Oristano
La scrittrice è originaria di Abbasanta
“Sul filo del rasoio”, un racconto al tempo del coronavirus, pubblicato da Armando editore, è l’ultimo romanzo della scrittrice Rita Sanna. L’autrice, originaria di Abbasanta, ha insegnato per molti anni a Oristano, prima di trasferitasi a Roma, dove vive attualmente. Nel Lazio ha continuato a svolgere la professione di docente. Ha esordito come scrittrice nel 2003 col memoriale autobiografico “Il vento della vita”. Ha poi pubblicato “Il silenzio di Michelina” (2008) ispirato a una storia vera di violenza e incesto, e “Nessuno doveva sapere” (2015). Ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra i quali il titolo di socio onorario dell’Accademia italiana di scienze lettere e srti “Terre del Vesuvio” per essere risultata tra le finaliste al premio internazionale di prosa e il primo premio per la prosa nel prestigioso concorso indetto da “Eudonna”. Ha inoltre pubblicato “Lettere semiserie” (2009), “Quadretti di un tempo” (2012), “Ippolita” (2013) e “Chiamale se vuoi… Poesie” (2020). Con Armando Editore aveva già pubblicato “La casa cantoniera” (2019).
La recensione del romanzo
Sul filo del rasoio. È così che ci siamo sentiti nelle fasi più difficili e cruciali della pandemia da coronavirus, asserragliati nelle nostre case, sgomenti di fronte alla televisione che trasmetteva notizie simili a bollettini di guerra e immagini destinate a rimanere indelebili nella memoria. I cortei di camion militari che nella notte lasciavano gli ospedali carichi di bare. Abbiamo avuto bisogno di un po’ di tempo per superare la paura, adattandoci alle misure richieste dalla situazione e organizzando al meglio il nostro tempo.
Sì, è stato come camminare sulla lama di un rasoio. Su quella lama si sta anche quando si vivono situazioni personali all’apparenza meno problematiche, determinate, magari, dall’instaurarsi di relazioni poco convincenti che si trascinano nel tempo incancrenendosi, mentre si affievoliscono il coraggio e la volontà di interromperle, e che, talora, finiscono per avere risvolti inimmaginabili.
Forse fu per via del particolare clima instaurato dalla pandemia che in Sandra emerse il bisogno di aprire il proprio animo a Rosanna (una scrittrice nella quale si individua l’autrice) e a chiederle di mettere per iscritto la dolorosa esperienza giovanile il cui ricordo la perseguitava ancora, consapevole di essersi trovata per molto tempo in bilico in una situazione di precarietà, come sulla lama di un rasoio. Avvenne così che Sandra si raccontò a Rosanna, che ascoltò con attenzione, prese appunti e poi ne scrisse rendendoci partecipi della vicenda occorsa alla sua interlocutrice. Con lo stile diretto e semplice che le è proprio, senza indulgere ad orpelli narrativi di sorta, Rosanna/Rita Sanna si fa cronista e immette il lettore nella vicenda con il risultato che egli ha la sensazione di ascoltarla più che di leggerla.
La storia suscita diverse riflessioni. A Sandra non basta raccontare la sua vicenda, ha bisogno che Rosanna la metta per iscritto. Sembrerebbe una richiesta improntata a presunzione se non intervenisse la considerazione che più verosimilmente si tratta di atto di generosità: generosità verso se stessa e verso altri che, apprendendola, possono trarne l’insegnamento a rifuggire sollecitamente da situazioni poco chiare, causa di neppur troppo velato malessere, quando non addirittura equivoche. Raccontare verbalmente equivale a riaccendere e a rivivere esperienze dolorose, riaprire ferite e permettere che sanguinino ancora ed è, al contempo, atto liberatorio. Scriverne, se fosse stata la protagonista a farlo, sarebbe stato addirittura purificatorio e pacificante per sé medesima.
Come sia che la si pensi, il romanzo, preceduto da una acuta presentazione di Armando Senior Tatta, è di agevole lettura, interessante per gli spunti di riflessione che contiene e per le considerazioni che suscita.
Auguri, Rita Sanna, per questa tua nuova “fatica” letteraria che doni ai tuoi lettori e alle tue lettrici e che concorre alla crescita della consapevolezza personale in un momento storico minato da evidenti fragilità e spietate sopraffazioni.
Maria Giovanna Campus
Venerdì, 5 gennaio 2024
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