(Adnkronos) - Cesare Augusto è il primo fan di Michelle Hunziker, che ieri, sabato 17 maggio, ha condotto la finalissima dell'Eurovision Song Contest 2025. Il nipotino, primogenito di Aurora Ramazzotti, ha riconosciuto la sua nonna in televisione e la reazione è stata adorabile.
Aurora Ramazzotti, figlia di Michelle ed Eros Ramazzotti, ha seguito con attenzione l'ultima puntata della kermesse che si è tenuta a Basilea in Svizzera. Con lei anche il marito Goffredo Cerza e immancabile la presenza del figlio Cesare che appena ha visto la nonna Michelle in televisione ha cominciato a chiamarla a gran voce: "Nonna Michelle, nonna Michelle!", si sente dire dal video postato da Aurora Ramazzotti in cui si vede il piccolo Cesare di spalle mentre indica col ditino la televisione.
La conduttrice, quando ha ripreso il telefono dopo la diretta dell'Eurovision, ha postato il video tra le Instagram stories e ha scritto: "Niente su questo, appena l'ho visto ho pianto", a corredo di un cuoricino rosso.
Michelle Hunziker ha rivolto un caloroso saluto al pubblico italiano durante la diretta dell'Eurovision: "Benvenuti a tutti gli italiani del mondo, c'è una grandissima folla qui". L'arena St. Jakobshalle, con i suoi 36.000 posti, ha registrato il tutto esaurito, con i biglietti esauriti in meno di due ore. A vincere la kermesse è JJ, rappresentante dell'Austria. Lucio Corsi si è piazzato al quinto posto. Al secondo posto si è classificata Israele. Terzo posto per Tommy Cash e il suo 'Espresso macchiato' (Estonia).
Leggi tutto: Michelle Hunziker all'Eurovision, la reazione del nipotino Cesare: "Ma è nonna!"
(Adnkronos) - Jasmine Paolini e Sara Errani vincono gli Internazionali d'Italia 2025. Le due azzurre oggi, domenica 18 maggio, hanno battuto la coppia formata dalla russa Veronika Kudermetova e la belga Elise Mertens in due set con il punteggio di 6-4, 7-5, trionfando così nella finale del tabellone di doppio femminile del Masters 1000 di Roma. Con questo successo Paolini-Errani si confermano dunque campionesse al Foro Italico, dopo il la vittoria dello scorso anno.
"Dopo la splendida vittoria di ieri, oggi un'altra grande soddisfazione per il tennis italiano: Sara Errani e Jasmine Paolini conquistano nuovamente il titolo del doppio agli Internazionali d'Italia. Bravissime", è stato il messaggio, affidato ai propri profili ufficiali social, della premier Giorgia Meloni, una delle prime a congratularsi con le azzurre.
Jasmine Paolini e Sara Errani entrano in campo in un Centrale già vestito a festa. L'euforia, dopo il trionfo di Jasmine nel tabellone femminile, non si è ancora esaurita. La nuova regina di Roma torna al Foro per difendere il proprio trono nel doppio, dopo la vittoria dello scorso anno con la compagna Sara Errani, che in quest'edizione degli Internazionali è stata sua prima tifosa e mental coach improvvisata. Le aspettative sono alte, ma le due azzurre subiscono due break in apertura e vanno sotto 4-0. Kudermatova e Mertens, 'doppiste' di professione, si dimostrano due giocatrici solide e una coppia navigata. Le azzurre si ritrovano a rincorrere, provano a variare il loro gioco e piazzano un controbreak dopo l'altro, completando la loro rimonta all'ottavo game. La russa è scarica al servizio, Paolini cerca le zone di conflitto con il dritto ed Errani colpisce in lungolinea. L'inerzia ora è cambiata e le azzurre riescono a vincere il primo set 6-4.
Il secondo parziale si apre come il primo. Kudermetova-Mertens conquistano tre palle break in apertura e vanno subito avanti. Le azzurre faticano a reagire e le avversarie spingono ancora, trasformando un'altra palla break e volando sul 4-0. Paolini-Errani si trovano quindi nella stessa, identica, situazione del primo set, e devono rimontare ancora una volta. Ma a preoccupare, più che il risultato, è l'atteggiamento, il linguaggio del corpo delle azzurre. Errani è imprecisa, Paolini sembra scarica, quasi sulle gambe, forse provata dopo le fatiche contro Gauff. Poi però le azzurre si scuotono e trovano il primo controbreak al quinto game. "Dai che so' cotte!", e il Centrale ride. È il preludio al nuovo break di Paolini-Errani, che recuperano così il punteggio nell'ottavo game. Un brutto errore sotto rete di Errani e un doppio fallo di Paolini regalano un nuovo break alla coppia russo-belga. Ma nel game successivo la partita cambia ancora e le azzurre tornano avanti, conquistando il set 7-5 e vincendo, per il secondo anno consecutivo, gli Internazionali nel doppio. L'Italia del tennis festeggia così un altro trionfo in un Masters 1000 da ricordare. Aspettando Jannik.
Leggi tutto: Paolini-Errani, altro trionfo a Roma: le azzurre vincono gli Internazionali nel doppio
(Adnkronos) - Ascensore precipita con 4 persone a bordo: tutti feriti e sotto choc, ma salvati dal cavo di emergenza. È accaduto nella serata di ieri a Torre del Greco nel Napoletano. Secondo quanto si apprende, 4 persone sono rimaste ferite per la caduta di un ascensore, precipitato dal terzo al primo piano di un condominio di via Madonna del Principio. La caduta della cabina è stata interrotta dal cavo di emergenza, ma i 4 occupanti sono rimasti feriti, fortunatamente non in maniera grave.
Tutti sotto choc, padre, madre e due figli sono tuttora ricoverati tra l'ospedale del Mare e il Cardarelli di Napoli, dopo essere stati soccorsi dai vigili del fuoco e dal personale del 118.
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(Adnkronos) - “Abbiamo vissuto una edizione memorabile degli Internazionali, il nuovo Papa, il Centrale che acclama il presidente della Repubblica, il successo di Jasmine sono emozioni che ci ricorderemo e porteremo dietro tutta la vita. Siamo riusciti a dimostrare di essere capaci di raggiungere straordinari risultati raggiunti nel resto del mondo, anche a casa nostra, a Roma, con il grande tifo che ci aveva a volte condizionato”. Lo ha detto il presidente della Fitp Angelo Binaghi nella conferenza di chiusura degli Internazionali d’Italia. “Un grande successo di squadra ma Jasmine è stata commovente, il merito è stato della famiglia, dei genitori, delle persone che l’hanno fatta crescere, del suo staff e anche di Renzo Furlan. Da un punto di vista organizzativo, con Sport e Salute ho dei riscontri molto positivi. Abbiamo migliorato notevolmente l’esperienza, il raddoppio del site ha funzionato, molto più bello, più spazioso, le aree relax sono state molto apprezzate, la prova positiva con grandi artisti e cantanti e ha reso l’esperienza molto più piacevole. Abbiamo migliorato l’esperienza e siamo riusciti ad adattare il site a questa passione straripante degli italiani nei confronti del tennis”, ha aggiunto Binaghi.
"Sinner ha usato il suo Fort Apache agli Internazionali? E’ stato molto più equilibrato di noi. Il Fort Apache lo ha utilizzato spesso, ma non sempre", ha detto sorridendo Binaghi che guarda avanti per il torneo. “Quinto Slam per Roma? Dipende da circostanze che noi possiamo gestire molto parzialmente, noi dobbiamo pensare a noi stessi, a lavorare per crescere il più possibile, migliorare per imprese come quella di Jasmine e stare attenti e svegli per cogliere le occasioni che si presenteranno. Pur essendo in un momento di grande sviluppo del movimento e va dato onore e merito a Gaudenzi, il più grande dirigente di tennis che l’Italia ha mai avuto, siamo in una situazione molto anomala: in quale altra parte esiste un monopolio che dura da oltre 100 anni? Perché solo 4 i tornei dello Slam e sempre quelli? Perché i punti degli Slam sono sempre il doppio dei tornei Master 1000? Tutte queste cose non credo siano giuste. Cose che preservino i monopoli non aiutano il tennis a crescere”. E' la risposta di Angelo Binaghi, a chi chiede se Roma potrebbe diventare in futuro il quinto Slam del circuito. "Noi faremo la nostra parte, ma non ci dobbiamo dimenticare da dove arriviamo. Questo torneo lo volevamo regalare - ha aggiunto Binaghi-. Noi in federazione non abbiamo il mandato per essere secondi dietro al calcio e dietro gli Slam". Poi sulla possibilità che il Foro Italico diventi un centro tecnico federale ha aggiunto: "Questo è un impianto polifunzionale e ha troppi vincoli affinché diventi tale. Noi poi vorremmo farlo di dimensioni superiori a questa, perché dovrebbe esserlo anche del padel”.
“Ogni volta che venivo nel site e vedevo i tanti ragazzi molto giovani che lavorano all’interno è stata esperienza emozionante che fa ben sperare. Ringrazio tutte l persone della Federazione, di Sport e Salute, e delle forze dell’ordine. E’ stata una edizione straordinaria perché abbiamo avuto l’elezione del nuovo Papa vissuta in diretta nel site ed ha emozionato tutti gli spettatori, abbiamo avuto la presenza dopo tanti anni del presidente Mattarella che ha dato grande considerazione al tennis e a questo torneo”, ha aggiunto il presidente del Sport e Salute Marco Mezzaroma.
“Quando abbiamo presentato l’11 marzo il nuovo site avevamo lavorato su una pagina bianca, una scommessa, un cambio di paradigma ed è stata scommessa che abbiamo vinto. I riscontri avuti dagli operatori e dal pubblico sono stati tutti positivi. Il site è stato notevolmente ampliato, sono stati aumentati i posti a sedere, integrate le aree relax, con grandissima soddisfazione. La visione ha riscosso il successo che tutti speravamo di avere. Il parco del Foro Italico sta diventando un luogo di sport e muldisciplinarietà e stiamo lavorando con tutti i soggetti”, ha aggiunto Mezzaroma.
“Abbiamo investito molto e stiamo continuando a farlo. Abbiamo presentato il rendering, il progetto per la riqualificazione del nuovo centrale, non solo copertura ma ridefinizione architettonica. Era atteso da molti anni e a fine 2027 ci porterà ad avere questo impianto che consentirà di aumentare la capacità di ospitare eventi sportivi, circa 20 diversi eventi, per non parlare di concerti e altro, in un luogo che ha cercato anche di richiamare elementi architettonici del Foro Italico con un investimento di circa 60 milioni, che sia aggiungono ai quasi 100 investiti dal Governo per il Parco del Foro Italico, per arrivare allo stadio dei Marmi. E’ stata una grossa scommessa che abbiamo deciso di intraprendere. Lo stadio dei Marmi sarà pronto per il Golden Gala del 6 giugno. Il 10 giugno inizieremo un’ulteriore opera di riqualificazione delle gallerie sotterrane e la predisposizione del museo dedicato a Pietro Mennea”, ha proseguito Mezzaroma. “E stiamo studiando soluzioni che prevedono la non presenza della Grand Stand Arena in futuro. Abbiamo dimostrato di poterci adeguare alle condizioni che cambiano. Noi siamo al centro di Roma, tutta questa manifestazione potrebbe essere trasferita altrove ma non avrebbe lo stesso sapore", ha aggiunto Mezzaroma. In futuro l’uso anche dello stadio Olimpico? Possiamo adeguarci alle condizioni che cambiano”.
Leggi tutto: Binaghi: "Edizione memorabile degli Internazionali, Paolini commovente"
(Adnkronos) - "Oggi Papa Leone XIV inizia il suo Ministero petrino. C'è un legame indissolubile tra l'Italia e il Vicario di Cristo", scrive sui social la premier Giorgia Meloni, presente in Piazza San Pietro per la cerimonia di intronizzazione del Pontefice.
"Il popolo italiano guarderà a lui e alla Chiesa come guide e punti di riferimento, in questo complesso tornante della storia", conclude la presidente del Consiglio.
Leggi tutto: Papa Leone XIV, Meloni: "Legame indissolubile tra Italia e il Vicario di Cristo"
(Adnkronos) - Clamorosa impresa di Massimo Stano a Podebrady, Repubblica Ceca: trionfa agli Europei a squadre con il primato mondiale dei 35 km di marcia in 2h20:43. Sgretolato di quasi un minuto il precedente record del canadese Evan Dunfee stabilito in marzo (2h21:40).
Leggi tutto: Massimo Stano, record del mondo dei 35 km marcia
(Adnkronos) - Un pedone è stato investito e ucciso oggi, domenica 18 maggio, a Roma. Lo schianto mortale nella notte sulla via Prenestina, subito dopo l'intersezione con Largo Preneste, direzione Viale Palmiro Togliatti. Sul posto sono intervenute le pattuglie del V Gruppo Casilino della Polizia Locale di Roma Capitale. La vittima non aveva documenti di identità con sé. Il conducente della moto, italiano di 20 anni, è stato trasportato per le cure mediche all'ospedale San Giovanni, dove è stato anche sottoposto agli accertamenti di rito. In corso le indagini per ricostruire l'esatta dinamica di quanto accaduto.
Leggi tutto: Roma, pedone investito e ucciso da moto in via Prenestina
(Adnkronos) - Vladimir Putin ha ribadito oggi, domenica 18 maggio, di voler "eliminare" le "cause" del conflitto in Ucraina e "garantire la sicurezza" della Russia. "L'obiettivo di Mosca - ha dichiarato il presidente della Federazione Russa intervenendo alla televisione pubblica - consiste nell'eliminare le cause che hanno provocato questa crisi, creare le condizioni di una pace duratura e garantire la sicurezza dello Stato russo".
Continua, intanto, il conflitto. E' di almeno due civili ucraini uccisi il bilancio di uno degli attacchi più intensi condotti dalla Russia dall'inizio della guerra, secondo l'Aeronautica militare ucraina, che ha segnalato l'impiego di 273 droni tra sabato sera e le prime ore di questa mattina. Un attacco notturno nella capitale ucraina, Kiev, ha ucciso una donna di 28 anni e ferito altre tre persone: un uomo di 59 anni, una donna di 61 anni e un bambino di 4 anni, ha dichiarato il governatore regionale Mikola Kalashnik in un post su Telegram.
In precedenza, il governo regionale di Donetsk aveva riferito sulla stessa piattaforma che una serie di attacchi aerei militari russi sul suo territorio avevano causato la morte di una persona e il ferimento di almeno altre otto. La vittima è una donna di 27 anni, secondo un messaggio diffuso dal governatore della regione, Vadim Filashkin, che ha specificato che tra i feriti c'è anche un minorenne.
In una dichiarazione pubblicata sul suo account Telegram, l'Aeronautica militare ucraina ha affermato che gran parte dell'attacco è stata respinta "da missili antiaerei, unità di guerra elettronica e gruppi di fuoco mobili delle Forze di difesa ucraine". "Alle 8 di stamattina, 88 droni d'attacco Shahed e altri tipi di droni sono stati confermati abbattuti nell'est, nel nord e nel centro del Paese", si legge nella dichiarazione militare ucraina, "e altri 128 droni sono stati persi in volo senza conseguenze negative".
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(Adnkronos) - La Difesa civile della Striscia di Gaza ha denunciato oggi la morte di 33 persone, "di cui oltre la metà bambini", nei raid israeliani contro l'enclave. Il portavoce dell'organizzazione di primo soccorso, Mahmoud Bassal, ha parlato di "81 martiri negli attacchi israeliani dopo la mezzanotte e all'alba in diverse zone della Striscia di Gaza".
Intanto al Arabiya conferma la morte del fratello del leader di Hamas Yahia Sinwar, vittima di un raid israeliano condotto nei giorni scorsi contro la Striscia di Gaza. L'emittente cita sue fonti secondo cui il corpo di Mohammed Sinwar e di dieci dei suoi collaboratori è stato trovato all'interno di un tunnel a Khan Yunis. Morto anche Mohammed Shabana, comandante della Brigata Rafah di Hamas.
Il vicepresidente americano, JD Vance, è atteso in visita in Israele martedì. A riferirne è l'emittente israeliana Canale 12 ricordando come il presidente Donald Trump non avesse incluso una tappa in Israele nel corso del suo viaggio nel Golfo la scorsa settimana. La notizia della visita arriva all'indomani dell'avvio in Qatar di un nuovo round di negoziati tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, scrive il Times of Israel.
Gli Houthi hanno rivendicato oggi il lancio di due missili contro l'aeroporto di Tel Aviv, dopo che le forze di difesa israeliane hanno fatto sapere di averne intercettato uno lanciato dalla penisola arabica. Il portavoce del gruppo filoiraniano yemenita, Yahya Saree, ha sostenuto che i militanti hanno lanciato "due missili balistici" contro l'aeroporto Ben Gurion e ha promesso che gli attacchi continueranno fino a quando "non sarà rimosso l'assedio" a Gaza.
Leggi tutto: Raid israeliani sulla Striscia: 81 morti. Trovato corpo Mohammed Sinwar a Gaza
(Adnkronos) - La Difesa civile della Striscia di Gaza ha denunciato oggi la morte di 33 persone, "di cui oltre la metà bambini", nei raid israeliani contro l'enclave. Il portavoce dell'organizzazione di primo soccorso, Mahmoud Bassal, ha parlato di "33 martiri negli attacchi israeliani dopo la mezzanotte e all'alba in diverse zone della Striscia di Gaza".
Intanto al Arabiya conferma la morte del fratello del leader di Hamas Yahia Sinwar, vittima di un raid israeliano condotto nei giorni scorsi contro la Striscia di Gaza. L'emittente cita sue fonti secondo cui il corpo di Mohammed Sinwar e di dieci dei suoi collaboratori è stato trovato all'interno di un tunnel a Khan Yunis. Morto anche Mohammed Shabana, comandante della Brigata Rafah di Hamas.
Gli Houthi hanno rivendicato oggi il lancio di due missili contro l'aeroporto di Tel Aviv, dopo che le forze di difesa israeliane hanno fatto sapere di averne intercettato uno lanciato dalla penisola arabica. Il portavoce del gruppo filoiraniano yemenita, Yahya Saree, ha sostenuto che i militanti hanno lanciato "due missili balistici" contro l'aeroporto Ben Gurion e ha promesso che gli attacchi continueranno fino a quando "non sarà rimosso l'assedio" a Gaza.
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(Adnkronos) - Urne aperte in Romania per il secondo turno delle elezioni presidenziali. Il ballottaggio è tra il George Simion, leader del partito di ultradestra Aur, e Nicusor Dan, sindaco centrista di Bucarest. Al primo turno il primo aveva ottenuto il 40,9% dei voti contro il 20,9% del secondo. I sondaggi degli ultimi giorni indicavano un esito incerto della sfida, con una rilevazione che dava in testa Simion, un'altra Dan, mentre una terza li dava praticamente alla pari.
Al voto sono chiamati circa 18 milioni di elettori, oltre a un milione di romeni residenti all'estero, le cui indicazioni di voto non sono state conteggiate nei sondaggi. Le urne si chiuderanno alle 20, con i primi risultati parziali - che seguiranno gli exit poll - attesi intorno alle 22 (SPECIALE ADNKRONOS).
(Adnkronos) - Jannik Sinner sfida oggi, domenica 18 maggio, Carlos Alcaraz nella finale degli Internazionali d'Italia 2025 per il titolo e per un assegno non indifferente. In carriera, Sinner ha incassato quasi 40 milioni di dollari di soli premi. Nella stagione attuale, caratterizzata da 3 mesi di stop, si è aggiudicato 2,1 milioni grazie al trionfo agli Australian Open.
Il tennista azzurro oggi affronta lo spagnolo nell'ultimo atto del Masters 1000 di Roma dopo aver eliminato, rimontando, Tommy Paul in semifinale, mentre Alcaraz ha superato Lorenzo Musetti. Dopo i tre mesi di squalifica per il caso Clostebol, Sinner ha quindi l'occasione per tornare a vincere nel torneo 'di casa'. Ma quanto guadagnerebbe Jannik in caso di successo?
Con l'accesso alla finale degli Internazionali d'Italia Sinner si è già garantito una buona fetta del montepremi messo in palio dall'organizzazione del torneo per il tabellone maschile. Ecco i premi garantiti alle tenniste in base ai risultati nel Masters 1000 di Roma:
Primo turno: € 20.820
Secondo turno: € 30.895
Terzo turno: € 52.925
Ottavi: € 90.445
Quarti: € 165.670
Semifinale: € 291.040
Finalista: € 523.870
Campione: € 985.030
Sinner, dunque, è già sicuro di intascare oltre 523mila euro, ma potrebbe superare i 985mila in caso di vittoria contro Carlos Alcaraz.
Leggi tutto: Sinner, oggi la finale degli Internazionali: quanto guadagna se vince
(Adnkronos) - Due persone sono morte e altre 19 sono rimaste ferite, di cui due in modo grave, oggi, nello schianto di una nave scuola della Marina messicana contro il ponte di Brooklyn. "La nave della Marina messicana Cuauhtémoc ha perso potenza e ha colpito il ponte di Brooklyn”, ha scritto il sindaco di New York Eric Adams, precisando che lo scontro è avvenuto nella serata di sabato e che a bordo si trovavano in totale 277 persone. Secondo quanto riferito, la cima dei tre alberi del veliero si è schiantata contro la campata del ponte e si è parzialmente sgretolata mentre navigava lungo l'East river.
Leggi tutto: Usa, nave scuola messicana contro ponte di Brooklyn: 2 morti e 19 feriti
(Adnkronos) - Due persone sono morte e altre 19 sono rimaste ferite, di cui due in modo grave, oggi, nello schianto di una nave scuola della Marina messicana contro il ponte di Brooklyn. "La nave della Marina messicana Cuauhtémoc ha perso potenza e ha colpito il ponte di Brooklyn”, ha scritto il sindaco di New York Eric Adams, precisando che lo scontro è avvenuto nella serata di sabato e che a bordo si trovavano in totale 277 persone.
Secondo quanto riferito, la cima dei tre alberi del veliero si è schiantata contro la campata del ponte e si è parzialmente sgretolata mentre navigava lungo l'East river.
(Adnkronos) - Jasmine Paolini e Sara Errani in finale nel doppio femminile agli Internazionali d'Italia 2025. Le due azzurre, campionesse in carica al Masters 1000 di Roma e medaglia d'oro olimpica, sfidano oggi, domenica 18 maggio, nell'ultimo atto del torneo la coppia formata dalla russa Veronika Kudermatova e la belga Elise Mertens.
La sfida tra Paolini-Errani e Kudermatova-Mertens è in programma oggi, domenica 18 maggio, alle ore 12. Tra le due coppie c'è un solo precedente, che risale allo scorso aprile, con le azzurre che uscirono sconfitte in due set agli ottavi di finale del Masters 1000 di Madrid.
La finale tra Paolini-Errani e Kudermatova-Mertens sarà trasmessa in diretta televisiva sui canali SkySport. Il match sarà disponibile anche in streaming su NOW e sull'app SkyGo.
(Adnkronos) - Il Napoli torna in campo sognando lo scudetto. Oggi, domenica 18 maggio, gli azzurri affrontano il Parma al Tardini nella penultima giornata di Serie A. Dopo il pareggio contro il Genoa, la squadra di Conte non può più sbagliare per restare davanti all'Inter nella volata tricolore (azzurri a quota 78, uomini di Inzaghi fermi a 77). Dall'altra parte, i gialloblù vanno a caccia di punti decisivi in ottica salvezza (la squadra di Chivu è a quota 32, +4 sulla terzultima).
Ecco le probabili formazioni di Parma-Napoli, in campo alle 20.45:
Parma (3-5-2): Suzuki; Delprato, Leoni, Balogh; Hainaut, Hernani, Keita, Sohm, Valeri; Pellegrino, Bonny. All. Chivu.
Napoli (4-4-2): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Olivera, Spinazzola; Politano, Anguissa, Gilmour, McTominay; Lukaku, Raspadori. All. Conte.
Parma-Napoli sarà visibile in esclusiva su Dazn. Per gli abbonati a Sky con Zona Dazn, partita disponibile anche al canale 214. La partità sarà visibile in streaming su Sky Go, Now e Dazn.
Leggi tutto: Parma-Napoli: orario, probabili formazioni e dove vederla in tv
(Adnkronos) - La Formula 1 torna in pista con il settimo appuntamento della stagione. Oggi, domenica 18 maggio, si corre il Gran Premio di Imola sul circuito Enzo e Dino Ferrari. Si tratta del primo Gp della stagione in Europa. Ecco orario e dove vedere la gara.
In classifica comanda Oscar Piastri (McLaren) con 131 punti, seguito dal compagno di squadra Lando Norris a 115. Al terzo posto ecco il campione del mondo in carica, Max Verstappen (RedBull), con 99 punti. Faticano le Ferrari di Charles Leclerc (quinto con 53 punti) e Lewis Hamilton (settimo con 41 punti).
Oggi, domenica 18 maggio, la Formula 1 fa tappa in Emilia Romagna per il Gran Premio di Imola. Il Gran Premio partirà alle ore 15.
Tutti gli appuntamenti del Gp di Imola sono trasmessi su Sky Sport Uno, Sky Sport F1, Sky Sport 4K e in streaming su Now e Sky Go. La gara sarà visibile anche in chiaro, gratis e in diretta su Tv8.
Leggi tutto: F1, oggi il Gp di Imola: orario e dove vederlo in tv (anche in chiaro)
(Adnkronos) - Inizia ufficialmente oggi, domenica 18 maggio, il ministero petrino di Papa Leone XIV. Il rito, come spiega l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, prevede diversi momenti di valore simbolico nei quali spiccano le antiche insegne episcopali ‘pettine’: il Pallio e l’Anello del Pescatore.
Il Pallio: è un paramento liturgico realizzato con lana di agnelli. Rievoca il buon Pastore, che pone sulle proprie spalle la pecorella smarrita, e la triplice risposta di Pietro alla richiesta di Gesù risorto di pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle. Come scrive Simeone di Tessalonica nel De sacris ordinationibus, “indica il Salvatore che incontrandoci come la pecora perduta se la carica sulle spalle, e assumendo la nostra natura umana nella Incarnazione, l’ha divinizzata, con la sua morte in croce ci ha offerto al Padre e con la risurrezione ci ha esaltato”. Si tratta di una stretta fascia che si appoggia sulle spalle, sopra la casula, la veste liturgica. Ha due lembi neri pendenti davanti e dietro, è decorata con sei croci nere di seta - una su ogni capo che scende sul petto e sul dorso e quattro sull’anello che poggia sulle spalle - ed è guarnita, davanti e dietro, con tre spille che raffigurano i tre chiodi della croce di Cristo.
L’Anello del Pescatore - ha la valenza specifica dell’anello-sigillo che autentica radicalmente la fede, compito affidato a Pietro di confermare i suoi fratelli. Viene detto anello “del Pescatore” perché Pietro è l’Apostolo che, avendo avuto fede nella parola di Gesù, dalla barca ha tratto a terra le reti della pesca miracolosa.
La liturgia ha inizio all’interno della Basilica Vaticana. Il Romano Pontefice scende, con i Patriarchi delle Chiese Orientali, al Sepolcro di San Pietro, vi sosta in preghiera e poi lo incensa. Questo momento sottolinea lo stretto legame del Vescovo di Roma all’Apostolo Pietro e al suo martirio, proprio nel luogo in cui il primo Vicario di Cristo ha confessato con il sangue la sua fede, insieme a tanti altri cristiani che con lui hanno dato la stessa testimonianza.
Due diaconi prendono, poi, il Pallio, l’Anello del Pescatore e il Libro dei Vangeli e si avviano in processione verso l’Altare della celebrazione, sul sagrato, in piazza San Pietro. Leone XIV risale sul sagrato della Basilica di S. Pietro e si unisce alla processione, mentre si cantano le Laudes Regiæ - canto litanico - con l’invocazione della intercessione dei Pontefici santi, dei martiri e dei santi e delle sante della Chiesa Romana. Dal cancello centrale della Basilica Vaticana pende l’arazzo della pesca miracolosa, in cui è raffigurato il dialogo di Gesù con Pietro, a cui si fa esplicito riferimento nella liturgia della Parola e nei testi della celebrazione. È la riproduzione di quello in manifattura fiamminga, realizzato per la Cappella Sistina su un cartone di Raffaello Sanzio e conservato nei Musei Vaticani. Presso l’Altare, invece, è collocata l’effigie della Madonna del Buon Consiglio del Santuario mariano di Genazzano.
Segue il rito per la benedizione e l’aspersione dell’acqua benedetta, essendo una domenica di Pasqua. Successivamente viene cantato il Gloria al quale segue l’orazione colletta, con il richiamo al disegno del Padre di edificare la sua Chiesa su Pietro. Comincia, dunque, la Liturgia della Parola. La Prima Lettura, pronunciata in spagnolo, è un brano degli Atti degli Apostoli (At 4, 8-12) in cui Pietro annuncia che Cristo è “la pietra scartata dai costruttori”. Enunciato in italiano, il Salmo responsoriale (Sal 117 [118]) riprende il tema della “pietra” - “La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo” -, mentre la Seconda Lettura, letta in inglese, tratta dalla Prima Lettera di Pietro (1 Pt 5, 1-5. 10-11), evidenzia il legame che intercorre tra Pietro, la Chiesa di Roma e il ministero del suo Successore. Il Vangelo, una pagina di Giovanni proclamata in latino e in greco (Gv 21, 15-19), è quello della triplice domanda di Gesù a Pietro di pascere i “suoi agnelli” e le “sue pecorelle”, ed è uno dei testi che fondano tradizionalmente lo speciale e personale compito conferito a Pietro nel gruppo dei dodici apostoli.
Alla fine dell’annuncio del Vangelo, si avvicinano a Leone XIV tre cardinali dei tre ordini (diaconi, presbiteri e vescovi) e di continenti diversi: il primo gli impone il Pallio, il secondo chiede, con una speciale preghiera, la presenza e l’assistenza del Signore sul Papa, il terzo pronuncia, pure lui, un’orazione, invocando Cristo, “pastore e vescovo delle nostre anime”, che ha edificato la Chiesa sulla roccia di Pietro, e dallo stesso Pietro è stato riconosciuto “Figlio del Dio vivente”, perché sia lui a dare al nuovo Pontefice l’Anello-sigillo del Pescatore, e poi gli consegna l’Anello del Pescatore. Questo momento si conclude pregando lo Spirito Santo perché arricchisca il nuovo Pontefice di forza e mitezza nel conservare i discepoli di Cristo nell’unità della comunione, poi il Papa benedice l’assemblea con il Libro dei Vangeli, mentre si acclama in greco: “Ad multos annos!”.
Dopo il simbolico rito dell’ 'obbedienza' prestata al Papa da dodici rappresentanti di tutte le categorie del popolo di Dio, provenienti da varie parti del mondo, la celebrazione prosegue con l’omelia del Pontefice. Poi viene cantato il ‘Credo’, al quale segue la preghiera dei fedeli con cinque invocazioni, in portoghese, francese, arabo, polacco e cinese. Si prega il Signore per la Chiesa, ovunque diffusa sulla terra, per il Romano Pontefice, che inizia il suo ministero, per quanti detengono le responsabilità di governo, per coloro che si trovano nella sofferenza e nel disagio, per la stessa assemblea.
Mentre viene intonato il canto di offertorio “Tu es pastor ovium”, poi, l’orazione sulle offerte del pane e del vino supplica che attraverso il ministero missionario della Chiesa si estendano a tutto il mondo i frutti della redenzione. Leone XIV pronuncia, quindi, la ‘Preghiera Eucaristica’ o “Canone Romano” e successivamente si svolge il rito di comunione, al cui termine il Pontefice chiede a Dio di confermare la Chiesa nell’unità e nella carità e per sé di essere salvato e protetto insieme al gregge che gli è stato affidato. Prima di concludere la celebrazione, il Papa pronuncia una breve allocuzione e dopo il canto del Regina caeli imparte la benedizione solenne che torna sull’immagine biblica della vite e della vigna, applicata alla Chiesa, invocando che il Signore “guardi” e “protegga” il ceppo e la vite da lui piantati, e chiede di far “risplendere” su tutti il suo volto di salvezza.
Leggi tutto: Papa, oggi il rito che dà il via ufficiale al ministero Petrino di Leone XIV
(Adnkronos) - L'uso delle vesti papali, in particolare della mozzetta e della stola pontificia, affonda le sue radici in un contesto storico e liturgico che si sviluppò nel corso dei secoli, raggiungendo una forma codificata solo a partire dalla seconda metà del Quattrocento. Il rito di intronizzazione del Papa, in cui queste vesti giocano un ruolo cruciale, è uno dei momenti più significativi del pontificato. Per comprendere appieno il significato e la simbologia di questi abiti, è essenziale esplorare il lungo percorso storico che ha portato alla definizione del loro utilizzo, a partire dall'epoca carolingia.
L'utilizzo dei colori rosso e bianco per gli abiti pontifici è un elemento centrale nel cerimoniale di intronizzazione. Questi colori non sono scelti a caso, ma rispecchiano un lungo processo di imitazione dell'Imperium, che si sviluppò dopo il distacco del papato dalla potenza bizantina e la sua graduale ascesa come potenza temporale nell'Occidente.
La simbologia del bianco e del rosso, infatti, affonda le radici nell'imperialismo romano, rispecchiando l'adozione delle insegne imperiali da parte del Papa, come sancito nel Constitutum Constantini, la Donazione di Costantino. Tale documento, che probabilmente è stato redatto tra la seconda metà dell'VIII secolo e la prima metà del successivo, secondo il filologo umanista Lorenzo Valla, stabilisce tra l'altro il passaggio delle insegne imperiali per la 'pars occidentis' dell'impero dall'imperatore Costantino al Papa Silvestro. Tra queste insegne troviamo il phrygium, la clamis purpurea, cioè il mantello di porpora, e gli imperialia scectra, che già a partire dal IX secolo cominciano a svolgere un ruolo nei riti d'insediamento del nuovo Pontefice.
La progressiva importanza che si darà al rito di intronizzazione e di coronazione, come pure il fatto che alcune elezioni avvenivano fuori Roma, introdussero, accanto all'atto formale di adozione di un nuovo nome da parte del Papa, l'uso di ammantare, subito dopo l'elezione, con la cappa rubea, o purpurea, il neo eletto Pontefice. Il primo esempio di immantatio si ebbe con Leone IX, eletto a Worms nel 1048. Fu con Gregorio VII che questo rito apparve con certezza a Roma, al momento della sua elezione nel 1073. Tale atto è documentato per Vittore III (1086-1087), Urbano ii (1088-1099) e Pasquale ii (1099-1118).
Guglielmo Durando riferirà nel suo Rationale divinorum officiorum, scritto verso il 1286, che oltre agli ornamenti tipici del vescovo, il Romano Pontefice poteva far uso della corona e del manto di porpora, in quanto l'imperatore Costantino consegnò al beato Silvestro tutte le insegne dell'impero romano: "Su concessione dell'imperatore Costantino, il Pontefice Romano, può portare la clamide purpurea e la tunica scarlatta e tutti gli indumenti imperiali: scettri, stendardi e ornamenti, la croce lo precede ovunque andrà per indicare che a Lui, più che ad ogni altro si confà il detto dell'Apostolo: non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, e perché sappia che deve imitare il crocifisso".
Per tale ragione il Pontefice esibisce tutto questo apparato anche nelle grandi processioni, come un tempo usavano fare gli imperatori. Il rituale di intronizzazione del Romano Pontefice prevedeva, in una forma che si era ormai andata stabilizzandosi, che il priore dei diaconi ammantasse il neo eletto Pontefice con il manto rosso simbolo di potere di origine chiaramente imperiale. Accanto all'uso del manto rosso, come distintivo dell'autorità pontificia, si affianca l'uso della veste bianca. Filippo Bonanni, nella sua opera Della Sacra Gerarchia spiegata nei suoi abiti civili ed ecclesiastici (Roma, 1720), riferirà di una tradizione, abbastanza diffusa ancora nel 1700, che attribuirebbe all'apparizione di una bianca colomba al momento del martirio di san Fabiano la ragione dell'adozione dell'abito bianco del Pontefice. Tradizioni o leggende a parte, l'uso del Pontefice di indossare una veste bianca è antichissimo. Bonanni porta l'esempio di Papa Vittore III, che, eletto nel 1086, fece resistenza a indossare la veste bianca prima della clamide purpurea.
Ancora una volta Guglielmo Durando offrirà quella che da molti è ritenuta l'interpretazione simbolica più completa dei colori bianco e rosso della veste papale: "Il Sommo Pontefice appare sempre vestito di un manto rosso all'esterno, ma all'interno è ricoperto di veste candida, perché il bianco significa innocenza e carità, il rosso esterno simbolizza invece il sangue di Cristo.(...) Il Papa rappresenta infatti la Persona (il Cristo) che per noi rese rosso il suo indumento". La veste esterna, il manto rosso, diviene simbolo del sacrificio di Cristo, la veste bianca rinvia alla purezza dei costumi e alla santità della vita. Durando afferma anche che la veste detta pluviale o cappa si pensa derivi dalla tunica descritta nell'Antico Testamento: come quella era adorna di sonagli, questo lo è di frange, che rappresentano le fatiche e le preoccupazioni di questo mondo. In tale descrizione si trova concorde con quella di Domenico Macri, che nel suo Hierolexicon (Venezia 1765) associa il manto papale e il piviale al mandýa greco.
Il primo cerimoniale papale che si sofferma in modo sistematico su tali vesti del Pontefice è quello redatto per Gregorio X (tra il 1272 e il 1273), mentre gli ordines precedenti ricordano chiaramente solo il colore del manto rosso con il quale il priore dei diaconi ammantava il neo eletto Pontefice. I colori bianco e rosso rendono così visibile ciò che il Papa rappresenta: la persona di Cristo e la Chiesa suo corpo mistico. Tali indumenti e colori, usati fin dal momento dell'elezione del Romano Pontefice, con la loro simbologia cristica e imperiale allo stesso tempo, verranno codificati dai cerimoniali del periodo avignonese (in particolare il cosiddetto cerimoniale Long), da quello dello Stefaneschi, che è stato scritto nella fase di rientro a Roma, e da quello del Patriarca Pietro.
Infine, troverà una codificazione precisa nel cerimoniale redatto da Agostino Patrizi-Piccolomini e da Giovanni Burcardo. Questo disporrà che il neo-eletto Pontefice, indossata la veste bianca - di lino o altra stoffa a seconda della stagione - venisse ammantato del manto rosso pontificio dal cardinale priore dei diaconi, conservando la stola indossata secondo il rispettivo ordine di appartenenza, o senza, qualora l'eletto non fosse insignito neanche dell'ordine diaconale, e con la mitra di lama sul capo. Così rivestito il nuovo Papa, posto in trono nel luogo dell'elezione, riceveva la prima obbedienza dei cardinali: rituale, questo, che pur con qualche differenziazione riguardo ai momenti è stato conservato sino a tempi recenti. Tale veste diveniva così abituale per le occasioni pubbliche e solenni del Papa, non solo in quelle strettamente liturgiche, ma anche quando riceveva l'imperatore e i sovrani in solenne udienza e durante i concistori pubblici per la creazione di nuovi cardinali, per le solenni cavalcate per l'Urbe, in particolare per la presa di possesso di San Giovanni in Laterano, che seguiva la coronazione in San Pietro.
Circa la forma e la foggia del manto e della veste in epoca medioevale si sono fatte molte speculazione e un certo aiuto può venire dal patrimonio iconografico. Bonanni conviene nel definire tale manto rosso come contrassegno della dignità pontificia. Del resto, egli aggiunge che i vocaboli "di manto, cappa e peviale vogliono significare nelli rituali le vesti adoperate dalli Pontefici nelle funzioni sacre e non comunemente", concludendo semplicemente: "se di tal forma o di tal colore si usasse dalli pontefice anticamente non l'ho potuto ricavare appresso alcuno autore, ne riconoscere in alcuna pittura antica posso solo dire che il Pontefice quando era eletto gli si poneva indosso la clamide rossa, altri dicono manto, altri veste pontificia o spesse volte il peviale, come oggi si fa".
Il Papa usava anche una cappa rossa, sul modello di quella dei cardinali, ma aperta davanti e con ampio cappuccio, che durante il periodo avignonese fu foderata di ermellino. Tale cappa era indossata di rado: nel mattutino di Natale, in quelli della Settimana Santa ed in poche altre occasioni. Cadde presto in disuso e fu sostituita dal manto, che il Papa utilizzava ogni qualvolta assisteva alle cappelle papali, usandolo bianco, quando era prescritto tale colore liturgico, e rosso in tutte le altre circostanze. Nel caso di uso della cappa da parte del Papa, non era prevista l'assistenza dei cardinali diaconi.
Il periodo avignonese introdusse alcune novità, non solo nella liturgia papale, con l'introduzione del concetto di "cappella" - da cui nasce, tra l'altro, il tribunale della Rota Romana, formato dai cappellani auditores Domini Papae, a conferma dell'importante ruolo liturgico svolto dai prelati uditori di Rota fino alla riforma della cappella papale attuata nel 1968 in ossequio alla Pontificalis domus di Paolo VI - quale oggi, pur riformato, conosciamo; ma anche nel vestiario del Papa, non discostandosi però sul piano della simbologia dei colori bianco e rosso dal periodo precedente. Tale novità è l'utilizzo della mozzetta.
La mozzetta, veste ecclesiastica propria del Papa e di altre dignità, è aperta sul davanti e viene chiusa con una bottoniera, si porta sulle spalle e copre anche il petto e porzione delle braccia. Solo in quella papale sopravvive un piccolo cappuccio, avanzo di uno più ampio che si portava per coprirsi il capo. La mozzetta, nella foggia che conosciamo oggi, non è veste particolarmente antica in quanto, come sopra accennato, la veste pubblica del Papa era il manto e la veste bianca. Bonanni riferisce che la mozzetta "usasi dal Sommo Pontefice, sempre ed in pubblico sopra la veste talare il rocchetto, chiamato volgarmente camisa romana (di maniche strette sempre di lino bianco e di forma quasi talare), poi reso più corto", e aggiunge che tale corta veste non fosse usata anticamente dai Sommi Pontefici i quali oltre la tonaca bianca ricevevano il manto.
Il cappuccio (mozzetta), il cui uso fu iniziato appunto in Francia, deve intendersi quale aggiunta alla veste abituale del Papa, simile a quella dei cardinali, come annotato in un diario riportato da Bonanni e da Gaetano Moroni nel suo Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica (Venezia, 1857): "erat autem per ea tempora mantellum hoc Pontificis simile omnino cardinalium vesti, quam vulgo dicimus mantellectum, longum tamen ad talos descendens, et rubeum sempre et caputium, quod imponebatur mantelletto, similiter rubrum tale erat, quod caput operiens humeros pectus, et brachia simul integre ambiebat, vestimenti genus ad aeris injurias repellendas per accommodatum, et ad fovedum aptissimum, namet in hyeme variis pellibus fulciebatur. Hoc igitur indumenti genere mantello scilicet et caputio inter proprios lares, est extra etiam in actionibus quibuscuinque non tamem sacris usi Pontifices fere usque ad Leonen X".
In questo diario si aggiunge che se la stagione era calda si deponeva il mantelletto e si usava mantenere il cappuccio (mozzetta) sopra il rocchetto in quanto occorreva conservare al Sommo Pontefice il colore bianco e quello di porpora, per significare la sua somma dignità. Così fu mantenuto, anche al rientro a Roma, l'uso del rocchetto e del cappuccio (ora mozzetta) con l'unito piccolo cappuccio, in ricordo dell'antico, che non si usava più per coprire il capo. Tale funzione era stata assunta dal berrettino ugualmente rosso, il camauro. Domenico Giorgi, nel suo Gli abiti sagri del Sommo Pontefice Paonazzi, e Neri in alcune solenni funzioni della Chiesa, giustificati degli antichi rituali, e degli scrittori ecclesiastici (Roma, 1727), dopo aver affermato che la veste interiore fu sempre bianca, laddove l'esteriore, cioè la mozzetta detta cappa rubea, fu sempre rossa, osserva che i Pontefici non hanno mai avuto l'abitudine di intervenire alle sacre funzioni vestiti di abiti familiari; quindi conviene con Bonanni che il mantello e il cappuccio, abiti non sacri e ignoti agli antichi Pontefici, furono per la prima volta introdotti in Francia a motivo dell'intemperie dell'aria, per cui essi tralasciarono di usare l'antico manto pontificio. Inoltre del cappuccio (mozzetta) si servivano i Papi mentre erano ritirati nelle proprie abitazioni e di fuori ancora, in ogni funzione, ma non in quelle sacre e molto meno solenni con gli abiti familiari, ossia di camera.
Tale abito con la stola pontificia diventerà ben presto l'abito pubblico del Sommo Pontefice, ereditando in tale modo, nelle funzioni extra liturgiche, il valore simbolico del manto rosso e della veste bianca. Le vesti che il Sommo Pontefice suole comunemente usare nelle funzioni non sacre pubbliche saranno descritte da monsignor Landucci, sacrista pontificio del XVII secolo: "Due paia di scarpe rosse, una di panno di lana e l'altro di velluto, con croce ricamata d'oro, con un paio bianche con simile croce, due vesti corte bianche, con l'aggiunta di altre due vesti larghe in coda, che chiamasi falda, la quale vien cinta nei lombi con cingoli di seta rossa e fiocchi oro, rocchetto, cappuccio (mozzetta), berrettino di velluto rosso, cappuccio e berrettino di panno, altro di damasco bianco, ugualmente con berrettino di eguale fattura (tutti questi circondate di pelli bianche di armellino), queste saranno senza pelli durante l'estate ed i periodi più caldi, a ciò si aggiungano due piccoli berrettini (zucchetti), l'uno di panno, l'altro di seta, da mettersi, secondo le occasioni, quando si indossi la mitria o il regno (triregno)".
Dalla seconda metà del 1400 l'uso della stola e della mozzetta divenne sempre più frequente e riservato, insieme al rocchetto, al solo Pontefice, quale segno di giurisdizione. Tale abito andò, come detto, sostituendo il manto in alcuni atti solenni. Tra questi atti, forse il più solenne, in cui si vide la sostituzione del manto con l'abito sopra descritto, fu la solenne cavalcata per la presa di possesso della Arcibasilica del Santissimo Salvatore. Infatti, dopo il possesso di Leone X nel 1513, i Papi terminarono di prendere possesso della basilica Lateranense in mitra, o regnum, e manto papale. Il primo Papa a recarsi in mozzetta e stola per la presa di possesso del Laterano fu Clemente VII, l'altro Papa Medici, nel 1525. Il suo successore Paolo III, fece lo stesso, mentre San Pio V indossò anche la falda minore e così anche i suoi successori.
Inoltre, la simbologia dei colori ritornava anche sui finimenti del cavallo utilizzato dai Pontefici, prima che fosse introdotto l'uso della carrozza, in occasione della prese di possesso e di viaggi. Essi, infatti, cavalcavano un cavallo bianco con una gualdrappa rossa. Già in epoca carolingia si introdusse, inoltre, un gesto carico di simboli: il nuovo imperatore nell'abito delle cerimonie di incoronazione imperiale, in segno di sottomissione e di umiltà, conduceva le briglie del cavallo del Papa, per un breve tratto di strada, lo spazio di un tiro d'arco, ripetendo quanto già fece Pipino il breve con Stefano II.
Gaetano Moroni e Giuseppe Novaes, come pure altri autori, ricordano che anche quando il Papa si recava alle cappelle dell'Annunziata, di San Filippo e della Natività, a Santa Maria Maggiore, usciva in mozzetta stola e rocchetto. Moroni aggiunge, poi, che tutte le volte che il Papa assume la mozzetta la porta sempre sul rocchetto, la veste, che può essere di seta o di lana a seconda delle circostanze, la fascia con i fiocchi e la stola (tranne in alcuni casi specifici), con l'aggiunta della falda minore, in particolari circostanze.
Una parola più specifica va spesa infine sull'uso della stola del Sommo Pontefice. Il Papa la utilizzava ogni qualvolta compariva in pubblico o per qualche funzione non strettamente liturgica. Tale stola era lunga sino ad un palmo sotto il ginocchio ed è alquanto unita al petto da un cordone formante un nastro, con due croci laterali. "È tutta ricamata con arabeschi, ossia frangi di foglie e fiori, pendendo dalle estremità lunghe frange. Essa è sempre ricamata d'oro, di colore bianco o rosso, secondoché si usa la mozzetta bianca o rossa, come si prescrive nei rituali, alcune volte più, altre volte meno preziosa, usandola nelle solenni cavalcate ricamata di perle. Solo il Romano Pontefice la porta in segno di Suprema dignità e potestà".
All'uso della stola sulla mozzetta si univa sempre quello della croce papale, che portata dal suddiacono apostolico - un uditore di Rota - e accompagnata dai maestri ostiari di virga rubea, precedeva sempre il Papa in ogni uscita che aveva carattere di ufficialità: l'una e l'altra si adoperavano per Roma, nelle chiese, nei monasteri, nelle visite ai sovrani, e via dicendo. Inoltre un tale abito era previsto quando il Papa si recava per l'Urbe senza andare a celebrare messa, oppure quando viaggiava da un città all'altra, approssimandosi ad entrarvi.
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(Adnkronos) - In attesa dei colloqui telefonici annunciati da Donald Trump con Putin, prima, e con Zelensky, poi, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha anticipato che Russia e Ucraina hanno concordato di "scambiarsi un elenco con le condizioni per la tregua". "E' un lavoro in corso", ha sottolineato, precisando che "sarebbe ora prematuro rivelare dettagli dei colloqui, dal momento che sono in corso e si svolgono a porte chiuse". Peskov ha anche reso noto che un incontro tra Putin e Zelensky ''è possibile'', ma solo ''dopo che le delegazioni raggiungeranno determinati accordi''.
E il Vaticano potrebbe essere la sede dei colloqui di pace tra Russia e Ucraina. Lo ha dichiarato il segretario di Stato americano, Marco Rubio, che a Roma ha incontrato il cardinale Matteo Zuppi prima di dirigersi a Villa Madama per il bilaterale con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Secondo il sito di Sky News, alla domanda se il Vaticano potesse fungere da mediatore di pace, Rubio - prima del colloquio con Zuppi avvenuto presso l'ambasciata americana - ha risposto: "Non lo definirei un mediatore, ma lo è certamente - penso che sia un luogo in cui entrambe le parti si sentirebbero a proprio agio. Quindi parleremo di tutto questo e ovviamente sarò sempre grato al Vaticano per la sua disponibilità a svolgere questo ruolo costruttivo e positivo". Rubio ha anche rilanciato l'appello di Trump per un cessate il fuoco completo in Ucraina, ha spiegato la portavoce del segretario di Stato Usa che ha anche detto di accogliere positivamente l'accordo per lo scambio di prigionieri fra Kiev e Mosca.
Secondo quanto ha dichiarato a Sky News una fonte all'interno della delegazione ucraina, nei negoziati di Istanbul la delegazione mandata da Mosca ha chiesto agli inviati di Kiev che venissero riconosciute come territorio russo cinque regioni ucraine. Durante i colloqui i russi hanno minacciato ''una guerra eterna'' e la delegazione ''non era preparata a discutere i dettagli tecnici di un accordo di cessate il fuoco e stavano aspettando l'approvazione dei loro superiori'', ha aggiunto.
Come condizioni è stato posto ''il ritiro delle truppe ucraine dalle regioni di Donetsk, Zaporizhia, Kherson e Luhansk dell'Ucraina, prima di qualsiasi cessate il fuoco''. Inoltre sul tavolo è stato messo il ''riconoscimento come russe, da parte internazionale, di cinque parti dell'Ucraina'', ovvero la penisola di Crimea annessa nel 2014 e le quattro regioni di Donetsk, Zaporizhia, Kherson e Luhansk.
I russi hanno anche chiesto che ''l'Ucraina diventi uno Stato neutrale, privo di armi di distruzione di massa'' e che ''gli alleati di Kiev non stanzino alcuna delle loro truppe nel Paese''. Infine, sia la Russia, sia l'Ucraina ''rinunciano a richiedere il risarcimento dei danni di guerra'', ha detto la delegazione russa.
Secondo il funzionario ucraino, i negoziatori russi hanno avanzato le richieste verbalmente e non hanno condiviso alcun documento scritto. L'Ucraina ha ieri già bollato come ''inaccettabili'' le richieste di Mosca a Istanbul, affermando che sono una dimostrazione di come la Russia che non prenda sul serio la questione della pace.
Il primo risultato dei colloqui diretti Mosca e Kiev, i primi dal 2022, è stato un accordo per lo scambio di mille prigionieri ciascuno, mille russi in cambio di altrettanti ucraini. "Per il momento, dobbiamo fare ciò che le delegazioni hanno concordato" in Turchia, ha dichiarato Peskov ai giornalisti in risposta alla domanda se fossero previsti altri colloqui per un secondo round. "Questo, ovviamente, significa prima di tutto completare uno scambio di prigionieri di guerra 1.000 per 1.000", ha detto.
Sulla composizione della delegazione russa, ''non si parla di cambiarla, anzi resterà la stessa'', ha spiegato Peskov aggiungendo che i negoziati ''dovrebbero svolgersi a porte chiuse''. "Quando si firmano i documenti su cui le delegazioni devono concordare, la cosa più importante e fondamentale per noi è chi esattamente firmerà questi documenti da parte ucraina", ha detto Peskov ai giornalisti.
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(Adnkronos) - Cinque persone sono morte nella collisione in volo tra due elicotteri, in Finlandia. L'incidente si è verificato nei pressi dell'aeroporto di Eura. Gli elicotteri erano decollati da Tallinn, in Estonia, ed erano diretti a Piikajärvi, a pochi chilometri dal luogo dell'incidente. Uno dei due velivoli trasportava tre persone, l'altro due: si tratterebbe, secondo i media locali, di uomini di affari. Non si sono sopravvissuti.
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