(Adnkronos) - È morto improvvisamente Sylvain Amic, direttore del Musée d'Orsay e dell'Orangerie di Parigi, uno dei poli museali più importanti al mondo per l'arte dell'Ottocento e del primo Novecento, che guidava da meno di 18 mesi. Aveva 58 anni. Secondo fonti vicine alla famiglia, come riferisce la stampa francese, si trovava nel sud della Francia, nel Gard, quando è stato colto da un malore. Inutili i soccorsi.
La notizia ha lasciato sgomenti colleghi, istituzioni e il pubblico del mondo della cultura. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha affidato il suo messaggio di cordoglio a X: "La sua scomparsa è uno choc. Da Montpellier a Rouen, da Parigi a tutta la Francia, Sylvain Amic ha sempre lavorato per rendere l'arte accessibile a tutti. La cultura francese perde un uomo di visione e passione".
La storia di Amic è tutto fuorché convenzionale. Nato a Dakar nel 1967, aveva iniziato il suo percorso professionale come insegnante di scuola elementare. Poi la svolta: la formazione all'Institut national du patrimoine, il concorso da conservatore, l'ingresso nei ranghi del patrimonio pubblico francese nel 1997. Da lì in poi, un percorso costruito con competenza e spirito innovativo, che lo ha portato a dirigere la rete dei musei metropolitani di Rouen, dove ha lasciato un'impronta duratura. Nel 2024 era arrivata la nomina alla direzione del Musée d'Orsay. Già nel 2017 Amic si era candidato, ma il posto era andato a Laurence des Cars (poi direttrice del Louvre). A spingerlo alla guida del museo era stata la ministra della Cultura Rachida Dati, che oggi lo ricorda come "un uomo brillante, creativo, attento agli altri. Con la sua scomparsa, perdiamo uno dei migliori interpreti del nostro patrimonio culturale".
"Il Musée d'Orsay è un museo repubblicano", amava ripetere Amic. Il museo, secondo la sua visione, non era solo uno scrigno di capolavori, ma un luogo di dialogo civile, dove l'arte deve incontrare anche chi solitamente se ne sente escluso. Proprio per questo aveva messo al centro del suo progetto la fascia dei giovani tra i 18 e i 25 anni, puntando su una programmazione più coinvolgente, più aperta, più contemporanea.
Grande sostenitore della "decentralizzazione culturale", Amic aveva lavorato per moltiplicare i prestiti di opere d'arte alle istituzioni di provincia, in un'ottica di condivisione del patrimonio. E aveva anche intuito con largo anticipo la necessità di un'alleanza tra cultura e sostenibilità: "I musei devono parlare del cambiamento climatico". Sotto la sua guida, il Musée d’Orsay ha avviato un piano di lavori per rinnovare gli spazi d'accoglienza, mentre i dati di affluenza sono tornati ai livelli pre-pandemia (oltre 3 milioni di visitatori). Progetti importanti, ora bruscamente interrotti.
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