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Su Egas smorza polemiche, 'i sindaci decideranno'... 
Bologna, 4 dic. (Adnkronos)
In concomitanza con la China Shanghai International Children's Book Fair, BolognaFiere commemora il ventesimo anniversario della propria operatività in Cina. Questo traguardo - si sottolinea in una nota - "rappresenta una testimonianza tangibile della solidità di una strategia di lungo termine e della capacità del Gruppo di anticipare le dinamiche evolutive del mercato fieristico globale". L'istituzione della prima sede a Shanghai nel 2005 ha posizionato BolognaFiere tra le prime realtà fieristiche europee a implementare un investimento diretto e una struttura operativa permanente nel Paese. Da tale data, la società ha consolidato un network di relazioni e competenze, impiegando attualmente oltre 80 professionisti nell'organizzazione fieristica e negli allestimenti, e gestendo un portafoglio di eventi che si estende a Hong Kong, Shanghai, Shenzhen e Guangzhou, coprendo settori quali la cosmetica, l'editoria per ragazzi, la private label e la pet industry. (VIDEO[1])
"Quando BolognaFiere è entrata per la prima volta in Cina nel 2005, siamo stati tra i primi organizzatori fieristici europei a stabilire una presenza permanente nel Paese. All'epoca, il nostro obiettivo era semplice ma coraggioso: non solo portare l'eccellenza italiana sul mercato cinese, ma costruire fiere e piattaforme di business all'interno dell'ecosistema cinese, insieme alle istituzioni locali, ai partner industriali e alle industrie globali" ha dichiarato Gianpiero Calzolari, Presidente del Gruppo BolognaFiere. "La sfida successiva è stata ampliare questo hub asiatico per connettersi più direttamente con il Sud-Est asiatico — mercati come Thailandia (Cosmoprof CBE Asean, Bangkok) e Indonesia (Cosmobeauté, BSD City), dove la domanda di fiere specializzate stava crescendo rapidamente".
Nel corso del tempo, il portafoglio di BolognaFiere si è significativamente ampliato attraverso la stipula di solide partnership strategiche. Tra queste si annoverano la collaborazione con Informa per il network Cosmoprof Asia e la recente alleanza con United Exhibition per l'organizzazione di eventi dedicati al settore vitivinicolo in mercati emergenti quali il Vietnam. A Hong Kong, in sinergia con il partner e azionista INFORMA Markets, si è recentemente conclusa con successo la 28ª edizione di Cosmoprof Asia. L'evento ha registrato la partecipazione di oltre 2.600 espositori provenienti da 46 Paesi e regioni, segnando un incremento del 4% rispetto all'edizione precedente, e ha presentato prodotti e tecnologie su una superficie netta espositiva di oltre 60.000 metri quadrati, generando un fatturato superiore ai 30 milioni di euro.
Antonio Bruzzone, Amministratore Delegato di BolognaFiere Group, ha evidenziato come "vent'anni fa abbiamo creduto nel potenziale della Cina e nella necessità di essere presenti direttamente in un mercato che stava cambiando le regole del commercio mondiale. Oggi possiamo dire che quella scelta è stata decisiva: BolognaFiere è diventata un player globale, capace di connettere culture, economie e filiere produttive. La nostra missione è continuare a costruire ponti tra Europa e Asia, con visione, competenza e presenza sul territorio".
Il ventesimo anniversario di BolognaFiere China non costituisce una mera ricorrenza, bensì un punto di svolta strategico. Tra le tappe salienti di questo percorso si annovera l'istituzione della società di allestimenti Henoto China, che ha consentito l'offerta di servizi integrati di design, costruzione e logistica non solo per gli eventi del Gruppo, ma anche l'espansione in India, dove BolognaFiere ha inaugurato una nuova sede con l'obiettivo di replicare il modello di successo sviluppato in Cina. "La nostra visione è chiara: non operiamo in Cina o in India semplicemente per accompagnare l'internazionalizzazione delle imprese italiane - ha proseguito Bruzzone - Operiamo dalla Cina e dall'India come parte di una rete fieristica globale, capace di generare nuovi mercati, nuove community e nuove filiere".
Tale approccio si è dimostrato particolarmente efficace in contesti caratterizzati da incertezza geopolitica. Invece di replicare un format europeo in Asia, BolognaFiere promuove lo sviluppo di ecosistemi local-to-local — China-for-China, India-for-India — attraverso la creazione di manifestazioni profondamente integrate con la struttura industriale e le priorità di policy di ciascun Paese. Parallelamente, BolognaFiere continua a svolgere un ruolo di ponte fondamentale. La presenza in Asia rafforza la visibilità delle industrie del Made in Italy, promuove la cooperazione con le istituzioni asiatiche e instaura un rapporto di fiducia duraturo tra espositori e buyer. Il modello fieristico europeo, che coniuga business, cultura e innovazione, può prosperare in Asia a condizione che venga adattato con rispetto e spirito di partenariato.
In un panorama di mercati sempre più frammentati, il settore fieristico si conferma quale uno dei pochi ambiti in cui il dialogo e la fiducia si edificano attraverso la relazione umana. È con questo spirito che BolognaFiere prosegue il proprio investimento in Asia, guidata da visione, umiltà e un profondo senso di missione condivisa.

“Dopo tutto il tempo trascorso senza un Piano sanitario nazionale, credo che sia giusto, in questo momento, pensarne uno che aggiorni le priorità programmatorie nazionali”. Sono le parole di Massimo Annicchiarico, direttore generale dell’Area sanità e sociale di Regione Veneto, in occasione della presentazione, a Roma, del report ‘La programmazione sanitaria per l’equità’, condotto da Salutequità. “Ci sono 2 elementi che hanno particolare rilevanza - afferma Annicchiarico - Il primo è la condivisione, fra ministero e Regioni, sui contenuti del Piano” perché non sia esclusivamente ‘calato dall'alto’, ma sia partecipato, in ordine ai temi che le Regioni possono aggiungere all'agenda di priorità nazionale. Questa è una condizione, a mio avviso, che rafforza lo spirito di leale collaborazione istituzionale tra Regioni e ministero. Il secondo elemento di grande rilievo, sarà quello di un Piano sanitario che non arrivi nel dettaglio”, impedendo di fatto “alle Regioni l'applicazione dello stesso, con una serie di formalismi che non tengono conto di alcune peculiarità territoriali”.
Per l’esperto è inoltre “importante che si lavori sugli standard e sui risultati, ma che si lasci uno spazio per dei modelli organizzativi che le Regioni hanno già saputo dimostrare di saper adottare in modo differenziato, per pervenire obiettivi di equità per i cittadini”.
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Si sono aperti a Bologna i lavori del Congresso Caract 2025 di Anestesia e rianimazione cardiotoracovascolare, organizzato dalla Società italiana di anestesia, analgesia e terapia intensiva (Siaarti), che per due giorni riunisce oltre 450 specialisti al Best Western Plus Tower Hotel. Dopo il sold out raggiunto già nelle settimane precedenti, il congresso entra ora nel vivo con le prime sessioni dedicate allo shock cardiogeno e settico, alle nuove tecnologie di supporto extracorporeo e alle più recenti strategie di gestione perioperatoria del paziente complesso.
"Ritrovarsi in una sala così piena, sapendo che molti colleghi non hanno potuto iscriversi perché i posti erano esauriti da giorni, ci ricorda quanta responsabilità abbiamo come società scientifica" sottolinea la presidente Siaarti, Elena Bignami, che è anche direttore Uoc Anestesia e rianimazione dell’azienda ospedaliera di Parma, nel suo saluto inaugurale. "Caract - spiega - non è solo il congresso che ha riempito per primo tutte le iscrizioni in anticipo: è il luogo dove ci confrontiamo, in modo molto concreto, su come garantire a ogni paziente cardiotoracico e vascolare la migliore possibilità di cura. L’alta complessità non è più un’eccezione ma la norma, e la qualità delle decisioni che prendiamo in sala operatoria e in terapia intensiva dipende anche da momenti come questo, in cui mettiamo in discussione ciò che facciamo tutti i giorni".
La sessione di apertura è dedicata allo shock cardiogeno, con un focus particolare sull’integrazione tra vasopressori, inotropi e supporti meccanici. L’attenzione si è concentrata non solo sulla scelta dei dispositivi, ma sulla costruzione di percorsi strutturati che permettano di attivarli in tempi utili e di valutarne l’impatto sugli organi bersaglio. "Lo shock cardiogeno non è una fotografia, è un film che cambia minuto per minuto - osserva Ettore Panascia, tra i responsabili scientifici del congresso - Non esiste un protocollo valido per tutti: dobbiamo imparare a leggere in modo dinamico l’emodinamica, a usare i vasopressori in modo più selettivo, a decidere quando passare al supporto meccanico e quando invece insistere sull’ottimizzazione farmacologica. A Caract cerchiamo di mettere insieme esperienza clinica e dati più recenti proprio per costruire percorsi che abbiano senso nelle terapie intensive reali, non solo nei trial".
Nel corso della giornata si parlerà anche di shock settico, vasopressori e introduzione di nuove molecole, con un’attenzione particolare alle implicazioni sulla funzione d’organo e sulla sopravvivenza a medio termine. Il filo conduttore è quello della 'sartoria terapeutica': adattare intensità e combinazioni di farmaci e dispositivi al profilo di rischio di ciascun paziente, in dialogo costante tra intensivi, anestesisti e cardiologi. Al centro dei lavori anche la chirurgia toracica e le sue ricadute anestesiologiche. Le sessioni dedicate alle tecniche mininvasive – dalla videochirurgia alle procedure robotiche – mettono in evidenza come stia cambiando il lavoro in sala operatoria e in terapia intensiva.
"Oggi vediamo pazienti che tornano a casa più rapidamente, ma spesso arrivano da noi con un bagaglio di fragilità importante - evidenzia Cecilia Coccia del comitato scientifico del congresso - Il compito dell’anestesista non è solo 'addormentare' il paziente, ma accompagnarlo lungo un percorso che comincia con la valutazione preoperatoria, passa per tecniche loco-regionali mirate e strategie di ventilazione dedicate e arriva al post-operatorio con protocolli di recupero rapido. Il congresso ci permette di confrontare esperienze diverse e capire quali scelte, nella pratica, fanno davvero la differenza sui giorni di degenza, sulle complicanze respiratorie, sulla qualità del recupero".
Un altro asse centrale di Caract 2025 è la gestione perioperatoria integrata, in cui l’organizzazione dei percorsi ha un peso tanto quanto la scelta delle tecniche. "Parlare di alta complessità oggi significa ragionare su come è costruito l’intero percorso del paziente, non solo su come è condotto il singolo atto anestesiologico - sottolinea Domenico Massullo del comitato scientifico del congresso - La vera sfida è coordinare reparti, sale operatorie e terapie intensive in modo che la fragilità venga intercettata presto e che il rischio venga condiviso tra team diversi. Carcat è nato proprio per far emergere anche la dimensione organizzativa: come distribuiamo le risorse, come costruiamo team, come dialoghiamo con le direzioni sanitarie quando servono modelli dedicati per il paziente cardiotoracovascolare ad alto rischio".
Guardando alla giornata di domani, il congresso entrerà nel merito delle applicazioni dell’intelligenza artificiale e del monitoraggio emodinamico avanzato, con una particolare attenzione alla protezione d’organo. Le relazioni affronteranno l’uso di algoritmi predittivi per anticipare le instabilità emodinamiche, il ruolo dei diversi sistemi di monitoraggio – dall’ecocardiografia al catetere polmonare fino agli indici derivati da analisi automatizzate – e l’impatto di queste tecnologie su cervello, rene e microcircolo. "Ogni monitor ci restituisce numeri, ma il nostro compito è trasformare quei numeri in una storia clinica coerente - commenta Luigi Tritapepe, del comitato scientifico del congresso -. La personalizzazione della gestione emodinamica nasce da qui: non accontentarsi di un valore “accettabile”, ma interrogarsi su cosa significhi per quel paziente, in quel momento, alla luce della sua fragilità e del tipo di intervento. Gli strumenti di monitoraggio e le nuove tecnologie ci aiutano se li usiamo per affinare le decisioni, non per sostituirle".
Nelle stesse ore, un altro filone di lavori sarà dedicato alle tecniche di anestesia locoregionale, al Patient Blood Management e alla protezione degli organi vitali durante gli interventi maggiori. Le esperienze presentate permetteranno di discutere in modo critico l’impatto di strategie come la riduzione mirata delle trasfusioni, l’uso di test viscoelastici intraoperatori, la modulazione dei target di pressione arteriosa e il ricorso selettivo ai supporti meccanici nelle fasi più delicate del percorso chirurgico. L’obiettivo, ribadito fin dall’apertura, resta quello di ridurre il rischio di complicanze e di restituire ai pazienti una qualità di vita migliore dopo interventi ad altissima complessità.
Per Siaarti, Caract 2025 è anche un luogo di ascolto delle esigenze che arrivano dai professionisti e dai centri italiani. "Spesso la terapia intensiva e l’anestesia cardiotoracovascolare sono viste soprattutto come voci di costo - ha concluso la presidente Bignami -. Noi, con un congresso come questo, proviamo a mostrare l’altra faccia: investire in competenze, in formazione e in modelli organizzativi adeguati significa evitare complicanze, ridurre giornate di degenza, salvare vite. I messaggi che escono da Caract devono aiutarci a costruire un dialogo più forte con chi governa il sistema sanitario". Il congresso proseguirà fino a domani 5 dicembre, alternando relazioni, dibattiti e momenti di discussione di casi clinici complessi, con un costante confronto tra anestesisti, intensivisti, cardiochirurghi, chirurghi toracici e vascolari, perfusionisti e infermieri specializzati.

Disuguaglianze territoriali, sociali ed economiche che compromettono l'equità e la tempestività nell'accesso ai servizi sanitari. E' il quadro complesso e frammentato che emerge dal report 'La programmazione sanitaria per l'equità', condotto da Salutequità e presentato oggi a Roma. La mancanza di un nuovo Piano sanitario nazionale - l'ultimo risale a vent'anni fa e cioè al 2006-2008 - nonostante sia un adempimento previsto dalla legge; una proroga del Patto per la salute 2019-2021 che non affronta i problemi epidemiologico-demografici e quelli del post-pandemia, insieme alla disomogeneità dei Piani sanitari regionali dimostrano una carenza di visione strategica, unitaria e di coordinamento tra livelli istituzionali di governo del Servizio sanitario nazionale. Secondo l'Osservatorio attivato da Salutequità - informa una nota - esistono esperienze regionali e locali che si rivelano in diversi ambiti anticipatrici di risposte a bisogni diffusi in tutto il Paese e che rappresentano 'incubatori di innovazione' interessanti. Un quadro articolato e complesso su cui il Report presentato al 3° Summit di Salutequità integra quelli presentati e discussi in occasione delle edizioni precedenti - Le dieci leve per l'equità; Le leve per la sostenibilità - e fa il punto sulla programmazione sanitaria nazionale e regionale.
Nel 2024 circa una persona su 10 (9,9%) ha rinunciato a visite o esami specialistici a causa di lunghe liste d'attesa (6,8%) e difficoltà economiche (5,3%), un fenomeno in crescita rispetto al 2023 (7,5%) e al periodo pre-pandemico (6,3% nel 2019). "Della necessità di varare un nuovo Piano sanitario nazionale si parla ormai da anni - sottolinea Tonino Aceti, presidente di Salutequità - E' menzionata come una delle azioni strategiche da attuare anche negli ultimi due Atti di indirizzo del ministro della Salute, quelli relativi agli anni 2024 e 2025. Ad oggi però nessun testo è stato ancora pubblicato né trasmesso alla Conferenza delle Regioni. Ma scrivere un testo non basta. Chi sarà ad approvarlo e con quali tempistiche? - domanda Aceti - Il Parlamento o il Governo insieme alle Regioni? Verrà garantita una partecipazione di tutti gli stakeholder, a partire dalle associazioni di pazienti e cittadini? Sarà agganciato a risorse specifiche e vincolate per la sua attuazione e ad un crono-programma chiaro? Sarà oggetto di uno stringente monitoraggio?". E ancora: "Sarà un Piano sociale e sanitario o ancora una volta solo sanitario? Sarà strumento per la manutenzione ordinaria o per attuare un approccio trasformativo del Ssn? Investire nel 2026 oltre 142 miliardi di euro senza una visione chiara e lungimirante del Ssn e una vera e leale collaborazione istituzionale Stato-Regioni - ammonisce - sarebbe un'opportunità persa per ammodernare e rafforzare il nostro Ssn".
Nel dettaglio, la ricognizione sui Piani sanitari delle Regioni e Province Autonome di Salutequità mostra che: 10 Regioni hanno un Piano sanitario integrato sociosanitario; 16 hanno un Piano sanitario o sociosanitario approvato prima della pandemia; 4 sono al lavoro per l'aggiornamento: Basilicata e Piemonte sono impegnate nell'iter approvativo del loro nuovo piano regionale. L'Umbria sta lavorando all'aggiornamento del proprio Piano sanitario regionale. L'Emilia Romagna ha attivato un percorso partecipativo per la redazione del nuovo Piano sociale e sanitario regionale. Abruzzo e Puglia hanno lavorato a programmi operativi regionali (Por) 2025-2027; Calabria e Molise rispettivamente a quelli del 2022-2025 e 2023-2025. Il Molise sta lavorando al nuovo Por 2025-2027 (in consultazione pubblica). Il Friuli Venezia Giulia è l'unica Regione che provvede, per adempiere a una sua norma regionale, a un aggiornamento annuale della pianificazione sociosanitaria con legge regionale. La Pa di Trento si distingue per aver realizzato una pianificazione di più ampio respiro con durata decennale. Per la costruzione e realizzazione del Piano per la salute del Trentino ha attivato un processo partecipato. Il Piano include indicatori di esito (legati ai 5 macro-obiettivi) per il monitoraggio e la rendicontazione pubblica dell'andamento del piano.
Oltre al Piano sanitario nazionale e al Patto per la salute - prosegue Salutequità - attendono in Conferenza Stato-Regioni il nuovo Piano nazionale di governo liste d'attesa 2025-2027, il nuovo Piano pandemico 2025-2029, la proposta di proroga del Piano nazionale vaccini 2023-2025 e il Piano nazionale salute mentale 2025-2030. E' stata richiesta dal ministero della Salute la proroga del Piano nazionale della prevenzione 2020-2025, ma non è stata accolta dalle Regioni che invece hanno chiesto e trovato intesa per avviare dei tavoli di lavoro per la stesura del nuovo piano prima della sua scadenza. E' stata invece accordata la proroga dalle Regioni per il Piano nazionale contrasto antibiotico-resistenza 2022-2025 fino al 31 dicembre 2026. Dal 2023 ad oggi sono invece stati aggiornati: il nuovo Piano oncologico nazionale 2023-2027 e il Piano nazionale malattie rare, a distanza di 7 anni dai precedenti, e il Piano nazionale cronicità, dopo 9 anni, sebbene con osservazioni e rilievi da parte della Conferenza delle Regioni su finanziamenti, trasparenza nell'inclusione/esclusione delle patologie (es. psoriasi).
Tra le sfide da affrontare - sottolinea il report - emergono: longevità (i centenari italiani sono aumentati del 30% negli ultimi 10 anni), multiculturalità (una persona residente su 10 è straniera), ma con nuclei familiari sempre meno numerosi (fra poco meno di 20 anni, nel 2043, 10,7 milioni di persone vivranno sole e 6,2 milioni saranno anziani) e con più di una persona su 5 a rischio di povertà o esclusione sociale (prevalentemente al Sud). Ancora poco digitale: nel 2023 l'Italia è al ventiduesimo posto della graduatoria Eu 27, con una distanza di 20 punti percentuali dalla Spagna (66,2%) e di 14 punti percentuali dalla Francia (59,7%).
L'Italia - registra ancora il rapporto - è il quinto Paese al mondo per aspettativa di vita alla nascita (83,5 anni), ma gli anni attesi di vita in buone condizioni di salute sono solo 58,1, in calo rispetto al 2023. Le disuguaglianze territoriali sono evidenti: l'aspettativa di vita varia di circa 3 anni tra le regioni più longeve (Pa Trento, 84,7 anni) e quelle meno longeve (Campania, 81,7 anni). La mortalità è più elevata nel Mezzogiorno, soprattutto per cause cardiovascolari e diabete. Nel 2021 i tassi di mortalità evitabile (prevenibile e trattabile) sono sopra la media nazionale in Campania, seguita da Molise, Sicilia, Puglia e Lazio.
Le principali cause di morte - rileva Salutequità - sono le malattie del sistema circolatorio e i tumori. La salute del cervello rappresenta una priorità crescente: 7 milioni di persone affette da emicrania, 12 milioni con disturbi del sonno, 1,2 milioni con demenza, 800.000 con esiti di ictus e 400.000 con Parkinson e un quinto della popolazione con disturbi psichici (es. ansia, depressione). Diverse patologie non hanno riconoscimenti in atti di programmazione nazionale (es. psoriasi, cefalea, cardiomiopatie, etc.) o nei Lea, con disuguaglianze in termini di tutele sanitarie e sociali alle quali il Parlamento prova a dare risposte con proposte di legge.
La spesa sanitaria out of pocket sostenuta dalle famiglie è aumentata di circa 9 miliardi di euro tra il 2012 e il 2024, raggiungendo 41.299 miliardi di euro. Nel 2024, il 5% delle famiglie ha avuto problemi nel raggiungere tre o più servizi essenziali, compresi quelli sanitari, con differenze territoriali significative: dal 2,6% nella Pa di Bolzano all'8,9% in Campania. Otto Regioni non garantiscono i Livelli essenziali di assistenza, in particolare nell'area dell'assistenza distrettuale e nella prevenzione, aumentando le disuguaglianze nell'accesso ai servizi. Un esempio è l'ambito oncologico: le reti cliniche migliorano nel complesso, ma Calabria, Molise, Marche, Basilicata e Sardegna ancora non riescono a soddisfare la domanda interna dei pazienti e presentano mobilità sanitaria. Sette regioni ancora non hanno integrato la rete con l'attività territoriale (Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Marche, Pa Bolzano, Puglia, Sicilia, Umbria) e per questo Agenas ha elaborato le Linee di indirizzo sull'integrazione ospedale-territorio in oncologia trasmesse in Conferenza delle Regioni nel 2024 e ancora in stand-by.
Per gli screening oncologici organizzati nel 2024, 17,9 milioni di persone sono state invitate a sottoporsi agli esami, ma solo 7,3 milioni hanno aderito. I valori più bassi sono per il cancro del colon retto, unico rivolto sia alla popolazione maschile che femminile: la copertura è nettamente inferiore al valore raccomandato del 50%, attestandosi al 33,3%, con un gradiente Nord-Sud molto accentuato. Inoltre, siamo ai primi posti dell'Unione per tasso nazionale di donazione: 30,2 donatori per milione di persone (pmp), anche se con differenze marcate Nord-Sud: Toscana (49,4 donatori pmp), Emilia Romagna (45,5) e Veneto (44,7) sono le più 'generose', contrariamente a Molise 3,4; Basilicata 16,7; Campania 21,2. Migliora anche la raccolta di plasma che ha superato le 900 tonnellate, ma la domanda di immunoglobuline polivalenti è del +57% negli ultimi 10 anni e il livello di autosufficienza che abbiamo raggiunto è del 59%.
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"Per Novo Nordisk la responsabilità ambientale e sociale è un viaggio che comincia 50 anni fa, nel 1975, quando si è cominciato a parlare di agenda Esg. Oggi siamo qui per cercare di aprire un nuovo capitolo della nostra strategia di responsabilità. Vogliamo che la responsabilità ambientale, con l'obiettivo delle zero emissioni entro il 2045, sia affiancata alla responsabilità sociale. Unendo queste due cose noi cerchiamo non solo di ridurre il nostro impatto sull'ambiente, ma anche di migliorare le sperequazioni che esistono nella società". Così Alfredo Galletti, General Manager di Novo Nordisk Italia, oggi alla Camera dei deputati in occasione della presentazione di 'Circular for Kids', il progetto che trasforma materiali di recupero in kit scolastici destinati ai bambini ricoverati negli ospedali pediatrici.
Galletti ha illustrato nel dettaglio come avviene il processo di recupero e trasformazione dei materiali, sottolineandone il valore simbolico e pratico. "Nel contesto specifico, la Camera ci ha donato materiali di comunicazione in disuso come roll up e materiale di cancelleria per eventi istituzionali. Noi li prendiamo e grazie al laboratorio sociale Coloriage di Roma, che coinvolge persone in situazioni di fragilità, li trasformiamo in materiale didattico come astucci e altri oggetti, destinati ai bambini negli ospedali pediatrici", spiega.
Il General Manager di Novo Nordisk ha ricordato che l'iniziativa si inserisce in un percorso più ampio di impegno sociale e ambientale già avviato dall'azienda in Italia e nel mondo. "Non ci fermeremo qui - precisa - abbiamo molte attività già esistenti. Abbiamo parlato di 'Circular for Zero', quindi riduzione delle emissioni, di difesa e accesso più equo per tutte le persone che sono in Italia. Abbiamo dato vita, qualche mese fa, al progetto 'Vulnerabili', con cui doniamo l'insulina ai pazienti che non hanno accesso al sistema sanitario. Continueremo a rinnovare il nostro impegno anche in futuro".

La Commissione voluta da Papa Francesco sul diaconato femminile ha decretato il suo no alle diaconesse pur sottolineando che non si tratta dell’ultima parola. “Lo status quaestionis intorno alla ricerca storica e all’indagine teologica, considerati nelle loro mutue implicazioni, esclude la possibilità di procedere nella direzione dell’ammissione delle donne al diaconato inteso come grado del sacramento dell’ordine. Alla luce della Sacra Scrittura, della Tradizione e del Magistero ecclesiastico, questa valutazione è forte, sebbene essa non permetta ad oggi di formulare un giudizio definitivo, come nel caso dell’ordinazione sacerdotale”. È il risultato a cui è pervenuta la seconda Commissione presieduta dal cardinale arcivescovo emerito de L’Aquila Giuseppe Petrocchi, che su mandato di Francesco aveva appunto esaminato la possibilità di procedere con l’ordinazione delle donne diacono e che ha concluso i suoi lavori lo scorso febbraio. Lo si legge nella relazione di sette pagine che il porporato ha inviato a Leone XIV lo scorso 18 settembre e che ora viene resa pubblica per volere del Papa.
Nella relazione si riassumono i pro e i contro. I favorevoli sostengono che la tradizione cattolica e ortodossa di riservare ai soli uomini l’ordinazione diaconale (ma anche quella presbiterale ed episcopale) sembra contraddire “la condizione paritaria del maschio e della femmina come immagine di Dio”, “l’uguale dignità di entrambi i generi, basata su questo dato biblico”; la dichiarazione di fede che: “non c’è più giudeo e greco, schiavo e libero, maschio e femmina, perché tutti voi siete ‘uno’ in Cristo Gesù”; lo sviluppo sociale “che prevede un accesso paritario, per entrambi i generi, in tutte le funzioni istituzionali e operative”.
Sul versante opposto si è avanzata questa tesi: “La mascolinità di Cristo, e quindi la mascolinità di coloro che ricevono l’ordine, non è accidentale, ma è parte integrante dell’identità sacramentale, preservando l’ordine divino della salvezza in Cristo. Alterare questa realtà non sarebbe un semplice aggiustamento del ministero ma una rottura del significato nuziale della salvezza”. Questo paragrafo è stato messo ai voti e ha ottenuto 5 voti favorevoli per confermarlo con questa formulazione, mentre gli altri 5 membri hanno votato per cancellarlo.
Con 9 voti favorevoli e uno contrario è stato formulato l’auspicio che venga ampliato “l’accesso delle donne ai ministeri istituiti per il servizio della comunità assicurando così anche un adeguato riconoscimento ecclesiale alla diaconia dei battezzati, in particolare delle donne. Questo riconoscimento risulterà un segno profetico specie laddove le donne patiscono ancora situazioni di discriminazione di genere”.
Nelle conclusioni, il cardinale Petrocchi sottolinea come esista “una intensa dialettica” tra due orientamenti teologici. Il primo afferma che l’ordinazione del diacono è per il ministero e non per il sacerdozio: “questo fattore aprirebbe la via verso l’ordinazione di diaconesse”. Il secondo invece insiste “sull’unità del sacramento dell’ordine sacro, insieme al significato sponsale dei tre gradi che lo costituiscono, e respinge l’ipotesi del diaconato femminile: fa notare, inoltre, che se fosse approvata l’ammissione delle donne al primo grado dell’ordine risulterebbe inspiegabile la esclusione dagli altri”. Per questo, secondo il porporato, è indispensabile, per procedere nello studio, “un rigoroso e allargato esame critico condotto sul versante del diaconato in sé stesso, cioè sulla sua identità sacramentale e sulla sua missione ecclesiale, chiarendo alcuni aspetti strutturali e pastorali che attualmente non risultano interamente definiti”. Ci sono infatti interi Continenti nei quali il ministero diaconale è “quasi inesistente” e altri dove è operante con attività spesso “coincidenti con ruoli propri dei ministeri laicali o dei ministranti nella liturgia”.

Ai comandi dell'elicottero precipitato questa mattina a Lanzada, in provincia di Sondrio, c'era Maurizio Folini, un pilota esperto di 60 anni, molto conosciuto per avere una grande esperienza nelle operazioni di salvataggio anche sulla catena dell'Himalaya.
Il passeggero ritrovato senza vita nei pressi del punto di impatto dell'elicottero era un giovane operaio di 29 anni. Insieme a dei suoi colleghi era a bordo del velivolo per raggiungere una zona impervia che avrebbe dovuto bonificare dopo la frana avvenuta circa due settimane fa, quando circa tremila metri cubi di materiale roccioso si sono staccati da una parete travolgendo la strada che dalla località Tornadri porta a quella montana di Campo Franscia.
Secondo le prime ricostruzioni, l'elicottero si era alzato ed aveva raggiunto un punto molto vicino alla parete rocciosa, quando ha urtato un albero con il rotore[1]. L'altezza non molto elevata ha consentito al pilota di limitare il più possibile i danni. Tra le persone a bordo, una è rimasta ferita ad una mano, altri due hanno riportato ferite lievi. Tutti sono stati, però, trovati in stato di choc. Tanto che il quarto passeggero, l'operaio di 29 anni, finito fuori dall'abitacolo, è stato trovato circa un'ora dopo l'incidente dai vigili del fuoco durante una ricognizione della zona. Per il giovane non c'è stato nulla da fare, i soccorritori non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso sul posto.

Ai comandi dell'elicottero precipitato questa mattina a Lanzada, in provincia di Sondrio, c'era Maurizio Folini, un pilota esperto di 60 anni, molto conosciuto per avere una grande esperienza nelle operazioni di salvataggio anche sulla catena dell'Himalaya.
Il passeggero ritrovato senza vita nei pressi del punto di impatto dell'elicottero era un giovane operaio di 29 anni. Insieme a dei suoi colleghi era a bordo del velivolo per raggiungere una zona impervia che avrebbe dovuto bonificare dopo la frana avvenuta circa due settimane fa, quando circa tremila metri cubi di materiale roccioso si sono staccati da una parete travolgendo la strada che dalla località Tornadri porta a quella montana di Campo Franscia.
Secondo le prime ricostruzioni, l'elicottero si era alzato ed aveva raggiunto un punto molto vicino alla parete rocciosa, quando ha urtato un albero con il rotore[1]. L'altezza non molto elevata ha consentito al pilota di limitare il più possibile i danni. Tra le persone a bordo, una è rimasta ferita ad una mano, altri due hanno riportato ferite lievi. Tutti sono stati, però, trovati in stato di choc. Tanto che il quarto passeggero, l'operaio di 29 anni, finito fuori dall'abitacolo, è stato trovato circa un'ora dopo l'incidente dai vigili del fuoco durante una ricognizione della zona. Per il giovane non c'è stato nulla da fare, i soccorritori non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso sul posto.

"'Circular for Kids' è un progetto che responsabilizza le istituzioni e che il presidente della Camera ha sposato con entusiasmo. La Camera dei deputati ha aderito con piacere a questa iniziativa e farà il primo conferimento di roll up e di altro materiale che sarà trasformato in astucci e libri per i bambini ricoverati nei reparti di oncologia in Italia". Lo ha detto Giorgio Mulè (Fi), vicepresidente della Camera dei deputati, durante la conferenza 'Salute, comunità, futuro - Persone, processi, pianeta: la nuova era di Circular4Zero', organizzata oggi a Roma. Per l'occasione la Camera ha annunciato una donazione di materiali per 'Circular for Kids', il progetto di Novo Nordisk che trasforma materiali di recupero in kit scolastici per i bambini degli ospedali pediatrici. "Questa donazione è un segno di attenzione che si coniuga con l'impegno istituzionale legato a iniziative concrete che il Parlamento fa in favore dell'oncologia e della ricerca - sottolinea Mulè - Parliamo prima di tutto di prevenzione e di fare tutto il necessario per assistere nella maniera migliore chi soffre di queste patologie".
Mulè ricorda alcune delle iniziative messe in atto: "Lo scorso anno abbiamo introdotto la presenza dello psicologo nei reparti di oncologia pediatrica, un'iniziativa che dovrà essere dotata di altre risorse in questa Finanziaria. Si tratta di un impegno a 360 gradi che riguarda le malattie croniche renali, il diabete, l'obesità, tutto ciò che va prevenuto per evitare di trovarsi poi di fronte a patologie difficilmente recuperabili".

"Progetti come 'Circular for Kids' sono importantissimi per far sentire la presenza e la partecipazione delle istituzioni, ma anche del mondo sociale, all'interno degli ospedali, soprattutto nei confronti dei bambini". Così l'onorevole Vanessa Cattoi (Lega), coordinatrice dell'Intergruppo parlamentare 'Insieme per un impegno contro il cancro', intervenendo oggi a Roma alla conferenza 'Salute, comunità, futuro - Persone, processi, pianeta: la nuova era di Circular4Zero'. Per l'occasione la Camera dei deputati ha annunciato la donazione di materiali al progetto 'Circular for Kids', l'iniziativa di Novo Nordisk che trasforma materiali di comunicazione inutilizzati in kit scolastici destinati ai bambini ricoverati negli ospedali pediatrici.
Cattoi ha ricordato l'impegno dell'Intergruppo nel garantire supporto psicologico ai piccoli pazienti oncologici: "Come Intergruppo, grazie anche all'intervento del vicepresidente Mulè, ci siamo impegnati attraverso un emendamento puntuale nella passata manovra finanziaria, per cercare di sostenere il percorso psicologico dei bambini ricoverati all'interno degli ospedali". La deputata ha sottolineato il valore simbolico e concreto dell'iniziativa della Camera. "Sosteniamo fortemente il progetto 'Circular for Kids' perché, come Camera dei deputati, è fondamentale dare un messaggio di vicinanza soprattutto ai bambini, che saranno gli uomini e le donne della nostra società. Vogliamo far sentire la presenza delle istituzioni e far capire che il nostro impegno è quotidiano, non solo in questi progetti, ma anche nelle attività legislative che portiamo avanti".
Cattoi ha infine richiamato l'attenzione sul ruolo della psiconcologia nelle cure pediatriche e sulle iniziative sostenute dall'Intergruppo. "L'aspetto psicologico è fondamentale, soprattutto per la fascia di età pediatrica - rimarca - ed è per questo che abbiamo sostenuto con forza, anche attraverso il progetto 'La salute: un bene da difendere e un diritto da promuovere', tutte le misure volte a rafforzare la psiconcologia nei percorsi di cura".
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