(Adnkronos) - Un incontro di lavoro al Centro Studi Americani, organizzato da Meta e Adnkronos, ha riunito rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico e delle imprese per discutere del futuro della regolazione tecnologica in Europa. E' stata l’occasione per affrontare in modo franco le sfide legate a intelligenza artificiale, sostenibilità ambientale e competitività industriale. Il dibattito si è sviluppato intorno a un nodo centrale: come coniugare innovazione e regole senza che l’eccesso normativo finisca per frenare lo sviluppo di tecnologie cruciali per l’Europa, dal cloud al calcolo quantistico, fino alla cybersicurezza. È emersa la necessità di ripensare i meccanismi legislativi, prendendo spunto dall’esperienza dello “Stop the Clock” già applicata in ambito ambientale, e valutando nuovi pacchetti “omnibus” in grado di semplificare e armonizzare la cornice normativa. 

Particolare attenzione è stata posta al tema delle infrastrutture digitali: i data center in Italia crescono ma restano concentrati soprattutto nel Nord, con rischi per la sicurezza e squilibri territoriali. L’espansione di queste strutture, insieme allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e del quantum computing, comporterà un aumento consistente della domanda energetica, che solleva interrogativi su fonti e sostenibilità, spingendo a discutere anche di nucleare di nuova generazione. 

Il confronto ha toccato inoltre il piano geopolitico, con l’Europa chiamata a bilanciare la propria spinta regolatoria con la velocità dell’innovazione e la competizione internazionale, soprattutto con Stati Uniti e Cina. È stato sottolineato come la frammentazione normativa a livello locale e nazionale possa rallentare la transizione digitale, mentre un approccio più omogeneo e pragmatico faciliterebbe gli investimenti e l’adozione di nuove tecnologie. 

Grande spazio è stato riservato alle piccole e medie imprese, considerate il cuore del tessuto produttivo europeo ma ancora indietro nei processi di digitalizzazione. La sfida sarà renderle protagoniste, accompagnandole con strumenti concreti e accessibili, affinché possano trarre vantaggio dall’intelligenza artificiale non solo in termini di produttività, ma anche di resilienza e sicurezza. 

Dal dibattito è infine emersa una riflessione culturale: l’Europa rischia di perdere terreno non solo sul piano degli investimenti, ma anche nella capacità di formare competenze adeguate. Diritto, tecnologia, management e scienze devono dialogare di più, perché la regolazione efficace non può prescindere da un approccio multidisciplinare. 

In conclusione, la serata ha confermato un punto di fondo: l’innovazione non si ferma e l’Europa dovrà trovare un equilibrio tra tutela dei diritti, rapidità legislativa e capacità di competere in un contesto globale sempre più accelerato.