(Adnkronos) - "Misuriamo la performance dell’Inps al fine di valutare quanto benessere restituiamo alla collettività: economico, sociale, sanitario, educativo. E' il nostro vero bilancio sociale". Lo ha detto Micaela Gelera, membro del cda Inps, intervenendo oggi al Festival del lavoro in corso a Genova. Gelera ha ricordato che il nuovo sistema di valutazione dell’Istituto "ha centrato il 99,8 % degli obiettivi di valore pubblico nel 2023" e nel 2024 "introduce indicatori in grado di fotografare l’impatto reale delle politiche su cittadini e imprese".
"La trasformazione digitale non è uno slogan, ma un modo per restituire tempo di qualità ai nostri professionisti affinché offrano consulenza specialistica e servizi personalizzati". Gelera ha illustrato i 142 progetti Pnrr già operativi e il Piano Ict 2025-2027. Punto di forza, ha sottolineato, è il metaprocesso che "supera la competenza territoriale e instrada le pratiche dove c’è capacità disponibile", mentre l’intelligenza artificiale "anticipa i bisogni inespressi degli utenti, riducendo i tempi di risposta e aumentando l’efficienza".
Di fronte all'inverno demografico, l’Inps punta su un mercato del lavoro più inclusivo per garantire la tenuta del sistema pensionistico. "Siamo ancora 7-8 punti sotto la media europea nel tasso di occupazione e 17 punti di divario tra uomini e donne. Colmare questi gap significa assicurare contributi oggi e pensioni domani", ha spiegato . Strumenti chiave, secondo la consigliera, sono la piattaforma Siisl, "volano di incontro tra domanda e offerta e di orientamento formativo", e le prossime riforme su disabilità e non autosufficienza, che "rafforzeranno la rete di protezione sociale in un’ottica preventiva".
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(Adnkronos) - "Il nuovo nucleare non va in sostituzione del fotovoltaico, serve piuttosto un mix con le rinnovabili". Lo ha detto Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, intervenendo al Festival del lavoro, in corso a Genova ai Magazzini del Cotone.
"Il Consiglio dei ministri il disegno di legge l'ha licenziato- continua_ , sta avendo i pareri, naturalmente non è un disegno di legge qualsiasi. Come ha avuto modo di dire anche il presidente del Consiglio, a giorni dovrebbe arrivare in Parlamento e poi giustamente i tempi dovrà dettarli il Parlamento, li sceglierà autonomamente il Parlamento. È un ragionamento che va fatto bene perché va approvato il disegno di legge, che a sua volta è una delega e poi nei 12 mesi successivi vanno attuati i provvedimenti di delega. Questo permette di mettere nella condizione questo Paese, dico alla fine di questo decennio, inizio del prossimo, di fare le scelte".
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(Adnkronos) - “La nuova legislazione sulla disabilità rappresenta un passo fondamentale verso un sistema più inclusivo, che riconosce il diritto al lavoro come elemento centrale per l'autonomia e la dignità delle persone con disabilità”. Lo ha dichiarato Valeria Vittimberga, direttore generale Inps, intervenendo al Festival del lavoro di Genova.
“L'Inps è impegnato nell'attuazione delle recenti riforme, che mirano a semplificare le procedure e a favorire l'inserimento lavorativo attraverso strumenti come l'analisi multidimensionale e il 'Progetto di vita', in collaborazione con le istituzioni e le associazioni di categoria”, ha spiegato Vittimberga.
”Con il progetto SISDa, stiamo realizzando una vera rivoluzione nell’ambito della disabilità: per la prima volta, sarà possibile integrare e condividere in modo sicuro tutte le informazioni rilevanti sui cittadini con disabilità, semplificando il percorso di accesso ai diritti e agevolando l’inserimento lavorativo”. “Il nuovo sistema - ha aggiunto - nasce dalla collaborazione tra Inps, ministero del Lavoro e Ministero della Salute e rappresenta uno strumento fondamentale per superare le frammentazioni burocratiche, mettere al centro la persona e costruire servizi personalizzati. SISDa è un esempio concreto di come la digitalizzazione possa rendere più semplice e giusto l’accesso alle tutele e alle opportunità per le persone con disabilità, accompagnandole anche nel mondo del lavoro”.
"Il ruolo affidato al disability manager dall'articolo 16 del dl.gs. 62 del 2024 sarà fondamentale per orientare e accompagnare la persona in tutte le fasi dell’inserimento lavorativo, e l’interoperabilità tra Siisl e Sisda permetterà di costruire percorsi personalizzati e garantire la certificazione delle competenze e il monitoraggio continuo delle opportunità offerte dal territorio". "L’obiettivo - ha sottolineato Vittimberga - è creare una rete efficace per facilitare l’accesso al lavoro e rendere concreta l’inclusione, in un’ottica di pari opportunità e sviluppo sociale".
"Il messaggio di Inps è quello che serve una visione sistemica in cui tutti gli interlocutori istituzionali e della società civile lavorino per l'inclusione reale dei disabili in un mondo del lavoro che li vede ancora marginalizzati. I dati confermano che purtroppo la legge 68 sull'inclusione obbligatoria non sta funzionando da sola. Allora occorre un ruolo più importante dei disability manager come soggetti mediatori che in coerenza con la riforma della disabilità prendano veramente in carico la personalizzazione del progetto di vita della persona con disabilità, facendo da collegamento tra le aziende e la persona con disabilità ancora prima dell'assunzione, nel momento della ricerca del lavoro".
"In questo l'Inps vuole dare un contributo importante -ha continuato- attraverso la sfida, che abbiamo raccolto, della creazione, a cui stiamo lavorando, di un portale, il Sisda, collegato con il Siisl attraverso funzioni di interoperabilità. Il Sisda sarà un punto unico di accesso a tutte le questioni che riguardano la disabilità e l'inclusione rispetto a tutti gli operatori coinvolti nella valutazione medica di base e nella valutazione multidimensionale. Quindi saranno istituzionalmente coinvolti il ministero della Salute, Asl, Agenas e tanti altri soggetti", ha continuato.
"Credo che sia importante che venga anche introdotta la presenza dell'autorità per i disabili e anche dei disability manager. In questo credo che possa avere un ruolo importante anche la Fondazione dei consulenti del lavoro che ha agito in maniera importante per l'inclusione di persone marginali con altri progetti e che potrebbe anche interessarsi dell'inclusione dei disabili, costituendo un ponte importante tra il mondo delle aziende e il mondo dei lavoratori che hanno delle barriere che devono superare per entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro. Comunque Inps c'è e vogliamo essere un punto collettore, dare la nostra tecnologia a disposizione di tutti i soggetti che vogliono lavorare concretamente per fare un passo avanti sostanziale su questa problematica", ha concluso.
(Adnkronos) - Una recente indagine realizzata da NutriMi, il Forum di nutrizione pratica, e commissionata da Le stagioni d’Italia (lestagioniditalia.it) su un campione di oltre 300 nutrizionisti italiani ha evidenziato che oltre 7 professionisti su 10 consigliano la pasta a base di grano duro Senatore Cappelli a pazienti che lamentano disturbi gastrointestinali. A guidare questa scelta, la maggiore digeribilità percepita e il minor impatto sui sintomi come gonfiore, pesantezza e crampi, confermati – secondo gli stessi professionisti – da oltre la metà dei pazienti. I risultati dell’indagine - informa una nota - si affiancano a quelli dello studio clinico condotto nel 2019 dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, secondo cui, nei soggetti con sensibilità al glutine non celiaca, il consumo di pasta Senatore Cappelli - una varietà di grano duro di una selezione del primo Novecento - ha determinato una significativa riduzione dei sintomi intestinali ed extra-intestinali rispetto alla pasta standard.
Questa pasta "offre importanti benefici nutrizionali grazie al suo quantitativo di fibre alimentari, proteine e composti bioattivi come i polifenoli. È ideale per favorire il senso di sazietà e il benessere intestinale, elementi fondamentali per una dieta equilibrata e consapevole", spiega Luca Piretta, gastroenterologo e docente di Nutrizione, che ha partecipato alla 19ª edizione del congresso Nutrimi.
In Italia, secondo stime epidemiologiche recenti, circa il 20-25% della popolazione soffre di disturbi gastrointestinali funzionali, come la sindrome dell’intestino irritabile (Ibs), mentre una quota compresa tra il 6 e il 13% presenta sensibilità al glutine non celiaca (Ncgs), una condizione clinica caratterizzata da sintomi digestivi legati al glutine in soggetti che non presentano marcatori diagnostici di celiachia. Forse tutto questo non sorprende, considerando che il nostro primato di consumo si traduce in circa 23 kg di pasta a testa ogni anno. Per 1 italiano su 3, la pasta rappresenta un alimento quotidiano. In questo contesto, la Pasta Senatore Cappelli si distingue per il suo profilo nutrizionale e per l’impatto percepito sul benessere digestivo. La varietà di grano duro da cui deriva, selezionata in Italia un secolo fa, è fonte di fibre e caratterizzata da composti bioattivi come i polifenoli, elementi che, secondo gli esperti, possono contribuire a migliorare il benessere intestinale e il senso di sazietà.
(Adnkronos) - In un’economia globale sempre più segnata da instabilità e tensioni commerciali, il ruolo dell’export manager ha subito una trasformazione profonda e irreversibile. Quello che fino a pochi anni fa poteva essere considerato un presidio operativo legato alle vendite internazionali è oggi un nodo strategico fondamentale per la sopravvivenza e la crescita delle imprese. Le dinamiche protezionistiche, l’irrigidimento dei regimi doganali, l’adozione di dazi straordinari e misure di controllo all’esportazione ancora più rigide rendono l’accesso ai mercati esteri più complesso. Le imprese italiane che vogliono competere nei mercati internazionali non possono più affidarsi a modelli statici. Serve una nuova visione, in cui competenze doganali, capacità strategiche, aggiornamento normativo e soft skills siano integrate in modo coerente. L’export del futuro sarà sempre più sfidante, ma anche ricco di opportunità per chi saprà affrontarlo con strumenti nuovi. La trasformazione è già in atto e riguarda tutti, come confermano esperti e operatori.
“Gli export manager e i responsabili doganali delle aziende attive nel commercio internazionale - evidenzia Sara Armella, direttore scientifico di ARcom Formazione e presidente Commissione Dogane & Trade Facilitation-Icc Italia - si trovano oggi a operare in un contesto fortemente instabile, in cui misure protezionistiche, dazi straordinari, clausole contrattuali gravose e barriere non tariffarie rappresentano fattori di rischio quotidiano. A ciò si aggiunge la nuova riforma del diritto doganale che richiede un ulteriore salto qualitativo nella gestione dell’import-export poiché introduce rilevanti novità in materia di contrabbando, rendendo indispensabile per le imprese che operano a livello globale l’aggiornamento dei propri modelli di business e l’adozione di procedure di mitigazione dei rischi".
"In questo scenario, è fondamentale dotarsi di competenze specialistiche in materia di diritto doganale, trade compliance e fiscalità internazionale, per strutturare processi aziendali capaci di prevenire sanzioni, contenziosi e ritardi doganali, ma anche per cogliere le opportunità offerte dalla rete di accordi preferenziali stipulati dall’Unione europea. Una corretta pianificazione doganale e l’ottenimento dello status di Operatore economico autorizzato (Aeo), ad esempio, possono determinare un vantaggio competitivo significativo, in termini di affidabilità, semplificazioni e accesso agevolato ai mercati esteri", sottolinea.
Investire oggi nella formazione - prosegue - è una scelta strategica per garantire la continuità operativa dell’impresa e tutelare i margini di profitto in un’economia globale sempre più frammentata e complessa. Per questo, con ARcom Formazione abbiamo scelto di lanciare la prima Masterclass ‘Trade War: come gestire l’Export’, per fornire alle imprese italiane un percorso formativo avanzato, interdisciplinare e immediatamente operativo, capace di integrare le funzioni aziendali coinvolte nell’export (legale, logistica, vendite e acquisti) attraverso un approccio strategico e conforme agli standard internazionali”.
L’evoluzione dello scenario globale sta influenzando in modo significativo la professione legale, soprattutto in ambito internazionale. La crescente volatilità determinata da nuove politiche tariffarie, controlli all’export e riforme normative non è più un’eccezione, ma una condizione strutturale con cui aziende e consulenti devono imparare a convivere. In questo contesto, anche il ruolo dell’avvocato d’impresa deve mutare paradigma: non più solo interprete delle norme, ma parte attiva nella strategia di mitigazione del rischio, come osserva Valentino Durante, responsabile del dipartimento di diritto internazionale dello studio legale Casa & Associati: "L’incertezza è ormai una condizione strutturale e non più eventuale, complessa perché significa mutare il proprio paradigma di riferimento sia a livello professionale, che come elemento partecipativo delle scelte di mitigazione del rischio di impresa".
"Sul piano professionale, la consapevolezza della volatilità del contesto - avverte - ci spinge a prediligere una struttura del contratto più flessibile e più cooperativa, contribuendo a mitigare le spinte all’azzardo o alle pressioni derivanti dalle posizioni di forza temporanee. A livello consulenziale, significa invece capire che la parte legal è ormai stabilmente legata alla comprensione dei mutamenti geopolitici globali e delle sue ricadute giuridiche, come nel caso delle norme transnazionali doganali e delle regole di export control, rispetto alle quali la logica del team multidisciplinare è ormai una necessità diffusa e non più una semplice opzione presente nel solo territorio delle grande imprese o dei grandi studi legali”.
Ma l’evoluzione non è solo normativa. È soprattutto culturale e professionale. “L’export manager moderno deve dominare supply chain, automazione, strumenti digitali e contesto geopolitico, oltre a saper leggere i dati in chiave strategica. Il problema? Figure così complete sono rarissime. Il mercato chiede professionisti ibridi, ma il sistema formativo è ancora fermo a un export ‘da fiera’. Senza una rivoluzione culturale e formativa, continueremo a rincorrere le sfide globali con strumenti del passato”, fa notare Alberto Stecca, ceo di Silla Industries, azienda italiana dell’e-mobility.
Questa dissonanza tra domanda e offerta di competenze è oggi uno degli ostacoli principali alla crescita dell’export Made in Italy. Alcuni settori, come il tessile e la moda, stanno vivendo in modo particolarmente accentuato l’impatto di questa trasformazione. “Nel fashion, il ruolo dell’Export Sales Manager sta vivendo una profonda evoluzione: è una figura che oggi si trova ad affrontare un panorama in rapida evoluzione, dove si intersecano una serie di fattori: pressioni ambientali, nuove normative doganali, tensioni geopolitiche, digitalizzazione e cambiamento delle abitudini di consumo. Oggi questa figura deve essere in grado di gestire una supply chain sostenibile e tracciabile, interpretare correttamente regolamenti in costante aggiornamento, trend di consumo, padroneggiare strumenti digitali e piattaforme e-commerce, e cogliere i segnali di trasformazione nei comportamenti dei consumatori globali", afferma Luigi Castellani, presidente di Suitex International, punto di riferimento da oltre 40 nella ricerca e selezione del personale nei settori del fashion, design e beauty.
"In questo settore non basta più esportare un prodotto: occorre costruire una relazione di valore con il cliente, valorizzare l’identità del brand all’estero e saper presidiare i mercati con visione strategica. Ogni azienda ha peculiarità organizzative e obiettivi diversi: per questo è essenziale che l’Export Manager sia capace di inserirsi in modo coerente, flessibile, con un approccio su misura e una forte attitudine al cambiamento. Senza dimenticare poi la crescente importanza delle soft skills. Le conoscenze tecniche ed organizzative sono imprescindibili ma poi c’è tutto il resto che amplifica e rende vincente l’operatività dell’Export Sales Manager. In questo momento l’unicità di ogni selezione è ancora più importante ed evidente”, conclude.
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(Adnkronos) - Per favorire il ritorno dei ricercatori e dei professionisti in Italia "cerchiamo di dare loro ragioni per tornare, perché il fatto di andare a contaminare le proprie conoscenze, a condividere i propri saperi all'estero è una cosa positiva. Almeno io la considero una cosa positiva, visto che tutte le volte che l'ho visto succedere ho visto tornare persone molto arricchite. Però devono tornare. Quindi il nostro dovere è quello di creare un ambiente, una condizione di capitale umano e infrastrutturale che sia accogliente e dia loro la voglia di tornare". Lo ha detto Anna Maria Bernini, ministro dell'Università e della Ricerca, in una video intervista trasmessa alla sedicesima edizione del Festival del lavoro, in corso ai Magazzini del cotone a Genova.
"E questo noi lo stiamo facendo -ha continuato Bernini- con degli investimenti importanti sulle infrastrutture di ricerca, perché i ricercatori seguono le infrastrutture di ricerca, sono come le rondini, seguono i progetti di ricerca in qualsiasi parte del mondo. Noi stiamo investendo tanto capitale, abbiamo cominciato con 11 miliardi, parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza e parte di fondi nostri, domestici, proprio in infrastrutture di ricerca su temi molto innovativi, come il supercalcolo, le tecnologie quantistiche, la mobilità sostenibile, i farmaci a tecnologia Rna, quindi life science, biofarma, agritec, agricoltura tecnologica, subacquea, biodiversità, contrasto alla perdita di biodiversità".
Secondo Bernini, "questi sono i temi del futuro e solo creando infrastrutture che studiano, elaborano e creano comunità scientifica intorno ai temi del futuro si consente ai ricercatori di tornare, si dà loro una ragione per tornare", ha concluso il ministro.
Sulla distanza tra mondo della formazione e mondo del lavoro, e su come agire "non esiste una ricetta magica. Quello che noi stiamo cercando di fare è prima di tutto lavorare sull'orientamento, il più precocemente possibile. Fare orientamento a partire dalla scuola, a un livello, il più precoce possibile, spiegando che cosa sono le nuove tecnologie, come possono essere utilizzate, come ci si può formare sulle discipline scientifiche, su quelle umanistiche, dando loro la possibilità di identificare da subito un'idea, quantomeno un'idea di percorso. Poi, ed è fondamentale, interfacciarsi con i territori e con le imprese, con le imprese intese in senso lato, cioè con tutti i potenziali destinatari del lavoro, del capitale umano che noi stiamo formando". Lo ha detto Anna Maria Bernini, ministro dell'Università e della Ricerca, in una video intervista trasmessa alla sedicesima edizione del Festival del lavoro, in corso ai Magazzini del cotone a Genova.
Secondo il ministro, "quindi, quello che l'università deve fare, e sta facendo, ma che forse non ha fatto abbastanza in passato, è quello di formare la qualità della propria offerta sulla base della richiesta del mercato del lavoro, del mercato di un'impresa che sta crescendo moltissimo sotto il profilo tecnologico e innovativo. Fare, quanto possibile, una combinazione, un collegamento tra quello che si sta studiando e quello che il mercato del lavoro chiede", ha sottolineato.
E per Bernini "poi ci sono discipline umanistiche che non hanno un mercato del lavoro, quello è un altro tema, però anche su quelle si applicano nuove tecnologie: la papirologia, per esempio, disciplina umanistica per definizione, o l'archeologia, sono stati stravolti dall'intelligenza artificiale, dalle nuove tecnologie". "Quindi anche su quello bisogna creare un contenuto di offerta formativa che sia sempre agganciato al principio di realtà e soprattutto sufficientemente flessibile per governare i processi di cambiamento, accompagnare e governare i processi di cambiamento, che sono velocissimi", ha concluso il ministro.
GenL è un bellissimo progetto che abbiamo fatto insieme al Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, che ringrazio, perché ha proposto a tutti i livelli la gamification, cioè il learning by gaming, che è molto interessante perché giocando, divertendosi, si creano dei percorsi formativi che rimangono più impressi nella memoria. A tutti i livelli, partendo dalla legalità fino alla sicurezza sul lavoro, possono essere applicati a qualsiasi ambito. Noi puntiamo e investiamo moltissimo su questo, non solamente come università, ma anche a livello di formazione superiore, di formazione tecnica, professionale, perché abbiamo visto che il modello funziona. Diverte, funziona e crea una cultura della legalità e del lavoro orientata nella direzione giusta". Lo ha detto Anna Maria Bernini, ministro dell'Università e della Ricerca, in una video intervista trasmessa alla sedicesima edizione del Festival del lavoro, in corso ai Magazzini del cotone a Genova.
(Adnkronos) - Jannik Sinner si avvicina al match del terzo turno del Roland Garros contro Jiri Lehecka tra i sorrisi. In conferenza stampa, il fuoriclasse azzurro ha parlato del suo rapporto con i tifosi: “Se li preferisco vestiti da carote o volpi? C’è sempre l’arancione, no?" ha scherzato Sinner. Per poi aggiungere: "Sempre bello avere certi fan, capisci subito per chi tifano. Questa storia della carota è cominciata al torneo di Vienna (nel 2019), mentre il mio logo, quello con la volpe, è uscito un po’ più tardi. Poi, non so, forse le carote sono anche un po’ più facili da trovare delle volpi".
Il numero uno del ranking Atp tornerà in campo al Roland Garros domani, sabato 31 maggio, nel terzo turno del torneo.
Leggi tutto: Sinner, la battuta sui tifosi spiazza: "Carote o volpi? Forse è più facile..."
(Adnkronos) - Sabato sera, all’Allianz Arena di Monaco, si scrive un pezzo di storia del calcio. Inter e PSG si contendono la Champions League, la prima con il nuovo format, e, comunque vada, sarà un evento. I nerazzurri vogliono riportare la Coppa dalle Grandi Orecchie in Italia a distanza di 15 anni, era l’Inter del Triplete di Mourinho, mentre i transalpini sognano di alzare al cielo quel trofeo sempre inseguito ma mai raggiunto. La finale tra Inter e PSG racchiude tante storie dentro di sé: gli esperti Sisal vedono i ragazzi di Luis Enrique favoriti a 2,25 rispetto al 3,25 di Lautaro e compagni mentre il pareggio si gioca a 3,40. Stessa quota per la gara che arriva ai supplementari, scenario che non si avvera da nove anni, mentre si sale a 6,25 per una conclusione ai calci di rigore. PSG avanti, a 1,67, per la conquista della sua prima Champions mentre la numero quattro per l’Inter è offerta a 2,25.
La storia recente della sfida racconta che, nelle ultime sei finali, la tensione ha prevalso sullo spettacolo visto che ha sempre e solo segnato una squadra e non sono mai stati realizzati più di due gol totali: ecco perché la Combo No Goal + Under 2,5, a 2,35, è ipotesi concreta. Ottenere il massimo con il minimo sforzo: un risultato esatto di 1-0, uscito in quattro degli ultimi cinque incontri che assegnavano la coppa, è dato a 9,00 per i francesi mentre pagherebbe 12 volte la posta quello a favore dei nerazzurri. Pochi gol, tanta tensione; un rigore si gioca a 3,00, un’espulsione a 4,75. Ogni situazione potrebbe generare una marcatura: un gol di testa, a 3,00, ma anche una rete dalla panchina, a 2,75, potrebbero decidere il match.
Ogni bambino sogna di vivere una notte come quella dell’Allianz Arena, una notte che ti fa entrare nella storia del calcio. Il PSG ha in Ousmane Dembélé, a segno a 3,00, il suo uomo di punta come dimostrano gli 8 gol nella competizione. Al suo fianco ci sarà Khvicha Kvaratskhelia, vecchia conoscenza del calcio italiano, che da gennaio veste la maglia dei parigini. Il georgiano ha messo insieme, in tutte le competizioni, 6 gol e 6 assist: ripetersi in finale con una marcatura o un passaggio vincente è ipotesi data a 2,25. In casa Inter gli occhi di tutti, neanche a dirlo, saranno su Lautaro Martinez.
Il capitano nerazzurro, nel tabellino dei marcatori a 3,50, vuole imitare il connazionale Diego Milito, El Principe, che 15 anni fa trascinò la squadra di Mourinho al successo in Champions. Ma il Toro avrà bisogno del miglior Marcus Thuram, 18 reti e 9 assist finora, per riportare in Italia un trofeo che manca dal 2010: il figlio del grande Lilian che sfodera un gol o un assist si gioca a 2,75.
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(Adnkronos) - Operare un tumore al cervello mentre il paziente è sveglio e suona il sassofono. E' l''awake surgery', che consente di mappare con estrema precisione durante l'intervento chirurgico i network neuronali che sottendono alle diverse funzioni cerebrali come suonare, parlare, muovere, ricordare, contare. A sceglierla e portarla avanti è il neurochirurgo Christian Brogna, responsabile Neurochirurgia del Paideia International Hospital di Roma. Dottor Brogna, perché, ancora oggi, c'è uno stigma attorno ai tumori del cervello? "Lo stigma nasce da una paura profonda - risponde il medico all'Adnkronos Salute - quella che il tumore possa intaccare non solo la salute, ma l'essenza stessa della persona. Il cervello è il nostro centro: è lì che vivono la memoria, il linguaggio, le emozioni, l'identità. Quando qualcosa minaccia questa sede così intima, il timore va oltre il piano clinico. Si entra in un territorio emotivo e culturale ancora difficile da affrontare apertamente".
"Proprio per questo con la Fondazione Brain's Get Famous, di cui sono vicepresidente, lavoriamo per cambiare lo sguardo su questa malattia. Non solo sul piano scientifico, ma anche umano, culturale, sociale. Ogni anno, il 14 ottobre, illuminiamo i municipi di oltre 20 città nel mondo, da Los Angeles a Madrid, dal New Mexico a Roma, per accendere - in senso reale e simbolico - la luce sulla consapevolezza dei tumori cerebrali. E' un gesto semplice, ma potente: un modo per dire che non si è soli, che il silenzio si può rompere, che lo stigma può e deve essere superato", continua il neurochirurgo. "Dietro ogni intervento che faccio, dietro ogni storia che incontro - racconta - c'è questa convinzione: parlare di cervello non deve far paura. Deve far riflettere, unire e, soprattutto, accendere speranza".
L'awake surgery, la chirurgia a paziente sveglio, ha rivoluzionato l'approccio in molte aree. Che opportunità offre ancora? "L'awake surgery non è solo una tecnica - precisa Brogna - ma è una filosofia. Permette di operare in aree altamente eloquenti del cervello mantenendo il paziente vigile, così da mappare in tempo reale le funzioni più delicate. E' uno strumento straordinario per tutelare ciò che rende unico ogni individuo. Le opportunità sono ancora immense: oggi possiamo non solo rimuovere un tumore, ma farlo proteggendo al massimo le funzioni cognitive, emotive e relazionali della persona. Questo approccio apre una nuova frontiera nella neurochirurgia: più precisa, più umana, più personalizzata".
E i giovani medici si stanno avvicinando a questa 'specialità nella specialità'? "Per quanto riguarda i giovani medici", Brogna rileva "un interesse crescente e questo mi incoraggia. Ma l'awake surgery richiede molto più della tecnica: servono empatia, capacità di ascolto, collaborazione interdisciplinare. Non tutti sono pronti a dialogare con un paziente mentre gli stanno operando il cervello. Eppure, è proprio in quel dialogo che si trova la vera essenza di questa professione", sottolinea il chirurgo.
In una sua intervista ha detto: "Mi interessa che il paziente, dopo l'operazione, sia esattamente come prima, che nulla della sua personalità si modifichi". Come si raggiunge questo obiettivo? Ha una sua roadmap? "Sì, ho una roadmap ben precisa. Ma non è fatta solo di esami e tecnologie: è fatta di relazioni umane - puntualizza - Prima ancora di entrare in sala operatoria, devo conoscere profondamente il mio paziente: chi è, cosa ama fare, cosa teme, a che punto della sua vita si trova. Voglio sapere cosa per lui o per lei è essenziale preservare. C'è chi mi dice 'dottore, l'importante è che io possa continuare a parlare con mia figlia', oppure 'devo poter suonare il mio strumento'. Queste parole guidano il mio intervento quanto e più delle immagini radiologiche".
"La parte tecnica è ovviamente fondamentale: utilizziamo risonanze funzionali, tractografie, test neuropsicologici. Durante l'intervento, grazie all'awake surgery, stimoliamo le aree cerebrali e monitoriamo le risposte del paziente in tempo reale. Ma tutto questo ha senso solo se lo uniamo a un ascolto autentico e profondo. Il mio obiettivo non è solo rimuovere un tumore. E' proteggere la persona nella sua interezza: la memoria, le emozioni, il senso dell'umorismo, la capacità di amare, di ricordare, di essere. Perché ogni cervello è unico. Ma soprattutto, ogni essere umano lo è", rimarca Brogna.
Da robot sempre più efficienti all'avanzare dell'intelligenza artificiale: come cambia la chirurgia? E come si deve preparare uno specialista oggi? "Il futuro è già presente. I robot ci aiutano ad essere più precisi, più stabili, a ridurre l'invasività. L'Ia sta già rivoluzionando la pianificazione preoperatoria, la lettura delle immagini, il supporto alle decisioni. Ma ciò che nessuna macchina potrà mai sostituire è il giudizio umano, la responsabilità clinica, la relazione medico-paziente", risponde il neurochirurgo.
"Lo specialista del futuro - conclude - dovrà essere tecnologicamente competente, certo, ma anche profondamente umano. Capace di integrare algoritmi e intuizione, dati e compassione. Dovrà sapere lavorare in équipe, dialogare con ingegneri, neuroscienziati, psicologi. E allo stesso tempo, guardare il paziente negli occhi e capire cosa davvero conta per lui. La tecnologia ci offre strumenti straordinari. Ma il fine resta sempre lo stesso: curare senza mai dimenticare la persona".
(Adnkronos) - In occasione della Giornata mondiale della sclerosi multipla che si celebra oggi, la Società italiana di neurologia (Sin) rinnova il proprio impegno nella sensibilizzazione e nell'informazione su una delle patologie neurologiche più complesse e impattanti della nostra epoca. La sclerosi multipla coinvolge oggi oltre 144mila persone in Italia (dati Barometro Sm 2025 di Aism). Colpisce prevalentemente giovani adulti, in particolare donne, e si presenta con un decorso imprevedibile che può compromettere progressivamente autonomia, funzioni cognitive e qualità della vita. In questo scenario, il 2025 rappresenta un momento cruciale per la comunità scientifica internazionale. Grazie a un lavoro corale, al quale la Sin ha partecipato attivamente insieme ai principali organismi di ricerca europei e mondiali - sottolinea la società scientifica in una nota - si stanno introducendo nuovi criteri diagnostici e classificativi della sclerosi multipla. Questi criteri, basati su evidenze cliniche e biologiche consolidate, non rappresentano soltanto un aggiornamento tecnico, ma aprono a una vera e propria rivoluzione nell'approccio alla malattia.
"I nuovi strumenti diagnostici – spiega Claudio Gasperini, coordinatore del gruppo di studio sulla sclerosi multipla della Sin - ci consentiranno di riconoscere la sclerosi multipla in una fase molto più precoce rispetto al passato, migliorando significativamente l'efficacia dell'intervento terapeutico. Non si tratta solo di diagnosi, ma di una presa in carico globale e personalizzata che può modificare la storia naturale della malattia. Parliamo di restituire tempo, opportunità e prospettive a chi convive con questa condizione". E' il passaggio da un modello reattivo, spesso centrato sull'emergenza e sulla gestione dei sintomi, a un modello proattivo, predittivo e adattivo. Un modello che mira a intercettare la malattia nei suoi primi segnali, grazie all'uso combinato di tecniche di imaging avanzato, biomarcatori e intelligenza artificiale applicata ai dati clinici. Un'evoluzione che chiama in causa non solo la medicina, ma anche l'organizzazione dei servizi sanitari e le politiche pubbliche.
La Sin, in stretta collaborazione con l'Aims (Associazione italiana sclerosi multipla), sta lavorando per costruire le condizioni che permettano al sistema sanitario di recepire efficacemente questi cambiamenti. Questo significa investire nella formazione continua dei professionisti, aggiornare i percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta), rivedere i criteri di accesso alle terapie innovative e valorizzare la rete dei centri di riferimento presenti sul territorio. "Affinché questa transizione diventi reale e sostenibile - prosegue Gasperini - serve un'alleanza forte con le istituzioni. E' fondamentale garantire a tutte le persone con Sm, ovunque si trovino, un accesso equo e omogeneo a diagnosi tempestive, trattamenti efficaci e percorsi riabilitativi avanzati. E' altresì necessario un investimento stabile e strutturale nella ricerca scientifica e nella medicina predittiva, che rappresentano oggi le chiavi per una sanità realmente orientata al futuro. Infine, è indispensabile riconoscere il ruolo attivo delle persone con Sm nella definizione dei propri percorsi di cura: informarle, ascoltarle, coinvolgerle".
"Viviamo un momento straordinario per la neurologia e per la sclerosi multipla in particolare: le innovazioni tecnologiche, farmacologiche e diagnostiche stanno trasformando radicalmente la pratica clinica e ci pongono davanti a una sfida cruciale. Non basta più scoprire, dobbiamo saper tradurre ogni avanzamento scientifico in un beneficio reale, concreto e accessibile per le persone che convivono con la malattia", dichiara Alessandro Padovani, presidente della Sin.
"E' un obiettivo ambizioso - rimarca - che richiede responsabilità condivisa, capacità di visione e un impegno integrato tra tutti gli attori del sistema: dal mondo della ricerca alle istituzioni, dai professionisti della salute fino alla società civile. La scienza oggi ci consegna strumenti potenti, ma sta a noi fare in modo che ogni innovazione diventi un diritto garantito, che ogni passo avanti nella conoscenza si traduca in equità, che ogni nuova scoperta diventi speranza concreta per chi affronta ogni giorno, con coraggio e determinazione, la complessità e l'imprevedibilità della sclerosi multipla".
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(Adnkronos) - "Stiamo procedendo celermente sulla riforma fiscale". Così il viceministro dell'economia e delle finanze Maurizio Leo in collegamento con il Festival del Lavoro 2025. Stanno facendo il loro iter parlamentare, spiega Leo, "una serie di misure che toccano il concordato, l'accertamento e via dicendo. Le commissioni hanno espresso le loro valutazioni quindi penso che potremo portare il testo al prossimo Cdm"; il testo che riguarda i tributi regionali e degli enti locali è stato approvato in prima lettura dal Cdm ed è attualmente all'esame della conferenza unificata. A questo si aggiungono quattro testi unici approvati in via definitiva che hanno la finalità di portare ordine".
"Per quanto riguarda il concordato- continua- , gli interventi sono quelli di tener fuori per il 2025-2026 i soggetti forfettari e prevedere il meccanismo dell'imposta sostitutiva. Si fermerà, però, a un tetto di 85mila euro oltre il quale si va alla tassazione progressiva per i soggetti Irpef e al 24% per quanto riguarda i soggetti Ires".
"Si fa chiarezza sul tema del conferimento", aggiunge, "solo quando si conferisce tramite azienda si sta fuori dal concordato" e "nel caso di avviso bonario, laddove si effettui il pagamento dell'avviso inviato dall'amministrazione finanziaria si può accedere al concordato preventivo biennale".
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(Adnkronos) - Le nuove linee guida dell’OMS sulla cessazione del fumo, pubblicate nel luglio 2024, sono "scientificamente incomplete" e "già superate": è questo il duro giudizio dell’Osservatorio della riduzione del rischio in medicina (MOHRE), che torna a farsi sentire alla vigilia della Giornata mondiale senza tabacco del 31 maggio.
Secondo il board scientifico dell’Osservatorio, le raccomandazioni dell’OMS, pur valorizzando approcci farmacologici e comportamentali per smettere di fumare, ignorano totalmente la strategia della riduzione del danno. "È paradossale che l’OMS citi selettivamente numerose revisioni Cochrane fino al 2023 ma ignori quelle sulle sigarette elettroniche pubblicate nello stesso periodo", denuncia il professor Fabio Beatrice, direttore scientifico di MOHRE. "È una mancanza grave, soprattutto considerando che la stessa OMS riconosce l’efficacia della nicotina nei processi di cessazione".
Le linee guida citano terapie sostitutive (NRT), vareniclina, bupropione e citisina, ma non affrontano in modo chiaro la distinzione tra combustione e dipendenza da nicotina. Un limite che, secondo MOHRE, impedisce di considerare alternative meno dannose per i fumatori cronici, come dispositivi a rischio ridotto.
In un mondo in cui oltre il 60% degli 1,25 miliardi di fumatori desidera smettere, ma il 70% non ha accesso a servizi adeguati, le raccomandazioni OMS rischiano di rimanere lettera morta, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. Da qui la proposta dell’Osservatorio: ispirarsi ad iniziative come il "Sober October" britannico sull’alcol e trasformare il 31 maggio in un "No Tobacco May", un intero mese dedicato alla sensibilizzazione.
"Le attuali linee guida riflettono un approccio binario – o smetti o continui – che non tiene conto di una terza via: quella della riduzione del rischio, pragmatica, fondata scientificamente e più vicina alla realtà dei pazienti", afferma Johann Rossi Mason, direttore del MOHRE.
Nel documento, l’OMS raccomanda anche di includere sistematicamente lo stato del tabagismo nelle cartelle cliniche elettroniche e di formare tutto il personale sanitario per fornire brevi consigli, tra 30 secondi e 3 minuti, a ogni incontro con pazienti fumatori. Indicazioni condivise da MOHRE, ma considerate insufficienti se non accompagnate da una revisione del paradigma complessivo.
"Chiediamo all’OMS di riconsiderare il proprio approccio e includere tutte le evidenze scientifiche disponibili, comprese quelle sui prodotti a rischio ridotto. Solo così si può offrire una vera alternativa a chi non riesce a smettere del tutto", conclude l’Osservatorio.
(Adnkronos) - "L'enuresi non è una colpa né un capriccio. E' un disturbo vero e proprio, che colpisce migliaia di bambini in Italia e che, ancora oggi, viene spesso ignorato, sottovalutato o stigmatizzato. Serve una nuova cultura clinica e sociale su questo problema, perché troppo spesso i piccoli pazienti vengono lasciati soli, senza diagnosi né trattamento". Lo ha detto Pietro Ferrara, vicepresidente della Società italiana di pediatria (Sip) e responsabile del Centro per la cura dell'enuresi e dei disturbi minzionali presso il Campus Bio-Medico di Roma, intervenendo all'80° Congresso nazionale Sip, in corso a Napoli.
"Il numero di bambini affetti è altissimo: oltre i 5 anni il disturbo interessa circa il 10-15% dei bambini, con conseguenze importanti anche a livello psicologico, comportamentale e sociale - ha spiegato Ferrara - Non si tratta di bambini pigri o distratti, ma di una condizione medica con basi multifattoriali, spesso legata a ritardi nella maturazione vescicale, familiarità genetica, disturbi del sonno o fattori psicologici". Secondo Ferrara, uno dei problemi principali è la scarsa consapevolezza degli adulti, che tendono ad attribuire l'enuresi a una mancanza di volontà o a problemi educativi. "In alcuni casi, anche in Italia, i bambini vengono puniti, convinti che facciano apposta. E' inaccettabile - ammonisce il pediatra - Serve invece comprensione, diagnosi tempestiva e trattamento adeguato". Si può partire dal correggere alcune abitudini quotidiane. "Bisogna limitare l'assunzione di liquidi nelle ore serali - elenca Ferrara - stabilire orari regolari per urinare durante la giornata, evitare minestre e brodi la sera, che aumentano l'apporto di sodio e calcio, e soprattutto trattare la stitichezza, che può aggravare l’enuresi".
A tale proposito, ha annunciato Ferrara, la Sip si impegnerà, nei prossimi mesi, a diffondere linee guida aggiornate tra i pediatri di libera scelta, a promuovere campagne di sensibilizzazione nelle scuole e tra le famiglie e a favorire la nascita di centri specializzati su tutto il territorio nazionale. "E' ora di superare lo stigma - conclude - I bambini con enuresi hanno bisogno di essere capiti, non giudicati. E soprattutto, devono poter accedere a cure adeguate, ovunque si trovino".
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(Adnkronos) - Due giorni di relazioni per affrontare i diversi temi della dermatologia, dal melanoma alle patologie infiammatorie, i nuovi approcci di medicina rigenerativa e di longevità, tutti volti con uno sguardo al domani per analizzare come le sfide e le innovazioni che si affacciano nel campo scientifico potranno migliorare la dermatologia del futuro. Saranno i focus al centro del congresso 'La dermatologia del domani: sfide e innovazioni', in programma oggi e domani, oggi e domani, a Milano Marittima. Responsabile scientifico Francesca Farnetani, professore associato di Dermatologia all'università di Modena e Reggio Emilia. "La nostra specializzazione ha subito profondi cambiamenti, al congresso - spiega all'Adnkronos Salute - parleremo delle nuove sfide e dell'impatto dell'innovazione. I focus saranno sul melanoma, ma si parlerà anche di alopecia e acne, di medicina estetica e di come integrare le cure tradizionali con i nuovi approcci che vedono coinvolte sempre di più le staminali. Parleremo inoltre di intelligenza artificiale e di come può aiutare i giovani dermatologi che potranno avere un supporto migliore nella loro attività clinica".
Tra le tematiche più rilevanti ci sarà l'ambito dell'oncologia dermatologica, con il melanoma che rappresenta un campo in continua evoluzione. "Grazie al progressivo miglioramento nell'uso della dermatoscopia e di altre metodiche diagnostiche non invasive", Farnetani evidenzia un "progressivo miglioramento della diagnosi precoce di melanoma, con una sopravvivenza stimata a 5 anni dell'87% in Italia, e contemporaneamente un'accuratezza diagnostica che porta a una riduzione delle escissioni non necessarie. In questo ambito la sfida attuale e del domani riguarda l'integrazione nel processo diagnostico con l'intelligenza artificiale, le reti neurali e la teledermatologia che potranno, integrate con il sistema diagnostico, portare i dermatologi a diagnosi di melanoma sempre più accurate sempre e sempre più precise, ricordando che dietro il processo diagnostico c'è sempre il medico". Il congresso vede il patrocinio del Comune di Cervia, della Regione Emilia Romagna e di UniMoRe.
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(Adnkronos) - Un'alleanza nazionale che parte dai territori per cambiare la salute pubblica in Italia e in Europa. E' il senso della Rete italiana obesità, lanciata all'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dal vicepremier Antonio Tajani insieme all'onorevole Stefano Benigni, all'eurodeputato Letizia Moratti, ai consiglieri regionali Gallera e Lobati e a numerosi protagonisti del mondo istituzionale, sanitario, accademico e civico. Un progetto senza precedenti - viene definito - nato per affrontare obesità, sovrappeso, disturbi alimentari e corretti stili di vita con una strategia integrata che unisce ospedali, medicina territoriale, scuole, sindaci, associazioni di pazienti e cittadini, farmacie, Case di comunità, e che punta sull'uso avanzato dei dati e dell’intelligenza artificiale per guidare politiche basate sull'evidenza.
"La Rete italiana obesità è la risposta a una delle più grandi sfide globali del nostro tempo. L'Italia, grazie al lavoro di Forza Italia, è oggi un modello di eccellenza globale. Siamo il primo Paese al mondo con una legge in approvazione sull'obesità: oggi costruiamo un'architettura operativa, capillare, inclusiva, che parte dai territori e guarda al futuro della sanità", ha dichiarato Tajani.
Dalla legge alla rete: un modello italiano per l'Europa. L'Italia è oggi pioniera grazie a una serie di risultati concreti, elenca una nota: la prima legge al mondo sull'obesità, approvata alla Camera a prima firma dell'onorevole Roberto Pella; un Fondo dedicato istituito nella legge di Bilancio 2025 grazie a un emendamento dell'onorevole Benigni; un Manifesto condiviso che verrà sottoscritto da istituzioni, Regioni, enti sanitari, associazioni di pazienti e cittadini, società scientifiche, scuole e università; una rete di centri di eccellenza ospedalieri regionali, costruita con Fiaso, in stretta connessione con i medici di famiglia, i farmacisti, gli specialisti e in accordo con le società scientifiche di riferimento come Sio; un piano per la raccolta e l'analisi strutturata dei dati clinici e sociali, integrato con strumenti di intelligenza artificiale per valutare impatto e sostenibilità in ottica Hta.
Nel suo intervento, Benigni ha annunciato la presentazione di un emendamento al cosiddetto Ddl prestazioni per istituire la cabina di regia della rete al ministero della Salute, in raccordo con Regioni, Iss, Agenas, Aifa e l'Osservatorio nazionale Obesità previsto dalla legge Pella. "Faremo appello a tutti gli attori del sistema salute per lavorare insieme a questo ambizioso progetto - ha spiegato - In accordo anche con l'onorevole Letizia Moratti coinvolgeremo anche le istituzioni europee, per costruire una rete strutturale anche a livello internazionale, grazie al contributo del nostro ministro degli Esteri. Nelle prossime settimane lancerò un Manifesto per la creazione della rete".
A rafforzare il quadro normativo e operativo della rete sono intervenuti anche i consiglieri regionali della Lombardia Giulio Gallera e Jonathan Lobati, promotori di una legge regionale per la prevenzione e il contrasto all'obesità e alla promozione dei corretti stili di vita: "Con questa legge - hanno ribadito - vogliamo fare della Lombardia un modello territoriale d'avanguardia per il contrasto all'obesità e alle patologie cardio-metaboliche, fondato sulla collaborazione tra Regione, enti locali, scuole, sanità e comunità, e costituisce un esempio concreto di come le politiche regionali possano anticipare e sostenere la visione nazionale".
La Rete italiana obesità si fonda su un approccio One Health, che connette salute umana, ambientale e sociale, e promuove una trasformazione culturale nei comportamenti alimentari, nella scuola e negli ambienti urbani. "Questa rete è la prova che quando il cambiamento parte dai territori e dall'eccellenza dei nostri centri ospedalieri d'avanguardia è possibile immaginare una sanità più giusta, sostenibile ed efficace - ha aggiunto Tajani - E l'Italia è pronta a guidare questa rivoluzione in Europa e nel mondo". L'obesità è "una delle sfide sanitarie e sociali più urgenti per l'Europa, con un impatto crescente anche su bambini e adolescenti. E' tempo che l'Europa elabori un piano strutturato contro l'obesità, come ha già fatto con il cancro. Sul modello italiano introdotto da Forza Italia, sosterrò in Parlamento europeo l'adozione di una risoluzione che riconosca l'obesità come malattia cronica e promuoverò la nascita di una European Network for Cardiometabolic Health", ha concluso Moratti.
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(Adnkronos) - Massimo Martinelli è il nuovo direttore ad interim del Messaggero. Lo comunica Caltagirone Editore, spiegando che, alla scadenza del contratto, Guido Boffo lascerà la direzione del quotidiano, mentre Martinelli assumerà l’incarico di direttore ad interim a partire dal 4 giugno.
Massimo Martinelli, romano, 63 anni, ha iniziato a collaborare con Il Messaggero nel 1986, dopo la laurea in Giurisprudenza. Nel 1988 è stato assunto come redattore ordinario e nel 1990 è diventato giornalista professionista. Nella redazione del quotidiano romano ha ricoperto il ruolo di responsabile della Cronaca Giudiziaria e della Cronaca di Roma, fino alla nomina a vicedirettore nel 2016 e poi, a direttore responsabile, dal luglio 2020. Da giugno 2024 è direttore editoriale.
"Contestualmente, il dottor Guido Boffo assumerà il ruolo di editorialista de Il Messaggero - si legge nella nota di Caltagirone editore - L’editore ringrazia il Dott. Boffo per il lavoro svolto e rivolge al Dott. Massimo Martinelli i migliori auguri di buon lavoro".
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