(Adnkronos) - Un tiro non facile, da una distanza considerevole e, soprattutto, un risultato raggiunto con un solo colpo. "Di certo chi ha ucciso Charlie Kirk non è uno sprovveduto. Non necessariamente un professionista del settore addestrato nelle forze dell'ordine o nelle forze armate, ma sicuramente una persona formata da anni di tiri di precisione". E' il generale Luigi Scollo, tra i massimi esperti del ramo e autore di diversi manuali di dottrina del tiro di precisione per l'Esercito italiano, ad analizzare dal punto di vista tecnico con l'Adnkronos l'attentato che ha provocato la morte dell'attivista politico conservatore.
Il fucile utilizzato, arma da caccia calibro 7,62, "garantisce ottimi standard di precisione ed è in grado concentrare una rosa di colpi entro un cerchio di 3 cm a 100 metri, circa 5 cm considerando la distanza di 180 metri che sembra intercorresse tra il tiratore e Kirk. Quindi, anche se ha mirato alla testa, non è da sorprendersi che abbia colpito il collo. C'è poi da considerare, osserva Scollo, che al 'cecchino' che ha colpito nel campus in Utah "è stato sufficiente esplodere un solo colpo. All'inizio la canna del fucile è fredda e solo nei successivi colpi va a regime termico, quindi è possibile ci sia stata una leggerissima deviazione dalla traiettoria".
"Se nonostante questo il tiratore è riuscito a uccidere Kirk senza dover ripetere il colpo, vuol dire che siamo di fronte a un esperto, che presumibilmente si è esercitato a fondo nel tiro singolo, affinando la tecnica. D'altra parte - rileva Scollo, autore del libro 'A colpo sicuro - I tiratori scelti dell'Esercito Italiano dal secondo dopoguerra agli anni 2000' - negli Stati Uniti la gente non ha grossi problemi a reperire armi e munizioni".
In questa vicenda ci sono due aspetti che suscitano la "perplessità" dell'esperto militare. "Innanzi tutto il fatto che l'attentato sia stato, nelle sue modalità, quasi una fotocopia di quello subito nel luglio scorso da Donald Trump. E poi è quantomeno singolare che le forze dell'ordine statunitensi non avessero predisposto un adeguato perimetro di sicurezza intorno all'evento. Per intenderci, sopra quei tetti ci dovevano stare loro di sorveglianza e non chi ha sparato". (di Marco Mazzù)
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