(Adnkronos) - "Quel giorno mi ha cambiato la vita". Così Nicoletta Romanoff ospite oggi, mercoledì 4 giugno, a La volta buona ha ricordato quando, nel 1997, suo fratello si è tolto la vita a soli 21 anni.
Era una mattina di maggio. Nicoletta Romanoff era andata a un funerale insieme alla sua famiglia, eccetto il fratello che aveva deciso di rimanere da solo in casa. Durante l'eucarestia, l'attrice italiana ha ricordato di aver sentito un urlo, quello della madre. La donna, infatti, era stata avvisata dal portiere che "a casa era appena successa una tragedia" che riguardava il figlio, "aveva deciso di raggiungere Dio in cielo", ha detto Caterina Balivo ricordando il dramma vissuto da Nicoletta Romanoff e dalla sua famiglia.
"Non so dove ho trovato la forza di superare questo dolore", ha detto Nicoletta Romanoff con gli occhi pieni di lacrime. "Oggi posso dire che la forza me l'ha data Dio, lo dico con certezza. All'epoca non era ancora molto chiaro, ma una forza simile entra in una famiglia solo tramite Dio", ha continuato la 46enne. "Non c'è nulla di più devastante di una perdita così improvvisa", ha aggiunto.
Il ricordo che è rimasto di suo fratello? "Era bellissimo, alto 1 metro e 90, lo fermavano tutti. Era impossibile fare 100 metri in sua compagnia, era ammirato da tutti. Avevi dei capelli molto lunghi, pelle olivastra, tutti sparivano accanto a lui". "Lui era il mio scudo e lo è rimasto in qualche modo", ha concluso con il sorriso.
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(Adnkronos) - Dopo che il Tribunale di Milano aveva disposto l'affidamente della figlia al Comune di Milano, la madre era scappata insieme alla bambina facendo perdere le sue tracce. Ritrovata in Spagna dopo 10 anni, la donna è stata arrestata insieme ad altre tre persone che l'hanno aiutata nella fuga, con l'accusa di sequestro aggravato di persona e sottrazione internazionale di minore.
Al centro dell'indagine un lungo conflitto familiare con più provvedimenti emessi tra il 2013 e il 2014 con cui il Tribunale di Milano aveva disposto l’affidamento della minorenne al Comune. Dopo un solo incontro con il padre, tuttavia, la madre si era resa irreperibile portando con sé la piccola.
La donna, che nel 2019 ha già riportato condanna definitiva in un separato procedimento per i delitti di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice e sottrazione di minore, è stata trovata a Valencia (Spagna), dove usava nomi falsi per sé e per la figlia.
Le indagini, delegate congiuntamente all’Unità tutela donne e minori della Polizia locale di Milano e al Nucleo investigativo dei carabinieri, hanno ricostruito la "collaborazione" in Spagna del compagno della donna, e in Italia della madre e di un altro familiare, tutti raggiunti da misure cautelari.
Vista "l’oggettiva gravità del fatto posto in essere in danno di minore, il pericolo di fuga e il rischio di reiterazione del reato", si legge nella nota del procuratore di Milano Marcello Viola, è stata deciso il carcere per gli arrestati in Spagna e i domiciliari per chi vive in Italia.
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(Adnkronos) - Palloncini, applausi e commozione oggi ad Afragola per i funerali di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa dall'ex ragazzo 18enne, Alessio Tucci. Migliaia le persone all'esterno della Basilica di Sant'Antonio per dare l'ultimo saluto alla ragazzina assassinata.
(Adnkronos) - Impresa di Lois Boisson che si qualifica a sorpresa per la semifinale del Roland Garros, seconda prova stagionale del Grande Slam, in corso di svolgimento sui campi in terra battuta del Bois de Boulogne di Parigi. La 22enne francese, numero 361 del mondo e in tabellone grazie ad una wild card, supera la 18enne russa Mirra Andreeva, numero 6 del ranking Wta e del seeding, con il punteggio di 7-6 (8-6), 6-3 in due ore e 10 minuti. Boisson affronterà la statunitense Coco Gauff, numero 2 del mondo e del tabellone.
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(Adnkronos) - In corso ad Afragola i funerali di Martina Carbonaro la 14enne uccisa dal suo ex fidanzato Alessio Tucci, reo confesso. Migliaia di persone sono assiepate sotto il sole all'esterno della Basilica di Sant'Antonio per prendere parte alle esequie attraverso un maxischermo installato sul piazzale antistante.
Tre lunghi applausi e le urla "giustizia" hanno accolto il feretro. Alcuni momenti di tensione si sono avuti poi nella piazza con insulti per l'assassino e cori per la 14enne trucidata con una pietra. "Sei la figlia di tutti noi", "Martina" e "giustizia", ha urlato la folla.
"Martina aveva 14 anni. Un’età che dovrebbe profumare di futuro, di sogni, di primi battiti d’amore, di scoperte lente, dolci, di passi ancora incerti eppure pieni di vita. E invece oggi siamo qui a piangere, con la sua mamma, con il suo papà, con la sua famiglia, con gli amici, con tutta una comunità stordita, spezzata, incredula", ha detto il cardinale Mimmo Battaglia, nel corso della sua omelia durante i funerali.
La morte di Martina è "una ferita che urla. Che spacca il fiato. Che rende difficile anche il solo respirare. Una ferita che chiede giustizia, ma che soprattutto reclama consolazione", ha aggiunto Battaglia. "A questa famiglia disperata, a questa comunità stordita e in lacrime (Gesù) sussurra: 'Non è finita. La vita non finisce. Martina dorme. E sarà svegliata'. Perché la morte non ha l’ultima parola. Perché la parola ultima – quella definitiva – è quella dell’amore, della vita, della Resurrezione", ha proseguito il cardinale.
"Sorelle e fratelli miei, amici di Martina, noi oggi non possiamo cancellare il dolore. Ma possiamo custodirlo dentro una speranza più grande. Perché se Gesù è risorto, allora Martina è viva. E vive nel cuore di Dio. Nel suo abbraccio eterno". Poi, si è rivolto ai familiari della 14enne: "Cara mamma Fiorenza, caro papà Marcello, lo so benissimo che queste parole, oggi, non sono consolazioni facili. Sono una promessa che ci supera, e che ci sfida. Perché il dolore per Martina è troppo grande. È un grido. Un pugno. È una domanda senza risposta. È l’abisso. Ma proprio lì, nell’abisso, Dio non si ritrae. Non vi lascia. Allo stesso modo - ha detto Battaglia - di come non ha lasciato Martina che oggi è custodita nel suo cuore, lì dove nessuna violenza potrà mai raggiungerla, e dove la felicità che desiderava nei suoi sogni di adolescente, immaginando il suo futuro, le viene donata in abbondanza dal Dio della vita". Poi, il cardinale ha attaccato: "Il dolore di oggi ci impone di dire, senza paura, senza ambiguità, una parola netta: Martina è morta per mano della violenza. È morta per mano di un ragazzo che non ha saputo reggere un rifiuto, un limite, una libertà, togliendo il futuro non solo a Martina ma anche a se stesso! Martina è morta per un’idea malata dell’amore. Un’idea ancora troppo diffusa, troppo tollerata, troppo silenziosa".
"Permettetemi di dire una parola, soprattutto ai ragazzi, di dire la mia preoccupazione soprattutto per quelli che non sanno più gestire la rabbia, che confondono il controllo con l’affetto, che pensano ancora che amare significhi possedere. Che vedono la donna come qualcosa da ottenere, da tenere, da non perdere mai. Che se vengono lasciati si sentono umiliati, feriti, e trasformano il dolore in odio. Un odio che uccide. È femminicidio. Chiamiamolo con il suo nome. Non è follia. Non è gelosia. Non è un raptus. È il frutto amaro di un’educazione che ha fallito. Di un linguaggio che normalizza la violenza. Di un silenzio colpevole", ha scandito il cardinale.
"E allora, oggi, accanto al dolore, io sento il dovere di dire: Basta. Basta parole deboli. Basta giustificazioni. E vorrei dire ai ragazzi qui presenti - ha aggiunto - agli amici di Martina e ai giovani di questa nostra terra: fate in modo che questa morte non sia vana. Trasformate le vostre lacrime in impegno, il vostro dolore in una rabbia pacifica, capace di costruire e rovesciare le sorti di questo nostro sistema violento e malato". L'arcivescovo di Napoli si è rivolto ancora ai giovani: "E lo dico soprattutto a voi, ragazzi: stanate dentro di voi quei pensieri distorti riguardo all’amore, guardate in faccia le vostre ferite e difficoltà, liberatevi dall’idea del possesso, imparate a gestire la frustrazione, chiedete aiuto quando dinanzi a un “no” la rabbia vi divora, ve ne prego, lasciatevi aiutare in questo! Non restate soli! Non affidate solo ai social le vostre emozioni: non bastano un post o una storia per guarire un cuore che grida. Cercate il coraggio di dare fiducia a chi può davvero ascoltarvi. Affidatevi a quegli adulti che ci sono - e ci sono davvero: i docenti delle scuole, gli educatori delle nostre parrocchie, i tanti professionisti competenti che potete incontrare sul vostro cammino. Chiedete aiuto, prima che sia troppo tardi. Le emozioni hanno bisogno di spazi veri, di parole dette guardandosi negli occhi, di mani che sanno accogliere. C’è una rete viva e forte che può sostenervi, molto più vera di qualsiasi connessione digitale".
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(Adnkronos) - "Ci saranno sicuramente relazioni che riguardano il tema degli oppioidi, molto controverso in quest'ultimo periodo sull'onda lunga di quello che è successo negli Stati Uniti dell'addiction, quindi delle tossicodipendenze e delle morti da Fentanyl che non hanno nulla a che vedere con la terapia del dolore. L'attenzione mediatica ha infatti confuso le idee, contribuendo a creare una sfiducia nei confronti dei pazienti che invece usano questi farmaci in maniera appropriata e senza rischi. Il tema dell'utilizzo del Fentanyl verrà affrontato sia da un punto di vista tossicologico sia da un punto di vista normativo e istituzionale. Altro tema molto scottante è il nuovo codice della strada che non prevede l'utilizzo terapeutico dei farmaci: chi è sotto l'effetto dell'oppiaceo, anche se non ha effetti psico-cognitivi, può avere delle ripercussioni di tipo legale. La nuova regolamentazione ha condizionato anche le prescrizioni e il buon uso dei farmaci e la terapia del dolore in generale". Lo afferma Silvia Natoli, responsabile Area culturale dolore e cure palliative (Acd) Siaarti, Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva, all'apertura del XXIV Congresso Siaarti-Acd 2025 in corso a Bari.
La 3 giorni di lavori propone un programma che va "dal dolore acuto al dolore cronico, passando per il dolore oncologico - illustra Natoli - senza dimenticare le tecniche interventistiche. Spazio anche ai percorsi di terapia del dolore, nuova sezione Siaarti. E' importante che si capisca - sottolinea - quali siano le necessità del territorio e i percorsi istituzionali che bisogna fare affinché il dolore venga recepito come patologia da trattare e vengano stanziati dei fondi anche per prendere in carico la cronicità del dolore". Tra i temi, inoltre, le tecniche interventistiche all'avanguardia, la medicina rigenerativa e digitale, ma anche la riflessione etica e sociale, come la medicina di genere, l'equità delle cure e "l'efficacia terapeutica anche di tecniche non farmacologiche".
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(Adnkronos) - "Questa 3 giorni toccherà temi come il dolore acuto, dolore cronico con uno sguardo verso le nuove tecnologie che possano migliorare la vita dei pazienti. Sono in programma tavole rotonde sulla medicina di genere e sui temi dell'attualità" come "il nuovo codice della strada e le problematiche che riguardano i pazienti che assumono terapie prescritte in maniera cronica. Si tratta di un momento interessante, siamo molto soddisfatti della grande partecipazione e ci aspettiamo numerosi momenti di confronto". Così Elena Bignami, presidente Siaarti, Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva, all'Adnkronos Salute illustra i contenuti del XXIV Congresso Siaarti Acd 2025 dell'Area culturale dolore e cure palliative, che si è aperto oggi a Bari.
"Il tema del dolore e delle cure palliative è oggi al centro di una profonda trasformazione culturale e scientifica - sottolinea Bignami - E' nostro dovere, come società scientifica, offrire ai professionisti strumenti aggiornati e occasioni di confronto per migliorare la qualità di vita dei pazienti, in un'ottica di umanizzazione e sostenibilità. Con la presenza di esperti nazionali e internazionali e la scelta di un programma green print, l'Acd 2025 coniuga rigore scientifico, sostenibilità e centralità della persona in un percorso di aggiornamento e crescita condivisa".
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(Adnkronos) - Cesc Fabregas resta allenatore del Como e chiude le porte all'Inter, che cerca il sostituto di Simone Inzaghi. E' lo stesso tecnico spagnolo a dire no ai nerazzurri. "Ho iniziato con questo club perché pensavo a un progetto a lungo termine. Non voglio finire la mia carriera in un club dove c’è un progetto per uno o due anni, e poi termina tutto", dice Fabregas nel corso dell'evento SxSw a Londra.
"Credo molto nel progetto a lungo termine del Como, sono arrivato qui da giocatore e sono molto, molto felice perché qui posso lavorare nel modo che voglio. Abbiamo gli stessi obiettivi e la stessa ambizione. Il presidente mi permette di lavorare come voglio, nel modo in cui vedo le cose. Fortunatamente condividiamo la stessa visione, lo stesso obiettivo, che è arrivare il più in alto possibile. Insieme siamo diventati davvero una buona squadra, in una piccola città, in un piccolo club ma con grandissime ambizioni per il futuro".
A confermare le parole del suo allenatore sono arrivate anche quelle del presidente dei lombardi Mirwan Suwarso: "Il nostro percorso è lungo, sarà per più stagioni e ruota attorno a Cesc Fabregas, che non lascerà il club".
Leggi tutto: Inter, Fabregas resta al Como: "Stessa ambizione, arriveremo in alto"
(Adnkronos) - Lo sbarco nel mercato statunitense ha segnato una svolta per GV Group (Grafica Veneta), che ottiene oggi il rating pubblico 'A' con outlook stabile da Crif, tra i principali operatori europei nei sistemi di informazioni creditizie ebusiness scoring. Un riconoscimento che conferma la visione e la solidità di un gruppo capace di crescere all’estero senza perdere identità e continuità.
Con oltre 250 milioni di libri, 100 mila titoli prodotti ogni anno e 760 dipendenti a fine 2024, GV è oggi uno dei principali player europei nel settore della stampa editoriale. Rispetto ai parametri Esg, grazie a investimenti strutturali in sostenibilità e innovazione, il Gruppo ha ottenuto nel 2021 la certificazione Carbon Neutral per stampa e rilegatura, prima realtà italiana del settore a raggiungere questo traguardo.
"Il mercato americano rappresenta oggi il perno della nostra crescita internazionale: un contesto dinamico, ricettivo e in forte evoluzione, che abbiamo saputo interpretare con visione e tempestività", dichiara Fabio Franceschi, presidente di Grafica Veneta. "Oggi gli Stati Uniti valgono oltre due terzi del nostro fatturato, ma soprattutto sono il mercato dove stiamo mettendo a sistema competenze, capacità produttive e relazioni industriali. Qui abbiamo sostenuto investimenti importanti per dotare gli stabilimenti di macchinari tecnologicamente avanzati, che ci permettono di offrire ai clienti nord-americani standard di produzione elevatissimi. È in questo contesto che vediamo le maggiori opportunità di sviluppo per i prossimi anni, senza mai perdere il legame con il nostro territorio e i nostri valori fondanti", continua.
Il percorso di internazionalizzazione di Grafica Veneta sul mercato americano si è sviluppato in maniera strategica e progressiva, consolidando negli anni una presenza strutturata e performante. Dopo una prima fornitura nel 2019, l’azienda ha compiuto un passo decisivo nel febbraio 2021 con l’acquisizione della Lake Book Manufacturing, Llc, storica realtà dell’Illinois attiva nel segmento trade, dotata di un solido impianto produttivo e di una rete commerciale ben sviluppata. A questo si è aggiunta, nel maggio 2024, l’acquisizione degli asset della P.A. Hutchison Company, in Pennsylvania, fondata nel 1911 e specializzata nella stampa di testi educational in bianco e nero e bicolore.
Queste acquisizioni hanno permesso a Grafica Veneta di creare una piattaforma industriale statunitense integrata, in grado di servire in modo efficiente editori internazionali con un unico interlocutore, ottimizzando logistica, costi e capacità produttiva tra Europa e Stati Uniti. I risultati sono un portafoglio clienti più diversificato, una riduzione del rischio geografico e una visione strategica globale che ha accresciuto l’attrattività dell’azienda per partner tecnologici e fornitori chiave.
L’efficacia di questo modello è confermata dai risultati economici: nel 2024 il mercato Usa ha rappresentato il 67% del fatturato totale del Gruppo. Una strategia vincente, in un mercato in forte ripresa. L’editoria statunitense, infatti, sta vivendo una nuova stagione di crescita, spinta dall'interesse delle nuove generazioni per il cartaceo, dal ritorno delle librerie fisiche e dall’assestamento del mercato internazionale degli ebook su una quota intorno al 12%, ormai stabile da diversi anni. Un dato significativo, se si considera che nel periodo 2012-2015 i libri digitali avevano raggiunto una quota di mercato del 25%. A differenza di quanto avvenuto in altri comparti dell'entertainment come la musica o il cinema, dove il digitale ha rivoluzionato le modalità di fruizione, nel mondo del libro il cartaceo ha mantenuto una posizione di centralità. Un contesto dinamico e favorevole, che ha rafforzato il percorso di internazionalizzazione di Grafica Veneta.
La sostenibilità ambientale e l’innovazione digitale sono al centro della visione industriale dell’azienda. Il Gruppo ha investito negli anni in soluzioni strutturali per ridurre l’impatto ambientale, come l’adozione diffusa di impianti fotovoltaici di ultima generazione nei propri stabilimenti in Italia e negli Stati Uniti. Questi investimenti, insieme all’attenzione agli standard Esg, hanno permesso di ottenere importanti riconoscimenti in termini di responsabilità e neutralità ambientale. Parallelamente, l’azienda sta accelerando sul fronte tecnologico, con progetti incentrati sull’intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza operativa e il servizio al cliente.
"Da più di dieci anni abbiamo reso i nostri stabilimenti energeticamente autosufficienti, grazie a quasi 9 MWp di fotovoltaico integrato a tetto e a un trigeneratore a gas che garantisce le esigenze di riscaldamento e raffrescamento della fabbrica. L’energia prodotta è superiore al nostro fabbisogno medio e l’eccedenza viene immessa in rete: una scelta che ci tutela anche da eventuali rincari. Questo - inoltre - ci ha permesso di ottenere la certificazione di Carbon Neutrality del nostro processo produttivo. Ma non ci siamo fermati lì, dato che abbiamo già installato quasi 40 MW tra impianti fotovoltaici a terra e turbine eoliche. L’obiettivo per il prossimo biennio è quello di raggiungere i 100 MW", spiega Gianmarco Franceschi, head of res development di Grafica Veneta.
"In parallelo, stiamo avviando nell’area metropolitana di Chicago un centro di calcolo AI all’avanguardia basato su decine di server Gpu ad alte prestazioni, con l’obiettivo di mettere a disposizione dei nostri clienti soluzioni di intelligenza artificiale personalizzate per supportarli sempre più nella loro missione culturale e educativa. Ci attendiamo che nel medio termine il nostro data center, con la rapida evoluzione dei modelli AI, potrà necessitare di diverse centinaia di nodi", aggiunge Nicola Franceschi, innovation manager di Grafica Veneta. Fondato nel 1985, GV Group (Grafica Veneta) è uno dei principali operatori europei nella stampa editoriale di libri. Attivo nella produzione di libri per il trade e l’education, GV collabora stabilmente con i principali editori italiani, statunitensi e francesi, offrendo un servizio integrato ad alto contenuto tecnologico e qualitativo
(Adnkronos) - Stipendio, flessibilità, tecnologia, cultura e valori sono i cinque pilastri sui quali si costruisce il lavoro del futuro. Secondo i dati elaborati da Talent Trends, sondaggio condotto da PageGroup a livello mondiale, su un campione di oltre 50.000 professionisti, tutto si gioca nel campo della trasparenza: elemento chiave del successo di una strategia di talent attraction e talent retention.
“Gli ultimi cinque anni - precisa Tomaso Mainini, amministratore delegato di PageGroup Italia e Turchia, azienda leader a livello internazionale nel settore della ricerca e selezione specializzata - hanno completamente cambiato il mercato del lavoro, come non era mai successo prima. Oggi, infatti, non possiamo più limitarci ad osservare e prendere atto dei cambiamenti, ma dobbiamo imparare a ridefinire il nostro concetto di lavoro, ad adattare le nostre aspettative e a familiarizzare con le tecnologie che stanno trasformando radicalmente il futuro del settore hr. Questo cambiamento porta con sé numerose opportunità, ma può creare esitazioni ed incertezze che hanno un impatto notevole anche sui processi di ricerca e selezione. Molti professionisti, infatti, sono sicuramente aperti al cambiamento, mentre altri preferiscono attendere il momento giusto prima di intraprendere una nuova avventura professionale, bloccati dal contesto economico e politico piuttosto incerto. In quest’ottica, dunque, assumere persone di talento sta diventando la vera sfida per tutte le aziende, di ogni dimensione, tipologia e settore”.
Dal caos alla chiarezza: le esigenze dei professionisti si sono stabilizzate e ruotano attorno ad equilibrio tra lavoro e vita privata e benessere. Ovviamente, le priorità cambiano da persona a persona, ma c’è un tema ricorrente nelle risposte degli oltre 50.000 lavoratori che hanno partecipato alla decima edizione di Talent Trends (terza in Italia): la necessità di chiarezza.
Sebbene negli ultimi anni i desideri delle persone in ambito lavorativo si siano stabilizzati, molti professionisti hanno diverse incognite sul futuro, legate soprattutto al lavoro ibrido, alla cultura aziendale e alla diffusione dell’Ia. Ed è proprio su questi aspetti che, per i datori di lavoro, entra in gioco l’opportunità di essere competitivi in termini di trasparenza ed ottenere un vantaggio rispetto ad altre aziende. Per farlo, però, dovranno riuscire a dare indicazioni chiare su ciò che sono in grado di offrire, in modo da attrarre talenti in linea ai propri valori. Uno stipendio considerato buono e l’opportunità di avanzamento di carriera sono stati a lungo i desideri principali dei professionisti. Poi, cinque anni fa, tutto è cambiato: la pandemia ha ridisegnato le priorità personali e professionali di molte persone ed ora i lavoratori cercano, più di ogni altra cosa, l’equilibrio tra vita professionale e vita privata, anche a discapito della carriera.
“L’equilibrio tra lavoro e vita privata - aggiunge Tomaso Mainini - oggi non è solo un benefit accessorio, ma qualcosa che tutti si aspettano e sul quale non intendono scendere a compromessi. Le aziende che vogliono avere successo non devono limitarsi soltanto a prendere atto di questo cambiamento, ma devono intervenire attivamente per evitare di perdere talenti, attratti magari da realtà che offrono maggiore flessibilità o più attente al benessere delle persone: il 58% dei professionisti che attualmente lavora con modalità ibride o completamente da remoto ha dichiarato, infatti, che cercherebbe un nuovo lavoro se dovesse arrivare la richiesta di aumentare il numero di ore/giorni in ufficio”.
Anche l’aspetto economico, ovviamente, non è da sottovalutare, sebbene permanga una situazione che potremmo definire di vigile attesa: secondo i dati elaborati da Talent Trends 2025 emerge che il 42% degli intervistati ha chiesto un aumento di stipendio negli ultimi 12 mesi. In Italia, però, la percentuale di professionisti che prova a negoziare un aumento di stipendio ed ha successo resta più bassa che altrove (13%, rispetto a una media globale che si attesta intorno al 21%) insieme anche ad un leggero calo delle persone che cercano attivamente nuove opportunità professionali (-5%).
Un invito alla trasparenza: i professionisti vogliono avere tutte le informazioni in modo chiaro, soprattutto quando si parla di stipendio. “Sappiamo bene - precisa Tomaso Mainini - che per gestire qualsiasi trattativa sia indispensabile avere punti di riferimento chiari, a maggior ragione quando parliamo di retribuzione. L’attuazione della Direttiva UE sulla trasparenza retributiva, che prevede che le aziende UE con più di 100 dipendenti segnalino eventuali differenze salariali e prendano provvedimenti per colmarli, potrà certamente ridurre il divario retributivo, ma non possiamo negare che la strada verso la parità sia ancora molto lunga: secondo i nostri dati, infatti, un terzo dei dipendenti ritiene che esista un divario retributivo di genere e questa percezione aumenta ai livelli dirigenziali e tra le donne: il 45% delle lavoratrici, infatti, percepisce una disparità di stipendio legata al genere nella propria azienda, contro il 24% degli uomini”.
Tecnologia e lavoro, una relazione di valore? Per molti professionisti coinvolti nell’indagine, l’ascesa dell’IA generativa (GenAi) è eccitante e spaventosa allo stesso tempo. In pochissimi anni l’Ia generativa è passata da essere un concetto futuristico ad un’applicazione usata da moltissime persone ogni giorno. Che impatto ha l’Ia generativa sul lavoro? Molto alto, secondo i dati di Talent Trends. In media, il 57% degli italiani dichiara che gli strumenti di IA generativa hanno aumentato la propria produttività sul lavoro (la media europea si attesta al 68%), il 59%, inoltre, sostiene che l’IA generativa abbia contribuito a migliorare la qualità del proprio lavoro (63% in Europa) e, infine, il 47% dei lavoratori italiani (58% in Europa) afferma che l’utilizzo della Ia generativa sul lavoro aiuti a concentrarsi su attività più gratificanti e meno routinarie.
Il fattore umano al centro delle relazioni di lavoro per una cultura aziendale basata su fiducia e trasparenza. Un professionista su cinque dichiara di avere poca fiducia nei propri manager e questo dimostra quanto siano cruciali la trasparenza e la comunicazione aperta per creare un clima sereno e basato sulla fiducia reciproca.
“La bassa fiducia nei propri manager - precisa Tomaso Mainini - porta le persone a cercare nuove opportunità professionali. Dal nostro osservatorio emerge che, in questo momento, la credibilità della leadership è sotto esame: quattro dipendenti su dieci, nel nostro paese, credono che i loro manager siano in grado di far coesistere le esigenze aziendali e il benessere delle persone. Perché? Stabilire la fiducia richiede priorità chiare e comunicazione trasparente. Senza un'azione decisa, i dipendenti possono supporre che i loro responsabili non abbiano a cuore i loro interessi e questo può ad un minor impegno e, nei casi più estremi, alle dimissioni”.
Sebbene la fiducia dei dipendenti possa sembrare fragile, ci sono segnali positivi che indicano quanto le aziende si stiano impegnando in questo senso: molti di coloro che hanno risposto all’indagine, infatti, hanno dichiarato che le imprese per le quali lavorano sono abbastanza o molto trasparenti su questioni chiave (obiettivi, comunicazioni o informazioni finanziarie, ad esempio). Il vantaggio dell’autenticità: le aziende che promuovono culture inclusive hanno tassi migliori di attraction e retention. Solo un terzo dei professionisti afferma di poter essere sé stesso al lavoro, mentre meno di un quarto crede che il proprio posto di lavoro sia inclusivo. Appare evidente quindi quanto, su questo punto, ci sia ancora molto da fare.
“L’edizione di quest’anno di Talent Trends - conclude Tomaso Mainini - dimostra quanto la riflessione caratterizzi il mercato del lavoro in questo momento ed è per questo che la chiarezza sui cinque elementi che abbiamo individuato (stipendio, flessibilità, tecnologia, cultura e valori) sia l’elemento che può motivare un lavoratore a rimanere in azienda o a valutare una nuova opportunità professionale. Pensare di poter soddisfare le esigenze individuali di tutti è irrealistico, ma comunicando in modo chiaro visione e valori è possibile trasformare l’ambiguità in chiarezza e costruire le fondamenta per una relazione professionale vantaggiosa per aziende e persone. Ed è su questo che si basa il successo, soprattutto in un momento complicato come quello che stiamo vivendo”.
(Adnkronos) - Un medico di medicina generale con 1.000/1.500 assistiti lavora dalle 10 alle 11 ore al giorno e visita in media, quotidianamente, 27 persone. Questi i dati emersi da un sondaggio condotto dal sindacato dei medici di medicina generale Fimmg Lazio nella provincia di Latina. L'indagine ha coinvolto 55 professionisti ed è stata condotta lo scorso mese di marzo nei giorni di lunedì 17, mercoledì 19, venerdì 21, martedì 25, giovedì 27 e sabato 29. Una settimana ordinaria, cioè fuori dal picco influenzale o da altro tipo di emergenza. I risultati sono stati poi sottoposti all'intelligenza artificiale per verificare se la mole di lavoro di chi ha mille pazienti e oltre si può svolgere nelle 3 ore contrattuali. La risposta? No.
In dettaglio, in media ogni medico di famiglia effettua quotidianamente 27 visite, 16 programmate - tra queste 1,3 visite domiciliari al giorno - e 11 urgenti in studio. Inoltre, fa quotidianamente 28 consulenze. Prescrive ogni giorno 6,3 richieste di prime visite specialistiche; 7,3 di visite specialistiche di controllo; 8,4 di esami strumentali; 10,3 esami di laboratorio; 78,4 ricette per prescrizioni di farmaci; 7 certificati di malattia; 2,2 di esami/visite per pazienti presi in carico in assistenza domiciliare; 1,3 prescrizioni di terapie riabilitative. Complessivamente i cittadini che si sono recati negli studi dei 55 medici coinvolti nel sondaggio sono stati 1.485. "A conferma del ruolo capillare della medicina generale e della sua funzione di prima porta d'accesso al sistema sanitario nazionale, come testimoniano le 11 visite urgenti effettuate ogni giorno", scrive la Fimmg Lazio.
Le vere criticità emerse, e che impediscono ai medici di medicina generale di concentrarsi sulle reali esigenze cliniche dei pazienti, sono: un sovraccarico di lavoro amministrativo dovuto a burocrazia; la non copertura delle zone carenti da parte della Regione; le prescrizioni improprie perché gli specialisti assai spesso non emettono direttamente le richieste, obbligando i medici di medicina generale a farlo, così come le assicurazioni; le prescrizioni di farmaci: nella settimana del sondaggio i medici hanno emesso 4.466 ricette, molte delle quali ripetitive e richieste dagli specialisti.
Il power point del sondaggio è stato infine sottoposto all'esame dell'intelligenza artificiale, chiedendo se il lavoro così documentato potesse essere svolto nelle famose 3 ore contrattuali. La risposta è no, è praticamente impossibile gestire questa mole di impegni. Per effettuare 16 visite programmate più 11 urgenti, calcolando 15 minuti a visita, servono 6,75 ore. Consulenze, 28 al giorno: se ogni consulenza telefonica o via email dura 5 minuti, servono 2,3 ore in più. Siamo già oltre le 9 ore di lavoro totale. Attività extra clinica (certificati, prescrizioni), 7 certificati di malattia: 10 minuti totali.
E ancora. Prescrizioni di visite ed esami, almeno 1 minuto per ciascuna: totale 41 prescrizioni, 40 minuti. Prescrizioni farmaceutiche, 78,4 al giorno: anche solo 30 secondi a ricetta fanno 40 minuti. Risultato finale: circa 10,5 ore di lavoro ogni giorno per ogni medico convenzionato. In base ad una seconda valutazione dell'Ia, inoltre, il carico di lavoro di un medico di medicina generale è cresciuto dal 50 al 70% dopo il Covid.
"Dire che il medico di famigli lavora 2-3 ore al giorno o che non si trova quando serve è semplicemente falso. Lede la credibilità dei professionisti e allontana i giovani dalla professione", commenta Giovanni Cirilli, segretario Fimmg Lazio. "Ogni giorno invece la nostra rete assicura le cure territoriali a milioni di cittadini italiani. Lo studio evidenzia in modo lampante come gli attacchi alla categoria siano dettati da ragioni estranee ai bisogni di tutela della salute. Non è un caso - conclude - che i portavoce di questa campagna denigratoria appartengono a una élite che non ha contezza alcuna del lavoro di ogni medico di famiglia di fiducia, perché in caso di bisogno hanno assicurazioni private costosissime e ambienti relazionali privilegiati".
Leggi tutto: I medici di famiglia lavorano più di 10 ore al giorno, sondaggio Fimmg Lazio
(Adnkronos) - Innovazione e sostenibilità sono pilastri imprescindibili, in sanità, per garantire le cure più efficaci, accessibili e durature. In questo scenario, la ricerca clinica riveste un ruolo strategico essenziale: non solo come motore per lo sviluppo di terapie all'avanguardia, ma anche come volano per attrarre investimenti, valorizzare competenze ed eccellenze nazionali e rafforzare il sistema Paese nel contesto europeo. L'Italia, con il suo potenziale scientifico e industriale, ha l'opportunità di consolidare una posizione di eccellenza nel panorama internazionale, grazie a un ecosistema dell'innovazione sempre più integrato e collaborativo tra tutti gli attori dell'innovazione. A questi temi, nell'ambito dell'Health Innovation Show promosso da Mesit (Fondazione per la medicina sociale e l'innovazione tecnologica), che si è tenuto il 3 e il 4 giugno a Roma, Sanofi ha dedicato l'incontro di oggi 'Visione, innovazione e sostenibilità: investire nella ricerca clinica', che ha coinvolto autorevoli attori del sistema salute.
Nell'occasione Sanofi ha evidenziato il ruolo centrale che la ricerca clinica riveste, nella sua ambizione di crescita come biofarmaceutica, con un focus sull'immunologia, il suo impegno nella medicina di precisione e il suo ruolo attivo nell'ecosistema dell’innovazione in una logica di collaborazione strategica tra tutti gli attori del sistema sanitario. Anche nel nostro Paese - ricorda una nota - l'azienda contribuisce alla catena del valore dell'innovazione attraverso lo sviluppo di competenze e nuovi profili professionali, investimenti nel comparto della ricerca clinica e dello sviluppo industriale nei 2 stabilimenti in Italia, strategici per il gruppo.
All'evento, aperto da Mariangela Amoroso, direttore medico di Sanofi in Italia, e da una lectio magistralis di Antonio Gasbarrini, preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, è seguita una tavola rotonda di confronto tra esperti del mondo sanitario, politico e istituzionale. In chiusura l'intervento del ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha seguito quello di Marcello Cattani, presidente e amministratore delegato di Sanofi Italia e Malta. In questi interventi è emersa l'importanza di una sempre più stretta collaborazione tra pubblico e privato, non solo dal punto di vista di singole progettualità, ma di attività istituzionali finalizzate a promuovere, nelle sedi preposte, a livello nazionale ed internazionale, la ricerca clinica come leva strategica per il futuro del nostro Paese e dell'Europa.
"E' necessario, finalmente, liberare il potenziale dell'innovazione per il sistema Paese e per l'Europa anche grazie al valore che la ricerca clinica produce - afferma Cattani - Sono ancora troppe le limitazioni che ne bloccano la corsa e che ci fanno perdere competitività a livello globale. Come Sanofi tocchiamo quotidianamente con mano l'eccellenza dell'Italia, dei suoi ricercatori e dei centri clinici con cui collaboriamo, ma registriamo una competizione crescente nel contesto multinazionale in cui ci siamo chiamati a muoverci. In un momento in cui la nostra strategia di crescita e il potenziale trasformativo della nostra pipeline non potrebbe essere più promettente, ribadiamo la nostra volontà di giocare un ruolo a livello di ecosistema dell'innovazione facendo quello che sappiamo fare meglio: sfidare i confini della scienza per migliorare la vita delle persone e produrre valore per il nostro Paese".
Durante l'incontro sono stati affrontati anche altri temi come: il valore strategico di investire nella ricerca clinica con una visione di lungo periodo; l'avanzamento del tavolo ministeriale sulla ricerca clinica in Italia e le sue prossime tappe; le sfide nell'implementazione del Regolamento europeo sulla sperimentazione clinica; l'importanza del ruolo del farmacista di territorio, anche attraverso esperienze di studi osservazionali che rafforzano la conoscenza del valore della ricerca tra cittadini e pazienti. E' stata inoltre sottolineata l'importanza del coinvolgimento delle associazioni di pazienti in tutte le fasi della ricerca, dalla pianificazione alla valutazione dei risultati, così come il ruolo chiave dell'innovazione tecnologica e della collaborazione pubblico-privato per accelerare l'accesso alle terapie avanzate. I dati presentati dall'Osservatorio Life Science del Politecnico di Milano hanno offerto uno spaccato sullo stato della ricerca clinica in Italia, evidenziando sia le criticità sia le opportunità per rafforzarne il posizionamento a livello europeo e globale. Tra le best practice condivise, anche l'esperienza del CN3 come modello di collaborazione e innovazione a beneficio dell’intero sistema.
La biofaramceutica ha inoltre presentato dati globali e italiani a testimonianza del proprio impegno nella ricerca e sviluppo, con particolare attenzione alla Patient Disease Strategy, un approccio che prevede il coinvolgimento attivo dei pazienti già nella fase di pianificazione dei programmi clinici. Questo - conclude la nota - include l'integrazione degli insights dei pazienti nei disegni degli studi clinici, nelle preferenze di trattamento e nella valutazione dei risultati, con l'obiettivo di sviluppare terapie sempre più mirate, accessibili e rilevanti per la vita quotidiana delle persone.
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(Adnkronos) - La Commissione europea (Ce) ha approvato una nuova formulazione di nivolumab associata a una nuova modalità di somministrazione (Sc, sottocutanea), una nuova formulazione farmaceutica (soluzione iniettabile) e un nuovo dosaggio (600 mg/fiala). Nivolumab Sc, o nivolumab per uso sottocutaneo co-formulato con ialuronidasi umana ricombinante (rHuPH20) - informa Bristol Myers Squibb (Bms) in una nota - è stato approvato per l'utilizzo in molteplici tumori solidi dell'adulto come monoterapia, monoterapia di mantenimento successiva al completamento della terapia di combinazione con nivolumab endovenoso più ipilimumab, o in combinazione con chemioterapia o cabozantinib. Nivolumab è il primo inibitore di Pd-1 approvato per l'utilizzo sottocutaneo nell'Unione europea.
"La decisione della Commissione europea di approvare nivolumab Sc - afferma Dana Walker, responsabile del programma globale di nivolumab, Bms - inaugura una nuova era della cura del cancro, in cui siamo in grado di somministrare un'iniezione di 3-5 minuti di un trattamento che ha dimostrato un'efficacia e una sicurezza paragonabili a quelle di nivolumab per via endovenosa (Iv), che ha cambiato il panorama della cura del cancro oltre un decennio fa. Bms è impegnata nello sviluppo di farmaci che contribuiscano a migliorare l'esperienza del paziente e, con l'approvazione di nivolumab Sc nell'Unione europea, stiamo raggiungendo questo obiettivo".
La decisione positiva della Ce si basa sui risultati dello studio clinico CheckMate -67T e su dati aggiuntivi che hanno dimostrato profili di farmacocinetica (Pk) e di sicurezza paragonabili tra nivolumab Sc e nivolumab Iv, informa una nota. Lo studio clinico ha mostrato la non inferiorità negli endpoint primari di Pk, Cavgd28 (concentrazione sierica media di nivolumab nei primi 28 giorni) e Cminss (concentrazione sierica minima allo stato stazionario) con nivolumab Sc rispetto a Iv nei pazienti adulti con carcinoma a cellule renali chiare (ccRcc) avanzato o metastatico che avevano ricevuto non più di 2 precedenti linee di terapia sistemica, ma non erano stati trattati con una precedente terapia immuno-oncologica. Il rapporto medio geometrico (Gmr) per Cavgd28 è stato 2,10 e per Cminss è stato 1,77. Inoltre, come endpoint secondario chiave, il tasso di risposta obiettiva (Orr) nel braccio nivolumab Sc (n=248) è stato del 24% rispetto al 18% nel braccio Iv (n=247), dimostrando che la Sc ha un'efficacia simile rispetto all'Iv. Il profilo di sicurezza di nivolumab Sc è rimasto coerente con la formulazione per via endovenosa.
I risultati di farmacocinetica, efficacia e sicurezza dello studio CheckMate-67T sono stati presentati all'American Society of Clinical Oncology (Asco) Genitourinary Cancers Symposium 2024. Ulteriori analisi sono state divulgate al Congresso annuale Asco 2024, al Congresso 2024 della European Society for Medical Oncology (Esmo), e sono state pubblicate su 'Annals of Oncology'.
In quanto primo inibitore di PD-1 somministrato per via sottocutanea approvato nell'Unione Europea, nivolumab per via sottocutanea sta contribuendo a definire il panorama terapeutico per i pazienti eleggibili offrendo loro un nuovo modo per ottenere potenzialmente gli stessi benefici della formulazione endovenosa di nivolumab, in modo più conveniente. “Questa approvazione offre ai pazienti eleggibili e ai medici un nuovo modo per personalizzare i piani terapeutici in base alle esigenze di ciascun individuo e per migliorare l'efficacia con cui nivolumab può essere somministrato dal punto di vista del paziente e dell'organizzazione delle nostre risorse sanitarie”, dichiara Laurence Albiges, M.D., Ph.D., Professore di Oncologia Medica alla Université Paris-Saclay, e Direttore del Dipartimento di Oncologia del Gustave Roussy, Villejuif, Francia.
L'approvazione della Ce è valida in tutti i 27 Stati membri dell'Ue, nonché in Islanda, Liechtenstein e Norvegia. Il 27 dicembre 2024 nivolumab sottocutaneo e ialuronidasi-nvhy è stato approvato dalla Food and Drug Administration (Fda) statunitense.
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(Adnkronos) - "Il raddoppio dei dazi Usa su acciaio e alluminio, giunti ora al 50%, rappresenta un nuovo, forte colpo al commercio internazionale, le cui conseguenze non si faranno attendere". Lo dice all'Adnkronos/Labitalia Fabio Zanardi, presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane. "Questo ulteriore inasprimento della guerra commerciale voluta da Trump - spiega - non farà bene a nessuno: non agli Usa, che hanno comunque una significativa dipendenza dall’estero soprattutto per quanto riguarda l’alluminio grezzo, e di certo non a noi, per due motivi distinti. Il primo riguarda il possibile, ulteriore, rallentamento delle esportazioni di fusioni negli Usa, che già nel 2024 avevano subito un calo del 66% in volume e del 45% in valore rispetto all’anno precedente. Il secondo, che comporta un rischio probabilmente ancora maggiore, è che l’Europa, in assenza di adeguate protezioni, venga invasa dai prodotti provenienti dalla Cina e da altri Paesi che, con l’inasprimento dei dazi, perderanno capacità di penetrazione nel mercato americano. Questi flussi potrebbero mettere in crisi intere filiere produttive europee, a partire dall’automotive, già in grande difficoltà".
Un quadro, insomma, di crescente complessità per il settore delle fonderie italiane, che conta quasi 900 imprese e impiega oltre 23.000 addetti. Già nel 2024, il settore ha subito una forte contrazione: la produzione complessiva si è attestata intorno a 1,6 milioni di tonnellate di fusioni, in calo del 12,3% rispetto all'anno precedente. Si tratta di uno dei risultati peggiori degli ultimi anni, vicino ai livelli del 2020, l'anno della crisi pandemica. La flessione del fatturato è stata ancora più marcata, pari al -12,8% rispetto al 2023, con un valore complessivo che si è fermato a circa 6,6 miliardi di euro.
"Ci troviamo stretti - prosegue Zanardi - fra due fuochi: il fronte, per così dire, 'esterno', che riguarda appunto il complesso contesto internazionale, e quello 'interno', che ci vede in forte difficoltà a causa di un generale rallentamento del mercato accompagnato per converso da una crescita dei costi di produzione, in particolare di quelli energetici. In Italia paghiamo l’elettricità molto più che negli altri Paesi europei, per non parlare degli Stati Uniti". "Ormai - sottolinea - tutte le imprese si trovano a dover fronteggiare costi insostenibili. Possiamo assorbire questi extracosti fino a un certo punto, dopodiché dobbiamo scaricarli a valle per sopravvivere. Ma così facendo finiamo automaticamente fuori mercato, perché i nostri concorrenti, anche all’interno dell’Europa, possono proporre i loro prodotti a prezzi più convenienti. Servono interventi rapidi e incisivi: proprio questo tema sarà al centro della nostra assemblea generale, dal titolo 'Le fonderie italiane nel contesto europeo: quali politiche industriali?', in programma venerdì 13 giugno a Soave (VR). In quell’occasione faremo il punto sulla situazione del nostro settore e lanceremo le nostre proposte per salvaguardare la manifattura italiana da una crisi che pare ormai senza fine, dopo 26 mesi consecutivi di contrazione della produzione industriale".
I dazi pesano sulla testa delle fonderie che in Italia rappresentano un comparto storicamente molto sviluppato nelle regioni del Nord, dove ha sede circa l’80% delle circa 900 fonderie italiane. Lo ricorda Assofond, l’associazione imprenditoriale di categoria che rappresenta le imprese di fonderia italiane: un settore che nel nostro Paese da lavoro a circa 23.000 addetti generando un fatturato di 7,6 miliardi di euro. Particolarmente significativo è il dato della provincia di Brescia, vero e proprio 'distretto' italiano delle fonderie, con 165 aziende, che occupano circa 5.000 addetti e producono oltre 300.000 tonnellate di getti (quasi un quinto dell’intera produzione nazionale). Le imprese di fonderia impiegano complessivamente poco più di 23.000 persone e realizzano un fatturato di circa 6,6 miliardi di euro, con una forte vocazione all’export: il 69% dei ricavi deriva infatti dalle esportazioni.
I prodotti realizzati dalle fonderie sono innumerevoli: queste aziende, perfetto esempio di artigianato industriale ad alto tasso di complessità e innovazione tecnologica, operano infatti realizzando soprattutto pezzi “su misura” per i singoli clienti, partecipando al processo produttivo fin dalla fase di progettazione dei componenti da produrre, mettendo quindi a disposizione dei clienti un know-how che ci viene riconosciuto in tutto il mondo. I prodotti delle fonderie sono destinati a un mercato molto ampio, che spazia tra le seguenti industrie: automotive, meccanica, edilizia e arredo urbano, industria aerospaziale, produzione energia elettrica, idrotermosanitaria ed elettrodomestici, arte e design, applicazioni varie come moda e arredamento. Nel 2024 le fonderie hanno generato un giro d’affari complessivo di 6,6 miliardi di euro, in calo del -12,8% rispetto al 2023. Le fonderie di metalli non ferrosi sono riuscite a contenere le perdite in modo più efficace rispetto a quelle di metalli ferrosi (-9,2% vs -19,2%).
Le fonderie italiane, nel loro complesso, hanno archiviato il 2024 con una produzione in forte calo (-12,3% rispetto all’anno precedente). Le circa 1,6 milioni di tonnellate prodotte rappresentano un dato solo di poco superiore al livello minimo degli ultimi decenni (che ha coinciso con il 2020 funestato dalla pandemia da Covid-19). Dal punto di vista dei singoli comparti, le fonderie di metalli ferrosi hanno visto una diminuzione della produzione del -17,2%, attestandosi a 855.988 tonnellate. Nonostante questo calo, i metalli ferrosi continuano a rappresentare la quota maggioritaria in volume, coprendo circa il 52% della produzione complessiva del settore. D'altro canto, le fonderie di metalli non ferrosi hanno registrato una flessione della produzione del -6,1%, fermandosi a 777.461 tonnellate. La propensione a esportare del settore, misurata come rapporto tra i volumi esportati e quelli prodotti è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, arrivando a una percentuale del 42%. In termini di valore la performance delle esportazioni ha invece raggiunto il 69%. Tale processo ha subito una forte accelerazione dopo la crisi del 2008, quando il comparto della fonderia italiana ha avviato un intenso processo di ristrutturazione: una fase che ha evidenziato grosse criticità all’interno del settore, ma anche grande vitalità che ha permesso a molte imprese di trovare spazi di azione in uno scenario di riferimento profondamente cambiato. Vi sono state forti spinte verso l’internazionalizzazione, con l’apertura di nuovi mercati, in particolare extraeuropei.
Fra il 2010 e il 2018 le esportazioni delle fonderie hanno avuto una performance decisamente più elevata della media manifatturiera (comunque positiva, al +12%), con una espansione, in termini di volumi, superiore al +30%. Le fonderie italiane hanno dunque mostrato un’ottima capacità di riallocare le vendite sui mercati esteri.
La fonderia costituisce un elemento centrale del modello economico 'circolare' in relazione all’importante contributo all’industria del riciclo e alle filiere coinvolte. L’attività di fusione rappresenta, da sempre, la tecnica attraverso la quale è possibile il riutilizzo dei rottami allo scopo di dare vita a nuovi prodotti; come tale, rappresenta l’essenza del concetto di circolarità che vede il rifiuto al centro delle attività finalizzate alla sua valorizzazione economica. I prodotti delle fonderie, inoltre, siano essi di metalli ferrosi o di metalli non ferrosi, presentano cicli di vita molto lunghi e, a fine vita, sono al 100% riciclabili per dare vita a nuovi prodotti, in un eterno ciclo inesauribile.
L’attività di riciclo dei rottami messa in atto dalle fonderie permette, in un Paese povero di materie prime ed energia come l’Italia, di ottenere nuova materia impiegando solo una frazione dell’energia necessaria per la sua produzione primaria. L’alta efficienza ottenuta nel riciclo consente al settore di offrire un contributo effettivo alla decarbonizzazione dell’economia nonostante applichi processi energy intensive, considerando anche che il riciclo permette di ridurre, in un’ottica di valutazione del ciclo di vita integrato del prodotto, l’impatto ambientale dovuto all’estrazione, trasporto e lavorazione del minerale.
Oltre all’utilizzo di rottami come materia prima, molta strada è stata fatta per valorizzare i residui delle lavorazioni di fonderia, perseguendo l’obiettivo 'zero rifiuti', attraverso la loro valorizzazione, in conformità con i principi dell’economia circolare, quali 'materie prime' utilizzabili tout court all’interno di processi industriali quali i cementifici, le fornaci, o utilizzati per la fabbricazione di manufatti per l’edilizia e l’ingegneria civile. Se le fonderie rappresentano quindi, da sempre, per il loro stesso modello di business, un attore importante dell’economia circolare, negli ultimi anni le imprese italiane hanno lavorato in maniera significativa per ridurre l’impatto ambientale delle loro attività.
Nel 2019 il 21% del totale degli investimenti realizzati dalle fonderie italiane sono stati destinati a interventi di riduzione dell’impatto ambientale: un dato nettamente superiore a quello fatto registrare dal settore manifatturiero nel suo complesso (1,4%) e anche da quello del settore metallurgico in generale (3,5%). Gli investimenti compiuti hanno permesso alle fonderie di sviluppare tecnologie in grado di accrescere l’utilizzo di materiali di recupero come materia prima per tutti i tipi di forno fusorio – per le fonderie con forni elettrici, in particolare, la percentuale di rottami utilizzata è passata dal 60% del 2003 al 74% del 2019 – mentre sono calate drasticamente le emissioni di polveri nell’atmosfera (-72% dal 2003) e la produzione di rifiuti per tonnellate di getti prodotti (-30% dal 2000 al 2019). Emblematico, per illustrare la capacità di riuso delle fonderie, è il caso delle terre esauste: se a livello generale la loro produzione è calata del 43% dal 2000 al 2019, particolarmente significativo è il fatto che il 95% delle terre esauste prodotte in fonderia viene riutilizzato come materia prima, in sostituzione di sabbie e terre provenienti da attività estrattive, annullando praticamente il ricorso allo smaltimento in discarica. L’utilizzo di sistemi sempre più efficienti, infine, ha permesso di ottenere importanti riduzioni anche nei consumi di acqua: il 95% delle acque prelevate, utilizzate per il raffreddamento degli impianti produttivi, è infatti riciclata all’interno di circuiti di recupero.
(Adnkronos) - L'Italia è in linea con le raccomandazioni Ue per riportare gradualmente il deficit sotto il 3% del Pil. Il nostro Paese, emerge dal pacchetto di primavera del Semestre europeo presentato oggi a Bruxelles, rientra tra quelli che rispettano la procedura, insieme alla Francia e altri. "Per quanto riguarda gli Stati membri sottoposti a procedura per disavanzi eccessivi (Edp), la Commissione Europea ritiene che per Francia, Italia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia non sia necessario adottare ulteriori misure nell'ambito della Edp in questa fase".
Per il Belgio, dopo la presentazione del piano a medio termine, la Commissione ha raccomandato un nuovo percorso correttivo, attualmente in attesa di adozione da parte del Consiglio. Sebbene la crescita della spesa netta prevista per il Belgio nel 2025 superi il limite massimo della raccomandazione, rimane entro i limiti di flessibilità previsti dalla clausola di salvaguardia nazionale.
Al contrario, la crescita della spesa netta della Romania è "significativamente superiore" al limite massimo stabilito dal percorso correttivo, cosa che comporta "chiari rischi" per la correzione del disavanzo eccessivo entro il 2030. La Commissione raccomanda pertanto al Consiglio di adottare una decisione che stabilisca che la Romania "non ha adottato misure efficaci".
Per quanto riguarda la traiettoria della spesa primaria netta, l'Italia, secondo fonti Ue, si è mantenuta prudentemente un po' al di sotto del tasso di crescita massimo concordato nel piano di rientro, nell'ordine di 0,3-0,4 punti percentuali in meno. Per il 2025 questo margine, in base alle stime interne della Commissione, che sono basate su proiezioni e sono quindi soggette a variazioni, dovrebbe aggirarsi intorno allo 0,2% del Pil (poco più di 4 mld di euro).
Le nuove regole del patto di stabilità, concordate nel 2023 dopo la lunga sospensione dovuta alla pandemia di Covid-19, continuano intanto a produrre risultati insoliti. La Commissione Europea ha deciso di proporre al Consiglio di aprire una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell'Austria, Paese che si è sempre posizionato tra i 'falchi', i paladini del rigore nei conti pubblici. Vienna aveva già subito una procedura per deficit nel 2009, che venne poi chiusa nel 2013.
Secondo la Commissione, "l'apertura di una procedura per deficit eccessivo basata sul deficit (c'è anche quella basata sul debito, ndr) è giustificata per l'Austria. Dopo aver considerato il parere del Comitato economico e finanziario, la Commissione intende proporre al Consiglio di aprire una procedura per deficit eccessivo basata sul deficit nei confronti dell'Austria e di proporre al Consiglio raccomandazioni volte a porre fine alla situazione di disavanzo eccessivo". Nel 2024 l'Austria ha registrato un disavanzo pari al 4,7% del Pil, superiore alla soglia del 3%.
La Commissione ha inoltre valutato l'attuazione dei piani a medio termine di 18 Stati membri. Di questi, dodici (Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania, Slovenia e Svezia) rispettano il limite della crescita massima della spesa netta raccomandata, tenendo conto della flessibilità prevista dalla clausola di salvaguardia nazionale. Portogallo e Spagna sono sostanzialmente conformi, con "limitate" deviazioni dai percorsi raccomandati. Tuttavia, per Cipro, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi, per la Commissione c'è un rischio di deviazione dai tassi di crescita massimi raccomandati.
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(Adnkronos) - Continua il valzer delle panchine in Serie A. Anche il Cagliari cambia, Nicola dopo la salvezza raggiunta non sarà più l'allenatore dei sardi.
Durante l'incontro di ieri le due parti non hanno raggiunto i risultati sperati: il tecnico avrebbe chiesto al club di sviluppare un programma più ambizioso, mentre la dirigenza è intenzionata a cambiare allenatore, salutando l'ex Genoa dopo una sola stagione. Ecco il comunicato ufficiale del club sardo:
"Le strade del Cagliari Calcio e di Davide Nicola si dividono. Il Club desidera ringraziare Mister Nicola e il suo staff per il lavoro, la serietà e la passione dimostrate in questa stagione culminata con la permanenza nella massima serie. Al Mister e al suo gruppo di lavoro auguriamo il meglio per il prosieguo del proprio percorso professionale".
Due nomi per sostituirlo. Il primo è quello di Fabio Pisacane, ex giocatore rossoblù, che ha ben figurato alla guida della formazione Primavera. Ci sarebbe poi Ivan Juric, reduce dalla fallimentare esperienza al Southampton, che potrebbe dunque tornare in Italia; piace da tempo a Giulini, che potrebbe decidere di lasciar crescere Pisacane con calma e puntare sull'esperto tecnico croato. Intanto, la separazione da Nicola che sarà presto ufficiale.
Fantacalcio.it per Adnkronos
(Adnkronos) - Lois Boisson è la sorpresa del Roland Garros 2025. L’unica tennista di casa rimasta in gara tra singolare maschile e femminile sta stupendo in questi giorni il pubblico di Parigi. In campo e non solo. Ma chi è Lois Boisson? Nata nel 2003, la francese occupava la posizione numero 361 del ranking Wta prima dello Slam. Ed è arrivata ai quarti di finale vincendo a sorpresa un match dietro l’altro, ultimo quello contro Jessica Pegula, numero 3 al mondo.
Un successo arrivato in rimonta, con il punteggio di 3-6 6-4 6-4, che ha proiettato la transalpina ai quarti del torneo contro Mirra Andreeva. Un momento storico, visto che nessuno con un ranking così basso aveva mai centrato un risultato così importante al Roland Garros.
La prima curiosità è che Boisson è figlia d’arte: suo padre è Yann, ex cestista con un passato nella Serie A francese. Qualche mese fa, la tennista transalpina è stata protagonista di un episodio particolare nel torneo Wta di Rouen contro Harriet Dart. Durante un cambio campo, sul 6-0, 4-3 in favore della francese, Dart aveva chiesto all’arbitro di dire a Boisson di usare il deodorante. Particolare. Tornata a casa dopo la vittoria, Boisson aveva postato una storia social con un deodorante in mano e il riferimento al brand in questione, aggiungendo una battuta: “A quanto pare dobbiamo collaborare”.
Boisson sta ora vivendo il momento più bello della sua carriera, ma in passato ha dovuto fronteggiare diversi infortuni. Da una lesione alla spalla, legata al suo dritto, alla rottura del crociato. Il suo best ranking è la posizione 152, agguantata nella primavera dello scorso anno, quando Lois aveva raccontato di avere un sogno: “Penso solo al Roland Garros. Sogno di vincerlo”. Di sicuro, tutta la Francia oggi tifa per lei.
Leggi tutto: Lois Boisson, chi è la tennista figlia d'arte che ha 'stregato' il Roland Garros
(Adnkronos) - Devastante incendio nella facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia di Viterbo. Le fiamme sono divampate poco dopo e dieci di oggi, 4 giugno 2025, e le cause sono in fase di accertamento. Evacuata la facoltà e tre strutture vicine. Nessuna persona risulta al momento coinvolta. Moltissimi i video postati sui social del fuoco che divora il tetto del polo di Riello. Una densa colonna di fumo è visibile da molte zone della città.
Leggi tutto: Incendio all'università di Viterbo, fiamme divorano la facoltà di Agraria - Video