sistema diagnostico per il liquido seminale è completamente automatizzato e le sale per la crioconservazione sono di ultimissima generazione, caratterizzate da criocontenitori con riempimento automatico di azoto liquido, monitorati costantemente: più sicurezza, meno margini d'errore umano. A disposizione inoltre EmbryoScope™, un incubatore che permette di facilitare la selezione embrionaria, grazie all'utilizzo della tecnologia time-lapse e di uno speciale algoritmo per prevedere se un embrione potrà portare a una gravidanza e ridurre i trasferimenti embrionali necessari per ottenere un bambino che nasce rispetto all'utilizzo di tecniche di coltura e selezione convenzionali. Ancora, per la preservazione della fertilità è possibile sottoporsi al trattamento 'Preserva Ai', il primo trattamento di preservazione della fertilità con un innovativo software con intelligenza artificiale integrato, in grado di fornire alla paziente un report personalizzato sulla qualità dei gameti crioconservati e sulle probabilità di gravidanza future.
"Con la nuova sede - continua Gebbia - abbiamo voluto dare piena espressione al metodo Ivi: un approccio che integra innovazione scientifica, sicurezza tecnologica e centralità della persona. Il nostro obiettivo è stato quello di creare una clinica in cui gli embrioni abbiano la migliore possibilità di trasformarsi in vita. Il loro potenziale biologico non può essere modificato, ma possiamo fare in modo che non venga mai compromesso, garantendo condizioni ottimali in ogni fase del percorso".
Secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità (Iss) - riporta Ivi - negli ultimi vent'anni in Italia il numero di cicli di trattamento con Pma, così come i tassi di gravidanza, sono aumentati in maniera esponenziale e ad oggi oltre 217mila bambini sono nati grazie a queste tecniche. A fronte di un calo intramontabile della natalità (-2,6% nel 2024 secondo i dati Istat), si è assistito ad un aumento di cicli di Pma avviati. Se infatti oggi l'infertilità è un problema che accomuna il 15% delle coppie, è altrettanto vero che, secondo l'ultimo report dell'Iss, le procedure di Pma hanno portato nel 2022 alla nascita di 16.718 bambini (12.913 con gameti della coppia + 3.805 con gameti donati), ovvero il 4,3% di tutti i nati in Italia di quell'anno, testimonianza del forte contributo alla demografia del Paese.
Sono stati eseguiti 109.755 cicli di Pma sia di II e III livello - che comprendono Fivet (fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni in utero), Icsi (fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma), Fer (fecondazione con utilizzo di embrioni crioconservati) e Fò (fecondazione con impiego di ovociti crioconservati) - sia di I livello, tecnica meno complessa (inseminazione intrauterina, Iui). Inoltre, si registra un aumento delle coppie trattate che sono state 87.192 (+1.102), dei cicli di trattamento effettuati con tecniche di Pma e dei bambini nati dall'applicazione di queste tecniche. Aumentano anche i cicli con donazione di gameti che, complessivamente per le tecniche di I, II e III livello, si attestano a 15.131 cicli rappresentando il 13,8% dei cicli totali. Resta elevata l'età media delle donne che si sottopongono a tecniche senza donazione di gameti con cicli a fresco: 37 anni, valore superiore alla media europea (pari a 35 anni European Ivf Monitoring - Eim dati 2019). Anche nei cicli di Pma con donazione di gameti l’età della donna è particolarmente elevata.
In particolare, il 2022 ha visto il Lazio registrare un incremento notevole di nascite da cicli di Pma: subito dopo la Lombardia, il Lazio è al secondo posto per numero di cicli totali di II e III livello eseguiti in Italia (13.730, che corrispondono al 14,3% su base nazionale). Dal 2016 al 2022 il numero di coppie trattate con tecniche di II e III livello è aumentato del 63% (da 6.706 a 10.949). Nel Lazio, in 6 anni sono raddoppiati i nati vivi. "L'evoluzione della domanda va di pari passo con quella della nostra società, e non può essere sottovalutata - conclude Pellicer - Fin dalla sua fondazione, nel 1990, il gruppo Ivi ha contribuito a scrivere la storia della Pma, in Italia e a livello internazionale, facendo della ricerca scientifica il proprio tratto distintivo. L'apertura di questo nuovo polo d'eccellenza nel cuore di Roma rappresenta un ulteriore traguardo, con la garanzia per i pazienti di essere seguiti da un'équipe medica altamente specializzata all'interno della più grande e tecnologicamente avanzata clinica di Pma del Paese".
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(Adnkronos) - E' disponibile in Italia una nuova opzione di trattamento sintomatico per i pazienti adulti con sindrome della vescica iperattiva (overactive bladder - Oab). Si tratta di vibegron, un agonista "potente e selettivo" del recettore beta-3 adrenergico umano che ha dimostrato di portare "miglioramenti significativi già entro 2 settimane", informa Pierre Fabre. La sindrome della vescica iperattiva - ricorda in una nota - è una condizione cronica con una prevalenza nei Paesi occidentali che oscilla tra l'8% e il 16% e tende ad aumentare con l'età. Solo in Italia colpisce circa 3 milioni di persone. Si manifesta con una sensazione di continua urgenza minzionale che può portare a rinunce e limitazioni nella vita quotidiana e con la necessità di alzarsi più volte durante la notte per andare al bagno (nicturia).
"Siamo convinti che l'innovazione portata da vibegron possa dare un significativo aiuto alle persone con Oab - afferma Giuseppe Di Majo, General Manager Pierre Fabre Pharma - La sindrome della vescica iperattiva è una condizione cronica che, tra le altre cose, condiziona la libertà di spostamento non solo di chi ne soffre ma anche di chi gli sta vicino. Con il beneficio clinico portato da vibegron, la malattia avrà un minor impatto psicologico su queste persone con un conseguente significativo miglioramento della loro qualità di vita".
Il rilassamento della vescica umana - approfondisce la nota - è mediato in misura predominante, se non esclusiva, dal recettore beta-3 adrenergico. Vibegron si lega al recettore beta-3 nel muscolo detrusore della vescica e lo attiva; ciò porta a un rilassamento della muscolatura liscia del detrusore durante il riempimento della vescica e all'aumento della sua capacità. "Il principale sintomo di Oab è l'urgenza minzionale (la necessità quindi di 'correre al bagno'), con conseguente frequente stimolo a urinare: viene considerato patologico urinare più di 8 volte nell'arco delle 24 ore", spiega Enrico Finazzi Agrò, professore ordinario di Urologia e responsabile dell'Unità operativa di Urologia del Policlinico Tor Vergata di Roma, che a partire da domani, 24 settembre, sarà impegnato per 2 giorni con l'Urology Resident Academy, evento che vede coinvolti al Policlinico Tor Vergata i principali esperti di urologia funzionale per un confronto sulla cura dei sintomi del basso apparato urinario: dalle nuove tecniche di chirurgia mini-invasiva fino ai più recenti trattamenti farmacologici disegnati per la sindrome della vescica iperattiva e dell'incontinenza urinaria.
"Si è visto che il trattamento con vibegron è riuscito a ridurre del 16% il numero di minzioni giornaliere rispetto al placebo alla 12esima settimana, con delle evidenze significative a partire già dalla seconda settimana - illustra Finazzi Agrò - Inoltre, riduce del 59% il numero giornaliero di episodi di incontinenza urinaria da urgenza rispetto a placebo in pazienti con Oab Wet".
Lo svuotamento della vescica è un meccanismo molto complesso che è soggetto anche al controllo volontario - chiariscono gli esperti - Quando la vescica si riempie per un terzo della sua capacità, segnali nervosi inviati al cervello attivano lo stimolo minzionale, che inizialmente è controllabile e si può rimandare. In caso di sindrome della vescica iperattiva c'è invece una risposta anomala delle contrazioni involontarie che compaiono già durante la fase di riempimento vescicale, molto in anticipo rispetto alla soglia d'allerta.
Da un'indagine condotta in 6 Paesi europei, tra cui l'Italia, su un campione totale di oltre 16mila persone di età ≥40 anni, è risultato che solo il 60% delle persone con sintomi di Oab aveva consultato un medico e solo il 27% di queste (1 su 4) era in trattamento al momento dell'indagine. "L'aspetto psicologico è un importante fattore che ha un peso enorme sulle persone con Oab - sottolinea Finazzi Agrò - Chiudendosi in loro stesse, spesso non ne parlano neanche con il proprio medico, arrivando nei casi più estremi a isolarsi completamente e a non uscire quasi più di casa. Per questo motivo il percorso terapeutico del paziente deve tenere conto anche di questo aspetto e non solo di quello puramente farmacologico". I principali fattori di rischio per la vescica iperattiva sono obesità, menopausa, fumo e uso di caffeina e teina. Il disturbo può colpire entrambi i sessi, con maggior frequenza di incontinenza urinaria nel sesso femminile. La possibilità di sviluppare la vescica iperattiva aumenta con l'età, anche se questo disturbo non deve assolutamente essere considerato come una conseguenza fisiologica dell'invecchiamento.
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(Adnkronos) - "Chiediamo che la politica svolga il suo compito nel miglior modo possibile, che finalmente si trovi un governo stabile, visto che purtroppo negli ultimi anni la Valle d'Aosta è stata vittima di un cambio continuo di governance. E quindi ora serve la stabilità, per noi è importante avere un unico interlocutore, dal presidente fino agli assessori. Per noi portare avanti un progetto con una persona, e arrivare alla 'chiusura', alla conclusione, con la stessa persona, è fondamentale. Se ogni sei mesi-un anno invece cambiamo interlocutore ovviamente si riparte da capo con perdita di tempo, denaro e tutto quello che ne consegue". Questo l'appello, lanciato alla politica da Francesco Turcato, presidente di Confindustria Valle d'Aosta, intervistato da Adnkronos/Labitalia, in vista delle elezioni regionali in programma domenica 28 settembre.
Le criticità delle infrastrutture
Secondo Turcato il primo problema per le imprese valdostane sono le infrastrutture. "Il tema industriale fondamentale degli ultimi anni nella nostra regione -spiega- sono le infrastrutture. In Valle d'Aosta per 'N' motivi ci sono problemi importanti di infrastrutture, che non si limitano solo al traforo del Monte Bianco, che è una sorta di 'must' per noi. Da quando sono diventato presidente portiamo avanti la battaglia che vorrebbe la realizzazione della seconda canna, cioè il raddoppio rispetto al tunnel esistente. Ma anche le problematiche relative ad autostrada, ferrovia, aeroporto e non ultimo la frana che incombe a Quincinetto, mettono in seria difficoltà il futuro delle aziende valdostane", sottolinea.
E Turcato ricorda che sul traforo del Monte Bianco "è da più di due anni e mezzo che portiamo avanti questo dialogo con tutte le varie istituzioni, dall'Europa fino al comune di Aosta, per quanto riguarda il raddoppio. Riteniamo che le manutenzioni straordinarie che sono state auspicate per 18 anni più uno, ma visto le prove di questi anni si sta ipotizzando 36 anni di attività con importanti esborsi economici, secondo noi non è la soluzione. Questo perché tra 40 anni praticamente ci troveremmo un tunnel comunque vecchio e che non soddisferà le normative che via via si susseguiranno a livello europeo, compresa quella che prevede il declassamento dei tunnel 'monocanna'. E di conseguenza ci ritroveremmo con un tunnel che non può essere utilizzato praticamente da nessuno", sottolinea.
Le criticità per le imprese riguardando anche gli altri mezzi di trasporto. "Per quanto riguarda l'aeroporto, ci stiamo attivando con la parte privata della società, che ne detiene il 51% mentre il 49% è pubblico, per dargli una mano, per trovare dei partner. In questo caso compagnie di bandiera o compagnie di charter, ovviamente non quelle grosse, non Lufthansa, ma quelle piccole, perché l'aeroporto di Aosta può al massimo far atterrare e ripartire voli con 100 posti a sedere, forse anche meno adesso". E Turcato sottolinea che "l'aerostazione a oggi vede un ritardo di quasi due anni e mezzo sulla consegna, c'è un terminal che piccolino è dir poco. E il terminal che doveva essere consegnato nel 2024, forse verrà consegnato nel 2026-27", aggiunge.
E il presidente degli industriali valdostani avverte: "Fondamentalmente se il luogo comune parla di Valle d'Aosta -spiega-come una regione tipicamente turistica, lo devo smentire perché comunque la parte industriale fa la 'padrona'. Quindi noi ci aspettiamo che le aziende vengano messe nelle condizioni per poter competere. Oggi abbiamo un sistema che è veramente in difficoltà, dal manifatturiero al tessile ad altri comparti. Io vengo dalla estrazione del siderurgico, e il settore siderurgico è in una condizione molto difficile, e quindi mi aspetto che in questi cinque anni futuri chiunque si troverà a governare la Regione guardi con un occhio verso un futuro prossimo e non verso l'oggi o addirittura ieri che poco conta", sottolinea Turcato.
L'allarme dazi
"Se alcuni credono che l'effetto dei dazi toccherà poco la Valle d'Aosta -lancia l'allarme Turcato- si sbaglia perchè nel sistema industriale è già arrivato e ci aspettiamo ulteriori peggioramenti se le cose non cambiano. Se l'Europa non farà quello che deve fare, se l'America non torna indietro sui suoi passi, vediamo un autunno preoccupante. Il mercato in questo momento di transizione, con Trump che la mattina fa un proclama, il pomeriggio un altro, la sera un altro ancora, ha portato al blocco degli investimenti. Ovviamente parliamo di investimenti importanti e che vanno a filiera, a toccare quasi tutte le aziende della Valle d'Aosta. Dall'automotive, dove abbiamo aziende che sono in difficoltà, che non riescono a stare sul mercato o a entrarvi, aziende che stanno delocalizzando, aziende come la Cogne Acciai che ha chiesto la cassa integrazione per quasi mille dipendenti".
"I dazi Usa -rimarca Turcato- purtroppo stanno impattando sulle nostre imprese, perché hanno anche un duplice fattore di rischio. Uno è il dazio diretto, che può portare all'impossibilità a esportare. Nel mio caso di specie, l'acciaio, è al 50%, e noi abbiamo come Cogne un cliente che è Apple a cui forniamo parte dell'acciaio di telecamere, microfoni, auricolari. Ovviamente se oggi costa un euro, e domani invece costa un euro e 50, questo ci taglia fuori", sottolinea.
E infine, continua Turcato, "che alcuni si dimenticano che i dazi hanno provocato anche questo calo del valore del dollaro, quindi una differenza di potere d'acquisto tra euro e dollaro, e di conseguenza oggi comprare per noi europei diventa sempre più difficile", conclude.
(di Fabio Paluccio)

(Adnkronos) - Debutta oggi a Milano, 23 settembre 2025, la 'Colorfuture parade', la prima parata urbana. Promossa da Felicia, brand di Andriani, Società Benefit, con la partecipazione di Wwf Italia, Legambiente, Kyoto Club e i Green Heroes, l'evento rappresenta un momento unico di convergenza tra cittadini, associazioni e imprese per confrontarsi sui temi cruciali del nostro futuro. Attesissimo è il live show del musicista internazionale Jimmy Sax, che guiderà la parata con il suo sassofono insieme a 300 performer, e sarà protagonista di un concerto aperto a tutti alla biblioteca degli Alberi di Milano.
La 'Colorfuture parade' vuole riportare la sostenibilità al centro del dibattito pubblico in un momento cruciale e decisivo usando un linguaggio capace di raggiungere e coinvolgere un pubblico ampio. "Con il nostro brand Felicia - dichiara Michele Andriani, Presidente e Ceo di Andriani - abbiamo voluto essere promotori di questa iniziativa per dare spazio a una nuova cultura dell’impatto. La parata è la dimostrazione concreta che un’impresa può, e oggi deve, mettersi al servizio del bene comune e farsi promotore dell’interesse collettivo".
L’evento vede la partecipazione delle principali associazioni italiane impegnate da anni sulle grandi sfide ambientali e sociali. Come afferma Eva Alessi, Sustainability Manager Wwf Italia, "Il nostro tempo ha bisogno di iniziative come questa. Oggi ci troviamo di fronte ad una emergenza globale e non dobbiamo abbassare la guardia: abbiamo già oltrepassato 7 dei 9 Planetary Boundaries, nel 2024 è stata superata la soglia di 1,5 gradi di riscaldamento globale rispetto all’era preindustriale, il 75% della superficie terrestre non coperta da ghiaccio risulta significativamente alterata e le popolazioni globali di animali selvatici sono diminuite del 73%".
Nel corso della giornata, alla Biblioteca degli Alberi di Milano, si terrà un talk pubblico che avrà come protagonisti Michele Andriani, Eva Alessi (con la presentazione degli ultimi dati sulle planetary boundaries), Francesco Ferrante (Kyoto Club), Angelo Gentili (Legambiente) e Giuseppe Morici (manager e autore). Al centro emerge il Manifesto “Move for More” e i suoi quattro pilastri: Biodiversità, Benessere, Inclusività e Sostenibilità. Una dichiarazione di intenti collettiva come visione comune e bussola per il futuro; un invito ad assumere responsabilità individuali e collettive, sottolineando il ruolo delle imprese nel guidare il cambiamento.
Oltre alla partecipazione del sassofonista internazionale Jimmy Sax, sul palco anche il maestro d'orcherstra Vincenzo Sorrentino, che insieme alla Symphonic Dance Orchesta daranno vita a un'esplosione di ritmo capace di trasformare in musica la forza del movimento e la gioia della partecipazione.
Secondo il musicista Jimmy Sax "La musica -sottolinea- è un linguaggio universale, capace di unire le persone oltre le parole. Vivremo insieme una performance inedita ed estremamente coinvolgente, con la gioia e l’allegria come filo conduttore. Per me - conclude il musicista - sarà emozionante far parte di una vibrazione condivisa ed è un privilegio contribuire a un evento che parla di cambiamento e del futuro del nostro Pianeta”.
Leggi tutto: A Milano 'Colorfuture parade', musica e colori per confrontarsi su temi cruciali


(Adnkronos) - Scende dalla sua auto per chiudere il basculante del garage, ma viene travolta dalla stessa vettura. Così, nella mattinata di oggi, ha perso la vita Patrizia Sciambarella, 54 anni. Il dramma si è consumato intorno alle 8.30 a Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova. La donna, dopo aver fermato la macchina davanti alla propria abitazione, era scesa per chiudere l’ingresso del garage. Per cause ancora da chiarire, l’auto ha improvvisamente ripreso la marcia, investendola e schiacciandola a terra.
Immediati i soccorsi: il personale del 118 ha tentato di salvarle la vita e l’ha trasportata d’urgenza, in codice rosso, all’ospedale civile di Castiglione delle Stiviere. La 54enne è giunta però al pronto soccorso già priva di vita. Sul posto i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia, che hanno svolto i rilievi per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. La salma è stata affidata ai familiari, sconvolti dall’improvvisa tragedia.

(Adnkronos) - Da sempre attratto dalle storie di persone comuni che compiono imprese apparentemente irrealizzabili, Ken Follett ha scritto stavolta un romanzo epico sulla costruzione di Stonehenge, ancor oggi uno dei più grandi misteri del mondo. 'Il cerchio dei giorni' edito in Italia da Mondadori è da oggi, 23 settembre, in libreria in contemporanea mondiale.
La sua storia ha inizio intorno all’anno 2500 'prima dell’era comune'. Seft, un giovane cavatore di selce, attraversa la Grande Pianura per assistere ai rituali che segnano l’inizio d'anno. Il ragazzo trasporta le pietre da barattare al Rito di Mezza Estate, celebrato con canti e danze, cui partecipano le genti dei dintorni. Seft spera di incontrarvi Neen, di cui è innamorato e con la quale sogna di cambiare vita. La famiglia di lei vive in una comunità di pastori, offrendo al giovane una via di fuga dal padre violento e dai fratelli. Joia, sorella di Neen, ha talento e carisma. Da ragazzina, osservando la cerimonia delle sacerdotesse, immaginava la realizzazione di un nuovo monumento miracoloso, eretto con le pietre più grandi del mondo disposte in cerchio. Divenuta sacerdotessa si allea con Seft: insieme si dedicheranno a questo progetto visionario. Ma nella Grande Pianura si preannunciano tempi difficili per tutti.
Follett è uno degli autori più amati al mondo, con 38 libri pubblicati e oltre 198 milioni di copie vendute. È tradotto in più di 80 paesi e in 40 lingue. Il suo primo bestseller è stato 'La cruna dell’Ago' (1978), una spy story ambientata durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1989 è uscito 'I pilastri della terra', diventato poi il suo romanzo più famoso, al primo posto nelle classifiche di tutto il mondo. I suoi sequel, 'Mondo senza fine' e 'La colonna di fuoco', e il prequel 'Fu sera e fu mattina', hanno avuto altrettanto successo e la serie di Kingsbridge ha venduto più di 50 milioni di copie. L’autore britannico vive nell’Hertfordshire, in Inghilterra, con la moglie Barbara. Hanno cinque figli, sei nipoti e tre labrador.
Leggi tutto: Oggi torna Ken Follett, il nuovo romanzo su misteri e segreti di Stonehenge
Estonia, Nato: "Russia ha piena responsabilità". Rutte: "Niente incursioni o agiremo di conseguenza"

(Adnkronos) - La Russia "ha la piena responsabilità per queste azioni, che sono di escalation, rischiano calcoli errati e mettono in pericolo vite umane. Devono cessare". Lo scrive oggi, martedì 23 settembre, in un comunicato il Consiglio Atlantico, principale organo decisionale della Nato, a seguito della riunione di stamattina invocata dall'Estonia per "consultarsi e condannare fermamente la pericolosa violazione dello spazio aereo estone da parte della Russia il 19 settembre".
"La Russia non dovrebbe avere dubbi: la Nato e gli Alleati impiegheranno, in conformità al diritto internazionale, tutti gli strumenti militari e non militari necessari per difenderci e dissuadere tutte le minacce da tutte le direzioni. Continueremo a rispondere nei modi, nei tempi e nei domini di nostra scelta", recita il comunicato. "Il nostro impegno per l'Articolo 5 è ferreo. Gli Alleati non saranno dissuasi da questi e altri atti irresponsabili della Russia dai loro impegni duraturi di sostenere l'Ucraina, la cui sicurezza contribuisce alla nostra, nell'esercizio del suo diritto intrinseco all'autodifesa contro la brutale e non provocata guerra di aggressione della Russia", prosegue.
La risposta dell'Alleanza alle "azioni sconsiderate della Russia continuerà a essere robusta", sottolineano gli alleati nel comunicato, ricordando il recente lancio della missione "Eastern Sentry" per rafforzare la postura Nato lungo l'intero fianco orientale ed evidenziando la volontà di "rafforzare ulteriormente le nostre capacità" e "consolidare la nostra postura di deterrenza e difesa, anche attraverso una difesa aerea efficace".
Nel corso della riunione il Comandante supremo alleato in Europa, Alexus Grynkewich, ha informato il Consiglio dell'incidente, che ha visto tre caccia russi Mig-31 violare lo spazio aereo estone per oltre dieci minuti. "La risposta della Nato è stata rapida e decisa. Aerei alleati sono stati fatti decollare per intercettarli e scortarli fuori dallo spazio aereo estone", evidenzia il comunicato, sottolineando che l'incursione "fa parte di un modello più ampio di comportamento russo sempre più irresponsabile".
Si tratta della seconda riunione del genere in due settimane, evidenzia il comunicato: nella prima gli alleati avevano discusso la violazione dello spazio aereo polacco da parte di droni russi, e da allora anche Finlandia, Lettonia, Lituania, Norvegia e Romania hanno subito incidenti simili. "Esprimiamo la nostra piena solidarietà con tutti gli Alleati il cui spazio aereo è stato violato", recita il comunicato.
"Non vogliamo vedere una continuazione di questo modello pericoloso da parte della Russia, che sia intenzionale o meno. Ma siamo pronti e disposti a continuare a difendere ogni centimetro del territorio alleato", afferma il segretario generale della Nato Mark Rutte durante una conferenza stampa in seguito alla riunione del Consiglio Atlantico, convocata per discutere l'incursione di tre caccia russi nello spazio aereo estone la scorsa settimana, che insieme ad altre "azioni sconsiderate della Russia" in altri Paesi Ue ha rappresentato un'escalation che rischia di provocare "calcoli errati" e "mettere in pericolo vite umane".
"La nostra postura sulla terra, in mare e nell'aria ci sta servendo bene. I nostri piloti stanno facendo precisamente quello per cui sono addestrati quando c'è un rischio potenziale di incursione. Questo è quello per cui pianifichiamo, per cui ci addestriamo, e funziona", prosegue Rutte, ricordando che il Comandante supremo alleato in Europa, Alexus Grynkewich, "ha gli strumenti e l'autorità di cui ha bisogno per garantire la nostra difesa" e che l'operazione Eastern Sentry, lanciata congiuntamente a inizio settembre, "aggiunge ulteriore forza e flessibilità alla nostra postura lungo il nostro fianco orientale e ovunque altro potremmo averne bisogno".
"Il nostro sistema militare funziona così. Valuteremo sempre i pericoli: se si tratta di una minaccia diretta alla nostra difesa complessiva, alla nostra postura, agiremo sempre di conseguenza", ha continuato Rutte, che ha poi spiegato che le eventuali decisioni sull'abbattimento di aerei "sono prese in tempo reale, sempre basate sull'intelligence disponibile riguardo la minaccia posta dall'aereo, incluse domande su intenzioni, armamento e rischio potenziale".
Nel caso dello sconfinamento dei tre Mig-31 russi "è stato valutato che non ci fosse alcuna minaccia immediata. Quindi aerei svedesi, finlandesi e italiani sono stati attivi per assicurarsi che questi tre MiG fossero scortati fuori dallo spazio aereo estone", aggiunge Rutte. "Certo che sì, ma dobbiamo farlo in un modo per cui valutiamo la situazione", risponde Rutte a una domanda riguardo alla prontezza dell'Alleanza di reagire in maniera da stabilire deterrenza. Nel caso estone, "le nostre difese aeree hanno fatto esattamente ciò che dovevano fare"


(Adnkronos) - Paura sul lungotevere a Roma, dove, all'altezza di ponte Garibaldi, a pochi passi dalla Sinagoga, un uomo in sella a una enduro e con il casco regolarmente indossato, forse a causa di un ostacolo improvviso sulla strada, ha perso il controllo della moto schiantandosi contro la pensilina della fermata, mandando la vetrata in frantumi e rischiando di travolgere le persone in attesa del bus. E' successo poco fa.
La maggior parte dei passanti è riuscita a schivare la moto che ha però colpito un'anziana, rimasta ferita. Il centauro è stato trasportato in ospedale. Sul posto gli agenti della polizia locale impegnati nei rilievi.

(Adnkronos) - Paura sul lungotevere a Roma, dove, all'altezza di ponte Garibaldi, a pochi passi dalla sinagoga, un uomo in sella a una enduro e con il casco regolarmente indossato, forse a causa di un ostacolo improvviso sulla strada, ha perso il controllo della moto schiantandosi contro la pensilina della fermata, mandando la vetrata in frantumi e rischiando di travolgere le persone in quel momento in attesa del bus. E' successo poco fa.
La maggior parte dei passanti è riuscita a schivare la moto che ha però colpito un'anziana.
Il centauro è stato trasportato in ospedale. Sul posto gli agenti della Polizia Locale impegnati nei rilievi.

(Adnkronos) - Carlos Alcaraz versione... samurai. Il tennista spagnolo, che si è ripreso il primo posto del ranking Atp battendo Jannik Sinner nella finale degli Us Open, è atterrato a Tokyo, dove giocherà l'Atp 500 in programma dal 24 al 30 settembre. Prima di scendere in campo e allenarsi però, Alcaraz si è concesso un momento di svago sfoggiando l'ennesimo nuovo look delle ultime settimane, ma questa volta i capelli non c'entrano.
Alcaraz ha infatti indossato l'armatura da samurai, gli storici guerrieri giapponesi, impugnando una spada e 'combattendo' in un video, condiviso da Tennis Tv, diventato rapidamente virale. Si tratta di una veste totalmente nuova per Carlos, che esordirà nel torneo giapponese dopo aver rinunciato a quello di Pechino, a cui arrivava da campione in carica e che invece vedrà protagonista Jannik Sinner.
Leggi tutto: Alcaraz con armatura e spada: a Tokyo il nuovo look da samurai


(Adnkronos) - Diagnosticare precocemente la malattia di Alzheimer, nelle fasi di declino cognitivo lieve (Mci) o demenza lieve, è fondamentale per offrire opzioni di cura significativamente migliori ai pazienti secondo l'83% dei neurologi italiani, eppure oggi meno del 20% delle persone riceve una diagnosi accurata e tempestiva. Questo divario tra aspettative degli specialisti e la realtà della pratica clinica sembra essere legato a diversi fattori, tra cui lo stigma associato alla malattia di Alzheimer: per il 97% degli specialisti, i pazienti o le loro famiglie spesso cercano di nascondere o minimizzare i sintomi della demenza durante le visite iniziali. Sono i dati che emergono dall'indagine commissionata da Lilly che ha coinvolto 400 neurologi di Francia, Italia, Spagna e Germania, di cui 100 italiani, che mira a esplorare le opinioni degli specialisti sugli scenari di innovazione nel trattamento della malattia di Alzheimer e su ciò che è necessario per adottarli nella pratica clinica.
Attualmente - ricorda una nota - in Italia circa 600mila persone hanno la malattia di Alzheimer e, complessivamente, sono stimate in oltre 1 milione quelle con demenza; inoltre si stima che circa 3 milioni di italiani siano direttamente coinvolti nell'assistenza dei loro cari che ne soffrono. Nonostante la rilevanza di questi numeri, destinati a crescere anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, resta ancora molto da fare per migliorare l'assistenza ai pazienti. "Riconoscere la malattia di Alzheimer nelle sue fasi iniziali è decisivo - afferma Andrea Arighi, direttore Ssd Malattie neurodegenerative, Fondazione Irccs Ca' Granda ospedale Maggiore Policlinico di Milano - significa poter offrire trattamenti più adeguati e, allo stesso tempo, costruire insieme al paziente e alla sua famiglia un percorso di cura più chiaro e sereno. Perché questo sia possibile è necessario superare lo stigma che ancora porta molte persone a minimizzare o nascondere i primi sintomi. Dare un nome alla malattia è il primo passo per non restare soli ad affrontarla".
L'innovazione farmaceutica nella cura e trattamento della malattia di Alzheimer, secondo il 73% dei neurologi intervistati, avrà un impatto positivo sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie, e per l'85% l'integrazione di innovazioni diagnostiche nella pratica clinica consentirà la diagnosi precoce della malattia, con il 41% che evidenzia l'importanza della disponibilità di biomarcatori plasmatici. Emerge però dal 75% degli specialisti la necessità di miglioramento dell'individuazione della malattia nell'assistenza primaria, con la richiesta di un approccio più proattivo da parte degli operatori sanitari nell'individuare i primi sintomi della malattia, tra cui i problemi legati alla memoria.
"Integrare le nuove tecnologie diagnostiche nella pratica, compresi i biomarcatori nel sangue, aiuta ad anticipare la diagnosi di Alzheimer e a rendere più ordinati ed efficaci i percorsi di cura - sottolinea Federico Massa, neurologo, Irccs ospedale Policlinico San Martino di Genova - La priorità è usarle e interpretarle con competenza: l'assistenza primaria come sentinella sul territorio, che intercetta i primi segnali e indirizza ai centri specialistici per un inquadramento clinico accurato, resta fondamentale. Dobbiamo anche parlarne con chiarezza", con "educazione e formazione per superare lo stigma della malattia, e più cultura e responsabilità tra gli operatori. I risultati dell'indagine tra neurologi europei vanno in questa direzione: accesso equo e tempestivo a diagnosi e terapie sono la via per dare risposte giuste, al momento giusto". Concorda Patrizia Spadin, presidente dell'Associazione italiana malattia di Alzheimer: "Equità di accesso e sicurezza sono i due punti cruciali sui quali, con i neurologi, lavoriamo da molto. Il diritto alla diagnosi, oggi, per i pazienti, presuppone tempestività di individuazione dei sintomi e quindi miglioramento in competenza e innovazione dei medici di medicina generale e dei centri esperti. Una presa in carico adeguata e precoce e un accesso equo ai trattamenti, per i pazienti di oggi e per quelli di domani, significherà un peso e un costo inferiore della malattia sia a livello sociale che sulla vita delle persone".
Per accelerare l'innovazione nell'ambito dell'Alzheimer in Europa, dagli esperti emerge la necessità di colmare il divario tra normative e pratica clinica: la metà dei neurologi italiani intervistati afferma che l'attuale processo di approvazione crea disparità rispetto ai Paesi che hanno un accesso più rapido ai nuovi trattamenti, e sebbene riconoscano il valore di un contesto normativo prudente per garantire il benessere dei pazienti, molti considerano un accesso meno limitato ai nuovi trattamenti come un’opportunità chiave per migliorare l'assistenza.
"Questa indagine evidenzia l'urgente necessità di superare lo stigma e accelerare verso una diagnosi precoce, per trasformare l'assistenza nella malattia di Alzheimer - conclude Elias Khalil, presidente e amministratore delegato Lilly Italy Hub - In occasione del mese dedicato all'awareness sull'Alzheimer, dobbiamo riconoscere di trovarci a un punto di svolta. E' il momento di trasformare l'assistenza per questa malattia progressiva, che colpisce milioni di europei e le loro famiglie. In Lilly siamo pionieri nella ricerca sull'Alzheimer da oltre 35 anni e continuiamo a ripensare ciò che è possibile, affinché chi ne è colpito possa immaginare nuove prospettive".
Leggi tutto: L'indagine, diagnosi precoce Alzheimer fondamentale per 8 neurologi sui 10

(Adnkronos) - I rapporti con la Francia, ma anche la posizione degli Emirati Arabi Uniti e molto altro è in ballo nello "stand by" annunciato da Benjamin Netanyahu riguardo la sua risposta alla decisione di alcuni Paesi, guidati dalla Francia, di riconoscere lo Stato di Palestina. Il premier israeliano si trova tra il pressing dei suoi ministri e anche del suo partito e, sintetizza il Wall Street Journal, rischierebbe di inimicarsi o almeno irritare il mondo arabo e Donald Trump andando avanti con la minacciata annessione della Cisgiordania, che si tratti di una sua parte o di tutto il territorio.
Potrebbero finire nel nulla anni di lavoro per normalizzare le relazioni di Israele con il mondo arabo, a cominciare dagli Accordi di Abramo, cari a Trump, con cui Israele sospese i piani di annessione di parte della Cisgiordania come condizione per arrivare a un'intesa con gli Emirati. L'annessione è considerata una linea rossa dai Paesi arabi e, dicono funzionari del mondo arabo, i loro governi hanno messo in guardia Israele, con messaggi diplomatici privati, dalle conseguenze di un'annessione, totale o parziale.
In assenza di un'annessione, dicono gli analisti, Israele potrebbe adottare misure per mettere ulteriormente sotto pressione l'economia palestinese. O, secondo una fonte del Wsj, potrebbe limitare i rapporti consolari con la Francia. Per il giornale, Netanyahu deve valutare se valga la pena danneggiare i rapporti con il mondo arabo e potenzialmente con gli Usa ponendo definitivamente fine alle speranze e al sogno dei palestinesi di avere un loro stato.
Sotto la guida di Netanyahu, Israele ha costantemente ampliato la costruzione di insediamenti in Cisgiordania. Il premier "deve continuare a placare la sua base e parlare di annessione è il modo per farlo", ha detto Josh Krasna, ex diplomatico israeliano ora direttore del Forum per la cooperazione regionale con sede in Israele e docente alla New York University. "Ora deve dare seguito alle minacce" o, in caso contrario, "finire per essere visto come qualcuno che non fa" quello che dice, è il ragionamento di Krasna.
"Penso gli Emirati abbiano chiarito che qualsiasi passo in merito all'annessione provocherà una crisi tra il mondo arabo e Israele e, soprattutto, sarà un rischio gli Accordi di Abramo", ha osservato Michael Milshtein, ex ufficiale dell'intelligence militare israeliana ed esperto di questioni palestinesi alla Tel Aviv University.
Leggi tutto: Israele, cosa rischia Netanyahu annettendo Cisgiordania? Gli scenari
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