(Adnkronos) - Jasmine Paolini in campo oggi a Cincinnati per la semifinale del torneo Wta in programma il 17 agosto 2025. La tennista azzurra, testa di serie numero 7, nella seconda semifinale in programma nella serata italiana sfida la russa Veronika Kudermetova.
Paolini, in netta ripresa dopo un'estate complicata, è reduce dal prestigioso successo nei quarti di finale ottenuto contro la statunitense Coco Gauff, numero 2 del tabellone, per 2-6, 6-4, 6-3. Kudermetova invece ha dominato la francese Varvara Gracheva per 6-1, 6-2.
Paolini-Kudermetova, orario e precedenti
La sfida tra Paolini e Kudermetova è in programma oggi, giovedì 14 agosto, non prima delle 15 locali, le 21 in Italia Il programma si apre alle 13 locali, le 19 in Italia, con la prima semifinale tra Iga Swiatek e Elena Rybakina.
Paolini e Kudermetova si sono affrontate in 4 precedenti. La tennista di Kazan si è imposta negli ultimi 3 match giocati sempre sul cemento a Cincinnati nel 2021, agli Australian Open 2019 e in Thailandia nel 2017. L'unica vittoria dell'azzurra è arrivata nel 2017 sulla terra battuta in Repubblica Ceca.
Paolini-Krejcikova, dove vederla in tv
Paolini-Kudermetova, come tutte le partite di Cincinnati, sarà trasmessa in diretta televisiva sui canali di Sky Sport, ma sarà visibile, come tutto il tabellone femminile, anche in chiaro su SuperTennis. Il match sarà disponibile in streaming sull'app Sky Go e su NOW, oltre che su SuperTenniX.
Leggi tutto: Paolini-Kudermetova: orario oggi, precedenti e dove vederla in tv (in chiaro)
(Adnkronos) - Carlos Alcaraz in finale nel Masters 1000 di Cincinnati. Lo spagnolo, testa di serie numero 2, in semifinale supera il tedesco Alex Zverev, numero 2 del tabellone, per 6-4, 6-3. Nella finale di lunedì 18 agosto, l'iberico sfiderà l'azzurro Jannik Sinner, numero 1 del mondo, reduce dal successo in 2 set contro il francese Terence Atmane.
Zverev, dopo i problemi fisici nei quarti di finale contro Ben Shelton, si spegne all'inizio del secondo set. Alcaraz cambia marcia a metà del primo parziale, piazzando il break e prendendo le redini del match. Sotto 1-2 all'inizio del secondo set, Zverev ha bisogno dell'intervento del fisioterapista in un lungo timeout medico. Il tedesco di fatto esce dalla partita e Alcaraz chiude senza problemi.
Il 22enne iberico si appresta a giocare la nona finale in un Masters 1000 dopo aver trionfato quest'anno a Montecarlo e Roma. La finale di Cincinnati sarà il 14esimo confronto diretto con Sinner. Alcaraz conduce 8-5 nei precedenti. L'azzurro si è imposto nell'ultimo faccia a faccia, in finale a Wimbledon, mentre l'iberico nel 2025 ha avuto la meglio nelle finali di Roma e del Roland Garros.
(Adnkronos) - Vladimir Putin vuole tutto il Donbass per porre fine alla guerra in Ucraina. E' la richiesta che il presidente russo ha presentato a Donald Trump nel vertice del 15 agosto con il presidente degli Stati Uniti in Alaska. La condizione posta dal leader del Cremlino viene illustrata da New York Times e Cnn, tra gli altri. Il quadro viene delineato sulla base delle informazioni fornite da funzionari europei dopo i colloqui che Trump ha tenuto alla conclusione del summit.
Nel vertice durato circa 3 ore, si è discusso di ''scambi di territori'', come ha detto ripetutamente il presidente americano. Se ottenesse il controllo del Donbass, Putin sarebbe disposto a congelare il fronte nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia con l'impegno a non attaccare ulteriormente l'Ucraina o altri paesi europei. La ricostruzione, però, non può trascurare le affermazioni del presidente russo in sala stampa dopo il meeting: Putin ha fatto nuovamente riferimento alla necessità di eliminare le "radici" della crisi. Traduzione: ridimensionamento dell'apparato militare di Kiev, Ucraina mai nella Nato e in prospettiva stato neutrale.
Sarebbero queste, quindi, le condizioni che il presidente ucraino dovrebbe accettare per arrivare ad un accordo di pace, obiettivo che Trump considera prioritario rispetto ad un cessate il fuoco. Casa Bianca e Cremlino, in tal senso, sono allineati: meglio un'intesa che ponga fine al conflitto in maniera permanente, senza passare per una tregua intermedia.
Proprio la parziale inversione di rotta del presidente americano, partito per l'Alaska con il cessate il fuoco in cima all'agenda, sarà oggetto di discussione lunedì, quando Zelensky sarà a Washington per un faccia a faccia alla Casa Bianca.
Se l'incontro dovesse andare bene, a differenza della lite andata in scena nello Studio Ovale a febbraio, Trump si attiverebbe per organizzare in tempi brevissimi - magari entro il 22 agosto - un trilaterale con Putin e Zelensky. Dettagli dai media Usa: lunedì accanto a Trump ci sarà anche il vicepresidente JD Vance, che 6 mesi fa accese la miccia della discussione rimproverando Zelensky: "Non ha mai detto grazie".
Il leader ucraino, che alla Casa Bianca il 18 agosto potrebbe essere 'scortato' da un leader europeo, si presenterà con una linea rigida ma non inflessibile: non appare disposto a soddisfare integralmente la richiesta di Putin ma non chiuderebbe per principio la porta a discussioni.
Zelensky e le domande a Trump: perché dice no a cessate il fuoco?
Se la cessione di territori viene periodicamente esclusa a parole, è inevitabile confrontarsi con la situazione reale sul campo: la Russia spinge in particolare nel Donetsk e controlla una quota rilevante della regione. "Se i russi non mostrano la volontà di rispettare il semplice ordine di fermare gli attacchi, servirà uno sforzo molto più grande per convivere in pace con i vicini", dice Zelensky, mostrando uno scetticismo di fondo: la dilatazione dei tempi, con negoziati e trattative complicate, consente a Putin di continuare a martellare e offre alla Russia tempi supplementari per sviluppare la propria offensiva.
Il presidente ucraino, scrive il New York Times, a Washington si presenterà anche per chiedere chiarimenti: Kiev non comprende perché Trump abbia così velocemente abbandonato la richiesta del cessate il fuoco, da lui più volte ribadita anche poche ore prima del vertice con il leader russo. C'è anche un altro punto attualmente avvolto dalla nebbia: le fonti citate dal Times affermano che non è chiaro che tipo di garanzie di sicurezza potranno dare i partner della Nato all'Ucraina.
"La nostra posizione è: prima il cessate il fuoco, poi tutto il resto", dice intanto Serhiy Leshchenko, consigliere del presidente, alla tv di Kiev. Se i combattimenti continuano durante i colloqui, ci saranno "grandi rischi per l'Ucraina di essere ricattata", ammonisce Leshchenko.
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(Adnkronos) - Oggi, domenica 17 agosto, saranno trascorsi 15 anni dalla morte di Francesco Cossiga, che proprio quaranta anni fa, il 24 giugno del 1985, veniva eletto, al primo scrutinio, con 752 voti, Presidente della Repubblica, iniziando il mandato il successivo 3 luglio. Il presidente 'picconatore', come fu poi definito per le cosiddette numerose e forti esternazioni che caratterizzarono gli ultimi due anni del settennato. Ma non furono certo il frutto di un improvviso e immotivato cambio della linea seguita nell'interpretazione del ruolo ricoperto.
Come ricordato dall'attuale Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel settembre 2020, in occasione della commemorazione per il decimo anniversario della morte, Cossiga "colse con acuta sensibilità che caduta del Muro e fine della potenza sovietica avrebbero avuto conseguenze anche sulla vita politica del nostro Paese, mettendo in discussione non solo i vecchi equilibri ma anche le rendite di posizione di chi supponeva di riceverne vantaggio in quanto estraneo all’ideologia sconfitta. La fine dell'equilibrio di Yalta, a giudizio del presidente, non poteva non riflettersi sul sistema politico italiano".
Un'analisi che trovò uno snodo cruciale nel messaggio sulle riforme, inviato da Cossiga al Parlamento il 26 giugno del 1991, per sottolineare la necessità di "una democrazia compiuta e governante". "Sollecitavo la grande riforma di cui c'era bisogno per schivare la crisi che stava per esplodere - spiegherà Cossiga in un'intervista rilasciata un anno prima di morire - Andreotti, all'epoca premier, rifiutò di controfirmare il documento per la presentazione in Parlamento perché, si difese, non lo condivideva. Lo firmò il ministro della Giustizia Martelli. Fu il momento più difficile, per me. Sembravano tutti ciechi".
Un'amarezza espressa anche nell'ultimo messaggio di fine anno, brevissimo, il 31 dicembre del 1991. "Il dovere sommo, e direi quasi disperato, della prudenza sembra consigliare di non dire, in questa solenne e serena circostanza, tutto quello che in spirito e dovere di sincerità si dovrebbe dire. Parlare non dicendo, tacendo anzi quello che tacere non si dovrebbe, non sarebbe conforme alla mia dignità di uomo libero, al mio costume di schiettezza, ai miei doveri nei confronti della Nazione. Ed allora -affermò l'allora Capo dello Stato- mi sembra meglio tacere. Mi duole di avervi forse deluso. Ma sono certo che voi, gente comune del mio Paese, vorrete comprendermi e, se lo ritenete, anche perdonarmi".
Quella gente comune, aveva affermato Cossiga nel suo discorso di insediamento del 3 luglio del 1985, "punto di riferimento più sicuro, per saldare, sia nella nostra coscienza civile che nel nostro agire, il passato e il futuro". E sempre e già in quell'occasione il neo eletto Presidente non mancò di sottolineare che "l'Italia è cresciuta e si è trasformata con la Costituzione e nella Costituzione, e l'avvenuto mutamento nelle strutture civili, economiche e sociali del Paese richiede ad un tempo continuità dei valori perenni e disponibilità verso gli adeguamenti che favoriscano una nuova ed esaltante primavera della Repubblica".
Indicazioni e auspici poi trasformatisi nell'accorato appello rappresentato dal messaggio alle Camere del 1991. "La richiesta di riforme istituzionali, di nuovi, moderni e più efficienti ordinamenti e procedure, non è -scriveva Cossiga- una richiesta solo 'politica' o tanto meno 'di ingegneria costituzionale', ma è una richiesta civile, morale e sociale di governo, di libertà, di ordine, di progresso da parte della gente comune; ed è una richiesta da parte di quei gruppi e di quei settori dirigenti del sistema politico, economico, culturale che avvertono come dinnanzi alle incalzanti scadenze europee, all'inadeguatezza dell'amministrazione, alle carenze e lentezze della giustizia, al dissesto della finanza pubblica, l'Italia corra il rischio di perdere o di vedere insidiato il posto che si è meritatamente conquistato nel concerto delle Nazioni".
Meno di un anno dopo, il 25 aprile del 1992, Cossiga annuncerà la sue dimissioni, poi formalizzate tre giorni dopo, in anticipo rispetto alla scadenza del mandato, per consentire un ordinato passaggio tra la decima e l'undicesima legislatura e permettere così al Parlamento di eleggere un Capo dello Stato "forte politicamente e forte istituzionalmente, per promuovere la formazione di un Governo nuovo e forte".
"Spero che tutti lo consideriate un gesto onesto, di servizio alla Repubblica. Concludo così sette anni che sono stati difficili non per me, o non solo per me, ma anche per il Paese. Sette anni in cui tante cose sono state cambiate e in cui mi è stato assicurato il privilegio di essere testimone di grandi cambiamenti, all’Est, ma io mi auguro anche all’Ovest adesso. Sette anni in cui ho cercato, con il silenzio prima, con la parola poi, con gli atti, con gli scritti, con i comportamenti di servire il mio Paese: vi sono riuscito? Non vi sono riuscito? Non spetta a me giudicarmi. Io non ho messaggi da lanciare, e non ho né forza politica, né rappresentanza morale tale da pretendere di lasciarvi testamento".
Lasciato il Quirinale, da senatore a vita il Presidente emerito rappresenterà ancora una presenza incisiva dal punto di vista ideale, morale e politico, confermando così, come dirà sempre Mattarella nel 2020, di essere "un italiano che ha servito il Paese con tutta la forza di cui è stato capace".
Dai banchi di Palazzo Madama, nel maggio del 1994, contribuirà alla nascita del primo Governo Berlusconi, la cui maggioranza è in bilico, "per dare -spiegherà- una soluzione alla crisi di Governo, per un coraggioso progredire sulla via della democrazia compiuta, come se valesse il 'già' pur nel 'non ancora', per la rifondazione della nostra Repubblica con un nuovo patto nazionale che nulla rinneghi delle radici storiche ed etiche della Repubblica del 1946, per l'Italia e per l'Europa".
Quattro anni dopo, nell'ottobre del 1998, sarà l'artefice della nascita del Governo guidato da Massimo D'Alema, primo ex comunista ad approdare a Palazzo Chigi, pochi mesi prima della decisione della Nato di bombardare la Serbia per fermare la pulizia etnica praticata in Kosovo.
Ancora una volta da Cossiga arriverà l'invito a dare inizio ad una nuova stagione che superi le vecchie ferite della storia nazionale e le contrapposizioni legate alla Guerra Fredda. "Con questo Governo -dirà nell'annunciare la fiducia all'Esecutivo- viene reso possibile far comprendere al popolo che la guerra fredda è finita e non è soltanto un grave errore politico o un’offesa alla storia, ma è un peccato contro lo spirito della nazione continuare a considerare comunisti, nel senso che questa parola aveva negli ultimi cinquant’anni, i Democratici di sinistra; così come sarebbe un errore storico e una grave colpa considerare fascisti coloro che siedono nei banchi della Destra". (di Sergio Amici)
(Adnkronos) - Torna in pista la MotoGp. Il Mondiale riparte con il Gp d'Austria sul circuito del Red Bull Ring, in programma oggi, domenica 17 agosto. Nell'ultimo Gran Premio corso in Repubblica Ceca a Brno ha trionfato ancora una volta Marc Marquez, sempre più leader del Mondiale Piloti, con l'Aprilia di Marco Bezzecchi secondo seguito dalla KTM di Pedro Acosta.
Soltanto quarta l'altra Ducati di Pecco Bagnaia. Nella classifica Piloti Marquez guida con 381 punti, seguito dal fratello Alex, secondo a 216. A tre punti di distanza ecco Bagnaia, determinato a risalire la graduatoria.
Il Gp d'Austria di MotoGp è in programma oggi, domenica 17 agosto, alle ore 14. La gara si potrà vedere in diretta televisiva e in esclusiva sui canali SkySport, mentre sarà trasmessa in chiaro su TV8 solamente in differita. La corsa sarà disponibile anche in streaming sull'app SkyGo e su NOW, oltre che, quando previsto, sul sito web di TV8.
Leggi tutto: MotoGp, oggi si corre in Austria: orario e dove vederla in tv
(Adnkronos) - Jannik Sinner in finale nel Masters 1000 di Cincinnati. L'azzurro, numero 1 del mondo, domani 18 agosto 2025 disputerà la 28esima finale della carriera - l'ottava in un Masters 1000 - e andrà a caccia del 21esimo titolo. Nella stagione attuale, Sinner ha vinto 2 tornei (Australian Open e Wimbledon), fermandosi in finale agli Internazionali d'Italia e al Roland Garros.
A Cincinnati, dove difende il titolo vinto nel 2024, l'azzurro 24enne può assicurarsi anche un premio non indifferente. Il trionfo sul cemento dell'Ohio vale 1,12 milioni di dollari. Quasi il doppio rispetto ai 597mila (e spiccioli) già garantiti per la qualificazione alla finale del torneo che, in totale, mette in palio un montepremi di 9,19 milioni di dollari.
Il 2025, nonostante la sospensione di 3 mesi nella prima metà della stagione, è stato sinora un anno decisamente positivo per Sinner a livello di risultati e di 'conti'. L'eccellente rendimento in campo ha garantito all'azzurro premi per 8,43 milioni di dollari da gennaio ad oggi. In carriera, nel complesso, il numero 1 del mondo ha ottenuto premi per 45,68 milioni di dollari.
Leggi tutto: Sinner, finale a Cincinnati: quanto ha guadagnato e quanto vale la vittoria
(Adnkronos) - C'erano una volta i grandi presentatori. E poi c'era lui: Pippo Baudo. Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo per l'anagrafe, "Superpippo" per gli amici, il pubblico e la leggenda. È morto a Roma all'età di 89 anni, dopo una carriera ineguagliabile lunga oltre sessant'anni e una vita vissuta con la passione inestinguibile dell'uomo di spettacolo totale. Baudo non è stato solo un conduttore: è stato una istituzione popolare, una colonna portante della cultura televisiva italiana del secondo Novecento e del nuovo millennio. Più che un protagonista, è stato un demiurgo, uno di quelli che la televisione l'ha modellata, plasmata, inventata, e - non di rado - salvata.
Tra i quattro "moschettieri" della Tv – Mike Bongiorno, Corrado, Enzo Tortora e lui – è stato l'ultimo a lasciare la scena, il più longevo non solo anagraficamente ma anche artisticamente, colui che ha saputo reinventarsi più volte, attraversando le epoche, resistendo al tempo e al costume, conservando sempre il suo stile inconfondibile fatto di autorevolezza e ironia, di garbo e determinazione, di controllo assoluto del palco e della diretta, anche quando l’imprevisto bussava alla porta. Pippo Baudo non era mai fuori posto. Sembrava nato per la diretta.
Nato il 7 giugno 1936 a Militello in Val di Catania, terra aspra e teatrale, lo stesso anno in cui moriva Luigi Pirandello, Baudo sembrava da subito predestinato all'arte della scena. Figlio di un avvocato, si laurea in giurisprudenza a Catania (una tesi discussa all’alba, dopo aver presentato un concorso di bellezza la sera prima), ma è evidente sin dagli anni del liceo che il diritto è una maschera, non un destino. Il teatro è il suo primo amore, il pianoforte il suo primo strumento, la parola il suo mestiere.
Nella Sicilia del dopoguerra, Baudo cresce tra studi classici, commedie scolastiche e CineTeatri di provincia, e comincia ad affacciarsi sul mondo dello spettacolo come pianista e presentatore improvvisato. L'incontro con Tuccio Musumeci, suo primo compagno d’arte, lo avvia a una carriera che avrebbe potuto portarlo ovunque: poteva essere un ottimo avvocato, un raffinato musicista o un brillante attore, ma ha scelto di essere il narratore della domenica italiana, il cerimoniere dei sabato sera in famiglia.
Il primo miracolo arriva nel 1966. Il telefilm "Rin Tin Tin" non arriva in tempo negli studi Rai. Per tappare il buco mandano in onda una trasmissione giudicata "intrasmissibile", il pilot di un certo "Settevoci". È un trionfo. Pippo Baudo entra nell’immaginario collettivo. Da lì in poi è un crescendo rossiniano: “Eccetera eccetera”, “Canzonissima”, “Fantastico”, “Domenica In”, “Serata d’onore” – il palinsesto della Rai è una costellazione di titoli baudiani, e viceversa. Conduce 13 Festival di Sanremo – record assoluto – portando sul palco dell’Ariston cantanti, attori, comici, polemiche, lacrime e cachet d’oro. Dirige, scopre, inventa, rilancia. Dove mette mano, Baudo fa scuola.
È anche un eccezionale talent scout: a lui devono le prime luci della ribalta personaggi come Lorella Cuccarini, Heather Parisi, Laura Pausini, Giorgia, Michelle Hunziker, Barbara D’Urso, ma anche Beppe Grillo, Nino Frassica, Manlio Dovì, Fioretta Mari, Sabrina Ferilli. Perfino le sue gaffes, come lo storico scarto di un giovane Fiorello a un provino, sono diventate parte del folclore nazionale.
Non c’è genere televisivo che Baudo non abbia affrontato: varietà, talent, quiz, talk, retrospettive, documentari, show commemorativi, perfino trasmissioni educative o di divulgazione storica come “Novecento” o “Centocinquanta”. Ogni volta con il suo inconfondibile timbro: professionismo rigoroso, ironia sottile, eleganza empatica, capacità di ascolto, talento per il ritmo narrativo.
Anche nei momenti più difficili – dal flop del passaggio a Mediaset negli anni '80 al caso giudiziario delle telepromozioni negli anni '90 – Baudo ha sempre saputo risorgere. Con tenacia e con una qualità rara nel mondo dello spettacolo: la credibilità. Mai sfiorato da gossip velenosi, sempre presente nei momenti-chiave della televisione italiana, Baudo ha incarnato per decenni l’idea stessa di una Tv che sa intrattenere senza umiliare, che diverte ma non svilisce.
Dietro il volto istituzionale e imperscrutabile, Pippo Baudo è stato anche un uomo appassionato, generoso, ironico, pieno di vita. Non ha mai nascosto il suo carattere forte, a volte spigoloso, capace di litigi clamorosi (celebre quello con Bruno Vespa durante "Centocinquanta") ma anche di grandi riconciliazioni e gesti di affetto sinceri. Sentimentalmente generoso, ha avuto cinque relazioni importanti (Mirella Adinolfi, Angela Lippi, Alida Chelli, Adriana Russo e Katia Ricciarelli), due figli, tre nipoti e un pronipote.
Amava la sua Sicilia in modo viscerale e ne è sempre stato ambasciatore instancabile, mai caricaturale, ma fiero e nobile, come quella parte dell’isola barocca e colta che fu sua culla e che lo ha sempre accompagnato nel cuore, ovunque fosse.
Celebre la sua imitazione firmata da Gigi Sabani: "L’ho inventata io!" diceva. E in fondo non era una battuta. Pippo Baudo ha davvero inventato un pezzo di televisione italiana, e con essa ha contribuito a raccontare e costruire il carattere di un Paese, i suoi sogni, i suoi riti, le sue consuetudini domestiche. Le sue trasmissioni hanno accompagnato generazioni intere, tra una tombola di Natale, una serata d’estate, un fine settimana in famiglia.
Ma se oggi la tv sembra un mezzo stanco, incapace di rinnovarsi, privo di certezze, è anche perché un personaggio come Pippo Baudo non c’è più. E forse non ci sarà mai più. Perché Baudo non era solo un volto: era un metodo, uno stile, una visione, un uomo capace di attraversare la storia con un microfono in mano e il rispetto per il pubblico come regola aurea.
Negli ultimi anni, Pippo Baudo si era fatto vedere sempre meno. Qualche collegamento video, un’apparizione a sorpresa, un messaggio di auguri. Aveva smesso di tingersi i capelli, ma non aveva perso lo sguardo vivo né la battuta pronta. Se n’è andato in silenzio, a 89 anni, con la stessa eleganza con cui ha vissuto. Il pubblico, oggi, è orfano di un padre televisivo. Di un maestro. Di un pezzo di casa. Il suo sipario si è chiuso. Ma il suo spettacolo, quello, resta. E resterà per sempre. (di Paolo Martini)
Leggi tutto: Addio a Pippo Baudo, re della televisione italiana: aveva 89 anni
(Adnkronos) - "Facciamo un applauso a Pippo Baudo, persona stupenda, che ci ha lasciato qualche minuto fa". In un video sui social Cristina D'Avena ha annunciato quasi in diretta la morte di Pippo Baudo oggi, sabato 16 agosto, dal palco. Poche parole seguite da un sentito applauso del pubblico che ha urlato "Pippo, Pippo".
"Io lo conoscevo, era un'istituzione e un uomo incredibile, quindi, vorrei dedicare questo concerto proprio al grande Pippo Baudo, che sicuramente ci starà ascoltando. Grazie Pippo per tutto quello che hai fatto".
(Adnkronos) - Un regalo speciale. Jannik Sinner compie 24 anni e oggi, 16 agosto, festeggia battendo il francese Terence Atmane per 7-6, 6-2 nella semifinale dell'Atp Masters 1000 di Cincinnati. L'azzurro, che nell'allenamento mattutino ha ricevuto gli auguri del pubblico con un tradizionale 'happy birthday', prima della sfida con il 23enne transalpino viene sorpreso dall'omaggio dell'avversario.
Atmane, appassionato di Pokemon e uno dei principali collezionisti di card in Francia, regala a Sinner una carta. Il numero 1 del mondo non nasconde la propria sorpresa iniziale: l'azzurro apprezza il dono, il ringraziamento a Atmane è sincero. Provvedono poi i social manager del torneo di Cincinnati a svelare il 'mistero'. Cosa ha regalato Atmane a Sinner? Una card dei Pokemon, ovviamente. Anzi, la card del Pokemon per eccellenza: ecco Pikachu.
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(Adnkronos) - "Pippo Baudo è stato un gigante, un maestro, un esempio e un amico" dichiara all'Adnkronos il conduttore e giornalista Pierluigi Diaco. "A lui va il grazie di intere generazioni di spettatori. In tv ci sarà un prima e un dopo Baudo: lo studieremo sempre, lo cercheremo ancora”.
(Adnkronos) - "È una notizia che sconvolge, stravolge, e dà tanta tristezza nel cuore". Così Carlo Conti, raggiunto al telefono dall'Adnkronos, commenta la notizia della scomparsa di Pippo Baudo, morto oggi 16 agosto a 89 anni: un uomo che è stato il punto di riferimento per un'intera generazione di professionisti. "Si è spenta la televisione, si spegne un pezzo di storia della televisione, si spegne l'uomo che ha inventato la televisione", afferma Conti, sintetizzando il sentimento di un intero Paese. Per il conduttore toscano, Baudo era un modello assoluto: "Ciascuno di noi l'ha visto come un faro, come un punto di riferimento, come uno degli esempi da seguire".
Un'eredità così presente e fondamentale che lo stesso Conti, nel definire il suo ultimo Festival di Sanremo, ha usato un solo aggettivo: "Baudiano". "È lui che ci ha insegnato a fare il Festival", spiega. "E ancora noi lo stiamo facendo come ce l'ha insegnato lui, come l'ha inventato lui. Come ha inventato tante cose, tanti personaggi, comici, cantanti".
Il tributo di Conti è al "numero uno" che "si spegne, ma che comunque ci ha regalato tanto e quindi continuerà a vivere nel cuore dei telespettatori e di tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di incontrarlo". Inevitabile, quindi, che anche il prossimo Festival di Sanremo porti il suo segno indelebile. "Sarà ovviamente nel ricordo di Pippo più che mai, come d'altronde lo è sempre stato", conclude Conti.
Leggi tutto: Pippo Baudo, Carlo Conti: "Si è spenta la tv, era il nostro faro"
(Adnkronos) - Non trattiene le lacrime Mara Venier, ricordando Pippo Baudo in collegamento con lo speciale del Tg1 sulla scomparsa del presentatore. "Tanti anni di confronti, di consigli, mi è sempre stato vicino. Ci siamo sempre voluti bene e questa notizia è per me devastante, non me l'aspettavo", dice Venier. "Un gran pezzo di vita che se ne va con lui, stasera sto malissimo". "Era molto di più che il lavoro, abbiamo lavorato molto insieme però Pippo era un amico e un punto di riferimento vero e importante della mia vita".
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(Adnkronos) - Gianni Morandi in un post social ricorda Pippo Baudo, morto oggi, sabato 16 agosto, all'età di 89 anni. "Sono molto addolorato" scrive. "Se n'è andato Pippo Baudo. Ha tenuto compagnia a tutti gli italiani per 60 anni e più. Un maestro, un musicista, un conduttore, uno straordinario organizzatore di spettacoli come il Festival di Sanremo, Canzonissima, Fantastico".
"Io, personalmente, gli devo molto, mi aiutò a superare il mio periodo di crisi, agli inizi degli Anni '80, con i suoi preziosi consigli e invitandomi alle sue trasmissioni. Grazie Pippo, per quello che hai fatto per me e per la tua amicizia. Ti vorrò sempre bene".
Leggi tutto: Pippo Baudo, Morandi: "Mi aiutò a superare un momento di crisi"
(Adnkronos) - Gianni Morandi in un post social ricorda Pippo Baudo, morto oggi, sabato 16 agosto, all'età di 89 anni."Sono molto addolorato" scrive. "Se n'è andato Pippo Baudo. Ha tenuto compagnia a tutti gli italiani per 60 anni e più. Un maestro, un musicista, un conduttore, uno straordinario organizzatore di spettacoli come il Festival di Sanremo, Canzonissima, Fantastico. Io, personalmente, gli devo molto, mi aiutò a superare il mio periodo di crisi, agli inizi degli Anni '80, con i suoi preziosi consigli e invitandomi alle sue trasmissioni. Grazie Pippo, per quello che hai fatto per me e per la tua amicizia. Ti vorrò sempre bene".
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(Adnkronos) - "Ci sono persone che definiscono il termine Maestro. Pippo era uno di loro. Non c’era prima, non c’è stato dopo, qualcuno che, presentandoti, ti facesse sentire così star. Potevi essere Freddy Mercury o un Ciro Cocozza qualunque. E amava davvero il suo lavoro, e lo conosceva profondamente". Così Nancy Brilli commenta all'Adnkronos la morte di Pippo Baudo.
Un'eredità, secondo l'attrice, impossibile da replicare: "Negli anni ho visto diversi aspiranti pippibaudi, ma era irraggiungibile. Anche quando gliene dicevano di tutti i colori". E conclude: "Magister praeclarissimus, ce ne fossero, di professionisti così".
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(Adnkronos) - "Stasera se ne va un pezzo di storia del nostro paese". Così Max Giusti commenta all'Adnkronos la scomparsa di Pippo Baudo, morto oggi 16 agosto 2025 all'età di 89 anni. "Io sono cresciuto con la sua televisione, un uomo che ad un certo punto con le sue trasmissioni, era diventato un punto di riferimento. Dal piccolo schermo, ha rassicurato il paese nei momenti più critici, quelli dell’austerity, gli anni di piombo. Pippo Baudo era lì, quando cambiavano i costumi del nostro paese, e spesso di questo cambiamento di costumi ne è stato anche il fautore", dice.
Per Giusti, "Pippo Baudo era la verità. la frase che mi viene in mente è quella che dicevano i nostri nonni: 'È vero perché lo ha detto Pippo Baudo'. Le cene con lui erano l’opportunità di arricchirsi di aneddoti e racconti di un uomo che ci ha accompagnato sempre in ogni momento".
E conclude: "Quando Pippo iniziava a raccontare tutti eravamo in silenzio e prendevamo dalle sue labbra, perché quello che diceva non era mai banale. Ad avercene di Pippo Baudo oggi.. ho iniziato a vedere la televisione con lui e con lui ho iniziato a farla. Grazie per tutto Pippo".
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(Adnkronos) - "Un vero maestro di televisione, grande musicista con una grandissima sensibilità artistica" lo ricorda, parlando con l'Adnkronos Paolo Belli. "Un grandissimo punto di riferimento per me, continuerò sempre a guardare attentamente il suo stile. Grazie Pippo. Evviva Pippo".
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(Adnkronos) - Renzo Arbore commenta oggi, sabato 16 agosto, all'Adnkronos la morte di Pippo Baudo. "È una gravissima perdita per me, che sono stato il suo collega per tanti anni, ed è una gravissima perdita per il mondo della Rai" dice, spiegando che per lui era l'incarnazione di un'idea specifica di servizio pubblico. "Pippo rappresentava la Rai con tutti i suoi programmi: i suoi Sanremo, i suoi 'Fantastico', le sue 'Domenica In'. Incarnava quella Rai artistica con cui collaboravamo entrambi. Avevamo l'ambizione di fare un prodotto che fosse un po' artistico, non soltanto l'ascolto. Non ricordo di aver mai parlato di share con lui; c'era la velleità di fare un programma che piacesse davvero al pubblico".
Un'ambizione che si traduceva in una continua scoperta di talenti che "sarebbe lungo elencare". Ma dietro il gigante della televisione, c'era un'amicizia profonda. "Eravamo amici perché avevamo la stessa estrazione", svela Arbore. "Tutti e due avvocati mancati. Tutti e due provinciali, che volevamo sprovincializzarci. Tutti e due siamo andati da Padre Pio". Insomma, "tante cose ci univano".
Un legame che sul lavoro si trasformava in un'intesa immediata. "Avevamo un'amicizia professionale, ci bastava uno sguardo per capirci, perché facevamo parte della stessa Rai". Una chiosa che è la sintesi perfetta di un'epoca: "Pippo rappresentava una Tv che adesso non c'è più".
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(Adnkronos) - "Ci lascia a 89 anni Pippo Baudo, uno dei più grandi protagonisti della storia della televisione italiana". Lo scrive su X la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo la notizia della morte del conduttore e presentatore, scomparso oggi 16 agosto 2025 all'età di 89 anni. "Il suo volto e la sua voce hanno accompagnato intere generazioni, regalando emozioni, sorrisi e momenti indimenticabili. Grazie di tutto", scrive Meloni.
"Con la scomparsa di Pippo Baudo l’Italia perde uno dei volti più amati e riconoscibili della propria storia televisiva. Con lui scompare la personificazione più autorevole e popolare di un pezzo fondamentale dell’autobiografia artistica italiana. Uomo di spettacolo e di grande sensibilità culturale, capace di unire generazioni attraverso il linguaggio dell’intrattenimento, Baudo, attraverso la tv, ha avuto la capacità di raccontare il Paese nelle sue trasformazioni. A nome mio personale e del Ministero della Cultura esprimo cordoglio e vicinanza ai familiari", le parole del ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
"A 89 anni si è spento Pippo Baudo, gigante della televisione. È entrato nelle case di tutti gli italiani, ha raccontato attraverso lo schermo la società italiana dagli anni ‘60 al nuovo millennio. Un italiano ammirato e conosciuto in tutto il mondo per il suo lavoro. Condoglianze alla famiglia e a tutti i suoi cari", scrive il ministro degli Esteri Antonio Tajani su X.
"Buon viaggio caro Pippo, amico di tante serate per noi un po’… avanti con gli anni", il saluto di Matteo Salvini. "Ci lascia un pezzo di storia popolare italiana. Ciao Pippo Baudo", scrive su X Matteo Renzi.
"Con Pippo Baudo se ne va un pezzo di ‘cuore’ della Tv, se ne va una parte fondamentale della Rai. Eppure, lui è la sua figura resteranno impressi nel patrimonio culturale dell’Italia". Così l'Amministratore Delegato Giampaolo Rossi, il direttore generale Roberto Sergio e il Cda danno voce al dolore e al cordoglio di tutta l’azienda per la scomparsa di Pippo Baudo. “In questo momento di lutto, ci accompagna - proseguono – un grande senso di riconoscenza perché con grande leggerezza, intelligenza e impareggiabile carisma e passione ha reso la tv un fenomeno ‘culturale’ nobilitando il termine ‘nazionalpopolare’ e traducendolo in un linguaggio immediatamente comprensibile da chiunque, senza mai cedere alla tentazione della volgarità".
E aggiungono: "È stato un ‘inventore’ di televisione, uno scopritore di talenti, l’uomo del Festival di Sanremo che ha condotto e ‘pensato’ più di chiunque altro, senza dimenticare la ‘sua’ Domenica In e tanti altri programmi da lui firmati che restano nel patrimonio di tutti e che hanno accompagnato la storia stessa della nostra nazione”.
“Da oggi la Rai è un po’ più povera"- concludono i vertici Rai- "ma ciò che ci hai lasciato resta un’immensa ricchezza”.
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