(Adnkronos) - "Il settore dei plasmaderivati è strategico per il nostro Paese, rappresenta un valore alla produzione di circa 300 milioni di euro. In Italia sono presenti 5 aziende con più di 1.500 dipendenti. Ha un grandissimo valore sociale ed etico perché raccogliamo il plasma dei donatori italiani e lo trasformiamo in prodotto finito. Per favorire lo sviluppo della filiera dei plasmaderivati bisogna aumentare la raccolta del plasma e affinare i processi industriali. Noi siamo molto impegnati nel migliorare le rese garantendo quantità di prodotti maggiori rispetto alla quantità di plasma prelevato". Lo ha detto oggi a Milano Francesco Carugi, presidente del Gruppo aziende emoderivati Farmindustria (Gaef), partecipando all'evento promosso dalla biofarmaceutica Kedrion Biopharma 'Science meets humanity. Il futuro del biofarmaceutico tra plasma e nuove terapie'.
"I plasmaderivati andrebbero esclusi dal sistema di payback", aggiunge Carugi che chiede alle istituzioni anche "maggior programmazione. Abbiamo bisogno - spiega - di conoscere con largo anticipo i quantitativi di plasma necessari per colmare la parte che il sistema di autosufficienza nazionale non riesce a coprire".
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(Adnkronos) - "Quando parliamo di plasmaderivati parliamo di malattie, di pazienti e di donatori. Quello che vogliamo continuare a fare, come abbiamo fatto in questi 15 anni, è raccontare la ricerca e tante altre cose, però facendo in modo che anche chi è fuori dalla nostra bolla sia ingaggiato a capire il valore del plasmaderivato e il valore della donazione. Lo facciamo anche attraverso delle storie. Una, tra le tante, quella di un bimbo che si chiama Nicolò e della sua mamma, che hanno lottato tantissimo per poter avere salva la vita del bimbo proprio grazie a un plasmaderivato che in quel momento si faceva fatica a reperire. In tale contesto c'è stata proprio la collaborazione pubblico-privato, perché si sono mossi tutti. Nicolò sta meglio, fa la sua terapia ed è tornato a casa. Se non fossimo riusciti probabilmente anche a raccontare una storia, meno persone si sarebbero mosse". Lo ha detto Ilaria Ciancaleoni Bartoli, direttore Omar, Osservatorio malattie rare, partecipando al panel 'Biofarmaci e plasmaderivati: la strada per un accesso equo all’innovazione', nell'ambito dell'evento 'Science meets Humanity. Il futuro del biofarmaceutico tra plasma e nuove terapie', promosso da Kedrion Biopharma con il patrocinio gratuito della Società italiana di farmacologia (Sif).
"La comunicazione non cura - precisa - però può fare in modo che quella terapia, per cui tanto si è sudato, possa essere accompagnata da una spiegazione. Può fare in modo che possa essere compresa. La comunicazione si fonda sulle parole, che fanno la differenza. Il nostro - osserva - si chiama Servizio sanitario nazionale, e non Sistema sanitario nazionale, perché il 'sistema' è qualcosa di statico, che tende a reggersi in equilibrio, quindi non cambia nemmeno quando la soluzione è abbastanza evidente. Invece il 'servizio' è" andare "oltre, fare il piccolo passo ulteriore per portare un aiuto concreto e reale".
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(Adnkronos) - Si è conclusa a Bari la prima edizione della Lum Conference on Accounting e Finance, due giornate di lavoro, pensiero e dialogo tra studiosi, professionisti e policymaker, per interrogare il presente e costruire una visione della contabilità e della finanza capaci di farsi alleate della sostenibilità. La finanza è chiamata a riscrivere le sue priorità – ha dichiarato la prof.ssa Candida Bussoli Direttrice del Dipartimento di management, finanza e tecnologia dell’Università Lum e organizzatrice dell’evento - orientando risorse verso modelli di crescita rigenerativa, a impatto positivo e sostenibile.
In questo scenario si colloca una trasformazione silenziosa ma profonda - prosegue la prof.ssa Bussoli - che investe i saperi contabili e finanziari. Con la recente Corporate Sustainability Reporting Directive, che obbliga migliaia di imprese europee a rendicontare in modo puntuale e normato i propri impatti ambientali e sociali, i bilanci devono narrare la verità del mondo, e non solo le traiettorie del profitto.
L’Italia - conclude la prof.ssa Bussoli - con la sua struttura imprenditoriale fatta di medie e piccole aziende, si trova dinanzi a una duplice sfida: apprendere un nuovo linguaggio e comprenderne la portata politica. In questo quadro, le università e i centri di ricerca hanno il compito di orientare, istruire, anticipare.
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(Adnkronos) - "Anche piccoli depositi di amiloide nel cuore comportano l'alterazione della sua funzione, soprattutto quella diastolica, cioè quella di riempimento. Solo in fase più avanzata di malattia viene intaccata anche la funzione sistolica, quella di svuotamento. L'interessamento cardiaco è quello che impatta di più nella prognosi dei pazienti". Lo ha detto Samuela Carigi, cardiologo responsabile dell'Ambulatorio Scompenso e cardiomiopatie dell'Ospedale Infermi di Rimini dell'Ausl Romagna, intervenendo all'incontro con la stampa 'Amiloidosi cardiaca: quando il cuore nasconde una malattia rara', che si è tenuto oggi a Milano nella sede di Bayer Italia.
"L'amiloidosi cardiaca - spiega l'esperta - può essere dovuta a diverse proteine che, sfaldandosi, causano la formazione di fibrille di amiloide che si depositano negli spazi extracellulari dei vari organi e tessuti. Le forme più comuni sono l'Al, da alterazione di un clone prodotto dal midollo osseo, e l'Attr, da sfaldamento della transtiretina, proteina prodotta principalmente dal fegato. Le fibrille di amiloide si depositano in vari tessuti, uno dei principali, soprattutto nella forma da transtiretina, è il cuore. Non è ben noto perché l'amiloidosi prediliga in maniera particolare il muscolo cardiaco. Si suppone che i meccanismi siano diversi, tra i quali il fatto che il cuore è un organo in movimento. Lo stress ossidativo che produce nella fase sisto-diastolica è, quindi, notevole e questo può favorire l'instabilità delle proteine circolanti. E', inoltre, un organo molto vascolarizzato, esposto dunque ad alti livelli di proteine circolanti. Le fibrille di amiloide si legano alla matrice extracellulare cardiaca, composta prevalentemente da collagene, ma anche da proteoglicani, e i meccanismi di rimozione di questa matrice nel cuore sono limitati. Probabilmente per un insieme di questi motivi il cuore è un organo bersaglio".
Il paziente che si presenta all'esperto "può avere un quadro di scompenso cardiaco - evidenzia la cardiologa - Più frequentemente ha frazione di eiezione preservata, affanno e dispnea, così come anche aritmie Nell'amiloidosi, infatti, frequentemente si può sviluppare la fibrillazione atriale. Può anche esserci la presenza di ipotensione, cioè una riduzione dei valori pressori".
Una 'red flag' importante, un campanello d'allarme da non sottovalutare, è "quando il medico di medicina generale si trova a dover ridurre o sospendere la terapia antipertensiva a un paziente, soprattutto nella fascia anziana della popolazione, che è stato iperteso per diversi anni - avverte Carigi - Lo stesso accade se il paziente riferisce dolore toracico, eventualità più rara che può associarsi a quella che si potrebbe chiamare angina, anche se in realtà è legata all'interazione del microcircolo che accompagna l'amiloidosi".
Proprio per questo "la creazione di un team multidisciplinare nell'amiloidosi è fondamentale, più che in altre patologie cardiache, sia per accelerare la diagnosi, che nella definizione della diagnosi finale, perché ci sono diversi tipi di patologia - chiarisce la specialista - Il coinvolgimento multiorgano pone, ad esempio, la necessità di sottoporsi a una visita neurologica semestrale, oltre alla visita cardiologica, raramente, nelle forme ereditarie, la visita oculistica o la visita gastroenterologica. Dobbiamo quindi avere degli specialisti che siano dedicati e formati alla gestione di questo tipo di pazienti e che lavorino in rete".
La terapia dell'amiloidosi "si può esprimere a 3 livelli fondamentali - illustra la specialista - Il primo è la riduzione della sintesi, il secondo consiste, per quanto riguarda l'amiloidosi Attr, nella stabilizzazione del tetramero di transtiretina, in modo che non si sfaldi, e il terzo livello, che arriverà in futuro, sarà la rimozione dell'amiloide dai tessuti. Abbiamo delle molecole che vanno ad agire sulla riduzione della sintesi epatica di transtiretina e sono al momento utilizzate nei pazienti con polineuropatia amiloidotica. E' già attuale - conclude - la possibilità di stabilizzare il tetramero, con delle molecole chiamate stabilizzatori del tetramero che ne impediscono lo sfaldamento e quindi l'ulteriore accumularsi dell'amiloide nei tessuti".
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(Adnkronos) - Anche la seconda tornata di votazioni per il rinnovo delle presidenze delle commissioni permanenti della Camera si è conclusa con la conferma degli attuali numeri uno. Restano pertanto presidenti della Ambiente, Marco Rotelli (Fdi); della Trasporti, Salvatore Deidda (Fdi); della Attività produttive, Alberto Gusmeroli (Lega); della Lavoro, Walter Rizzetto (Fdi); della Affari sociali, Ugo Cappellacci (Forza Italia); della Agricoltura, Mirco Carloni (Lega); della Politiche della Ue, Alessandro Giglio Vigna (Lega).
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(Adnkronos) - "L'Italia ha la fortuna di avere un Fondo farmaci innovativi che è stato aumentato da questo Governo a 1 miliardo e 300 milioni di euro. Questo dà la possibilità ai pazienti di poter avere un accesso precoce a nuove tecnologie. Si sta lavorando per definire i criteri: entro l'estate saranno pronti per dare la possibilità di fornire già subito accesso a nuove terapie ai pazienti italiani". Così all'Adnkronos Salute Emanuele Monti, componente del Cda Aifa (Agenzia italiana del farmaco) e presidente della IX Commissione permanente del Consiglio regionale della Lombardia, partecipando oggi a Milano all'evento promosso da Kedrion Biopharma 'Science meets Humanity. Il futuro del biofarmaceutico tra plasma e nuove terapie'.
"Un altro grande ambito di lavoro è quello dell'Health Technology Assessment (Hta), impegnato nella riforma dei criteri europei di accesso alle nuove terapie - aggiunge Monti - L'Italia deve avere la capacità di utilizzare questo nuovo framework europeo per dare possibilità ai pazienti italiani di non rimanere indietro e per essere luogo dove innovare, portare investimenti, ricerca e sviluppo. L'obiettivo è far crescere ancora di più un'industria che oggi già pesa il 5% del Pil nazionale, rendendola più strategica per tutta l'Europa".
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(Adnkronos) - "Il payback è una manovra iniqua che deve essere eliminata velocemente. Consideriamo che l'Europa è autosufficiente solo per il 60% del plasma, mentre il 40% deve essere importato dagli Stati Uniti. In Italia più o meno 1 paziente su 3 deve contare sulla disponibilità di plasmaderivati che derivano da plasma importato. Va poi ridotta la burocrazia. Il settore della farmaceutica ha bisogno di stabilità e tempi certi. L'incertezza che ogni tanto si genera a livello di istituzioni, Aifa compresa, non aiuta la programmazione di un'azienda". Lo ha detto Ugo Di Francesco, Ceo di Kedrion Biopharma, oggi a Milano, intervenendo sul meccanismo di ripiano che impone alle farmaceutiche di coprire parte dell'eccedenza di spesa rispetto ai tetti regionali, in occasione dell'evento 'Science meets Humanity. Il futuro del biofarmaceutico tra plasma e nuove terapie', promosso dall'azienda specializzata nella produzione di farmaci plasmaderivati per malattie gravi, rare e ultra-rare, con il patrocinio gratuito di Sif, Società italiana di farmacologia.
"L'obiettivo di Kedrion è di diventare la miglior azienda al mondo nel nostro settore - afferma Di Francesco - differenziandosi dagli altri soprattutto nell'attenzione verso il paziente, verso le persone affette da malattie rare e verso le persone che lavorano per permettere loro di tornare ad avere una vita normale. Abbiamo un programma di investimenti molto importante per triplicare la nostra capacità produttiva sul territorio italiano. Investiamo anche in ricerca e sviluppo per generare innovazione e dare la possibilità ai pazienti, in futuro, di avere accesso a nuove terapie".
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(Adnkronos) - Spesso si invoca l’enorme numero di granelli di sabbia che coprono le spiagge del nostro pianeta per provare a immaginare l’altrettanto vasta moltitudine di stelle che popolano l’universo. E se qualcuno dei pianeti intorno a queste stelle fosse coperto – o circondato – di sabbia? È l’interessante scenario che emerge da un nuovo studio basato sulle osservazioni di due pianeti extrasolari realizzate con il telescopio spaziale James Webb (JWST), i cui risultati sono stati pubblicati oggi sulla rivista Nature.
I pianeti in questione orbitano attorno alla stella YSES-1, un giovane sole con un’età di appena 16,7 milioni di anni, che si trova a circa 300 anni luce dal nostro Sistema solare. Osservando direttamente la luce di questi esopianeti, un gruppo di ricerca internazionale guidato dall’astrofisica Kielan Hoch dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, negli Stati Uniti, ha scoperto che l’atmosfera di uno dei due pianeti contiene nubi di silicati, composte da minerali che le conferiscono un colore rossiccio. L’altro pianeta del sistema, invece, appare circondato da un disco circumplanetario, anch’esso formato da silicati, dal quale potrebbero in futuro prendere forma corpi più piccoli, come ad esempio delle lune.
La scoperta, che sarà presentata oggi durante il 246° meeting dell’American Astronomical Society in corso ad Anchorage, in Alaska, offre nuove prospettive sulle fasi iniziali della formazione dei sistemi planetari come il nostro, fornendo a ricercatrici e ricercatori l’opportunità di studiare in tempo quasi reale come nasce e si evolve un pianeta simile a Giove.“Osservare le nubi di silicati, che sono praticamente delle nuvole di sabbia, nelle atmosfere dei pianeti extrasolari è importante perché ci aiuta a capire meglio come funzionano i processi atmosferici e come si formano i pianeti, un tema ancora in discussione poiché non c’è accordo sui diversi modelli”, spiega la coautrice Valentina D’Orazi, ricercatrice presso l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Università di Roma Tor Vergata, attualmente visiting research scholar all’Università del Texas a Austin nell’ambito del programma Fulbright. “La scoperta di queste nuvole di sabbia, che restano in alto grazie a un ciclo di sublimazione e condensazione simile a quello dell’acqua sulla Terra, ci svela meccanismi complessi di trasporto e formazione nell’atmosfera. Questo ci permette di migliorare i nostri modelli sui processi climatici e chimici in ambienti molto diversi da quelli del Sistema solare, ampliando così la nostra conoscenza di questi sistemi”.
Si tratta di due pianeti giganti gassosi, con masse pari a 14 volte quella di Giove per YSES-1 c e a 6 volte quella di Giove per YSES-1 b. Entrambi i pianeti si trovano molto lontano dalla loro stella, a distanze circa 5 e 10 volte superiori rispetto alla distanza tra il Sole e Nettuno, il pianeta più esterno del Sistema solare. È proprio la loro orbita molto estesa che ha permesso al team di osservare i due pianeti con JWST attraverso la tecnica dell’imaging diretto, la cui applicazione è ancora oggi limitata a un piccolo numero di pianeti con caratteristiche molto particolari. Lo studio dimostra la capacità del potente telescopio spaziale di fornire dati spettrali di alta qualità per esopianeti osservati attraverso questa tecnica, aprendo nuove strade per lo studio delle atmosfere e degli ambienti circumstellari.
La presenza di nubi di silicati nelle atmosfere degli esopianeti era già stata prevista teoricamente e dedotta indirettamente da osservazioni precedenti, ma questa ricerca fornisce la prima osservazione diretta e spettroscopica di nubi di silicati in un esopianeta specifico, YSES-1 c. Questo permette di comprendere meglio la composizione atmosferica di un giovane gigante gassoso, confermando la presenza di nuvole di silicati ad alta quota, contenenti pirosseno ricco di ferro oppure una combinazione di bridgmanite (MgSiO3) e forsterite (Mg2SiO4).
Per quanto riguarda il pianeta gemello YSES-1 b, questo lavoro presenta la prima rilevazione di emissione di silicati da un disco circumplanetario, una specie di “mini-Sistema solare” in formazione. Solo due simili dischi circumplanetari sono stati osservati in precedenza, e la nuova ricerca fornisce informazioni dirette sulla composizione e sui processi fisici in questi ambienti: la presenza di granelli di olivina con dimensioni inferiori al micron, infatti, suggerisce un meccanismo di formazione attraverso collisioni di piccoli corpi, detti planetesimi, all’interno del disco. “Studiando questi pianeti riusciamo a capire meglio come si formano i pianeti in generale, un po' come sbirciare nel passato del nostro Sistema solare”, conclude D’Orazi. “I risultati supportano l'idea che la composizione delle nubi negli esopianeti giovani e i dischi circumplanetari svolgano un ruolo cruciale nel determinare la composizione chimica atmosferica. Inoltre, questo studio sottolinea la necessità di modelli atmosferici dettagliati per interpretare i dati osservativi di alta qualità ottenuti con telescopi come JWST”.
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(Adnkronos) - Il risultato del referendum sulla cittadinanza "ha dimostrato che avevamo ragione: 5 anni sono pochi. Noi diciamo che va concessa a dieci anni di scuola passati con profitto. Così conosci la lingua, la storia, in qualche modo la Costituzione". A dirlo ai cronisti alla Camera è stato oggi il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani.
"Salvini non è d’accordo? Noi sì. Non è che devo chiedere l’autorizzazione a qualcuno se voglio presentare una legge in Parlamento. La cittadinanza è una cosa seria. Io non do ordini a nessuno ma nemmeno ne prendo da nessuno", continua il vicepremier.
Tajani ricorda quindi la proposta approvata per restringere il riconoscimento della cittadinanza italiana a discendenti di migranti: "L'abbiamo presentata ed è stata approvata. Noi abbiamo ritirato la cittadinanza a cinque Hezbollah, sappiamo che cosa succede con la concessione della cittadinanza. Meglio la cittadinanza dopo dieci anni di scuola che dopo dieci anni passati a bighellonare nelle stazioni o ai giardinetti".
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(Adnkronos) - L'accesso tempestivo alle terapie, il ruolo chiave dei plasmaderivati, l'impatto della digitalizzazione e dell'intelligenza artificiale nei modelli di cura, la costruzione di partnership efficaci e le nuove frontiere della ricerca nelle malattie rare e ultra-rare. Sono i contenitori dell'evento 'Science meets Humanity. Il futuro del biofarmaceutico tra plasma e nuove terapie', che si è svolto oggi pomeriggio presso il Talent Garden di Milano. Promossa da Kedrion Biopharma, azienda specializzata nella produzione di farmaci plasmaderivati per malattie gravi, rare e ultra-rare, con il patrocinio gratuito della Sif, Società italiana di farmacologia, e come partner tecnico Rud Pedersen - Public Affairs, l'iniziativa ha riunito rappresentanti delle istituzioni, della comunità scientifica e accademica, e delle associazioni di pazienti per favorire un confronto aperto e concreto sulle principali opportunità e sfide rappresentate da una filiera complessa come quella biofarmaceutica, a fronte del crescente impiego di sostanze di origine umana, tra cui il plasma.
Dopo i saluti istituzionali a cura di Emanuele Monti, presidente IX Commissione permanente del Consiglio regionale della Lombardia, e Lisa Noja, consigliere regionale, ha aperto i lavori Ugo Di Francesco, Ceo di Kedrion Biopharma. Due le tavole rotonde dedicate ai temi cruciali per il comparto. Nella prima si è trattato di 'Biofarmaci e plasmaderivati: la strada per un accesso equo all'innovazione', nella seconda di 'Malattie rare e ultra-rare: quale partnership tra imprese, istituzioni e pazienti'. Durante l'incontro - informa una nota - è stato evidenziato anche il potenziale trasformativo delle tecnologie digitali e dell'intelligenza artificiale, strumenti sempre più centrali per rendere i modelli di cura più personalizzati, efficienti e sostenibili. Inoltre, è stata sottolineata l'importanza di rafforzare la collaborazione tra mondo scientifico e istituzioni, per garantire un accesso tempestivo e duraturo alle terapie, contribuendo così a un sistema salute più inclusivo e orientato al futuro.
"Viviamo un'epoca di straordinarie innovazioni scientifiche - ha osservato Di Francesco - ma anche di crescenti incertezze: instabilità geopolitica, conflitti, tensioni economiche globali. In questo scenario il settore biofarmaceutico ha un ruolo strategico, non solo per il valore economico che genera, ma soprattutto per la sua missione: rispondere a bisogni medici ancora insoddisfatti. Le sostanze di origine umana, come il plasma, sono sempre più centrali nello sviluppo di terapie salvavita".
Come ha evidenziato Gianni Sava, direttore di 'Sif Magazine' e già professore ordinario di Farmacologia all'Università di Trieste, "l'impegno per lo sviluppo di nuovi farmaci derivati dal plasma nel campo delle malattie rare è di primaria importanza per affrontare le sfide legate a questo gruppo di patologie e garantire ai pazienti le migliori opportunità di cura. Nonostante i progressi nella ricerca, molti pazienti devono ancora affrontare difficoltà nell'ottenere diagnosi tempestive e trattamenti adeguati. Questa giornata è stata l'occasione per ribadire il pieno sostegno della Sif nel promuovere il dialogo tra istituzioni, aziende farmaceutiche e comunità scientifica per accelerare la disponibilità di nuove terapie".
Le malattie rare note "sono circa 10mila e, a oggi, meno di un centinaio dispongono di terapie specifiche - ha spiegato Ilaria Ciancaleoni Bartoli, direttore Osservatorio malattie rare - C'è quindi ancora molto da fare nel campo della ricerca. Tra le terapie disponibili, non poche sono basate su derivati del plasma e sono molti anche i pazienti che hanno bisogno di regolari trasfusioni di sangue. E' quindi evidente come per la comunità delle persone con malattia rara il sangue e il plasma siano un cardine nelle terapie. Occorre dunque da subito che le istituzioni nazionali e regionali, così come la comunità medica e le associazioni pazienti intensifichino il proprio sforzo nell'incentivare la pratica della donazione". Il programma completo e i materiali dell'evento sono disponibili sul sito kedrion.it/science-meets-humanity .
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(Adnkronos) - 'Biodiversità e sostenibilità: il ruolo del legno italiano nella transizione ecologica'. E' il tema del convegno organizzato dall’Associazione Forestale Italiana (Afi) venerdì 13 giugno alle ore 14.30 al Centro Congressi Rospigliosi Quirinale - con il patrocinio fra gli altri, di FederlegnoArredo - in occasione della 'Giornata del Bosco' ideata 13 anni fa da Afi.
L’iniziativa rappresenta un'occasione per riflettere sull’importanza delle foreste e del patrimonio legnoso nazionale alla luce delle strategie europee del Green Deal e del Clean Deal per la decarbonizzazione e lo sviluppo di una bioeconomia circolare che sappia valorizzare e difendere anche i grandi valori sociali, economici, ambientali e culturali che derivano dal bosco e dal legno.
"Integrare la tutela della biodiversità con l’innovazione nel settore edilizio, promuovendo l’uso del legno italiano come soluzione chiave per la decarbonizzazione e lo sviluppo di un modello di bioeconomia circolare, è un obiettivo su cui dobbiamo lavorare in maniera costante e condivisa. E l'iniziativa di venerdì -spiega Claudio Giust, presidente di Assolegno- ha proprio questo scopo. Il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, oltre a essere motivo di orgoglio, è un grande stimolo a proseguire il nostro lavoro a fianco delle istituzioni con le quali condividiamo l'idea che l'uso del legno italiano possa essere una soluzione strategica proprio per la transizione ecologica e la decarbonizzazione delle costruzioni".
"Il nostro auspicio - conclude Giust - è che finalmente si possa invertire la rotta per il nostro Paese che, pur stando seduto su una miniera verde quale è la superficie boschiva che copre il 40% di quella nazionale, continua a importare legname dalla vicina Austria, perdendo in competitività”.
Cuore della giornata la tavola rotonda, che vedrà confrontarsi voci autorevoli del mondo accademico, della finanza etica, della ricerca e delle istituzioni che affronteranno temi quali la Strategia Nazionale Biodiversità 2030, il contributo del carbonio biogenico alla neutralità climatica, il valore del legno italiano nella filiera corta e il ruolo delle foreste nella costruzione di un’economia più verde, etica e resiliente.
Tra i partecipanti: Paola Marone, presidente di Federcostruzioni, Emanuela Romagnoli (Università della Tuscia), Alessandra Stefani, presidente Cluster Italia Foresta-legno; Massimo Fragiacomo (professore ordinario di tecnica delle costruzioni all’università dell’Aquila), Nicolò Giordano (comando dei carabinieri forestali de L’Aquila), Claudio Scrocca (dottore commercialista esperto di finanza etica) e Claudio Garrone (dottore forestale). A moderare i lavori Ugo Terzi, direttore generale di Afi e responsabile Assolegno di FederlegnoArredo.
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(Adnkronos) - L’università Lum Giuseppe Degennaro presenta 'Pensa al Futuro', la nuova campagna di comunicazione per le iscrizioni 2025-2026, che punta a porre in evidenza il ruolo dell’Ateneo come punto di riferimento per la formazione accademica e professionale, capace di accompagnare gli studenti con rispetto, empatia e visione. In un contesto spesso dominato da messaggi promozionali aggressivi e promesse di risultati immediati, la Lum Giuseppe Degennaro sceglie di valorizzare il momento della scelta, restituendo centralità al pensiero critico, alla riflessione e al progetto individuale. 'Pensa al Futuro' è più di una call to action: è una dichiarazione di intenti. È un invito rivolto ai giovani a fermarsi, ascoltarsi, sognare, valutare – e poi scegliere con consapevolezza.
“Con questa campagna vogliamo ribadire il valore di una scelta universitaria fatta con consapevolezza, visione e responsabilità. L’università Lum Giuseppe Degennaro si propone come spazio di crescita e confronto, in cui ogni studente è accompagnato nel dare forma concreta al proprio futuro, con il supporto di una comunità accademica attenta, competente e orientata all’innovazione”, ha sottolineato Antonello Garzoni, rettore dell’Università Lum.
Alla campagna istituzionale si affianca la declinazione dedicata alla School of Management: 'Shape your Future', rivolta a un pubblico già formato e pronto a raffinare le proprie competenze professionali. In questo caso, Lum si propone come guida progettuale: un partner che accompagna lo studente nel passaggio da formazione a trasformazione. Il progetto creativo e strategico è stato sviluppato da Barabino & Partners - parte di Excellera Advisory Group - principale società italiana di comunicazione d’impresa, con il coordinamento operativo di bDigital, la sua digital agency. La campagna prevede un piano media integrato che include canali digitali, social, advertising Atl e installazioni interattive a Bari e in alcune tra le più importanti città pugliesi, con l’obiettivo di attivare un dialogo diretto e immersivo con i potenziali studenti. Nei prossimi mesi, 'Pensa al Futuro' accompagnerà le attività di orientamento e promozione dell’Ateneo, rafforzando il posizionamento della Lum come ecosistema di crescita personale, accademica e professionale, capace di affrontare le sfide del presente e costruire, con metodo, il futuro.
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(Adnkronos) - Cagliari, 10 giugno 2025 – Cagliari è la terza tappa della road map ‘Il ruolo sociale del farmaco equivalente – Call to action”, organizzata da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Teva, che ha l’obiettivo di accrescere la consapevolezza sul ruolo sociale del farmaco equivalente, quale opportunità di cura valida per il cittadino e opportunità di sostenibilità per il nostro Servizio sanitario nazionale. Necessario ampliare la penetrazione del farmaco equivalente nel mercato a brevetto scaduto. Nonostante tutti gli sforzi fatti, a livello nazionale che regionale, il consumo di farmaci equivalenti è ancora molto basso rispetto ai quelli brand. L'Italia in confronto ad altri paesi europei è fra le nazioni che ne fanno minor utilizzo, anche se in media nazionale la Sardegna è fra le regioni che ne consuma di più rispetto a quelle del sud che, anche se meno ricche rispetto a quelle del nord, investono più soldi in farmaci equivalenti.
“I farmaci equivalenti rappresentano un’opportunità irrinunciabile per la sostenibilità del SSN, chiamato sempre più spesso a sostenere l’importante onere associato alle terapie farmacologiche innovative, garantendo al contempo l’efficacia e la sicurezza dei trattamenti farmacologici” ha spiegato Alessandra Mura, Coordinatrice Settore Politiche del Farmaco Regione Sardegna. “Nel contesto italiano, la Sardegna presenta importanti criticità di sostenibilità della spesa farmaceutica. Negli ultimi anni è aumentata la spesa convenzionata, tanto da sforare il tetto del 6,8%, così come è aumentata la spesa per la distribuzione per conto, oltre a quella ospedaliera. La Sardegna presenta consumi e spesa per farmaci equivalenti allineati alla media nazionale, il livello della compartecipazione dei cittadini è tuttavia troppo alto, se si esamina in relazione al reddito pro capite. All’interno del territorio sardo ci sono rilevanti differenze tra la spesa in compartecipazione nelle diverse ASL, di conseguenza in alcuni territori il tema dell’aderenza terapeutica, di per sé rilevante, si pone con maggior forza. I possibili interventi per ampliare l’utilizzo dei farmaci equivalenti sono prevalentemente concentrati su formazione, sensibilizzazione e promozione. Eventi come quello odierno mirano a costruire relazioni e alleanze tra gli stakeholders che mirano ad ottenere un obiettivo comune, rendere l’accesso alle cure democratico e sostenibile”.
“Come Federfarma, esprimo grande soddisfazione per il lavoro costante e capillare che le farmacie stanno svolgendo nel promuovere una corretta informazione sui farmaci equivalenti, spiegando ai pazienti che l’impiego di questi medicinali offre la stessa efficacia e sicurezza dei farmaci di marca, a un prezzo inferiore” ha spiegato Maria Pia Orrù, Presidente Federfarma Cagliari. “Grazie al dialogo diretto con i cittadini, alla diffusione di materiale informativo e alla disponibilità all’ascolto in farmacia, si sta contribuendo a superare diffidenze infondate, favorendo una scelta consapevole. Questo approccio ha ricadute positive sia per i pazienti, che possono risparmiare senza compromettere la propria salute, sia per il sistema sanitario regionale, che vede ridotti i costi sostenuti per l’acquisto dei farmaci. Un impegno, quello delle farmacie, che merita sostegno e valorizzazione, perché orientato al benessere collettivo e alla sostenibilità del servizio sanitario”.
“All'interno delle prescrizioni che quotidianamente svolgono i medici di Medicina Generale, sicuramente i farmaci equivalenti sono una importante alternativa prescrittiva” ha dichiarato Carlo Piredda, Segretario Regionale SIMG Sardegna. “Questi, infatti, rappresentano un’opzione di trattamento sostenibile, accessibile e di qualità sia per i per i pazienti che per gli operatori sanitari. L'utilizzo di questi farmaci consente infatti di favorire la sostenibilità delle cure per il sistema sanitario nazionale riducendo la compartecipazione alla spesa per i pazienti. Queste risorse risparmiate, soprattutto in questo periodo storico, possono essere utilizzate dai cittadini per investire in prevenzione e in altri bisogni di cura”
Contatti: Ufficio stampa Motore Sanità
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