(Adnkronos) - Emilio Fede è morto oggi martedì 2 settembre. Ex direttore del Tg1 e del Tg4, aveva compiuto 94 anni lo scorso 24 giugno 2025: da tempo era ricoverato in una residenza sanitaria alle porte di Milano. Le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni.
"Papà ci ha lasciato". Sono queste le parole commosse consegnate all'Adnkronos dalla figlia Sveva Fede. In precedenza, mentre Emilio Fede versava in condizioni critiche sempre all'Adnkronos aveva detto: "Siete tutti con lui e lui è contento, tutti con lui, tutti voi giornalisti siete con lui. È importante, noi non avremmo voluto che la notizia uscisse fino a che le cose non si fossero risolte in un modo o nell'altro. Però poi alla fine voi l'avete saputo e abbiamo pensato che era una bella cosa perché lui si meritava questo saluto e questo cenno d'onore da parte di tutti i suoi colleghi".
Nella sua lunga carriera, Fede è stato uno dei volti più familiari dell'informazione televisiva italiana, prima pubblica e poi privata: all'inizio degli anni Sessanta era entrato in Rai e (dopo otto anni come inviato speciale dall'Africa) ha condotto il Tg1 delle 20 dal 1976 al 1981, quando ne è diventato direttore (1981-83). Lasciò la Rai per entrare in Fininvest, dapprima come direttore di Studio Aperto (il telegiornale di Italia 1), poi alla guida del Tg4 (dal 1992). Nonostante le frequenti accuse di parzialità, Fede ha mantenuto la direzione del Tg4 per vent'anni per poi dimettersi nel marzo del 2012.
Fede ha anche compiuto scelte coraggiose per raccontare i fatti. Come quando nel 1991, all'epoca direttore di Studio Aperto, dette per primo in diretta la notizia dello scoppio della prima Guerra del Golfo con l'operazione 'Desert Storm', proprio nel giorno della prima messa in onda del tg di Italia 1. "Fu un momento di grande emozione ma anche di grande paura per una guerra che avremmo pagato cara, una guerra infinita. Sapevo che scadeva l'ultimatum e con Silvia Kramar, collega bravissima, ci siamo messi in ascolto e abbiamo catturato il momento del bombardamento di Baghdad prima degli altri colleghi", aveva raccontato Fede in un'intervista.
Nato a Barcellona pozzo di Gotto, in provincia di Messina, il 24 giugno 1931, Emilio Fede inizia giovanissimo la carriera giornalistica a "Il Momento - Mattino" di Roma, dove si trasferisce e porta a termine gli studi; poi passa alla "Gazzetta del Popolo" di Torino diventando inviato speciale. Le prime tappe della sua affermazione professionale sono, però, legate alla Rai dove inizia a collaborare nel 1954 e viene assunto 1961. Si sposa nel 1964 con Diana De Feo (figlia di Italo De Feo, allora vicepresidente della Rai, personaggio molto potente), dalla quale ha due figlie, Simona e Sveva.
In quel periodo alla Rai Emilio Fede è inviato in Africa, per poi passare al ruolo di giornalista di inchiesta per il settimanale Tv7 del Telegiornale Nazionale, dove firma numerose inchieste, compresa quella della bistecca agli estrogeni. Con la riforma della Rai, nel 1976 diventa uno dei conduttori dell'edizione serale del Tg1 e la sua popolarità esplode, rimanendo in video per cinque anni.
Diventato direttore nel 1981, sotto la sua guida il Tg1 trasmise la celebre diretta, condotta da Piero Badaloni, relativa all'incidente di Vermicino, con lo straziante tentativo di salvataggio di Alfredino Rampi, caduto nel pozzo e tragicamente morto il 10 giugno di quell'anno. La diretta fu seguita da 25 milioni di telespettatori, primo esempio di cronaca in tempo reale sui canali Rai. Lasciata la direzione del Tg1, dove restò come vicedirettore, nel 1983 e 1984 condusse il programma di intrattenimento "Test", che andava in diretta concorrenza con "Superflash" di Mike Bongiorno trasmesso da Canale 5. E sempre in quel biennio curò con Sandro Baldoni la rubrica d'attualità "Obiettivo su..."
Si dimise dalla Rai nel 1987, anno in cui fu colpito da una condanna per gioco d'azzardo, e passò a Rete A di cui diresse il notiziario. Nel 1989 approda alla Fininvest rafforzando il suo legame di amicizia con Silvio Berlusconi. Dall'iniziale incarico di direttore della struttura informativa VideoNews, diventa ideatore, conduttore e direttore di 'Studio Aperto', il Tg di Italia 1 per passare nel 1992 a dirigere il Tg4. Il 28 marzo 2012, a seguito di una trattativa con Mediaset non andata a buon fine, Emilio Fede lascia la direzione del Tg4.
Nel 1997 Emilio Fede esordisce come scrittore con il libro dal titolo 'Finché c'è Fede', al quale ne seguiranno altri sei: 'Privè. La vita è un gioco' (1998), 'L'invidiato speciale' (1999), 'La foglia di fico' (2000), 'Samba dei ruffiani' (2001), 'La cena dei cretini' (2002). I suoi libri sono caratterizzati da uno stile semplice attraverso il quale riesce a mescolare riflessioni sulla propria esperienza di giornalista e considerazioni sugli eventi mondani e non, sulle amicizie, i gossip, i personaggi politici e dello spettacolo. Celebra anche la sua apparizione nei panni di Babbo Natale nella casa della prima edizione del Grande Fratello, nel 2000, e alla conduzione di 'Striscia la Notizia' nel febbraio 2005. Emilio Fede vanta anche un fan club, presente in internet, nato il 27 ottobre 1995.
Non mancano però i guai con la giustizia, dalla querela da parte del Comune di Venezia per un servizio del 2008 su una zona della città lagunare, identificabile come Campo Santi Giovanni e Paolo, il cui commento da parte del direttore stesso scatena una violenta protesta sul web, al caso Ruby, in cui Fede è condannato a 7 anni di reclusione per induzione alla prostituzione, favoreggiamento della prostituzione, più all'interdizione da uffici di mezzi di informazione considerati come pubblici uffici; pena poi ridotta, dopo un ricorso in appello e in Cassazione, a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione di Ruby. A causa dell'età avanzata e delle condizioni di salute, Fede ha scontato la pena in detenzione domiciliare, in quanto, recependo la giurisprudenza di Cassazione, il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha stabilito l'11 ottobre 2019 che "in carcere sarebbe sottoposto ad un'enorme sofferenza". (di Paolo Martini)
Leggi tutto: Morto a 94 anni Emilio Fede, la figlia Sveva: "Papà ci ha lasciato"
(Adnkronos) - E' morto oggi martedì 2 settembre Emilio Fede. Ex direttore del Tg1 e del Tg4, aveva compiuto 94 anni lo scorso 24 giugno: da tempo era ricoverato in una residenza sanitaria alle porte di Milano. Le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni.
"Papà ci ha lasciato". Sono queste le parole commosse consegnate all'Adnkronos dalla figlia Sveva Fede. In precedenza, mentre Emilio Fede versava in condizioni critiche sempre all'Adnkronos aveva detto: "Siete tutti con lui e lui è contento, tutti con lui, tutti voi giornalisti siete con lui. È importante, noi non avremmo voluto che la notizia uscisse fino a che le cose non si fossero risolte in un modo o nell'altro. Però poi alla fine voi l'avete saputo e abbiamo pensato che era una bella cosa perché lui si meritava questo saluto e questo cenno d'onore da parte di tutti i suoi colleghi".
Nella sua lunga carriera, Fede è stato uno dei volti più familiari dell'informazione televisiva italiana, prima pubblica e poi privata: all'inizio degli anni Sessanta era entrato in Rai e (dopo otto anni come inviato speciale dall'Africa) ha condotto il Tg1 delle 20 dal 1976 al 1981, quando ne è diventato direttore (1981-83). Lasciò la Rai per entrare in Fininvest, dapprima come direttore di Studio Aperto (il telegiornale di Italia 1), poi alla guida del Tg4 (dal 1992). Nonostante le frequenti accuse di parzialità, Fede ha mantenuto la direzione del Tg4 per vent'anni per poi dimettersi nel marzo del 2012.
Fede ha anche compiuto scelte coraggiose per raccontare i fatti. Come quando nel 1991, all'epoca direttore di Studio Aperto, dette per primo in diretta la notizia dello scoppio della prima Guerra del Golfo con l'operazione 'Desert Storm', proprio nel giorno della prima messa in onda del tg di Italia 1. "Fu un momento di grande emozione ma anche di grande paura per una guerra che avremmo pagato cara, una guerra infinita. Sapevo che scadeva l'ultimatum e con Silvia Kramar, collega bravissima, ci siamo messi in ascolto e abbiamo catturato il momento del bombardamento di Baghdad prima degli altri colleghi", aveva raccontato Fede in un'intervista.
Nato a Barcellona pozzo di Gotto, in provincia di Messina, il 24 giugno 1931, Emilio Fede inizia giovanissimo la carriera giornalistica a "Il Momento - Mattino" di Roma, dove si trasferisce e porta a termine gli studi; poi passa alla "Gazzetta del Popolo" di Torino diventando inviato speciale. Le prime tappe della sua affermazione professionale sono, però, legate alla Rai dove inizia a collaborare nel 1954 e viene assunto 1961. Si sposa nel 1964 con Diana De Feo (figlia di Italo De Feo, allora vicepresidente della Rai, personaggio molto potente), dalla quale ha due figlie, Simona e Sveva.
In quel periodo alla Rai Emilio Fede è inviato in Africa, per poi passare al ruolo di giornalista di inchiesta per il settimanale Tv7 del Telegiornale Nazionale, dove firma numerose inchieste, compresa quella della bistecca agli estrogeni. Con la riforma della Rai, nel 1976 diventa uno dei conduttori dell'edizione serale del Tg1 e la sua popolarità esplode, rimanendo in video per cinque anni.
Diventato direttore nel 1981, sotto la sua guida il Tg1 trasmise la celebre diretta, condotta da Piero Badaloni, relativa all'incidente di Vermicino, con lo straziante tentativo di salvataggio di Alfredino Rampi, caduto nel pozzo e tragicamente morto il 10 giugno di quell'anno. La diretta fu seguita da 25 milioni di telespettatori, primo esempio di cronaca in tempo reale sui canali Rai. Lasciata la direzione del Tg1, dove restò come vicedirettore, nel 1983 e 1984 condusse il programma di intrattenimento "Test", che andava in diretta concorrenza con "Superflash" di Mike Bongiorno trasmesso da Canale 5. E sempre in quel biennio curò con Sandro Baldoni la rubrica d'attualità "Obiettivo su..."
Si dimise dalla Rai nel 1987, anno in cui fu colpito da una condanna per gioco d'azzardo, e passò a Rete A di cui diresse il notiziario. Nel 1989 approda alla Fininvest rafforzando il suo legame di amicizia con Silvio Berlusconi. Dall'iniziale incarico di direttore della struttura informativa VideoNews, diventa ideatore, conduttore e direttore di 'Studio Aperto', il Tg di Italia 1 per passare nel 1992 a dirigere il Tg4. Il 28 marzo 2012, a seguito di una trattativa con Mediaset non andata a buon fine, Emilio Fede lascia la direzione del Tg4.
Nel 1997 Emilio Fede esordisce come scrittore con il libro dal titolo 'Finché c'è Fede', al quale ne seguiranno altri sei: 'Privè. La vita è un gioco' (1998), 'L'invidiato speciale' (1999), 'La foglia di fico' (2000), 'Samba dei ruffiani' (2001), 'La cena dei cretini' (2002). I suoi libri sono caratterizzati da uno stile semplice attraverso il quale riesce a mescolare riflessioni sulla propria esperienza di giornalista e considerazioni sugli eventi mondani e non, sulle amicizie, i gossip, i personaggi politici e dello spettacolo. Celebra anche la sua apparizione nei panni di Babbo Natale nella casa della prima edizione del Grande Fratello, nel 2000, e alla conduzione di 'Striscia la Notizia' nel febbraio 2005. Emilio Fede vanta anche un fan club, presente in internet, nato il 27 ottobre 1995.
Non mancano però i guai con la giustizia, dalla querela da parte del Comune di Venezia per un servizio del 2008 su una zona della città lagunare, identificabile come Campo Santi Giovanni e Paolo, il cui commento da parte del direttore stesso scatena una violenta protesta sul web, al caso Ruby, in cui Fede è condannato a 7 anni di reclusione per induzione alla prostituzione, favoreggiamento della prostituzione, più all'interdizione da uffici di mezzi di informazione considerati come pubblici uffici; pena poi ridotta, dopo un ricorso in appello e in Cassazione, a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione di Ruby. A causa dell'età avanzata e delle condizioni di salute, Fede ha scontato la pena in detenzione domiciliare, in quanto, recependo la giurisprudenza di Cassazione, il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha stabilito l'11 ottobre 2019 che "in carcere sarebbe sottoposto ad un'enorme sofferenza". (di Paolo Martini)
Leggi tutto: Morto Emilio Fede, il giornalista aveva 94 anni
(Adnkronos) - Alessandro Impagnatiello, il barman condannato all'ergastolo per l'omicidio della compagna incinta di 7 mesi, somministrò a Giulia Tramontano il veleno per topi non allo scopo di ucciderla, ma per "provocarle un aborto". Così la corte d'Assise d'appello di Milano motiva la sentenza con cui lo scorso 25 giugno ha confermato l'ergastolo per Impagnatiello, ma escluso l'aggravante della premeditazione.
Per i giudici è impossibile "retrodatare" il proposito del 32enne di uccidere la compagna dal pomeriggio del 27 maggio 2023, giorno dell'omicidio, a sei mesi prima, quando per la prima volta Impagnatiello, da poco saputo della gravidanza di Giulia, fece ricerche online sul veleno per topi.
"Che Alessandro Impagnatiello abbia accarezzato l'idea di sbarazzarsi della compagna, allorquando fu informato della gravidanza di lei - scrivono i giudici di secondo grado nelle 59 pagine di motivazioni - è ipotesi congetturale, che non ha alcun sostegno indiziario, e non lo ha perché, molto semplicemente, non è rispondente al vero storico".
Leggi tutto: Omicidio Giulia Tramontano, i giudici: Impagnatiello "la avvelenò per farla abortire"
(Adnkronos) - Nel mondo "oltre 1 miliardo di persone convive con disturbi mentali, con condizioni come l'ansia e la depressione che causano enormi costi umani ed economici". Lo afferma l'Oms che fa il punto della situazione a livello globale. "Sebbene molti paesi abbiano rafforzato le proprie politiche e i programmi per la salute mentale, sono necessari maggiori investimenti e azioni a livello globale per potenziare i servizi volti a proteggere e promuovere la salute mentale delle persone", suggerisce l'Organizzazione mondiale della sanità che ribadisce come i disturbi mentali - dall'ansia alla depressione - "rappresentano la seconda causa principale di disabilità a lungo termine, contribuendo alla perdita di una vita sana". Gli ultimi dati indicano che depressione e ansia da sole costino all'economia globale circa 1.000 miliardi di dollari all'anno.
Secondo gli ultimi dati i disturbi mentali "colpiscono più le donne, i disturbi d'ansia e depressivi sono più comuni sia tra gli uomini. Il suicidio rimane un evento devastante, con circa 727.000 vittime nel solo 2021 - avverte l'Oms - È una delle principali cause di morte tra i giovani in tutti i paesi e in tutti i contesti socioeconomici. Nonostante gli sforzi globali, i progressi nella riduzione della mortalità per suicidio sono troppo bassi per raggiungere". L'obiettivo 'United Nations Sustainable Development Goal (Sdg)' di ridurre di un terzo i tassi di suicidio entro il 2030 va a rilento, "con l'attuale andamento, entro tale termine si otterrà solo una riduzione del 12%", precisa l'Oms.
Secondo due rapporti, 'World Mental Health Today e 'Mental Health Atlas 2024'. "ci sono stati alcuni progressi" ma emergono ancora "significative lacune nella gestione dei disturbi di salute mentale a livello mondiale", analizza l'Oms. Il prossimo 25 settembre si terrà alle Nazioni Unite a New York una incontro sul tema sulle malattie non trasmissibili e la promozione della salute mentale.
"Trasformare i servizi di salute mentale è una delle sfide più urgenti per la salute pubblica - ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms - Investire nella salute mentale significa investire nelle persone, nelle comunità e nelle economie: un investimento che nessun paese può permettersi di trascurare. Ogni governo e ogni leader ha la responsabilità di agire con urgenza e di garantire che l'assistenza sanitaria mentale non sia trattata come un privilegio, ma come un diritto fondamentale per tutti".
Leggi tutto: Oms, oltre 1 mld di persone nel mondo convive con disturbi mentali
(Adnkronos) - Un numero crescente di adolescenti vive fragilità profonde e spesso invisibili, specialmente tra i minori stranieri non accompagnati (Msna) e i giovani Neet (Not in education, employment or training), segnati da solitudine e mancanza di modelli di riferimento tra gli adulti. Per molti di loro, il mondo degli adulti è assente, lontano o incoerente, e la mancanza di relazioni stabili lascia un vuoto emotivo che si traduce in disorientamento, chiusura, sfiducia "Molti dei ragazzi che incontriamo sono cresciuti senza una rete familiare solida alle spalle. Ed è proprio colmando quel vuoto che possiamo aiutarli: stando insieme, svolgendo attività manuali con la presenza costante di figure educative forti e coinvolgenti" afferma Emidio Musacchio, psicologo e responsabile dei servizi socio-educativi della sede di Porto Valtravaglia della Fondazione Asilo Mariuccia.
La salute mentale di bambini e adolescenti è oggi una delle emergenze più gravi. Si pensi che, a livello globale - riporta una nota - l’Oms stima che oltre 166 milioni di adolescenti, circa 1 su 7, convivono con disturbi mentali. Ansia, depressione, traumi non elaborati, comportamenti autolesivi che spesso si manifestano già in età scolare, compromettendo in modo significativo lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale. Le conseguenze si riflettono su rendimento scolastico, relazioni interpersonali e prospettive di vita: quando il disagio non viene ascoltato né curato, lascia cicatrici che durano nel tempo, in qualche caso anche dal punto di vista economico.
Secondo il report della Banca mondiale 'Helping Children Thrive: Mental Health and Human Capital', un disturbo mentale non trattato in adolescenza - prosegue la nota - può ridurre il reddito futuro fino al 10% annuo: un impatto drammatico, soprattutto per chi vive già in condizioni di fragilità. Il disagio giovanile ha molte forme: c'è chi soffre in silenzio, chi si sente ai margini, chi non trova uno spazio di riconoscimento. Tra i Neet e i giovani dropout (che vivono ai margini della società), il senso di esclusione è spesso radicato e amplificato dalla mancanza di prospettive. Tuttavia, oggi molti adolescenti mostrano una crescente consapevolezza emotiva: parlano apertamente di ansia e difficoltà, e questo apre uno spazio nuovo di intervento, dove la cura passa attraverso relazioni autentiche, attività pratiche e un'educazione che accompagna e non giudica. È tra i più vulnerabili (i minori stranieri non accompagnati, i Neet, gli adolescenti Lgbtqia+, chi ha alle spalle una storia di migrazione, chi cresce in famiglie segnate da povertà o conflitti) che la solitudine, la discriminazione e l’esclusione sociale si fanno più dure. Per questi ragazzi il supporto non è un’opzione, ma una necessità costante: non solo dal punto di vista psicologico, ma soprattutto educativo, esperienziale e affettivo.
In contesti come questi si inserisce il lavoro della Fondazione Asilo Mariuccia attiva dal 1902 nel sostegno a donne e minori in difficoltà, con circa 290 persone assistite ogni anno. "Parliamo di adolescenti che costruiscono ed esprimono la propria identità, stringono relazioni e imparano a vedere il mondo in maniera molto diversa dalla nostra - spiega Musacchio - Sono nativi digitali e questo può rappresentare una risorsa: grazie all'esposizione mediatica, molti hanno acquisito una maggiore consapevolezza sul tema della salute mentale. Tuttavia, per i più fragili, l’uso intensivo dei social e la pressione per conformarsi agli standard digitali può acutizzare il disagio. Per questo è fondamentale offrire esperienze concrete, laboratori e relazioni forti; tutto ciò che può restituire senso, appartenenza e identità".
Non solo ascolto ma anche aiuto sul piano pratico, quotidiano. Dal novembre 2024 la Fondazione ha attivato il progetto 'Coltivare Inclusione', destinato a giovani italiani e stranieri del territorio del Verbano con alle spalle percorsi scolastici interrotti, difficoltà cognitive, disturbi dell’apprendimento e frequenti situazioni di esclusione sociale. Il progetto, che prende vita nella sede di Porto Valtravaglia, propone laboratori pratici in ambito agricolo e florovivaistico: tra serre, orti e coltivazioni, l’obiettivo è quello di aiutare i ragazzi a riscoprire fiducia in sé stessi, sviluppare competenze e stringere relazioni. Un altro progetto della Fondazione è IntegrAzione, che nell’ultimo anno ha coinvolto 30 minori stranieri non accompagnati (Msna), provenienti dalle comunità educative dell’Alto Varesotto, in un percorso unico: il laboratorio di carpenteria navale per il restauro di imbarcazioni storiche del Lago Maggiore.
Dalla sua apertura - conclude la nota - la Fondazione ha contribuito alla formazione di oltre 500 minori nei suoi laboratori di educazione al lavoro, e molti di loro hanno oggi carriere importanti. "Sono proprio le attività esperienziali e più immersive ad attrarre i ragazzi più fragili, aiutandoli a ritrovare fiducia in sé stessi. L’ansia che vivono nasce spesso da un vuoto affettivo e relazionale, che non si colma con parole ma con la presenza. Da noi si affronta condividendo esperienze concrete, allontanandosi dal digitale e ritrovando senso in gesti semplici: lavorare insieme, sporcarsi le mani, sentire di avere accanto adulti affidabili, capaci di ascoltare e accompagnare con autenticità - conclude Musacchio - Ogni sforzo nella cura della salute mentale dei più giovani non è solo un atto di giustizia sociale, ma anche un investimento strategico sul futuro collettivo. Per questo è fondamentale esserci e accompagnarli, perché da loro possiamo e dobbiamo imparare".
Leggi tutto: Disagio psicologico per 1 adolescente su 7, cresce bisogno di servizi educativi
(Adnkronos) - Nascere maschio o femmina non dipende dalla velocità, ma da una scelta di qualità, della mamma. È la donna a stabilire il sesso del nascituro, o meglio, è l’ovocita a scegliere lo spermatozoo da cui farsi fecondare. Lo rivelano le tecnologie time-lapse che, negli ultimi anni, hanno consentito di studiare da vicino il momento esatto in cui lo spermatozoo penetra l’ovocita, ribaltando il paradigma in base al quale vince il più veloce. È infatti la cellula femminile a selezionare la cellula maschile, anche sulla base del suo Dna, a seguito di un controllo qualità. Dunque non feconda chi arriva prima né il più forte, ma il più compatibile.
"Le recenti tecnologie di time-lapse hanno offerto un importante supporto all’osservazione scientifica rispetto al momento della fecondazione - afferma Claudio Giorlandino, ginecologo, direttore scientifico dell’Istituto di Ricerche Altamedica di Roma - Contrariamente a quello che tutti pensano, non è il primo spermatozoo che ‘tocca’ l’ovocita a fecondarlo. Nelle registrazioni si vedono centinaia, a volte migliaia, di spermatozoi disporsi attorno alla cellula uovo e bussare alla porta della zona pellucida, la sottile membrana di glicoproteine che la riveste, ma è solo uno a essere accolto. Tutti gli altri restano fuori. Uno studio giapponese - illustra l’esperto - ha confermato con immagini in diretta che, nell’istante in cui lo spermatozoo prescelto si lega alla membrana, la barriera si chiude immediatamente agli altri".
Non è una questione di forza, "gli spermatozoi non hanno potenza sufficiente a perforare la zona pellucida, e su migliaia di cellule maschili la spinta meccanica è più o meno la stessa - chiarisce Giorlandino - Non è neanche una questione di velocità, si tratta di un dialogo biochimico tra ovocita e spermatozoo in cui l’ovocita sceglie da quale spermatozoo farsi fecondare. La fecondazione non è una corsa cieca verso il traguardo, come si raccontava un tempo né un atto di forza dello spermatozoo: è una concessione dell’ovocita".
La scienza ci dice che solo alcuni spermatozoi riescono davvero a instaurare un legame stabile con l’ovocita, informa l’esperto. "La chiave - prosegue - sta in un dialogo molecolare: le glicoproteine della zona pellucida, in particolare ZP2 e ZP3, agiscono come serrature, mentre sulla testa degli spermatozoi si trovano le chiavi, proteine di membrana che non sono tutte uguali. Quando la combinazione funziona, si innesca la reazione acrosomica: l’acrosoma, una vescicola posta sulla testa dello spermatozoo, rilascia enzimi capaci di ‘sciogliere’ selettivamente la barriera che avvolge l’ovocita. Solo gli spermatozoi con determinati marcatori - Spaca3, Hspa2 e altri descritti di recente - ottengono il via libera".
Studi recenti pubblicati su 'Frontiers in Endocrinology' hanno, inoltre, mostrato che gli spermatozoi capaci di superare questa selezione presentano caratteristiche superiori: "un Dna più integro, un metabolismo più efficiente, una membrana più stabile - elenca Giorlandino - In altre parole, l’ovocita non subisce la fecondazione, la governa. Certo, nel Dna dello spermatozoo è già scritto anche il sesso del futuro embrione, ma non è questo che orienta la scelta. È la qualità a determinare chi riesce a entrare. Ed è la zona pellucida a decidere di rendersi permeabile a un solo spermatozoo, in quel momento preciso, escludendo tutti gli altri".
E "subito dopo - precisa l’esperto - entra in gioco un meccanismo di difesa straordinario: la reazione corticale. L’ovocita rilascia enzimi dai suoi granuli corticali, che modificano irreversibilmente la zona pellucida. Le proteine vengono clivate (in particolare ZP2 grazie all’enzima ovastacina), la matrice si indurisce e in pochi secondi diventa impenetrabile. L’ovocita, dunque, scegliendo lo spermatozoo più idoneo anche sulla base del suo Dna - rimarca Giorlandino - sceglie anche il sesso del nascituro. È noto che gli spermatozoi portatori di cromosoma X sono più lenti ma resistenti, mentre quelli portatori di Y sono più rapidi ma fragili. Se la zona pellucida, attraverso i suoi recettori, privilegiasse una caratteristica rispetto all’altra basandosi sul riconoscimento e l’analisi delle proteine acrosomiali, allora l’ultima parola non spetterebbe all’uomo, come da sempre si crede, ma alla donna".
Leggi tutto: Maschio o femmina, il sesso del nascituro è una scelta della mamma
(Adnkronos) - Una tecnica messa a punto da Cnr e Tigem ha reso per la prima volta possibile l’analisi quantitativa tridimensionale, senza marcatori fluorescenti, dei lisosomi, organi cellulari coinvolti in oltre 60 tipi di malattie genetiche rare. La ricerca, pubblicata sulla rivista 'ACS Nano', permette di comprendere in maniera approfondita le alterazioni alla base delle malattie da accumulo lisosomiale. Un team congiunto dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Cnr-Isasi) e del Tigem (Istituto Telethon di Genetica e Medicina) di Pozzuoli ha sviluppato un nuovo approccio per osservare in 3D, in maniera quantitativa e senza marcatori fluorescenti, i 'lisosomi' all’interno di cellule vive, in sospensione.
Tali organi cellulari – normalmente responsabili dei processi digestivi che avvengono all’interno delle cellule - sono coinvolti in oltre 60 tipi di malattie genetiche rare, dette anche malattie da accumulo lisosomiale (Lsd). Si tratta di un insieme di patologie rare causate da difetti enzimatici o proteici nei lisosomi, con gravi conseguenze per organi e tessuti, in particolare il sistema nervoso centrale: la diagnosi e il monitoraggio dell’efficacia terapeutica sono, ad oggi, ostacolati proprio dalla mancanza di strumenti che permettano un’analisi funzionale dei lisosomi in cellule vive.
I ricercatori - riporta una nota - si sono concentrati, in particolare, sulla malattia di Niemann-Pick tipo C, anch’essa causata dall’assenza o dal funzionamento errato di un enzima presente all’interno dei lisosomi: una patologia ad oggi non curabile che provoca gravi alterazioni al metabolismo, nella maggior parte dei casi fatali. La tecnica sviluppata ha reso per la prima volta possibile l’analisi delle alterazioni morfologiche e spaziali dei lisosomi in modelli cellulari di tale patologia, come descrive lo studio pubblicato sulla rivista 'ACS Nano'.
"Abbiamo utilizzato la tecnica della tomografia olografica in configurazione citometrica a flusso (Htfc) come piattaforma per individuare malattie da accumulo lisosomiale (Lds), in particolare nella malattia di Niemann-Pick tipo C1 (NPC1), dimostrandone l’efficacia - spiega Diego Medina, principal investigator della ricerca presso il Tigem - Questo approccio innovativo potrebbe rivoluzionare lo studio delle malattie da accumulo lisosomiale (Lsd). Per la prima volta, infatti, ci permette di misurare parametri biofisici dei lisosomi – come la loro densità e il loro volume – e di rilevare come, in condizioni patologiche, l'accumulo di molecole alteri le proprietà fisiche di questo organulo. Lo studio dimostra inoltre che questi parametri possono essere utilizzati per analizzare i meccanismi patologici, la progressione della malattia e la risposta ai farmaci. Nel caso della malattia di Niemann-Pick di tipo C1 (NPC1), abbiamo dimostrato che, correggendo la localizzazione dei lisosomi, è possibile risolvere il caratteristico accumulo di colesterolo".
"Questa tecnologia - aggiunge Daniele Pirone, ricercatore presso il Cnr-Isasi e autore dello studio assieme ai ricercatori Cnr-Isasi Pasquale Memmolo e Lisa Miccio - ci consente per la prima volta di ottenere informazioni tridimensionali, quantitative e label-free in cellule vive sospese della malattia di Niemann-Pick tipo C, un contesto molto più vicino a quello clinico rispetto alle cellule aderenti tradizionalmente usate in microscopio". La tecnica della Htfc è stata impiegata per ottenere tomografie ad alto contenuto informativo basate sull’indice di rifrazione, senza bisogno di colorazioni chimiche o preparazioni complesse: questo ha permesso di analizzare migliaia di cellule in sospensione, identificando biomarcatori morfometrici 3D che distinguono in modo affidabile le cellule sane da quelle affette da NPC1 e di monitorare gli effetti di interventi farmacologici e genetici. In questo modo è stato possibile misurare con precisione i cambiamenti nella posizione e nella morfologia dei lisosomi, aprendo la strada a nuovi biomarcatori per le malattie da accumulo lisosomiale.
Lo studio - riferisce la nota - rappresenta un importante passo avanti verso l’impiego di tecnologie label-free nella diagnostica clinica delle Lsd. I prossimi obiettivi saranno la validazione su cellule derivanti da pazienti (fibroblasti e cellule ematiche) e il miglioramento della risoluzione spaziale per arrivare all’identificazione del singolo lisosoma, avvicinando così la HTFC alle capacità della microscopia ad alta risoluzione, ma con i vantaggi dell’analisi statistica su larga scala.
"L’integrazione della citometria olografica nel percorso di ricerca traslazionale - conclude Pietro Ferraro, Dirigente di Ricerca e Principal Investigator del Cnr-Isas - è un passo fondamentale verso applicazioni cliniche concrete. Il potenziale di questa tecnica come strumento diagnostico e di screening terapeutico è enorme, e i risultati ottenuti ci spronano a proseguire con la validazione su cellule di pazienti".
Leggi tutto: Malattie rare, verso terapie mirate grazie all’analisi in 3D dei lisosomi
(Adnkronos) - La mossa era attesa e ora è ufficiale. Paolo Sorrentino potrebbe preparare il terreno per una nuova e ambiziosa corsa agli Oscar. 'La Grazia', il suo film che ha inaugurato con grandi attese l'82esima Mostra del Cinema di Venezia, ha infatti una data di uscita nelle sale nordamericane: il distributore Mubi ha annunciato che il film arriverà nei cinema il 5 dicembre 2025. Una data che non è casuale, ma rappresenta il primo, fondamentale passo di una campagna Oscar che si preannuncia audace.
Questa notizia potrebbe quindi sciogliere un nodo cruciale che aveva generato un fitto dibattito tra gli addetti ai lavori fin dall'annuncio del calendario. La data di uscita italiana, fissata per il 15 gennaio 2026, esclude il film dalla possibilità di essere scelto come candidato ufficiale dell'Italia per la categoria del Miglior Film Internazionale, la cui finestra di eleggibilità si chiude nell'autunno del 2025.
La strategia, dunque, sembrerebbe un'altra: Sorrentino potrebbe fare a meno del percorso nazionale per puntare direttamente al bersaglio grosso. L'uscita americana il 5 dicembre garantirà al film la cosiddetta 'qualifying run', ovvero una settimana di programmazione in sale selezionate del mercato statunitense (solitamente Los Angeles e New York) entro la fine dell'anno. Questo semplice ma decisivo passaggio tecnico rende l'opera eleggibile non per una, ma per tutte le categorie principali degli Academy Award, da Miglior Film a Miglior Regia, bypassando così il percorso nazionale. Una strategia audace per puntare direttamente ai premi maggiori.
(Adnkronos) - Oltre mille persone Lgbtq cattoliche si preparano al pellegrinaggio giubilare a Roma con l’attraversamento della Porta Santa di San Pietro nel pomeriggio di sabato 6 settembre.
In mattinata il Papa alle 10 terrà udienza giubilare ma i pellegrini cattolici Lgbtq non saranno in piazza. Alle 11 saranno nella Chiesa del Gesù per la messa per gli Lgbtq cattolici presieduta dal vicepresidente della Cei, mons. Francesco Savino. In Piazza San Pietro ci saranno invece domenica per l’Angelus del Papa.
“Sabato - spiega all’Adnkronos Beatrice Sarti, membro del consiglio della Tenda di Gionata che organizza il pellegrinaggio giubilare e mamma di un ragazzo omosessuale- non saremo in piazza ma domenica ci uniremo a un gruppo cattolico Lgbtq che ogni anno organizza un pellegrinaggio e saremo in piazza San Pietro per l’Angelus. Vedremo se il Papa ci citerà tra i pellegrini. Con calma, comunque, perché non abbiamo ancora idea di come sia orientato questo Papa, non abbiamo ancora avuto contatti con Prevost. Ha ricevuto padre James Martin (il gesuita che lavora da sempre con le persone omosessuali ed e’ stato ricevuto ieri in udienza, ndr ) e questo e’ un buon presupposto. Per il momento siamo attendisti”.
Sarti, che fa parte anche del gruppo ‘Famiglie in cammino’ di Bologna e raccoglie famiglie dell’Emilia Romagna con figli omosessuali ricorda che gli Lgbtq cattolici andarono in udienza “da papa Francesco. Ora al nuovo Papa lasciamo il tempo di orientarsi in questo nuovo mondo, poi vedremo. Intanto facciamo il nostro pellegrinaggio. E domenica comunque saremo in piazza all’Angelus”.
Di Papa Prevost, l’esponente della Tenda di Gionata, osserva: “Sicuramente è un Papa che parla con tutti. Non ci siamo focalizzati su certe dichiarazioni del passato che i giornali hanno riportato. I tempi cambiano e anche i futuri papi possono cambiare e fare nuove esperienze, conoscere persone e cambiare idea. Non vogliamo essere noi i primi ad avere pregiudizi. Intanto il fatto che ci sia il pellegrinaggio è una cosa positiva: è stato accettato e se ne parla. Non credo ci sia un’opposizione da parte del Papa, e’ comunque un pellegrinaggio di cristiani accomunati da un cammino che spera in una maggiore integrazione e accoglienza da parte della Chiesa. Ci saremo noi con i nostri figli”.
Del predecessore di Leone, Beatrice Sarti osserva: “ Dal nostro punto di vista papa Francesco ha fatto passi importanti ma più che altro sul fronte della pastorale non dal punto di vista del magistero né del Catechismo, dove sono scritte ancora cose anacronistiche. Una chiesa moderna dovrà pure confrontarsi con la scienza : l’orientamento sessuale e l’ identità di genere sono una naturale inclinazione dell’umano per cui penso che anche la Chiesa dovrebbe rivedere alcune cose, non possiamo rimanere al Medioevo. Ci sono teologi di fama e spessore che stanno lavorando su questi temi. La chiesa deve tenere conto di ciò che producono, andando avanti. Il nostro cammino non pretende sconvolgimenti dall’oggi al domani, ma un riconoscimento perché i nostri figli sono uguali a tutti gli altri".
(Adnkronos) - Un uomo armato di coltello ha aggredito a Marsiglia diverse persone, ferendole davanti a numerosi testimoni. Lo riporta la rete francese Tf1 Info, aggiungendo che l'aggressione, avvenuta intorno alle 14.45, ha scatenato il panico in Cours Belsunce, non lontano da La Canebière, nel 1mo arrondissement della città francese meridionale.
"Allahu Akbar" (Allah è grande): sono queste le ultime parole che l'aggressore - ripreso in un video che circola sui social - ha pronunciato prima di essere ucciso dalle forze di sicurezza francesi, che fino a un momento prima di sparargli gli avevano intimato di deporre il coltello con cui in precedenza aveva ferito cinque persone nella città portuale della Francia del sud.
Sono almeno 4 le persone ferite, riferiscono fonti della polizia, aggiungendo che l'attacco è avvenuto nel centro della città portuale francese, in una zona nota per il traffico di
(Adnkronos) - Un uomo armato di coltello ha aggredito a Marsiglia diverse persone, ferendole davanti a numerosi testimoni. Lo riporta la rete francese Tf1 Info, aggiungendo che l'aggressione, avvenuta intorno alle 14.45, ha scatenato il panico in Cours Belsunce, non lontano da La Canebière, nel 1mo arrondissement della città francese meridionale.
Sono almeno 4 le persone ferite, riferiscono fonti della polizia, aggiungendo che l'attacco è avvenuto nel centro della città portuale francese, in una zona nota per il traffico di stupefacenti. Non sono note le condizioni delle vittime.
L'aggressore è stato ucciso dalle forze dell'ordine, che hanno usato le loro armi per neutralizzarlo. Alle 16.30, polizia e procuratori erano ancora sul posto. È stato istituito un perimetro di sicurezza nella zona.
Leggi tutto: Francia, attacco con coltello a Marsiglia: diversi feriti, ucciso aggressore
(Adnkronos) - Un uomo armato di coltello ha aggredito a Marsiglia diverse persone, ferendole davanti a numerosi testimoni che si trovavano in strada o sulle terrazze dei caffè. Lo riporta la rete francese Tf1 Info, aggiungendo che l'aggressione, avvenuta intorno alle 14.45, ha scatenato il panico in Cours Belsunce, non lontano da La Canebière, nel 1mo arrondissement della città francese meridionale.
Una fonte ha riferito di diversi feriti. L'aggressore è stato ucciso dalle forze dell'ordine, che hanno usato le loro armi per neutralizzarlo. Alle 16.30, polizia e procuratori erano ancora sul posto. È stato istituito un perimetro di sicurezza nella zona.
Leggi tutto: Francia, attacco con coltello a Marsiglia: diversi feriti, ucciso l'aggressore
(Adnkronos) - Il figlio minore della leggenda del cinema Alain Delon sta cercando di annullare il testamento finale del padre, stando a quanto riferisce l’esecutore testamentario. Alain-Fabien Delon ha avviato un’azione legale per far invalidare il testamento, con una prima udienza fissata per marzo 2026, ritenendolo troppo sbilanciato a favore dell'unica figlia e minore dei figli di Alain Delon, Anouchka Delon, ha riferito l’avvocato Christophe Ayela, uno dei tre esecutori del testamento.
La mossa riaccende un'aspra disputa familiare a poco più di un anno dalla morte dell'icona dello schermo.
(Adnkronos) - Un giudice istruttore francese ha disposto che Gérard Depardieu, icona del cinema, sia rinviato a giudizio con l’accusa di aver stuprato e aggredito sessualmente l’attrice Charlotte Arnould nel 2018. Si tratta dell'ultima vicissitudine legale per l'attore 76enne, che a maggio è stato condannato per aggressione sessuale ai danni di due donne sul set di un film nel 2021 a una pena sospesa di 18 mesi. Quella condanna e una serie di altre accuse emerse negli ultimi anni hanno irrimediabilmente offuscato la reputazione della stella del cinema francese, costruita in mezzo secolo di carriera: più di dodici donne lo hanno accusato di abusi.
"Sette anni dopo, sette anni di orrore e inferno…credo di avere difficoltà a rendermi conto di quanto sia enorme tutto questo. Sono sollevata", ha dichiarato Arnould, che presentò denuncia nel 2018. La sua avvocata, Carine Durrieu-Diebolt, ha confermato che Depardieu è stato rinviato a giudizio per la presunta aggressione e per lo stupro mediante penetrazione digitale di Arnould, avvenuti in due occasioni, nell’agosto del 2018, nella sua abitazione parigina. "La mia cliente e io siamo sollevate e fiduciose. È una forma di verità giudiziaria per Charlotte in attesa del processo penale", ha aggiunto la legale. La data del processo non è ancora stata fissata.
In un primo momento il caso era stato archiviato per insufficienza di prove, ma Arnould, amica di famiglia di Depardieu, si è costituita parte civile, facendo sì che nell’estate 2020 venisse aperta un’inchiesta giudiziaria. Alla fine del 2021 l'attrice accusò pubblicamente la stella del cinema di averla stuprata due volte nell’agosto 2018, quando lei aveva 22 anni ed era anoressica, arrivando a pesare 37 chilogrammi. Depardieu ha negato le accuse di stupro e aggressione sessuale, sostenendo che il rapporto fosse consensuale.
In una lettera del 2023 al quotidiano Le Figaro l'attore aveva negato le accuse, sostenendo di non aver "mai, mai abusato di una donna", e che nel caso di Arnould non ci fosse "mai stata costrizione, né violenza, né proteste".
L’attore francese dovrà anche rispondere alla giustizia italiana per l'accusa di aver aggredito il paparazzo Rino Barillari, 80 anni, a maggio 2024 presso un bar romano, colpendolo al volto tre volte dopo che questi aveva tentato di fotografarlo e causandogli una ferita al sopracciglio, per cui il fotografo è stato portato all'ospedale e dimesso con una prognosi di 10 giorni. L'avvocato di Depardieu ha poi sostenuto che Barillari avesse spinto violentemente la compagna, Magda Vavrusova, che era con la star. Il fotografo ha presentato denuncia.
Leggi tutto: Depardieu rinviato a giudizio per stupro sull'attrice Charlotte Arnould
(Adnkronos) - Il Nord Italia ancora colpito dal maltempo, con piogge torrenziali, vento forte e criticità in diverse regioni. A Genova, dopo che i bacini del Leira e del Cerusa a Voltri hanno superato la soglia di allarme idrometrico, il Centro Operativo Comunale ha disposto per la giornata di oggi la chiusura di parchi, ville, giardini e cimiteri comunali. Restano invece aperti mercati e impianti sportivi. I torrenti Ruscarolo e Cantarena hanno superato la soglia di preallarme.
Allagamenti anche al sottopasso di Brin, che è stato chiuso, e diversi sottopassi pedonali tra cui quelli di piazza Montano, piazza Rizzolio, piazza Massena, piazza Porticciolo di Pegli, Borgo Incrociati e via Puccini. Per monitorare la situazione sul territorio sono state impiegate 22 pattuglie della polizia locale e 15 squadre di volontari.
Nella notte, i vigili del fuoco hanno effettuato oltre 70 interventi tra Genova e provincia, per allagamenti, alberi abbattuti e danni causati dal forte vento.
In Friuli Venezia Giulia, il maltempo ha colpito duramente la notte e si è spostato sull'Istria già dalle ore 8 di questa mattina. A Fossalon tra le 5 e le 6 sono caduti 72 mm di pioggia, livelli di precipitazioni che si registrano in media una vota ogni 30 anni.
Dopo il passaggio del temporale, ancora piogge moderate sulla fascia sud-orientale della regione. Nelle prossime ore i temporali più forti potranno coinvolgere con qualche fenomeno più intenso anche la costa. Nel resto del territorio ancora qualche rovescio o temporale sparso. Segnalati allagamenti nei comuni di Porcia, Grado e Trieste.
Chiusa per caduta massi la strada comunale via San Osvaldo che conduce a Villanova delle Grotte, frane a Pulfero e nel comune di Torreano. Sono oltre 4000 fulmini i fulmini caduti nelle ultime 12 ore, i fiumi restano al di sotto dei livelli di guardia.
Anche la Toscana è stata interessata dalla perturbazione, seppur senza criticità rilevanti. Il presidente della Regione, Eugenio Giani, ha comunicato via social che nella notte il fronte temporalesco ha attraversato le zone interne senza causare danni significativi. "Segnalata tromba marina tra Follonica e Scarlino. In corso allerta gialla per mareggiate nella giornata di oggi sull'Arcipelago".
I vigili del fuoco sono al lavoro dalla tarda serata di ieri a causa della forte ondata di maltempo che ha colpito il Veneto, soprattutto le province di Verona e Vicenza. La situazione è particolarmente critica nella provincia di Verona dove sono stati necessari quaranta interventi da parte dei vigili del fuoco per mettere in sicurezza gli alberi pericolanti e alcune coperture di edifici lesionate. Tra i territori più colpiti, quelli dei comuni orientali di San Bonifacio e Soave, e quelli della bassa veronese ad Oppeano e Bovolone.
Nel Vicentino, sono stati effettuati 60 interventi nei territori di Lonigo, San Germano dei Berici, Mossano e Grancona.
(Adnkronos) - Re Carlo sta valutando se incontrare o meno il principe Harry quando il figlio minore tornerà a Londra la prossima settimana, ma il principe William potrebbe rappresentare l'ostacolo principale. Lo scrive Gb News, citando una fonte interna. Harry sarà nella capitale inglese l'8 settembre per la cerimonia annuale dei WellChild Awards, un evento che sostiene da molti anni. La data segna anche il terzo anniversario della morte della regina Elisabetta II. Sebbene alcune indiscrezioni suggeriscano che il sovrano e il duca di Sussex potrebbero incontrarsi, fonti vicine alla famiglia reale sottolineano che nulla è stato confermato.
Secondo conoscenti del principe di Galles, William è fermamente contrario a qualsiasi udienza concessa al fratello. Ritiene che un incontro conferirebbe legittimità a Harry, dopo la pubblicazione della propria autobiografia 'Spare' e dopo aver preso parte a progetti televisivi critici nei confronti della famiglia reale. Un amico dell'erede al trono ha dichiarato al Daily Beast: "In definitiva, William è un soldato leale: rispetta il rango di suo padre e rispetta il diritto di suo padre di prendere le proprie decisioni, e non farà storie se ciò dovesse accadere. Tuttavia, ritiene che un incontro con Harry sia un'idea terribile, terribile".
L'anno scorso, si erano fatte speculazioni simili sui WellChild Awards 2024 e non si era tenuto alcun incontro. Pochi mesi prima, il duca di Sussex si era recato a Londra per il decimo anniversario degli Invictus Games presso la Cattedrale di St Paul. All'epoca, Harry rilasciò una dichiarazione in cui affermava di aver sperato di rivedere suo padre, ma che Charles aveva "altre priorità".
(Adnkronos) - "Mamma, non riesco a scrivere queste parole senza piangere come un bambino. Forse perché l’incubo di ogni bambino è perdere la propria mamma. E io ho perso la mia", comincia così il commovente ricordo di Gianluca Gazzoli che oggi, martedì 2 settembre, ha annunciato sui social la morte della mamma Giovanna.
Il conduttore radiofonico aveva rivelato nelle scorse settimane che la madre stava attraversando un brutto momento e stava combattendo contro un brutto male, oggi l'addio. "Non smetto di pensare a tutto quello che ancora dovevamo fare, a ciò che avresti dovuto vedere e vivere. Dopo tanti anni difficili, proprio quando la vita sembrava finalmente sorriderci, a 65 anni, la malattia ti ha portata via troppo in fretta, precipitando negli ultimi giorni. Sembra tutto irreale", continua il post a corredo di due scatti in cui madre e figlio sono ritratti sorridenti.
"Mi mancherà tutto di te. - continua Gazzoli - Mi mancherà chiamarti nel cuore della notte, sapendo che ti avrei trovata sveglia. Mi mancherà passare a trovarti, mangiare insieme, ridere e prenderci in giro. Mi mancherà la certezza che eri sempre lì, ad ascoltarmi o a guardarmi qualunque cosa facessi. Mi mancherà vederti con le tue nipoti, che tanto amavi e che ti amavano. Mi mancheranno così tante cose che sento il cuore esplodere dal dolore".
La foto condivisa da Gazzoli su Instagram risale allo scorso anno, nel giorno in cui Giovanna ha sposato il suo compagno: "Pensare che solo un anno fa facevo da testimone al vostro matrimonio mi distrugge. Sono felice che tante persone ti abbiano conosciuta e di aver raccontato la tua storia. Ma soprattutto che tu abbia potuto vivere l’affetto e la stima che ti sono tornati indietro. Il segno che hai lasciato nelle vite di chiunque ti abbia incontrato è testimoniato dalla sofferenza che in questi giorni condividiamo con amici e parenti".
Nella lunga lettera si rivolge alla mamma e la ringrazia per tutto quello che ha fatto per lui in questi anni: "Ciò che sono lo devo a te: la determinazione, i valori, la forza di non mollare e quella di continuare a sognare. Hai creduto in me molto prima che potessi farlo io. Se un senso c’è in questo dolore, forse questa è stata la tua ultima grande lezione: in un mondo che ci anestetizza con superficialità e rumore, tu negli ultimi mesi hai azzerato tutto, riportandoci alle cose davvero importanti. E hai reso ancora più unita la nostra famiglia, il tuo più grande orgoglio".
E conclude: Non ho rimpianti per ciò che è stato, ma un’enorme tristezza per ciò che non sarà. Ringrazio con tutto il cuore chi ci è stato vicino in questo periodo. L’umanità è ciò che non dovremmo mai perdere. Grazie, mamma. Grazie di tutto. Grazie per aver lottato fino all’ultimo per restare con noi. Ci sono tante cose che avrei voluto farti vedere, ma so che ci sarai lo stesso. Vivrai per sempre in me, in noi".
Leggi tutto: Gianluca Gazzoli, morta la mamma Giovanna: "Sento il cuore esplodere dal dolore"