(Adnkronos) - Gianni Berengo Gardin, uno dei più grandi fotografi italiani del Novecento, è morto all'età di 94 anni a Genova. Con il suo sguardo ha attraversato sette decenni di storia, fissando nel bianco e nero la memoria visiva del Paese.
Era nato a Santa Margherita Ligure (Genova) il 10 ottobre 1930, ma considerava Venezia la sua vera città natale: lì aveva studiato e mosso i primi passi con la macchina fotografica, che non avrebbe mai più lasciato. Con oltre due milioni di negativi, più di 260 libri pubblicati, oltre 360 mostre personali in tutto il mondo e una carriera consacrata da premi internazionali, Berengo Gardin è stato molto più di un fotografo: è stato un testimone etico, un poeta della realtà, un osservatore discreto ma instancabile dell'Italia che cambia.
Berengo Gardin amava definirsi "un artigiano", e non un artista. Detestava l'idea di fotografia come forma d'arte estetizzante, preferendo sempre l'impegno civile alla ricerca di uno stile personale: "Il mio lavoro non è artistico, ma sociale e civile. Non voglio interpretare, voglio raccontare". Il suo sguardo si è sempre posato sull’uomo: nei suoi gesti quotidiani, nel lavoro, nei momenti di intimità e nei luoghi del disagio.
Dall'Italia contadina del dopoguerra agli slanci della modernizzazione, dalla vita degli zingari all'universo industriale, dalle periferie urbane ai manicomi, campo, quest'ultimo, in cui firmò il reportage più potente della sua carriera. Nel 1969, insieme a Carla Cerati e sotto la guida di Franco Basaglia, realizza 'Morire di classe' (Einaudi), un libro che svela per la prima volta le condizioni disumane dei manicomi italiani. È un grido muto, fatto di immagini nette e crudeli, che scuote il Paese e contribuisce alla battaglia culturale che porterà, nel 1978, alla Legge Basaglia. "Fotografavamo solo con il consenso dei malati - raccontava - Ma non volevamo mostrare la malattia, bensì la condizione". Era la cifra del suo lavoro: non lo choc, ma la consapevolezza.
Dopo aver vissuto a Venezia, Roma, Lugano, Parigi e infine Milano, dove si stabilisce nel 1965, Berengo Gardin avvia una lunga carriera da professionista del reportage, che lo porterà a collaborare con le più importanti testate italiane e internazionali, tra cui 'Domus', 'L'Espresso', 'Time', 'Stern' e 'Le Figaro', ma soprattutto a dedicarsi alla forma che più amava: il libro fotografico.
Dopo un iniziale impiego come redattore per riviste d'aviazione, scopre la fotografia leggendo i volumi della Farm Security Administration americana e i libri di Eugene Smith e Dorothea Lange. Poco più che ventenne entra a far parte del famoso circolo fotografico 'La Gondola' e viene invitato da Italo Zannier a far parte del Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia. In seguito fonda con i suoi amici il gruppo fotografico 'Il Ponte'. La sua fotografia amatoriale ottiene un grande successo e molti dei suoi scatti vengono pubblicati nei cataloghi di importanti mostre e nelle riviste specializzate di tutto il mondo. Il suo esordio ufficiale avviene nel 1954 sulle pagine del settimanale 'Il Mondo', diretto da Mario Pannunzio, con cui collaborò fino a 1965. Da lì inizia un percorso che lo porta a lavorare con realtà di prestigio come il Touring Club Italiano (1966-1983), l'Istituto Geografico De Agostini, e aziende simbolo dell'industria italiana, da Olivetti a Fiat, da Alfa Romeo a IBM.
La fotografia di Berengo Gardin è anche un grande racconto urbano e paesaggistico; documenta il lavoro, l'architettura. Lavori fondamentali sono 'Zingari a Palermo', 'India dei villaggi', le fotografie dei cantieri di Renzo Piano (dal 1979 al 2012) e l'impegno contro le grandi navi nella laguna di Venezia, un progetto esposto in collaborazione con il FAI a Milano e Venezia nel 2014 e 2015. La sua Venezia resta una costante: la fotografa per tutta la vita, con uno sguardo sempre partecipe e sempre critico. Il suo primo libro, 'Venise des Saisons' (1965), fu un omaggio proprio alla sua Venezia: una città non turistica, intima, quotidiana, fatta di lavoratori, bambini che giocano, artigiani, nebbia e silenzi.
Berengo Gardin è stato il fotografo italiano più premiato e riconosciuto a livello internazionale. Nel 1972 Modern Photography lo inserisce tra i '32 World’s Top Photographers', nel 1982 lo storico dell'arte Ernst Gombrich lo cita come unico fotografo nel suo 'L'immagine e l'occhio. Altri studi sulla psicologia della rappresentazione pittorica' (Einaudi). Nel 2008 riceve a New York il Lucie Award alla carriera, già assegnato a giganti come Henri Cartier-Bresson, Gordon Parks ed Elliott Erwitt; nel 2009 l'Università Statale di Milano gli conferisce la Laurea Honoris Causa in Storia della Critica d’Arte; nel 2014 ottiene il Premio Kapuściński per il reportage, mentre nel 2017 viene accolto nella Leica Hall of Fame.
Nel 1975 Bill Brandt lo seleziona per la mostra 'Twentieth Century Landscape Photographs' al Victoria and Albert Museum di Londra. Nel 2003 fa parte degli 80 fotografi selezionati per la mostra "Les choix d’Henri Cartier-Bresson". Tra le oltre 360 mostre personali in Italia e all’estero, Berengo Gardin ha partecipato alla Photokina di Colonia, all'Expo di Montreal nel 1967 e all'Expo di Milano nel 2015, alla Biennale di Venezia e alla celebre mostra 'The Italian Metamorphosis, 1943-1968' al Guggenheim Museum di New York nel 1994. Tra le personali più recenti, si segnalano nel 2016 'Vera fotografia. Reportage, immagini, incontri' al PalaExpo di Roma, che ne ha ripercorso la lunga carriera attraverso i principali reportage e oltre 250 fotografie, e nel 2022 l'ampia retrospettiva 'L'occhio come mestiere' al Maxxi di Roma.
Le sue fotografie sono custodite nei più prestigiosi musei del mondo e istituzioni culturali, come il New York Museum of Modern Art di New York, il Centro Studi e Archivi di Comunicazione dell'Università di Parma, la Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi, la sede dell'Onu a New York, la Photokina Colonia, il Guggenheim Museum di New York, la Galleria Nazionale d'Arte ed Estetica di Pechino, la Maison Européenne de la Photographie di Parigi, il Reina Sofía di Madrid, il Maxxi di Roma e l'Istituto Centrale per la Grafica. Il suo archivio - più di due milioni di scatti - è oggi gestito dalla Fondazione Forma per la Fotografia, che continua a divulgarne l'opera e l’eredità.
Berengo Gardin ha fotografato baci rubati, camposanti, treni affollati, lavoratori, donne ("prima viene la Leica, poi le donne, poi i gelati", diceva scherzando), architetture, bambini, rom, anziani. Sempre con uno sguardo fermo, empatico, ironico senza mai essere cinico. Molti lo hanno definito il 'Cartier-Bresson italiano', ma lui stesso preferiva un'altra definizione: "Sono il Willy Ronis italiano. Ma conservo con orgoglio una dedica di Cartier-Bresson: 'A Gianni Berengo Gardin con simpatia e ammirazione'. Avere l'ammirazione di lui, vuol dire che si può morire in pace". (di Paolo Martini)
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(Adnkronos) - "Il prossimo 8 settembre in tutta Italia si terranno i test di ammissione ai corsi di laurea di Infermieristica, ma gli atenei ancora attendono i decreti ministeriali che certifichino i numeri di posti assegnati a ciascuna sede. Questo ritardo, solo in parte colmato ieri con il decreto che definisce le modalità con cui avverrà la selezione, genera elevata incertezza per le migliaia di giovani alle prese con una delle scelte più importanti della loro vita. Avranno non più di 20 giorni lavorativi per presentare domanda, in pieno agosto e con molti uffici universitari in servizio a rango ridotto". Così in una nota la Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche (Fnopi) esprime "forte preoccupazione per ritardi che rischiano di scoraggiare le iscrizioni a Infermieristica nel prossimo anno accademico, in un contesto di carenza di professionisti sanitari preoccupante e noto a tutte le istituzioni".
"Nonostante le opportunità certe di impiego dopo la triennale abilitante, i corsi di laurea in Infermieristica e Infermieristica pediatrica - secondo la Fnopi - rischiano così di essere oggettivamente danneggiati. Per la prima volta, si arriva quasi a metà di agosto senza decreti, in un momento storico reso ancora più incerto dal semestre aperto a Medicina. Un'incertezza che ha indotto alcune università ad emanare i bandi provvisori per i test, senza poter quindi esplicitare, agli aspiranti infermieri, il numero dei posti a disposizione".
La Fnopi, che negli anni ha consolidato le interlocuzioni con ministeri competenti e referenti istituzionali - ricorda la nota - conferma la propria disponibilità a trovare soluzioni utili, per agevolare quanti vogliono scegliere le professioni infermieristiche: "Serve un approccio sistemico e condiviso del problema, in risposta alle necessità di salute dei cittadini". Il tema cruciale dell'attrattività è chiaro da tempo alla Federazione - conclude la Fnopi - e la volontà di porsi in ascolto delle esigenze delle nuove generazioni è testimoniata dalle iniziative messe in campo in questa direzione: come il video Infermieri NextGen, presentato alla Conferenza dei rettori delle università italiane e messo a disposizione degli atenei per offrire un punto di vista più dinamico e attuale dell'infermieristica.
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(Adnkronos) - Finisce male, anzi malissimo, l'amichevole tra Como e Betis. Ieri, mercoledì 6 agosto, il club lombardo ha affrontato in un test pre-campionato gli spagnoli e la partita di Cadice si è conclusa con scene rivedibili. Una maxi rissa da far west, che ha portato poi alle espulsioni di Bellerin, lato Betis, e Perrone, lato Como. I giocatori da cui è partito il confronto in campo, dopo un fallo dell'argentino su Fornals.
La rissa tra i giocatori è nata da una reazione degli spagnoli, per un eccesso di foga negli interventi degli uomini di Fabregas. Tutto è nato quando Bellerin ha dato uno schiaffo a Perrone, che ha colpito lo spagnolo per reazione. Dunque, la rissa. Con spinte e colpi da una parte e dall'altra. La tensione ha poi toccato anche le panchine visto che Pellegrini, tecnico dei biancoverdi, si è avvicinato a Fabregas per rimproverare gli atteggiamenti avversari. Per la cronaca, la partita è stata vinta 3-2 dal Como, con gol decisivo di Azon in pieno recupero.
(Adnkronos) - “Dopo una continua, pubblica e ininterrotta diffusione di notizie sul ruolo della mia capo di gabinetto, Giusi Bartolozzi, ho letto la motivazione del tribunale dei ministri e le illazioni che ne hanno tratto alcuni giornali. Come la presidente Meloni ha ritenuto surreale che i suoi ministri abbiano agito senza il suo consenso, così anch’io ritengo puerile ipotizzare che il mio capo di gabinetto abbia agito in autonomia. Ribadisco che tutte, assolutamente tutte le sue azioni sono state esecutive dei miei ordini, di cui ovviamente mi assumo la responsabilità politica e giuridica". Lo afferma il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
"La sola ipotesi, che ho appreso con raccapriccio, che un’eventuale incriminazione della mia collaboratrice sia un escamotage per attribuire alla giurisdizione penale un compito che ora è squisitamente parlamentare mi fa inorridire, perché costituirebbe una strumentalizzazione politica della giustizia - conclude il ministro -. Mi auguro che queste insinuazioni finiscano, e che il Parlamento, secondo la legge costituzionale, si pronunci definitivamente sul ruolo del mio ministero, di cui, ripeto, sono l’unico e responsabile capo”.
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(Adnkronos) - L'ingresso degli uffici parigini della compagnia aerea nazionale israeliana El Al è stato vandalizzato nella notte con scritte anti-israeliane e vernice rossa. Frasi come 'Palestina Libera' e 'El Al compagnia aerea genocida' sono comparse sulla facciata e sul marciapiede antistante. Israele ha condannato duramente l'accaduto e chiesto alla comunità internazionale di reagire con decisione.
A denunciare l'accaduto è stata la stessa compagnia, secondo cui i fatti si sono verificati quando l'edificio era vuoto e nessuno dei dipendenti ha corso rischi. "Condanno questo atto barbarico e violento contro El Al. Mi aspetto che le autorità francesi identifichino i colpevoli e agiscano con fermezza", ha commentato su X la ministra israeliana dei Trasporti, Miri Regev, che ha poi accusato il presidente francese, Emmanuel Macron, di "fare regali a Hamas", in riferimento all'annuncio dell'Eliseo di voler riconoscere lo Stato di Palestina.
L'ambasciatore israeliano a Parigi, Joshua Zarka, si è recato sul posto e ha parlato di "un atto di terrorismo" mirato a "intimidire i dipendenti di El Al ed i cittadini israeliani, facendo percepire loro di non essere i benvenuti". "El Al espone con orgoglio la bandiera israeliana sulla coda dei propri aerei e condanna ogni forma di violenza, in particolare se motivata da antisemitismo", ha aggiunto la compagnia aerea.
L'episodio si inserisce in un contesto di tensione crescente nella capitale francese. A inizio giugno, diversi siti ebraici erano stati imbrattati con vernice verde. Tre cittadini serbi furono arrestati in relazione ai fatti con l'accusa di agire per conto di una potenza straniera, forse la Russia.
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(Adnkronos) - L'Agenzia Spaziale Italiana e SpaceX hanno firmato un accordo per trasportare esperimenti italiani sulle prime missioni Starship destinate a trasportare payload commerciali su Marte. Lo annuncia il presidente dell’Asi, Teodoro Valente, spiegando che i carichi utili includeranno, tra gli altri, un esperimento sulla crescita delle piante, una stazione di monitoraggio meteorologico e un sensore di radiazioni.
L’obiettivo è quello di raccogliere dati scientifici durante la fase di volo interplanetario di circa sei mesi che la Starship effettuerà dalla Terra a Marte e successivamente verso la superficie marziana. “L'Italia continua a essere all'avanguardia nella tecnologia spaziale, avvicinando sempre più l'esplorazione umana della Luna, di Marte e oltre”, si legge nel comunicato dell’ente.
Anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy e Autorità delegata alle Politiche spaziali e aerospaziali, Adolfo Urso, ha commentato l’utilizzo di tecnologie Made in Italy nelle missioni Starship dedicate al trasporto di carichi verso il pianeta rosso: "Un risultato che conferma, ancora una volta, la nostra strategia volta a rafforzare l’industria nazionale, valorizzare il talento italiano e consolidare la presenza del nostro Paese nei grandi programmi di esplorazione spaziale"
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(Adnkronos) - Quali sono i costi accessori quando si sottoscrive un mutuo prima casa? E a quanto ammontano? Secondo le stime di Facile.it, considerando una compravendita immobiliare 'media' per un immobile dal valore di 180.000 euro, in classe energetica C-G e un mutuo da 126.000 euro della durata di 25 anni, la cifra supera i 12.500 euro.
"Dall’analisi fatta - sostengono gli esperti di Facile.it - risulta chiaro come, pur trattandosi dello stesso immobile e della stessa necessità, ovvero ottenere un mutuo, i costi possono essere molto diversi. Per questa ragione, confrontare le offerte disponibili sul mercato è fondamentale, così come farsi affiancare da un consulente indipendente che consenta all’aspirante mutuatario di indirizzarsi verso l’istituto di credito e il prodotto più adatto alle proprie esigenze. In fondo, per moltissimi italiani, si tratta dell’acquisto più importante della vita". Ed ecco la stima di Facile.it voce per voce.
La provvigione sulla vendita può variare da agenzia ad agenzia, in alcuni casi è una percentuale sul valore di vendita, in altri è un costo fisso. Ai fini dell’analisi, Facile.it ha considerato una provvigione del 3%, percentuale molto diffusa a livello nazionale. Considerando il mutuo medio sopra citato, il costo è di 6.558 euro (5.400 euro + Iva).
Le spese di istruttoria sono il costo che richiede la banca per valutare la richiesta di mutuo. Anche in questo caso il prezzo varia da banca a banca, in base all’importo del finanziamento, all’Ltv (ovvero la percentuale di valore dell’immobile legata al prestito), al tipo di mutuo e via dicendo. Alcuni istituti applicano una percentuale sull’importo richiesto tra lo 0,50 e l’1%, ma normalmente questa voce di spesa non supera comunque i 3.000 euro per i mutui più importanti; mentre in alcuni casi la banca si fa carico di tutti o buona parte dei costi legati all’istruttoria con il risultato che questa sia per il mutuatario addirittura gratis o pari a poche centinaia di euro. Per questa analisi, il comparatore ha considerato una cifra media (1.000 euro).
È il costo dell’attività del perito per la valutazione dell’immobile. Anche in questo caso i prezzi variano da banca a banca, in alcuni casi è gratis. Per l’analisi è stata considerata una spesa di 350 euro.
Al momento della stipula del contratto, occorre pagare il notaio, il costo del cui onorario varia da professionista a professionista. Per un atto di compravendita e un atto di mutuo con iscrizione ipotecaria si può considerare una spesa di 2.500 euro.
Trattandosi di una prima casa, le imposte sono agevolate, ma i valori cambiano se si acquista da un privato o da una società soggetta ad iva. Se si acquista da un privato vanno considerati questi valori: Imposta di registro pari al 2% del valore catastale, con un minimo di 1.000 euro; imposta ipotecaria fissa di 50 euro, imposta catastale fissa di 50 euro, imposta sostitutiva mutuo: 0,25% dell’erogato. Nella simulazione presa in esame si arriva così ad un totale imposte pari a 1.550 euro. Se invece si acquista da una società soggetta ad Iva i conti cambiano. L’imposta di registro è fissa e pari a 200 euro come quella ipotecaria e quella catastale, l’Iva sarà pari al 4% (quindi pari a 7.200 euro nella nostra ipotesi), mentre l’imposta sostitutiva sul mutuo rimane calcolata nella misura dello 0,25% dell’erogato (315 euro per la compravendita presa ad esempio). Il totale delle imposte, questa volta è nettamente maggiore ed arriva a 8.115 euro.
Quando si fa un mutuo per l’acquisto della casa è obbligatorio assicurare l’immobile per l’eventualità di scoppio o incendio. Anche in questo caso i prezzi della copertura variano da banca a banca, per alcuni istituti è addirittura gratuita. Per un prodotto base, se il mutuatario guarda le offerte del mercato (e non si limita alla proposta fatta dalla banca) si può considerare un valore medio indicativo di 600 euro.
Importante ricordare che, nei limiti previsti dalla legge, parte delle spese sopra indicate (ad esempio la parcella del notaio per la stipula del contratto di mutuo, le spese di istruttoria della banca, il costo della perizia tecnica, l’imposta sostitutiva, le spese di intermediazione e gli interessi passivi sul mutuo) possono essere portate in detrazione nella dichiarazione dei redditi.
Leggi tutto: Mutuo, ecco quanto ci costa davvero la prima casa: le spese accessorie voce per voce
(Adnkronos) - "Icardi colpì un piccione con la fionda, poi accese il fuoco e lo mangiò". Il clamoroso aneddoto su Mauro Icardi, ex capitano dell'Inter, è stato svelato dall'ex giocatore dell'Espanyol Sergi Gomez e risale ai tempi in cui i due giocatori facevano parte della Cantera del Barcellona.
Gomez ha rivelato l'aneddoto durante una curiosa intervista rilasciata al podcast El After de Post United: "Quando Mauro Icardi è arrivato alla Masia, siamo stati compagni di squadra per tre o quattro stagioni. Durante una di quelle annate, condividevamo un appartamento. Un giorno mi disse 'Sergi, vieni con me al parco'. Aveva con sé una fionda. Andammo e lui indicò un pino molto alto e disse 'Vedi lassù?'. Vidi le pigne, ma lui insistette 'No, più in alto'. E c’era un piccione che si vedeva appena".
Il racconto di Sergi Gomez continua così: "Mauro ha afferrato una pietra, ha teso l’elastico e boom. Ha ucciso un piccione da un’altezza di 20 o 30 metri. Poi siamo tornati alla Masia, gli ha strappato le piume, gli ha infilato un filo, ha acceso un fuoco e l’ha mangiato davanti a me". Un episodio curioso e relativo all'adolescenza dei due calciatori, che nelle ultime ore sta facendo il giro dei social.
(Adnkronos) - La mattina del 6 agosto 2025, nel carcere di Gazzi a Messina, le guardie trovano il corpo senza vita di Stefano Argentino, 27 anni, impiccato con un lenzuolo alle grate della finestra. Argentino era accusato di aver sgozzato in pieno centro la collega universitaria Sara Campanella, 22 anni, dopo mesi di stalking: lei lo aveva allontanato più volte e la sera dell’omicidio aveva scritto alle amiche “il malato mi segue”. Il delitto era avvenuto davanti a molti testimoni e lei era riuscita anche a registrare con il telefono gli ultimi momenti della sua vita.
Dal giorno dell’arresto Argentino, reo confesso, era ritenuto a rischio suicidio: digiuno prolungato, depressione, colloqui con gli psicologi. Era stato posto in “grande sorveglianza”, un protocollo che prevede controllo a vista e cella singola senza oggetti pericolosi. Negli ultimi colloqui sembrava più stabile; per questo, due settimane fa, la direzione ha revocato le misure di prevenzione, riassegnandolo a una cella comune. È in questo contesto, meno controllato, che il giovane riesce a farla finita.
"È il triste, drammatico, epilogo di una storia di cui si supponeva gia il finale. Sara è stata uccisa, Stefano si è tolto la vita e l’unica responsabilità è da attribuire allo Stato", ha detto ieri all'Adnkronos l'avvocato Giuseppe Cultrera, legale di Stefano Argentino. "Avevo chiesto una perizia psichiatrica perché avevo compreso Stefano e i suoi problemi e il gip me l’ha negata - prosegue il legale - Avrebbe potuto salvare almeno una delle due vite, invece lo Stato dovrà sentirsi responsabile del misfatto”. Il problema, come ha spiegato il sindacato di polizia penitenziaria Spp, è che in Italia mancano migliaia di guardie carcerarie e non è affatto facile mantenere un detenuto in sorveglianza speciale mentre a malapena si riesce a gestire l'ordinario.
Il 10 settembre sarebbe dovuta iniziare la prima udienza davanti alla Corte d’assise. Con la morte dell’imputato, il reato di omicidio si estingue (“mors rei”), il procedimento penale si chiude e le parti civili perdono ogni spazio processuale.
Questo apre un cortocircuito etico: ora c’è la possibilità che la famiglia del suicida ottenga un risarcimento dallo Stato per omessa vigilanza, mentre la famiglia di Sara Campanella non avrà mai nessun indennizzo né da lui né dai suoi genitori. Al massimo potrà accedere al fondo pubblico per le vittime di reati intenzionali violenti.
L’Adnkronos ha contattato l’avvocato e direttore di “Giurisprudenza Penale” Guido Stampanoni Bassi, per capire cosa può succedere ora: “La famiglia del detenuto suicida può ottenere un risarcimento dallo Stato, indipendentemente dal reato compiuto o se era stato accertato o meno. L’art. 2 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo impone allo Stato di proteggere la vita di chi è sotto la sua custodia; la mancata prevenzione di un suicidio configura responsabilità civile (e talvolta penale) dell’amministrazione penitenziaria".
“Il caso ricorda la sentenza 'Citraro e Molino c. Italia' della Corte di Strasburgo”, prosegue l’avvocato Stampanoni Bassi: “Antonio Citraro si era impiccato nel 2001 nello stesso carcere, il Gazzi di Messina. Dopo ben 19 anni e molti procedimenti, nel 2020, i genitori ottennero 32.900 euro perché lo Stato, pur conoscendo il rischio, non aveva impedito il gesto".
Il nostro ordinamento prevede un risarcimento civile, a carico del responsabile, a favore dei coniugi, genitori o figli delle vittime di omicidio, che viene liquidato durante il processo penale. Ma cosa può fare ora la famiglia di Sara Campanella? “In teoria potrebbe citare in giudizio (civile) i familiari di Stefano Argentino, ma attenzione: se non dovessero accettare l’eredità del defunto, questa strada si chiude immediatamente”.
Dunque l’unica via resterebbe il fondo pubblico per le vittime di reati intenzionali violenti, istituito nel 1999 e riformato varie volte per includere via via nuove categorie, dai morti di mafia agli orfani di femminicidio. “Si tratta di un indennizzo da 50mila euro, una cifra simbolica rispetto al valore di una vita umana, che si riceve al termine di un procedimento piuttosto complesso”, spiega Stampanoni Bassi. La cifra è simbolica rispetto a quanto viene normalmente liquidato in questi casi. Per fare un esempio tornato di recente al centro della cronaca: Alberto Stasi in questi 16 anni ha dovuto versare oltre 850mila euro alla famiglia di Chiara Poggi, indebitandosi e lavorando in carcere. Filippo Turetta dovrà versare 500.000 euro a Giulio Cecchettin, 100 mila euro ciascuno ai due fratelli di Giulia e anche 30 mila euro alla nonna e allo zio. La famiglia di Fabiana Luzzi, uccisa a 16 anni a Corigliano dall'ex fidanzato Davide Morrone, all'epoca minorenne, riceverà 1,3 milioni di euro che dovranno essere versati dall'omicida in solido con i suoi genitori.
E così potrebbe verificarsi il paradosso per cui la famiglia della vittima avrà al massimo una somma simbolica, mentre quella dell’omicida reo confesso potrebbe ricevere molto di più, a spese dei contribuenti. (di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Sembrava una malattia dimenticata, ma ora ritorna prepotentemente con un aumento dei casi che arriva fino al 750% in alcune realtà italiane. E' la scabbia, infezione della pelle causata da un piccolo parassita, l'acaro Sarcoptes scabiei, difficile da individuare perché minuscolo, ma in grado di scavare cunicoli nella cute per deporre le uova. Ed è questo a provocare il caratteristico intenso prurito, soprattutto notturno. E anche la comparsa di piccole papule soprattutto su mani, piedi e genitali, ricordano gli esperti della Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmesse (Sidemast), che hanno recentemente acceso i riflettori sul questa patologia in rapida ascesa.
Il contagio - ricordano i dermatologi - nella quasi totalità dei casi è interumano, necessita di un contatto diretto tra persone. E' un falso mito, quindi, il contagio attraverso animali domestici. Possono invece aumentare i rischi: viaggiare avendo contatti con molte persone, alloggiare e frequentare luoghi affollati, situazioni tipiche dell'overtourism. Alla base di questa emergenza c'è sicuramente il fatto che la scabbia è molto contagiosa. Quando il parassita depone le uova nella pelle gli acari che nascono, se non debellati, colonizzano rapidamente altre aree del corpo e altre persone. Al contrario di quanto si credeva un tempo non è una malattia legata alla scarsa igiene personale, chiunque può essere contagiato. Ma perché avvenga la trasmissione, occorre il contatto diretto e prolungato con una persona infetta, quindi la trasmissione tra partner è facile.
Gli acari - sottolineano i dermatologi - possono vivere dentro i materassi fino a 3 giorni, ma hanno bisogno della pelle umana per proliferare. Vestiti e biancheria sono un veicolo raro di contagio. Altrettanto rari sono i contagi in piscina, perché l'umidità impedisce agli acari di uscire dalla pelle. Nel nostro Paese, in numerose regioni, "si sta registrando un preoccupante aumento di casi di scabbia - evidenzia la Sidemast - anche se ancora non ci sono dati precisi su larga scala e il fenomeno rimane quindi sottostimato. Paradigmatici in particolare due lavori italiani, relativi alle regioni Emilia Romagna e Lazio, che forniscono numeri critici sull'espansione del fenomeno. Una recente analisi pubblicata su 'Sexually Transmitted Infections', evidenzia infatti come tra il 2020 e il 2023 i casi di scabbia siano aumentati vertiginosamente nella città di Bologna". Un altro studio, "apparso su 'Infectious Diseases of Poverty', ha documentato un'ondata di casi post-Covid nella regione Lazio, definendola una 'emergente minaccia di salute pubblica'. L'incremento è stato particolarmente marcato nelle strutture di lungodegenza, con un aumento del 750% dei focolai tra il 2020 e il 2023".
A 'preparare il terreno' per il ritorno della scabbia è stato anche il lockdown in pandemia, quando molte persone hanno vissuto a lungo in ambienti chiusi e sovraffollati. In generale, quindi, i più vulnerabili all'infezione sono sicuramente bambini e adolescenti tra i 5 e i 18 anni, anche a causa della frequentazione di ambienti comunitari come scuole e palestre. A questi si aggiungono gli anziani, in particolar modo quelli ricoverati nelle Rsa, e persone con fragilità sociali o sanitarie.
I sintomi che devono far sospettare un'infezione, soprattutto se c'è stato un caso tra le persone con cui si hanno contatti stretti, sono il prurito intenso, in particolare la notte - segno caratteristico - e papule cutanee. In questi casi i dermatologi consigliano di: consultare tempestivamente il medico o un dermatologo; evitare il 'fai da te' perché una diagnosi errata può prolungare l'infestazione e facilitare il contagio; in caso di diagnosi accertata di scabbia, è importante trattare tutti i contatti stretti, anche se asintomatici; lavare ad alta temperatura gli indumenti e le lenzuola.
Leggi tutto: Torna la scabbia, in Italia +750% casi in 3 anni. L'overtourism tra le cause
(Adnkronos) - Sarebbe morta per annegamento Simona Cinà, la ragazza di venti anni morta nella notte tra venerdì e sabato durante una festa in piscina in una villa a Bagheria nel Palermitano. Sono i primi risultati dell'autopsia in corso al Policlinico di Palemo e svolta dal medico legale Tommaso D'Anna con l'anatomopatologo Emiliano Marresi. I medici hanno trovato acqua nei polmoni della ragazza, dato che conferma l'ipotesi dell'annegamento. Sul corpo di Simona non ci sono segni di violenza.
Bisognerà attendere i risultati degli esami fra 40 giorni per capire se Simona abbia avuto un malore e se qualcosa può averlo causato.
Leggi tutto: Simona Cinà morta in piscina, l'autopsia: "E' annegata"
(Adnkronos) - In attesa degli Us Open 2025, cresce l'attesa per il ritorno in campo degli azzurri del tennis. Oggi, giovedì 7 agosto, inizia il Masters 1000 di Cincinnati e il primo italiano impegnato sarà Matteo Arnaldi, che intorno alle 17 affronterà il francese Benjamin Bonzi nel primo turno del torneo americano. Oggi si giocheranno anche le finali del Wta 1000 di Montreal e dell'Atp 1000 di Toronto. Ecco tutti i match di giornata e dove vederli in tv e streaming.
Ecco il programma dei match di tennis di oggi, giovedì 7 agosto:
17 - Atp Cicinnati, prima giornata: Arnaldi - Bonzi, Sky Sport Tennis (fino alle 24), Sky Sport Uno (fino alle 23), Sky Sport Max, NOW e Tennis TV
17 - Wta Cincinnati, prima giornata, Sky Sport Tennis (fino alle 24), Sky Sport Uno (fino alle 23), Sky Sport Max, NOW, SuperTennis e SuperTennix
23 - Atp Masters 1000 Toronto, finale doppio: Salisbury/Skupski-Cash/Glasspool, Sky Sport Uno, NOW e Tennis TV
24 - Wta 1000 Montreal, finale singolare: Mboko-Osaka, Sky Sport Tennis e NOW
1.30 - Atp 1000 Toronto, finale singolare: Khachanov-Shelton, Sky Sport Uno e NOW
(Adnkronos) - Un uomo di 57 anni è stato accoltellato in strada a Prizzi, in provincia di Palermo. Trasportato in elisoccorso all'ospedale Civico di Palermo l'uomo, Francesco Dino, è morto prima di arrivare. Le indagini sono condotte dai carabinieri della Compagnia di Lercara Friddi.
(Adnkronos) - "Gli ingegneri sono sempre a favore delle grandi opere e questa, che darà vita al ponte sospeso più lungo del mondo, è un capolavoro dal punto di vista tecnico, strutturale e architettonico. Finalmente sembrerebbe, e voglio usare il condizionale finché non sarà posta la prima pietra, che siamo arrivati alla parte esecutiva". Così il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni), Angelo Domenico Perrini, commenta con Adnkronos/Labitalia il via libera del Cipess al Ponte sullo Stretto di Messina.
"E' un fatto molto importante, che sarà da sprone anche ad altri investimenti e interventi per il territorio, che porteranno a migliorare la condizione infrastrutturale di Sicilia e Calabria. Una grande opera è uno stimolo allo sviluppo territoriale e anche a quello turistico. Faccio sempre il paragone con la città spagnola di Bilbao, che, dopo la lungimirante realizzazione del Museo Guggenheim, è passata dall'essere semi-abbandonata al diventare meta più visitata del paese".
Per quanto riguarda i tempi assicurati per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, secondo il presidente del Cni, "sono realistici". "In Italia sappiamo, dalla nostra esperienza, che si considerano sempre tempi doppi o tripli di quelli che in realtà servono per realizzare un'opera. In questo caso, eventuali ritardi potrebbero insorgere non già dalla realizzazione quanto dal trasporto dei materiali", avverte. "Sicuramente, poi, in corso d'opera - ammette - potranno venire fuori delle criticità, anche perché parliamo di un'opera altamente innovativa, ma tutte le valutazioni che si dovevano fare sono state fatte e ad altissimo livello. Ad esempio, sul problema del vento, sono state eseguite sperimentazioni di laboratorio con approccio scientifico rigoroso, simulando una forza anche doppia. Quindi, ci sono tutte le condizioni per realizzare il Ponte".
Quanto all'impatto ambientale, dice Perrini, "sicuramente lo avrà, come tutte le opere, ma come del resto lo ha già l'attraversamento in mare dello Stretto; sarà più rilevante per il fronte siciliano, ma anche questo è stato abbondantemente considerato". Anche come Cni, annuncia, "dopo aver istituito un gruppo di lavoro dedicato al Ponte, ora ne organizzeremo un altro proprio in particolare sugli aspetti ambientali e urbanistici, in modo da dare un contributo come Consiglio nazionale degli ingegneri".
"Un'opera ingegneristica straordinaria - ribadisce Perrini - di cui parliamo da 25 anni e i cui studi, nel frattempo, sono stati da riferimento per la costruzione del Ponte dei Dardanelli. A Messina, in più, ci sarà la parte ferroviaria: il trasporto su ferro è una novità per i ponti a campata unica, almeno in queste dimensioni".
Il presidente del Cni, dunque, non ha dubbi: "Il Ponte sullo Stretto, che vedrà gli ingegneri italiani in prima fila, sarà un successo per l'ingegneria di tutto il mondo".
(Adnkronos) - Covid-19 e trombosi: svelato il ruolo chiave dell'enzima Mpro nell'insorgenza di malattie trombotiche da Sars-CoV-2. E' la scoperta di uno studio condotto da un team di ricercatori dell'Università di Padova, coordinati da Vincenzo De Filippis del Dipartimento di Scienze del farmaco. Il lavoro - pubblicato su 'Communications Biology' - dimostra che il virus, proprio grazie all'enzima Mpro, può attivare la cascata coagulativa anche per via diretta e determinare la formazione di coaguli patologici.
Le malattie trombotiche - ricorda una nota di UniPd - rappresentano la principale causa di morte e di ricovero ospedaliero. Possono insorgere come patologie indipendenti o essere associate a complicazioni di altre malattie (diabete di tipo 2, cancro, malattie autoimmuni a base infiammatoria e amiloidosi). Le evidenze cliniche indicano che anche le patologie infettive, causate da batteri o virus, rappresentano dei fattori di rischio importanti. La coagulazione, di per sé, è un processo fisiologico finalizzato a prevenire la perdita di sangue dal sistema cardio-circolatorio. Se attivato però in maniera anomala, si determinano coaguli patologici (trombi) che causano l'occlusione dei vasi sanguigni e la morte dei tessuti che si trovano a valle dell'occlusione. La pandemia Covid ha messo in evidenza l'associazione tra infezione virale grave e complicazioni trombotiche e la correlazione stringente tra l'insorgenza di complicazioni trombotiche e la mortalità. Nelle forme gravi di Covid si ha una forte attivazione della risposta immunitaria innata e un massiccio rilascio di proteine e peptidi pro-infiammatori (citochine e bradichinina) che, a loro volta, indurrebbero l'attivazione della coagulazione. L'infezione da Sars-CoV-2 aumenterebbe quindi il rischio trombotico per via indiretta, inducendo un forte stato infiammatorio.
Il nuovo studio prova invece che il virus può attivare la cascata coagulativa anche per via diretta. Lo fa tramite la proteasi principale Mpro, un enzima capace di tagliare i legami chimici nelle proteine. In particolare, Mpro produce le subunità proteiche che poi andranno a formare il guscio indispensabile per la sopravvivenza del virus. Come già dimostrato, Mpro può essere rilasciato dal virus nello spazio extracellulare e circolare nel sangue e in altri fluidi biologici, e rappresenta un bersaglio molecolare utile per lo sviluppo di nuovi farmaci capaci di inibire l'enzima, nonché di bloccare la maturazione del virus.
Ma cosa c'entra Mpro con la formazione di trombi? La cascata coagulativa - prosegue la nota - è caratterizzata dal 'taglio' in sequenza di enzimi che circolano nel sangue in forma inattiva e che diventano attivi solo dopo questo taglio. Per fermare il sanguinamento, la cascata culmina con la formazione di trombina che genera il coagulo, formato da fibrina e piastrine aggregate. "In condizioni fisiologiche - afferma Vincenzo De Filippis, coordinatore della ricerca - la coagulazione viene innescata dall'esposizione di proteine che si trovano nello strato che riveste internamente i vasi sanguigni e vengono attivati i fattori della coagulazione VII e XII. Nel nostro lavoro abbiamo dimostrato che Mpro causa la coagulazione del plasma umano".
"In particolare - illustra lo scienziato - Mpro è capace di attivare i fattori della coagulazione esattamente a livello degli stessi legami peptidici che vengono tagliati in condizioni fisiologiche e che determinano la coagulazione del sangue. Non solo, Mpro è prodotto dal virus Sars-CoV-2, che appartiene alla famiglia dei coronavirus. I coronavirus mostrano un elevato grado di mutabilità genetica e per questo motivo sono i candidati preferenziali per nuove infezioni virali su larga scala che potrebbero presentarsi in futuro".
"Lo studio, che identifica un possibile meccanismo mediante il quale le infezioni gravi da Sars-CoV-2 causano trombosi - conclude De Filippis - ci porta a ritenere che lo sviluppo di farmaci capaci di inibire Mpro non solo permetterebbe di bloccare la maturazione e replicazione del virus, ma anche di prevenire gli effetti trombotici associati all’infezione causata da coronavirus".
Leggi tutto: Covid, ecco perché può causare trombosi: lo studio
(Adnkronos) - Primi due casi autoctoni di Chikungunya in Veneto. L'infezione è stata diagnosticata in una donna di 64 anni, domiciliata in una frazione del comune di Negrar di Valpolicella nel Veronese, senza storia di viaggi recenti in Paesi in cui la malattia è endemica, spiegano dalla Regione in una nota. A occuparsi del caso il Dipartimento di Malattie infettive/tropicali e microbiologia dell'Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. La direzione Prevenzione del Veneto, si legge nella nota, è in costante contatto con la struttura sanitaria scaligera e riferisce che la paziente è "ricoverata, vigile e collabora attivamente con i medici".
Il virus è stato contratto anche da una donna di 39 anni di Affi, anche lei senza storia di viaggi recenti in paesi in cui la malattia è endemica. Anche questo secondo caso è stato diagnosticato all'ospedale di Negrar. “Il secondo caso – riferiscono i tecnici della Regione - dall’indagine preliminare svolta dall’Azienda Ulss9 non risulta apparentemente collegato al primo caso rilevato. Verranno comunque svolti ulteriori approfondimenti di diagnostica molecolare per stabilire se vi sia o meno un collegamento".
Ricevuta la comunicazione del prim caso la Regione, in collaborazione con l'Azienda Ulss 9 e con l'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, ha attivato le misure di sorveglianza previste: approfondimento dell'indagine epidemiologica sul caso, con valutazione rispetto alle possibili esposizioni a rischio; monitoraggio entomologico; attivazione della procedura di disinfestazione straordinaria; misure di sorveglianza sanitaria rivolte agli altri soggetti nei luoghi di possibile esposizione e rafforzamento della sorveglianza sindromica in pronto soccorso. Fino a oggi, in Veneto, spiegano gli esperti, tutti i casi confermati di Chikungunya erano correlati a viaggi in aree endemiche. L'identificazione di casi autoctoni "rappresenta dunque un evento rilevante, verosimilmente legato all'intensificarsi dei viaggi internazionali nel periodo estivo, con il rientro di persone da Paesi in cui la malattia è presente e alle condizioni climatiche favorevoli alla proliferazione della zanzara tigre".
La Chikungunya, ricordano i tecnici della Prevenzione, è infatti "una malattia virale trasmessa all'uomo attraverso la puntura di zanzare infette del genere Aedes, in particolare Aedes albopictus (zanzara tigre). Si manifesta più frequentemente con febbre alta improvvisa e intensi dolori articolari che possono persistere anche per settimane o mesi. Altri sintomi comuni includono dolori muscolari, mal di testa, eruzioni cutanee, astenia e, in alcuni casi, gonfiore articolare. Sebbene la malattia abbia generalmente un decorso autolimitante, in alcune persone, soprattutto anziani o soggetti con patologie pregresse, può causare sintomi prolungati o complicanze". Gli esperti precisano dunque che la Chikungunya non si trasmette da persona a persona, ma solo attraverso la puntura di zanzare Aedes infette. Il contagio avviene quando una zanzara punge una persona infetta e, dopo un periodo di incubazione, può trasmettere l'infezione a soggetti sani con successive punture.
Leggi tutto: Chikungunya, in Veneto primi due casi autoctoni: contagiate due donne
(Adnkronos) - Primo caso autoctono di Chikungunya in Veneto. L'infezione è stata diagnosticata in una donna di 64 anni, domiciliata in una frazione del comune di Negrar di Valpolicella nel Veronese, senza storia di viaggi recenti in Paesi in cui la malattia è endemica, spiegano dalla Regione in una nota. A occuparsi del caso il Dipartimento di Malattie infettive, tropicali e di microbiologia dell'Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. La direzione Prevenzione del Veneto, si legge nella nota, è in costante contatto con la struttura sanitaria scaligera e riferisce che la paziente è "ricoverata, vigile e collabora attivamente con i medici".
Ricevuta la comunicazione del caso la Regione, in collaborazione con l'Azienda Ulss 9 e con l'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, ha attivato le misure di sorveglianza previste: approfondimento dell'indagine epidemiologica sul caso, con valutazione rispetto alle possibili esposizioni a rischio; monitoraggio entomologico; attivazione della procedura di disinfestazione straordinaria; misure di sorveglianza sanitaria rivolte agli altri soggetti nei luoghi di possibile esposizione e rafforzamento della sorveglianza sindromica in pronto soccorso. Fino a oggi, in Veneto, spiegano gli esperti, tutti i casi confermati di Chikungunya erano correlati a viaggi in aree endemiche. L'identificazione di un caso autoctono "rappresenta dunque un evento rilevante, verosimilmente legato all'intensificarsi dei viaggi internazionali nel periodo estivo, con il rientro di persone da Paesi in cui la malattia è presente e alle condizioni climatiche favorevoli alla proliferazione della zanzara tigre".
La Chikungunya, ricordano i tecnici della Prevenzione, è infatti "una malattia virale trasmessa all'uomo attraverso la puntura di zanzare infette del genere Aedes, in particolare Aedes albopictus (zanzara tigre). Si manifesta più frequentemente con febbre alta improvvisa e intensi dolori articolari che possono persistere anche per settimane o mesi. Altri sintomi comuni includono dolori muscolari, mal di testa, eruzioni cutanee, astenia e, in alcuni casi, gonfiore articolare. Sebbene la malattia abbia generalmente un decorso autolimitante, in alcune persone, soprattutto anziani o soggetti con patologie pregresse, può causare sintomi prolungati o complicanze". Gli esperti precisano dunque che la Chikungunya non si trasmette da persona a persona, ma solo attraverso la puntura di zanzare Aedes infette. Il contagio avviene quando una zanzara punge una persona infetta e, dopo un periodo di incubazione, può trasmettere l'infezione a soggetti sani con successive punture.
Leggi tutto: Chikungunya, primo caso autoctono in Veneto: contagiata 64enne