Cagliari

I dettagli sull’operazione antidroga scattata oggi in Sardegna e in altre quattro regioni

In carcere 23 persone, altre 17 agli arresti domiciliari: tutti accusati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, alcuni anche di partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Con l’operazione “Family&Friends” – affidata questa mattina a oltre 300 carabinieri tra Cagliari, Quartu Sant’Elena, Sassari e Nuoro, oltre che in diverse città della penisola in Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Abruzzo – la Direzione distrettuale antimafia di Cagliari è sicura di aver smantellato un’organizzazione che faceva arrivare in Sardegna e distribuiva cocaina e hashish per milioni di euro.

Punto di partenza dell’indagine – è stato spiegato in una conferenza stampa presso il Comando provinciale Carabinieri di Cagliari – è stato un cagliaritano di 42 anni, Giovanni Portas: già in base ai primi elementi raccolti nelle indagini era stato individuato come uno dei possibili terminali del traffico di stupefacenti in Sardegna. Benché il grosso del traffico si sviluppando a Cagliari, la base logistica principale dell’organizzazione è stata individuata dagli investigatori a Quartu Sant’Elena.

Un altro dei personaggi di spicco individuati nell’inchiesta è Paolo Gaviano, 52 anni, sospettato di aver controllato a lungo ampi settori dell’attività di spaccio nell’intera isola, avvalendosi di alcuni fidati collaboratori.

Grazie all’attività di coordinamento della Procura cagliaritana, che ha condiviso l’ipotesi investigativa dell’Arma, si è scoperto che la banda comunicava con schede telefoniche fittiziamente intestate a cittadini pakistani, in qualche caso inesistenti, e anche utenze internazionali, in particolare spagnole.

Secondo le indagini, la cocaina era fornita da clan albanesi attivi nella penisola, mentre l’hashish sarebbe di provenienza spagnola e giungeva in Sardegna attraverso pacchi postali ordinari, indirizzati a destinatari inesistenti, titolari di utenze cellulari riportate sugli stessi pacchi come contatto per la consegna. L’inconsapevole corriere chiamava quel numero e veniva immediatamente raggiunto dal reale destinatario del pacco, che si presentava col nome fasullo utilizzato per la spedizione (spesso di cittadini pakistani, anche in questo caso).

Il gruppo ritirava la droga anche in negozi specializzati che offrono un servizio di fermo posta/deposito a pagamento, contando sul fatto che i gestori del servizio – non essendovi tenuti per legge – non avrebbero controllato il contenuto dei pacchi. In uno di questi punti di ritiro, nel 2019, sono stati sequestrati 86 kg di hashish. Sequestri simili si sono succeduti più volte, con grandi risultati, confermando le ipotesi sul meccanismo di consegna per l’hashish. Lo snodo fondamentale del movimento delle spedizioni si è dimostrato essere Milano, dove sono stati controllati moltissimi pacchi.

I referenti sardi del traffico avevano l’abitudine di recarsi nel sud della Spagna con lo scopo – in base a quanto finora emerso – di ordinare l’hashish e pagare preventivamente le spedizioni. In uno dei diversi casi che è stato possibile ricostruire, i due corrieri avevano nascosto trecentomila euro nella ruota di scorta dell’auto su cui viaggiavano. Al pagamento sarebbe seguita in breve tempo la spedizione della sostanza.

Abbastanza simile era il meccanismo utilizzato per l’importazione della cocaina, che si sospetta facesse capo ad alcuni albanesi con base in varie località del territorio nazionale. Costoro, in base al quadro indiziario, avrebbero preteso sempre il pagamento anticipato della droga e nel giro di un mese facevano arrivare la cocaina, mediante corrieri italiani: in genere insospettabili coppie che si assumevano il rischio di viaggiare su auto con doppi fondi contenenti lo stupefacente.

Portas è accusato di aver gestito gran parte della cocaina spacciata a Cagliari ma anche a Sassari, attraverso personaggi locali.cCome referente sassarese dell’organizzazione è stato identificato Gabriele Grabesu, 37 anni. In diversi casi lo stupefacente diretto a Sassari è stato caricato su auto di corrieri nell’area attorno al cimitero di San Michele. Il viaggio verso a Sassari era compiuto lungo la Statale 131 a velocità altissime.

In uno dei recuperi di stupefacente compiuti, l’auto che di notte percorreva ad altissima velocità la statale Carlo Felice era stata sorpassata da una gazzella dei carabinieri, che poi l’avevano fermata all’altezza del chilometro 12,120, nel territorio di Sestu.

La macchina era stata poi smontata, ma di droga non si era trovata traccia, nonostante ci fossero indizi solidi sulla spedizione. All’alba del giorno dopo i carabinieri avevano perlustrato le cunette in quel tratto della 131 recuperato un pacco di hashish. Nelle ore successive e per circa una settimana, gruppi di soggetti persone arrivate dal Sassaresi, tutte in contatto con Grabesu, come se stessero cercando funghi avevano setacciato inutilmente la stessa zona, consentendo ai carabinieri di fotografarli da lontano e ottenere altri elementi da fornire alla Procura di Cagliari.

In un altro viaggio verso il nord Sardegna, l’auto trasportava un chilogrammo di cocaina, nascosta nel trasportino di un gatto. Grabesu in quella circostanza si ritiene che avesse svolto funzioni di staffetta, anticipando l’auto che trasportava la droga, nella speranza di evitare posti di blocco e controlli lungo il percorso.

Nel corso dell’indagine è intervenuta la collaborazione della Direzione centrale dei Servizi antidroga e di Autorità giudiziarie e forze di Polizia di altri Paesi europei, in particolare la Spagna, alle quali è stato chiesto ausilio per lo svolgimento di attività tecniche e di polizia scientifica, ma anche di vera e propria polizia giudiziaria, attraverso scambio di verbali relativi a servizi di osservazione svolti all’estero, nonché su ad arresti e sequestri di sostanze stupefacenti.

I numeri derivanti da questa articolata e complessa indagine condotta sono sicuramente importanti già nella prima fase, come testimoniano l’arresto in flagranza di reato di 21 persone, in gran parte già presenti nella banca dati per reati specifici, e il sequestro complessivo di quasi 660 kg di sostanze stupefacenti, per un controvalore quantificabile in 8 milioni di euro, sul mercato al dettaglio.

In base alle attività investigative finora svolte, è stato stimato che nel periodo precedente alle indagini tale metodo di importazione dello stupefacente potrebbe aver permesso di smerciare un quantitativo di hashish pari ad una tonnellata.

Gli elementi finora acquisiti nel corso delle indagini preliminari indicano l’esistenza di una struttura stabile, con  consolidati rapporti tra gli indagati, che comunicavano in codice e secondo regole rigide: limitare all’essenziale i contatti telefonici, privilegiare sempre gli incontri di persona, ritenuti più sicuri e riservati (non sempre, come dimostrano diverse intercettazioni ambientali).

I corrieri venivano reclutati di volta in volta con il massimo riserbo sulla loro identità, che non veniva rivelata neppure ai destinatari, così da scongiurare ogni fuga di notizie, anche involontaria, che potesse consentire la loro individuazione durante il trasporto.

 

 

 

Lunedì, 20 novembre 2023

Fonte: Link Oristano


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