(Adnkronos) - “L’approvvigionamento di legno è stato impattato dalla situazione geopolitica e climatica, pensiamo alla tempesta Vaia, alla guerra in Ucraina, alle sanzioni a Russia e Bielorussia. Questi eventi hanno portato delle ripercussioni dirette e importanti sul mercato del legno europeo, sia in termini di disponibilità di materia prima sia di prezzi. Tutto ciò ha avuto un riflesso diretto anche sul nostro Paese”. Sono le parole di Piermaria Corona, direttore del Centro di ricerca Foreste e Legno del Crea, al convegno ‘Il futuro del mondo legno: economia circolare e risorse forestali’ a Mantova, organizzato da Rilegno e Conlegno. “La necessità che si avverte a livello europeo di poter aumentare” i volumi di produzione di legno “richiede investimenti e tempi lunghi - spiega - Il settore forestale ha tempi particolarmente lunghi, legati ai cicli naturali di crescita degli alberi”, dunque serve tempo per “aumentare il proprio grado di autosufficienza”.
“A seconda delle fonti informative, nel nostro Paese utilizziamo dal 20 al 40% di quello che è l’accrescimento naturale delle risorse boschive. I nostri boschi nell'ultimo secolo hanno avuto un incremento di qualità ambientale particolarmente importante - precisa Corona - e abbiamo infatti quasi raddoppiato la superficie forestale nazionale, così come è duplicata la quantità di biomassa per unità di superficie. Questa percentuale di utilizzo corrisponde a circa 15 milioni di metri cubi di materiale, il 70% circa del quale è utilizzato per fini bioenergetici. Il nostro Paese ha bisogno ogni anno di un volume di materia prima legnosa superiore ai 50 milioni di metri cubi per tutte le filiere produttive. Siamo un’eccellenza nel riciclo e riuso del legno, una pratica che vale circa 10 milioni di metri cubi di volume equivalente, però il restante 70% circa del fabbisogno lo dobbiamo importare”.
“Negli ultimi anni non abbiamo avuto un incremento significativo dell'approvvigionamento di materia prima legnosa nazionale in termini ordinari - conclude - Abbiamo subito anche l’impatto dell’evento Vaia, che ha comportato l’immissione sul mercato di una grande quantità di materiale con serie problematiche, proseguite con il successivo attacco degli scolitidi (piccoli coleotteri parassiti che si annidano sotto la corteccia e nel legno degli alberi ndr). Sapevamo che una volta passata la tempesta avremmo avuto il problema di questi insetti ma l’effetto è stato di molto superiore a quello che ci si aspettava. Le valli della Lombardia ma anche quelle del Trentino ci dicono infatti che l’impatto è stato doppio rispetto al previsto”.
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(Adnkronos) - “Nel passato, il legno ha giocato un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei popoli ed era diventato uno strumento di guerra e di geopolitica internazionale”. Così Alessandro Giraudo, economista, storico e professore di Geopolitica delle materie prime e gestione dei rischi all’INSEEC di Parigi, al convegno ‘Il futuro del mondo legno: economia circolare e risorse forestali’ a Mantova, organizzato da Rilegno e Conlegno. Giraudo, poi, nel corso del suo intervento ha illustrato alcuni esempi in cui il legno nell’antichità è stato oggetto di strumentazione geopolitica: “L’Antico Egitto non aveva legno utile per la costruzione delle navi, quindi doveva usufruire del legno di cedro nell'offshore libanese. Guardando, invece, al mondo dei califfati, nel Medio Oriente, sappiamo che anch’esso viveva in assenza totale di legno, essenziale per la loro espansione. La soluzione, quindi, era la raccolta di legno di mangrovia e la ricerca di altro legno altrove”.
“Per quanto concerne, invece, la città pensiamo alla guerra dei 300 anni che si sviluppò fra Venezia e il mondo ottomano: i giannizzeri, cioè i soldati del mondo ottomano, avevano creato una speciale unità di guardie forestali, che avevano il compito di vigilare per proteggere le loro foreste, in modo che i cittadini non tagliassero gli alberi nelle ore notturne - sottolinea lo storico - Inoltre, questi uomini si occupavano di un’altra attività di protezione molto importante: dal momento che i veneziani facevano delle incursioni nelle forestale ottomane, in quanto distruggere una foresta significava togliere loro la possibilità di creare delle navi, questi soldati attaccavano a loro volta le foreste dei veneziani, soprattutto nel mondo della ex Jugoslavia”.
“L’Inghilterra, che aveva le famose 13 colonie che si erano ribellate e aveva già deforestato in modo violento la foresta intorno a Londra, si riforniva di legno nel mondo americano tra Boston e New York e non nel Canada, perché era controllato dai francesi. Le 13 colonie avevano interrotto i flussi di rifornimento di legno e di conseguenza, gli inglesi chiesero a Caterina di Russia di mandare del legno oltre a 20mila soldati russi, che avrebbero dovuto combattere contro le colonie. Tuttavia, Caterina di Russia rifiutò, in quanto non volle cambiare gli equilibri mondiali dell’epoca. Quindi, gli inglesi dovettero rivolgersi al mondo scaldinavo per ottenere del legno e tutti i prodotti per calafatare (rendere stagna una struttura navale ndr) la British Navy”, conclude.
(Adnkronos) - Mike Tyson torna sul ring a 60 anni. La leggenda della boxe sfiderà il cinque volte campione del mondo Floyd Mayweather in un match-esibizione che già si preannuncia un successo in termini di pubblico, ascolti e ovviamente incassi. Succederà nel 2026. E sui social, gli appassionati di pugilato ormai non parlano d'altro.
Per Tyson, non è una novità. Iron Mike si era visto sul ring l'ultima volta nel novembre 2024 ad Arlington, Texas, in un match multimilionario poi perso contro Jake Paul, youtuber diventato pugile professionista. Un match seguitissimo dagli appassionati. Ora il bis, contro un nome altisonante. Mike se la vedrà con l'ex campione del mondo Mayweather, 48 anni, ritiratosi ufficialmente nel 2017. Un pugile con una carriera stellare, imbattuto in 50 incontri e con in bacheca cinque titoli vinti in cinque categorie di peso diverse. L'ultimo match ufficiale di Mayweather risale al 2017, un altro show tra i più ricchi della storia della boxe, contro la star delle Mma Conor McGregor.
"Sono il migliore nel mondo della boxe. Questa esibizione darà ai fan ciò che desiderano" le parole di Mayweather. Pronta la risposta di Tyson: "Sarà dannoso per lui, ma vuole farlo. Quindi abbiamo firmato e lo faremo".
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(Adnkronos) - Una giornalista de La Stampa è stata cacciata dalla spedizione della Global Sumud Flotilla verso Gaza perché giudicata "pericolosa". La denuncia arriva direttamente da Francesca Del Vecchio, reporter che sul quotidiano torinese ha raccontato di essere stata "espulsa" dalla missione umanitaria perché ritenuta "non allineata". "
"Giornalista pericolosa'. È un'etichetta che non pensavo mi si potesse attribuire, quando ho accettato di raccontare l'avventura della Global Sumud Flotilla verso Gaza. Ma è ciò che è successo e che ha comportato la mia espulsione dalla missione". Immediata la solidarietà del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha parlato di "brutto episodio di censura".
Del Vecchio racconta di essere stata invitata ad agosto "da un'attivista, conosciuta mesi prima, a partecipare come giornalista alla spedizione verso Gaza". L'obiettivo, spiega, "è raccontare la missione, luci e ombre. Provare a portare aiuti a Gaza è ammirevole, anzi doveroso. Ma è doveroso anche raccontare la verità. La cronista spiega poi che, arrivata a Catania, luogo di partenza della spedizione italiana e del training per i partecipanti, "viene chiesto a tutti di consegnare i cellulari. Nei giorni successivi verrà chiesto anche di lasciarsi perquisire. Motivi di sicurezza, dicono. Il corso, tuttavia, non inizierà prima di un'ora e mezza e chiedo se sia possibile mettersi a scrivere restando fuori ed entrando al termine del lavoro. La risposta è no. Quando il corso comincia, dentro ci sono altri giornalisti (estranei agli equipaggi) con tanto di macchine fotografiche e telecamere. Al termine della sessione – che comprende la simulazione di un abbordaggio e di un arresto – chiedo se ci siano contrarietà al fatto di scriverne. Mi viene detto di no, purché non entri nei dettagli. È accettabile. È la cronaca del primo giorno, con qualche vago riferimento di contesto. Ometto – perché non avrebbe aggiunto nulla – che gli organizzatori abbiano sorpreso un attivista con un sacchetto di McDonald's e abbiano chiesto ai testimoni di cancellare eventuali video. A posteriori, però, mi sembra indicativo del clima generale".
Del Vecchio parla di sfiducia "palpabile": "nessuno vuole o può parlare, nessuno può avvicinarsi alle imbarcazioni, nemmeno accompagnato". "Chiedo di assistere a un turno di sorveglianza notturna alla flotta, con la promessa di scriverne solo dopo la partenza, una volta cessate le ragioni di sicurezza. Dopo un sì poco convinto, si passa alla latitanza: nessuno risponde più. Dopo pochi giorni, la mia presenza viene messa in discussione: me ne accorgo perché vengo rimossa dalle chat di gruppo". Dopo qualche insistenza, un membro del 'Direttivo' le spiega la ragione: "aver rivelato 'informazioni sensibili' che avrebbero potuto minare la sicurezza della missione".
"Sono incredula. Ottengo di riparlarne a voce con Maria Elena Delia, il giorno dopo, mentre decine di altri cronisti (estranei alla missione) al porto filmano le barche, i kit di Starlink non ancora installati - racconta la cronista - Spiego le esigenze della mia professione. Mi dico consapevole che occorra cautela, ma insisto anche sul fatto che si debba trovare una sintesi. Concordiamo che, da quel momento in poi, ci sarà più dialogo. Penso che la crisi sia rientrata e mi avvio alla prima esercitazione in mare. Poco dopo, mi rincorre un altro attivista, Giuliano. Con lui c'è Simone e una ragazza del Direttivo che non si presenta e dice: 'Non possiamo fidarci di te'. I toni sono accesi. 'Sei una giornalista pericolosa, hai detto al mondo dove si tiene il nostro corso'. Le sfugge un dettaglio: il luogo del training era noto a molti esterni all'organizzazione, a colleghi, a fotografi. Provo a spiegare, ancora, il valore del racconto giornalistico. Ma hanno già preso la loro decisione. 'Sei pericolosa. Il tuo giornale ci ricopre tutti i giorni di m***a'. Ecco il punto. Capisco che potrei parlare per ore: non otterrei nulla. Mi restituiscono il passaporto – ritirato, come farebbe un organo di polizia –, mi cacciano letteralmente fuori dal porto, informandomi che non avrei potuto prendere l'autobus di ritorno insieme con gli altri".
"Quando ho accettato di salire a bordo della Flotilla, speravo di poter fare quello che la mia professione comporta: osservare e riferire. Senza addomesticare. Né farsi addomesticare. Non è stato possibile. Eppure, per me resta chiaro che quanto è successo non scalfisce la bontà della missione, l'intento umanitario. Essere espulsa, però, mi ha ricordato una cosa, che riguarda il ruolo del giornalismo: quando uno sguardo viene allontanato, perché non lo si considera 'utile allo scopo', si perde un'occasione. Quella di capire, un po' meglio, il mondo che ci circonda", conclude Del Vecchio.
"Comprendo l'amarezza di Francesca Del Vecchio, la giornalista cacciata dalla Flotilla a cui do la mia solidarietà. Si è trattato di un brutto episodio di censura che viola il principio della libertà di stampa, elemento cardine del nostro sistema democratico". Lo ha scritto su X oggi, venerdì 12 settembre, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, commentando la vicenda della reporter del quotidiano La Stampa che ha denunciato di essere stata espulsa dalla Global Sumud Flotilla perché considerata "pericolosa".
"Il voler raccontare questa iniziativa spontanea, alla quale partecipano 58 cittadini italiani, è una nobile e coraggiosa scelta professionale. Cacciare una giornalista dalla Flotilla è una scelta in contrasto con la natura stessa dell'iniziativa", ha proseguito il titolare della Farnesina, secondo cui "non si può essere in favore della libertà, della democrazia e del pluralismo solo quando fa comodo".
"Diceva Voltaire: 'Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo'. Parole che devono far riflettere tutti coloro che credono nel pensiero unico e che cercano di tappare la bocca o di chiudere il computer a chi la pensa diversamente. Viva la Libertà!", ha concluso Tajani.
(Adnkronos) - "Comprendo l'amarezza di Francesca Del Vecchio, la giornalista cacciata dalla Flotilla a cui do la mia solidarietà. Si è trattato di un brutto episodio di censura che viola il principio della libertà di stampa, elemento cardine del nostro sistema democratico". Lo ha scritto su X oggi, venerdì 12 settembre, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, commentando la vicenda della reporter del quotidiano La Stampa che ha denunciato di essere stata espulsa dalla Global Sumud Flotilla perché considerata "pericolosa".
"Il voler raccontare questa iniziativa spontanea, alla quale partecipano 58 cittadini italiani, è una nobile e coraggiosa scelta professionale. Cacciare una giornalista dalla Flotilla è una scelta in contrasto con la natura stessa dell'iniziativa", ha proseguito il titolare della Farnesina, secondo cui "non si può essere in favore della libertà, della democrazia e del pluralismo solo quando fa comodo".
"Diceva Voltaire: 'Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo'. Parole che devono far riflettere tutti coloro che credono nel pensiero unico e che cercano di tappare la bocca o di chiudere il computer a chi la pensa diversamente. Viva la Libertà!", ha concluso Tajani.
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(Adnkronos) - Quando Donald Trump ha annunciato il 2 aprile 2025 l’introduzione di dazi “reciproci” contro tutti i partner commerciali, l’effetto immediato è stato quello di scuotere i mercati e sollevare un’ondata di preoccupazioni in Europa. Le prime reazioni politiche e mediatiche parlavano di “capitolazione” dell’Ue di fronte al protezionismo americano e di rischio di collasso del commercio mondiale. A distanza di alcuni mesi, però, i dati raccontano una storia diversa.
Secondo lo studio degli economisti Daniel Gros e Niccolò Rotondi per l’IEP@BU, Institute for European Policymaking dell'Università Bocconi (“First impact of Trump’s trade policy on the Eu”, Policy Brief n. 45, settembre 2025), l’impatto delle misure di Washington si è rivelato molto più contenuto del previsto. Nonostante l’escalation annunciata e le minacce di tariffe elevate su settori chiave come l’acciaio o l’automotive, l’Unione europea ha mantenuto le proprie quote di mercato negli Stati Uniti, arrivando addirittura a registrare un incremento di circa 40 miliardi di euro nelle esportazioni nel primo semestre dell’anno.
Il confronto con la Cina è emblematico: mentre Pechino ha visto crollare la propria quota sulle importazioni americane dal 14% al 7% in pochi mesi, l’Europa è rimasta stabile al 14%, consolidando il suo ruolo di partner commerciale privilegiato rispetto a molti concorrenti asiatici.
Il motivo principale, spiegano gli autori, è che i dazi effettivamente applicati sono stati molto più bassi rispetto a quelli annunciati: in media il 9-10%, contro il 40% circa che colpisce la Cina. Solo Canada e Messico, grazie agli accordi commerciali in vigore, godono di condizioni ancora più favorevoli, con gran parte delle loro esportazioni esentate dai dazi. Tuttavia, le dimensioni ridotte delle due economie ne limitano l’impatto competitivo sul mercato globale.
Lo studio mette in evidenza anche un’altra dinamica: al di là dei toni muscolari di Trump, i dati confermano che le importazioni statunitensi non sono diminuite, anzi sono leggermente cresciute. Secondo l’Unctad, il commercio globale è aumentato di circa 300 miliardi di dollari nel primo semestre del 2025. In questo contesto, l’Europa ha beneficiato della pressione esercitata su Pechino, riuscendo a difendere le proprie posizioni senza dover inasprire la propria politica commerciale.
Gli autori arrivano a una conclusione netta: “I dazi annunciati da Trump il 2 aprile 2025 erano potenzialmente incostituzionali, privi di fondamento fattuale come risposta a barriere commerciali estere e in chiara violazione delle regole del Wto. Eppure, al di là del clamore politico e mediatico, il loro impatto reale è stato molto limitato. Le importazioni statunitensi sono leggermente aumentate, il commercio globale continua a crescere e l’export europeo ha mantenuto la propria quota di mercato. In sintesi, l’abbaiare è stato peggiore del morso”.
Leggi tutto: Trump e i dazi: l’Europa resiste, la Cina crolla
(Adnkronos) - Foto rubate, photoshoppate, affisse sui muri della città, sui tergicristalli delle auto. Corredate di nome, indirizzo di casa, addirittura un invito a prostituirsi, con frasi oscene e sessiste. E' l'incubo nel quale Arianna, una 19enne di Foggia, racconta di esser sprofondata senza una colpa né un motivo. "Da maggio di quest'anno la mia vita è stata travolta da un'ondata di odio e violenza - dice con la voce rotta dall'emozione in un video postato sui suoi account social ieri sera - Tutto è iniziato con una mia foto assolutamente innocua, scattata da me, solo per me, completamente vestita e che non ho mandato a nessuno. Qualcuno l'ha presa, rubata e manipolata, photoshoppata, togliendo i vestiti, aggiungendo un seno nudo, trasformandola in qualcosa che non esiste, in una immagine sessuale falsa, che però porta il mio volto, il mio corpo, nonché il mio nome. Da quel momento è iniziato l'inferno".
"Quella foto ha iniziato a girare ovunque, tra sconosciuti e per strada, nelle varie zone della mia città. Non avevo fatto nulla di male, ma all'improvviso la mia dignità è stata calpestata, strappata via. Il 18 luglio le foto sono riapparse, con frasi oscene sessualizzanti e degradanti, che mi definiscono 'p..na', e sotto alle quali è stato scritto 'contattatemi, offro servizi completi a pochi euro'. La cosa più spaventosa però - continua - è arrivata dopo. Hanno cominciato a mettere il mio numero, il mio indirizzo di casa, addirittura il piano, accanto a quelle immagini false. Questo è un crimine e da allora, per tutta l'estate fino a oggi, la mia vita è diventata un incubo. Vivo con la costante paura che qualcuno possa davvero venire a cercarmi".
"Tutto questo per cosa- continua la ragazza con la voce sempre più strozzata da un pianto trattenuto a forza - Non lo so, ma so che nessuno dovrebbe passare quello che sto passando io. Io non ho fatto nulla di cui vergognarmi, sono le persone che hanno creato quelle immagini, che le hanno condivise, che hanno scritto quelle fasi infami, stampato e affisso quelle foto per la città, sui pali, sul cruscotto delle macchine, sui parabrezza, sui tergicristalli, sui muri. Basta rubarmi la dignità, infrangere e infangare il mio nome". "Non voglio più tacere. Perché oggi sono io - precisa - ma domani potrebbe essere tua sorella, la tua migliore amica, tua figlia. Non voglio più avere paura, il silenzio protegge chi fa del male, non chi lo subisce".
Ad accogliere l'appello straziante di Arianna è stata la senatrice di Fratelli d'Italia Anna Fallucchi, membro della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. "La conosco da quando era bambina, una ragazza per bene, molto brava a scuola, seguita dai genitori - racconta all'Adnkronos - Questa storia va avanti da tre mesi e finalmente ieri sera ha trovato il coraggio di diffondere la storia sui social. Gli organi preposti sono già al lavoro sul caso, stamattina dopo la pubblicazione del video di Arianna, come Commissione femminicidio ci siamo confrontati sulla vicenda. Da mamma di una ragazza che ha la stessa età di Arianna, provo molta paura, anche per la fragilità di questi giovanissimi che subiscono episodi simili e per le possibili, spesso tragiche conseguenze. Ciò che ha subito e subisce questa ragazza può capitare a tutti, è una situazione quasi horror, che solo una mente criminale può elaborare e concretizzare". (di Silvia Mancinelli)
(Adnkronos) - In seguito alla sottoscrizione della nuova intesa per lo sviluppo della filiera del pioppo, avvenuta oggi a Palazzo Lombardia con il coinvolgimento di cinque Regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia) e dei principali attori della filiera, FederlegnoArredo esprime apprezzamento per un accordo che rappresenta un importante passo avanti verso il rafforzamento della pioppicoltura nazionale. L’intesa - che aggiorna e rinnova quella siglata del 2014 - conferma la centralità del pioppo come risorsa strategica, e definisce un piano d’azione condiviso per aumentare la disponibilità di materia prima interna, ridurre la dipendenza dalle importazioni e garantire sostenibilità ambientale e sicurezza idrogeologica.
“L’accordo del 2014 ha rappresentato una prima leva per il settore. Con questo nuovo accordo ci auguriamo che il trend positivo prosegua: l’obiettivo è raggiungere l’autosufficienza rispetto alle attuali importazioni di pioppo, anche in vista di una crescente difficoltà nel reperimento della materia prima”, commenta Paolo Fantoni, presidente di Assopannelli di FederlegnoArredo. “Le stime europee lasciano infatti intravedere il rischio che, entro il 2040, la domanda di legno superi di gran lunga la disponibilità naturale, sia a causa dell’aumento della domanda di biomassa legnosa, sia per le crescenti difficoltà di accesso al bosco in molti territori. In questo scenario, diventa strategico puntare su colture legnose dedicate. E la piantagione di pioppo è esemplare per la sua rapida crescita, che già dopo 10 anni consente di ottenere legno utilizzabile per imballaggi, pannelli, mobili e altri usi industriali, contribuendo concretamente alla sicurezza dell’approvvigionamento nazionale ed europeo”.
La nuova intesa rappresenta un passo rilevante per il futuro della pioppicoltura italiana, sottolinea Nicoletta Azzi, vicepresidente di Assopannelli: “Solo attraverso un approccio sistemico sarà possibile rafforzare il ruolo della pioppicoltura. Sarà essenziale prevedere incentivi mirati per l’ampliamento delle superfici coltivate a pioppo e facilitare l’accesso ai fondi europei, riconoscendo il pioppo come una risorsa strategica per l’economia verde e la transizione ecologica. Sarà inoltre importante attivare un Cluster interregionale del pioppo, promuovendo sinergie tra territori, produttori e istituzioni. Infine, sarà necessario definire un modello condiviso di coltivazione nelle aree golenali, con l’obiettivo di coniugare sostenibilità ambientale, sicurezza idraulica e valorizzazione produttiva”.
(Adnkronos) - Spicca una passione per gli animali esotici nell'elenco di mobili e complementi d'arredo che Giorgio Armani ha voluto lasciare ai suoi eredi, primo fra tutti il compagno e braccio destro Leo Dell'Orco.
Oggetti a tema animale custoditi nella casa di via Borgonuovo 21, a Milano, dove lo stilista è vissuto fino alla morte. Un intero 'stabile-museo', che resterà in usufrutto a Dell'Orco "vita sua natural durante" e in cui - ha disposto con chiarezza lo stilista nel testamento scritto lo scorso 2 aprile - "gli arredi e ornamenti anche non di valore" non dovranno venire "rimossi da dove si trovano". L'elenco dei beni, con indicazione del piano e del locale in cui sono posizionati, offre una panoramica sulla maestosa dimora nel cuore di Brera.
Accanto a tavoli, scrivanie e librerie, al terzo piano spuntano due zanne di elefante, che saranno ereditate dalla sorella Rosanna Armani. C'è poi una collezione di fossili, equamente ripartita tra il compagno e Michele Morselli, ad della società immobiliare proprietaria di molte delle ville dello stilista. A lui anche "due tavolini in legno effetto pesce", mentre dal compagno saranno ereditati granchi in metallo e un orso in bronzo.
Passando al secondo piano, quello della camera da letto, una poltrona in "finto animale" e altri "animali in metalli" e la "tigre a tappeto", tutti destinato a Dell'Orco, così come il pezzo da collezione, la "pantera in bronzo" di Rivetti al primo piano.
(Adnkronos) - "Il ruolo del Consorzio di Rilegno è fondamentale per quanto concerne la possibilità di creare dei progetti che ottimizzino e migliorino le risorse forestali. Come prescritto dalla normativa sulla responsabilità estesa dei produttori, che nel campo degli imballaggi è in vigore da più di 25 anni, il Consorzio continua a svolgere, per conto delle aziende, le attività inerenti al fine vita dei materiali, dando la possibilità di poter accedere a un materiale che altrimenti andrebbe disperso. Ciò fa in modo che il sistema produttivo e il sistema forestale abbiano i tempi e i processi giusti per restare sostenibili”. Sono le parole di Nicola Semeraro, presidente di Rilegno, al convegno ‘Il futuro del mondo legno: economia circolare e risorse forestali’ a Mantova, organizzato da Rilegno e Conlegno.
“Il consorzio non è altro che il punto di equilibrio tra la produzione e il mondo del riciclo delle materie prime. C’è la necessità di essere sempre pronti a cogliere le opportunità di intraprendere nuovi progetti che vanno nella direzione del miglioramento delle aziende del legno - spiega - Abbiamo deciso di fare questo convegno anche per dimostrare che solo insieme si può fare qualcosa che serve a tutti, siamo aperti ad ogni forma di collaborazione perché è necessaria per puntare a progetti innovativi. Quello che noi facciamo non lo facciamo per noi o per le aziende, ma per il sistema Paese".
“La crisi che, secondo tanti, sta colpendo il settore del legno non è dettata dalla disponibilità di materiali ma dai prezzi, un fattore da sempre presente nel nostro mondo. Se guardiamo i dati dell'immesso al consumo negli ultimi tre anni, vediamo che sono numeri in crescita. Bisogna quindi lavorare sul mercato della vendita, un aspetto più difficile perché siamo il mercato non lo si può controllare, si può solo cercare di conoscerlo”, conclude.
Leggi tutto: Legno, Semeraro (Rilegno): "Consorzio impegnato ad ottimizzare risorse forestali"
(Adnkronos) - Quando si parla dell’importanza di fare sistema “credo che ognuno debba provare a fare al meglio possibile il lavoro che è capace di fare. Nessuno si deve inventare, ognuno si deve concentrare su quello che è il suo mandato e quello che ritiene di far meglio. L’azienda che rappresento fa raccolta e trattamento rifiuti, e dunque ci concentriamo sul tema del recupero. Serviamo circa 4 milioni di abitanti e il nostro obiettivo principale all'interno di questa filiera, che non riguarda solo il legno ma tutto il tema del recupero di materia, è quello di intercettare il più possibile, in maniera pulita, i materiali che passano all'interno delle case”. Lo afferma Eugenio Bertolini, amministratore delegato di Iren Ambiente al convegno ‘Il futuro del mondo legno: economia circolare e risorse forestali’ a Mantova, organizzato da Rilegno e Conlegno.
Questo processo di recupero “viene già fatto per alcuni materiali in maniera più diffusa sul territorio - aggiunge - In altri casi, come quello del legno, si devono dotare i nostri territori di una rete importante di centri di raccolta, che consentano ai cittadini, e in parte anche alle piccole imprese che producono pochi materiali di scarto, di avere dei punti vicini, comodi e aperti il più possibile dove portare i materiali che possono essere recuperati”. Con il progredire delle tecniche di recupero, divisione e riciclaggio dei materiali “oggi è possibile recuperare anche il legno ‘sporco’, con impurità o con dentro pezzi di vetro o ferro”.
“Il primo tema è quindi quello di far bene il recupero e garantire la qualità dei materiali riciclati - conclude - poi si deve lavorare su come utilizzare questi materiali riciclati per produrne di nuovi, composti esclusivamente da legno riciclato. Per fare questo abbiamo stipulato pochi mesi fa un accordo, grazie anche alla cooperazione e al supporto di Rilegno, con un gruppo significativo di imprese che acquistano, utilizzano o commercializzano questi materiali”.
(Adnkronos) - "L’aumento dell’attività di fotosintesi che satelliti ed inventari forestali hanno osservato negli ultimi 30 anni, dovuto ad un primissimo aumento di temperatura e di CO2 - fenomeno che all’inizio risulta mediamente benefico per le piante ma che poi, così come accade agli umani, quando si lega ad eventi estremi provoca sofferenza - oggi si è fermato in tutto il mondo. Ora, alcuni ‘segnali sentinella’ ci dicono che c'è il rischio che la fotosintesi perda produttività. Una perdita già in atto nelle foreste tropicali, dove addirittura alcune foreste emettono carbonio anziché assorbirlo, quelle del Bacino Amazzonico in primis". Lo ha sottolineato Giorgio Vacchiano, Ricercatore e docente in Gestione e pianificazione forestale dell’università degli studi di Milano, al convegno ‘Il futuro del mondo legno: economia circolare e risorse forestali’ a Mantova, organizzato da Rilegno e Conlegno.
"Noi che importiamo il legno siamo quindi anche legati a queste situazioni. Importiamo da Paesi europei, come l’Austria, ma siamo partner commerciali importanti anche di Paesi tropicali, soprattutto per il legno utilizzato nel settore immobiliare, dal Paraguay al Camerun, dal Gabon alla Costa d'Avorio fino al Brasile. Il prelievo di legno non causa direttamente deforestazione - precisa Vacchiano - essa è infatti causata soprattutto dalle filiere agroalimentari presenti in quei Paesi, ma il prelievo indiscriminato e non regolato di legno può aprire la strada alla deforestazione”.
"Le foreste boreali, e in parte quelle temperate, stanno ancora beneficiando del riscaldamento, come fanno quelle sulle nostre montagne più alte, ma non dobbiamo cadere nell'errore di pensare che la CO2 faccia bene alle piante. Globalmente siamo già ad una quantità di CO2 che non fa più bene alle piante, perché anche se è il loro cibo, se manca l'acqua non può essere ‘mangiato’ e se poi se si verificano eventi estremi, le piante vivono uno stress che supera la capacità di fertilizzazione dell'anidride carbonica”.
Leggi tutto: Legno, Vacchiano (uniMi): "L’attività di fotosintesi è a rischio diminuzione"
(Adnkronos) - I rumors su Sigfrido Ranucci in avvicinamento a La7 nascono, a quanto apprende l'Adnkronos, dai contatti avuti dal giornalista con il gruppo di Urbano Cairo per la pubblicazione di un libro con Solferino, la casa editrice di Rcs. Al momento, secondo fonti ben informate, non ci sarebbero trattative avviate per progetti televisivi.
"Se davvero la Rai dovesse perdere Sigfrido Ranucci, saremmo di fronte a un segnale devastante: lo smantellamento progressivo del servizio pubblico e l’appiattimento totale dell’informazione ai desiderata del governo Meloni. Sarebbe la conferma di una deriva in cui la professionalità e l'indipendenza viene sacrificata sull’altare del controllo politico", ha intanto commentato la presidente della commissione di Vigilanza, Barbara Floridia.
"Non si può ignorare - aggiunge - il clima soffocante in cui Ranucci e la sua redazione sono stati costretti a lavorare negli ultimi due anni: attacchi continui da ministri ed esponenti di governo, nessuna parola di difesa da parte dei vertici Rai, totale silenzio istituzionale di fronte alle pressioni. Addirittura, caso probabilmente unico al mondo, un intero partito come quello di Fratelli d'Italia ha querelato la trasmissione. Ma soprattutto in questi anni abbiamo dovuto assistere a uno stillicidio di azioni utili solo a mettere i bastoni tra le ruote a Ranucci e alla sua squadra: dalla riduzione del numero di puntate al taglio delle repliche, dai ritardi nell'emissione delle matricole alla controprogrammazione di chi cura i palinsesti, fino ad arrivare ai moniti disciplinari e alla questione della stabilizzazione dei precari che verranno mandati nelle sedi regionali svuotando proprio redazioni come quella di Report. Tutto questo, mentre il programma continuava a registrare ascolti altissimi, confermandosi non solo una punta di diamante del giornalismo di inchiesta Rai, ma uno dei riferimenti più autorevoli e credibili di tutto il panorama mediatico italiano. Se l’uscita di Ranucci dovesse davvero concretizzarsi, non sarebbe un episodio isolato, ma l’ennesimo tassello di un disegno chiaro: ridurre al minimo gli spazi critici, neutralizzare l’inchiesta, indebolire ogni voce indipendente. Ed è proprio per questo che l’eventuale addio di Ranucci dalla Rai non riguarderebbe solo lui o una trasmissione: riguarderebbe la qualità della nostra democrazia. Rivolgo un appello ai vertici Rai: facciano il possibile per scongiurare questa ipotesi", conclude Floridia.
Leggi tutto: Voci su Ranucci verso La7? "Contatti con Cairo per libro con Solferino"
(Adnkronos) - La Ufc potrebbe presto sbarcare alla Casa Bianca. La promotion di arti marziali miste più importante del mondo sta preparando un super show a Washington nel 2026, sotto gli occhi di Donald Trump. Il presidente americano aveva annunciato l'idea a luglio: "Faremo un evento Ufc sul suolo della Casa Bianca - le sue parole -. Avremo un’intera card Ufc, un incontro titolato, 20-25mila persone presenti e sarà tutto parte delle celebrazioni del duecentocinquantesimo anniversario". Ma cosa si sa finora su un evento che potrebbe cambiare per sempre la storia di questo sport?
Intanto, è noto l'ottimo rapporto tra Donald Trump e il boss della Ufc Dana White. Proprio il numero uno della promotion di arti marziali miste più nota al mondo ha confermato che il discorso è più di una suggestione. Ma come si potrebbe svolgere lo show? Se inizialmente si ipotizzava come data il 4 luglio 2026, giorno dell'Indipendence Day, secondo il Wall Street Journal il discorso potrebbe ora essere anticipato a giugno, nonostante le celebrazioni, a luglio, dei 250 anni dell’indipendenza degli Stati Uniti. E per la questione spettatori? In un'intervista al giornalista Colin Cowherd, Dana White ha dichiarato che l'obiettivo sono 5mila presenze nella Casa Bianca, per ragioni di sicurezza.
Dana White ha inoltre insistito sull'importanza di questo evento, spiegando come siano tante le star pronte a partecipare. Da Conor McGregor a Jon Jones, che in passato hanno scritto una parte importante della storia della Ufc.
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(Adnkronos) - "Un cane che morde un uomo non è una notizia, un uomo che morde un cane sì", recita una famosa regola del giornalismo. E questa volta è successo ad Orlando, in Florida, dove una donna, per salvare il suo cagnolino attaccato sa un pitbull sfuggito al suo padrone, ha messo in pratica questa misura estrema.
Il video, postato dalla 70enne Shirley Pasamanick sui suoi social è diventato presto virale con un appello: "Per favore, condividete cosicché la gente possa essere consapevole che episodi simili possono accadere ovunque".
Nelle immagini, riprese dalle telecamere di sicurezza, si vede la 70enne che passeggia sul marciapiede che costeggia il supermercato Plaza Tropical. Con lei c'è anche Sparky. Improvvisamente il Pitbull si scaglia contro il suo cagnolino di 14 anni. Nel video che ha catturato l'incidente, si sente Pasamanick urlare per chiedere aiuto mentre cerca di combattere il pitbull. “Avevo il mio bastone, ho iniziato a picchiarlo con il bastone”, ha detto la donna che poi, quando ha capito che non sarebbe riuscita a convincere il cane a smettere di attaccare Sparky, ha deciso che di mordere il pitbull. "Non riuscivo ad aprirgli la bocca. Così l’ho morso sulla parte posteriore del collo. Non avevo scelta - ha spiegato -. Peso soltanto 40 kg, non ho la forza".
Il cane alla fine ha smesso di attaccare quando il suo proprietario è arrivato e lo ha portato via. “Attaccato il guinzaglio, se n’è andato, non si è nemmeno preoccupato di vedere come stavamo”, ha detto la donna.
Pasamanick ha detto di essere stata morsa e ferita nell'attacco, ma ciò che davvero l'ha ferita di più è che nessuno ha cercato di aiutarla. "Tremo ogni volta che vedo il filmato", ha concluso.
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(Adnkronos) - Il comico australiano di fama internazionale Jim Jefferies sta per tornare in Italia per due spettacoli del nuovo tour mondiale ‘Son of a Carpenter’. Jefferies si esibirà venerdì prossimo 19 settembre al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano, per la gioia dei fan milanesi che lo hanno già accolto con entusiasmo in passato. Il giorno successivo, sabato 20 settembre, sarà invece la prima volta assoluta a Roma, sul prestigioso palco del Teatro Ambra Jovinelli. Conosciuto in tutto il mondo per il suo stile tagliente, la sua comicità irriverente e la capacità di affrontare con ironia temi sociali, politici e culturali, Jim Jefferies è una delle voci più riconoscibili e provocatorie della stand-up comedy contemporanea. Nato in Australia, il comico vive attualmente negli Stati Uniti) ha raggiunto la notorietà globale grazie al suo approccio diretto e senza filtri. È il creatore e protagonista della sitcom ‘Legit’ (FX) e dell’acclamato ‘The Jim Jefferies Show’ su Comedy Central, dove ha trattato temi di attualità con uno stile unico e caustico. Su Netflix, ha pubblicato diversi special di successo tra cui ‘Bare’ (2014), ‘Freedumb’ (2016), ‘This Is Me, Now’ (2018), ‘Intolerant’ (2020), ‘Two Limb Policy’ (2025).
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(Adnkronos) - Sono oltre 485mila gli uomini in Italia che vivono dopo una diagnosi di tumore della prostata. Un numero che, secondo le ultime stime, aumenterà dell'1% ogni anno fino al 2040. I tassi di sopravvivenza a 5 anni risultano buoni e superiori al 90%, ma l'impatto della malattia è ancora grande. Nel nostro Paese i decessi sono oltre 8.200 ogni anno e tenderanno a crescere insieme all'incremento dell'età media e all'incidenza della malattia. Il quadro a luci e ombre sulla neoplasia è stato tracciato oggi da Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) in una conferenza stampa online. "Quello prostatico è divenuto in Italia il carcinoma più frequente tra i maschi - afferma Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom - Un dato comune in quasi tutti i Paesi occidentali. Vi sono poi i fattori modificabili che favoriscono l'insorgenza della malattia, soprattutto legati agli stili di vita errati".
Per sensibilizzare la popolazione maschile Aiom e Fondazione Aiom hanno partecipato al 'Tour Mediterraneo' della nave Amerigo Vespucci. Durante gli eventi al 'Villaggio In Italia', oncologi della società scientifica e volontari hanno distribuito materiale informativo incentrato sulla prevenzione. Insieme agli oncologi hanno preso parte al tour della Vespucci anche Fondazione Airc e la Società italiana di radiologia medica e interventistica (Sirm). "E' stata un'ottima occasione per ribadire l'importanza di numerosi comportamenti per evitare malattie molto gravi - prosegue Cinieri - Sempre più studi scientifici, negli ultimi anni, hanno evidenziato correlazioni per esempio con il fumo di sigaretta. Il tabagismo aumenta del 20% il rischio di tumore della prostata, così come l'obesità tende a far sviluppare neoplasie più aggressive e talvolta letali. Le sigarette e il grave eccesso di peso sono ancora molto diffusi e interessano rispettivamente il 27% e l'11% dei maschi adulti. Anche malattie croniche come il diabete e la sindrome metabolica giocano un ruolo nefasto. Viceversa, un'attività fisica regolare ha dimostrato di ridurre il rischio di progressione di malattia, oltre che la mortalità. Bisogna perciò puntare sulla prevenzione primaria per ridurre l’impatto di un tumore molto diffuso e per il quale però non esistono programmi di screening".
"Nelle fasi iniziali il tumore di solito non è accompagnato da sintomi che possono favorire una diagnosi precoce - spiega Marco Maruzzo, direttore dell'Uoc Oncologia 3 dell'Istituto oncologico veneto - Con il progredire della malattia a livello loco-regionale possono comparire i primi segnali tra cui ridotta potenza del getto urinario, ematuria o dolore. I trattamenti disponibili sono diversi, come la sorveglianza attiva che consiste nel monitoraggio costante della malattia quando è poco aggressiva. Vi sono poi la chirurgia, la radioterapia o la terapia ormonale per ridurre la produzione di ormoni legati allo sviluppo della patologia. Per i pazienti con tumore non metastatico resistente alla castrazione medica e con carcinoma metastatico sensibile agli ormoni sono disponibili trattamenti ormonali di nuova generazione. Sono terapie orali con un ottimo profilo di tollerabilità, che permettono il controllo della malattia. Inoltre, l'associazione di alcuni di queste molecole alla chemioterapia può portare a un beneficio significativo soprattutto in pazienti con malattia più estesa".
"Un'altra forma di prevenzione è il monitoraggio di alcune categorie di potenziali pazienti - continua Nicola Silvestris, segretario nazionale Aiom - E' noto come la familiarità rappresenti un fattore che influisce sull'insorgenza e in caso di un parente di primo grado colpito dalla neoplasia il rischio è almeno raddoppiato. Circa il 10% di tutti i tumori prostatici si sviluppa su base eredo-familiare e di solito sono casi diagnosticati più precocemente. Attraverso specifici test genetici siamo in grado di identificare gli uomini portatori di varianti patogenetiche legate per esempio a geni Brca. Dopo è possibile avviare il paziente a percorsi di monitoraggio o cura della malattia. Tutti aspetti affrontati nel Tour Vespucci dove è stato possibile incontrare migliaia di persone, spiegando loro l'utilità della prevenzione e dei progressi dell'innovazione nella lotta contro il cancro".
"Un'iniziativa ambiziosa che rappresenta un passo concreto nel nostro impegno al fianco delle persone che convivono con il tumore alla prostata - dichiara Arianna Gregis, Head Pharmaceuticals di Bayer Italia - Come azienda, lavoriamo per ampliare e migliorare le opzioni di cura, consapevoli che la prevenzione e la sensibilizzazione giocano un ruolo fondamentale nel contrasto alle malattie. Il carcinoma alla prostata risulta uno degli argomenti più discussi della salute maschile. Eppure, come evidenziato dagli esperti di Aiom, la prevenzione in Italia deve essere incentivata anche attraverso campagne di sensibilizzazione mirate. Per questo siamo lieti di aver supportato Aiom durante il Tour Mediterraneo della nave Amerigo Vespucci".
(Adnkronos) - Il 17 e 18 settembre il Palazzo Reale di Napoli diventa cornice di 'Campania Mater', una due giorni interamente dedicata all’agricoltura e alle eccellenze agroalimentari della Campania. Promosso dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, l’evento sarà inaugurato dal presidente Vincenzo De Luca e si configura come una vera e propria maratona di confronto: tre convegni e nove focus tematici con il coinvolgimento di imprese, istituzioni, associazioni, ricercatori e cittadini. Campania Mater è un'espressione che racchiude in sé tre aggettivi chiave che ne definiscono l'identità: sostenibile, generosa, futura. Sostenibile perché l’agricoltura campana è una risorsa da preservare e valorizzare. Generosa cui essere grati per l’incredibile patrimonio di eccellenze e biodiversità che accoglie. Futura perché guarda al domani con gli occhi dell’innovazione, della ricerca e della formazione.
Un appuntamento pensato per guardare al futuro del settore, affrontando temi cruciali come la tutela di suolo e acqua, l’adattamento ai cambiamenti climatici, il rapporto tra cibo e salute, la riduzione degli sprechi, la valorizzazione della Dop economy nei mercati internazionali e il ruolo centrale dei giovani. Nel corso dell’evento sarà presentata anche la pubblicazione 'Campania Mater-Il modello Campania per il cibo che verrà', a cura dell’assessore Nicola Caputo, Teresa Del Giudice e Alex Giordano. Il libro approfondisce i temi al centro della manifestazione, offrendo una visione strategica sul ruolo dell’agricoltura campana sul piano nazionale ed europeo. Non mancheranno momenti esperienziali, talk e show cooking dedicati alla straordinaria ricchezza enogastronomica campana.
"L’agroalimentare campano - dichiara l’assessore regionale Nicola Caputo - è una componente chiave della nostra economia e identità regionale Con Campania Mater vogliamo avviare una riflessione condivisa sul futuro dell’agricoltura, partendo dal modello Campania: unire innovazione, salute e qualità. A Palazzo Reale costruiremo, insieme ai produttori e al mondo agricolo, proposte concrete per rendere la Campania sempre più un punto di riferimento nazionale ed europeo".
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(Adnkronos) - La sepsi è una delle condizioni mediche più insidiose: nasce da una infezione, ma può evolvere in modo rapido e grave, fino a determinare insufficienze d'organo, shock settico e avere un decorso fatale. Nel mondo colpisce fino a 50 milioni di persone all'anno e causa globalmente circa 11 milioni di decessi: una vera emergenza sanitaria anche in Italia, dove la mortalità rimane elevata, con tassi stimati tra il 25% e il 40%. E' l'allarme lanciato da Aop Health, azienda globale pioniera nelle terapie integrate per le malattie rare e la terapia intensiva, alla vigilia del World Sepsis Day, che si celebra il 13 settembre con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla gravità di questa patologia, spesso poco conosciuta. Secondo uno studio condotto in Italia - riporta una nota della società - il numero dei decessi che riportano la sepsi come causa unica o associata è passato da circa 19mila nel 2003 a oltre 49mila nel 2015, pari a un aumento dal 3% all'8% di tutti gli esiti fatali registrati. Un dato che, secondo il Libro bianco realizzato dall'Osservatorio nazionale sull'antimicrobico resistenza (Onsar), è arrivato a toccare punte di 70mila vittime nel 2020. Numeri di enorme impatto che confermano la necessità di riconoscere la sepsi non solo come una sfida clinica, ma anche come una priorità di sanità pubblica.
In occasione della Giornata mondiale della sepsi, è importante ricordarne l'impatto e i sintomi, variabili e spesso aspecifici, che rendono difficile la diagnosi precoce. Proprio la rapidità nella diagnosi e la tempestività nell'intervento terapeutico sono gli elementi determinanti per migliorare l'esito clinico. Numerose le infezioni batteriche, virali o fungine, che possono evolvere in sepsi; ad esempio, quelle alle vie respiratorie - come influenza o Covid-19 - o alle vie urinarie. La sepsi riguarda non solo i pazienti ospedalizzati, soggetti alle infezioni correlate all'assistenza sanitaria (Ica), ma può colpire anche fuori dal contesto ospedaliero. Potenzialmente può interessare chiunque, tuttavia risultano più esposti i pazienti che hanno subito un recente ricovero o intervento chirurgico, pazienti immunocompromessi o con comorbidità, le persone anziane e i bambini al di sotto dell'anno di età.
"Febbre alta, respirazione accelerata con violenti brividi e uno stato di confusione sono sintomi che dovrebbero far scattare il sospetto di diagnosi di sepsi. Ma se questi segnali non vengono interpretati correttamente, la finestra di tempo per intervenire si restringe drasticamente - avverte Massimo Girardis, ordinario di Anestesia e terapia intensiva presso l'università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e direttore del Dipartimento di Anestesia e terapia intensiva del Policlinico universitario di Modena - La formazione del personale sanitario e la consapevolezza dei cittadini sono parti essenziali di una strategia efficace contro la sepsi. Sapere cosa cercare può salvare vite".
Se non trattata tempestivamente, la sepsi può degenerare in shock settico, l'evoluzione clinica più temibile nonché principale causa di decesso tra i pazienti ricoverati nelle unità di terapia intensiva. Lo shock settico si verifica quando l'infezione innesca alterazioni cellulari, metaboliche ed emodinamiche tali per cui la pressione media arteriosa è al di sotto del valore soglia per garantire la sopravvivenza. Secondo studi clinici recenti - riferisce la nota - la mortalità associata allo shock settico può superare il 40% e raggiungere picchi ancora più elevati, fino all'80-90%, nei pazienti refrattari al trattamento con vasopressori, farmaci somministrati per ripristinare e stabilizzare la pressione media arteriosa. Un recente studio condotto in Italia ha inoltre mostrato come, nelle forme più gravi, il decesso possa avvenire in quasi 1 caso su 2, rendendo la sepsi non solo una priorità clinica, ma anche un'emergenza di salute pubblica. "La sepsi e lo shock settico restano tra le principali cause di mortalità nella popolazione - prosegue Girardis - Tuttavia, grazie a un approccio sempre più mirato, che mette in atto tempestività terapeutica, supporto emodinamico personalizzato e gestione delle problematiche cardiache che ne derivano, è possibile migliorare significativamente l'esito per il paziente critico. In questo contesto è importante l'intervento di un'équipe: medici, infermieri, farmacisti, personale tecnico di supporto devono collaborare per attuare protocolli integrati in tempi brevissimi".
"Si tratta di un'emergenza medica tempo-dipendente. Ancora oggi troppo spesso viene riconosciuta tardi, quando il meccanismo fisiopatologico è già troppo avanzato. Lavorare sulla tempestività è la chiave per cambiare la prognosi - dichiara Roberta Termini, direttore medico di Aop Health Italia - Come azienda impegnata nello sviluppo di farmaci per migliorare la gestione delle emergenze, sentiamo il dovere di contribuire a una maggiore conoscenza della sepsi, promuovendo nel contempo un modello di trattamento che integri terapie e percorsi assistenziali ben strutturati - dal triage rapido al trasferimento in terapia intensiva fino al follow‑up - e che comprenda trattamenti farmacologici, protocolli clinici e un'organizzazione interdisciplinare. Un approccio alla cura pensato per migliorare la sopravvivenza e salvare vite umane".
"I fattori chiave per incidere in modo significativo sull'evoluzione clinica e prognosi sono legati alla tempestività, sia nella diagnosi sia nell'avvio dell'intervento con terapia antibiotica e fluidica. Altro fattore chiave è la personalizzazione del trattamento in base alle condizioni cliniche del singolo paziente", sottolinea Girardis. "La terapia intensiva è un reparto ospedaliero che di per sé rappresenta una realtà molto complessa e difficile da accettare da parte dei pazienti e dei familiari - commenta Adriano Peris, responsabile scientifico dell'associazione T.I. Do Aiuto - Come associazione, la nostra missione è dare supporto a pazienti e caregiver fin dall'ingresso nella terapia intensiva, rispondendo alle loro necessità, facilitando il percorso clinico e assistenziale e preservando l'umanità nel perseguimento degli obiettivi terapeutici per superare la condizione di criticità. Per questo, insieme ad Aop Health Italia, sosteniamo la campagna di sensibilizzazione 'Intensivamente' con l'obiettivo di promuovere l'informazione a scopo sociale".