
(Adnkronos) - "Siamo soddisfatti. È stato un ottimo Salone. Ci sono ancora delle cose che devono essere ultimate, pensiamo all'hotel. Ci sono delle parti ancora in cantiere, ma credo che nel giro di un anno, un anno e mezzo si possa vedere completato il progetto".
Sono le parole della sindaca di Genova, Silvia Salis, intervenendo oggi alla conferenza stampa di chiusura del 65esimo Salone nautico di Genova, ‘We are made of sea’, nel Waterfront di Levante. Durante il Salone (18-23 settembre) “lato amministrazione comunale abbiamo avuto degli ottimi riscontri - fa sapere Salis - l'apertura dei Palazzi dei Rolli, patrimonio Unesco, ha fatto immediatamente tutto esaurito. Sono state migliaia le persone nelle nostre strade. Assistere alle serate di divertimento in mezzo a un patrimonio artistico incredibile è stata una cartolina stupenda della città - racconta - Inoltre, il biglietto dedicato ai giovani in questo Salone credo che abbia anche portato un nuovo tipo di visitatori”.
La Sindaca di Genova risponde poi all’appello del presidente di Confindustria nautica, Piero Formenti, che chiede una città più raggiungibile e più attrattiva: “È sicuramente un'urgenza per Genova - concorda Salis - Lo è da decenni e lo diventa sempre di più in un mondo sempre più connesso. Però devo dire che è un momento di grande cambiamento, sia per la città che per la Regione. Gli effetti saranno positivi - auspica - e sicuramente ne raccoglieremo i frutti più avanti. Ovvio che il presidente di Confindustria nautica guarda a quali sono gli effetti di questo cambiamento sul suo Salone - sottolinea - ed è giusto che chieda quello che sta chiedendo. Credo che debba esserci anche una collaborazione strettissima tra l'amministrazione comunale e tutte le realtà che portano persone sul territorio per riuscire a trovare delle soluzioni ricettive che siano sempre più adatte a questo tipo di turismo”, conclude.
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(Adnkronos) - Fratelli d'Italia stabile e Pd in calo. Secondo l'ultimo sondaggio politico realizzato dall'Istituto Noto per Porta a Porta, con dati aggiornati al 23 settembre, vedono Fratelli d'Italia invariato al 30%, mentre il Pd perde mezzo punto (-0,5%) attestandosi al 22%. Anche il Movimento 5 stelle resta al 13%.
La Lega al 9% guadagna lo 0,5%, mentre Forza Italia è stabile all’8,5%. Alleanza verdi e sinistra perde mezzo punto e va al 6%. Azione al 3,5% (stabile), Italia viva al 2,5% guadagna mezzo punto. Infine +Europa all’1,0% (-0,5%), Noi Moderati all’1,5% come nella scorsa rilevazione.
In generale, il centrodestra al 49% conquista mezzo punto mentre il centrosinistra al 29% perde l’1,5%. Il campo largo (senza Azione) al 44,5% cala del 2,5%. Gli astenuti-indecisi restano al 43%.
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(Adnkronos) - In base all’attuale costo della vita, crescere un figlio in Italia da 0 a 18 anni comporta una spesa compresa tra i 107.000 e i 205.000 euro, per una media di circa 156.000 euro (oltre 8.500 euro all’anno), con un aumento del +12% rispetto alle ultime rilevazioni effettuate nel 2022, a fronte di una crescita media dell’inflazione pari al +9% circa nello stesso periodo. Questo significa che, rispetto a tre anni fa, accompagnare un figlio dalla culla alla maggiore età costa una media di 16.000 euro in più. E' quant o si evince dai calcoli di Moneyfarm, società di consulenza finanziaria con approccio digitale,,
Ovviamente, l’ammontare della cifra complessiva dipende molto dalle esigenze e dalle disponibilità economiche di ciascuna famiglia, ma già prima della nascita di un figlio una coppia di futuri genitori deve mettere in conto una spesa media di 5.000 euro per visite, ecografie, corso preparto, sala parto e corredo per il neonato. Dopo l’arrivo della cicogna, poi, i costi da affrontare si moltiplicano, soprattutto in contesti urbani come Roma o Milano, dove i prezzi sono superiori di almeno il 20% rispetto alla media nazionale.
Più ci si avvicina all’età adulta, più il mantenimento di un figlio diventa caro, con un incremento marcato a partire dalla scuola primaria.
0-3 anni: il costo oscilla tra gli 11.700 e i 27.000 euro per i primi quattro anni di vita, su cui pesano soprattutto le spese per prodotti per la prima infanzia, l’assistenza (nido o babysitter) e gli acquisti essenziali (passeggini, culla, ecc.).
4-5 anni: il conto sale leggermente, passando a 10.700 – 30.000 euro, complice l’ingresso nella scuola dell’infanzia, con costi legati a mensa, materiale didattico, abbigliamento e qualche attività extrascolastica.
6- 11 anni: il salto è più netto, con una spesa approssimativa tra i 31.500 e i 46.000 euro per il periodo della scuola primaria. Ad incidere sono soprattutto trasporti, mensa scolastica, doposcuola e attività sportive o culturali.
12-18 anni: il costo continua ad aumentare in modo significativo, raggiungendo i 75.000 – 109.700 euro per l’intero arco delle scuole medie e superiori. Le voci di spesa principali includono istruzione, tecnologia (smartphone e pc), tempo libero, viaggi studio, abbigliamento e supporto scolastico (ripetizioni e test universitari).
Il picco massimo si tocca nella fascia d’età 15-18 anni, quando per provvedere a un figlio si sfiora una media di 11.750 euro annui.
Per fare qualche esempio concreto, dalla nascita fino ai 18 anni, si possono arrivare a spendere fino a 40.600 euro soltanto per l'alimentazione, con una differenza di quasi 6.000 euro in più rispetto a tre anni fa; per la tecnologia (computer, tablet, telefonia) si possono spendere fino a 8.500 euro, mentre le attività socioculturali richiedono una media di 18.000 euro (erano 16.000 tre anni fa).
Nella fascia 6-8 anni, tra le voci più impegnative per il bilancio familiare troviamo la mensa scolastica (tra 1.000 euro e 2.200 euro per il triennio, a seconda della fascia considerata), il doposcuola (di cui si può fare a meno, ma che costa in fascia media una stima di 2.200 euro), le attività sportive (tra 1.000 euro e 2.200 euro) e i campi estivi (dai 1.200 euro ai 4.600 euro). Nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 18 anni, invece, balzano all’occhio le spese sostenute per lo sport (da 2.500 a 3.700 euro annui), i corsi di inglese (da 2.500 a 3.700 euro), la paghetta (da 2.200 a 4.500 euro) e gli studi all’estero, dato che per un solo anno la spesa varia da 11.000 a 16.500 euro.
Le famiglie con due o più figli possono beneficiare di economie di scala parziali, soprattutto nei primi anni di vita, su beni riutilizzabili (abbigliamento, passeggini, lettini ecc) o servizi condivisi (auto, babysitter ecc), ma la maggior parte dei costi, come cibo, istruzione e spese sanitarie, restano individuali. Si stima che il secondo figlio peserebbe sul bilancio familiare con un incremento del 70-80% rispetto al costo del primo: un carico complessivo comunque elevato, che fa sì che le famiglie numerose in Italia siano sempre più rare.
"Tassare i costi incomprimibili dell’infanzia è una vera ingiustizia fiscale che scoraggia la natalità e mina il futuro dell’Italia", dichiara all'Adnkronos Antonio Affinita, direttore generale del Moige, commentando i dati diffusi da Moneyfarm. "Lo studio conferma un’urgenza che denunciamo da anni: occorre rendere integralmente deducibili tutte le spese necessarie alla crescita dei figli, perché non possono essere considerate un semplice consumo qualunque", continua.
Le richieste del Moige al governo sono: "deducibilità totale delle spese essenziali (latte, pannolini, libri di testo, mense, visite mediche, attività sportive e culturali) fino ai 18 anni; introduzione del quoziente familiare per calibrare l’imposta sul reddito disponibile dopo i costi di mantenimento dei figli; stabilizzazione di bonus nido, congedi parentali integralmente retribuiti e assegno unico, adeguandoli annualmente all’inflazione".
Secondo il Moige occorre agire subito perché: "Ogni nuova nascita crea valore sociale: meno culle vuote significa più lavoratori, più contributi, più crescita; senza un fisco a misura di famiglia, gli oneri economici spingono le coppie a rinviare o rinunciare alla genitorialità, aggravando il trend di 1,2 figli per donna; l’equità fiscale prevista dall’articolo 53 della Costituzione impone di commisurare il prelievo alla reale capacità contributiva, che diminuisce quando si mantengono dei minori". Il Moige invita parlamento e governo a inserire queste misure "già nella prossima legge di bilancio: non è un privilegio, ma un investimento nel capitale umano di cui l’Italia ha disperatamente bisogno".
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(Adnkronos) - Un’alleanza strategica per valorizzare il Made in Italy nelle principali fiere nazionali, sostenere le imprese e intercettare i nuovi trend di sviluppo. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, sen. Adolfo Urso, ha sottoscritto un protocollo triennale con Aefi (Associazione Esposizioni e Fiere Italiane) e It-Ex (Italian Association of International Exhibitions), che rafforzerà il ruolo del Mimit a supporto e promozione delle eccellenze nazionali portando le “Case del Made in Italy” nelle più importanti manifestazioni fieristiche del nostro Paese. “Con questo protocollo rafforziamo la presenza capillare del Mimit a sostegno delle imprese italiane, valorizzando al contempo il sistema fieristico quale strumento di politica industriale e come luogo di relazioni, innovazione e alleanze per il Made in Italy”, ha dichiarato il ministro Urso. “Il nostro obiettivo - ha aggiunto - è fare in modo che le Case del Made in Italy diventino presìdi efficaci all’interno dei quartieri fieristici, offrendo alle imprese informazioni e strumenti affinché l’Italia continui a essere la scelta naturale ogni volta che, nel mondo, si cercano qualità, creatività e innovazione”.
Gli spazi messi a disposizione nei quartieri fieristici dai partner del protocollo d’intesa ospiteranno nuove sedi delle Case del Made in Italy, dove il Mimit assicurerà attività di informazione e orientamento dedicate alle imprese, in collaborazione con gli altri attori istituzionali presenti sul territorio, su politiche, incentivi e iniziative. Questi presìdi offriranno supporto sulle misure di sostegno e di tutela delle filiere, favorendo l’ascolto delle istanze del mondo produttivo e la loro trasmissione alle strutture ministeriali competenti. Saranno, inoltre, luoghi di promozione attiva della cultura del Made in Italy, fondamentali per rafforzarne la percezione e l’attrattività a livello internazionale. L’obiettivo è rendere sempre più accessibili al tessuto produttivo gli strumenti messi in campo dal Mimit e, al contempo, rafforzare il ruolo delle fiere come canale privilegiato di promozione delle eccellenze italiane sui mercati esteri, valorizzando servizi innovativi e garantendo una diffusione capillare delle misure pubbliche a sostegno delle imprese. L’accordo prevede, infine, programmi congiunti, iniziative di promozione e comunicazione, eventi di networking e una diffusione capillare del materiale informativo attraverso i canali ufficiali, gli operatori fieristici e le associazioni imprenditoriali, così da sostenere l’internazionalizzazione, favorire l’accesso delle PMI ai mercati globali e rendere le fiere un hub permanente per l’innovazione, la competitività e lo sviluppo del sistema produttivo nazionale.
Per il presidente di Aefi, Maurizio Danese: “Il protocollo di intesa siglato oggi rafforza ulteriormente l’alleanza tra il sistema fieristico italiano e il ministero delle Imprese e del Made in Italy con cui condividiamo il duplice obiettivo di potenziare l’internazionalizzazione delle Pmi e di accrescere conseguentemente le quote del nostro export sui mercati esteri. Oggi più che mai, infatti, le fiere sono infrastrutture di sistema, piattaforme di crescita, acceleratori di innovazione e moltiplicatori di valore per le imprese e per l’intero Paese, su cui generano un impatto complessivo di 22,5 miliardi di euro l’anno. L’industria fieristica è pronta a fare la sua parte per vincere le sfide della competitività in uno scenario geoeconomico complesso come quello attuale, diventando sempre di più un vettore fondamentale per la crescita del made in Italy sui mercati obiettivo indicati anche dal Piano di Governo”. “Siamo pronti a impegnarci come associazione per sostenere con convinzione questa interessante iniziativa del Ministero, che rafforza ulteriormente la collaborazione tra il sistema fieristico italiano e le istituzioni, creando un vero e proprio rapporto di supporto reciproco. Tutto questo è possibile perché condividiamo un grande obiettivo comune: favorire la crescita del sistema Paese attraverso l’internazionalizzazione delle Micro e Pmi e la promozione del made in Italy sui mercati esteri. E le fiere sono un veicolo eccezionale: se in Italia, in media, il 22,3% delle aziende esporta, per le aziende espositrici tale percentuale cresce all’89%, mentre il 71% del campione sceglie proprio la fiera per presentare nuovi prodotti, facendone il primo e più importante strumento di promozione”, ha commentato Raffaello Napoleone Presidente It-EX.
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(Adnkronos) - Esiste il diritto a non soffrire. E' sancito in Italia da una legge, la numero 38 del 2010 (Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore), che prevede anche l'istituzione di reti di terapia del dolore e la promozione di campagne d’informazione. Eppure, attualmente, oltre 10 milioni di persone con dolore cronico (circa 1 italiano su 5) non ricevono tutta l'attenzione di cui avrebbero bisogno perché persistono una differenza regionale nell'applicazione della norma e una mancata distinzione fra terapia del dolore e cure palliative. Un terzo delle persone con dolore cronico per avere una diagnosi può attendere anni: non è chiaro a chi rivolgersi, si trovano ostacoli nell'accesso ai percorsi diagnostici, mentre il dolore continua a condizionare la qualità di vita dal punto di vista fisico, psicologico e sociale.
In questa realtà complessa, aggrovigliata e dispendiosa anche per il servizio sanitario, si inserisce il vodcast 'E tu, sai cosa si prova? Comprendere e affrontare il dolore cronico'. La serie, realizzata da Adnkronos in collaborazione con Sandoz, è online dal 25 settembre, mese della consapevolezza sul dolore. Il format, in modo semplice, diretto e autorevole, punta a far conoscere, attraverso il dialogo tra esperti, gli elementi necessari a facilitare l'accesso a percorsi adeguati alla cura di questa condizione e a fornire gli strumenti per controllarla al meglio.
La serie invita a comprendere l'impatto del dolore cronico, fornendo nei vari episodi informazioni utili a conoscere meglio la patologia e a descrivere percorsi volti a ridurne l'impatto a livello personale, sociale ed economico, particolarmente evidenti nel genere femminile, il più colpito da questa condizione (6 pazienti su 10 sono donne), a cui è dedicata un'intera puntata. Tra gli ospiti del vodcast, accanto agli specialisti del dolore, agli anestesisti che operano nei centri di terapia antalgica e ai rappresentanti dei cittadini, ci sono i referenti del mondo farmaceutico, sanitario, delle istituzioni e della politica: una vera task force per aprire un varco nel dedalo del dolore cronico. Gli episodi saranno pubblicati dal 25 settembre a intervalli regolari e saranno disponibili nella sezione podcast di adnkronos.com, sul canale YouTube di adnkronos.com e su Spotify.
Leggi tutto: 'E tu sai cosa si prova?', vodcast per comprendere e affrontare il dolore cronico

(Adnkronos) - A quanto apprende l'Adnkronos da fonti del Viminale, il Ministero dell’Interno ha in programma di realizzare in Toscana - come a Trento e in Emilia Romagna - un Cpr dedicato agli immigrati irregolari che non hanno diritto a rimanere in Italia e che hanno precedenti specifici. La struttura sarà infatti riservata al rimpatrio di stranieri che hanno commesso reati gravi, come quelli commessi nell’ambito dello spaccio di droga e della violenza sessuale.
Come spiegano le stesse fonti, sulla base delle norme vigenti, il migrante irregolare è trattenuto in un Cpr a seguito di una convalida del giudice ed è libero in qualsiasi momento di lasciare il centro se accetta il rimpatrio nel Paese di origine. (di Giorgia Sodaro)
Leggi tutto: Migranti, fonti Viminale: "Arriva in Toscana nuovo Cpr per spacciatori e violentatori"

(Adnkronos) - “Matteo Franzoso è la terza vittima in neanche un anno, Matilde Lorenzi a ottobre dell’anno lo scorso, a marzo di quest’anno Marco Degli Uomin i un ragazzo di 18 anni mancato mentre faceva il fuori pista sempre in allenamento e oggi Matteo. Non può più succedere, non deve succedere, non sono fatalità perché la fatalità non può ripetersi tre volte”. Cosi’ Alessandro Garrone, presidente dello Sci Club Sestriere dove si è allenato fin da giovanissimo il giovane atleta deceduto in Cile per un incidente durante un allenamento. “Oggi è un giorno di lutto e preghiera -ha osservato Garrone- ma dobbiamo pensare al futuro, per noi in futuro è fondamentale la sicurezza, dobbiamo unirci, tutti devo unirsi, dalle istituzioni alle istituzioni come gli sci club, ai tecnici, agli allenatori, alle ditte che producono attrezzature per la sicurezza e ovviamente la Fisi e il Coni per cambiare la situazione”.
“Bisogna muoversi molto rapidamente, noi tutti vogliamo che questo sport continui perché è uno sport bellissimo, è uno sport di aggregazione, è uno sport sano ma la paura dell’incidente non deve dominare altrimenti questo sport rischia di morire, per cui i ragazzi, i genitori, gli atleti devono essere tranquilli che chi va sulle piste non solo di gara ma anche di allenamento ci vada in totale sicurezza”.
“Noi stiamo lavorando a strettissimo contatto con la Fondazione Matilde Lorenzi che dallo scorso anno quando Matilde è mancata è stata costituita dalla sua famiglia proprio per lavorare sui temi della sicurezza, hanno progetti importantissimi e innovativi, usando la tecnologia per proteggere al meglio le piste, stanno dialogando con i produttori di materiali per la sicurezza e noi vogliamo avere un sodalizio fortissimo con loro e spingere tutti gli altri a unirsi a noi per battere i tempi e portare velocemente dei risultati”, ha concluso Garrone.
"Non avremmo mai voluto essere qui in un'occasione così triste. Ci saremmo immaginati di poter essere davanti a tutti voi per raccontarvi solo esclusivamente i risultati e gli obiettivi che si sta proponendo la Fondazione, ma è doveroso un ricordo a Matteo, che è cresciuto assieme alla nostra Lucrezia nello Sci club Sestriere. Fin da piccolini hanno condiviso le piste di gara, di allenamento fino al grande traguardo entrando in nazionale”. Cosi Adolfo Lorenzi, papa’ di Matilde, la giovane sciatrice azzurra scomparsa nell’ottobre dello scorso anno a seguito di un incidente in Trentino mentre si allenava in pista.
A Sestriere, a fianco della moglie Elena, per partecipare alle esequie di Matteo Franzoso, il giovane sciatore anche lui deceduto mentre si allenava sulle piste in Cile, Lorenzi ripercorre un anno di attività della Fondazione Lorenzi, nata all’indomani della morte della figlia per decisione unanime della famiglia “perché non potevamo lasciare andare questo profondissimo lutto senza ribellarci, senza lasciare un segno che potesse aiutare tutti i ragazzi e forse la tristezza più grande oggi è proprio non essere arrivati in tempo per Matteo, ma sulla necessità di migliorare la sicurezza stiamo lavorando tanto e abbiamo bisogno di tutti perché ogni tanto ci mancano le energie, ma poi quello che vediamo nelle persone di fronte a noi, quella forza e quel coraggio, ci permettono ogni mattina di alzarci e onorare Mati e Matteo”.


(Adnkronos) - Roberto Bolle si schiera con Gaza. Nella giornata di sciopero nazionale indetta ieri, lunedì 22 settembre, in solidarietà a quanto sta avvenendo nella Striscia con la nuova offensiva di Israele nella guerra con Hamas, a prendere una netta posizione è stato anche il ballerino italiano. Al termine del suo spettacolo al Teatro alla Scala, a Milano, Bolle si è preso gli applausi della platea mostrando tre bandiere della Palestina, una tenuta in mano dallo stesso Bolle, ma non solo.
Il ballerino ha proiettato sullo schermo sul fondo del palcoscenico la scritta: "Stop al genocidio" e ha poi condiviso il tutto sul proprio profilo Instagram: "Ognuno sceglie da che parte della storia vuole stare", ha scritto Bolle, "Grazie al Teatro alla Scala e a tutti i colleghi scaligeri per aver scelto di stare dalla parte giusta".
Leggi tutto: Roberto Bolle sul palco con bandiera Palestina, il messaggio per Gaza

(Adnkronos) - Si stringe il campo sulle responsabilità di chi non ha vigilato a sufficienza sul bambino di 7 anni che giovedì scorso è caduto dal terrazzino della scuola primaria De Amicis. L'inchiesta, coordinata dalla pm Patrizia Petruzziello, è stata aperta per abbandono di minori, per il momento contro ignoti, ma le indagini della squadra mobile si concentrano su gravi negligenze da parte del personale dell'istituto.
La scuola ospita bambini che hanno bisogno di sostegno, quel giorno erano presenti insegnanti sufficienti a vigilare, ma qualcosa è andato storto se, come è emerso, il piccolo ha avuto modo di salire una scala, tra l'altro senza corrimano, e di accedere al terrazzino da dove si è lanciato sotto gli occhi di una testimone oculare che, per lo choc, è dovuta ricorrere alle cure ospedaliere.
Le responsabilità, secondo gli inquirenti, sono da cercare nell'istituto, ma si indaga anche sullo stato dell'immobile che lo ospita, di proprietà comunale. È idoneo a garantire la sicurezza degli alunni? A questa domanda la procura cerca una risposta attraverso le indagini che proseguono a ritmo serrato, diverse persone sono state sentite tra il personale scolastico, mentre non saranno sentiti i genitori del piccolo che lotta ancora tra la vita e la morte nel reparto di rianimazione del Gaslini, le sue condizioni sono stabili, nei prossimi giorni sarà sottoposto a un intervento chirurgico.

(Adnkronos) - Tracciare l'identità dei gliomi di basso grado Idh mutati, richiamare l'attenzione sui bisogni insoddisfatti del percorso di cura e definire le azioni necessarie per favorire una presa in carico e un'assistenza equa, innovativa ed efficace. Con questi obiettivi sono stati presentati oggi a Roma la 'Carta d'IDHentità' e il Manifesto per questi tumori cerebrali rari e incurabili, realizzati nell'ambito del progetto IDHentità, un percorso di dialogo e confronto di una task force multidisciplinare. Promosso dal gruppo Servier in Italia, IDHentità è patrocinato dalle principali società scientifiche e federazione di associazioni pazienti di riferimento a livello nazionale per il trattamento dei tumori cerebrali: Associazione italiana di neuro-oncologia (Aino), Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), Associazione italiana di radioterapia e oncologia clinica (Airo), Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), Società italiana di anatomia patologica e citologia (Siapec), Società italiana di neurologia (Sin), Società italiana di psico-oncologia (Sipo).
I gliomi - ricorda una nota - sono i tumori del sistema nervoso centrale più comuni nell'adulto. Tra questi, i gliomi di basso grado con mutazione nei geni Idh rappresentano una forma ultra rara (5-10%). Costituiscono una realtà clinica complicata, con un'evoluzione lenta, ma progressiva e purtroppo infausta caratterizzata da un forte bisogno terapeutico ad oggi non ancora soddisfatto. La diagnosi arriva in modo improvviso, talvolta in pronto soccorso a seguito di crisi epilettiche, con un impatto devastante sulla vita dei pazienti, prevalentemente giovani adulti tra i 20 e i 40 anni, e delle loro famiglie. E' una diagnosi che lacera la normale quotidianità e che obbliga chi ne è colpito a convivere con una patologia oncologica per decenni (10-15 anni) e assistere al progressivo deterioramento neurologico e cognitivo.
Dopo il trauma della diagnosi, l'intervento chirurgico rappresenta, quando possibile, il primo step terapeutico e definisce anche i trattamenti successivi: radio e/o chemioterapia per i pazienti ad alto rischio, mentre i pazienti considerati a basso rischio, di solito più giovani e sottoposti ad asportazione radicale, vengono candidati a una fase di sorveglianza attiva, attraverso risonanze magnetiche periodiche nel tempo.
Ricevere una diagnosi di tumore cerebrale in giovane età - prosegue la nota - rappresenta un evento traumatico, che impatta pesantemente sulle prospettive future e sul proprio ruolo personale, sociale e lavorativo. Anche durante la sorveglianza attiva, i pazienti possono sperimentare crisi epilettiche, alterazioni cognitive progressive, che compromettono gravemente la qualità della vita e spesso la possibilità di mantenere l'attività lavorativa. A ciò si aggiunge una condizione psicologica diffusa di ansia e incertezza, spesso descritta come 'scanxiety', ovvero il timore che ogni esame di controllo riveli una progressione del tumore. Molti pazienti riferiscono un profondo senso di perdita: della propria libertà, della propria identità, del proprio futuro. L'assistenza psicologica e psicosociale, insieme alla riabilitazione cognitiva, rappresentano dunque elementi cruciali nel percorso di cura.
Oltre agli impatti psicologici sulla vita del paziente, questi tumori hanno un peso economico-sociale importante. Un recente studio dell'EeHta-Ceis dell'università di Roma Tor Vergata ha analizzato per la prima volta i costi indiretti legati ai tumori maligni dell'encefalo in Italia sostenuti tra il 2016 e il 2019, utilizzando i dati del sistema previdenziale nazionale (Inps). La ricerca evidenzia che ogni anno circa 13.200 persone ricevono prestazioni assistenziali per questo tipo di tumori, con un'età mediana di 52 anni, a conferma che la malattia colpisce spesso individui in piena età lavorativa. In particolare, il 34% ha meno di 50 anni e si registrano oltre 300 nuovi casi annui tra i più giovani under 35. L'impatto economico totale delle prestazioni ammonta a 480 milioni di euro, di cui 170 milioni riferiti ad under 50, in cui si stima siano compresi i pazienti affetti da gliomi di basso grado.
Rispetto a questo quadro, oggi si sta assistendo a un cambio di paradigma del trattamento, grazie all'introduzione delle terapie target. E' solo di recente, infatti, che la ricerca e l'oncologia di precisione hanno chiarito il ruolo oncogenico delle mutazioni Idh nello sviluppo di queste neoplasie. Presenti nell'80% dei gliomi di basso grado - spiegano gli esperti - queste alterazioni geniche rappresentano veri e propri bersagli molecolari per terapie target, già approvate in Europa e presto disponibili anche in Italia. Una grande innovazione che segna un cambiamento epocale nel trattamento dei gliomi di basso grado con mutazione Idh da 20 anni a questa parte. In questo senso, la diagnosi precoce, la caratterizzazione genetico-molecolare e la presa in carico multidisciplinare in centri specializzati diventano fondamentali per offrire un approccio terapeutico personalizzato ed efficace, rispettando la qualità di vita.
"Vogliamo ringraziare tutte le società scientifiche e la Favo che si sono rese disponibili per questo percorso di confronto multidisciplinare sui gliomi di basso grado - afferma Viviana Ruggieri, External Relations, Market Access & Regulatory Director Servier Italia - IDHentità è un'iniziativa che abbiamo fortemente voluto per fare luce su questi tumori così rari e per rendere 'visibili' i bisogni dei pazienti, spesso giovani, colpiti nel pieno della loro vita da questa neoplasia dai risvolti drammatici. La lotta contro il cancro è una delle nostre priorità e i nostri sforzi sono indirizzati nello sviluppo di un portfolio di terapie target indicate per il trattamento di diverse neoplasie mutate negli oncogeni Idh, tra cui anche i gliomi di basso grado, tumori difficili da trattare e con forti bisogni clinici".
Nel dettaglio, il 'Manifesto IDHentità', partendo dalle sfide assistenziali attuali, definisce 6 priorità per garantire una presa in carico del paziente moderna e in linea con le nuove evidenze scientifiche: 1) Garantire una diagnosi precoce e accurata in centri specializzati attraverso un percorso che integri tutti gli strumenti e tecnologie necessarie per definire l’identità molecolare del tumore; 2) Promuovere un approccio multidisciplinare lungo tutto il percorso di cura con tutte le figure professionali rilevanti: neurologo, oncologo, neuro-oncologo, neurochirurgo, radioterapista oncologo, neuro-radiologo, anatomo-patologo, biologo molecolare, psico-oncologo e neuropsicologo; 3) Assicurare un accesso equo a percorsi assistenziali adeguati, inclusi gli interventi neurochirurgici e radioterapici più avanzati e le terapie a target molecolare, idealmente all’interno di Pdta strutturati con la valutazione periodica del distress emotivo per intercettare precocemente eventuali difficoltà psicologiche e garantire un supporto adeguato; 4) Tutelare i pazienti sul piano sociale e lavorativo per il mantenimento della propria stabilità economica e professionale; 5) Aumentare la consapevolezza sui gliomi a basso grado Idh mutati sia tra gli operatori sanitari che presso la popolazione generale; 6) Garantire un accesso rapido e uniforme all’innovazione in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.
Per scaricare il Manifesto e la Carta d’IDHentità
Leggi tutto: Gliomi di basso grado Idh mutati, presentati 'Carta d'IDHentità' e Manifesto

(Adnkronos) - Tracciare l'identità dei gliomi di basso grado Idh mutati, richiamare l'attenzione sui bisogni insoddisfatti del percorso di cura e definire le azioni necessarie per favorire una presa in carico e un'assistenza equa, innovativa ed efficace. Con questi obiettivi sono stati presentati oggi a Roma la 'Carta d'IDHentità' e il Manifesto per questi tumori cerebrali rari e incurabili, realizzati nell'ambito del progetto IDHentità, un percorso di dialogo e confronto di una task force multidisciplinare. Promosso dal gruppo Servier in Italia, IDHentità è patrocinato dalle principali società scientifiche e federazione di associazioni pazienti di riferimento a livello nazionale per il trattamento dei tumori cerebrali: Associazione italiana di neuro-oncologia (Aino), Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), Associazione italiana di radioterapia e oncologia clinica (Airo), Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), Società italiana di anatomia patologica e citologia (Siapec), Società italiana di neurologia (Sin), Società italiana di psico-oncologia (Sipo).
I gliomi - ricorda una nota - sono i tumori del sistema nervoso centrale più comuni nell'adulto. Tra questi, i gliomi di basso grado con mutazione nei geni Idh rappresentano una forma ultra rara (5-10%). Costituiscono una realtà clinica complicata, con un'evoluzione lenta, ma progressiva e purtroppo infausta caratterizzata da un forte bisogno terapeutico ad oggi non ancora soddisfatto. La diagnosi arriva in modo improvviso, talvolta in pronto soccorso a seguito di crisi epilettiche, con un impatto devastante sulla vita dei pazienti, prevalentemente giovani adulti tra i 20 e i 40 anni, e delle loro famiglie. E' una diagnosi che lacera la normale quotidianità e che obbliga chi ne è colpito a convivere con una patologia oncologica per decenni (10-15 anni) e assistere al progressivo deterioramento neurologico e cognitivo.
Dopo il trauma della diagnosi, l'intervento chirurgico rappresenta, quando possibile, il primo step terapeutico e definisce anche i trattamenti successivi: radio e/o chemioterapia per i pazienti ad alto rischio, mentre i pazienti considerati a basso rischio, di solito più giovani e sottoposti ad asportazione radicale, vengono candidati a una fase di sorveglianza attiva, attraverso risonanze magnetiche periodiche nel tempo.
Ricevere una diagnosi di tumore cerebrale in giovane età - prosegue la nota - rappresenta un evento traumatico, che impatta pesantemente sulle prospettive future e sul proprio ruolo personale, sociale e lavorativo. Anche durante la sorveglianza attiva, i pazienti possono sperimentare crisi epilettiche, alterazioni cognitive progressive, che compromettono gravemente la qualità della vita e spesso la possibilità di mantenere l'attività lavorativa. A ciò si aggiunge una condizione psicologica diffusa di ansia e incertezza, spesso descritta come 'scanxiety', ovvero il timore che ogni esame di controllo riveli una progressione del tumore. Molti pazienti riferiscono un profondo senso di perdita: della propria libertà, della propria identità, del proprio futuro. L'assistenza psicologica e psicosociale, insieme alla riabilitazione cognitiva, rappresentano dunque elementi cruciali nel percorso di cura.
Oltre agli impatti psicologici sulla vita del paziente, questi tumori hanno un peso economico-sociale importante. Un recente studio dell'EeHta-Ceis dell'università di Roma Tor Vergata ha analizzato per la prima volta i costi indiretti legati ai tumori maligni dell'encefalo in Italia sostenuti tra il 2016 e il 2019, utilizzando i dati del sistema previdenziale nazionale (Inps). La ricerca evidenzia che ogni anno circa 13.200 persone ricevono prestazioni assistenziali per questo tipo di tumori, con un'età mediana di 52 anni, a conferma che la malattia colpisce spesso individui in piena età lavorativa. In particolare, il 34% ha meno di 50 anni e si registrano oltre 300 nuovi casi annui tra i più giovani under 35. L'impatto economico totale delle prestazioni ammonta a 480 milioni di euro, di cui 170 milioni riferiti ad under 50, in cui si stima siano compresi i pazienti affetti da gliomi di basso grado.
Rispetto a questo quadro, oggi si sta assistendo a un cambio di paradigma del trattamento, grazie all'introduzione delle terapie target. E' solo di recente, infatti, che la ricerca e l'oncologia di precisione hanno chiarito il ruolo oncogenico delle mutazioni Idh nello sviluppo di queste neoplasie. Presenti nell'80% dei gliomi di basso grado - spiegano gli esperti - queste alterazioni geniche rappresentano veri e propri bersagli molecolari per terapie target, già approvate in Europa e presto disponibili anche in Italia. Una grande innovazione che segna un cambiamento epocale nel trattamento dei gliomi di basso grado con mutazione Idh da 20 anni a questa parte. In questo senso, la diagnosi precoce, la caratterizzazione genetico-molecolare e la presa in carico multidisciplinare in centri specializzati diventano fondamentali per offrire un approccio terapeutico personalizzato ed efficace, rispettando la qualità di vita.
"Vogliamo ringraziare tutte le società scientifiche e la Favo che si sono rese disponibili per questo percorso di confronto multidisciplinare sui gliomi di basso grado - afferma Viviana Ruggieri, External Relations, Market Access & Regulatory Director Servier Italia - IDHentità è un'iniziativa che abbiamo fortemente voluto per fare luce su questi tumori così rari e per rendere 'visibili' i bisogni dei pazienti, spesso giovani, colpiti nel pieno della loro vita da questa neoplasia dai risvolti drammatici. La lotta contro il cancro è una delle nostre priorità e i nostri sforzi sono indirizzati nello sviluppo di un portfolio di terapie target indicate per il trattamento di diverse neoplasie mutate negli oncogeni Idh, tra cui anche i gliomi di basso grado, tumori difficili da trattare e con forti bisogni clinici".
Nel dettaglio, il 'Manifesto IDHentità', partendo dalle sfide assistenziali attuali, definisce 6 priorità per garantire una presa in carico del paziente moderna e in linea con le nuove evidenze scientifiche: 1) Garantire una diagnosi precoce e accurata in centri specializzati attraverso un percorso che integri tutti gli strumenti e tecnologie necessarie per definire l’identità molecolare del tumore; 2) Promuovere un approccio multidisciplinare lungo tutto il percorso di cura con tutte le figure professionali rilevanti: neurologo, oncologo, neuro-oncologo, neurochirurgo, radioterapista oncologo, neuro-radiologo, anatomo-patologo, biologo molecolare, psico-oncologo e neuropsicologo; 3) Assicurare un accesso equo a percorsi assistenziali adeguati, inclusi gli interventi neurochirurgici e radioterapici più avanzati e le terapie a target molecolare, idealmente all’interno di Pdta strutturati con la valutazione periodica del distress emotivo per intercettare precocemente eventuali difficoltà psicologiche e garantire un supporto adeguato; 4) Tutelare i pazienti sul piano sociale e lavorativo per il mantenimento della propria stabilità economica e professionale; 5) Aumentare la consapevolezza sui gliomi a basso grado Idh mutati sia tra gli operatori sanitari che presso la popolazione generale; 6) Garantire un accesso rapido e uniforme all’innovazione in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.
Per scaricare il Manifesto e la Carta d’IDHentità
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(Adnkronos) - Un percorso di fecondazione assistita non è soltanto un insieme di procedure mediche, ma è un viaggio emotivo, fatto di speranze e scelte difficili. Migliaia di coppie ogni anno si rivolgono a queste tecniche per superare difficoltà legate all'infertilità, fenomeno sempre più diffuso. Per andare incontro a una domanda sempre crescente nel nostro Paese e soprattutto nel Lazio - dove si svolge il 14,3% dei cicli procreazione medicalmente assistita (Pma) di II e III livello in Italia - apre nel cuore di Roma, in via Giovanni Maria Lancisi 27, la nuova sede della clinica Ivi con un polo dedicato alla Pma descritto come "il più tecnologicamente avanzato d'Italia". Ivi - ricorda una nota - fa parte di Ivirma Global, il più grande gruppo internazionale dedicato alla procreazione medicalmente assistita, che conta 190 cliniche distribuite in 15 Paesi e che nel solo 2023 ha effettuato oltre 150mila trattamenti.
"Dopo 10 anni di presenza in Italia e 4 anni di piena operatività con trattamenti di secondo e terzo livello nella sede del Casilino - afferma Antonio Pellicer, fondatore di Ivi, quarto scienziato più prolifico al mondo nella classifica dei migliori ricercatori di ostetricia, ginecologia e biologia riproduttiva - abbiamo voluto realizzare un progetto ambizioso: una clinica interamente costruita attorno al paziente, capace di accogliere quasi il doppio delle persone rispetto a prima e dotata delle più moderne tecnologie, senza eguali nel panorama nazionale".
Dal 2021 al 2024 - riporta la nota - i centri Ivi in Italia hanno seguito oltre 4.300 coppie, portando alla nascita di più di 2.600 bambini. Due coppie su 3 hanno potuto realizzare il proprio sogno di genitorialità. Un dato particolarmente significativo riguarda la sicurezza: la quasi totalità delle nascite è avvenuta da parti singoli, con un'incidenza di gemellarità inferiore all'1%. In forte crescita anche la preservazione della fertilità, aumentata di quasi il 200% tra il 2021 e il 2024, con un ulteriore incremento stimato entro il 2025. Nella nuova clinica Ivi a Roma, tutti gli spazi sono stati progettati per rendere l'esperienza più umana, più intima, meno 'ospedalizzata', dalle stanze per la degenza alle sale transfer, con ambienti ampi, riservati e separati per ogni fase del trattamento, progettate, arredate e allestite per creare un ambiente che trasmetta tranquillità e fiducia, favorendo il benessere psicologico oltre a quello fisico. Ma soprattutto è stato dato spazio a quelle nuove tecnologie che stanno trasformando radicalmente il panorama della Pma. "Ogni progresso in questo ambito - sottolinea Francesco Gebbia, direttore di Ivi Roma - non ha significato soltanto un incremento delle probabilità di successo per i pazienti, ma anche una riduzione dei rischi per la salute della donna e del nascituro. Abbiamo reso la sede di Roma la clinica tecnologicamente più avanzata d'Italia, dotandola di un laboratorio progettato per evitare qualunque interferenza o sovrapposizione tra le attività".
"Ovociti, spermatozoi ed embrioni - illustra Gebbia - sono protetti fin dal primo istante grazie a un sistema di monitoraggio continuo e capillare che controlla, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, tutti i parametri ambientali critici: temperatura, umidità e qualità dell'aria filtrata. La clinica Ivi di Roma rappresenta l'unica struttura in Italia a disporre di un sistema di controllo così evoluto, in grado di segnalare immediatamente al personale tecnico e biologico anche le più piccole deviazioni, assicurando un ambiente sempre ottimale per la coltura e la conservazione degli embrioni. E' importante ricordare che la tecnologia non può modificare il potenziale intrinseco di ciascun embrione, determinato dalla sua unicità biologica, ma può svolgere un ruolo decisivo nel preservarne al massimo l'integrità, evitando che tale potenziale venga compromesso lungo il percorso".
La clinica Ivi di Roma - si legge nella nota - è anche la prima clinica d'Italia dotata di cappe chiuse, un sistema che permette di avere un ambiente controllato per proteggere i gameti e gli embrioni da contaminazioni esterne e garantire condizioni ottimali per il loro sviluppo. E' inoltre presente un alto numero di incubatori per supportare la coltura delle blastocisti, e tutto è collegato ad un Sistema Witness con chip Rfid e braccialetti in modo da tracciare digitalmente, in sicurezza e real time, tutte le fasi della procedura. Ogni paziente ha un incubatore dedicato a camera singola: l'embrione cresce in un ambiente controllato, senza interferenze da altri processi. Anche il sistema diagnostico per il liquido seminale è completamente automatizzato e le sale per la crioconservazione sono di ultimissima generazione, caratterizzate da criocontenitori con riempimento automatico di azoto liquido, monitorati costantemente: più sicurezza, meno margini d'errore umano. A disposizione inoltre EmbryoScope™, un incubatore che permette di facilitare la selezione embrionaria, grazie all'utilizzo della tecnologia time-lapse e di uno speciale algoritmo per prevedere se un embrione potrà portare a una gravidanza e ridurre i trasferimenti embrionali necessari per ottenere un bambino che nasce rispetto all'utilizzo di tecniche di coltura e selezione convenzionali. Ancora, per la preservazione della fertilità è possibile sottoporsi al trattamento 'Preserva Ai', il primo trattamento di preservazione della fertilità con un innovativo software con intelligenza artificiale integrato, in grado di fornire alla paziente un report personalizzato sulla qualità dei gameti crioconservati e sulle probabilità di gravidanza future.
"Con la nuova sede - continua Gebbia - abbiamo voluto dare piena espressione al metodo Ivi: un approccio che integra innovazione scientifica, sicurezza tecnologica e centralità della persona. Il nostro obiettivo è stato quello di creare una clinica in cui gli embrioni abbiano la migliore possibilità di trasformarsi in vita. Il loro potenziale biologico non può essere modificato, ma possiamo fare in modo che non venga mai compromesso, garantendo condizioni ottimali in ogni fase del percorso".
Secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità (Iss) - riporta Ivi - negli ultimi vent'anni in Italia il numero di cicli di trattamento con Pma, così come i tassi di gravidanza, sono aumentati in maniera esponenziale e ad oggi oltre 217mila bambini sono nati grazie a queste tecniche. A fronte di un calo intramontabile della natalità (-2,6% nel 2024 secondo i dati Istat), si è assistito ad un aumento di cicli di Pma avviati. Se infatti oggi l'infertilità è un problema che accomuna il 15% delle coppie, è altrettanto vero che, secondo l'ultimo report dell'Iss, le procedure di Pma hanno portato nel 2022 alla nascita di 16.718 bambini (12.913 con gameti della coppia + 3.805 con gameti donati), ovvero il 4,3% di tutti i nati in Italia di quell'anno, testimonianza del forte contributo alla demografia del Paese.
Sono stati eseguiti 109.755 cicli di Pma sia di II e III livello - che comprendono Fivet (fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni in utero), Icsi (fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma), Fer (fecondazione con utilizzo di embrioni crioconservati) e Fò (fecondazione con impiego di ovociti crioconservati) - sia di I livello, tecnica meno complessa (inseminazione intrauterina, Iui). Inoltre, si registra un aumento delle coppie trattate che sono state 87.192 (+1.102), dei cicli di trattamento effettuati con tecniche di Pma e dei bambini nati dall'applicazione di queste tecniche. Aumentano anche i cicli con donazione di gameti che, complessivamente per le tecniche di I, II e III livello, si attestano a 15.131 cicli rappresentando il 13,8% dei cicli totali. Resta elevata l'età media delle donne che si sottopongono a tecniche senza donazione di gameti con cicli a fresco: 37 anni, valore superiore alla media europea (pari a 35 anni European Ivf Monitoring - Eim dati 2019). Anche nei cicli di Pma con donazione di gameti l’età della donna è particolarmente elevata.
In particolare, il 2022 ha visto il Lazio registrare un incremento notevole di nascite da cicli di Pma: subito dopo la Lombardia, il Lazio è al secondo posto per numero di cicli totali di II e III livello eseguiti in Italia (13.730, che corrispondono al 14,3% su base nazionale). Dal 2016 al 2022 il numero di coppie trattate con tecniche di II e III livello è aumentato del 63% (da 6.706 a 10.949). Nel Lazio, in 6 anni sono raddoppiati i nati vivi. "L'evoluzione della domanda va di pari passo con quella della nostra società, e non può essere sottovalutata - conclude Pellicer - Fin dalla sua fondazione, nel 1990, il gruppo Ivi ha contribuito a scrivere la storia della Pma, in Italia e a livello internazionale, facendo della ricerca scientifica il proprio tratto distintivo. L'apertura di questo nuovo polo d'eccellenza nel cuore di Roma rappresenta un ulteriore traguardo, con la garanzia per i pazienti di essere seguiti da un'équipe medica altamente specializzata all'interno della più grande e tecnologicamente avanzata clinica di Pma del Paese".
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(Adnkronos) - E' disponibile in Italia una nuova opzione di trattamento sintomatico per i pazienti adulti con sindrome della vescica iperattiva (overactive bladder - Oab). Si tratta di vibegron, un agonista "potente e selettivo" del recettore beta-3 adrenergico umano che ha dimostrato di portare "miglioramenti significativi già entro 2 settimane", informa Pierre Fabre. La sindrome della vescica iperattiva - ricorda in una nota - è una condizione cronica con una prevalenza nei Paesi occidentali che oscilla tra l'8% e il 16% e tende ad aumentare con l'età. Solo in Italia colpisce circa 3 milioni di persone. Si manifesta con una sensazione di continua urgenza minzionale che può portare a rinunce e limitazioni nella vita quotidiana e con la necessità di alzarsi più volte durante la notte per andare al bagno (nicturia).
"Siamo convinti che l'innovazione portata da vibegron possa dare un significativo aiuto alle persone con Oab - afferma Giuseppe Di Majo, General Manager Pierre Fabre Pharma - La sindrome della vescica iperattiva è una condizione cronica che, tra le altre cose, condiziona la libertà di spostamento non solo di chi ne soffre ma anche di chi gli sta vicino. Con il beneficio clinico portato da vibegron, la malattia avrà un minor impatto psicologico su queste persone con un conseguente significativo miglioramento della loro qualità di vita".
Il rilassamento della vescica umana - approfondisce la nota - è mediato in misura predominante, se non esclusiva, dal recettore beta-3 adrenergico. Vibegron si lega al recettore beta-3 nel muscolo detrusore della vescica e lo attiva; ciò porta a un rilassamento della muscolatura liscia del detrusore durante il riempimento della vescica e all'aumento della sua capacità. "Il principale sintomo di Oab è l'urgenza minzionale (la necessità quindi di 'correre al bagno'), con conseguente frequente stimolo a urinare: viene considerato patologico urinare più di 8 volte nell'arco delle 24 ore", spiega Enrico Finazzi Agrò, professore ordinario di Urologia e responsabile dell'Unità operativa di Urologia del Policlinico Tor Vergata di Roma, che a partire da domani, 24 settembre, sarà impegnato per 2 giorni con l'Urology Resident Academy, evento che vede coinvolti al Policlinico Tor Vergata i principali esperti di urologia funzionale per un confronto sulla cura dei sintomi del basso apparato urinario: dalle nuove tecniche di chirurgia mini-invasiva fino ai più recenti trattamenti farmacologici disegnati per la sindrome della vescica iperattiva e dell'incontinenza urinaria.
"Si è visto che il trattamento con vibegron è riuscito a ridurre del 16% il numero di minzioni giornaliere rispetto al placebo alla 12esima settimana, con delle evidenze significative a partire già dalla seconda settimana - illustra Finazzi Agrò - Inoltre, riduce del 59% il numero giornaliero di episodi di incontinenza urinaria da urgenza rispetto a placebo in pazienti con Oab Wet".
Lo svuotamento della vescica è un meccanismo molto complesso che è soggetto anche al controllo volontario - chiariscono gli esperti - Quando la vescica si riempie per un terzo della sua capacità, segnali nervosi inviati al cervello attivano lo stimolo minzionale, che inizialmente è controllabile e si può rimandare. In caso di sindrome della vescica iperattiva c'è invece una risposta anomala delle contrazioni involontarie che compaiono già durante la fase di riempimento vescicale, molto in anticipo rispetto alla soglia d'allerta.
Da un'indagine condotta in 6 Paesi europei, tra cui l'Italia, su un campione totale di oltre 16mila persone di età ≥40 anni, è risultato che solo il 60% delle persone con sintomi di Oab aveva consultato un medico e solo il 27% di queste (1 su 4) era in trattamento al momento dell'indagine. "L'aspetto psicologico è un importante fattore che ha un peso enorme sulle persone con Oab - sottolinea Finazzi Agrò - Chiudendosi in loro stesse, spesso non ne parlano neanche con il proprio medico, arrivando nei casi più estremi a isolarsi completamente e a non uscire quasi più di casa. Per questo motivo il percorso terapeutico del paziente deve tenere conto anche di questo aspetto e non solo di quello puramente farmacologico". I principali fattori di rischio per la vescica iperattiva sono obesità, menopausa, fumo e uso di caffeina e teina. Il disturbo può colpire entrambi i sessi, con maggior frequenza di incontinenza urinaria nel sesso femminile. La possibilità di sviluppare la vescica iperattiva aumenta con l'età, anche se questo disturbo non deve assolutamente essere considerato come una conseguenza fisiologica dell'invecchiamento.
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(Adnkronos) - "Chiediamo che la politica svolga il suo compito nel miglior modo possibile, che finalmente si trovi un governo stabile, visto che purtroppo negli ultimi anni la Valle d'Aosta è stata vittima di un cambio continuo di governance. E quindi ora serve la stabilità, per noi è importante avere un unico interlocutore, dal presidente fino agli assessori. Per noi portare avanti un progetto con una persona, e arrivare alla 'chiusura', alla conclusione, con la stessa persona, è fondamentale. Se ogni sei mesi-un anno invece cambiamo interlocutore ovviamente si riparte da capo con perdita di tempo, denaro e tutto quello che ne consegue". Questo l'appello, lanciato alla politica da Francesco Turcato, presidente di Confindustria Valle d'Aosta, intervistato da Adnkronos/Labitalia, in vista delle elezioni regionali in programma domenica 28 settembre.
Le criticità delle infrastrutture
Secondo Turcato il primo problema per le imprese valdostane sono le infrastrutture. "Il tema industriale fondamentale degli ultimi anni nella nostra regione -spiega- sono le infrastrutture. In Valle d'Aosta per 'N' motivi ci sono problemi importanti di infrastrutture, che non si limitano solo al traforo del Monte Bianco, che è una sorta di 'must' per noi. Da quando sono diventato presidente portiamo avanti la battaglia che vorrebbe la realizzazione della seconda canna, cioè il raddoppio rispetto al tunnel esistente. Ma anche le problematiche relative ad autostrada, ferrovia, aeroporto e non ultimo la frana che incombe a Quincinetto, mettono in seria difficoltà il futuro delle aziende valdostane", sottolinea.
E Turcato ricorda che sul traforo del Monte Bianco "è da più di due anni e mezzo che portiamo avanti questo dialogo con tutte le varie istituzioni, dall'Europa fino al comune di Aosta, per quanto riguarda il raddoppio. Riteniamo che le manutenzioni straordinarie che sono state auspicate per 18 anni più uno, ma visto le prove di questi anni si sta ipotizzando 36 anni di attività con importanti esborsi economici, secondo noi non è la soluzione. Questo perché tra 40 anni praticamente ci troveremmo un tunnel comunque vecchio e che non soddisferà le normative che via via si susseguiranno a livello europeo, compresa quella che prevede il declassamento dei tunnel 'monocanna'. E di conseguenza ci ritroveremmo con un tunnel che non può essere utilizzato praticamente da nessuno", sottolinea.
Le criticità per le imprese riguardando anche gli altri mezzi di trasporto. "Per quanto riguarda l'aeroporto, ci stiamo attivando con la parte privata della società, che ne detiene il 51% mentre il 49% è pubblico, per dargli una mano, per trovare dei partner. In questo caso compagnie di bandiera o compagnie di charter, ovviamente non quelle grosse, non Lufthansa, ma quelle piccole, perché l'aeroporto di Aosta può al massimo far atterrare e ripartire voli con 100 posti a sedere, forse anche meno adesso". E Turcato sottolinea che "l'aerostazione a oggi vede un ritardo di quasi due anni e mezzo sulla consegna, c'è un terminal che piccolino è dir poco. E il terminal che doveva essere consegnato nel 2024, forse verrà consegnato nel 2026-27", aggiunge.
E il presidente degli industriali valdostani avverte: "Fondamentalmente se il luogo comune parla di Valle d'Aosta -spiega-come una regione tipicamente turistica, lo devo smentire perché comunque la parte industriale fa la 'padrona'. Quindi noi ci aspettiamo che le aziende vengano messe nelle condizioni per poter competere. Oggi abbiamo un sistema che è veramente in difficoltà, dal manifatturiero al tessile ad altri comparti. Io vengo dalla estrazione del siderurgico, e il settore siderurgico è in una condizione molto difficile, e quindi mi aspetto che in questi cinque anni futuri chiunque si troverà a governare la Regione guardi con un occhio verso un futuro prossimo e non verso l'oggi o addirittura ieri che poco conta", sottolinea Turcato.
L'allarme dazi
"Se alcuni credono che l'effetto dei dazi toccherà poco la Valle d'Aosta -lancia l'allarme Turcato- si sbaglia perchè nel sistema industriale è già arrivato e ci aspettiamo ulteriori peggioramenti se le cose non cambiano. Se l'Europa non farà quello che deve fare, se l'America non torna indietro sui suoi passi, vediamo un autunno preoccupante. Il mercato in questo momento di transizione, con Trump che la mattina fa un proclama, il pomeriggio un altro, la sera un altro ancora, ha portato al blocco degli investimenti. Ovviamente parliamo di investimenti importanti e che vanno a filiera, a toccare quasi tutte le aziende della Valle d'Aosta. Dall'automotive, dove abbiamo aziende che sono in difficoltà, che non riescono a stare sul mercato o a entrarvi, aziende che stanno delocalizzando, aziende come la Cogne Acciai che ha chiesto la cassa integrazione per quasi mille dipendenti".
"I dazi Usa -rimarca Turcato- purtroppo stanno impattando sulle nostre imprese, perché hanno anche un duplice fattore di rischio. Uno è il dazio diretto, che può portare all'impossibilità a esportare. Nel mio caso di specie, l'acciaio, è al 50%, e noi abbiamo come Cogne un cliente che è Apple a cui forniamo parte dell'acciaio di telecamere, microfoni, auricolari. Ovviamente se oggi costa un euro, e domani invece costa un euro e 50, questo ci taglia fuori", sottolinea.
E infine, continua Turcato, "che alcuni si dimenticano che i dazi hanno provocato anche questo calo del valore del dollaro, quindi una differenza di potere d'acquisto tra euro e dollaro, e di conseguenza oggi comprare per noi europei diventa sempre più difficile", conclude.
(di Fabio Paluccio)

(Adnkronos) - Debutta oggi a Milano, 23 settembre 2025, la 'Colorfuture parade', la prima parata urbana. Promossa da Felicia, brand di Andriani, Società Benefit, con la partecipazione di Wwf Italia, Legambiente, Kyoto Club e i Green Heroes, l'evento rappresenta un momento unico di convergenza tra cittadini, associazioni e imprese per confrontarsi sui temi cruciali del nostro futuro. Attesissimo è il live show del musicista internazionale Jimmy Sax, che guiderà la parata con il suo sassofono insieme a 300 performer, e sarà protagonista di un concerto aperto a tutti alla biblioteca degli Alberi di Milano.
La 'Colorfuture parade' vuole riportare la sostenibilità al centro del dibattito pubblico in un momento cruciale e decisivo usando un linguaggio capace di raggiungere e coinvolgere un pubblico ampio. "Con il nostro brand Felicia - dichiara Michele Andriani, Presidente e Ceo di Andriani - abbiamo voluto essere promotori di questa iniziativa per dare spazio a una nuova cultura dell’impatto. La parata è la dimostrazione concreta che un’impresa può, e oggi deve, mettersi al servizio del bene comune e farsi promotore dell’interesse collettivo".
L’evento vede la partecipazione delle principali associazioni italiane impegnate da anni sulle grandi sfide ambientali e sociali. Come afferma Eva Alessi, Sustainability Manager Wwf Italia, "Il nostro tempo ha bisogno di iniziative come questa. Oggi ci troviamo di fronte ad una emergenza globale e non dobbiamo abbassare la guardia: abbiamo già oltrepassato 7 dei 9 Planetary Boundaries, nel 2024 è stata superata la soglia di 1,5 gradi di riscaldamento globale rispetto all’era preindustriale, il 75% della superficie terrestre non coperta da ghiaccio risulta significativamente alterata e le popolazioni globali di animali selvatici sono diminuite del 73%".
Nel corso della giornata, alla Biblioteca degli Alberi di Milano, si terrà un talk pubblico che avrà come protagonisti Michele Andriani, Eva Alessi (con la presentazione degli ultimi dati sulle planetary boundaries), Francesco Ferrante (Kyoto Club), Angelo Gentili (Legambiente) e Giuseppe Morici (manager e autore). Al centro emerge il Manifesto “Move for More” e i suoi quattro pilastri: Biodiversità, Benessere, Inclusività e Sostenibilità. Una dichiarazione di intenti collettiva come visione comune e bussola per il futuro; un invito ad assumere responsabilità individuali e collettive, sottolineando il ruolo delle imprese nel guidare il cambiamento.
Oltre alla partecipazione del sassofonista internazionale Jimmy Sax, sul palco anche il maestro d'orcherstra Vincenzo Sorrentino, che insieme alla Symphonic Dance Orchesta daranno vita a un'esplosione di ritmo capace di trasformare in musica la forza del movimento e la gioia della partecipazione.
Secondo il musicista Jimmy Sax "La musica -sottolinea- è un linguaggio universale, capace di unire le persone oltre le parole. Vivremo insieme una performance inedita ed estremamente coinvolgente, con la gioia e l’allegria come filo conduttore. Per me - conclude il musicista - sarà emozionante far parte di una vibrazione condivisa ed è un privilegio contribuire a un evento che parla di cambiamento e del futuro del nostro Pianeta”.
Leggi tutto: A Milano 'Colorfuture parade', musica e colori per confrontarsi su temi cruciali

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