(Adnkronos) - Doveva essere una grande festa per il 4 luglio, l'Independence Day americano, celebrata nel cuore di Napoli in una Piazza del Plebiscito trasformata in un palco internazionale, con artisti del calibro di John Legend, Mary J. Blige e 50 Cent. Invece, l’evento è saltato all’ultimo momento, tra comunicazioni confuse, difficoltà operative e accuse pesanti e incrociate. All'indomani della clamorosa cancellazione a parlare con l'Adnkronos è Marco Bosco, direttore creativo di Dreamloud, agenzia americana titolare del format 4everShow – Official July 4th Celebration. "Un evento -spiega- già realizzato in altre città d’Italia per celebrare l’Independence Day attraverso la musica e la cultura dal 2013".
Con il manager cerchiamo di capire cosa sia successo nell'intricata vicenda. "Volevamo portare qualcosa di inedito e simbolico – dice Bosco – unire l’Italia e gli Stati Uniti in un progetto culturale e musicale ad alto livello. Ma ci siamo trovati davanti a un sistema chiuso, autoreferenziale, privo di reale sostegno pubblico. In Italia sembra che non ci sia spazio per realtà indipendenti, anche quando portano artisti di fama mondiale". Per prima cosa, precisa la Dreamloud, "pur essendo proprietaria del format e responsabile del cast artistico, non era incaricata della logistica o dei permessi. Tutte le autorizzazioni e le attività operative in Italia erano affidate alla società Alpha Consulting di Terni, che ha dovuto fare i conti con costi esorbitanti e difficoltà crescenti. Noi abbiamo cercato di supportarli, ma l’intero contesto era ostile".
Secondo quanto racconta Dreamloud, inizialmente tutto sembrava procedere senza intoppi: "Il comune di Napoli aveva convalidato i permessi, i contratti con gli artisti erano firmati, gli anticipi versati. Poi John Legend, inizialmente confermato e parte del progetto, con un duetto previsto con un artista italiano, si è ritirato". In realtà, dice Bosco, "le vendite dei biglietti non sono mai decollate ed ha capito che non avrebbe potuto fare il concerto in ogni caso". Ancor più eclatante, il caso di Mary J. Blige e 50 Cent. "Mary J. Blige era già arrivata a Napoli con il suo team, pronta a salire sul palco. Lo stesso per il team di 50 Cent, che aveva completato le attività logistiche e preparatorie. 50 Cent è rimasto profondamente deluso da come si è conclusa la vicenda”, racconta il manager. Il concerto del rapper americano "aveva venduto circa 12.800 biglietti: un risultato comunque rilevante, ma che non è bastato a sostenere il peso dei costi di produzione richiesti per Piazza del Plebiscito. Alpha si è trovata in seria difficoltà economica, con preventivi finali paragonabili a quelli per costruire tre volte la Wembley Arena", scandisce il direttore creativo di Dreamloud.
Ma, secondo quanto racconta Bosco, non è tutto. "A questo si è aggiunto -denuncia il direttore creativo- un clima ostile e intimidatorio. Ci sono stati comportamenti gravi da parte di alcuni promoter italiani, che con atteggiamenti intimidatori hanno spaventato fornitori e collaboratori rendendo sempre più difficoltosa la realizzazione dello show. È una situazione vergognosa, che va denunciata e che deve finire una volta per tutte. Non è accettabile che in un Paese europeo si tenti di bloccare progetti internazionali con pressioni e minacce velate”. Accuse gravi, quelle del manager, a cui si sarebbe aggiunta "la totale assenza di coordinamento da parte delle istituzioni locali. Le parole del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che ha dichiarato di non essersi occupato personalmente della questione, sono molto gravi considerando il valore simbolico e internazionale della manifestazione”, afferma Bosco.
L’Ambasciata degli Stati Uniti "aveva dato conferma in via formale della presenza del nuovo ambasciatore americano a Napoli", proprio per partecipare alla celebrazione. "Un segnale chiaro – sottolinea il patron della Dreamloud – che non si trattava solo di un concerto, ma di un’occasione istituzionale per celebrare il legame culturale storico tra Italia e Stati Uniti. E invece Napoli ha perso una vetrina straordinaria”. Secondo Dreamloud, questa non sarebbe la prima volta che un loro progetto di alto livello viene ostacolato in Italia. “Nel 2018 abbiamo dovuto spostare un evento con Legend da Firenze a Taormina, per le stesse dinamiche opache e chiuse. Ma abbiamo continuato a portare progetti sinfonici e pop di altissimo livello con Usher, Andrea Bocelli, Kacey Musgraves, John Legend. Siamo una realtà creativa con sedi a New York e Los Angeles, attiva dal 2009. Eppure veniamo trattati con diffidenza, se non con ostilità”.
L’appello finale è netto: "L’Italia deve imparare a distinguere tra eventi puramente commerciali ed eventi culturali e istituzionali. Quando un progetto coinvolge ambasciate, grandi artisti e format internazionali, deve esserci un approccio diverso, professionale, trasparente. Se si continuerà a lasciare spazio solo ai soliti nomi e alle solite logiche, il sistema culturale italiano resterà debole e autoreferenziale. E continueremo a perdere occasioni preziose".
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