
Terna ha completato gli interventi per la nuova rete elettrica in alta e altissima tensione dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026. Le opere incrementeranno l’affidabilità energetica nei luoghi in cui si svolgeranno, da febbraio a marzo del prossimo anno, le Olimpiadi. La società guidata da Giuseppina Di Foggia ha previsto un investimento di circa 300 milioni di euro per realizzare le infrastrutture finalizzate a potenziare la magliatura della rete elettrica di un’estesa porzione del Nord Italia e ad aumentare la resilienza in aree fortemente interessate negli ultimi anni da eventi meteorologici estremi. (VIDEO[1])
Le nuove opere a ridotto impatto paesaggistico, con 130 km di elettrodotti completamente ‘invisibili’, riguardano la Lombardia, il Trentino-Alto Adige e il Veneto e hanno coinvolto oltre 150 imprese e più di 450 tra tecnici e personale operativo.
“I Giochi Olimpici e Paralimpici Milano Cortina 2026 rappresentano, per le infrastrutture di Terna, una sfida che stiamo affrontando con visione e responsabilità. Grazie al nostro patrimonio di competenze ingegneristiche, è stato possibile realizzare opere di valore strategico e a basso impatto ambientale. L’avvio dei Giochi è stato per Terna uno stimolo ad accelerare i tempi di esecuzione delle opere per realizzare una rete elettrica sicura e adeguata”, ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna. “Si tratta di un investimento che va oltre l’evento olimpico: grazie agli interventi attuati sulla rete elettrica, in occasione di Milano Cortina 2026, cittadini e imprese potranno beneficiare di una migliore qualità del sistema elettrico anche negli anni a venire. Proseguiamo con impegno nella realizzazione degli interventi previsti dal Piano Industriale, a conferma del ruolo di Terna a beneficio della sicurezza elettrica del Paese”.
Per la fornitura dei cavi Terna si è avvalsa di Brugg Cables, società del Gruppo Terna Energy Solutions, specializzata nella progettazione e realizzazione di infrastrutture interrate, il principale fornitore dell’azienda per quanto riguarda i cavi terrestri. Il procurement interno ha consentito di ridurre sensibilmente le procedure e le tempistiche permettendo di completare le opere nei tempi previsti.
In Lombardia sono stati posati complessivamente circa 60 km di nuovi cavi e rimossi 3 km di linee aeree esistenti con interventi nell’area metropolitana di Milano e nella Provincia di Sondrio. Nel capoluogo lombardo Terna ha completato gli elettrodotti per la connessione delle Cabine Primarie “San Cristoforo” e “Rogoredo”.
In Valtellina è entrato in esercizio l’elettrodotto Livigno – Premadio, costituito da due linee elettriche in cavo interrato, ciascuna di circa 20 km, tra la Cabina Primaria di Livigno e la nuova Stazione Elettrica di Terna, situata in località Premadio, nel comune di Valdidentro. Realizzata in tecnologia blindata compatta, la stazione è caratterizzata da un ridotto consumo di suolo, in armonia con il paesaggio montano circostante. L’intervento è di grande rilevanza per il territorio interessato, perché ha consentito il collegamento alla rete elettrica nazionale di aree in passato non raggiunte dall’alta tensione.
Nella Provincia autonoma di Trento è operativo il collegamento in cavo interrato di circa 17 km che collega la Cabina Primaria di Campitello con la rete elettrica nazionale di alta tensione, mediante l'utilizzo di una Stazione Compatta a Rapida Installazione. Tale soluzione è stata adottata presso il sito della nuova Stazione Elettrica di Terna di Moena, progettata anch'essa in tecnologia blindata compatta e con scelte architettoniche funzionali a un inserimento armonico nel contesto ambientale della Val di Fassa.
Nella Provincia autonoma di Bolzano è in funzione da settembre l’elettrodotto in cavo interrato tra Laion e Corvara lungo circa 23 km, il cui tracciato segue per gran parte la viabilità ordinaria.
In Veneto, infine, le opere hanno interessato principalmente l’area del bellunese dove Terna ha realizzato il collegamento alla rete elettrica nazionale della nuova Cabina Primaria “Arabba” di proprietà del distributore locale. In quest’area, inoltre, è già operativa la linea in cavo interrato, della lunghezza di 24 km, tra Cortina e Auronzo di Cadore.

Un autotrasportatore di 61 anni ha perso la vita poco prima delle 11.30 di questa mattina a Gessate, nell'hinterland milanese. L'uomo era arrivato a bordo del suo camion in una azienda operante nel recupero di rottami metallici e di legno. Una volta sceso dalla cabina, è stato investito da un muletto che in quel momento stava transitando per trasportare del materiale. Per lui non c'è stato niente da fare. I soccorritori dell'Areu 118, intervenuti subito dopo l'incidente, non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.
Sul posto sono intervenuti anche gli agenti della polizia locale di Gessate. Del caso si sta occupando la procura di Milano.

Momenti di tensione a Miss Universo 2025, la competizione che si sta svolgendo in Thailandia. La rappresentante della Jamaica, Gabrielle Henry, è precipitata dalla passerella durante la sua esibizione ed è stata trasportata via in barella.
Le immagini, diventate virali sui social, mostrano la concorrente mentre percorre la passerella e avanza verso la giuria. Poi, il passo falso. Forse per colpa di un tacco rimasto impigliato, Gabrielle ha perso l'equilibrio ed è caduta dal palco.
Immediatamente la giovane è stata soccorsa dallo staff, mentre in sala è calato il silenzio. Henry è stata portata via in barella sotto gli occhi del pubblico e delle altre concorrenti, visibilmente scossi per l'accaduto.

Finisce sul 'Telegraph' la battaglia contro la carbonara fake lanciata da Fratelli d'Italia, il partito della premier Giorgia Meloni, che ha scritto a Roberta Metsola per criticare la vendita di prodotti falsamente etichettati come 'Made in Italy' nel supermercato del Parlamento europeo.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, oggi, a margine dell'assemblea annuale di Cia-Agricoltori italiani è tornato sul tema dopo le polemiche: "Avremo tra qualche giorno una legge importantissima che permetterà di contrastare l'Italian Sounding in maniera ancora più forte, che verrà discussa dal Parlamento. E' una norma sulla protezione proprio del nostro sistema agroalimentare anche nella distribuzione. Credo che sarà un passo avanti decisivo".
Era stato lo stesso ministro a fare un post sui propri canali social, per denunciare la presenza di falsi prodotti in primis barattoli di salsa 'alla carbonara' già pronti, prodotti in Belgio e venduti con la bandiera italiana sull'etichetta, contenenti panna e soprattutto pancetta al posto del tradizionale guanciale all’interno del market del Parlamento Europeo, una circostanza sulla quale ha chiesto verifiche. "Era un post di sottolineatura per far capire quanto sono importanti i nostri prodotti e quanto stiamo facendo per contrastare l'italian sounding" ha aggiunto Lollobrigdia.
''Ho chiesto che vengano avviate immediatamente delle indagini'', aveva scritto, giorni fa Lollobrigida nel post su 'X' rilanciato dal Telegraph, perché ''rappresentano il peggio dell'Italian sounding'', ovvero dell'imitazione dei prodotti italiani, ed ''è inaccettabile vederli sugli scaffali del supermercato del Parlamento europeo''.
Citato dal Telegraph, Carlo Fidanza, capo delegazione dei Fratelli d'Italia all'europarlamento, ha spiegato che "l'uso improprio di simboli o riferimenti all'italianità su prodotti che non provengono dall'Italia può costituire una pratica ingannevole e pertanto essere perseguibile". La tutela dell'autenticità dei prodotti italiani, ha aggiunto, "non è solo una battaglia identitaria, ma una questione di trasparenza e a tutela dei consumatori".
Il Telepraph ricorda che quella sulla carbonara non è la prima battaglia culinaria che vede in campo Fratelli d'Italia. Il partito della premier Meloni ha infatti sostenuto, ad esempio, le proposte del Parlamento europeo per un "divieto degli hamburger vegetariani", vietando così l'uso di termini come "bistecca" o "salsiccia" per prodotti a base vegetale. In Italia, ricorda ancora il giornale, è stata poi approvata una legge che vieta la carne prodotta in laboratorio, mentre Meloni ha criticato aspramente la decisione della Ue di consentire la vendita di insetti come "nuovi alimenti".
'Limitazione solo in strutture col 100% occupazione posti letto'... 
"Oggi i progettisti strutturali hanno a disposizione dispositivi antisismici sviluppati negli ultimi anni, che garantiscono un livello di protezione molto elevato contro le sollecitazioni dei terremoti. Quello che ancora manca è la possibilità di ottimizzare ulteriormente queste soluzioni. In questo senso, l’intelligenza artificiale ci darà un contributo decisivo: in futuro vedremo edifici intelligenti, in grado di 'ragionare' e individuare autonomamente la strategia più efficace per proteggersi dall’azione sismica".
Lo ha detto Rui Pinho, presidente fondazione Eucentre, in occasione di Made expo 2025, il più autorevole appuntamento italiano dedicato al mondo dell’edilizia e dell’architettura, a Fiera Milano dal 19 al 22 novembre 2025.
Un incontro che Pinho, professore presso il dipartimento di Ingegneria civile e Architettura dell'Università di Pavia, definisce "uno strumento fondamentale, soprattutto per chi, come me, si occupa di rischio sismico. Queste manifestazioni - conclude - offrono infatti l’opportunità di presentare, individuare ed esplorare nuove soluzioni tecniche e tecnologiche capaci di proteggere strutture e infrastrutture dai terremoti".

Crescono in numero e rilevanza le società benefit italiane, ma la loro governance è ancora in una fase di transizione verso modelli più inclusivi, sostenibili e partecipativi. È quanto emerge dal report 'La governance delle società benefit in Italia”, frutto di un progetto di ricerca condotto in collaborazione tra il dipartimento di scienze aziendali dell’Alma Marter Studiorum - Università di Bologna, InfoCamere e Camera di commercio di Brindisi-Taranto, basato su dati del Registro delle imprese e su un’indagine condotta su oltre 3.300 imprese.
Introdotte dalla legge 208/2015, le società benefit integrano finalità di beneficio comune con l’attività economica. Secondo i dati InfoCamere 2025, in pochi anni sono passate da 177 nel 2017 a oltre 4.500 nel 2024 - per poi superare la soglia delle 5.000 nel 2025, rappresentando una delle esperienze più dinamiche del panorama imprenditoriale nazionale. Tuttavia, la ricerca evidenzia come la normativa lasci agli amministratori ampi margini di discrezionalità, rendendo la governance un elemento cruciale per bilanciare la molteplicità di obiettivi economici, sociali e ambientali.
"Le società benefit rappresentano un laboratorio avanzato di governance responsabile", osserva Magalì Fia, docente di etica e sostenibilità all’Università di Bologna e coordinatrice scientifica della ricerca. "I dati mostrano progressi significativi, ma anche la necessità di rafforzare il bilanciamento nelle scelte e nei processi decisionali, insieme a una maggiore partecipazione e formazione etica, per rendere questi modelli pienamente credibili e trasformativi", sottolinea.
"L’interesse sulle imprese benefit sta crescendo di pari passo con l’incremento della loro numerosità. È il motivo per il quale, come Ente camerale, sosteniamo convintamente ricerche sempre più approfondite sul modello, in modo da entrare nei gangli vitali delle SB, comprenderne potenzialità ed eventuali limiti, suggerire miglioramenti", afferma Vincenzo Cesareo, presidente della Camera di commercio di Brindisi – Taranto.
"Con questo report -continua- abbiamo identificato molti punti di forza nel modo in cui gli stakeholder partecipano ai processi decisionali, ma anche molta disomogeneità nei comportamenti e diversi ambiti di possibile crescita – come, ad esempio, quello della formazione e dei servizi di supporto etico. Ne discende, a nostro avviso, l’importanza di rinsaldare ancora di più le reti di lavoro condiviso e alimentare quelli che definiamo ecosistemi benefit".
"La conoscenza approfondita dei fenomeni imprenditoriali – specialmente di modelli innovativi come quello delle società benefit - passa dalla qualità e dalla profondità dei dati a disposizione. Il Registro delle imprese rappresenta una risorsa unica nel panorama europeo, fondamentale non solo per tracciare la crescita di queste imprese, ma per comprenderne le dinamiche interne e l’efficacia del loro doppio obiettivo economico e sociale", sottolinea Paolo Ghezzi, direttore generale di InfoCamere.
"Analisi come questa dimostrano quanto sia cruciale valorizzare i dati pubblici per supportare decisioni informate, politiche efficaci e, in ultima analisi, per consolidare la cultura d’impresa orientata alla sostenibilità che le società benefit incarnano", conclude. Dall’analisi emerge che solo il 17% delle società benefit intervistate include amministratori indipendenti e appena il 10% adotta politiche di rappresentanza di genere. La maggior parte delle imprese partecipanti alla survey condotta nel 2024 sono micro (60%) o piccole (24%), fattore che contribuisce a spiegare strutture decisionali ancora accentrate: nel 53% dei casi il presidente o amministratore unico concentra funzioni operative e strategiche.
L’allineamento ai criteri esg nelle politiche retributive presenta ancora ampi margini di miglioramento: oltre la metà delle aziende (54%) non prevede indicatori specifici e solo il 10% integra parametri di sostenibilità nei sistemi di valutazione. Quanto alle competenze, il 52% dei Consigli di amministrazione richiede esperienza in sostenibilità, ma prevalgono i profili economico-finanziari (34%) e consulenziali (27%), mentre il contributo di accademici e rappresentanti del terzo settore resta limitato.
Sul piano etico, il 56% delle società benefit intervistate dispone di un codice etico e il 53% di sistemi di segnalazione interna, ma meno della metà offre formazione sui temi della responsabilità e solo il 12% prevede percorsi obbligatori per i membri del cda. Le questioni etiche vengono discusse regolarmente nel 65% dei Consigli, ma raramente si traducono in metriche di performance o in legami diretti con la retribuzione dei vertici. Lo studio conclude che la diffusione di pratiche di rendicontazione, la partecipazione degli stakeholder e l’integrazione di metriche etiche nei processi decisionali rappresentano i prossimi passi per rendere il modello Benefit una leva strutturale della competitività sostenibile in Italia.

Prende il via oggi, e proseguirà fino al 30 novembre, la quarta edizione della campagna di raccolta fondi “Insieme per le Donne”, promossa da Bper a favore del Fondo Autonomia dell’associazione D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza. L’iniziativa nasce per offrire un supporto concreto alle donne accolte nei centri antiviolenza e nelle case rifugio della rete D.i.Re, che ogni anno assistono oltre 20 mila donne, molte delle quali prive delle risorse economiche necessarie per costruire un reale percorso di indipendenza.
La raccolta fondi è dedicata alle donne che desiderano lasciarsi alle spalle situazioni di violenza e ricostruire una vita autonoma. Secondo i dati di D.i.Re, il 33,9% delle donne che accede ai centri ha subito violenza economica, una forma di abuso che limita la libertà di scelta e ostacola la possibilità di un futuro indipendente.
Serena Morgagni, responsabile della Direzione Communication di Bper, ha dichiarato: “L’impegno di Bper rivolto al contrasto della violenza sulle donne è focalizzato sulla promozione di una sempre più diffusa educazione finanziaria e sulla tutela dell’autonomia economica, leve importanti per una libera espressione decisionale delle donne e per prevenire situazioni di abuso. Con questa nuova edizione di ‘Insieme per le Donne’ siamo accanto all’associazione D.i.Re per aiutare donne che hanno subito violenza e stanno cercando di costruire una nuova progettualità di vita: tutto il ricavato della raccolta fondi andrà a supporto di loro concrete necessità economiche. Crediamo infatti che la libertà passi anche attraverso l’indipendenza economica, e vogliamo essere parte attiva di questo cambiamento.”
Cristina Carelli, presidente di D.i.Re, ha affermato che “La violenza economica e la difficoltà di raggiungere una completa autonomia, sono fattori spesso legati che tengono le donne dentro la violenza. Poter lavorare insieme a un partner come Bper, oltre ad aiutare centinaia di donne grazie al Fondo Autonomia sostenuto con la raccolta fondi, ci consente di arrivare a un pubblico ampio per sensibilizzarlo su un tema tanto cruciale per la libertà delle donne.”
Il progetto si inserisce nel più ampio impegno di Bper per promuovere l’indipendenza finanziaria come condizione fondamentale per la libertà decisionale e per prevenire situazioni di abuso. La Banca mette in campo numerose iniziative mirate a sostenere le categorie più fragili e a favorire una più ampia inclusione sociale ed economica, con particolare attenzione ai temi di diversità, equità e inclusione. Tra gli strumenti chiave a supporto delle donne, Bper ha realizzato lo scorso anno - in collaborazione con D.i.Re - il vademecum “Insieme contro la violenza economica”, disponibile sul sito istituzionale e tramite QR code presenti in filiale. Il documento aiuta a riconoscere e affrontare la violenza economica, fornendo indicazioni pratiche per un utilizzo consapevole dei servizi bancari e suggerendo azioni utili per rafforzare la propria autonomia.
A sostegno della campagna, il Gruppo Bper ha confermato una donazione, oltre ad aver avviato diverse iniziative di educazione finanziaria, tra cui il webinar “Oltre il rosa”, giunto alla seconda edizione, realizzato con l’economista Azzurra Rinaldi ed Equonomics: nove incontri online dedicati al potenziamento delle competenze finanziarie delle donne e, di conseguenza, al contrasto della violenza economica.
Anche le persone del Gruppo Bper sono state coinvolte in percorsi di sensibilizzazione e formazione, con particolare attenzione all’empowerment femminile e alla valorizzazione della leadership. La campagna “Insieme per le Donne” è promossa in prossimità del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, istituita dalle Nazioni Unite per promuovere consapevolezza e azioni concrete contro ogni forma di abuso.

"Gualtieri ha già detto che si ricandiderà. Del resto è normale che dopo un mandato ci si rimetta al giudizio degli elettori. Anche Raggi, legittimamente lo ha fatto e ha raggiunto un risultato non sufficiente per accedere al ballottaggio, ma un buon risultato: 7 punti in più rispetto ai 5 Stelle. Si ripartirà dalla coalizione che sta già governando Roma e si cercherà di allargare. Ma senza trattative incomprensibili per i cittadini. L'obiettivo è allargare il consenso". Lo dice Claudio Mancini, deputato Pd, interpellato all'Adnkronos.
"Bene progetto Onorato, allarga consensi"
"Intanto - continua il dem - c'è uno spazio politico e il progetto civico lanciato da Alessandro Onorato può riuscire ad occuparlo. Le premesse ci sono. Le adesioni e l'interesse superano le più rosee aspettative", spiega sul progetto di una lista civica nazionale lanciato dall'assessore capitolino.
"E' un progetto -sottolinea- che può allargare i consensi e intercettare quegli elettori che non si sentono rappresentati dai partiti del centrosinistra e magari andrebbero a ingrossare l'astensionismo. La soglia di sbarramento è il 4 per cento. Non è poco. Alle europee, dividendosi, Renzi e Calenda non hanno superato la soglia ma una lista che raccolga le esperienze civiche, il movimento di Ruffini e chi voglia aderire, penso anche a Italia Viva, credo abbia ampie possibilità di superare il 4 per cento".
"E c'è anche un altro dato non irrilevante. Il progetto dei civici si è schierato nel centrosinistra senza chiedere nulla in cambio: posti, ruoli e via dicendo. Un fatto certamente apprezzabile", spiega.
"Iniziative aree dem? Dopo regionali inizia fase verso politiche, normale discutere"
Sulle varie iniziative organizzare delle aree dem da quelle dei riformisti a quella della maggioranza a Montepulciano a fine novembre, Mancini continua: "La politica è una cosa semplice. Finite le elezioni regionali di domenica prossima si chiude la stagione delle elezioni regionali e si entra nel tempo che ci separa dalle elezioni politiche, quindi si apre una discussione su come si va alle elezioni politiche".
"Essendo il nostro un partito democratico ha una sua discussione incomprimibile e anzi salutare. E' chiaro che questa discussione comincia ad avvenire nelle forme dell'intervista, del dibattito e anche di iniziative politiche. Quella di Montepulciano si chiama proprio 'Costruire l'alternativa'. Poi si farà una assemblea nazionale per mettere a sintesi una discussione che non preoccupa perchè il Pd è unito nei fondamentali". Non si farà quindi un congresso? "Si può anche fare ma questo lo può decidere solo la segretaria Schlein".
Legge elettorale
"Sulla legge elettorale al momento non ci sono contatti né formali né informali. Ogni rapporto con i vertici nostri è stato smentito. Ma soprattutto, io personalmente, trovo in questa vicenda - quella dello scontro con il Colle - la conferma del fatto che è sbagliato sedersi a discutere una legge elettorale se il presupposto è l'indicazione del candidato premier e un premio di maggioranza che in realtà non assicura stabilità", dice ancora il deputato.
"Non c'è nessuna certezza della maggioranza assoluta perché il premio regionale non può che essere fatto regione per regione e quindi serve solo ad avere alla Camera un vantaggio. Di fatto è un Porcellum con qualche ritocco". Ma qualcuno nelle opposizioni potrebbe essere tentato dal sostenere una riforma di questo tipo? "Non credo, le opposizioni non hanno nessuna convenienza ad assecondare una riforma della legge elettorale che va nella direzione di esasperare la personalizzazione della candidatura premier e che dichiara dall'inizio che l'obiettivo è fare all-in su tutte le cariche istituzionali".
A destra dicono che l'indicazione del premier creerebbe problemi in un centrosinistra in cui ancora non è chiaro come verrà scelto il candidato premier... "La destra si occupi della destra e di noi ci occupiamo da soli".
Attacco al Colle? E' inizio campagna per riforma elettorale"
"E' l'inizio di una campagna per provare a far passare una legge elettorale che determina l'elezione diretta del premier. Si vuole caricare politicamente la riforma della legge elettorale. Per questa strada si vuole far passare una forma di presidenzialismo che non si è riusciti a fare con la modifica costituzionale", afferma poi sullo scontro istituzionale tra Fdi e il Quirinale che ha animato gli ultimi giorni.
"Quando Giorgia Meloni è venuta in Parlamento per il voto di fiducia aveva annunciato la riforma presidenzialista come parte del programma del centrodestra con grande enfasi, poi di fronte alla consapevolezza che gli italiani non sono d'accordo nel cambiare la natura della presidenza della Repubblica, questo progetto è stato abbandonato pubblicamente, ma in realtà rimane vero obiettivo politico".
"Ancora ieri Meloni ha dichiarato che vuole la riforma in senso presidenzialista. Quindi c'è un'avversione all'idea del Presidente della Repubblica che sia garante delle istituzioni e non attore politico". Di qui la riforma elettorale con il premio di maggioranza e l'indicazione del candidato premier: "Si vuole caricare politicamente la riforma della legge elettorale di un significato di modifica della Costituzione materiale visto che non sono riusciti a cambiare quella formale. Perché in sostanza il governo sa che se fa una riforma contro il Presidente della Repubblica per fare il presidenzialismo, il referendum costituzionale lo perde".
Protesta davanti a Soprintendenza beni ambientali e Regione...
Finanziamento di 30mila euro, ora anche spogliatoi e bagni...
Pronta una piattaforma di Sardegna Ricerche, con Crs4 e Regione... 
"Made Expo rappresenta bene la reale tendenza di un mercato sempre più orientato alla sostenibilità, un aspetto che diventa sempre più centrale nella produzione e nella comunicazione delle aziende. Siamo qui con nuovi prodotti rappresentativi di quanto al di là degli obblighi normativi, la nostra cultura aziendale punta su investimenti e sviluppo sostenibile: è per questo che continuiamo a proporre prodotti e soluzioni concepiti secondo una logica realmente sostenibile".
Con queste dichiarazioni Mauro Durazzi, direttore marketing e sviluppo commerciale Kromoss, è intervenuto al Made expo 2025, l’appuntamento italiano punto di riferimento per il mondo dell’edilizia e dell’architettura, in svolgimento a Fiera Milano fino al 22 novembre.
Una fiera che per il direttore marketing dell’azienda specializzata in trattamenti per superfici in alluminio "si inserisce perfettamente nel nuovo approccio comunicativo delle aziende", sempre più volto alla sostenibilità.
Simone Mereu del liceo Dettori di Cagliari eletto a Caserta...
Principio di incendio partito da un corto circuito...
Presidente Usai, 'Inaccettabile perdere ancora tante buste paga'... 
Il Musée Grévin di Parigi ospiterà da oggi, giovedì 20 novembre, la statua di cera della principessa Diana, dopo aver già accolto, nel 2023 quella di re Carlo III in kilt scozzese accanto alla madre, la regina Elisabetta II. Ma la notizia vera è che la prima moglie del sovrano, nella sua rappresentazione, indossa il cosiddetto 'abito della vendetta'.
Si tratta del famoso vestito nero che la principessa mise nel 1994 in occasione di un evento di beneficenza alla Serpentine Gallery di Londra, due anni dopo la sua separazione dall'allora principe di Galles. Era il 29 giugno, e sulla televisione britannica trasmettevano il documentario intitolato 'Charles: The private man, the public role', in cui Carlo ammise in particolare di aver tradito Diana con Camilla Parker-Bowles.
Il 'revenge dress' è uno degli abiti più iconici di Diana. Un tubino nero molto semplice, ma la cui forma esaltava perfettamente l'elegante figura della principessa di Galles. Il perfetto "abito del ritorno" per proiettare l'immagine di una principessa sicura di sé nonostante le circostanze inquietanti. "Lo chiamiamo 'abito della vendetta' perché lo indossò la notte in cui Carlo confessò la sua relazione con Camilla", spiegò al Reader's Digest il banditore che organizzò la vendita di diversi abiti di Diana nel 2013. "Mentre alcuni avrebbero potuto pensare 'non ce la faccio stasera', Diana uscì con questo abito, in cui era assolutamente splendida. Fu una vera dichiarazione d'amore". Il vestito è quello che più rappresenta l'emancipazione di Lady D., descritto da una delle sue biografe, Georgina Howell, come "forse l'abito più strategico mai indossato da una donna dell'era moderna".
Icona pop, celebrata per il suo stile, la sua umanità e la sua indipendenza, la mamma dei principi William e Harry entra a far parte della collezione del celebre museo parigino esattamente nel giorno dell'anniversario della famosa intervista della principessa alla Bbc, trasmessa il 20 novembre 1995, in cui Diana diede la sua versione dei fatti circa la separazione da Carlo e pronunciò la famosa frase: "Eravamo in tre in questo matrimonio, il che è un po' troppo", riferendosi a Camilla, storica amante dell'allora principe di Galles. La statua, scolpita da Laurent Malllamaci e realizzata dagli atelier Grévin, sarà installata sotto la cupola del museo, in uno spazio dedicato alla moda. La principessa di Galles sarà esposta accanto ad altre icone del settore, come Jean Paul Gaultier, Chantal Thomas, Aya Nakamura e Lena Situations.
Bruno Tertrais è stato a Roma per partecipare alla conferenza "Geopolitica e demografia: come cambia il potere degli Stati", organizzata da Luiss e Ambasciata di Francia in Italia. Considerato uno dei massimi esperti europei di strategia e sicurezza, Tertrais è vicedirettore della Fondation pour la Recherche Stratégique (Frs), il principale think tank francese indipendente specializzato in difesa e politica internazionale.
L’Adnkronos lo ha intervistato sul tema che da anni rappresenta il cuore delle sue analisi: il futuro della deterrenza nucleare in Europa, tra l’incertezza del ruolo americano, la postura russa e l’ascesa strategica della Cina.

Lei è intervenuto a questa conferenza sulla demografia come esperto di questioni internazionali.
Credo che gli studiosi di sicurezza internazionale abbiano spesso sottovalutato l’impatto della demografia, mentre molti demografi hanno un approccio troppo tecnico. Le dinamiche demografiche hanno invece effetti immediati sulla geopolitica: la Cina, ad esempio, vede la propria popolazione diminuire più rapidamente del previsto, e questo avrà conseguenze strategiche; gli Stati Uniti mantengono crescita demografica soprattutto grazie all’immigrazione, e se le politiche restrittive di Trump dovessero continuare, tra dieci anni lo scenario potrebbe essere diverso. La demografia è parte integrante dell’equilibrio globale.
Parliamo di deterrenza nucleare. L’Europa deve ripensare la propria, dato il progressivo disimpegno degli Stati Uniti? La Francia dovrebbe aggiornare il suo arsenale e anche la sua dottrina nucleare?
Esistono due scenari.
Nel primo, gli Stati Uniti restano pienamente impegnati, con le loro armi nucleari anche in Paesi come l’Italia. In questo caso Francia e Regno Unito svolgono un ruolo complementare, contribuendo alla rassicurazione degli alleati e alla dissuasione verso la Russia.
Nel secondo scenario, invece, il contratto di fiducia con Washington si rompe davvero. Non siamo a quel punto, né formalmente né informalmente: la garanzia nucleare americana è ancora in piedi. Ma le preoccupazioni sono legittime, e dobbiamo sia compensare eventuali dubbi, sia prepararci a una possibile rottura. Un dialogo tra i governi europei ormai esiste già.
Un passaggio storico è la dichiarazione franco-britannica del luglio 2025: per la prima volta Parigi e Londra si impegnano a coordinare le loro forze nucleari. I francesi non l’avevano mai fatto con nessun Paese; i britannici solo con gli Usa. È un passo notevole.
In Europa si parla, soprattutto negli ultimi mesi, di “ombrello nucleare” francese. Ma la Francia non ama questo concetto.
Esatto. “Parapluie” è un termine che sottintende un grande Paese che da lontano “apre il suo ombrello” e protegge Paesi più piccoli. Ma Francia, Regno Unito, Germania, Italia sono potenze comparabili, non c’è una vera gerarchia. Inoltre la prossimità geografica rende più naturale e credibile la deterrenza europea rispetto a quella americana. Come de Gaulle chiese a Kennedy se gli Stati Uniti sarebbero stati pronti a sacrificare New York per salvare Parigi in caso di attacco nucleare, anche noi dobbiamo chiederci se siamo pronti a scambiare Parigi con Helsinki. Finché la deterrenza Nato esiste, non avremo sistemi paralleli. Ma dobbiamo riflettere su come Francia e Regno Unito possano rassicurare più direttamente gli alleati vicini.
L’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato le carte in tavola? Da allora molte “linee rosse” sono state attraversate (dalla fornitura di certe armi al congelamento dei beni) senza una reazione nucleare di Mosca.
Io non credo che ci sia stata una vera minaccia nucleare russa contro l’Europa. Molti analisti hanno interpretato male il linguaggio del Cremlino. Medvedev fa il “cane pazzo”, ma probabilmente è funzionale a Putin: una divisione del lavoro, se vogliamo. La Russia, finora, è rimasta prudente. Non sono del tutto convinto dell’analisi americana secondo cui nell’ottobre 2022 ci fosse un “50% di rischio” che Mosca usasse un’arma nucleare tattica, soprattutto in caso di “ripresa” ucraina della Crimea. È probabile, inoltre, che la Cina abbia avvertito la Russia di non superare certi limiti.
La deterrenza, in realtà, ha funzionato su entrambi i lati: noi occidentali abbiamo posto la linea rossa della non-partecipazione diretta al combattimento terrestre o aereo; la Russia non attacca territori sotto garanzia nucleare Nato.
Ma lei ipotizza la possibilità di un attacco convenzionale russo contro un Paese Nato?
Sì. Ho cambiato opinione su questo punto. La Russia potrebbe valutare un’azione militare aperta contro un paese del fronte Est - penso a uno dei baltici o alla Romania - sapendo di perdere militarmente, ma cercando una vittoria politica. Se la Nato non trovasse un consenso pieno sulla difesa collettiva, magari con gli stessi Stati Uniti che si fermano prima di un uso “pieno” dell’Articolo 5 del trattato atlantico, Mosca lo potrebbe considerare un successo strategico. È uno scenario che ora non mi sento più di escludere.
Veniamo alla Cina. Come valuta l’espansione della sua capacità bellica?
Sotto Xi Jinping la Cina ha deciso di essere una grande potenza in ogni campo, quindi anche nel nucleare. In passato si accontentava di un arsenale minimo e discreto; oggi no.
Le ragioni principali sono due: una questione di status, e la preparazione a un possibile scenario di invasione di Taiwan. La Cina vuole sentirsi forte nel confronto strategico con gli Stati Uniti.
Per l’Europa, in realtà, cambia poco: la Cina ha la capacità di colpirci da oltre trent’anni. Ma per Parigi e Londra la questione è rilevante: in caso di crisi grave in Asia orientale, gli europei potrebbero voler mostrare solidarietà a Giappone, Corea, Taiwan o Filippine, e Pechino potrebbe ricordare la nostra vulnerabilità. La presenza di una deterrenza europea permette di “neutralizzare” questo ricatto potenziale.
Quindi la Francia dovrebbe investire nella crescita del proprio arsenale?
Dipende da come concepiamo la deterrenza europea. La qualità delle armi conta quanto la quantità. Francia e Regno Unito dimensionano le loro forze in funzione delle difese russe.
C’è un dibattito: aumentare per ragioni politiche e di status? O per garantire una protezione più ampia agli europei? Ci sono due filosofie: una puntata sulla credibilità politica, l’altra - più antica - sulla simmetria dei danni infliggibili.
Secondo le stime più o meno ufficiali, ci sono circa 500 testate europee (Francia + Regno Unito). La domanda è: bastano per dissuadere la Russia? È un tema politico, più che tecnico. E alcuni parametri, come l’evoluzione futura delle difese russe, non possono essere messi sul tavolo perché non ne sappiamo molto.
C’è una ragione per aumentare il numero di testate: se un giorno volessimo sostituire gli Stati Uniti nel “nuclear sharing” della Nato. Ma sarebbe possibile solo in due condizioni: 1) nessuna protezione americana; 2) richiesta esplicita dei Paesi interessati. E sono condizioni davvero complesse da identificare oggi, perché né gli Stati Uniti hanno esplicitato un’intenzione chiara, né ci sono Paesi che hanno chiesto “ufficialmente” a Francia e Regno Unito una protezione nucleare.
Le tecnologie di frontiera - AI, quantum, droni - possono cambiare l’equilibrio?
Bisogna ragionare tecnologia per tecnologia. La deterrenza esiste dal secondo Dopoguerra ed è sopravvissuta a decenni di trasformazioni tecnologiche. L’AI può migliorare l’identificazione degli obiettivi; i droni subacquei o il calcolo quantistico potrebbero, un giorno, mettere in difficoltà l’invisibilità dei sottomarini. Ma non si parla di scenari di qui a pochi anni.
Quanto alla sicurezza delle comunicazioni, l’exploit di Stuxnet contro il programma nucleare iraniano mostra che a volte le soluzioni “analogiche” sono più sicure delle tecnologie troppo sofisticate. Se con il quantum si dovessero “bucare” le comunicazioni criptate odierne, si tornerà a sistemi ancora più elementari. La semplicità può essere una difesa. (di Giorgio Rutelli)
Giornata decisiva per l'Italia verso i Mondiali 2026. Oggi, giovedì 20 novembre, la Nazionale del ct Gennaro Gattuso conoscerà le sue avversarie nel percorso dei playoff che porteranno alla rassegna iridata di scena in Stati Uniti, Messico e Canada della prossima estate. Gli azzurri dovranno affrontare prima una semifinale, da giocare in casa contro una squadra della quarta fascia, e poi la finale per entrare a far parte delle 48 qualificate.
Le partite sono in programma il 26 (semifinale) e il 31 marzo (finale) 2026.
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