(Adnkronos) - "L’aumento dell’attività di fotosintesi che satelliti ed inventari forestali hanno osservato negli ultimi 30 anni, dovuto ad un primissimo aumento di temperatura e di CO2 - fenomeno che all’inizio risulta mediamente benefico per le piante ma che poi, così come accade agli umani, quando si lega ad eventi estremi provoca sofferenza - oggi si è fermato in tutto il mondo. Ora, alcuni ‘segnali sentinella’ ci dicono che c'è il rischio che la fotosintesi perda produttività. Una perdita già in atto nelle foreste tropicali, dove addirittura alcune foreste emettono carbonio anziché assorbirlo, quelle del Bacino Amazzonico in primis". Lo ha sottolineato Giorgio Vacchiano, Ricercatore e docente in Gestione e pianificazione forestale dell’università degli studi di Milano, al convegno ‘Il futuro del mondo legno: economia circolare e risorse forestali’ a Mantova, organizzato da Rilegno e Conlegno.
"Noi che importiamo il legno siamo quindi anche legati a queste situazioni. Importiamo da Paesi europei, come l’Austria, ma siamo partner commerciali importanti anche di Paesi tropicali, soprattutto per il legno utilizzato nel settore immobiliare, dal Paraguay al Camerun, dal Gabon alla Costa d'Avorio fino al Brasile. Il prelievo di legno non causa direttamente deforestazione - precisa Vacchiano - essa è infatti causata soprattutto dalle filiere agroalimentari presenti in quei Paesi, ma il prelievo indiscriminato e non regolato di legno può aprire la strada alla deforestazione”.
"Le foreste boreali, e in parte quelle temperate, stanno ancora beneficiando del riscaldamento, come fanno quelle sulle nostre montagne più alte, ma non dobbiamo cadere nell'errore di pensare che la CO2 faccia bene alle piante. Globalmente siamo già ad una quantità di CO2 che non fa più bene alle piante, perché anche se è il loro cibo, se manca l'acqua non può essere ‘mangiato’ e se poi se si verificano eventi estremi, le piante vivono uno stress che supera la capacità di fertilizzazione dell'anidride carbonica”.
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(Adnkronos) - I rumors su Sigfrido Ranucci in avvicinamento a La7 nascono, a quanto apprende l'Adnkronos, dai contatti avuti dal giornalista con il gruppo di Urbano Cairo per la pubblicazione di un libro con Solferino, la casa editrice di Rcs. Al momento, secondo fonti ben informate, non ci sarebbero trattative avviate per progetti televisivi.
"Se davvero la Rai dovesse perdere Sigfrido Ranucci, saremmo di fronte a un segnale devastante: lo smantellamento progressivo del servizio pubblico e l’appiattimento totale dell’informazione ai desiderata del governo Meloni. Sarebbe la conferma di una deriva in cui la professionalità e l'indipendenza viene sacrificata sull’altare del controllo politico", ha intanto commentato la presidente della commissione di Vigilanza, Barbara Floridia.
"Non si può ignorare - aggiunge - il clima soffocante in cui Ranucci e la sua redazione sono stati costretti a lavorare negli ultimi due anni: attacchi continui da ministri ed esponenti di governo, nessuna parola di difesa da parte dei vertici Rai, totale silenzio istituzionale di fronte alle pressioni. Addirittura, caso probabilmente unico al mondo, un intero partito come quello di Fratelli d'Italia ha querelato la trasmissione. Ma soprattutto in questi anni abbiamo dovuto assistere a uno stillicidio di azioni utili solo a mettere i bastoni tra le ruote a Ranucci e alla sua squadra: dalla riduzione del numero di puntate al taglio delle repliche, dai ritardi nell'emissione delle matricole alla controprogrammazione di chi cura i palinsesti, fino ad arrivare ai moniti disciplinari e alla questione della stabilizzazione dei precari che verranno mandati nelle sedi regionali svuotando proprio redazioni come quella di Report. Tutto questo, mentre il programma continuava a registrare ascolti altissimi, confermandosi non solo una punta di diamante del giornalismo di inchiesta Rai, ma uno dei riferimenti più autorevoli e credibili di tutto il panorama mediatico italiano. Se l’uscita di Ranucci dovesse davvero concretizzarsi, non sarebbe un episodio isolato, ma l’ennesimo tassello di un disegno chiaro: ridurre al minimo gli spazi critici, neutralizzare l’inchiesta, indebolire ogni voce indipendente. Ed è proprio per questo che l’eventuale addio di Ranucci dalla Rai non riguarderebbe solo lui o una trasmissione: riguarderebbe la qualità della nostra democrazia. Rivolgo un appello ai vertici Rai: facciano il possibile per scongiurare questa ipotesi", conclude Floridia.
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(Adnkronos) - La Ufc potrebbe presto sbarcare alla Casa Bianca. La promotion di arti marziali miste più importante del mondo sta preparando un super show a Washington nel 2026, sotto gli occhi di Donald Trump. Il presidente americano aveva annunciato l'idea a luglio: "Faremo un evento Ufc sul suolo della Casa Bianca - le sue parole -. Avremo un’intera card Ufc, un incontro titolato, 20-25mila persone presenti e sarà tutto parte delle celebrazioni del duecentocinquantesimo anniversario". Ma cosa si sa finora su un evento che potrebbe cambiare per sempre la storia di questo sport?
Intanto, è noto l'ottimo rapporto tra Donald Trump e il boss della Ufc Dana White. Proprio il numero uno della promotion di arti marziali miste più nota al mondo ha confermato che il discorso è più di una suggestione. Ma come si potrebbe svolgere lo show? Se inizialmente si ipotizzava come data il 4 luglio 2026, giorno dell'Indipendence Day, secondo il Wall Street Journal il discorso potrebbe ora essere anticipato a giugno, nonostante le celebrazioni, a luglio, dei 250 anni dell’indipendenza degli Stati Uniti. E per la questione spettatori? In un'intervista al giornalista Colin Cowherd, Dana White ha dichiarato che l'obiettivo sono 5mila presenze nella Casa Bianca, per ragioni di sicurezza.
Dana White ha inoltre insistito sull'importanza di questo evento, spiegando come siano tante le star pronte a partecipare. Da Conor McGregor a Jon Jones, che in passato hanno scritto una parte importante della storia della Ufc.
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(Adnkronos) - "Un cane che morde un uomo non è una notizia, un uomo che morde un cane sì", recita una famosa regola del giornalismo. E questa volta è successo ad Orlando, in Florida, dove una donna, per salvare il suo cagnolino attaccato sa un pitbull sfuggito al suo padrone, ha messo in pratica questa misura estrema.
Il video, postato dalla 70enne Shirley Pasamanick sui suoi social è diventato presto virale con un appello: "Per favore, condividete cosicché la gente possa essere consapevole che episodi simili possono accadere ovunque".
Nelle immagini, riprese dalle telecamere di sicurezza, si vede la 70enne che passeggia sul marciapiede che costeggia il supermercato Plaza Tropical. Con lei c'è anche Sparky. Improvvisamente il Pitbull si scaglia contro il suo cagnolino di 14 anni. Nel video che ha catturato l'incidente, si sente Pasamanick urlare per chiedere aiuto mentre cerca di combattere il pitbull. “Avevo il mio bastone, ho iniziato a picchiarlo con il bastone”, ha detto la donna che poi, quando ha capito che non sarebbe riuscita a convincere il cane a smettere di attaccare Sparky, ha deciso che di mordere il pitbull. "Non riuscivo ad aprirgli la bocca. Così l’ho morso sulla parte posteriore del collo. Non avevo scelta - ha spiegato -. Peso soltanto 40 kg, non ho la forza".
Il cane alla fine ha smesso di attaccare quando il suo proprietario è arrivato e lo ha portato via. “Attaccato il guinzaglio, se n’è andato, non si è nemmeno preoccupato di vedere come stavamo”, ha detto la donna.
Pasamanick ha detto di essere stata morsa e ferita nell'attacco, ma ciò che davvero l'ha ferita di più è che nessuno ha cercato di aiutarla. "Tremo ogni volta che vedo il filmato", ha concluso.
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(Adnkronos) - Il comico australiano di fama internazionale Jim Jefferies sta per tornare in Italia per due spettacoli del nuovo tour mondiale ‘Son of a Carpenter’. Jefferies si esibirà venerdì prossimo 19 settembre al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano, per la gioia dei fan milanesi che lo hanno già accolto con entusiasmo in passato. Il giorno successivo, sabato 20 settembre, sarà invece la prima volta assoluta a Roma, sul prestigioso palco del Teatro Ambra Jovinelli. Conosciuto in tutto il mondo per il suo stile tagliente, la sua comicità irriverente e la capacità di affrontare con ironia temi sociali, politici e culturali, Jim Jefferies è una delle voci più riconoscibili e provocatorie della stand-up comedy contemporanea. Nato in Australia, il comico vive attualmente negli Stati Uniti) ha raggiunto la notorietà globale grazie al suo approccio diretto e senza filtri. È il creatore e protagonista della sitcom ‘Legit’ (FX) e dell’acclamato ‘The Jim Jefferies Show’ su Comedy Central, dove ha trattato temi di attualità con uno stile unico e caustico. Su Netflix, ha pubblicato diversi special di successo tra cui ‘Bare’ (2014), ‘Freedumb’ (2016), ‘This Is Me, Now’ (2018), ‘Intolerant’ (2020), ‘Two Limb Policy’ (2025).
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(Adnkronos) - Sono oltre 485mila gli uomini in Italia che vivono dopo una diagnosi di tumore della prostata. Un numero che, secondo le ultime stime, aumenterà dell'1% ogni anno fino al 2040. I tassi di sopravvivenza a 5 anni risultano buoni e superiori al 90%, ma l'impatto della malattia è ancora grande. Nel nostro Paese i decessi sono oltre 8.200 ogni anno e tenderanno a crescere insieme all'incremento dell'età media e all'incidenza della malattia. Il quadro a luci e ombre sulla neoplasia è stato tracciato oggi da Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) in una conferenza stampa online. "Quello prostatico è divenuto in Italia il carcinoma più frequente tra i maschi - afferma Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom - Un dato comune in quasi tutti i Paesi occidentali. Vi sono poi i fattori modificabili che favoriscono l'insorgenza della malattia, soprattutto legati agli stili di vita errati".
Per sensibilizzare la popolazione maschile Aiom e Fondazione Aiom hanno partecipato al 'Tour Mediterraneo' della nave Amerigo Vespucci. Durante gli eventi al 'Villaggio In Italia', oncologi della società scientifica e volontari hanno distribuito materiale informativo incentrato sulla prevenzione. Insieme agli oncologi hanno preso parte al tour della Vespucci anche Fondazione Airc e la Società italiana di radiologia medica e interventistica (Sirm). "E' stata un'ottima occasione per ribadire l'importanza di numerosi comportamenti per evitare malattie molto gravi - prosegue Cinieri - Sempre più studi scientifici, negli ultimi anni, hanno evidenziato correlazioni per esempio con il fumo di sigaretta. Il tabagismo aumenta del 20% il rischio di tumore della prostata, così come l'obesità tende a far sviluppare neoplasie più aggressive e talvolta letali. Le sigarette e il grave eccesso di peso sono ancora molto diffusi e interessano rispettivamente il 27% e l'11% dei maschi adulti. Anche malattie croniche come il diabete e la sindrome metabolica giocano un ruolo nefasto. Viceversa, un'attività fisica regolare ha dimostrato di ridurre il rischio di progressione di malattia, oltre che la mortalità. Bisogna perciò puntare sulla prevenzione primaria per ridurre l’impatto di un tumore molto diffuso e per il quale però non esistono programmi di screening".
"Nelle fasi iniziali il tumore di solito non è accompagnato da sintomi che possono favorire una diagnosi precoce - spiega Marco Maruzzo, direttore dell'Uoc Oncologia 3 dell'Istituto oncologico veneto - Con il progredire della malattia a livello loco-regionale possono comparire i primi segnali tra cui ridotta potenza del getto urinario, ematuria o dolore. I trattamenti disponibili sono diversi, come la sorveglianza attiva che consiste nel monitoraggio costante della malattia quando è poco aggressiva. Vi sono poi la chirurgia, la radioterapia o la terapia ormonale per ridurre la produzione di ormoni legati allo sviluppo della patologia. Per i pazienti con tumore non metastatico resistente alla castrazione medica e con carcinoma metastatico sensibile agli ormoni sono disponibili trattamenti ormonali di nuova generazione. Sono terapie orali con un ottimo profilo di tollerabilità, che permettono il controllo della malattia. Inoltre, l'associazione di alcuni di queste molecole alla chemioterapia può portare a un beneficio significativo soprattutto in pazienti con malattia più estesa".
"Un'altra forma di prevenzione è il monitoraggio di alcune categorie di potenziali pazienti - continua Nicola Silvestris, segretario nazionale Aiom - E' noto come la familiarità rappresenti un fattore che influisce sull'insorgenza e in caso di un parente di primo grado colpito dalla neoplasia il rischio è almeno raddoppiato. Circa il 10% di tutti i tumori prostatici si sviluppa su base eredo-familiare e di solito sono casi diagnosticati più precocemente. Attraverso specifici test genetici siamo in grado di identificare gli uomini portatori di varianti patogenetiche legate per esempio a geni Brca. Dopo è possibile avviare il paziente a percorsi di monitoraggio o cura della malattia. Tutti aspetti affrontati nel Tour Vespucci dove è stato possibile incontrare migliaia di persone, spiegando loro l'utilità della prevenzione e dei progressi dell'innovazione nella lotta contro il cancro".
"Un'iniziativa ambiziosa che rappresenta un passo concreto nel nostro impegno al fianco delle persone che convivono con il tumore alla prostata - dichiara Arianna Gregis, Head Pharmaceuticals di Bayer Italia - Come azienda, lavoriamo per ampliare e migliorare le opzioni di cura, consapevoli che la prevenzione e la sensibilizzazione giocano un ruolo fondamentale nel contrasto alle malattie. Il carcinoma alla prostata risulta uno degli argomenti più discussi della salute maschile. Eppure, come evidenziato dagli esperti di Aiom, la prevenzione in Italia deve essere incentivata anche attraverso campagne di sensibilizzazione mirate. Per questo siamo lieti di aver supportato Aiom durante il Tour Mediterraneo della nave Amerigo Vespucci".
(Adnkronos) - Il 17 e 18 settembre il Palazzo Reale di Napoli diventa cornice di 'Campania Mater', una due giorni interamente dedicata all’agricoltura e alle eccellenze agroalimentari della Campania. Promosso dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, l’evento sarà inaugurato dal presidente Vincenzo De Luca e si configura come una vera e propria maratona di confronto: tre convegni e nove focus tematici con il coinvolgimento di imprese, istituzioni, associazioni, ricercatori e cittadini. Campania Mater è un'espressione che racchiude in sé tre aggettivi chiave che ne definiscono l'identità: sostenibile, generosa, futura. Sostenibile perché l’agricoltura campana è una risorsa da preservare e valorizzare. Generosa cui essere grati per l’incredibile patrimonio di eccellenze e biodiversità che accoglie. Futura perché guarda al domani con gli occhi dell’innovazione, della ricerca e della formazione.
Un appuntamento pensato per guardare al futuro del settore, affrontando temi cruciali come la tutela di suolo e acqua, l’adattamento ai cambiamenti climatici, il rapporto tra cibo e salute, la riduzione degli sprechi, la valorizzazione della Dop economy nei mercati internazionali e il ruolo centrale dei giovani. Nel corso dell’evento sarà presentata anche la pubblicazione 'Campania Mater-Il modello Campania per il cibo che verrà', a cura dell’assessore Nicola Caputo, Teresa Del Giudice e Alex Giordano. Il libro approfondisce i temi al centro della manifestazione, offrendo una visione strategica sul ruolo dell’agricoltura campana sul piano nazionale ed europeo. Non mancheranno momenti esperienziali, talk e show cooking dedicati alla straordinaria ricchezza enogastronomica campana.
"L’agroalimentare campano - dichiara l’assessore regionale Nicola Caputo - è una componente chiave della nostra economia e identità regionale Con Campania Mater vogliamo avviare una riflessione condivisa sul futuro dell’agricoltura, partendo dal modello Campania: unire innovazione, salute e qualità. A Palazzo Reale costruiremo, insieme ai produttori e al mondo agricolo, proposte concrete per rendere la Campania sempre più un punto di riferimento nazionale ed europeo".
Leggi tutto: Agroalimentare, Palazzo Reale di Napoli ospita 'Campania Mater' per futuro del settore
(Adnkronos) - La sepsi è una delle condizioni mediche più insidiose: nasce da una infezione, ma può evolvere in modo rapido e grave, fino a determinare insufficienze d'organo, shock settico e avere un decorso fatale. Nel mondo colpisce fino a 50 milioni di persone all'anno e causa globalmente circa 11 milioni di decessi: una vera emergenza sanitaria anche in Italia, dove la mortalità rimane elevata, con tassi stimati tra il 25% e il 40%. E' l'allarme lanciato da Aop Health, azienda globale pioniera nelle terapie integrate per le malattie rare e la terapia intensiva, alla vigilia del World Sepsis Day, che si celebra il 13 settembre con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla gravità di questa patologia, spesso poco conosciuta. Secondo uno studio condotto in Italia - riporta una nota della società - il numero dei decessi che riportano la sepsi come causa unica o associata è passato da circa 19mila nel 2003 a oltre 49mila nel 2015, pari a un aumento dal 3% all'8% di tutti gli esiti fatali registrati. Un dato che, secondo il Libro bianco realizzato dall'Osservatorio nazionale sull'antimicrobico resistenza (Onsar), è arrivato a toccare punte di 70mila vittime nel 2020. Numeri di enorme impatto che confermano la necessità di riconoscere la sepsi non solo come una sfida clinica, ma anche come una priorità di sanità pubblica.
In occasione della Giornata mondiale della sepsi, è importante ricordarne l'impatto e i sintomi, variabili e spesso aspecifici, che rendono difficile la diagnosi precoce. Proprio la rapidità nella diagnosi e la tempestività nell'intervento terapeutico sono gli elementi determinanti per migliorare l'esito clinico. Numerose le infezioni batteriche, virali o fungine, che possono evolvere in sepsi; ad esempio, quelle alle vie respiratorie - come influenza o Covid-19 - o alle vie urinarie. La sepsi riguarda non solo i pazienti ospedalizzati, soggetti alle infezioni correlate all'assistenza sanitaria (Ica), ma può colpire anche fuori dal contesto ospedaliero. Potenzialmente può interessare chiunque, tuttavia risultano più esposti i pazienti che hanno subito un recente ricovero o intervento chirurgico, pazienti immunocompromessi o con comorbidità, le persone anziane e i bambini al di sotto dell'anno di età.
"Febbre alta, respirazione accelerata con violenti brividi e uno stato di confusione sono sintomi che dovrebbero far scattare il sospetto di diagnosi di sepsi. Ma se questi segnali non vengono interpretati correttamente, la finestra di tempo per intervenire si restringe drasticamente - avverte Massimo Girardis, ordinario di Anestesia e terapia intensiva presso l'università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e direttore del Dipartimento di Anestesia e terapia intensiva del Policlinico universitario di Modena - La formazione del personale sanitario e la consapevolezza dei cittadini sono parti essenziali di una strategia efficace contro la sepsi. Sapere cosa cercare può salvare vite".
Se non trattata tempestivamente, la sepsi può degenerare in shock settico, l'evoluzione clinica più temibile nonché principale causa di decesso tra i pazienti ricoverati nelle unità di terapia intensiva. Lo shock settico si verifica quando l'infezione innesca alterazioni cellulari, metaboliche ed emodinamiche tali per cui la pressione media arteriosa è al di sotto del valore soglia per garantire la sopravvivenza. Secondo studi clinici recenti - riferisce la nota - la mortalità associata allo shock settico può superare il 40% e raggiungere picchi ancora più elevati, fino all'80-90%, nei pazienti refrattari al trattamento con vasopressori, farmaci somministrati per ripristinare e stabilizzare la pressione media arteriosa. Un recente studio condotto in Italia ha inoltre mostrato come, nelle forme più gravi, il decesso possa avvenire in quasi 1 caso su 2, rendendo la sepsi non solo una priorità clinica, ma anche un'emergenza di salute pubblica. "La sepsi e lo shock settico restano tra le principali cause di mortalità nella popolazione - prosegue Girardis - Tuttavia, grazie a un approccio sempre più mirato, che mette in atto tempestività terapeutica, supporto emodinamico personalizzato e gestione delle problematiche cardiache che ne derivano, è possibile migliorare significativamente l'esito per il paziente critico. In questo contesto è importante l'intervento di un'équipe: medici, infermieri, farmacisti, personale tecnico di supporto devono collaborare per attuare protocolli integrati in tempi brevissimi".
"Si tratta di un'emergenza medica tempo-dipendente. Ancora oggi troppo spesso viene riconosciuta tardi, quando il meccanismo fisiopatologico è già troppo avanzato. Lavorare sulla tempestività è la chiave per cambiare la prognosi - dichiara Roberta Termini, direttore medico di Aop Health Italia - Come azienda impegnata nello sviluppo di farmaci per migliorare la gestione delle emergenze, sentiamo il dovere di contribuire a una maggiore conoscenza della sepsi, promuovendo nel contempo un modello di trattamento che integri terapie e percorsi assistenziali ben strutturati - dal triage rapido al trasferimento in terapia intensiva fino al follow‑up - e che comprenda trattamenti farmacologici, protocolli clinici e un'organizzazione interdisciplinare. Un approccio alla cura pensato per migliorare la sopravvivenza e salvare vite umane".
"I fattori chiave per incidere in modo significativo sull'evoluzione clinica e prognosi sono legati alla tempestività, sia nella diagnosi sia nell'avvio dell'intervento con terapia antibiotica e fluidica. Altro fattore chiave è la personalizzazione del trattamento in base alle condizioni cliniche del singolo paziente", sottolinea Girardis. "La terapia intensiva è un reparto ospedaliero che di per sé rappresenta una realtà molto complessa e difficile da accettare da parte dei pazienti e dei familiari - commenta Adriano Peris, responsabile scientifico dell'associazione T.I. Do Aiuto - Come associazione, la nostra missione è dare supporto a pazienti e caregiver fin dall'ingresso nella terapia intensiva, rispondendo alle loro necessità, facilitando il percorso clinico e assistenziale e preservando l'umanità nel perseguimento degli obiettivi terapeutici per superare la condizione di criticità. Per questo, insieme ad Aop Health Italia, sosteniamo la campagna di sensibilizzazione 'Intensivamente' con l'obiettivo di promuovere l'informazione a scopo sociale".
(Adnkronos) - "Il paradosso è che più la macchina imita l'umano, più l'umano rischia di smarrirsi. Per questo servono regole del gioco, la mia paura è che l'etica dell'intelligenza artificiale non esista. Dobbiamo preoccuparci che per chi la detiene, trattandosi di interessi economici impressionanti, l'etica viene dopo". Così il Cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana), in collegamento video con Digithon 2025, la maratona digitale in corso a Bisceglie in Puglia, confrontandosi con il fondatore della manifestazione Francesco Boccia, sul tema centrale di questa edizione 'Intelligenza Artificiale: restiamo umani'.
Secondo il cardinale oggi "riflettiamo poco, quindi già questa riflessione che state facendo" a Digithon "è una cosa importante, lo sono tutte le opportunità come quella che state vivendo in questi giorni. Mettere al centro la persona e il suo valore dovrebbe essere la specialità dell’umanità, ma è un frutto molto faticoso e incerto. Sembra che la persona non valga niente in alcuni casi, la mettiamo al centro per farne un bersaglio, addirittura si sta tornando alla soppressione degli altri", ha ammonito il cardinale.
E sull'intelligenza artificiale ha messo in guardia. "L'importante è che lo strumento non diventi mai il nostro padrone, sì crescere l'intelligenza artificiale ma anche si deve anche fare crescere la rete vera di rapporti tra noi, con al centro la persona", ha sottolineato.
Ma Zuppi ha anche ricordato le potenzialità immense dello strumento. "L'intelligenza artificiale -ha sottolineato- può essere preziosa per la conservazione della biodiversità, per ridurre gli sprechi, per ottimizzare l'uso dell'energia. Può contribuire alla salvaguardia ambientale del pianeta e se non lo fa è molto preoccupante", ha avvertito.
Per Zuppi è fondamentale è ritornare all'importanza dei contatti reali tra le persone. "Avere tanti follower non significa aver tanti amici, la persona è corpo, concretezza", ha continuato.
E per Zuppi nel mondo di oggi "la giustizia internazionale rischia di essere messa in sonno, come ha detto qualcuno, perchè si fa la giustizia per vie brevi, perchè vince il più forte: ti uccido. Ma che giustizia è, con sempre più civili morti nelle guerre in giro per il mondo". Allo stesso tempo per Zuppi. "L'Europa è una delle poche zone al mondo dove la persona ancora vale e viene rispettata, in cui ci si confronta e vincono le idee e non le pistole e il cannone".
Ma secondo il cardinale nel nostro Paese è inaccettabile che siano "aumentate le disuguaglianze, sono diventate croniche. Le persone che si rivolgono alla Caritas sono sempre più le stesse e con esse anche i loro figli".
(Adnkronos) - Il progetto Youth4Love della no profit ascolta e guida gli studenti sui temi delle discriminazioni, del rispetto e dell’educazione affettiva e sessuale
A pochi giorni dal rientro tra i banchi di milioni di studenti, ActionAid racconta i risultati del suo impegno nelle scuole con il progetto Youth4Love e l’indagine condotta in collaborazione con Webboh su oltre 14 mila giovani tra i 13 e i 18 anni. (VIDEO)
Il progetto, sostenuto con i fondi Otto per Mille dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai e parte del programma decennale della no profit per la prevenzione e il contrasto delle disuguaglianze educative, ha toccato tre scuole medie e superiori nelle città di Milano, Roma e L’Aquila nel corso dell’anno scolastico 2024-2025, permettendo di approfondire temi particolarmente cari agli studenti, come il contrasto e la prevenzione alla violenza tra pari e di genere, alle discriminazioni, al bullismo e al cyberbullismo.
Tra le difficoltà raccontate da studenti e studentesse della scuola di Milano, spicca il tema della violenza fra pari a sfondo razziale, che sfocia in episodi di bullismo e cyberbullismo. Una criticità segnalata anche dai docenti, secondo i quali il fenomeno sarebbe correlato alla composizione della popolazione studentesca, nella quale sono numerosi gli alunni di seconda generazione o appartenenti a culture diverse.
“Con Youth 4 Love abbiamo parlato di tanti argomenti, come razzismo e violenza di genere - commenta Yizhao Cannas, studente della scuola superiore IIS Oriani-Mazzini - Questi argomenti, secondo me, devono essere trattati in modo più ampio, anche dal mondo degli adulti e soprattutto dalle istituzioni”.
Tra le affermazioni che i ragazzi coinvolti nell’indagine condotta in collaborazione con Webboh dovevano commentare c’era la seguente: “A volte, chi ha origini straniere sente di non poter vivere come gli altri per paura del giudizio”. Con un punteggio medio di 5,82 (in una scala da 1 a 10), questa affermazione conferma che il senso di esclusione può colpire chi ha background culturali differenti, a causa delle pressioni sociali o del timore di non essere accettato.
Youth 4 Love ha inoltre fatto conoscere ai ragazzi alcuni strumenti e servizi presenti sul territorio che possono essere loro di supporto: “ActionAid ci ha fatto scoprire dei servizi che lo Stato e gli enti locali offrono ai cittadini, ad esempio i Cag, i centri di aggregazione giovanile, che sapevo cosa fossero ma non che ruolo avessero e cosa facessero - aggiunge Yizhao - Quando l’ho scoperto, ho aiutato una mia amica che aveva problemi familiari ad andare in un Cag. Lei poi mi ha detto che grazie a questa esperienza si è sentita meglio e sta facendo un percorso insieme a loro”.
Giulia Arosio, educatrice di ActionAid Italia coinvolta nel progetto spiega: “La cosa più bella di questi progetti e del lavoro che ActionAid porta avanti è proprio quella di dare la possibilità ai ragazzi e le ragazze di avere uno spazio dove confrontarsi, collettivizzare le problematiche e le violenze che loro subiscono quotidianamente e provare insieme a trovare delle soluzioni e delle strategie. Quello che fa in particolare il percorso il progetto Youth4Love è dare loro anche la possibilità di di creare dei percorsi di advocacy, non solo a livello locale ma anche a nazionale, per poter immaginare insieme delle strategie per prevenire e contrastare la violenza di genere e fra pari”.
Coinvolti nelle attività di Youth4Love anche i docenti, da parte dei quali è emersa “mancanza di preparazione sulle tematiche trattate e il bisogno di avere dei riferimenti forti all’interno della comunità educante, che possano rafforzare e supportare le attività proposte a scuola e la risoluzione delle problematiche”.
ActionAid spiega come da queste riflessioni “nasce l’esigenza di avere delle procedure di prevenzione e contrasto della violenza di genere e fra pari che coinvolgano nelle azioni e nella stesura, non solo studenti, ma anche la comunità educante”.
Leggi tutto: ActionAid nelle scuole: "Violenza fra pari a sfondo razziale diffusa tra studenti"
(Adnkronos) - La ministra della Difesa spagnola, Margarita Robles, ha sostenuto che il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha "travisato" le parole di Pedro Sanchez sulle armi nucleari, criticando allo stesso tempo il leader israeliano per voler "dare lezioni" mentre proseguono i devastanti raid nella Striscia di Gaza.
In un'intervista a Espejo Publico, riportata da Europa Press, Robles ha affermato che "ciò che Sanchez intendeva dire era molto chiaro e non c'è motivo di distorcerlo". "La forza che la Spagna potrebbe avere per fornire soluzioni al conflitto non deriva da una prospettiva militare", ha chiarito.
Durante l'annuncio delle misure per fermare il "genocidio" a Gaza, Sanchez ha sottolineato che la Spagna "non possiede bombe nucleari, né portaerei o grandi riserve di petrolio. Non possiamo fermare l'offensiva israeliana da soli" (VIDEO). Netanyahu ha reagito accusando il primo ministro di aver lanciato "minacce di genocidio" Israele.
La ministra della Difesa si è detta "sorpresa" che Netanyahu "si permetta il lusso di fare la predica ad altri Paesi" sulla scia di "immagini così terribili provenienti da Gaza", che, a suo avviso, segneranno "una pagina terribile nella storia mondiale".
Leggi tutto: Spagna e armi nucleari, la ministra: "Netanyahu ha travisato parole Sanchez"
(Adnkronos) - Sicurezza, efficienza e sostenibilità. Sono le parole d’ordine di questa X edizione del Gis Expo - Giornate Italiane del Sollevamento e dei Trasporti Eccezionali, l’unico evento italiano ed il più grande a livello europeo dedicato al settore, in programma nei padiglioni del Piacenza Expo dal 25 al 27 settembre 2025.
La manifestazione, ideata e organizzata da Fabio Potestà, direttore di Mediapoint&Exhibitions, si conferma la principale vetrina continentale del comparto, piattaforma privilegiata a livello europeo per la presentazione delle ultime novità e innovazioni tecnologiche nei settori del sollevamento di materiali, lavoro in quota, movimentazione industriale e portuale e trasporti eccezionali. Ma il Gis è anche il naturale punto di incontro e di scambio tra le filiere del sollevamento e dei trasporti eccezionali con le istituzioni. Come testimoniano i patrocini raccolti dalla kermesse dalle più importanti Associazioni di categoria, sia italiane che estere, e di numerosi organismi istituzionali, tra i quali il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il ministero della Difesa, la Regione Emilia-Romagna, Regione Liguria e il Comune di Piacenza.
“Gis Expo 2025 rappresenta un’opportunità strategica per tutte le realtà del settore per confrontarsi con le tecnologie più avanzate e le soluzioni più innovative volte alla riduzione dell’impatto ambientale, al miglioramento della sicurezza operativa nonché all’ottimizzazione dei processi - spiega Fabio Belli, presidente dell’European Association of Abnormal Road Transport and Mobile Cranes (Esta), che patrocina la manifestazione - In un contesto dove la transizione ecologica e digitale si intrecciano sempre di più, questa esposizione si configura come uno spazio privilegiato per presentare tecnologie che uniscono prestazioni elevate, attenzione alla sicurezza e rispetto per l’ambiente. Il Gis rappresenta un punto d’incontro per chi vuole contribuire attivamente ad un’evoluzione responsabile del settore, costruendo un futuro più sicuro e tecnologicamente avanzato”.
“La partecipazione al Gis rappresenta un’occasione esclusiva per le aziende del comparto del sollevamento della filiera italiana non solo per far conoscere a livello europeo l’alta specializzazione e competenza tecnica che le caratterizza, ma anche per confrontarsi su temi di interesse comune relativi alla cultura della sicurezza negli ambienti di lavoro; quest’anno si tratterà, ad esempio, dello sbarco in quota dalle Ple dopo la revisione della normativa En 280, oggetto di un convegno Anfia-Aisem-Assodimi in programma il 26 settembre alle 11 in fiera - aggiunge Gianmarco Giorda, direttore generale dell’Associazione Nazionale della Filiera automobilistica (Anfia) - Lo stesso giorno alle 14, Anfia presenterà anche la sua neocostituita sezione Allestimenti su veicoli industriali, che risponde all’esigenza, manifestata da tempo dagli allestitori, di ottenere un riconoscimento professionale”.
Per Massimiliano Bariola, presidente dell’Associazione italiana Sistemi di Sollevamento Elevazione e Movimentazione (Aisem), federata ad Anima Confindustria, il Gis è anche un momento importante di scambio con i proprio associati: “Per Aisem, la partecipazione a questo evento rappresenta la continuità di un impegno che portiamo avanti da tempo a supporto delle imprese associate e della sicurezza sul lavoro. Durante le giornate della fiera parteciperemo a incontri importanti, come il convegno organizzato con Inail dedicato alle responsabilità nella gestione degli apparecchi di sollevamento, e la tavola rotonda curata insieme ad Anima Confindustria, in cui si parlerà di revisione della norma En 280 e dell’impiego delle piattaforme mobili elevabili”.
“Il Gis è il luogo dove filiera, istituzioni e operatori si confrontano su tecnologie e procedure - aggiunge Daniela dal Col, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Noleggi Autogru, Ple, Attrezzature di Sollevamento e Trasporti Eccezionali (Anna) - In questo contesto ribadiamo un messaggio chiaro: nessun sollevamento o trasporto eccezionale può dirsi 'riuscito' se non è anche sicuro. La sicurezza è la nostra prima metrica di efficienza: pianificazione accurata, competenze certificate, attrezzature idonee e manutenzioni tracciate riducono i fermi, prevengono incidenti e migliorano la produttività complessiva”.
Direttamente alle istituzioni si rivolgerà invece Antonio Catiello, presidente dell’Associazione Italiana Trasporti Eccezionali (Aite): “Al Gis porteremo sicuramente le istanze più importanti per la nostra categoria. Tre in particolare: la questione delle patenti Ce defalcate agli autisti italiani al compimento del 68esimo anno d’età; la velocità imposta ai trattori stradali a 60 Km/h e l’agganciamento dei camion. Tutte questioni fondamentali per la filiera dei Trasporti eccezionali che, a causa della burocrazia, subisce una concorrenza sleale dagli altri Paesi”.
La centralità della manifestazione nel panorama europeo è confermata anche dalla partecipazione delle associazioni delle imprese dei traslocatori, una categoria strategica per la logistica e lo sviluppo economico del Paese. Per il segretario generale dell’Unione Interporti Riuniti (Uir), Gianfranco De Angelis, il Gis sarà il contesto ideale per dimostrare una volta di più come “sicurezza, sostenibilità ed efficienza siano i pilastri della logistica moderna e dei mezzi di sollevamento”.
Ma il GIS sarà anche l’occasione per illustrare nuove metodologie e progetti finalizzati ad aumentare la competitività delle filiere “Presenteremo al Gis - spiega Sandra Forzoni, direttore generale della Federazione italiana Trasporti eccezionali (Fite) - l’importantissimo ‘Progetto Return, Ts2 Infrastrutture Critiche’ (finanziato con fondi del Pnrr), che la nostra associazione sta seguendo in collaborazione con otto istituti universitari - tra i quali il Politecnico di Milano, l’Università di Napoli Federico II, l’Università di Padova, l’Università di Bologna - finalizzato all’individuazione di una metodologia nella classificazione e verifica della stabilità dei manufatti, grazie al monitoraggio a garanzia della sicurezza stradale, per la realizzazione del corridoio di transito Milano-Marghera, fondamentale per i trasporti eccezionali”.
“Questa decima edizione del Gis rappresenta per noi un traguardo significativo, che non sarebbe stato possibile raggiungere senza il sostegno delle Associazioni di categoria, delle istituzioni e delle sempre più numerose aziende espositrici che continuano a credere nella manifestazione. Il Gis è diventato un punto di riferimento unico in Europa perché riesce a riunire un pubblico altamente qualificato, fatto di operatori, professionisti, decision makers e visitatori, creando un contesto ideale per presentare innovazioni e confrontarsi sui temi cruciali di sicurezza, efficienza e sostenibilità", conclude Fabio Potestà.
Ad accompagnare la manifestazione il consueto ricco palinsesto di workshop e convegni (gisexpo.it/le-conferenze/), così come l’evento 'Gis by Night', la speciale apertura serale di tutto il quartiere fieristico che si terrà venerdì 26 settembre prossimo.
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(Adnkronos) - "Ci accusavano di voler spaccare l’Italia, ma la verità è che abbiamo scelto di credere nelle energie, nel talento e nella forza del Sud. Abbiamo avuto il coraggio di dire basta alla stagione dell’assistenzialismo, che per troppo tempo ha alimentato l’idea di un Mezzogiorno condannato a restare indietro. Abbiamo investito in infrastrutture, lavoro, merito. Lavoriamo per mettere il Sud in condizione di competere ad armi pari e di dimostrare, finalmente, tutto il suo valore". Lo scrive sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, commentando i dati Istat di oggi che, sostiene, "certificano il numero di occupati nel Mezzogiorno più alto mai registrato dal 2004. La strada è giusta, e continueremo a percorrerla, per costruire finalmente un’Italia nella quale tutti abbiano le stesse opportunità.
(Adnkronos) - Achille Lauro si è reso protagonista di un gossip esploso durante la prima puntata di X Factor, andata in onda ieri, giovedì 11 settembre. Tutto è accaduto nel corso delle audizioni, quando sul palco è arrivata Virginia, giovane concorrente del talent show, che ha sorpreso tutti con una dichiarazione inaspettata.
"Ci siamo già visti a una serata", ha esordito Virginia prima di cominciare la sua esibizione, attirando subito la curiosità di Achille Lauro e degli altri giudici, in particolare di Paola Iezzi e Jake La Furia.
"Siamo sicuri che non mi stai per mettere nei casini vero?", ha replicato Lauro colto di sorpresa. Virginia ha poi chiarito di aver incontrato l'artista in occasione di un suo concerto: "Ci siamo incrociati, ma neanche troppo... mi sono fermata a parlare con Boss Doms ma non c'è stato niente...". Lauro rassicurato ha commentato: "La storia non ha valore, mi sono salvato allora". Pronta, la replica ironica della ragazza: "Ti sei salvato in corner, ma c'è ancora tempo".
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(Adnkronos) - A differenza di quello che capitava fino al Novecento, quando gli Stati Uniti erano percepiti senza ombra di dubbio come la più grande potenza mondiale e gli altri Paesi si comportavano di conseguenza, “ora, pur restando essi la prima potenza del pianeta e nonostante i suoi sfidanti - Cina e Russia in testa - se la passino piuttosto male, la distanza relativa percepita è minore”. Così Dario Fabbri, giornalista ed analista geopolitico, al convegno ‘Il futuro del mondo legno: economia circolare e risorse forestali’ a Mantova, organizzato da Rilegno e Conlegno.
Minore rispetto ad un tempo anche l’effetto delle richieste americane sulle decisioni di altri Stati: “Oggi gli americani dicono ‘fate questo, fate quello’, ma i russi, i cinesi, gli indiani, gli iraniani o i turchi, sentono e non sentono - aggiunge Fabbri - Alcuni non li ascoltano per niente, altri un po’ di più. Questo ci sconvolge perché siamo l’unica parte del pianeta che si era convinta che ‘la storia fosse finita’ e sentire parlare di terza guerra mondiale fa giustamente rabbrividire”.
La stessa porzione del mondo che si era convinta di questo non si è accorta “di quello che continuava a succedere fuori dalle nostre camerette - puntualizza Fabbri - La storia non si ferma” e dunque “perché gli altri di questo pianeta dovrebbe accettare il sistema che abbiamo creato noi occidentali, seppur con alcune regole assolutamente nobili, dalla democrazia ai diritti umani? Il mondo conta più di 8 miliardi di abitanti e gli occidentali sono meno di un miliardo”.
Leggi tutto: Usa, Fabbri: "Risposta altre potenze mostra calo influenza"
(Adnkronos) - Prima il no della Slovenia e dell'Islanda, ora il no dell'Irlanda, mentre è in forse la Spagna. L'Eurovision Song Contest 2026, che quest'anno si terrà a Vienna dal 12 al 16 maggio, rischia di trasformarsi da spettacolo di musica e unità in un campo minato geopolitico. L'emittente pubblica irlandese Rté ha annunciato che non parteciperà all'edizione di Vienna se sarà confermata la presenza di Israele in gara, in risposta a quella che definisce "l'inaccettabile perdita di vite umane nella Striscia di Gaza".
In una dichiarazione ufficiale, la televisione pubblica irlandese ha chiarito che la decisione definitiva verrà presa solo dopo che l’Unione Europea di Radiodiffusione (Ebu) - l’organismo che organizza l’evento - si sarà espressa formalmente sulla questione. Tuttavia, il tono del comunicato non lascia spazio a molte interpretazioni: “La partecipazione dell’Irlanda sarebbe inconcepibile, date le continue atrocità in corso a Gaza”.
Rté non è sola. Anche l’emittente slovena Rtvslo ha dichiarato pubblicamente che si ritirerà dal concorso nel caso in cui Israele resti in gara. L'emittente islandese Ruv ha adottato una posizione simile, pur lasciando spazio a trattative in corso con l’Ebu. Anche la Spagna, per voce del Ministro della Cultura Ernest Urtasun, sta valutando un possibile boicottaggio. "Siamo profondamente preoccupati per l’utilizzo dell’Eurovision come piattaforma di legittimazione politica," ha dichiarato un portavoce di Rtvslo.
Già prima dell’edizione 2025, Rté aveva sollecitato l’Ebu a una riflessione sul ruolo di Israele all’interno del contest, citando non solo il conflitto a Gaza, ma anche la situazione dei giornalisti sul campo e quella degli ostaggi israeliani. Il direttore generale di Rté, Kevin Bakhurst, aveva definito “orribile” l’impatto del conflitto sui civili, ribadendo al tempo stesso l’obbligo di imparzialità nella copertura giornalistica del conflitto.
Il direttore del concorso, Martin Green, ha risposto alle polemiche dichiarando che l’Ebu “comprende le preoccupazioni e i sentimenti profondamente radicati” legati al conflitto in Medio Oriente. Ha aggiunto che l’organizzazione sta consultando tutti i membri per prendere una decisione condivisa, ricordando che “le emittenti hanno tempo fino a metà dicembre per confermare la loro partecipazione”.
Secondo Frank Dermody, presidente del fan club irlandese di Eurovision, la decisione di Rté è “coraggiosa e coerente con i valori dell’evento”. Ha poi aggiunto: “Negli ultimi due anni è stato difficile guardare un Paese usare il nostro concorso — simbolo di pace e amore — per fare il contrario”. Dermody prevede che se altri Paesi seguiranno l’esempio irlandese, l’edizione 2026 potrebbe vedere un “drastico calo di partecipanti”. “Potremmo ritrovarci con solo 15 o 20 nazioni in gara, rispetto alle consuete 37-40”, ha affermato.
Questa non è la prima volta che Eurovision viene coinvolto in controversie politiche, ma raramente si è arrivati a una tale polarizzazione. Mentre alcuni vedono nel boicottaggio uno strumento di pressione morale, altri temono che il concorso possa perdere la sua identità originaria: un momento di unione oltre i confini, le lingue e le ideologie.
Con la scadenza di dicembre che si avvicina, l’Ebu dovrà prendere una decisione che inevitabilmente avrà conseguenze non solo artistiche, ma anche profondamente politiche. Cosa succederà a Vienna 2026? Al momento, tutto è ancora da decidere. Ma una cosa è certa: il palco dell’Eurovision, solitamente illuminato da luci e note, è ora attraversato dalle ombre della geopolitica. (di Paolo Martini)