
(Adnkronos) - “L’accordo raggiunto tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen rappresenta un passaggio cruciale che mette fine alla fase più acuta della 'guerra commerciale' tra Stati Uniti e Unione Europea e apre una fase di tregua costruttiva. Dopo mesi di incertezza, le imprese da entrambe le sponde dell’Atlantico tornano a operare in un quadro più stabile e prevedibile. E la certezza – oggi più che mai – è una condizione fondamentale per rilanciare investimenti, produzione e fiducia. Il compromesso raggiunto sul livello dei dazi, che si attesta mediamente al 15%, va letto come una scelta pragmatica: si evita un’escalation e si pongono le basi per una soluzione strutturale. Si tratta di un punto di partenza e non di arrivo: auspichiamo che su questo slancio si costruisca un accordo definitivo, in grado di garantire regole chiare e reciprocità commerciale a lungo termine". Così, con Adnkronos/Labitalia, Simone Crolla, consigliere delegato di AmCham Italy, la Camera di commercio americana in Italia, commenta l'intesa Usa-Ue di ieri sui dazi.
"In questo contesto, il legame economico tra Italia e Stati Uniti resta un pilastro strategico: gli Stati Uniti sono il primo investitore estero nel nostro Paese e continuano a essere il principale mercato di destinazione per le nostre esportazioni e i nostri investimenti. Rafforzare questa relazione significa rafforzare anche la competitività e la proiezione internazionale del nostro sistema economico", continua Crolla.
"Per questo – conclude Crolla – AmCham Italy continuerà a sostenere ogni iniziativa volta a consolidare il partenariato transatlantico, promuovendo il dialogo tra istituzioni e imprese e favorendo un ambiente favorevole allo sviluppo industriale e all’innovazione condivisa”.

(Adnkronos) - Grande successo venerdì 25 luglio nella tappa riccionese di Tramonto DiVino per la Piadina Romagnola Igp. Nel Giardino di Villa Mussolini la 'Regina' della tavola romagnola ha dimostrato ancora una volta la sua versatilità, non soltanto come cibo veloce e 'di strada', ma come vera e propria protagonista della cucina italiana, adatta dall’antipasto al dolce, in ogni momento della giornata. Gli oltre 500 winelovers e gastronauti italiani e stranieri intervenuti alla manifestazione hanno infatti gustato le proposte gourmet a base di Piadina Romagnola Igp realizzate dal Maestro dello Street Food Daniele Reponi in collaborazione con il Consorzio di Promozione e Tutela della Piada Romagnola Igp.
Sfiziose le ricette in assaggio: Batticuore, una farcitura salata dedicata all’amore comune per il nostro territorio di due icone gastronomiche, ovvero la Piadina Romagnola Igp e la Mortadella Bologna Igp, accompagnata da scaglie di pecorino di Fossa Dop, miele d'acacia, salsa agrodolce di rapa rossa e zenzero.
A seguire una proposta dolce, il Piadamisù, tiramisù a base di mousse di mascarpone con crumble di Piadina Romagnola Igp e amaretto, amarene brusche di Modena Igp sciroppate e polvere di caffè. Un vero successo per questo dessert, l’ultimo di una serie di abbinamenti inaspettati, come il cannolo e la torta della nonna realizzati con Piadina Romagnola Igp, che esaltano l’estrema versatilità del prodotto.
Affollatissimo anche il momento dello show cooking che Reponi ha gestito con estro e simpatia, spiegando tutti i segreti per realizzare un’ottima piada romagnola e golose farciture, in dialogo con il presidente del Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola, Alfio Biagini.
“Una bella serata all’insegna delle eccellenze del nostro territorio – afferma il presidente Biagini - che conferma l’importanza delle collaborazioni e premia il lavoro comune per la tutela e la valorizzazione dei prodotti della nostra tradizione: il successo di pubblico di questo evento dimostra come le persone siano sempre più sensibili verso ciò che mangiano e ricerchino quella qualità e autenticità garantite dai prodotti certificati”.
In abbinamento, come da tradizione a Tramonto DiVino, il tour del gusto dell’Emilia-Romagna, oltre 300 etichette regionali servite e raccontate dai sommelier di Ais.
Leggi tutto: La Piadina Romagnola Igp protagonista a Tramonto DiVino a Riccione

(Adnkronos) - "Per quanto riguarda le imprese agricole campane, l’impatto potrebbe variare in modo significativo in base alle modalità di applicazione del dazio. Se l’imposizione riguarda il valore del prodotto alla partenza e non il prezzo finale al consumo, la ricaduta lungo la filiera potrebbe risultare più attenuata del previsto. Parliamo infatti di un comparto, quello agroalimentare, che si fonda su produzioni ad alto valore aggiunto, esito di processi di trasformazione, qualità certificata e forte legame con il territorio. Elementi che creano un significativo scarto tra il prezzo all’origine e quello finale e che possono contribuire ad ammortizzare, almeno in parte, l’effetto della misura". Così, con Adnkronos/Labitalia, Fabrizio Marzano, presidente di Confagricoltura Campania, commenta l'accordo Usa-Ue su dazi al 15% per l'export europeo.
"Naturalmente, in presenza di produzioni meno strutturate, con lavorazioni minime e margini ridotti, un’imposizione del 15 per cento -continua- risulterebbe più difficile da sostenere. Ma l’agricoltura campana ha costruito negli anni un’identità solida, fondata su qualità, sicurezza alimentare e distintività, che consente oggi di affrontare con maggiore flessibilità le dinamiche del mercato internazionale".
Secondo Marzano "oltre alla gestione dell’emergenza, l’introduzione di nuovi dazi apre anche un fronte strategico che va affrontato con decisione: rafforzare la capacità di esportazione del sistema agricolo nazionale. Troppe imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni, continuano ad affrontare i mercati esteri senza una visione strutturata e senza strumenti adeguati, perdendo occasioni importanti di crescita e consolidamento. Diventa quindi fondamentale investire in formazione, accompagnamento all’internazionalizzazione, aggregazione dell’offerta e promozione di filiere integrate. In questo scenario, sarebbe utile coinvolgere anche le Camere di Commercio in un tavolo condiviso, che metta insieme istituzioni e rappresentanze imprenditoriali per costruire percorsi comuni e strategie di lungo periodo. Solo così potremo trasformare anche una difficoltà in un’occasione di sviluppo per l’intero comparto agricolo”, conclude.
Leggi tutto: Dazi, Marzano (Confagricoltura Campania): "Più a rischio produzioni meno strutturate"

(Adnkronos) - "Mio suocero abita in Francia e lì una cosa del genere non gli è mai successa. In Italia invece la gente non si fa problemi a picchiare un padre davanti a un bambino. Ecco in che direzione sta andando la nostra bella Italia. Purtroppo noi ebrei dobbiamo avere paura". A dirlo all'Adnkronos è il genero italiano del turista francese di religione ebraica aggredito ieri in un'area di sosta dell'A8 a Lainate, nel Milanese, mentre si trovava con il figlio di sei anni (VIDEO).
La vittima, di 52 anni, era in Lombardia per qualche giorno, a trovare la figlia maggiore, residente a Milano con il marito. La famiglia era andata a fare una gita a Stresa, spostandosi con due auto: in una il genero, con moglie e fratello di 12 anni. Nell'altra i suoceri con il bimbo più piccolo, di appena sei anni. Già nel parcheggio dell'area di servizio, un gruppo di persone ha iniziato a rivolgere loro insulti. Tanto che la signora, spaventata che in loro assenza potessero rigare l'auto presa a noleggio, ha deciso di non muoversi di lì. Nel frattempo il marito di 52 anni ha accompagnato il bimbo in bagno.
Riconoscendo l'origine ebraica dalla kippah che indossava, un gruppo di persone ha iniziato a insultarlo dentro all'autogrill. "Andate a casa vostra, assassini", "qui siamo in Italia, siamo a Milano", "andrete all'inferno prima o poi", oltre a numerose grida per la "Palestina libera". Una scena ripresa con il cellulare dal 52enne, che poi è sceso al bagno, al piano inferiore.
Da lì ha chiamato il genero, che aveva da poco lasciato l'area di servizio di Lainate. "Appena mi sono rimesso in autostrada, ricevo la chiamata da mio suocero. All'inizio sentivo solo delle urla, poi lui in francese mi dice: 'Chiama la polizia, chiama la polizia, mi stanno aspettando sopra, vogliono picchiarmi'", racconta l'uomo, che dopo aver chiamato il 112, è tornato indietro. "Sono arrivato che la polizia era già lì e gli aggressori erano già scappati. Mio suocero era fuori dall'autogrill, con gli occhiali rotti e dei segni di botte sul corpo".
Nel frattempo, infatti, nell'area di servizio il gruppo di aggressori è passato dalle parole alle mani. "L'hanno aspettato fuori dal bagno e non volevano farlo tornare su. Gli hanno detto di cancellare il video, ma lui si è rifiutato e così in un attimo la situazione è degenerata: hanno iniziato a spingerlo e a mettergli le mani addosso. Gli hanno rotto gli occhiali e l'hanno messo a terra, colpendolo con calci e pugni. All'inizio erano in tre su di lui, poi si sono aggiunti anche una signora e un anziano, che hanno approfittato del fatto che era a terra e in minoranza, per dargli anche loro dei calci". Il tutto sotto gli occhi del bambino di sei anni, ovviamente "turbato per aver visto il padre ricevere botte. Non capisco perché si possa arrivare a tanto", dice il genero, sottolineando anche il fatto che l'aggressione è avvenuta in un posto pubblico, ma "nessuno è intervenuto per calmare la situazione e per prendere le difese di mio suocero".
L'uomo ha sporto denuncia, raccolta nell'area di sosta dalla pattuglia della sottosezione di Busto Arsizio - Olgiate Olona della Polizia stradale. Questa mattina la famiglia è ripartita in aereo per Parigi. "Mio suocero abita in Francia e la cosa paradossale - come mi ha detto - è che lì non gli era mai successa una cosa del genere, ma gli è successa in Italia", racconta il genero, che invece purtroppo non è sorpreso dell'accaduto. "Io ormai da qualche mese esco di casa con un berretto per nascondere la kippah sulla testa. Se non lo faccio, nove volte su dieci mi prendono a insulti", racconta. "Qualche mese fa uno mi ha seguito per quattrocento metri, insultandomi. Un'altra volta ero con mia moglie incinta all'ottavo mese e in strada un gruppetto di tre ragazzi ci ha sputato contro, dandoci degli 'sporchi ebrei' e facendo gesti volgari. La situazione purtroppo è questa: noi ebrei un po' di paura l'abbiamo", conclude. (di Alice Bellincioni)

(Adnkronos) - "Noi siamo assolutamente contrari a qualsiasi forma di dazi, sono una disgrazia, noi siamo per il libero mercato. E quindi anche al 15% non ci fanno piacere. E le nostre imprese verranno penalizzate non solo dai dazi, ma anche dalla svalutazione del dollaro, un problema enorme che rende i nostri prodotti sempre più cari i nostri prodotti per il consumatore americano. In Puglia siamo molto colpiti nell'agroalimentare, per chi esporta ad esempio olio e pasta, e anche del farmaceutico. Ci sono imprese che esportano fino al 20% negli Usa, in alcuni casi i dazi saranno un problema insormontabile". E' preoccupato Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia, nel commentare, con Adnkronos/Labitalia, l'intesa sui dazi al 15% trovata tra Usa e Ue.
"L'Italia -ricorda Fontana- è la quarta potenza esportatrice al mondo, esportiamo più di quello che importiamo e quindi siamo penalizzati da qualsiasi forma di dazio. E la mia personale posizione è che gli unici dazi che vorremmo avere sono quelli sociali, nei confronti di coloro che non rispettano i diritti dell'uomo, fanno lavorare i bambini e non permettono i sindacati; e ambientali, per coloro che producono creando problemi all'ambiente", aggiunge.
E Fontana chbiede che le imprese non vengano lasciate sole. "In attesa di una politica di sostegno europea, italiana e anche regionale a tutela delle nostre imprese, l'unica cosa che possono fare gli imprenditori è puntare sull'avere un prodotto di altissima qualità, aumentare il valore aggiunto e poi cercare di trasformare il dazio, che è una disgrazia, in opportunità, puntando su altri mercati come l'America Latina, gli Emirati Arabi e l'India", conclude.
Morti in montagna, mai così tanti: "83 in un solo mese. Aumentata imprudenza, emulazione dai social"

(Adnkronos) - “La montagna sta facendo quasi tre morti al giorno: 83 in un mese, il 20% in più dello scorso anno. E c’è anche un 15% in più di incidenti che hanno richiesto il nostro intervento. Quest’anno c’è stata una vera e propria escalation su numeri che già l’anno scorso erano da record” spiega all’Adnkronos Maurizio Dellantonio, il presidente del Cnsas, ossia il Soccorso alpino e speleologico nazionale.
Numeri che hanno una spiegazione statistica: “Ci sono sempre più persone in montagna, dal dopo Covid un aumento spaventoso. Che però si concentrano tutte sempre nei soliti posti, per cui vediamo gente in coda anche nelle ferrate”. Sebbene le cause delle richieste di soccorso siano quasi sempre le stesse: “Impreparazione, inadeguatezza fisica ma anche un po’ di imprudenza in più. Oggi c’è gente che si avventura dove prima non lo avrebbe fatto, non distinguendo il percorso facile da quello più difficile e che poi ci chiama anche se è solo stanca. Prima non era affatto così. Ricordo casi di persone che abbiamo recuperato che anzi si era fatta pure degli scrupoli a chiamarci, sebbene ne avesse davvero bisogno” osserva Dellantonio che da anni opera alla stazione di Moena, in Val di Fassa (Trento).
Per il presidente quello che davvero ha cambiato le cose in montagna è “l’impatto dei social” che hanno alimentato “uno spirito di emulazione che porta i più giovani ad avventurarsi in situazioni pericolose di cui non hanno contezza. Vedono la foto di uno su una cima in braghette che dice che è stato facile, fanno una ricerca su Google e il giorno dopo partono in scarpe da tennis. Racconti veri”, esemplifica Dellantonio che spesso per tali situazioni si trova poi a raccogliere le lamentele dei suoi stessi soccorritori.
“È difficile sopportarlo anche per noi che siamo settemila volontari operativi. Ogni volta che interveniamo si muovono persone e mezzi e non sai mai se per quell’intervento che stai facendo stai sottraendo risorse a un intervento salvavita che ti verrà chiesto 5 minuti dopo”. Specie se bisogna muovere gli elicotteri che non sono infiniti. Una consapevolezza di fondo che sembra mancare a chi troppo facilmente chiede il soccorso, chiamato sempre più frequentemente “un telefonino in tasca ce l’hanno tutti, anche se magari tra mille non hanno la nostra app Georesq e non hanno attivato il gps che ci aiuta a localizzarli in fretta”.
Il Soccorso alpino risponde sempre. Nei racconti di Dellantonio ci sono anche le giovani coppie che forse per la troppa fatica scoppiano sui sentieri, “litigano e chiamano perché vogliono tornare subito a valle”.
Se regolare l’eccesso di assalti alla montagna è impossibile, l’età di chi la frequenta pare avere un suo peso specifico su pendii e forcelle. “Chi ha più di 50 anni tendenzialmente ci va più cauto, preparato e meglio attrezzato, specialmente gli stranieri europei. Detto questo, abbiamo anche una lista di eccezioni lunga così”, conclude il presidente.

(Adnkronos) - “La montagna sta facendo quasi tre morti al giorno: 83 in un mese, il 20% in più dello scorso anno. E c’è anche un 15% in più di incidenti che hanno richiesto il nostro intervento. Quest’anno c’è stata una vera e propria escalation su numeri che già l’anno scorso erano da record” spiega all’Adnkronos Maurizio Dellantonio, il presidente del Cnsas, ossia il Soccorso alpino e speleologico nazionale.
Numeri che hanno una spiegazione statistica: “Ci sono sempre più persone in montagna, dal dopo Covid un aumento spaventoso. Che però si concentrano tutte sempre nei soliti posti, per cui vediamo gente in coda anche nelle ferrate”. Sebbene le cause delle richieste di soccorso siano quasi sempre le stesse: “Impreparazione, inadeguatezza fisica ma anche un po’ di imprudenza in più. Oggi c’è gente che si avventura dove prima non lo avrebbe fatto, non distinguendo il percorso facile da quello più difficile e che poi ci chiama anche se è solo stanca. Prima non era affatto così. Ricordo casi di persone che abbiamo recuperato che anzi si era fatta pure degli scrupoli a chiamarci, sebbene ne avesse davvero bisogno” osserva Dellantonio che da anni opera alla stazione di Moena, in Val di Fassa (Trento).
Per il presidente quello che davvero ha cambiato le cose in montagna è “l’impatto dei social” che hanno alimentato “uno spirito di emulazione che porta i più giovani ad avventurarsi in situazioni pericolose di cui non hanno contezza. Vedono la foto di uno su una cima in braghette che dice che è stato facile, fanno una ricerca su Google e il giorno dopo partono in scarpe da tennis. Racconti veri”, esemplifica Dellantonio che spesso per tali situazioni si trova poi a raccogliere le lamentele dei suoi stessi soccorritori.
“È difficile sopportarlo anche per noi che siamo settemila volontari operativi. Ogni volta che interveniamo si muovono persone e mezzi e non sai mai se per quell’intervento che stai facendo stai sottraendo risorse a un intervento salvavita che ti verrà chiesto 5 minuti dopo”. Specie se bisogna muovere gli elicotteri che non sono infiniti. Una consapevolezza di fondo che sembra mancare a chi troppo facilmente chiede il soccorso, chiamato sempre più frequentemente “un telefonino in tasca ce l’hanno tutti, anche se magari tra mille non hanno la nostra app Georesq e non hanno attivato il gps che ci aiuta a localizzarli in fretta”.
Il Soccorso alpino risponde sempre. Nei racconti di Dellantonio ci sono anche le giovani coppie che forse per la troppa fatica scoppiano sui sentieri, “litigano e chiamano perché vogliono tornare subito a valle”.
Se regolare l’eccesso di assalti alla montagna è impossibile, l’età di chi la frequenta pare avere un suo peso specifico su pendii e forcelle. “Chi ha più di 50 anni tendenzialmente ci va più cauto, preparato e meglio attrezzato, specialmente gli stranieri europei. Detto questo, abbiamo anche una lista di eccezioni lunga così”, conclude il presidente.

(Adnkronos) - “La montagna sta facendo quasi tre morti al giorno: 83 in un mese, il 20% in più dello scorso anno. E c’è anche un 15% in più di incidenti che hanno richiesto il nostro intervento. Quest’anno c’è stata una vera e propria escalation su numeri che già l’anno scorso erano da record” spiega all’Adnkronos Maurizio Dellantonio, il presidente del Cnsas, ossia il Soccorso alpino e speleologico nazionale.
Numeri che hanno una spiegazione statistica: “Ci sono sempre più persone in montagna, dal dopo Covid un aumento spaventoso. Che però si concentrano tutte sempre nei soliti posti, per cui vediamo gente in coda anche nelle ferrate”. Sebbene le cause delle richieste di soccorso siano quasi sempre le stesse: “Impreparazione, inadeguatezza fisica ma anche un po’ di imprudenza in più. Oggi c’è gente che si avventura dove prima non lo avrebbe fatto, non distinguendo il percorso facile da quello più difficile e che poi ci chiama anche se è solo stanca. Prima non era affatto così. Ricordo casi di persone che abbiamo recuperato che anzi si era fatta pure degli scrupoli a chiamarci, sebbene ne avesse davvero bisogno” osserva Dellantonio che da anni opera alla stazione di Moena, in Val di Fassa (Trento).
Per il presidente quello che davvero ha cambiato le cose in montagna è “l’impatto dei social” che hanno alimentato “uno spirito di emulazione che porta i più giovani ad avventurarsi in situazioni pericolose di cui non hanno contezza. Vedono la foto di uno su una cima in braghette che dice che è stato facile, fanno una ricerca su Google e il giorno dopo partono in scarpe da tennis. Racconti veri”, esemplifica Dellantonio che spesso per tali situazioni si trova poi a raccogliere le lamentele dei suoi stessi soccorritori.
“È difficile sopportarlo anche per noi che siamo settemila volontari operativi. Ogni volta che interveniamo si muovono persone e mezzi e non sai mai se per quell’intervento che stai facendo stai sottraendo risorse a un intervento salvavita che ti verrà chiesto 5 minuti dopo”. Specie se bisogna muovere gli elicotteri che non sono infiniti. Una consapevolezza di fondo che sembra mancare a chi troppo facilmente chiede il soccorso, chiamato sempre più frequentemente “un telefonino in tasca ce l’hanno tutti, anche se magari tra mille non hanno la nostra app Georesq e non hanno attivato il gps che ci aiuta a localizzarli in fretta”.
Il Soccorso alpino risponde sempre. Nei racconti di Dellantonio ci sono anche le giovani coppie che forse per la troppa fatica scoppiano sui sentieri, “litigano e chiamano perché vogliono tornare subito a valle”.
Se regolare l’eccesso di assalti alla montagna è impossibile, l’età di chi la frequenta pare avere un suo peso specifico su pendii e forcelle. “Chi ha più di 50 anni tendenzialmente ci va più cauto, preparato e meglio attrezzato, specialmente gli stranieri europei. Detto questo, abbiamo anche una lista di eccezioni lunga così”, conclude il presidente.
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(Adnkronos) - I Mondiali di nuoto di Singapore continuano a regalare spettacolo. Domani, martedì 29 luglio, terzo giorno di gare in vasca con diversi azzurri impegnati. Occhi puntati sulla finale dei 100 dorso con il campione olimpico Thomas Ceccon a caccia dell'oro e sulla finale dei 1500 stile libero con Simona Quadarella. Ecco il programma del 29 luglio e dove vedere gli azzurri in gara ai Mondiali di Singapore, con gli orari italiani.
Ecco gli italiani in gara oggi, martedì 29 luglio, ai Mondiali di Singapore:
Ore 3:02, eventuale finale ore 9:32 Elisa Pizzini, Chiara Pellacani - Trampolino 3 m sincro femminile
Ore 4:02 Simone Cerasuolo, Nicolò Martinenghi - batterie 50 rana maschili
Ore 4:26 Bianca Nannucci - batterie 200 stile libero femminili
Ore 4:47 Federico Burdisso, Alberto Razzetti - batterie 200 farfalla maschili
Ore 5:05 Luca De Tullio - batterie 800 stile libero
Ore 6:02, eventuale finale ore 11:32 Simone Conte, Riccardo Giovannini - Piattaforma 10 m sincro maschile
Ore 13:02 Carlos D'Ambrosio - FINALE 200 stile libero maschili ore 13:02
Ore 13:11 Simona Quadarella - FINALE 1500 stile libero femminili ore 13:11
Ore 13:56 Thomas Ceccon - FINALE 100 dorso maschili ore 13:56
Ore 14:38 Anita Bottazzo - FINALE 100 rana femminili ore 14:38
Le gare di domani martedì 29 luglio ai Mondiali di nuoto di Singapore saranno visibili su Rai 2 Hd, RaiSport Hd, Sky Sport Arena (canale 204), Sky Sport Uno e Sky Sport Mix (canali 201 e 211). Gare visibili anche in streaming su Rai Play, Sky Go e Now.
Leggi tutto: Mondiali nuoto Singapore, programma 29 luglio: orario e dove vedere italiani in gara

(Adnkronos) - Negli ultimi anni, con il cambiamento climatico, le temperature estreme sono diventate una minaccia ambientale e una sfida crescente per la salute pubblica, in particolare per milioni di persone affette da malattie reumatologiche. "I nostri pazienti sono molto vulnerabili agli stress termici - spiega Andrea Doria, presidente Sir, Società italiana di reumatologia - Fenomeni quali ondate di calore, aumenti dell'umidità e dell'inquinamento atmosferico possono influire sulla comparsa e la recrudescenza di artrite reumatoide, lupus e gotta, portando anche a un aumento delle ospedalizzazioni".
"Gli effetti del cambiamento climatico sull'impatto delle malattie reumatologiche stanno diventando così evidenti che l'American College of Rheumatology ha recentemente dedicato al tema un white paper, in cui si analizzano i possibili meccanismi biologici alla base del problema - evidenzia Gian Domenico Sebastiani, past president Sir - L'esposizione a temperature elevate stimola il rilascio di citochine infiammatorie e aumenta lo stress ossidativo, peggiorando i sintomi di molte malattie autoimmuni. L'inquinamento atmosferico, invece, può agire sull'epigenetica, ossia modificare il modo in cui i nostri geni funzionano, 'accendendo' quelli che scatenano infiammazione o autoimmunità e favorendo l'insorgenza di malattie reumatiche in persone predisposte".
Eventi estremi possono interferire con l'accesso alle cure, nella catena di distribuzione dei farmaci, sulla produzione di cibo. "Si tratta di problematiche che riguardano principalmente le aree più povere del pianeta - precisa Sebastiani - ma alcune minacce, che un tempo sembravano confinate a luoghi lontani, oggi iniziano a fare la loro comparsa anche da noi. Pensiamo, ad esempio, a come sta cambiando la diffusione degli insetti, che sono vettori di malattie infettive, verso cui i pazienti reumatici sono più suscettibili. Il West Nile, che attualmente sta destando particolare preoccupazione - sottolinea - rappresenta un pericolo per chi convive con una malattia reumatologica e ha un sistema immunitario reso più fragile dall'assunzione di farmaci immunosoppressori. Il virus Chikungunya e la malattia di Lyme possono innescare manifestazioni reumatologiche reattive, che rischiano poi di evolvere in vere e proprie malattie infiammatorie croniche. Il clima", inoltre, "sta modificando anche il microbioma, ossia l'insieme del materiale genetico, il 'genoma', dei microrganismi che vivono in simbiosi con l'organismo, con effetti sull'immunomodulazione. Soprattutto in giovani e bambini, che stanno ancora forgiando il loro sistema immunitario, il cambiamento climatico può produrre alterazioni del microbioma, condizionando il potenziale sviluppo di malattie reumatiche autoimmuni".
Di fronte a questo scenario, caratterizzato da temperature sempre più elevate e da condizioni meteorologiche estreme, la Società italiana di reumatologia invita i pazienti a prestare particolare attenzione, soprattutto in occasione di spostamenti o viaggi, e ad adottare alcuni semplici accorgimenti 'salva-estate'.
Il primo consiglio della Sir è di "evitare di esporsi al sole nelle ore centrali della giornata, indossare cappelli e occhiali da sole, utilizzare adeguati filtri solari". E' quello che dovrebbero fare tutti, ma soprattutto le persone affette da una malattia reumatologica. Nel lupus, ad esempio - spiegano gli esperti - le radiazioni ultraviolette possono provocare riacutizzazioni della malattia, non solo a livello cutaneo, ma anche sistemico. "In tutti i pazienti che seguono una terapia farmacologica, il sole può scatenare reazioni di fotosensibilizzazione. In particolare, chi assume cortisone, che inibisce la sintesi del collagene, ha una pelle più vulnerabile: esponendola ai raggi solari corre il rischio di danni cutanei legati alla vasodilatazione. Stare sotto l'ombrellone non ci mette al sicuro dagli Uv che si riflettono sulla sabbia".
E' inoltre fondamentale mantenere "una buona idratazione - proseguono i reumatologi - perché in caso contrario si diventa più suscettibili alle malattie infettive, molto insidiose per i malati reumatici. Non solo: gli squilibri metabolici ed elettrolitici in chi è disidratato possono favorire attacchi acuti di gotta. Le alte temperature, inoltre, inducendo danni a livello della cartilagine, sono nemiche anche di malattie come l'artrosi". Se le vacanze sono un periodo in cui è giusto concedersi qualche sgarro alimentare, "chi soffre di gotta deve ricordare che alcuni alimenti tipici delle tavolate estive, come pesce azzurro e crostacei, contengono molte purine e andrebbero quindi evitati - avverte la società scientifica - Mangiando cibi ricchi di purine, infatti, si produce più acido urico e questo può peggiorare o scatenare un attacco di gotta".
I malati reumatologici sono più suscettibili sia a contrarre le infezioni sia a svilupparne forme più complicate. Prima di partire alla volta di mete particolari - raccomanda infine la Sir - è quindi indispensabile sottoporsi alle opportune vaccinazioni, rivolgendosi ai centri vaccinali.
Leggi tutto: Estate, 'caldo e clima peggiorano malattie reumatiche', i consigli salva-vacanze

(Adnkronos) - Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha accordato la proroga fino al 1° ottobre p.v. per la presentazione delle domande di accesso alle agevolazioni finalizzate a favorire l’acquisto di propulsori elettrici per la nautica da diporto in caso di dismissione di motori endotermici. La data ultima per la presentazione delle domande è stata quindi posticipata alle ore 12.00 del 1° ottobre 2025. Lo indica Confindustria Nautica in un nota.
La misura è aperta sia ai proprietari di Imbarcazioni (inclusi i natanti volontariamente immatricolati), sia di natanti (non registrati) ed è istituita dall’articolo 13 della legge n. 206 del 27 dicembre 2023. Le procedure, le modalità di presentazione delle domande e la documentazione necessaria rimangono le medesime fissate dal Decreto direttoriale 11 marzo 2025, attraverso lo sportello online Invitalia (soggetto gestore della misura per il Mimit): https://bit.ly/Invitalia_rottamazione
Per i natanti, in luogo della licenza di navigazione, l’unità viene identificata tramite la Dci – Dichiarazione di costruzione o importazione rilasciata da Confindustria Nautica in modalità telematica attraverso il portale: https://dci.confindustrianautica.net/.
Le domande devono essere presentate esclusivamente attraverso la procedura informatica tramite SPID ed è richiesto il possesso di una casella di posta elettronica certificata (PEC) attiva. I richiedenti possono delegare alla compilazione della domanda una persona fisica individuata a mezzo di delega conferita con dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.
Le persone fisiche potranno presentare una sola domanda di agevolazione che potrà riguardare l’acquisto di un massimo di due motori elettrici, nel caso in cui il richiedente sia un’impresa proprietaria di unità da diporto utilizzata per fini commerciali, la domanda potrà riguardare più motori.
Le agevolazioni, concesse sotto forma di contributo a fondo perduto e nella misura massima del 50% delle spese ammissibili, prevedono un importo concedibile fino a 8.000 euro nel caso di persona fisica e fino a 50.000 euro nel caso di impresa.
Fermi i limiti soggettivi imposti, il contributo per ogni singolo motore elettrico fuoribordo dotato di batteria integrata di potenza non inferiore a 0,5 Kw e fino a 12 Kw, è di 2.000 euro mentre per quelli fuoribordo con batteria esterna, entrobordo, entrofuoribordo o POD è di 10.000 euro. Le agevolazioni concesse sono erogate in un’unica soluzione, successivamente alla integrale conclusione dell’acquisto.
Confindustria Nautica ha predisposto una nota informativa per aiutare la compilazione della domanda, che può essere fatta con l’aiuto del proprio venditore di fiducia.
Leggi tutto: Nautica, Confindustria: "Proroga Mimit su contributo propulsore elettrico al 1 ottobre"

(Adnkronos) - L'Italia vince la sesta medaglia ai Mondiali di scherma di Tblisi oggi lunedì 28 luglio. Dopo il bronzo nel fioretto femminile, arriva l'oro nella sciabola maschile. Gli azzurri Luca Curatoli, Michele Gallo, Matteo Neri e Pietro Torre hanno sconfitto in finale 45-37 i campioni uscenti dell'Ungheria.
Bronzo alla Romania che ha superato 45-41 il Giappone. Per l'Italia si tratta del settimo oro iridato nella specialità (l'ultimo risaliva a Mosca 2015). Per l'Italscherma arriva invece il secondo oro di questa spedizione georgiana dopo quello vinto dalla squadra maschile di fioretto.
Leggi tutto: Mondiali scherma, Italia da sogno: oro nella sciabola maschile

(Adnkronos) - All'origine c'è una puntura di zanzara e un virus che le scatena. Ma fra tre delle più temute infezioni trasmesse da questi insetti - Dengue, Chikungunya, West Nile - che abbiamo imparato a conoscere, purtroppo da molto vicino, anche in Italia, ci sono similitudini, ma anche molte differenze. Nei primi due casi i nomi che si sono 'guadagnate' sono piuttosto esplicativi nel descrivere i rischi per chi (fortunatamente una piccolissima percentuale), dopo essersi infettato, sviluppa la malattia. La Dengue è infatti conosciuta anche come 'febbre spacca ossa', per i dolori che provoca proprio a livello dello scheletro, mentre il termine Chikungunya, di origine africana, significa 'ciò che curva o contorce', per i particolari dolori articolari che costringono a una posizione difensiva e immobile.
Per queste due infezioni la responsabile è la zanzara di genere Aedes, la cosiddetta 'tigre', che si è diffusa in Italia agli inizi degli anni '90, quando è sbarcata per la prima volta a Genova insieme a un carico di copertoni dagli Usa. Per quanto riguarda la Chikungunya, i primi casi a trasmissione locale in Italia risalgono al 2007. Dopo la puntura di una zanzara portatrice del virus - come riporta il sito Epicentro dell'Istituto superiore di sanità - l'incubazione va da 3 a un massimo di 12 giorni. In seguito si manifestano improvvisamente febbre e dolori alle articolazioni, tali da limitare i movimenti dei pazienti che tendono a rimanere assolutamente immobili e in posizioni rannicchiate. Tra i sintomi anche dolore muscolare, mal di testa, affaticamento e rash cutaneo. Nella maggior parte dei casi i pazienti si riprendono completamente, ma il dolore alle articolazioni può persistere per mesi e persino anni. Raramente si verificano complicanze gravi, tuttavia negli anziani la malattia può essere una concausa di morte. Ad oggi non ci sono cure e i trattamenti sono sintomatici anche se recentemente è stato approvato un vaccino negli Usa, non disponibile in Europa.
Il virus della Dengue ha come ospite principale l'uomo, ma non c'è contagio diretto tra esseri umani: circola nel sangue della persona infetta da 2 a 7 giorni e se in questo periodo si verifica la puntura di una zanzara questa può trasmetterlo ad altri. Dopo 5 o 6 giorni dalla puntura, se si sviluppa la malattia, si può avere una febbre molto alta, mal di testa acuti, dolori attorno e dietro agli occhi, forti dolori muscolari e alle articolazioni, nausea e vomito, irritazioni della pelle che possono apparire sulla maggior parte del corpo dopo 3-4 giorni dall'insorgenza della febbre. In genere si guarisce completamente in 2 settimane. Raramente l'infezione può evolvere in febbre emorragica - che si presenta soprattutto in un secondo episodio di infezione - con emorragie gravi che possono causare veri e propri collassi e, anche se in casi rari, risultare fatali. Per la prevenzione esistono due vaccini: uno indicato solo per le persone che si sono già infettate, l'altro efficace contro i diversi sierotipi del virus, il cui uso va però valutato di volta in volta.
A differenza delle altre due infezioni, a trasmettere il virus West Nile non è la zanzara tigre, ma il tipo Culex. Anche in questo caso non c'è trasmissione da uomo a uomo e i 'serbatoi' virali sono anche gli uccelli. Più lunga - in relazione alle altre due arbrovirosi - l'incubazione dopo la puntura, visto che i sintomi possono presentarsi anche a distanza di 14, e possono passare persino 21 giorni nelle persone con un deficit del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infettate non sviluppa sintomi, ma nel caso si presentino, per circa il 20% dei contagiati si tratta di forme leggere: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. La durata è variabile, da pochi giorni a poche settimane, a seconda dell'età e delle condizioni di salute di base. Negli anziani e nei fragili ci possono essere sviluppi più preoccupanti. I sintomi più gravi si presentano in meno dell'1% delle persone infette e possono essere: febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi, il virus può causare un'encefalite letale e non esiste una terapia specifica.
In tutti e tre i i casi la prevenzione più efficace sta nel tenere lontane le zanzare: usando repellenti, indossando abbigliamento adeguato per non lasciare scoperto il corpo (pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe) quando si è all'aperto; usando delle zanzariere alle finestre; svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori con acqua stagnante; cambiando spesso l'acqua nelle ciotole per gli animali; tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.
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(Adnkronos) - L'Italia del fioretto femminile a squadre conquista la medaglia di bronzo ai Mondiali di Tbilisi oggi, lunedì 28 luglio. Le azzurre Arianna Errigo, Martina Favaretto, Anna Cristino e Alice Volpi, numero 1 del ranking, dopo la delusione della semifinale persa contro la Francia hanno superato il Giappone 45-30 nella finale per il terzo posto.
Nel corso di questi Mondiali a Tbilisi, in Georgia, l'Italia aveva battuto prima la Romania 45-4 e poi nei quarti l'Ucraina 45-34.
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(Adnkronos) - Dopo il rialzo del rating da parte di Fitch, dopo il grande successo del collocamento del bond con scadenza 2031, gli analisti hanno alzato le stime su tutti i principali parametri di bilancio, confermando la solidità finanziaria dell’emittente e rafforzando la fiducia degli investitori sul medio-lungo termine. I risultati del primo semestre 2025 hanno confermato la validità della visione strategica e del modello industriale di Webuild, che, dopo aver raggiunto una scala operativa globale, è ora impegnata nel rafforzamento della redditività e della generazione di cassa. Le prospettive di crescita restano supportate da trend strutturali – come l’aumento della spesa Nato per le infrastrutture, la ricostruzione dell’Ucraina e il piano infrastrutturale tedesco – che vedono il Gruppo in una posizione di leadership nei mercati chiave e nei settori ad alto potenziale di investimenti. Alla luce dei risultati superiori alle attese, gli analisti hanno rivisto al rialzo le proprie valutazioni sul titolo, con target price aggiornati tra 4,40 e 4,50 euro per azione e una prevalenza di rating positivi tra “Outperform” e “Buy”.
Mediobanca sottolinea come i risultati semestrali abbiano battuto le stime, grazie a una crescita più sostenuta dei ricavi e a margini più robusti rispetto alle attese. La posizione di cassa netta riflette un’intensa attività di investimento e la tempistica graduale degli anticipi contrattuali. A fronte di una prima metà dell’anno già molto dinamica, la banca riconosce a Webuild una maggiore visibilità sul raggiungimento degli obiettivi 2025, sia in termini di conto economico che di liquidità netta. Secondo gli analisti, il gruppo ha raggiunto una dimensione ottimale per la gestione del rischio e per un ulteriore miglioramento della marginalità e generazione di cassa come pilastri del nuovo business plan. Il giudizio è stato confermato su “Outperform”, con un target price aggiornato a 4,50 euro, in aumento rispetto ai precedenti 4,20 euro.
Anche Intermonte evidenzia risultati sopra le attese, con un portafoglio ordini di costruzione, che raggiunge i 53 miliardi di euro, assicura una copertura pari a circa quattro anni di ricavi. Secondo gli analisti, il management è fiducioso di superare gli obiettivi già ambiziosi previsti per il 2025, incluso quello di una Pfn positiva di oltre 700 milioni a fine anno. L’agenzia apprezza inoltre i risultati conseguiti per quanto riguarda la strategia di derisking e l’operatività su regioni a basso rischio. Il titolo viene definito “Outperform”, con un target price rivisto al rialzo da 4,00 a 4,50 euro.
Anche Equita evidenzia come il primo semestre abbia registrato un Ebitda superiore del 17% rispetto al 2024, a conferma del forte slancio legato agli investimenti infrastrutturali nei principali mercati in cui Webuild opera. Gli analisti notano che, pur confermando la guidance per il 2025, il Gruppo abbia ancora margini di miglioramento, soprattutto sul fronte della generazione di cassa. Particolare attenzione è riservata all’atteso avvio del progetto del Ponte di Messina, che, pur non ancora incluso nella guidance, è considerato un potenziale catalizzatore di rilievo nei prossimi mesi. Il giudizio è “Buy”, con target price aggiornato a 4,50 euro, anche considerando il forte slancio derivante dai previsti investimenti in spese militari nell’ambito del programma Nato (dual use), per la ricostruzione Ucraina e dal piano investimenti in Germania.
Kepler Cheuvreux sottolinea come la dinamica della posizione finanziaria netta sia coerente con gli elevati investimenti realizzati nel semestre e con la stagionalità degli anticipi, con un recupero atteso sia della liquidità sia della marginalità. Anche in questo caso, il forte progresso della prima metà dell’anno induce gli analisti a ritenere che la guidance possa essere superata. Il target price è stato portato a 4,40 euro, con giudizio “Buy”.
Per Banca Akros, i ricavi e l’Ebitda raggiunti nel primo semestre rappresentano già oltre metà della guidance annuale, con una stagionalità più favorevole attesa nella seconda parte dell’anno. Il management appare fiducioso di poter sovraperformare gli obiettivi prefissati, pur mantenendo una comunicazione prudenziale. Il titolo viene valutato “Accumulate”, con un prezzo obiettivo confermato a 4,10 euro. Oddo Bhf evidenzia come il fatturato semestrale abbia registrato una crescita del 22% su base annua, spinto da una forte attività in Italia – sostenuta anche dai progetti Pnrr – e da importanti sviluppi in Australia e Arabia Saudita. L’Ebitda margin adjusted si è attestato all’8,4%, in miglioramento di quasi un punto percentuale rispetto al primo semestre 2024. L’analisi, segnalando una reazione attesa positiva da parte del mercato, grazie anche alla conferma degli obiettivi 2025, mantiene il giudizio “Neutral” e aggiorna il target price a 4,10 euro.
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(Adnkronos) - La Corte d'Appello di Genova ha dichiarato inammissibile la richiesta di revisione della condanna all’ergastolo per Mario Vanni, uno dei condannati per quattro dei duplici omicidi attribuiti al cosiddetto 'Mostro di Firenze'. A presentare l’istanza erano stati gli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo, su incarico del nipote Paolo Vanni, basandosi su una nuova perizia di entomologia forense che anticiperebbe di due giorni la data dell’ultimo delitto, quello degli Scopeti del 1985.
Il sostituto procuratore generale Alessandro Bogliolo ha definito la richiesta “inammissibile”, affermando che le nuove prove non sono sufficienti a mettere in discussione la sentenza definitiva emessa dalla Cassazione nel 2000. Una posizione condivisa dalla Corte d’Appello, che in una motivazione di tre pagine ha respinto la domanda, ritenendo le nuove evidenze scientifiche non rilevanti nel contesto processuale.
La difesa ha già annunciato il ricorso in Cassazione. L’avvocato Biscotti ha criticato la Corte per aver valutato il merito delle nuove prove, contrariamente – sostiene – alla giurisprudenza consolidata. Ha inoltre sottolineato la “sorprendente coincidenza” tra la decisione della Corte e la recente diffusione della notizia sulla paternità di Natalino Mele, elemento che a suo avviso potrebbe distogliere l’attenzione dal caso. Mario Vanni, ex postino di San Casciano Val di Pesa, era stato condannato nel 1999 per i delitti commessi tra il 1982 e il 1985. È morto in carcere nel 2009 all’età di 81 anni.
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(Adnkronos) - Nessun rapporto di causa ed effetto tra il consumo di carne di pollo e il rischio di tumori. In riferimento allo studio dell’Irccs Saverio de Bellis di Castellana Grotte, Unaitalia, Associazione di riferimento dell’avicoltura italiana, legge con stupore quanto pubblicato da alcuni media in questi giorni circa la presunta correlazione tra il consumo di carne di pollo e il rischio associato ai tumori gastrointestinali. L’Associazione ritiene quindi doveroso puntualizzare alcuni aspetti chiave, al fine di fare una corretta informazione al pubblico e ai consumatori in un ambito così importante come quello scientifico-nutrizionale.
Lo studio in questione, come indicato anche dai suoi stessi autori, presenta una serie di limitazioni metodologiche. È uno studio osservazionale basato su diari alimentari spontanei riferiti dai soggetti senza alcuna verifica da parte degli osservatori (che si sono limitati a raccoglierli) e senza un gruppo di controllo. Il tutto su un campione iper-territoriale selezionato casualmente dalle liste elettorali di Castellana e dai registri dei medici di base di Putignano. Il disegno osservazionale della ricerca, infatti, non permette di stabilire un rapporto di causa-effetto.
I risultati, inoltre, possono essere condizionati da fattori “esterni” legati allo stile di vita, come l’attività fisica o la presenza di patologie croniche. È necessaria quindi prudenza nell'interpretazione e, soprattutto, la conferma di questi risultati attraverso studi. Infine, non si tiene conto in alcun modo della tipologia di cottura e delle temperature raggiunte nella preparazione: si ricorda che i composti mutageni si possono formare durante la cottura ad alte temperature su qualsiasi alimento.
Unaitalia sottolinea l’importanza d’interpretare studi preliminari con la dovuta cautela e di appellarsi alla letteratura scientifica prevalente, che conferma la sicurezza nutrizionale delle carni bianche, come ribadito da AIRC e dall’autorevole studio pubblicato sulla rivista Nutrients nel 2019, da cui è emerso un effetto protettivo delle carni bianche, con una significativa riduzione del rischio di tumore associata al loro consumo.
“Unaitalia accoglie con favore il dibattito scientifico, consapevole del significativo contributo della ricerca nell’approfondire la comprensione del ruolo della carne di pollame nell'alimentazione umana e nella salute pubblica. Pur riconoscendo l’apporto dell’Istituto alla ricerca scientifica nel campo della nutrizione umana, riteniamo essenziale che i media non allarmino i consumatori sulla base di studi preliminari. La letteratura scientifica ha più volte ribadito l’assenza di una correlazione diretta tra consumo di carni bianche e patologie oncologiche e, in alcuni casi, ha evidenziato il loro fattore protettivo - dichiara Lara Sanfrancesco, direttore di Unaitalia - Le carni bianche rappresentano una fonte proteica sicura, nutriente e fondamentale per una dieta equilibrata e un'eccellenza nutrizionale prodotta secondo i più elevati standard di sicurezza e qualità”.
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(Adnkronos) - Tragedia sul lavoro ad Altomonte, nel Cosentino. Un operaio di 61 anni è morto all’interno di un cantiere dopo essere stato travolto da un muro di contenimento. L’uomo, dipendente di una ditta privata, stava eseguendo dei lavori di ripristino e messa in sicurezza del muro quando questo, per cause in corso di accertamento, gli è crollato addosso. L’episodio si è verificato nel primo pomeriggio odierno in contrada Corvo. Sul posto i carabinieri della Stazione di Altomonte, i vigili del fuoco, il 118 e personale del Nil. La magistratura ha avviato indagini per ricostruire la dinamica dell’accaduto e accertare eventuali responsabilità.
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