(Adnkronos) - Era stato condannato per l'omicidio di una 21enne e ha trascorso 38 anni in carcere, ora il 68enne Peter Sullivan è considerato vittima del più lungo ed eclatante errore giudiziario nella storia della giustizia britannica. Dopo 38 anni passati in carcere da innocente, la Corte di Appello di Londra ha annullato la sua condanna, datata 1986, con la quale era stato condannato per l'omicidio di Diane Sindall. La donna, una barista di 21 anni, era stata uccisa dopo una brutale aggressione a sfondo sessuale, avvenuta a Birkenhead, nel Merseyside, mentre tornava dal lavoro.
Dopo quasi quattro decenni, la criminal cases review commission – l’organismo statale che indaga su potenziali errori giudiziari – lo scorso anno ha rinviato il caso di Sullivan alla Corte d’Appello, in seguito a nuovi test del Dna. Gli esami, effettuati su un campione di sperma conservato dalla scena del crimine, avevano rilevato la presenza di un profilo genetico riconducibile a un aggressore sconosciuto. Duncan Atkinson Kc, rappresentante per la Procura della Corona, ha dichiarato che le prove del Dna minavano la condanna di Sullivan e, di conseguenza, non ci sarà alcuna richiesta di un nuovo processo. Sullivan, apparso in video-collegamento dal carcere di massima sicurezza di Hmp Wakefield, è scoppiato in lacrime.
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(Adnkronos) - La Mers torna a colpire. In particolare in Arabia Saudita, dove tra il 1 marzo e il 21 aprile ci sono stati nove casi di sindrome respiratoria mediorientale da Coronavirus, fra cui 2 morti. Il ministero della Salute del Paese ha comunicato i contagi all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che oggi lancia un alert e fa il punto della situazione, ribadendo che il rischio legato a questo virus resta moderato sia a livello globale che regionale.
Tra le 9 infezioni registrate, un focolaio di 7 casi è stato identificato a Riyadh, e include 6 operatori sanitari e assistenziali che hanno contratto l'infezione assistendo un singolo paziente infetto. Il focolaio è stato intercettato tramite il tracciamento e il successivo test di tutti i contatti. Quattro dei 6 operatori erano asintomatici e 2 mostravano solo segni lievi e aspecifici. Del totale casi, solo uno ha avuto un contatto indiretto con cammelli e non fa parte del cluster segnalato. Il resto dei pazienti non aveva una storia nota di contatto con cammelli o prodotti derivati da questo animale.
Dalla prima segnalazione di Mers (in Arabia Saudita nel 2012), sono stati segnalati da 27 Paesi all'Oms 2.627 casi confermati in laboratorio, con 946 decessi associati (tasso di mortalità o Cfr del 36%, ma può essere sovrastimato perché i casi lievi non vengono rilevati, si precisa), in tutte e 6 le regioni dell'Oms. La maggior parte dei casi (2.218; 84%) è stata riportata proprio in Arabia Saudita. Dal 2019, non sono state segnalate infezioni umane da Mers da Paesi al di fuori del Medio Oriente. "La notifica dei casi non modifica la valutazione complessiva del rischio, che rimane moderata sia a livello globale che regionale", conferma l'Oms.
"Questi casi - conclude l'agenzia Onu per la salute - dimostrano che il virus continua a rappresentare una minaccia nei Paesi in cui circola nei dromedari e si diffonde alla popolazione umana. L'Oms raccomanda l'attuazione di misure mirate di prevenzione e controllo delle infezioni per prevenire la diffusione delle infezioni correlate all'assistenza sanitaria da Mers e la successiva trasmissione umana".
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(Adnkronos) - Il segreto per perdere più peso? Potrebbe essere consumare delle barrette proteiche speciali. Ricoperte di cioccolato come quelle classiche ma con un ingrediente che potrebbe fare la differenza: sono arricchite al collagene, proteina presente nel tessuto connettivo, "sicura, economica e facile da ottenere", assicurano gli autori di una ricerca che ha dimostrato come, inserendole nella dieta, si possa ottenere un calo di peso doppio rispetto a chi non le mette in menu. Lo studio viene presentato al Congresso europeo sull'obesità (Eco 2025) in corso a Malaga (Spagna) fino a mercoledì 14 maggio ed è pubblicato sulla rivista 'Nutrients'. I ricercatori che lo hanno condotto, un team spagnolo, spiegano che si è osservata anche una maggiore riduzione della pressione sanguigna e del girovita e un ulteriore miglioramento della salute del fegato.
"Molti farmaci per la perdita di peso sono costosi - spiega la ricercatrice Paola Mogna-Peláez dell'università di Navarra, Pamplona - Eravamo interessati al collagene perché", oltre ad essere facilmente reperibile e low cost, "non si conoscono effetti collaterali. È anche un composto che il pubblico conosce bene. La struttura di questa proteina può essere modificata per consentirle di assorbire più acqua, il che ne porta ad aumentare le dimensioni. Volevamo scoprire se un composto di questo tipo crea una sensazione di sazietà quando si espande nello stomaco, riducendo l'appetito e portando alla perdita di peso".
Per approfondire l'argomento, Mogna-Peláez e colleghi hanno condotto uno studio clinico randomizzato controllato di 12 settimane su 64 persone di età compresa tra 20 e 65 anni con sovrappeso o obesità (50% donne, peso medio 83,9 kg, Bmi medio 29,65 kg/m²). A tutti i partecipanti sono stati forniti consigli alimentari salutari basati sulla dieta mediterranea. Inoltre, a metà di loro è stato chiesto di consumare una barretta proteica al gusto di cioccolato arricchita con collagene (10 g di collagene per barretta) con un bicchiere d'acqua prima di pranzo e cena ogni giorno. Il collagene, di origine bovina, era stato trattato per assorbire più acqua, in modo da aumentare di volume se consumato appunto accompagnato da acqua. I partecipanti hanno compilato un questionario sull'appetito e si sono sottoposti a una serie di misurazioni corporee e ad altri test, sia all'inizio che a intervalli regolari.
Dopo 12 settimane, il gruppo che aveva assunto collagene aveva perso più peso rispetto al gruppo di controllo (3 kg contro 1,5 kg). Questo nonostante entrambi i gruppi assumessero lo stesso numero di calorie, affermano i ricercatori. La pressione sanguigna sistolica è diminuita di 8 mmHg nel gruppo collagene, ma è aumentata leggermente (aumento di 0,4 mmHg) nel gruppo di controllo. Anche la circonferenza vita (2,8 cm contro 2,5 cm), l'indice di massa corporea (1,2 unità contro 0,78 unità) e l'indice di steatosi epatica, indicatore della salute del fegato, sono diminuiti maggiormente nel gruppo collagene rispetto al gruppo di controllo. E ancora: la massa magra (tessuto non adiposo, incluso il muscolo) è aumentata nel gruppo collagene, suggerendo che i partecipanti potrebbero aver sviluppato massa muscolare, ma è rimasta invariata nel gruppo di controllo. Nel complesso, i risultati indicano che la perdita di peso nel gruppo del collagene non era dovuta alla perdita di massa muscolare, spiegano i ricercatori, alcuni dei quali lavorano presso l'azienda che produce l'integratore e le barrette proteiche.
Il questionario ha mostrato che il gruppo del collagene si sentiva meno affamato e più sazio rispetto al gruppo di controllo. I livelli di leptina, ormone che induce il senso di sazietà, sono diminuiti in entrambi i gruppi, ma erano più alti alla fine dello studio nel gruppo del collagene rispetto al gruppo di controllo. Negli esperimenti sugli animali si è osservata anche una riduzione dei livelli di grelina, ormone che stimola l'appetito. L'integratore si è inoltre gonfiato fino a quasi 20 volte le sue dimensioni originali nell'acido gastrico e ha mostrato una bassa digeribilità. Nessuno dei partecipanti ha segnalato effetti collaterali e il gruppo del collagene hanno valutato le barrette molto bene (8,8 su 10) per il gusto in un questionario.
"I nostri risultati - conclude Mogna-Peláez - indicano che, gonfiandosi nello stomaco, il collagene ha fatto sì che i partecipanti si sentissero meno affamati, il che li avrebbe portati a mangiare meno e quindi a perdere peso. Il collagene potrebbe anche aver portato a sviluppare massa muscolare e sappiamo che i muscoli bruciano più calorie dei grassi. È anche possibile che modifichi la composizione della flora batterica intestinale, il che potrebbe aiutare nella perdita di peso e nel controllo dell'appetito". I ricercatori stanno ora conducendo uno studio più ampio per approfondire i meccanismi d'azione, in particolare in relazione al microbiota intestinale.
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(Adnkronos) - I lavoratori italiani possono contare su un sistema retributivo garantista che prevede un livello di protezione economica tra i più completi e articolati nel panorama europeo. Il modello italiano è, infatti, fondato su una solida architettura di contrattazione collettiva e su istituti normativi consolidati, come la tredicesima e la quattordicesima mensilità e il Trattamento di fine rapporto, non previsti per legge negli altri sistemi retributivi europei. È il caso, ad esempio, di quelli vigenti in Francia, Germania, Romania, Spagna e Svezia. È quanto emerge dall’approfondimento della Fondazione studi consulenti del lavoro dal titolo 'Struttura della retribuzione e salario minimo: disciplina italiana e confronto con altri Stati comunitari', che mette a confronto la disciplina retributiva italiana con quella dei cinque Paesi europei citati. E i consulenti del lavoro in un documento presentato oggi in Commissione Lavoro del Senato nelle osservazioni sui disegni di legge sul salario minimo nn. 956, 957 e 1237 sottolineano che "in uno scenario" come quello italiano "la previsione di un 'salario minimo' di derivazione legale potrebbe essere percepito come un elemento di disturbo nel paradigma del dialogo delle parti sociali, normalmente impegnate su un fronte indubbiamente più esteso ed esauriente".
Oggetto dello studio sono stati i sei ccnl più applicati in Italia, cioè utilizzati per la gestione di svariati milioni di lavoratori. Così come va sottolineata la copertura universale che ha la contrattazione collettiva nel nostro Paese. La comparazione non si limita al solo valore del salario minimo legale – spesso usato come unico indicatore – ma si estende all’intera struttura della retribuzione, includendo elementi indiretti e differiti, come indennità contrattuali, mensilità aggiuntive e Tfr.
Il quadro che emerge dall’analisi della Fondazione Studi, secondo i consulenti del lavoro "è chiaro: le 'retribuzioni ultra-mensili e differite' (13^ e 14^ mensilità e Trattamento di fine rapporto) in Italia sono istituti contrattuali previsti per legge, o per ccnl, a differenza di quanto accade nei cinque Paesi messi a confronto".
In sostanza, per realizzare una comparazione credibile, secondo i professionisti, "è necessario osservare non solo i minimi retributivi orari, ma l’intera struttura della retribuzione. Infatti, soffermandosi esclusivamente sulla paga oraria non si rappresenta in modo veritiero quanto viene percepito effettivamente da un lavoratore. Dunque, anche in assenza di un salario minimo legale, il livello retributivo complessivo previsto dai Contratti collettivi nazionali di lavoro è già in linea o addirittura superiore alla retribuzione minima imposta per legge in altri Stati".
A questo si aggiunge il fatto – si sottolinea nel documento dei consulenti del lavoro – che in alcuni casi la contrattazione collettiva italiana si spinge addirittura oltre la quattordicesima mensilità, disegnando elementi retributivi ulteriori, che a esempio possono essere previsti sotto forma di welfare come la conciliazione vita-lavoro e l’assistenza sanitaria integrativa. Nonché la corposa previsione di ore retribuite con permessi giustificati; ovvero tutti gli strumenti erogati dalla bilateralità. Come evidenziato, la forza del modello italiano risiede, dunque, nella sua flessibilità e capacità di adattamento settoriale, garantita dalla contrattazione collettiva rappresentativa. Un meccanismo che consente di calibrare i trattamenti economici in base alle reali esigenze dei lavoratori e delle imprese, assicurando al contempo equità e dignità del lavoro in conformità all’art. 36 della Costituzione.
La contrattazione collettiva è, dunque, secondo i consulenti del lavoro "un patrimonio da preservare, perché in grado di garantire tutele economiche solide e flessibili ai lavoratori, adattandosi ai cambiamenti del mercato. Naturalmente, in questa indagine non viene incluso il valore del costo della vita che determina il potere di acquisto delle retribuzioni. Costo della vita che nei Paesi oggetto della comparazione ha oscillazioni diverse, in molti casi superiore a quello italiano. E per ovviare a ciò è dunque necessario spingere nei ccnl sulla retribuzione di risultato, valorizzando la partecipazione attiva dei lavoratori al successo dell’impresa. Un approccio che potrà genere benefici tangibili in termini di produttività, retribuzione e rafforzamento del legame tra impresa e capitale umano", conclude.
(Adnkronos) - Sempre più interventi con il 'robot chirurgo' come assistente, ormai 'habitué' delle sale operatorie dell'ospedale Niguarda di Milano. Con le sue "9 piattaforme attive", la struttura è "un centro di riferimento internazionale per la chirurgia robotica", spiegano dal centro meneghino. I numeri mettono in evidenza il balzo in avanti costante: il 2024 si è chiuso con oltre 1.100 interventi assistiti con il robot chirurgico, "un numero che è praticamente il doppio rispetto all'anno precedente". La grande esperienza e la casistica sono ora messe a frutto nel Progetto Vivaio, un programma di formazione per i chirurghi del futuro coordinato da Giovanni Ferrari, direttore della Chirurgia generale oncologica e mininvasiva di Niguarda.
"Il nostro ospedale - afferma Ferrari - è il primo a livello europeo ad aver introdotto un programma di Total Practice Robotica, con cui sono stati completamente sostituiti gli interventi di laparoscopia con la robotica nella chirurgia generale. E' un passaggio importantissimo, che rende finalmente democratico l'accesso a questa chirurgia di ultima generazione. Rispetto alle tecniche impiegate finora, come la chirurgia open e la laparoscopia, il robot consente un miglior recupero post operatorio, una maggiore precisione, minori effetti avversi e spesso anche una degenza ridotta: tutti fattori che migliorano di gran lunga la qualità delle cure che siamo in grado di offrire quotidianamente ai nostri pazienti".
Più in generale, anche se l'uso del robot in sala operatoria è diventato a Niguarda "democratico e per tutti", c'è ancora un po' di strada da fare per la formazione dei chirurghi italiani, sottolineano dall'ospedale. Il Progetto Vivaio "punta ad un vero e proprio programma strutturato - commenta Ferrari - per introdurre i giovani professionisti alla pratica clinica e alla chirurgia di più alta complessità. E' una sfida in cui crediamo molto, anche perché grazie alle tecnologie di ultima generazione possiamo contare su un addestramento molto più rapido e semplice rispetto al passato".
Ad esempio, continua Ferrari, "il chirurgo in formazione può essere ai comandi del robot, ma avere nella consolle a fianco il chirurgo esperto in grado di guidarlo o di subentrare in ogni momento in caso di problemi. Una cosa che con le tecniche tradizionali raramente è possibile fare con la stessa efficienza e rapidità".
Il Progetto Vivaio di Niguarda, oltre a formare chirurghi specializzati in tecnologie avanzate, punta a rappresentare "una risposta alla necessità di incentivare e supportare le nuove generazioni di professionisti della sanità - si legge in una nota - Investire nella formazione, così come offrire possibilità di crescita e sviluppo professionale attraverso programmi strutturati e innovativi, può contribuire a contrastare la crisi di vocazione e attrarre nuovi talenti nel campo medico".
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(Adnkronos) - L'esercito israeliano "entrerà con tutta la sua forza" a Gaza nei prossimi giorni. E' la minaccia ribadita dal premier Benjamin Netanyahu, affermando di "non vedere uno scenario in cui Israele possa arretrare dalla guerra" contro Hamas. "Nei prossimi giorni concluderemo l'operazione e distruggeremo Hamas" aggiunge in una nota.
Israele usa la fame come un'arma di guerra nella Striscia di Gaza. Negando alla popolazione palestinese la possibilità di accedere a cibo, oltre che a medicinali e altri beni umanitari. Ne è convinto Philippe Lazzarini, commissario generale dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistere i rifugiati palestinesi. Intervistato dalla Bbc, ammette di non avere parole "per descrivere la miseria e la tragedia che colpisce la popolazione di Gaza. Sono ormai più di due mesi che non ricevono alcun aiuto". E sottolineando che "la fame si sta diffondendo, la gente è esausta, la gente ha fame'', Lazzarini ha avvertito che ''possiamo aspettarci che nelle prossime settimane, se non arriveranno aiuti, la gente non morirà a causa dei bombardamenti, ma per mancanza di cibo. Questa è la strumentalizzazione degli aiuti umanitari''.
Lazzarini afferma quindi che "non ho assolutamente dubbi" sul fatto che ''ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi 19 mesi, soprattutto negli ultimi due mesi, è un crimine di guerra''. E sul fatto che ''da quello che vediamo cibo e assistenza umanitaria vengono utilizzati per raggiungere obiettivi politici o militari a Gaza".
Il capo dell'Unrwa ha poi respinto le accuse che sono state rivolte a lui personalmente e all'agenzia che guida da parte di Israele. L'Unrwa, ha spiegato, ha indagato su 19 membri dello staff e li ha sospesi. Da allora, ha proseguito Lazzarini, l'Unrwa ha ricevuto "centinaia di accuse dallo Stato di Israele. Ogni volta, come organizzazione che si basa su regole, continuiamo a chiedere informazioni comprovate". Ma non sono mai state ricevute, ha spiegato.
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(Adnkronos) - Carlos Alcaraz in versione spartana cita '300'. Il tennista spagnolo oggi, martedì 13 maggio, è volato ai quarti di finale degli Internazionali d'Italia dopo aver battuto Karen Khachanov in tre set, e per il tradizionale messaggio alla telecamera ha scelto una dedica speciale. Il numero tre del mondo si è infatti ispirato al celebre film '300' e a una frase cult di re Leonida.
"Las flechas ocultarán el sol, pues lucharemos a la sombra”, ha scritto lo spagnolo, ovvero “Le frecce nasconderanno il sole, e allora noi combatteremo all'ombra". è proprio così che Leonida rispose alla minaccia di Serse, re dei persiani, che aveva promesso di rovesciare sui 300 guerrieri spartani a difesa delle Termopili tante frecce da oscurare, appunto, il sole. Ai quarti di finale del Masters 1000 di Roma, raggiunti per la prima volta in carriera, Alcaraz affronterà l'inglese Jack Draper, numero 5 del mondo.
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(Adnkronos) - Colpisce dalle 14.000 alle 50.000 persone circa, con una prevalenza significativa tra le donne (82%), in particolare nella fascia d'età compresa fra i 30 e i 60 anni. Pur non essendo classificata come rara, è una patologia ancora poco riconosciuta e sotto-diagnosticata. E' la malattia oculare tiroidea, patologia autoimmune, complessa e debilitante che nei casi più gravi può causare perdita della vista, disfigurazione facciale e compromette gravemente la qualità della vita dei pazienti. Per dare voce e identità a questa malattia prende il via 'Ti presento Ted - malattia oculare tiroidea: guardiamola a vista', campagna di sensibilizzazione promossa da Amgen, global leader nelle biotecnologie farmaceutiche, in partnership con Aibat - Associazione italiana basedowiani e tiroidei, Aimo - Associazione italiana medici oculisti, Ait - Associazione italiana tiroide, Ame - Associazione medici endocrinologi, Apmo - Associazione pazienti malattie oculari, tiroidee benessere psicologico e informazione Aps, Sie - Società italiana di endocrinologia, Siso - Società italiana di scienze oftalmologiche.
L'obiettivo dell'iniziativa è duplice: fornire strumenti utili e accessibili per supportare i pazienti nel percorso verso diagnosi più tempestive. La campagna propone un cambio di prospettiva, attraverso un racconto in prima persona: è la malattia stessa a parlare, accompagnando il pubblico alla scoperta delle sue caratteristiche e del suo impatto reale. A darle voce, con il suo timbro inconfondibile, è l'attore e doppiatore Francesco Pannofino.
Spesso oggetto di confusione terminologica - spiega una nota - la patologia è infatti conosciuta con nomi diversi, come oftalmopatia basedowiana o orbitopatia tiroidea e talvolta viene erroneamente sovrapposta alla malattia di Basedow-Graves, condizione autoimmune della tiroide. Sebbene la malattia oculare tiroidea si manifesti in circa il 30% delle persone affette da Basedow-Graves, si presenta come una patologia clinicamente distinta. "La malattia oculare tiroidea è una patologia ancora poco riconosciuta, così come poco chiari sono i meccanismi che la causano - descrive Mario Salvi, responsabile Centro di orbitopatia basedowiana, Fondazione Irccs Cà Grande Ospedale Maggiore, Milano - Sappiamo che una risposta immunitaria anomala produce autoanticorpi che innescano processi infiammatori a carico dei tessuti dell'orbita oculare. La malattia coinvolge in particolare i muscoli extraoculari e il tessuto retro-orbitario, causando gonfiore, dolore, alterazioni della motilità oculare e, nei casi più gravi, compromissione visiva. Sebbene la malattia oculare tiroidea si presenti frequentemente in concomitanza con la malattia di Basedow-Graves, le due patologie sono clinicamente distinte. Inoltre, la malattia oculare tiroidea può manifestarsi anche in assenza di disfunzioni tiroidee evidenti e non tutti i pazienti con malattia di Basedow-Graves sviluppano segni oculari".
I segni più comuni della Ted sono occhi sporgenti e retrazione della palpebra, ma la patologia può presentarsi con una molteplicità di segni e sintomi, come lo strabismo con visione doppia (diplopia), che possono colpire un solo occhio o entrambi in modo diverso. "I segni e i sintomi della malattia oculare tiroidea, soprattutto nella fase iniziale, possono essere facilmente scambiati per comuni forme di congiuntivite o per un'allergia - sottolinea Francesco Quaranta Leoni, referente Aimo per la Chirurgia oftalmoplastica e responsabile del Servizio di Chirurgia oftalmoplastica del Tiberia Hospital a Roma - Questo è uno dei motivi per cui la diagnosi può essere tardiva, con il rischio di compromettere la salute visiva del paziente La malattia presenta caratteristiche che richiedono l'intervento di più figure specialistiche: il medico di medicina generale, l'oculista e l'endocrinologo. Una valutazione corretta del paziente consente di arrivare a una diagnosi accurata e tempestiva e avviare il trattamento più adatto, riducendo il rischio di complicanze gravi e garantendo un attento monitoraggio nel tempo".
Il 61% dei pazienti - riporta la nota - riscontra una limitazione in almeno un'attività della vita quotidiana come guidare, camminare, leggere o lavorare. A questo si aggiunge il carico psicologico: secondo uno studio condotto in Germania, il 40% dei pazienti soffre di ansia (contro il 5% della popolazione generale), il 22% di depressione (contro l’8% della popolazione generale). "E' una malattia crudele: ha cambiato tutto, ogni gesto quotidiano era diventato complicato: camminare, scendere le scale, muovermi in autonomia. La vista era compromessa e con essa la mia indipendenza - riferisce Emma Balducci Gazzotti, past president Aibat - La Ted non colpisce solo lo sguardo: invade la mente, le relazioni, la vita sociale, lavorativa, emotiva. Ti toglie molto più della vista: ti isola e ti cambia dentro".
Per aiutare i pazienti a riconoscere la malattia e ad affrontarne le molteplici sfide, la campagna mette a disposizione strumenti informativi e pratici per conoscerla e affrontarla. Tra questi due contenuti originali: la digital photostory, in 8 episodi, dà voce direttamente alla malattia che si racconta in prima persona svelando progressivamente la propria identità. A guidare il racconto è Francesco Pannofino.
La malattia oculare tiroidea "è caratterizzata da numerosi bisogni clinici insoddisfatti: diagnosi spesso tardiva, accesso frammentato agli specialisti, assenza di percorsi di diagnosi e cura specifici. A questi elementi si aggiunge una criticità ancora più profonda: la mancanza di un'identità clinica definita, che ostacola il riconoscimento tempestivo della malattia - dichiara Alessandra Brescianini, Medical Director di Amgen Italia - La campagna nasce per cercare di rispondere a queste urgenze. E' il risultato di un lavoro condiviso con società scientifiche e associazioni pazienti, pensato per rafforzare l'identità della patologia, accendere i riflettori su un bisogno reale e offrire strumenti concreti a pazienti e caregiver".
"Affrontare questa patologia complessa - rimarca Brescianini - richiede un approccio integrato, che coinvolga tutte le competenze necessarie. Il nostro impegno è supportare la creazione di percorsi di diagnosi e cura più strutturati, dove specialisti diversi lavorino in team multidisciplinari, superando la frammentazione che oggi ancora ostacola una presa in carico più efficace per i pazienti. Crediamo che costruire un dialogo costante e costruttivo con tutti gli attori coinvolti sia essenziale per garantire una presa in carico efficace per i pazienti". Tutti i contenuti e le risorse sono disponibili sul sito di campagna www.tipresentoted.it.
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(Adnkronos) - Più di 30 minuti per raggiungere il luogo di lavoro (o di studio), nel complesso oltre un’ora della giornata per andare e tornare. E' quanto emerge dal sondaggio svolto da YouTrend 'La mobilità urbana nelle grandi città', presentato da Lorenzo Pregliasco durante il convegno 'La mobilità urbana tra comportamenti individuali e analisi dei dati' del Think Tank 'The Urban Mobility Council', lanciato nel 2022 da Unipol, che si è svolto presso Palazzo Wedekind a Roma. Nel sondaggio si rilevano le scelte quotidiane, i bisogni e le criticità raccontate dai cittadini residenti nelle 14 principali città italiane.
L’Italia si conferma un paese ancora fortemente orientato al trasporto privato, con il 55% di residenti delle grandi città che afferma di recarsi al posto di lavoro o di studio con la propria auto, e il 13% con la moto o lo scooter. La scelte di mobilità urbana risultano condizionate da priorità e criteri di efficienza su base personale: il 51% afferma che la scelta del mezzo di trasporto dipende dal tempo di percorrenza, il 31% dalla convenienza economica e il 30% dalla flessibilità nella scelta di orari e destinazioni. Solo il 15% considera prioritario l’impatto ambientale.
In media gli italiani delle città campione impiegano più di 30 minuti per raggiungere il luogo di lavoro (o di studio), nel complesso dedicano quindi oltre un’ora della propria giornata per andare e tornare dal lavoro (o studio) a casa. Quanto alla disponibilità attuale e futura di mezzi di trasporto, l’86% degli intervistati ha a disposizione un’automobile di proprietà (sua e delle persone con cui vive). Il 58% non ha intenzione di acquistare un’auto nel prossimo anno, il 18% sì. Di questi, il 53% valuterebbe di acquistare un’auto ibrida, il 40% a benzina, il 29% un veicolo full electric.
La maggioranza degli intervistati (58%) continua a ritenere che le auto migliori siano quelle a combustione (diesel, benzina, Gpl, metano), il 20% invece preferisce le auto elettriche. Il 37% del campione ritiene che il principale vantaggio dell’auto elettrica sia il minor impatto ambientale e il maggior svantaggio sia il costo d’acquisto (27%) seguito dalla scarsa autonomia delle batterie (26%). Sulle politiche di accesso ai centri urbani si registrano posizioni ancora polarizzate: il 48% degli intervistati si dichiara contrario a permettere l’accesso al centro della città (Ztl) solo a chi possiede un’auto più nuova, mentre il 42% si è espresso a favore. Interpellati sulla possibilità di installare dispositivi elettronici sulle proprie auto per monitorare le emissioni inquinanti, dai cittadini delle 14 città più grandi d’Italia arriva un 'sì' dal 51% di loro se questo permettesse di ottenere maggiori accessi nelle zone a traffico limitato.
Proprio sulle potenzialità di questi dispositivi elettronici cosiddetti 'Green Box' si è concentrata la ricerca del Politecnico di Milano in collaborazione con UnipolTech, recentemente pubblicata sulla rivista scientifica Nature, che ha fornito un contributo alle analisi sulla mobilità urbana grazie all’elaborazione dai dati comportamentali degli automobilisti. Attraverso una semplice scatola telematica, dotata di Gnss (Global Navigation Satellite System) e Imu (Unità di Misura Inerziale), è possibile calcolare con precisione le emissioni reali di ogni singolo veicolo basandosi su stile di guida, chilometraggio, velocità. La ricerca si basa su un dataset imponente: oltre 11mila veicoli e 25 milioni di viaggi effettuati in Italia tra gennaio e settembre 2022.
La metodologia proposta adotta un processo di misurazione delle emissioni 'veicolo-centrico', che consente di classificare ciascun veicolo combinando i valori medi derivanti dal modello Classe euro, con informazioni specifiche sul comportamento di guida. In questo modo, il calcolo delle emissioni effettive delle auto - misurate dall’algoritmo sviluppato dalla ricerca, certificato da Dekra e brevettato da UnipolTech - può contribuire al raggiungimento degli obiettivi di emissioni stabiliti per il risanamento della qualità dell’aria.
La ricerca del PoliMi definisce 3 Kpi ambientali per ogni veicolo: consumo carburante (Pcons), emissioni di CO2 (PCO2), emissioni di NOx (PNOx) e dimostra che un’auto Euro 4 guidata in modo consapevole può inquinare meno di una Euro 6 guidata male; le emissioni dipendono sia dal comportamento che dalla tecnologia. Il modello introduce un sistema meritocratico, che premia i comportamenti virtuosi e consente politiche personalizzate, ad esempio l’accesso alle Ztl non in base all’età dell’auto ma alle emissioni effettive, riducendo così l’onere economico per chi non può permettersi un veicolo nuovo.
“L’attuale eMobility index (compatibilità funzionale ed economica del passaggio all’elettrico delle auto private) calcolato su tre città italiane, ci conferma che una transizione sostenibile verso la mobilità elettrica non potrà essere rapida, in quanto dovrà passare attraverso un cambio dei modelli di mobilità, e non semplicemente essere una sostituzione di auto a combustibile fossile - osserva Sergio Savaresi, direttore Dipartimento Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano e Membro del Comitato di Indirizzo The Urban Mobility Council - Questo lungo periodo di transizione dovrà essere accompagnato in modo graduale, attraverso la quantificazione dell’impatto ambientale di ogni vettura, a prescindere dalla classe euro, in funzione di quanto e di come viene usata. Ciò garantirebbe neutralità tecnologica evitando tagli e divieti non lineari. Questa misura dell’impatto individuale di ogni vettura può oggi essere fatta attraverso dispositivi telematici ('green-box')”.
Leggi tutto: Mobilità, indagine: oltre un’ora al giorno per il tragitto casa-lavoro
(Adnkronos) - “Questo convegno vuole aprire un dialogo con le istituzioni sia a livello parlamentare sia di amministrazioni locali. Il tema è la mobilità, uno dei settori più impattati dalla transizione ambientale e dalla transizione digitale che viviamo da alcuni decenni. Il cambiamento climatico ha portato a porsi degli obiettivi che hanno influenzato molto la legislazione europea, il Green deal è un esempio, e quella italiana anche a livello locale con le amministrazioni che hanno adottato nuovi provvedimenti legati alla mobilità”. Sono le parole di Stefano Genovese, head of institutional&public affairs di Unipol Assicurazioni e coordinatore The urban mobility council, durante il convegno intitolato 'La mobilità urbana tra comportamenti individuali e analisi dei dati. Dibattito con le istituzioni'.
All’appuntamento hanno partecipato istituzioni nazionali e locali ed è stata l’occasione per presentare la ricerca 'Nuovo paradigma di mobilità sostenibile: le green box' a cura di Sergio Savaresi, direttore del dipartimento elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano.
“Le decisioni politiche ora ricadono su cittadini, consumatori e lavoratori - spiega Genovese - Le persone che escono la mattina per andare al lavoro, quelle che appartengono alla filiera dell’automotive che percepiscono gli impatti di questa transizione anche a livello occupazionale".
Il convegno che si è tenuto a Palazzo Wedekind di Roma cerca quindi di affrontare le conseguenze di certe decisioni sui cittadini. “Vogliamo far capire che, grazie alla tecnologia, che evolve, si possono spiegare meglio i cambiamenti legislativi che stiamo vivendo ed evitare crisi di rigetto da parte delle persone”, aggiunge.
Leggi tutto: Mobilità, Genovese (Unipol): "Cambiamento climatico ha influenzato legislazione Ue"
(Adnkronos) - Mara Venier ha fatto una sorpresa al marito Nicola Carraro, che attualmente si trova ricoverato al San Raffaele di Milano. Nonostante le difficoltà legate alla salute, il produttore cinematografico continua a mostrarsi forte e sorridente, sostenuto dall’affetto e dalla vicinanza della conduttrice di 'Domenica In', che ha deciso di sorprenderlo con un regalo speciale: un nuovo amico a quattro zampe è entrato nella famiglia Venier-Carraro.
Mara Venier ha deciso di regalare un cagnolino al marito Nicola per portare un po' di gioia e spensieratezza in un momento così delicato. Il nuovo arrivato, accolto tra le mura di casa, è stato presentato ai follower con un video condiviso sui social: si tratta di un cucciolo bianco e nero, che ha cominciato a scodinzolare tra i corridoi di casa facendo 'disperare' Mara Venier.
“Dopo essere stato senza cani per 15 anni, mia moglie Mara mi ha regalato questo meraviglioso personaggio”, ha raccontato Carraro su Instagram, rivelando anche il nome scelto per l’animale: Aiace, in omaggio all’eroe della mitologia greca Aiace Telamonio. “In alto i cuori, non vedo l’ora di tornare a casa per poterlo coccolare”, ha aggiunto l’83enne, emozionato.
Negli ultimi mesi Nicola Carraro ha affrontato alcuni problemi di salute che lo hanno portato a trasferirsi a Milano, dove è attualmente seguito da un’équipe medica specializzata presso l’ospedale San Raffaele. Sui social lo stesso Nicola Carraro si è mostrato in carrozzina per la prima volta: "Una combinazione micidiale tra ernia del disco e polmoni mi ha steso", aveva spiegato il produttore.
Al suo fianco, come sempre, la moglie Mara Venier, che ha voluto incoraggiarlo pubblicamente con un messaggio affettuoso. "Forza amore mio", ha scritto la conduttrice a corredo di uno scatto che ritrae il marito insieme al team medico che lo sta seguendo con attenzione.
(Adnkronos) - Aisla, Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, si prepara a vivere uno degli appuntamenti più significativi del proprio anno sociale. Il 16 e 17 maggio, la città di Jesi (Ancona) ospiterà la Conferenza nazionale Aisla: un'occasione per condividere risultati, affrontare nuove sfide e rafforzare l'alleanza tra istituzioni, professionisti e comunità nella cura delle disabilità complesse. "Aisla chiama a raccolta l'Italia della cura", è il senso profondo di queste due giornate che si apriranno venerdì 16 maggio con un momento di formazione con gli studenti dell'Istituto sociosanitario Carlo Urbani di Porto Sant'Elpidio e un'Agorà dedicata al dialogo con i dipartimenti nazionali dell'associazione. Nel pomeriggio, a partire dalle 15, l'evento pubblico con ingresso gratuito avrà luogo presso l'Hotel Federico II di Jesi, inaugurato dai saluti istituzionali del ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, del viceministro al Lavoro e Politiche sociali Maria Teresa Bellucci, del vicepresidente e assessore alla Sanità della Regione Marche Filippo Saltamartini e del vicesindaco di Jesi Samuele Animali.
Il momento centrale dell'incontro - riporta una nota - sarà la Tavola rotonda intitolata 'Nuove prospettive normative e il Progetto di vita', moderata da Stefania Bastianello, direttore tecnico di Aisla. Tra gli interventi più rilevanti, quelli di Antonio Pelagatti, in rappresentanza dell'Autorità Garante dei diritti delle persone con disabilità, Paolo Bandiera, Direzione nazionale Aism e Osservatorio Disabilità, e Michela Coccia, direttore clinico del Centro Nemo di Ancona, che approfondiranno temi di grande rilevanza, come il ruolo del Garante nel nuovo assetto normativo, la costruzione dei Progetti di vita personalizzati, l'importanza della continuità nella presa in carico, il riconoscimento dei caregiver familiari, e il modello di assistenza domiciliare ad alta complessità promosso da Aisla. Un momento particolarmente significativo sarà il racconto della Beata Armida Barelli, la prima Beata Sla, con la testimonianza di Ernesto Preziosi, Alberto Fontana e Mario Sabatelli. La cerimonia dell'Albero della vita di Aisla rappresenterà un segno tangibile dell'impegno e della dedizione di ogni volontario.
Sabato 17 maggio si terrà l'Assemblea nazionale Aisla, con la
relazione della presidente Fulvia Massimelli sull'attività svolta
nel 2024 e sugli indirizzi strategici per il 2025. Durante
l'assemblea sarà presentato in anteprima un progetto digitale
innovativo che integra intelligenza artificiale e tecnologie
avanzate per il monitoraggio e la cura delle persone con Sla. "La
nostra assemblea - dichiara Massimelli - è un momento di democrazia
associativa, ma anche un esercizio collettivo di rigenerazione. In
un tempo in cui la fragilità rischia di essere invisibile, Aisla
continua a mettersi al fianco delle persone con Sla per garantire
ascolto, cura e diritti. Questo è il nostro impegno. E il nostro
modo di costruire il futuro". Per maggiori informazioni e per
registrarsi all'appuntamento pubblico di venerdì 16 maggio, inviare
una e-mail a
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(Adnkronos) - Lorenzo Musetti torna in campo agli Internazionali d'Italia 2025. Oggi, martedì 13 maggio, l'azzurro affronta il russo Daniil Medvedev negli ottavi di finale del Masters 1000 di Roma. Entrato per la prima volta in carriera nella top ten Atp (numero 9 del ranking), nei due turni precedenti del torneo il toscano ha battuto prima il finlandese Virtanen e poi lo statunitense Nakashima.
Dove vedere il match? Musetti-Medvedev, così come tutti i match degli Internazionali d'Italia 2025, sarà trasmesso in diretta televisiva sui canali Sky Sport. Il match dell'azzurro sarà visibile anche in chiaro su Rai 2 e si potrà seguire in streqming sull'app SkyGo, su NOW e su RaiPlay
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(Adnkronos) - "Le spiagge anche quest’anno si confermano protagoniste assolute in quanto destinazione preferita dei vacanzieri: lo dicono i numeri dei ponti di primavera, quando, complice il bel tempo, in tantissimi hanno affollato i nostri litorali. Siamo, poi, molto soddisfatti per le presenze dei turisti stranieri, che fanno ben sperare per i numeri di questa estate. Il turismo balneare con 175 milioni di presenze pari al 39,2% di quelle complessive costituisce un asset strategico della nostra economia da salvaguardare e proteggere. L’aumento delle bandiere blu (246 con 487 spiagge), poi, costituisce un importante e straordinario valore aggiunto alle nostre località di mare, vanno ad integrare la grande preparazione, la competenza e una passione infinita dei 30.000 imprenditori balneari, che rappresentano, da molti anni, un modello efficiente e dinamico nel mercato internazionale delle vacanze, ‘fiore all’occhiello’ della nostra offerta turistica e, soprattutto, fattore competitivo del Paese unico nel suo genere". Lo ha dichiarato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari aderente a Fipe/Confcommercio.
Il progetto 'Spiagge sicure' del Sib e della Federazione italiana nuoto, poi, lanciato ufficialmente in occasione dei campionati italiani di nuoto, fa parte di una serie di iniziative per sensibilizzare i cittadini italiani e stranieri, ma anche le Istituzioni, sulla corretta informazione per vivere responsabilmente la balneazione e, allo stesso tempo, promuovere la conoscenza del ruolo socialmente determinante che rivestono gli assistenti bagnanti, ovvero i ‘tutori delle coste’. La 'questione balneare', che coinvolge un settore strategico per l’economia del Paese, poi, è molto delicata perché riguarda decine di migliaia di famiglie che rischiano di perdere non solo le proprie aziende, ma soprattutto il lavoro.
“Al Governo - ha concluso il presidente del Sindacato - abbiamo chiesto che l’indennizzo deve essere adeguato al valore dell’azienda, i canoni demaniali sono da rideterminare, non da aggiornare, la legge 166/2024 è da cambiare perché sbagliata, ingiusta e dannosa. Serve urgentemente una legge che tuteli gli attuali imprenditori balneari, garantisca la conservazione del lavoro e la salvaguardia della proprietà aziendale, ne beneficia l’ambiente, la nostra offerta turistica, l’economia e l’occupazione ma, soprattutto, l’immagine del Bel Paese: è l’unica soluzione possibile e percorribile per far sì che l’Italia torni ai vertici del turismo internazionale”.
(Adnkronos) - L'ennesima fitta e poi la scelta di ritirarsi, chiudendo la sua avventura agli Internazionali d'Italia. Ci ha provato fino all'ultimo, Matteo Berrettini. All'inizio del secondo set, però, il tennista romano ha realizzato che andare avanti nel match contro Casper Ruud non era possibile. Ma che tipo di infortunio è quello che lo ha costretto a lasciare il campo e che percorso lo aspetta? "Con dispiacere ho appreso dell'infortunio di Berrettini agli Internazionali di Roma, che ha purtroppo costretto il campione romano al ritiro. Da quanto appreso sembrerebbe una problematica della muscolatura addominale. Diversamente da quanto si possa immaginare, gli infortuni della muscolatura addominale sono comuni nei tennisti", spiega all'Adnkronos Salute il medico fisiatra Andrea Bernetti, segretario generale della Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa). La tempistica di recupero "dipende dal grado di lesione, può variare da 15 giorni ad alcune settimane", precisa l'esperto.
Berrettini ha accennato al dolore spiegando che il suo timore era anche che, se ieri fosse andato avanti a giocare, avrebbe rischiato di dover poi stare fermo 3 mesi e fare un "salto per il dolore a ogni starnuto", come riportato dai media. Questi infortuni, illustra Bernetti, "sono causati principalmente da un sovraccarico eccentrico (muscolo che si contrae allungandosi), seguito da una contrazione concentrica (in accorciamento) forzata dello stesso muscolo. Questo movimento mette sotto stress la muscolatura addominale, specialmente il retto addominale controlaterale al braccio dominante. Infatti, il servizio nel tennis è un movimento molto complesso che richiede una grande attivazione dei muscoli addominali per trasferire energia dal basso verso l'alto. La diagnosi di questi infortuni si basa sull'esame clinico, sulla storia dell'infortunio e, se necessario, su esami di imaging come l'ecografia o la risonanza magnetica, per valutare la gravità della lesione e fornire anche informazioni di carattere prognostico relative al rientro in campo".
Come si recupera? "Generalmente - approfondisce Bernetti - il programma di riabilitazione, che deve essere individualizzato e multimodale, si svolge in alcune fasi: dal controllo del dolore e dell'infiammazione al recupero completo della forza e della funzionalità, con un'enfasi particolare sul potenziamento eccentrico e pliometrico. Molto utile può essere il ricorso alle terapie fisiche strumentali, come ad esempio laserterapia, ultrasuonoterapia, elettroterapia antalgica, sistemi induttivi. Tuttavia, è bene considerare le potenziali controindicazioni di tali strumenti, e in generale delle terapie eseguite, che devono sempre essere prescritte dal medico specialista di riferimento. La riabilitazione mira inoltre a prevenire le recidive, frequenti in questo tipo di problematiche. Da questo punto di vista può essere utile anche una valutazione biomeccanica del gesto atletico, anche attraverso sistemi di analisi strumentale del movimento, per valutare eventuali correzioni dello stesso ed evitare nuovi infortuni".
(Adnkronos) - Dopo i "tragici eventi ricondotti a Emanuele De Maria che suscitano un grande e condivisibile sconcerto, i magistrati del Tribunale di Sorveglianza partecipano al dolore delle vittime e dei loro familiari". E' uno dei passaggi della nota del presidente della Corte di Appello di Milano Giuseppe Ondei e della presidente facente funzioni del Tribunale di Sorveglianza di Milano Anna Maria Oddone sul caso del detenuto che domenica scorsa si è suicidato gettandosi dal Duomo dopo aver ucciso una collega e aver ferito un altro collega dopo essere evaso da Bollate.
"Impregiudicate le iniziative che potranno essere assunte in ogni sede, si comunica che il provvedimento emesso dall'Ufficio di Sorveglianza ha per oggetto l'approvazione del programma predisposto dall'area trattamentale della casa di reclusione di Bollate di ammissione al lavoro all'esterno secondo l'articolo 21 della legge sull'ordinamento penitenziario, applicabile a tutti i detenuti nel rispetto della normativa ordinaria", scrivono Ondei e Oddone. "La decisione - spiegano - è stata emessa in ragione di un percorso carcerario che si è mantenuto sempre positivo anche durante i due anni di lavoro presso l'albergo Berna, senza che nulla potesse lasciare presagire l'imprevedibile e drammatico esito".
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