(Adnkronos) - "Costruire una rete europea e internazionale per affrontare congiuntamente le sfide della gestione delle tecnologie biomediche e della sostenibilità dei sistemi sanitari". Così Stefano Bergamasco, gruppo di lavoro internazionale Aiic, Associazione italiana ingegneri clinici, spiega all'Adnkronos Salute l'importanza dell'accordo bilaterale firmato con l'analoga associazione spagnola (Seeic), nella sessione internazionale del 25esimo Convegno Aiic che si sta volgendo a Napoli.
"Gli accordi bilaterali che stiamo siglando con le associazioni di altri Paesi come Francia e Spagna - riferisce Bergamasco - hanno un valore strategico operativo: partecipazione reciproca a eventi, pubblicazioni congiunte, formazione condivisa e webinar aperti agli associati di entrambe le realtà. Una logica di federazione delle società scientifiche, che rende il lavoro più efficace e concreto. Questi accordi rappresentano anche i primi passi verso un vero network europeo, capace di rappresentare, con una sola voce, le esigenze dell'ingegneria clinica presso le istituzioni comunitarie. In questo contesto si capisce bene il valore dell'affermazione di Yadin David", presidente di Gcea, Global Clinical Engineering Alliance, che intervenendo all'incontro ha affermato che "la sanità è locale, ma le tecnologie sono globali". Questa frase "racchiude l'essenza del nostro impegno - sottolinea Bergamasco - Il sistema sanitario è radicato nei territori, ma i problemi di gestione tecnologica, sostenibilità ed equità sono condivisi ovunque. Costruire una rete europea e globale serve proprio a condividere esperienze, trovare soluzioni comuni e affrontare insieme le sfide di domani".
La situazione delle tecnologie biomediche e della loro sostenibilità - dalla regolazione normativa alla gestione operativa, dalla sostenibilità ambientale all’accesso equo - nel contesto europeo "appare oggi relativamente omogenea - osserva Umberto Nocco, presidente Aiic - Questo non significa che tutto sia perfettamente normato o armonizzato, ma piuttosto che esiste un livello di maturità e stabilità nell’approccio all’uso delle tecnologie che permette una gestione abbastanza uniforme tra i diversi Paesi membri. Un segnale evidente di questa maturità è la presenza, in gran parte degli Stati europei, di società scientifiche che rappresentano gli ingegneri clinici e i professionisti del settore. Inoltre, pur con le sue complessità - chiarisce - esiste un quadro normativo comune a livello dell’Unione Europea, che – sebbene concepito inizialmente per regolamentare la produzione delle tecnologie – può essere utilmente applicato anche da chi le adotta o ne supporta l’introduzione nei sistemi sanitari. Questo contribuisce a costruire un sistema più trasparente ed efficiente, orientato anche alla sostenibilità complessiva del settore salute".
Proprio "questa comunanza di problemi e obiettivi - evidenzia Bergamasco - ci ha spinti a promuovere con determinazione la nascita di un network europeo strutturato, anche facendo leva sulla comune appartenenza alla Global Clinical Engineering Alliance. Oggi una decina di Paesi europei sono già membri della Gcea, e stiamo lavorando alla costituzione di un chapter europeo all'interno dell'Alleanza. Un progetto che ha ricevuto il pieno sostegno del presidente David, presente qui a Napoli, e del futuro presidente Mladen Poluta, intervenuto in collegamento. Entrambi hanno sottolineato l'importanza di rafforzare la rappresentatività europea all’interno del panorama globale dell’ingegneria clinica".
Nel dettaglio, in base a quanto condiviso all'evento Aiic emerge che "il sistema francese di ingegneria clinica è evoluto e paragonabile a quello italiano - illustra Bergamasco - L'associazione Afib rappresenta soprattutto gli ingegneri clinici ospedalieri, a differenza di Aiic che include anche professionisti del settore privato e industriale. Afib è attiva su temi di sostenibilità, con iniziative su consumo energetico e uso di materie prime. Con Afib è in vigore un accordo bilaterale con Aiic che prevede partecipazione incrociata agli eventi, scambi formativi e collaborazioni scientifiche. Anche la Spagna ha un panorama simile al nostro, sebbene con una struttura associativa più contenuta. Il nodo centrale dell'accordo siglato in questo convegno è il riconoscimento formale della figura dell'ingegnere clinico, ancora non previsto in modo obbligatorio negli ospedali". Infine la Grecia che, "seppur di dimensioni più ridotte, si distingue per l'integrazione tra ingegneria clinica e mondo accademico. In particolare, sta creando un sistema nazionale di inventario e monitoraggio delle tecnologie biomediche, utile anche ai fini della vigilanza. Un modello virtuoso, in linea con gli obiettivi Aiic sulla condivisione e standardizzazione dei dati".
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(Adnkronos) - La Russia insisterà affinché l'Ucraina smantelli e distrugga tutte le armi fornite dall'Occidente come parte di un eventuale accordo di cessate il fuoco. Lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko in un'intervista al quotidiano statale Izvestia.
"Gli armamenti di Kiev rappresentano un'enorme minaccia per la sicurezza degli stessi Stati occidentali e gli esperti ritengono che le parti potrebbero affrontare la questione della smilitarizzazione dell'Ucraina durante il terzo round di colloqui bilaterali a Istanbul che, come ha detto il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov dopo la conversazione telefonica tra i presidenti Vladimir Putin e Donald Trump, Mosca è pronta a tenere a fine giugno", ha affermato il diplomatico.
Tali dichiarazioni riflettono la crescente lista di richieste avanzate da Mosca nel cosiddetto "memorandum di pace" durante i recenti negoziati con l'Ucraina a Istanbul il 2 giugno. Il documento chiede all'Ucraina di riconoscere l'annessione da parte della Russia della Crimea e di quattro regioni parzialmente occupate (Kherson, Donetsk, Zaporizhia e Luhansk) e richiede il completo ritiro delle truppe ucraine e la smobilitazione.
Intanto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha sottolineato che non è in discussione un cambiamento del formato negoziale sull'Ucraina di Istanbul. "Al momento non si è parlato di cercare altre possibilità", ha aggiunto. Il secondo round, l'ultimo, di colloqui fra Russia e Ucraina si è svolto lo scorso due giugno. Il primo si era svolto il 16 maggio.
È probabile che Kiev formuli una posizione dopo il vertice del G7 in Canada, che si concluderà il 17 giugno.
In questo contesto, le parti stanno attuando gli accordi umanitari raggiunti a Istanbul. Proprio oggi l'Ucraina ha infatti annunciato di aver ricevuto 1.245 corpi dalla Russia, portando a oltre 6.000 il numero di soldati ucraini consegnati a Kiev. "Altri 1.245 corpi sono stati restituiti all'Ucraina e, secondo la parte russa, si tratta di cittadini ucraini, incluso personale militare", ha scritto su Telegram l'agenzia governativa incaricata, aggiungendo che questa "la fase finale" dello scambio.
Volodymir Zelensky è arrivato a Vienna, accolto con gli onori militari dal presidente austriaco Alexander Van der Bellen, prima di volare in Canada per partecipare al G7 e per un nuovo colloquio con Donald Trump. In programma, un incontro con il cancelliere Christian Stocker. E' la prima visita di Zelensky in Austria dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. L'Austria, che non è un Paese della Nato e si considera un Paese neutrale, ha comunque stanziato 300 milioni di euro di aiuti per l'Ucraina e per i Paesi vicini colpiti dalle conseguenze della guerra. Il partito delle Libertà dell'estrema destra ha criticato la visita di Zelensky definendola una violazione della neutralità del Paese.
(Adnkronos) - La Russa sponsorizza Flavio Briatore per la Ferrari. Il presidente del Senato è intervenuto oggi, lunedì 16 giugno, per parlare della crisi della Rossa, che anche nel Gp del Canada ha raccolto soltanto un quinto posto con Leclerc e un sesto con Hamilton: "Credo che non basterebbe un grande manager. Anche lì si tratta di andare molto più in profondità di un semplice cambio di manager. Briatore? Flavio è un caro amico, qualsiasi cosa faccia, la fa sempre molto bene. Sarebbe una risorsa che potrebbe dare una scossa importante", ha detto a Gr Parlamento.
Una battuta anche sull'Inter, di cui La Russa è tifosissimo, reduce dalla finale persa 5-0 con il Paris Saint-Germain e attesa dal Mondiale per Club: "Probabilmente non bisognava insistere su tutti gli obiettivi. Non aver rinunciato a nulla, nemmeno alla Coppa Italia, probabilmente ci ha fatti arrivare troppo stanchi al periodo cruciale", ha detto il presidente del Senato, "nell'ultimo mese abbiamo perso tutto, poi abbiamo fatto la finale di Champions che tutti conosciamo. Sicuramente è stato un ottimo campionato, ma con un finale deludente. Un finale che si sarebbe potuto evitare se fossimo stati realisti sulle nostre forze. L'Inter con Pio Esposito che poteva diventare alternativa ai due titolari, e gioca in serie B, probabilmente avrebbe vinto lo scudetto".
(Adnkronos) - "Oggi la vera sfida è costruire una medicina di precisione, capace di offrire terapie sempre più mirate, farmaci su misura pensati per il singolo paziente, che agiscano sui meccanismi biologici alla base delle malattie. E' questa la direzione indicata dalla scienza, ed è nostro compito trasformarla in una prospettiva concreta di cura e di sviluppo per il Paese". Così Rosario Rizzuto, presidente del Centro nazionale per lo sviluppo di terapie geniche e farmaci a Rna e direttore del Dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Padova, aprendo oggi a Napoli i lavori del primo congresso scientifico nazionale del centro, in programma fino a domani presso l'Università Federico II.
Finanziato con oltre 320 milioni di euro attraverso il Pnrr - Missione 4 Istruzione e Ricerca, il centro ha già mobilitato il 70% delle risorse disponibili, attivando una rete di collaborazioni che coinvolge università, Irccs, enti di ricerca, imprese biotech e startup. Il 42% dei fondi è stato destinato al Mezzogiorno, dove si concentra una parte rilevante delle attività di ricerca, formazione e trasferimento tecnologico. "Abbiamo costruito un ecosistema virtuoso - spiega Rizzuto - che produce nuova conoscenza, rafforza la filiera della salute e crea opportunità per giovani ricercatori e ricercatrici, con oltre 1.700 persone coinvolte, tra cui 700 nuove assunzioni (di cui oltre il 65% donne) e 170 dottorandi attivi nei diversi poli del Centro. Un investimento non solo nella ricerca, ma nelle competenze, nella crescita imprenditoriale radicata nei territori e soprattutto nel Sud, come dimostra l'esperienza avviata proprio qui a Napoli". Particolare attenzione è stata riservata anche alla formazione, con iniziative mirate come il placement program realizzato in collaborazione con Fondazione Emblema e la PharmaTech Academy attiva nel quartiere di Scampia, che ha già formato 46 giovani in settori ad alta specializzazione.
"Le nostre ricerche stanno generando risultati importanti - sottolinea Rizzuto - ma ciò che conta è che questi progressi si traducano subito in brevetti, nascita di startup, tutela della proprietà intellettuale e formazione imprenditoriale. L'obiettivo è chiudere il cerchio: dalla scienza alla cura, con un percorso interamente sviluppato in Italia". Rizzuto ha poi evidenziato il valore della struttura consortile del centro, che unisce sotto un'unica regia enti di ricerca e università pubbliche, istituzioni non direttamente controllate dal Mur e imprese private. "I centri nazionali - precisa - nascono anche per questo: creare un ambiente in cui competenze diverse lavorano insieme su progetti comuni, si confrontano quotidianamente, condividono saperi e visioni. E' questo che rende possibile un salto di qualità nella ricerca e nell'innovazione".
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(Adnkronos) - Il Mondiale per Club è appena iniziato, ma già fa discutere. La goleada con cui il Bayern Monaco ha steso i neozelandesi dell'Auckland City, travolti 10-0, ha fatto nascere interrogativi sulla validità del torneo che, almeno nelle sue fasi iniziali, mette di fronte squadre dal livello tecnico molto diverso: "Io reputo il Mondiale per Club un torneo squilibrato, come ha dimostrato la vittoria del Bayern. Credo che il calcio moderno si stia allargando sempre di più facendo delle cose anche evitabili, anche perché io credo che ci siano già troppe partite e troppi tornei: si gioca troppo", ha detto all'Adnkronos Marco Tardelli, campione del mondo 1982.
Anche Inter e Juventus, che si preparano all'esordio nella competizione. I nerazzurri saranno in campo nella notte italiana tra martedì e mercoledì contro il Monterrey, mentre i bianconeri giocheranno alle 3 di giovedì contro l'Al Ain: "Credo che la Juventus abbia avuto più tempo per riposarsi e prepararsi anche perché ha avuto meno problemi e meno delusioni", ha detto Tardelli, "quindi credo che l'Inter, anche con un nuovo allenatore, potrebbe avere meno qualità dei bianconeri".
Alle critiche al Mondiale per Club si è unito anche Renzo Ulivieri, presidente dell'Associazione Italiana Allenatori Calcio e direttore della scuola allenatori della Figc: "Questo torneo non mi entusiasma e personalmente non lo farei. Mi dà l'impressione di essere uno di quei tornei che si potrebbe giocare più rapidamente. Come quelli in cui finita la partita vai in doccia e poi riscendi in campo. Aspettiamo e vediamo come va, magari mi sbaglio", ha detto all'Adnkronos.
Di diverso avviso invece Giuseppe Dossena, un altro dei campioni del mondo 1982: "Ci sono stadi pieni e le società sono contente quindi la Fifa ha fatto un grande lavoro con il Mondiale per club: è una manifestazione da incoraggiare perché potrebbe avere un futuro con tutte queste grandi squadre provenienti da tutto il mondo".
Sulle possibilità che hanno le italiane nella competizione, Inter e Juventus: "Bisogna vedere come arrivano ma credo che ci sia stato il tempo per i giocatori per recuperare e per prepararsi al meglio a un torneo in cui la competizione è elevata, tutti sperano di fare bene e credo quindi che le motivazioni per fare bene si trovino facilmente", ha concluso l'ex centrocampista.
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(Adnkronos) - Una donna di 87 anni è morta dopo essere stata investita dal marito 90nne, che stava effettuando una manovra di retromarcia con la sua auto. È accaduto questa mattina a marcaria, nel mantovano. I sanitari dell'Areu 118 hanno soccorso la donna e l'hanno trasportata all'ospedale civile di Mantova, ma per lei non c'è stato nulla da fare.
Sul posto è intervenuta una pattuglia della stazione carabinieri di Marcaria per i rilievi del caso. Il marito della vittima è stato deferito all'autorità giudiziaria per omicidio stradale e il veicolo è stato posto sotto sequestro.
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(Adnkronos) - Omicidio-suicidio ad Angera, nel Varesotto. Nella tarda mattinata di oggi un uomo è entrato nell'ospedale dov'era ricoverata la moglie e le ha sparato, poi ha rivolto l'arma contro di sé e si è tolto la vita.
L'uomo, un 91enne originario di Milano residente in provincia, ha raggiunto la stanza della moglie, un'86enne anch’essa originaria del capoluogo lombardo, le ha puntato contro una pistola di piccolo calibro e le ha sparato. Subito dopo, il 91enne ha rivolto l’arma verso di sé e si è tolto la vita. Nulla hanno potuto i sanitari accorsi dopo aver sentito il rumore degli spari. Entrambi i coniugi erano già deceduti. Immediato l'allarme ai carabinieri della compagnia di Gallarate, giunti sul posto unitamente a personale del nucleo investigativo provinciale. Secondo i primi accertamenti, sembra che nessuno abbia assistito alla scena.
Non si conoscono, al momento, le cause che hanno portato l’uomo a compiere il gesto. Tra le ipotesi, la decisione dell'uomo potrebbe essere maturata per lo sconforto dovuto allo stato di salute della sua compagna di vita. Su disposizioni della procura, sono in corso approfondimenti per cristallizzare l’evento e delineare nel dettaglio quanto accaduto, oltre che fare luce sull’origine dell’arma, visto che l’anziano non risultava possedere armi.
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(Adnkronos) - Era già tutto previsto, per citare Riccardo Cocciante. Per anni è stata solo un’idea da copione, con il volto severo e rassicurante di Judi Dench: una donna al comando del servizio segreto più famoso del mondo. Ma adesso la realtà ha superato la finzione: per la prima volta nella storia, l’MI6 — il servizio d’intelligence britannico — ha una donna al vertice: Blaise Metreweli, 47 anni, che assumerà l'incarico di direttrice entro la fine dell'anno, succedendo a Sir Richard Moore.
"La considero un dinosauro misogino sessista, una reliquia della Guerra Fredda il cui puerile fascino, sprecato nel mio caso, ha invece colpito la giovane donna da me mandata a valutarla", diceva M, nome in codice del personaggio interpretato da Judi Dench rivolgendosi a James Bond - per la prima volta con il volto di Pierce Brosnan - in una scena di 'GoldenEye' del 1995, con la regia di Martin Campbell. E d'altronde fino ad allora il patriarcato dominava le spy story e i film d'azione.
L'attrice britannica premio Oscar ha segnato un punto di svolta. Nel ruolo di M è stata molto più di un semplice personaggio di contorno nei film di James Bond: ha incarnato un cambiamento epocale sia nella saga che nel modo in cui il potere femminile veniva rappresentato sullo schermo. Un ruolo che ha ricoperto anche ne 'Il domani non muore mai' del 1997 diretto da Roger Spottiswoode, ne 'Il mondo non basta' del 1999 con Michael Apted, ne 'La morte può attendere' del 2002 diretto da Lee Tamahori, in 'Casino Royale' del 2006 diretto da Martin Campbell (il primo film della saga con Daniel Craig nello smoking di 007, dopo Pierce Brosnan, Timothy Dalton, Roger Moore, George Lazenby e Sean Connery). E ancora, Dench ha ricoperto il vertice dell'intelligence britannica anche in 'Quantum of Solace' del 2008 diretto da Marc Forster, in 'Skyfall' del 2012 diretto da Sam Mendes fino alla sua ultima apparizione della saga in 'Spectre' del 2015 diretto da Sam Mendes.
Il personaggio di M interpretato da Dench è stato uno specchio (e un'anticipazione) della trasformazione del mondo dell'intelligence: più consapevole, meno dominato da stereotipi maschili, più attento all’etica del potere. In un certo senso, la sua M ha preparato il terreno culturale per accettare che una donna potesse davvero guidare l’MI6 nella realtà. La sua M è stata intelligente, freddamente pragmatica, autoritaria ma anche umanissima. Ha saputo tenere testa a Bond — e non solo: lo ha spesso messo in riga. Ma la sua autorità non derivava da atteggiamenti stereotipati o da una mascolinizzazione del comando: era potente in quanto donna, madre simbolica e giudice severa, senza rinunciare alla complessità emotiva. (di Lucrezia Leombruni)
Leggi tutto: Una donna a capo degli 007, i film di James Bond l'avevano previsto con Judi Dench
(Adnkronos) - Il recruiting di nuovi manager rimane una sfida: il 42% dei professionisti delle risorse umane ha difficoltà a reclutare nuovi manager. Il 68% ritiene che i propri dipendenti non sempre possiedano le competenze comportamentali necessarie per assumere ruoli manageriali. È interessante notare che i neo manager hanno menzionato la scalata gerarchica solo al 28%, nonostante venga spesso considerata un obiettivo fondamentale dei ruoli manageriali. E' quanto emerga dal nuovo International Barometer lanciato da Cegos Group, leader mondiale nel learning & development, dedicato ai manager di nuova nomina, ovvero ai dipendenti che assumono responsabilità manageriali per la prima volta, nonché ai direttori e ai responsabili delle risorse umane (hr).
Condotto nel marzo 2025 in 10 paesi dell'Europa, dell'America Latina e dell'Asia, lo studio fa luce sul percorso, le aspettative e le sfide di questo livello manageriale strategico, fondamentale sia per le prestazioni organizzative che per le numerose trasformazioni che le aziende devono affrontare.
Attraverso questo studio, Cegos dà voce a coloro che hanno assunto un ruolo manageriale negli ultimi due anni, nonché ai direttori e ai responsabili delle risorse umane (hr), per comprendere meglio le rispettive aspettative riguardo al ruolo dei nuovi manager e alle competenze che sono tenuti a padroneggiare. Questa prima edizione del Barometer presenta un ritratto di manager di nuova nomina altamente motivati, desiderosi di contribuire alle prestazioni collettive, generalmente ben supportati dalle loro organizzazioni, ma che devono affrontare carichi di lavoro sempre più elevati e la necessità di padroneggiare una gamma sempre più ampia di competenze.
Secondo l'indagine le principali motivazioni per diventare manager includono una retribuzione migliore, l’attitudine alla risoluzione dei problemi (37%) e il contributo alle prestazioni dell’organizzazione (31%). Tra i criteri per selezionare i futuri manager a livello internazionale, gli intervistati delle risorse umane attribuiscono la stessa importanza alle competenze interpersonali e relazionali (50%) e alle competenze tecniche (anch'esse al 50%); in Italia vengono citate come criteri fondamentali le competenze umane / manageriali del neo manager al 63%.
I manager di nuova nomina si considerano innanzitutto dei costruttori di performance collettive, per loro è una priorità assoluta al 39%. Le aspettative degli hr nei loro confronti sono incentrate su: raggiungimento degli obiettivi di crescita e redditività (41%), creazione di team con elevate performance (37%), ottimizzazione dei processi lavorativi (32%). L’affiancamento durante la transizione è generalmente forte: il 74% dei manager di nuova nomina ha ricevuto formazione e supporto e il 56% è stato sostenuto anche prima di assumere il ruolo. Da segnalare però che quasi uno su quattro non ha ricevuto alcuna forma di sostegno.
I manager si sentono ben preparati per le loro responsabilità: il 95% afferma di avere una chiara comprensione del proprio ruolo. Il carico di lavoro è una preoccupazione crescente: il 67% (69% in Italia) riferisce un aumento delle proprie ore lavorative, a seguire difficolta per l’equilibrio vita-lavoro. Inoltre quasi la metà (47%) dichiara di non avere il tempo necessario per supportare il proprio gruppo nello sviluppo interpersonale e individuale. I manager sono attivamente impegnati nelle trasformazioni organizzative: il 78% è coinvolto nell'adozione dell'IA (62% in Italia) e il 77% è impegnato in iniziative di csr.
Le skill prioritarie da sviluppare, secondo i manager di nuova nomina e i professionisti delle risorse umane, includono: leadership e motivazione del team, comunicazione chiara ed efficace con il team, processo decisionale rapido e strategico. La soddisfazione complessiva sul lavoro è elevata: l'89% è soddisfatto delle proprie prestazioni e l’83% incoraggerebbe qualcuno del proprio network a ricoprire una posizione manageriale.
Secondo Alessandro Reati, head of people culture e hr organization practice leader di Cegos Italia: "questi risultati sottolineano quanto sia strategico, per le organizzazioni, riconoscere per tempo i dipendenti con potenziale manageriale. Il successo delle promozioni interne dipende dalla capacità di individuare in anticipo chi è in grado non solo di eccellere nelle competenze tecniche, ma anche di assumere un ruolo di leadership, capace di coinvolgere e unire i team".
Per Sara Tamburro, head of marketing, communication solutions di Cegos Italia, "i punteggi elevati relativi alla percezione dei nuovi manager riguardo alla loro preparazione per il ruolo possono sorprendere, ma in realtà riflettono diversi sviluppi chiave. In primo luogo, le organizzazioni riconoscono ormai che essere manager non è una questione di talento innato, ma di padronanza di competenze concrete". "Stanno chiaramente compiendo sforzi visibili per implementare programmi di formazione e di supporto dedicati e personalizzati. In secondo luogo, con l'accelerazione delle trasformazioni, che si tratti di innovazione tecnologica, cambiamento dei modelli di lavoro, transizione ecologica o Csr, le aziende stanno ponendo maggiore enfasi sull’allineamento delle aspettative per evitare di lasciare soli in prima linea i neo manager. Il loro ruolo infatti, è fondamentale per guidare e realizzare con successo queste trasformazioni all'interno dei team", conclude.
(Adnkronos) - “È dimostrato che l'esercizio fisico, quindi l'attività motoria e la lotta alla sedentarietà, sono uno strumento importante di prevenzione per tante malattie, comprese quelle oncologiche”. Così Massimo Di Maio, professore del Dipartimento di Oncologia, Università di Torino, e Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino.
“Fare sport aiuta a combattere l'obesità e il sovrappeso, che sono di per sé fattori di rischio per molti tumori ma anche a parità di peso l’attività fisica protegge l’organismo attraverso effetti sul metabolismo, sugli ormoni e sul transito intestinale, riducendo l’esposizione alle sostanze cancerogene introdotte con l’alimentazione”, aggiunge l’esperto.
Di Maio insiste sulla solidità scientifica del legame tra sport e prevenzione oncologica: “È un dato dimostrato biologicamente. Ma non solo: l'attività fisica è utile anche nella cosiddetta prevenzione terziaria, cioè nei pazienti già colpiti da un tumore. In diversi casi — come nei tumori della mammella o del colon — è stato documentato che l’esercizio fisico regolare riduce il rischio di recidive. Il beneficio ottenuto può essere, in termini assoluti, paragonabile a quello di alcune terapie farmacologiche, ma privo della loro tossicità”, osserva.
Un’importante conferma è arrivata anche dall’ultimo congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco): “È stato presentato uno studio randomizzato su pazienti operati per tumore del colon. Coloro che seguivano un programma strutturato di attività fisica mostravano una riduzione significativa del rischio di recidiva e un miglioramento dell’aspettativa di vita, rispetto a chi riceveva solo consigli generici sugli stili di vita. Quale incentivo migliore per promuovere questo messaggio con forza?”.
Eppure, la sedentarietà resta un problema molto diffuso in Italia. “I dati che leggiamo ogni anno nei ‘Numeri del Cancro’ - realizzati da AIOM con Airtum, Passi. Passi d’Argento e altri partner - ci dicono che il 28% della popolazione adulta è sedentaria. È una percentuale preoccupante, più alta nelle donne, nelle fasce sociali più svantaggiate e nelle regioni del Sud. Inoltre, la situazione peggiora con il tempo: un tempo i bambini giocavano all’aperto, oggi passano ore al computer.”
Per questo è fondamentale investire in consapevolezza e cultura della prevenzione. “L’obiettivo - aggiunge Di Maio - è far sì che l'importanza dell'attività fisica non resti solo una nozione teorica ma diventi una regola di vita quotidiana. E questo vale a tutte le età: cominciare da giovani è ideale ma anche da adulti si ottengono benefici importanti.”
Di Maio sottolinea, poi, l’importanza di raggiungere anche chi è già malato: “L'attività fisica, compatibilmente con le condizioni della persona, porta vantaggi anche per chi ha un tumore. Non solo in termini di outcome oncologico ma anche per la qualità di vita, l’umore, il benessere generale”.
In questo scenario, il legame tra sport e informazione diventa cruciale. “Iniziative come “Non girarci intorno” promossa da Merck al Giro d’Italia - spiega - sono esempi molto validi. Eventi sportivi di grande richiamo attirano l'attenzione e diventano occasioni ideali per trasmettere messaggi di prevenzione. Siamo perfettamente a tema: sport e salute viaggiano insieme”.
Infine, l’esempio personale conta. “Come operatori sanitari non dobbiamo solo parlare dell'importanza dello sport ma dimostrare che ci crediamo davvero. È poco credibile un medico sedentario che raccomanda di muoversi. Anche semplicemente raccontando sui social l'attività fisica fatta nel tempo libero, possiamo contribuire a diffondere un messaggio credibile e autentico. La coerenza è uno strumento di comunicazione potente”, conclude Di Maio.
Leggi tutto: Muoversi per vivere meglio: sport e prevenzione oncologica, un binomio vincente
(Adnkronos) - A circa 1 anno dalla scadenza ufficiale del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il Centro nazionale per lo sviluppo di terapie geniche e farmaci Rna, finanziato con oltre 320 milioni di euro della Missione 4 del Mur, ha già impegnato il 70% delle risorse disponibili, rispettando i tempi previsti. Il 42% dei fondi è stato destinato al Mezzogiorno, con oltre 50 milioni di euro già rendicontati. Sono 95 i progetti di ricerca finanziati tramite i Bandi a cascata, 500 le pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali, 25 i brevetti depositati, 34 i progetti di trasferimento tecnologico avviati, tra cui 10 startup e 17 nuove iniziative imprenditoriali in fase di sviluppo. Questi i numeri del Centro nazionale per lo sviluppo di terapia genica e farmaci a Rna, rete di ricerca composta da 32 università, istituti di ricerca e 13 aziende private, nata 3 anni fa da una proposta progettuale presentata dall'Università di Padova nell'ambito del programma NextGeneration Eu (NgEu), riunita oggi e domani a Napoli al Centro congressi dell'Università Federico II per il suo primo congresso scientifico in cui vengono illustrati i risultati del percorso virtuoso fatto dai 10 Spoke di ricerca.
"Il Centro nazionale ha attivato un ecosistema virtuoso capace di generare nuove conoscenze, opportunità per i giovani ricercatori e soluzioni concrete per la salute. Con oltre il 70% delle risorse già impegnate e un forte impatto nel Mezzogiorno - spiega Rosario Rizzuto, presidente del centro, professore ordinario di Patologia generale e direttore del Dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Padova - stiamo contribuendo a rafforzare il ruolo dell'Italia come protagonista nella medicina del futuro e facendo in modo che l'industria non si confronti più con singoli ricercatori, ma con sistemi strutturati e integrati in grado di collaborare e comunicare in modo efficace. La nostra sfida non è solo capire quali Rna ci servono per trattare una cellula malata, ma anche come farli arrivare agli organi, al sistema nervoso, o al tumore, rendendoli dei veri farmaci mirati. Questo lavoro richiede strumenti e vettori sempre più sofisticati e continua innovazione, solo rafforzando il modello di collaborazione tra pubblico e privato sarà possibile garantire al Centro di proseguire nella sua missione".
Circa 1.700 sono le persone coinvolte nelle attività del centro - riporta una nota - con 700 nuove assunzioni, di cui oltre il 65% donne. Tra i profili reclutati figurano oltre 170 dottorandi, numerosi assegnisti e ricercatori. In collaborazione con Fondazione Emblema, il centro ha avviato, inoltre, un placement program per facilitare l'inserimento lavorativo dei giovani ricercatori. Particolarmente significativo l'avvio della PharmaTech Academy a Scampia, che ha già formato 46 giovani talenti in aree strategiche come sviluppo farmaceutico, intelligenza artificiale e normative Gmp, contribuendo alla valorizzazione del capitale umano nel Sud Italia. Tra i principali avanzamenti scientifici: lo sviluppo di nuove terapie Rna per malattie mitocondriali rare; la pubblicazione su 'Nature Medicine' del primo studio clinico in Europa con Car-T per la leucemia linfoblastica acuta; l'avvio di una terapia genica per la beta-talassemia; lo sviluppo di piccoli Rna progettati con tecnologia Sineup per legarsi a geni specifici e stimolare in modo naturale e sicuro la produzione di proteine mancanti, nel trattamento di malattie genetiche. Risultati che stanno già contribuendo a ridefinire il panorama delle terapie avanzate in Italia e in Europa.
La collaborazione con istituzioni di rilievo internazionale, come la Monash University, e le missioni istituzionali in Cina, Giappone e Stati Uniti - prosegue la nota - hanno rafforzato il posizionamento internazionale del sistema ricerca italiano. Investimenti mirati hanno potenziato infrastrutture strategiche come la Facility Gmp dell'Università di Napoli Federico II, il Gene Therapy Center dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, l'Istituto San Raffaele Telethon di Milano e la Fondazione Tettamanti di Monza.
Una forte accelerazione allo sviluppo e alla produzione di terapie innovative è stata data anche dal potenziamento dei centri di eccellenza nei diversi Spoke, quali: il Clinical trial center di fase 1 Terapia genica dell'Università di Modena e Reggio Emilia, il Recas Big Data Center dell'Università di Bari, la piattaforma automatizzata per lo screening di farmaci Rna su organoidi dell'Università di Padova, i Laboratori TT e Drug delivery e omiche dell'Università Federico II, il Centro di competenza per la farmacologia farmaci Rna dell'Università di Milano.
Leggi tutto: Terapie geniche e Rna, l'Italia costruisce il futuro della medicina
(Adnkronos) - Dopo le rinunce della vigilia di Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini (due volte vincitore del torneo) per problemi fisici, è arrivata anche quella di Matteo Arnaldi.
Non ci saranno azzurri al via nel main draw in quest'edizione dei 'Hsbc Championships', torneo Atp 500 (montepremi 2.522.220 euro) che si sta disputando sui prati dello storico Queen’s Club di Londra.
Il 24enne sanremese, numero 41 del mondo, avrebbe dovuto esordire contro il danese Holger Rune, numero 9 del ranking e quarto favorito del seeding. Testa di serie numero uno è lo spagnolo Carlos Alcaraz, numero 2 ATP, reduce dal trionfo bis al Roland Garros dell’altra settimana.
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(Adnkronos) - "Il Servizio sanitario nazionale è a un bivio: continuare a rincorrere le emergenze o diventare capace di anticiparle. Serve un salto di paradigma: la prevenzione deve diventare il cuore dell'organizzazione sanitaria". Lo ha sottolineato il presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), Giovanni Migliore, intervenendo agli Stati Generali della prevenzione, aperti questa mattina dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"L'intelligenza artificiale senza dati è cieca", ha aggiunto Migliore. "Non basta adottare algoritmi", ha ammonito: "Servono dati interoperabili, una cultura del dato e strumenti per usarli in modo efficace e trasparente. La frammentazione informativa penalizza il Ssn. La vera svolta passa dalla capacità di usare i dati per prevenire prima che la malattia si manifesti".
"Per un vero cambiamento - ha evidenziato il presidente Fiaso - serve coinvolgere tutti i professionisti della salute: dobbiamo diventare, ciascuno nel proprio ruolo, tecnici della prevenzione. E' un cambio di mentalità, non solo di competenze". In particolare, Migliore ha rilanciato la necessità di valorizzare "figure come il tecnico della prevenzione, che operano ancora con riferimenti normativi del 1997: servono profili aggiornati, radicati nei territori e orientati ai dati. Con l'Osservatorio sull'Ia in sanità pubblica, Fiaso ha avviato un percorso per un'innovazione etica e condivisa. Ma non può essere delegata: deve diventare patrimonio comune. La prevenzione intelligente è già possibile - ha concluso il presidente - Serve oggi lo stesso coraggio che abbiamo avuto nel 1978 per creare il Ssn e così attuare e non tradirne i principi".
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(Adnkronos) - "Io mi auguro che il vice ministro Cirielli non sia il candidato alla presidenza della Regione Campania, la salute è un diritto di tutti e non dobbiamo sporcarla con le polemiche politiche. Il vice ministro Cirielli è presente qui come delegato dell'Oms, il 19 luglio noi andremo a varare il Regolamento sanitario internazionale ed era impossibile non avere un esponente del Governo che parlasse dell'Oms in politica estera. La presenza del vice ministro è quindi prettamente istituzionale. Quanto alle parole del presidente De Luca, non so a cosa fa riferimento, credo che la miglior risposta sia arrivata dai suoi cittadini con la partecipazione" alle prenotazioni per gli screening al Villaggio degli Stati generali della prevenzione a Napoli, "e anche la presenza del presidente della Repubblica ha acceso la luce sulle polemiche. Noi facciamo prevenzione e non politica". Così Maria Rosaria Campitiello, capo del Dipartimento Prevenzione del ministero della Salute, a margine dell'apertura degli Stati generali della prevenzione oggi e domani a Napoli, rispondendo alle domande dei giornalisti sulle critiche del presidente della Campania, Vincenzo De Luca, rispetto agli Stati generali.
"La prevenzione è comunicazione ed è questa la strategia di fondo ed è il motivo per cui nascono gli Stati generali della prevenzione. La Casa delle prevenzione sarà un portale dove il cittadino con un clic e con delle dashboard interattive potrà entrare nel mondo della prevenzione e familiarizzare. Il nostro gol sarà quando il cittadino capirà davvero la potenza della prevenzione. Sarà la casa di tutti, dei professionisti da un lato e degli utenti dall'altro: una sorta di portale come quello di 'Harry Potter', dove i cittadini possono entrare e trovare informazioni scientifiche validate. Il Prevention Hub si avvale di un investimento di circa 30 milioni di euro del Pnrr e sarà pronto entro il 2026". Prosegue Maria Rosaria Campitiello. "Per questo, nel 2025, la prevenzione non può più essere vista come un costo, ma come un investimento strategico - ha ricordato nel suo intervento Campitiello - Lo abbiamo imparato dal Covid: senza salute, il futuro delle nostre economie è fragile. Con orgoglio, possiamo dire che stiamo invertendo la rotta. Tra il 2023 e il 2024 i fondi per la prevenzione sono cresciuti di 300 milioni, passando da 6,4 a 6,7 miliardi: oggi rappresentano il 5% del Fondo sanitario nazionale. E i primi dati 2024 indicano un +1,8% della spesa in prevenzione". "Dal 1978 abbiamo guadagnato 10 anni di vita, ma l'Italia invecchia: oggi il 24% ha più di 65 anni, nel 2043 saranno il 34%, con oltre 24 milioni di cittadini che convivono con almeno una malattia cronica. E' da qui che nasce la nostra priorità: prevenire le cronicità è il vero banco di prova per una presa in carico efficace delle persone", ha concluso.
(Adnkronos) - "Stiamo lavorando sul Piano dei vaccini e anche su questo io sono uno di quei presidenti che ha vissuto da presidente di Regione la crisi pandemica. La parte vaccinale prevede la capacità di erogare il vaccino, ma anche di raccontare la verità ai cittadini. E' chiaro che la paura è molto più efficace della razionalità, ma se qualcuno cavalca la paura per qualche interesse elettoralistico, noi falliamo nel far capire ai cittadini quanto è fondamentale partecipare alle campagne vaccinali e avere i vaccini per tutelare se stessi, i propri figli e le persone anziane". Lo ha detto il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, in un videomessaggio inviato agli Stati generali della prevenzione, in corso a Napoli.
"Ci sta che il dibattito sia tra l'obbligatorietà e la volontarietà, però quando la volontarietà nasconde sotto qualcuno che al contempo dice 'guarda quanto sono pericolosi i vaccini', fuori da qualsiasi dato scientifico ed empirico - ha precisato Fedriga - allora non diventa più la sfida tra obbligatorietà e volontarietà, ma la sfida di vuole cavalcare dati antiscientifici per accaparrarsi una parte di consenso da chi utilizza questi dati a proprio uso e consumo".
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