Cabras
Interessanti ipotesi in uno studio dell’architetto di Cabras Giuseppe Sanna
Un porto e un insediamento di epoca nuragica parzialmente sommersi, al centro di un complesso sistema nel cuore del Sinis. Uno studio dall’architetto di Cabras Giuseppe Sanna, 31 anni, apre una nuova affascinante finestra sulla penisola dell’Oristanese. Un articolo intitolato “Dalle connessioni visive dei nuraghi del Sinis alla città nuragica sommersa di Conca Illonis nello stagno di Cabras” è stato pubblicato nell’ultimo numero[1] della rivista scientifica internazionale di classe A Restauro Archeologico, edita da Firenze University Press, casa editrice dell’Università di Firenze.
La ricerca – che ha utilizzato strumenti digitali come il Geographic information system e foto aeree – si concentra sulla possibile esistenza di un insediamento sommerso a Conca Illonis, all’angolo sud-ovest dello stagno. Nella pubblicazione l’architetto Sanna non ha invece inserito riferimenti al porto nuragico, nella zona di Su Siccu, che potrebbe essere oggetto di uno studio successivo. “Le foto storiche del 1948”, ha spiegato lo studioso, “mostrano in quell’area una particolare insenatura che ricorda l’imboccatura di un porto. Successivamente è stata coperta dai fanghi, quando, a causa della realizzazione del canale scolmatore, sono mutate le correnti. Per avere qualche elemento in più sarebbero però necessari scavi a cura di esperti in materia”.
Due ulteriori elementi sostengono l’ipotesi che a Su Siccu i nuragici avessero realizzato un porto: il primo è la sua posizione strategica, all’interno del Golfo di Oristano, il secondo è la presenza di un nuraghe nella vicina isoletta di Mal di Ventre.
Nell’area da Capo San Marco fino a Mont’e Prama e dalla costa fino allo stagno di Cabras erano stati finora identificati 70 nuraghi. Sanna ne ha classificati altri cinque, di cui quattro diroccati e uno incompleto. Secondo lo studioso, il loro posizionamento non è frutto del caso, ma ci sarebbe dietro una chiara idea progettuale, attenta al controllo e all’organizzazione del territorio. “Non pensiamo al singolo nuraghe”, ha aggiunto il ricercatore di Cabras, “è necessario avere una visione di insieme per capire la loro disposizione. Sono giunto a vedere come questi nuraghi sono legati tra loro e che le connessioni portano tutte all’area di Conca Illonis, vero polo del sistema Sinis”.
Il lavoro di Sanna è stato presentato sabato scorso al centro polivalente di Cabras. In quell’occasione è intervenuto anche il sindaco Andrea Abis, che – da ingegnere – ha sottolineato l’importanza dello studio, paragonando le connessioni tra i nuraghi del Sinis individuate dallo studioso a un piano urbanistico ante litteram.
“Le connessioni visive oggetto della ricerca”, ha proseguito l’architetto Sanna, “puntano su Conca Illonis, che si trovava vicino a una fascia fluviale, un’area fertile e per questa ragione particolarmente adatta a ospitare un insediamento. È plausibile che con l’innalzamento delle acque parte dell’insediamento sia stata sommersa”.
Proprio dallo stagno di Cabras arrivano evidenze particolarmente interessanti. Lungo un’area di almeno 19 ettari, separati unicamente dalla striscia di terra di Conca Illonis, potrebbe infatti esserci traccia di un grande insediamento. “Dall’analisi su ortofoto”, ha aggiunto Sanna, “è possibile notare spessori stabili che descrivono un andamento di probabili mura. A Conca Illonis c’è già un nuraghe, in un sito occupato sin dal Neolitico”.
Un’ampia esplorazione dei fondali dello stagno di Cabras,[2] per capire cosa possa riemergere dalla laguna, è tra gli interventi che la Fondazione Mont’e Prama promuoverà nei prossimi mesi, insieme a scavi a Conca Illonis e nell’area nuragica di Cannevadosu. “La prospezione dello stagno”, ha concluso l’architetto di Cabras, “è molto importante. Auguro alla Fondazione di riuscire a verificare la reale estensione di queste evidenze”.
Venerdì, 16 febbraio 2024
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