(Adnkronos) - Fiorello alla guida di 'Domenica in'? A parlarne è lo stesso showman in una diretta Instagram in cui ha svelato di avere sempre avuto un'idea per un format diverso da quello attuale. In una diretta notturna su Instagram insieme a Fabrizio Biggio, Fiorello ha parlato dell'ipotesi di un 'Domenica In' post Venier, "quando Mara non avrà più voglia".
"Ho fatto 'Buona domenica' con Maurizio Costanzo. Secondo me la domenica si possono fare belle cose: hai tutta la settimana per preparare e poi la domenica fai un grande spettacolo", ha detto lo showman, spiegando che il suo sarebbe un programma diverso da quello attuale.
"Mara l'ha fatto alla Mara Venier. Io faccio spettacolo, non sono capace a fare le interviste. Farei il grande spettacolo del sabato sera, però la domenica pomeriggio, con scenografie pazzesche, balletti pazzeschi, super ospiti". Poi ha aggiunto: "Però ci dobbiamo sbrigare perché, voglio dire, noi siamo vecchi, non è che possiamo aspettare ancora molto".
Durante la diretta Instagram con Biggio, Fiorello ha spiegato che "noi cerchiamo di cambiare, di 'Viva Rai 2' abbiamo fatto due edizioni, ma avremmo potuto farne altre otto per come stava andando. Adesso stiamo in radio, ci stiamo rilassando in attesa di un'altra idea".
"Che ne penso di un possibile ritorno di Fiorello nel palinsesto Rai? E' come chiedermi se voglio Mbappè alla Lazio", ha detto a stretto giro il direttore dell'Intrattenimento Day Time Angelo Mellone nel corso della presentazione dei palinsesti estivi del Day Time della Rai. "Se lui scegliesse di fare una cosa del genere -ha scherzato poi Mellone- torno a fare l'autore e vado a lavorare con lui".
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(Adnkronos) - Un bimbo di 2 anni nato senza i nervi dell'udito, "un'assenza bilaterale rarissima", ora può sentire grazie a un intervento eseguito all'ospedale Maggiore di Parma. "Un'operazione estremamente complessa e rara a livello mondiale", informa l'azienda ospedaliero-universitaria, che ha permesso l'impianto di un dispositivo uditivo direttamente nel tronco dell'encefalo del piccolo: l'unica possibilità, in assenza del nervo acustico. L'intervento, definito "eccezionale, di altissima precisione ed esperienza", è stato eseguito con successo da Maurizio Falcioni, responsabile della Struttura di Otoneurochirurgia e Microchirurgia della base cranica laterale del Maggiore, in stretta collaborazione con Maurizio Guida, elettrofisiologo dell'università di Parma, responsabile dell'Elettrofisiologia nell'impianto cocleare e nell'impianto al tronco encefalico.
Il device, una piccola placca di 2,5 millimetri per 6 che supporta 21 elettrodi, è stata posizionata con precisione millimetrica - descrive una nota - direttamente a contatto con il piccolissimo nucleo cocleare, a sua volta situato in una zona del cervello delicatissima e vicina a centri nervosi vitali. A guidare la mano di Falcioni il collega Guida, attraverso il monitoraggio degli altri nervi cranici e continue stimolazioni e registrazioni neurali per individuare il corretto posizionamento della placchetta stimolante. Date le condizioni del piccolo, nato privo dei nervi acustici, non sarebbe stato possibile utilizzare il più comune impianto cocleare. Ma i genitori hanno accettato di intraprendere quello che clinicamente si chiama impianto al tronco encefalico (Auditory Brainstem Implant, Abi), per tentare di offrire al figlio un'opportunità di uscire dal mondo silenzioso che lo circondava.
Oltre alla delicatezza dell'intervento per posizionare la placca millimetrica, una parte altrettanto complessa - sottolinea l'ospedale - è stata l'attivazione dell'impianto, anch'essa eseguita in sala operatoria, con il paziente in anestesia generale. Guida, attraverso una complessa serie di stimolazioni e registrazioni, ha differenziato gli elettrodi in grado di evocare una sensazione acustica da quelli che avrebbero attivato altri nuclei, con effetti potenzialmente pericolosi. Nel corso di questa fase si deve creare, partendo da zero, una 'mappa cerebrale acustica' nel cervello, che permetta al bambino di riconoscere i segnali sonori. Un processo particolarmente complesso, non essendoci alcun feedback diretto da parte del paziente. "Poco dopo l'attivazione dell'impianto - riferiscono i sanitari - il bambino ha mostrato significativi cambiamenti comportamentali, risultando molto più tranquillo. A 8 mesi dall'intervento, dopo un lungo processo di modifiche delle stimolazione dei parametri elettrici, e sotto costante controllo logopedico, il bambino ha iniziato a riconoscere i suoni, migliorando contemporaneamente la qualità della produzione vocale". Secondo i medici, l'impianto dovrebbe consentire al bimbo "un miglioramento sia della possibilità di comunicare con gli altri che dello sviluppo cognitivo".
Il successo dell'intervento - rimarca l'Aou - è stato possibile grazie alla collaborazione multidisciplinare di eccellenze presenti a Parma: oltre al lavoro sinergico tra otoneurochirurgo ed elettrofisiologo, sono state importanti le competenze della Neuroradiologia, dell'Anestesia pediatrica, della Terapia intensiva pediatrica e della Pediatria.
"Questo intervento rappresenta una frontiera avanzatissima della medicina e dell'ingegneria biomedica - commenta Falcioni - ed è il frutto di una collaborazione tra esperti altamente selezionati, possibile solo in centri dove convergono esperienze e tecnologie altrettanto specializzate. Infatti a livello internazionale i centri sono pochissimi".
"Nella mia carriera professionale ho seguito oltre 200 pazienti, tra adulti e bambini, affetti da assenza dei nervi uditivi, sia per cause tumorali che congenite - afferma Guida, tra i massimi esperti internazionali di impianto al tronco encefalico nei bambini - Quando si interviene su pazienti così piccoli, che non possono comunicare le loro sensazioni durante la creazione delle stimolazioni, occorre puntare sulla tecnica, sviluppata con l'esperienza, perché non esiste un protocollo universale".
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(Adnkronos) - In inglese lo definiscono 'junk-Dna', letteralmente tradotto come 'Dna spazzatura'. Per la prima volta è stato studiato con un livello di dettaglio che non ha precedenti, rivelando che quella porzione di genoma, ritenuta per moltissimo tempo inutile perché priva di geni che producono proteine ha in realtà un ruolo determinante nello sviluppo e nella progressione del cancro. A gettare nuova luce su quello che oggi viene considerata la 'materia oscura' del nostro Dna, che copre almeno il 70% del genoma, è uno studio condotto dall'Istituto di Candiolo-Irccs e dal Dana-Farber Cancer Institute di Boston. I risultati, appena pubblicati sulla rivista 'Blood', mostrano che centinaia di Rna lunghi non codificanti (lncRna), molecole di Rna che non producono proteine e che vengono 'generate' in specifiche isoforme, ovvero in specifiche 'versioni', hanno un ruolo funzionale essenziale per la crescita del tumore.
"Per riuscire a raggiungere questo straordinario obiettivo abbiamo sviluppato e utilizzato la piattaforma IsoScan, che si basa sul sistema 'Crispr-Cas13d', una variante del 'classico' sistema usato per l'editing genetico del Dna, per 'editare' l'Rna, mirando e studiando con precisione le singole versione dello stesso lncRna, finora poco comprese - spiega Eugenio Morelli, responsabile del Laboratorio di Ricerca traslazionale sull'Rna dell'Istituto di Candiolo-Irccs, autore dello studio e cervello in fuga negli Usa rientrato da poco in Italia -. In particolare, la piattaforma IsoScan è stata utilizzata per condurre uno screening su cellule di mieloma multiplo, un tumore che colpisce le plasmacellule, un tipo di globuli bianchi che producono anticorpi nel midollo osseo. Le cellule tumorali sono state modificate per esprimere la proteina Cas13d e sono state introdotte guide Rna (gRna), piccole molecole di Rna che agiscono da 'sistema guida', per indirizzare l'enzima Cas a una specifica sequenza di Rna".
I ricercatori hanno analizzato quali gRna hanno influenzato la crescita delle cellule tumorali, indicando quali lncRna sono essenziali per la sopravvivenza delle cellule tumorali. Lo screening ha identificato centinaia di isoforme di lncRna che sono risultate essenziali per la crescita e la sopravvivenza delle cellule tumorali. "In particolare, attraverso la nostra piattaforma siamo riusciti a 'colpire' 5mila lncRna espressi nelle cellule del mieloma multiplo, scoprendo che circa il 12% di queste molecole, 598 in tutto, sono essenziali individualmente per la crescita tumorale - riferisce Morelli -. Si tratta di percentuali simili a quelle riscontrate negli studi 'canonici' sui geni che codificano le proteine. Questo dunque ci suggerisce che gli lncRna sono essenziali nel cancro almeno quanto lo sono i geni che producono le proteine. Risultati simili sono stati riscontrati anche per altri tumori, come quello alla mammella, al polmone, al colon e anche ai linfomi: abbiamo rilevato un'ampia dipendenza delle cellule tumorali dagli lncRna e alcune isoforme sono comuni a più tumori". Lo studio ha evidenziato anche che diverse isoforme dello stesso lncRna possono avere funzioni distinte. Ciò suggerisce che è importante studiare le singole isoforme per comprendere appieno il ruolo degli lncRna nel cancro.
Queste scoperte potrebbero avere implicazioni importanti nello sviluppo di nuovi trattamenti anticancro più efficaci. "Oltre ad aver confermato che è sbagliato considerare 'spazzatura' le sequenze di Dna non codificante, lo studio mostra il loro ruolo essenziale nella malattia tumorale - commenta Anna Sapino, direttore scientifico dell'Irccs oncologico del Piemonte di Candiolo - Questo significa che si aprono nuove strade per la comprensione e il trattamento del cancro: prendendo di mira con precisione le isoforme di lncRna, potremmo essere in grado di sviluppare terapie antitumorali più efficaci e specifiche".
I ricercatori hanno anche sviluppato il Portale LongDEP, una risorsa accessibile al pubblico, che fornisce informazioni complete sulle funzioni delle isoforme di IncRna e sulle associazioni cliniche. "Questo portale rappresenta uno strumento prezioso per la comunità di ricerca e punta a facilitare e semplificare l'ulteriore esplorazione nel mondo degli lncRna e del loro potenziale terapeutico - conclude Salvatore Nieddu, direttore generale dell'Irccs di Candiolo -. Si conferma così ancora una volta l’impegno delll'Irccs Candiolo in collaborazioni internazionali, come quella con il prestigioso Dana Faber Cancer Institute, che mirano a mettere a punto innovativi trattamenti contro il tumore".
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(Adnkronos) - Tre miliardi di persone su 8 non si nutrono nel modo corretto, con un impatto significativo sullo sviluppo di patologie e sulla longevità in salute, il cosiddetto 'health span': la conseguenza è una mortalità più alta per dieta inadeguata che per l'insieme di droga, fumo, alcool e sesso a rischio. L'alimentazione rappresenta una sfida a cui le città resilienti devono essere in grado di rispondere, nell'ottica della diminuzione delle disuguaglianze socio-economiche e dell'aumento del benessere di tutti i cittadini. A sottolinearlo è la Rete italiana Città Sane Oms, in occasione del 22esimo meeting nazionale 'Città per la Salute', che si è tenuto il 22 e 23 maggio a Bergamo, presso il Monastero di Astino. La due giorni ha riunito amministratori locali, esperti, urbanisti, operatori del Terzo settore, rappresentanti dell'Organizzazione mondiale della sanità e cittadini per approfondire temi riguardanti l'integrazione della salute nelle politiche comunali, la costruzione di alleanze strategiche e la promozione di interventi per il miglioramento della qualità di vita urbana. L'evento si è aperto alla presenza delle istituzioni regionali e locali, tra cui Marcella Messina, assessora del Comune di Bergamo che ha ospitato l'iniziativa.
"Oggi le città sono al centro delle sfide globali del futuro, soprattutto quando parliamo di salute - spiega Lamberto Bertolè, presidente della rete Citta Sane Oms e assessore al Comune di Milano - Nei contesti urbani si giocano le partite decisive per il benessere della popolazione, che passa da prevenzione, riduzione delle disuguaglianze attraverso l'inclusione sociale e sostenibilità ambientale, in una visione One health che sottolinea l'interconnessione tra salute, ambiente e società. Il concetto di Health in all policies fa riferimento all'impatto sulla salute di tutte le decisioni politiche, dall'urbanistica all'ambiente fino a politiche sociali ed economia, ed è proprio su questa connessione che abbiamo voluto insistere durante il meeting".
"Le città, oggi, rappresentano i laboratori in cui la sperimentazione di soluzioni innovative per il miglioramento del benessere diventa possibile - prosegue Bertolè - e le amministrazioni locali ricoprono un ruolo strategico perché possono agire come motori di cambiamento, con il coinvolgimento delle realtà del Terzo settore e dei cittadini stessi. Perché possano svolgere appieno questo ruolo, serve però un riconoscimento più forte anche sul piano politico: è essenziale che vengano garantiti loro strumenti adeguati, sia finanziari che normativi, perché possano agire in modo efficace e strutturato nel rispondere alle sfide sanitarie. Oggi, purtroppo, le città si trovano spesso a operare in un contesto segnato da risorse economiche limitate e da un quadro normativo frammentato, che rallenta la messa in campo delle iniziative. Dobbiamo muoverci verso il ripensamento di politiche comunali che mettano al centro la salute pubblica, di cui l'alimentazione risulta un tassello cruciale che non può più essere sottovalutato".
Il programma curato dal coordinatore della rete, Francesco Caroli, ha affrontato diversi temi: sostenibilità e salute (nel legame tra ambiente, cambiamenti climatici e benessere dei cittadini), integrazione delle politiche (come rendere la salute un pilastro trasversale in tutte le strategie urbane), resilienza urbana e longevità (come le città possono favorire una vita più lunga e in salute, garantendo servizi, spazi e opportunità che promuovano il benessere a ogni età), partecipazione e reti territoriali (il ruolo delle comunità locali nella costruzione di città sane e inclusive), innovazione e buone pratiche (esperienze concrete e modelli virtuosi attuati dai comuni italiani). Grande spazio sarà dato al tema della prevenzione primaria e al ruolo di Stato, Regioni e Comuni nella sua promozione.
Il 22esimo meeting è stato anche l'occasione per consegnare al Comune di Udine l'Oscar della salute 2025, il riconoscimento promosso dalla Rete italiana Città Sane Oms. Il premio, giunto alla 17esima edizione, è rivolto a chi mette in pratica politiche urbane innovative orientate alla promozione del benessere, della prevenzione e dell'equità territoriale. Il progetto vincitore, 'Oasi climatiche a Udine: spazi urbani per la Salute e il Benessere', ha convinto la giuria per la sua capacità di coniugare adattamento climatico, prevenzione e inclusione sociale, attraverso una rete capillare di 'oasi verdi', 'blu' e 'di socialità', rivolte in particolare a bambini, anziani e persone vulnerabili. Insieme al primo premio, è stato assegnato l'Oscar speciale piccoli comuni al Comune di Alfianello (Brescia), per il progetto 'Salute e benessere: Valori della Comunità', centrato su cronobiologia, stili di vita e coesione sociale in ambito rurale. Hanno poi ricevuto menzioni speciali i Comuni di Cagliari (per 'Spazio Artès', percorso di inclusione attiva per persone con disagio psichico), di Bergamo (per un progetto dedicato agli over 65 e alla longevità attiva) e di Milano (per 'Salute in Comune', che ha portato screening e informazione sanitaria direttamente nei quartieri e nelle feste popolari dei Municipi).
"L'Oscar della salute non è un semplice premio, ma un atto politico - conclude Bertolè - E' il riconoscimento del lavoro che i Comuni italiani svolgono ogni giorno per avvicinare la salute alle persone, nei quartieri, nelle scuole, nei parchi. In un momento in cui i sistemi sanitari vivono una crisi di sostenibilità, è dalle città che possono nascere risposte concrete, inclusive e innovative".
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(Adnkronos) - Il contesto geopolitico complesso, tra guerre e allarme dazi, non frena le imprese industriali italiane. Che sono resilienti, pronte a innovare, investire e aprirsi a nuovi mercati, cercando soluzioni alla produzione industriale in calo. E' il messaggio che lancia, in un'ampia intervista ad Adnkronos/Labitalia, Maria Anghileri, da novembre 2024 presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, alla vigilia dell'assemblea dell'associazione, in programma il prossimo 27 maggio a Bologna.
Presidente Anghileri, quale il messaggio che lancerete come Confindustria in occasione dell'evento?
"Si avvicina un appuntamento molto importante. Il presidente di Confindustria, Orsini, presenterà le richieste degli industriali italiani di fronte al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Noi giovani saremo presenti con una delegazione numerosa, saremo al fianco del presidente Orsini. Noi vogliamo sottolineare che la voglia di fare impresa in Italia c'è, gli imprenditori giovani hanno entusiasmo, hanno passione, hanno bisogno però di essere maggiormente supportati".
Quale è oggi lo 'stato di salute' dell'industria italiana?
"Noi stiamo vivendo sicuramente un momento complesso dato dal contesto geopolitico, da questa guerra mondiale a pezzi e anche dalla situazione economica creatasi, con primo fra tutti il problema energetico che incide particolarmente sulle nostre aziende. Questo ha portato ad avere 24 mesi di calo della produzione industriale. Le aziende nonostante questo contesto hanno però dimostrato la propria forza e la propria resilienza e questo lo vediamo in un dato positivo che è quello del Pil del primo trimestre, che seppur di 0,3% è comunque un dato positivo, soprattutto se confrontato con i nostri principali competitor, Francia, in linea, e Germania che ha fatto peggio di noi".
A una situazione internazionale già difficile si è aggiunta la questione dazi Usa, con l'avvio dell'amministrazione Trump. Come ha influito finora sulle imprese italiane e come potrebbe influire se non si troveranno accordi?
"L'incertezza è sicuramente negativa per tutte le imprese, non solo per quelle che esportano molto negli Stati Uniti. L'Italia è un grande Paese esportatore, 626 miliardi nel 2024 e gli Stati Uniti sono il nostro primo paese extraeuropeo per quanto concerne l'export. Quindi questi dazi prima annunciati, poi imposti e poi sospesi non hanno certamente fatto bene alle nostre imprese. E' fondamentale che l'Unione Europea unita tratti con gli Stati Uniti. Sicuramente la diversificazione" nell'export "è la strada da seguire. I nostri associati, tante imprese e anche come Confindustria siamo impegnati per promuovere nuovi mercati, il Mercosur, l'India. Non dobbiamo chiuderci, dobbiamo stare più aperti possibile". E all'interno dell'Ue "dobbiamo fare sinergia perché se anche i Paesi a noi vicini vanno bene si genera un effetto positivo per tutti".
Nonostante la crisi della produzione industriale, l'occupazione cresce, anche se da parte dei sindacati si denunciano i bassi salari. Confindustria condivide questa tesi?
"Prima di tutto il fatto che l'occupazione cresca è un fatto positivo. Poi dobbiamo dire che il problema dei bassi salari c'è, ma non possiamo generalizzare. E' infatti presente principalmente in alcuni settori, soprattutto nei servizi a basso valore aggiunto, nella pubblica amministrazione. Per quanto riguarda l'industria, noi abbiamo dimostrato che nei contratti maggiormente rappresentativi il salario è sopra la soglia del salario minimo dei 9 euro. Invitiamo i sindacati a lavorare insieme su questo".
Venendo al tema delle competenze, vi soddisfano le misure messe in campo dal governo sulla formazione?
"Sicuramente il Fondo Nuove Competenze l'abbiamo salutato con favore, sono più di 700 milioni dedicati a formare i collaboratori in digitalizzazione e intelligenza artificiale. Bisogna sicuramente fare di più, quello che noi chiediamo in particolare è una revisione dell'industria 5.0, della misura 5.0. Ci ci sono i fondi, 6,3 miliardi, purtroppo utilizzati solo il 10%. Penso che è un'occasione che non possiamo perdere. Le imprese non possono farlo da sole, abbiamo bisogno anche di un supporto delle istituzioni, soprattutto per agganciare la nuova rivoluzione industriale che stiamo vivendo, quella dell'intelligenza artificiale che richiede investimenti enormi che le aziende non possono sostenere da sole".
Si avvicinano le date per i referendum su lavoro e cittadinanza, in programma l'8 e 9 giugno prossimi. Qual è la vostra posizione sui quesiti in merito al lavoro?
"Noi, come ha ricordato anche il presidente Orsini, vediamo questo referendum sul Job Act come un tuffo nel passato, perché si parla di una riforma di più di dieci anni fa, e i dati dimostrano che quella paura sull'ondata di licenziamenti immotivati non c'è stata, ed anzi si è dimostrata che la flessibilità ha portato a un incremento dei contratti a tempo indeterminato".
Gli ultimi dati parlano di bollette sempre più care per le imprese italiane. Come agire a vostro parere?
"Noi parliamo spesso di competitività, ma come facciamo a essere competitivi quando paghiamo la bolletta energetica più alta d'Europa. Noi paghiamo più del 30% in più della Germania, quasi l'80% in più della Francia e il 70% in più della Spagna. E quindi quando guardiamo i dati positivi del Pil di questo trimestre, ricordiamoci che oltretutto sono fatti in un contesto dove siamo fortemente penalizzati a livello di bolletta energetica. Bisogna intervenire, bisogna intervenire subito anche perché sono quelle imprese che generano 626 miliardi di euro di export e che consentono alla nostra economia di sopravvivere. Come farlo? Sicuramente investendo di più su un mix energetico, quindi anche sul nucleare di nuova generazione, sicuro, che consenta la continuità energetica nelle nostre aziende, con il graduale disaccoppiamento gas e puntando anche sulle energie rinnovabili".
Come l'intelligenza artificiale sta agendo sul mondo del lavoro e delle imprese?
"L'intelligenza artificiale è la nuova rivoluzione industriale che stiamo vivendo e che viviamo tutti i giorni come cittadini e come imprese. Non possiamo fermarla, ma dobbiamo governarla. Non nasceranno imprese a guida autonoma, ma sicuramente le nostre imprese sono già fortemente impattate. Il treno dell'applicazione dell'intelligenza artificiale nelle nostre aziende non può e non deve essere perso".
L'Istat ha certificato la 'fuga' all'estero di quasi 100mila giovani laureati all'estero negli ultimi dieci anni. Cosa fare per frenarla?
"97.000 giovani laureati persi negli ultimi 10 anni non è più accettabile. Noi vogliamo riaffermare la libertà di restare o di tornare. Per far questo dobbiamo attrarre questi talenti investendo sicuramente sulla produttività. E per farlo è centrale l'innovazione".
Cosa serve oggi alle giovani imprese per crescere e innovare?
"Il primo problema per un'impresa giovane è l'accesso al credito, in un Paese dove il venture capital non è presente in modo significativo e dove il sistema bancario non supporta adeguatamente le imprese giovani. Bisogna ripensare a nuove forme di finanziamento magari incentivate per le imprese under 35 con meno burocrazia. Bisogna incentivare il venture capital, soprattutto a livello europeo. Bisogna superare la frammentazione. Una proposta concreta che c'è nella bussola di competitività europea è quella del 28° Stato". "Come negli Stati Uniti una pmi può operare con le stesse regole in tutti gli Stati Uniti, così anche in Europa noi vorremmo che fosse possibile per un'azienda operare con le stesse regole di diritto commerciale in tutti i 27 Stati".
(di Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - Sono almeno 50 i morti in India a causa delle piogge torrenziali che da ieri si sono abbattute su Nuova Delhi e su aree dell'Uttar Pradesh, nel nord del gigante asiatico. Il bilancio è stato confermato dalle autorità. Nella capitale si contano cinque vittime, mentre sono 45 i morti nell'Uttar Pradesh. Il sito di notizie India Today riferisce di danni in varie aree. L'allerta non è finita. Gli esperti non escludono che possano verificarsi ancora forti piogge nei prossimi giorni.
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(Adnkronos) - Nuovi concerti e nuova musica in arrivo. Tananai scalda i motori per l'estate 2025 che lo porterà sui palchi dei principali festival italiani con il 'Calmocobra Live – Estate 2025' dove non mancheranno sorprese. "Ci sarà qualche canzoncina nuova da imparare che non vedo l'ora di far uscire", dice l'artista. "Una canzone estiva" ma senza feat. che arriverà prima del debutto del tour il 19 giugno a Roma presso l’Ippodromo delle Capannelle. Un nuovo tormentone? "Chi può dirlo. Per me 'Storie brevi' non aveva gli strumenti per esserlo ma poi si è rivelato tale", perché si sa, il successo è imprevedibile (VIDEO).
Tananai, che da poco ha concluso il suo primo tour europeo, è pronto a ripartire per il suo viaggio live e dopo la tappa romana continuerà a Trento, Collegno, Ferrara, Servigliano, Francavilla e farà tappa anche nei festival di Genova, Lecce, Barletta, Palermo, Catania e Cinquale. Dopo una tappa nella sua città natale, Milano, all’Ippodromo Snai San Siro, in occasione del Milano Summer Festival, l’artista concluderà il viaggio il 13 settembre con una data speciale in Piazza Carlo Di Borbone a Caserta presso la Reggia di Caserta, Patrimonio dell’Umanità Unesco, nell’ambito del festival Un’Estate Da Belvedere.
L'esperienza europea è stata formativa: "È stato bellissimo. Non pensavo mi sarei divertito così tanto. Quando ti esibisci in posti più raccolti riesci a vedere il volto delle persone, quando si divertono e si emozionano. Capire l'effetto che sta facendo la mia musica mi dà benzina e amplifica il divertimento. È stato stupendo e poi è figo dire che ho suonato in Europa". Un'esperienza che Tananai porterà anche nel prossimo tour: "Voglio stare più attento alle persone che ho davanti, cercando di leggerne il volto e portandomelo dietro per più tempo possibile. Canto meglio e mi diverto di più quando mi astraggo da me e mi concentro sul pubblico". Ed è così che l'artista resta con i piedi per terra. Sognare lo stadio? "Non ci penso. Quello che voglio è fare musica e andare in giro a suonare. Poi dove suono cambia poco. L'importante è che possa andare in giro a farlo". E su chi annuncia grandi date per il 2026, commenta ironicamente: "Forse farò una storia per il 2040".
A trent'anni appena compiuti (lo scorso 8 maggio), l'artista, al secolo Alberto Cotta Ramusino, traccia un bilancio positivo della sua carriera: "Sono contento di quello che ho fatto, sto facendo della mia passione il mio lavoro". E se potesse tornare indietro? "Magari mi costringerei ad avere un po' più la testa sulle spalle", ammette, riferendosi alla disciplina, un aspetto su cui sta ancora lavorando: "Con fatica, ma ci sto lavorando. Sono, però, curioso di capire se è sempre faticoso essere disciplinati. Vedo persone che lo sono senza alcuna apparente difficoltà, e questo mi incuriosisce". Tra i suoi brani 'Abissale' "è quello che forse mi rispecchia di più, come persona, come vedo l'amore e come mi piace cantare le melodie. E poi c'è 'Baby Goddamn', per forza: mi piace fare festa".
Riguardo alla gestione delle pressioni del mondo discografico, Tananai riconosce l'importanza di aver raggiunto il successo in età adulta: "Mi ha dato una maggiore consapevolezza di me stesso, rispetto a quella che può avere un diciottenne. Se ripenso a quanto sono cambiato dai 18-21 anni ad oggi, mi rendo conto di quanto mi comprenda di più, di quanto sia più preparato ad affrontare gli errori". Fondamentale anche l'autonomia nella produzione musicale: "Mi toglie la pressione di dover dipendere da altri. Le collaborazioni sono importanti, ma il nucleo creativo parte da me. Anche se tutto dovesse finire domani, continuerei a fare musica, indipendentemente da quanto viene ascoltata o da chi lavora con me".
Ma i momenti di fragilità non sono mancati, come quell'ultimo posto a Sanremo nel 2022 con 'Sesso occasionale': "E' stato tosto ma credo che vacillare sia una condizione umana. Non siamo statue, ma persone in carne e ossa, con idee che cambiano, che commettono errori, che si pentono di ciò che dicono o non dicono. È la vita, con i suoi pensieri e le sue incertezze. L'importante è sapersi rialzare. Sempre". E sull'esperienza sanremese dice: "Se non vai con la canzone giusta ti fai malissimo. È una questione di quello che senti, di seguire il tuo istinto e di sostenere la responsabilità di quella scelta". Tornarci? "Non escludo niente. In fondo Sanremo è divertente".
Oltre a interprete, Tananai è anche autore, come dimostra la collaborazione con Blanco per 'Piangere a 90': "E' uscita tutta in una notte quando siamo rimasti da soli. Noi non ci conoscevamo prima ma adesso siamo amici". E sulla scrittura per altri artisti dice: "Mi piace l'idea di fare delle cose belle, buttarle nel mondo indipendentemente che ci sia sopra la mia faccia o meno". Nessuna gelosia dunque ma "mi piace avere una vera connessione con la persona per cui scrivo o con cui scrivo. Fare una canzone e poi darla a qualcuno con il quale non ho contatti è un'altra roba. Non ci sguazzo. E' come il sesso e l'amore: sono due cose diverse".
Infine, la passione per il calcio e per l'Inter, per cui tifa senza riserve. Champions o scudetto? "Champions", esclama, e sulla finale (31 maggio) che, ironia della sorte, guarderà da Napoli, scherza: "Devo stare attento a cosa faccio e dove lo faccio". Poi, tra riti scaramantici e un sorriso, conclude: "Non succede ma se succede forse sarò in mutande da solo in giro per la città". (di Loredana Errico)
(Adnkronos) - Il fratello 'Maga' di Papa Leone XIV da Donald Trump nello Studio Ovale. Louis Prevost, 73 anni, ha postato sul suo profilo Facebook una foto in cui lui e la moglie Deborah sono insieme al presidente americano dietro al Resolute Desk: con loro c'è anche il vicepresidente JD Vance. Lo scatto è stato condiviso su X da una consigliera del tycoon, Margo Martin, che ha scritto: "Grande incontro tra il presidente Trump, il vice presidente Vance e il fratello del Papa, Louis Prevost e la moglie Deborah".
Prima di riceverlo alla Casa Bianca, parlando con i giornalisti al Congresso, Trump aveva detto: "Mi piace il Papa e mi piace il fratello del Papa. Sapete che vive in Florida? E' per il Maga (il movimento repubblicano che fa riferimento al presidente, ndr) e per me. Non vedo l'ora di accoglierlo alla Casa Bianca, gli voglio stringere la mano e abbracciarlo".
Louis Prevost e la moglie erano stati domenica scorsa a San Pietro per la messa di inizio pontificato di Papa Leone XIV.
Leggi tutto: Louis Prevost, il fratello di Papa Leone XIV, nello Studio ovale da Trump
(Adnkronos) - "Il lavoro delle donne nel settore domestico deve essere 'aiutato' per il benessere della società". Lo dice Giuseppe Russo direttore del Centro Einaudi, commentando i risultati dello studio 'Lavoro domestico e formazione- Strategie per colmare il Gender Gap e valorizzare il welfare per le famiglie', di Nuova Collaborazione, associazione nazionale datori di lavoro domestico, realizzato dal Centro di Ricerca Luigi Einaudi di Torino.
L'Italia, si legge nello studio, sta attraversando il cosiddetto inverno demografico: ha il tasso di dipendenza degli anziani più alto d'Europa (oltre il 35%) e un’età media tra le più elevate (48,4 anni). "In questo scenario - spiega - il lavoro domestico, se adeguatamente regolamentato e riconosciuto, può diventare un fattore strategico per supportare la natalità, migliorare l’equilibrio tra vita e lavoro e garantire una rete di cura diffusa nelle famiglie. Portare poi il tasso di occupazione dal 63% italiano al 70% europeo significherebbe guadagnare 4 milioni di lavoratori, sarebbero poi necessari 170mila immigrati l'anno per raggiungere 10,5 milioni di stranieri residenti entro il 2050. Importante anche, in termini di partecipazione femminile, colmare il divario con l'Europa, 49% contro il 63%, porterebbe 2,8 milioni di donne nel mercato del lavoro".
Russo ha poi parlato del cosiddetto''zainetto fiscale' che si propone come una risposta moderna e inclusiva. ogni contribuente accumula un credito fiscale nominale annuale; il credito può essere usato subito, accantonato o trasferito a un familiare, con una maggiorazione proporzionale alla crescita del Pil. Le famiglie possono decidere liberamente dove destinare le proprie risorse: asilo nido, collaboratore domestico, ristrutturazioni o altre spese ammesse. In pratica: invece di avere bonus separati, frammentati e vincolanti, una famiglia avrà un’unica riserva fiscale flessibile e personalizzabile.
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(Adnkronos) - "Nel 2023, i lavoratori regolari del lavoro domestico erano 833.874, l’88,6% donne, ma le stime Istat indicano una forza lavoro effettiva di oltre 1,6 milioni di persone, di cui la metà in condizioni di irregolarità. Il lavoro domestico rappresenta il comparto con il più alto tasso di sommerso in Italia, contribuendo per il 27% all’intera economia informale del Paese". Lo dice Maria Caligaris, ricercatrice Centro Einaudi e curatrice dello studio 'Lavoro domestico e formazione- Strategie per colmare il Gender Gap e valorizzare il welfare per le famiglie', di Nuova Collaborazione, associazione nazionale datori di lavoro domestico, realizzato dal Centro di Ricerca Luigi Einaudi di Torino. "Questo studio - spiega - è frutto della collaborazione tra l'associazione di categoria Nuova Collaborazione e il Centro Einaudi, nasce per dare voce a un settore fondamentale, quello del lavoro domestico, che non è ancora visibile. Vengono proposte strategie concrete per la regolarizzazione, la formazione e la valorizzazione professionale. A lungo termine l'auspicio è quello di rafforzare il welfare familiare con strumenti fiscali, organizzativi e formativi più efficaci".
"Lo studio delle retribuzioni medie annue - sottolinea - conferma che quello domestico è un lavoro povero. Si parte dal dato Istat sulla retribuzione media annua lorda per lavoratori dipendenti in generale che si attesta a circa 27.000 euro lordi all’anno. Dai dati Inps 2023, relativi al lavoro domestico, la retribuzione media annua lorda è pari a 7.554 euro. Oltre un quarto dei lavoratori domestici regolari guadagna meno di 3000 euro l’anno e solo il 17% raggiunge una retribuzione superiore ai 1000 euro al mese. L’analisi per genere mostra come le lavoratrici donne tendano a percepire una retribuzione leggermente più alta rispetto ai lavoratori maschi.
"Nel 2023, infatti, il 40,5% delle badanti donne ha guadagnato oltre 10.000 euro annui, contro il 33,4% dei colleghi maschi. L’orario medio settimanale risulta essere di 19,9 ore per le colf e di oltre 50 ore per le badanti conviventi. Ciò significa che molte lavoratrici, in particolare quelle conviventi, si trovano di fatto a disposizione delle famiglie sette giorni su sette, con riposi settimanali non sempre garantiti e spesso subordinati alle esigenze della persona assistita. Questi numeri confermano la necessità urgente di rafforzare i controlli sull’applicazione del contratto collettivo nazionale, di promuovere una maggiore consapevolezza tra le famiglie datrici di lavoro e di incentivare la regolarizzazione attraverso meccanismi fiscali che rendano più conveniente rispettare le regole", conclude.
(Adnkronos) - "Serve uno scatto deciso e forte per rilanciare il nostro Servizio sanitario nazionale, come chiede da tempo il nostro presidente Mattarella, interpretando un sentimento molto diffuso tra i cittadini. Basta ideologismi che non portano da nessuna parte". Così Francesco Vaia, componente dell'Autorità garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, che ieri in un intervento sul 'Corriere della Sera' ha rilanciato una serie di proposte per il futuro della sanità pubblica. "Occorre lavorare tutti uniti per rivedere il ruolo indispensabile del medico di famiglia. Ne parlerò oggi al congresso della Fimmg Lazio a Roma", ha aggiunto.
Proprio sui medici di famiglia si è concentrato l'intervento di Vaia, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute. "Al cittadino va offerta una risposta in tempi rapidi e di qualità. Questo il vero discrimine e non l'ideologica presa di posizione 'contro' a prescindere. Credo che siamo in grado di farlo, come Paese, se lo vogliamo", ha sottolineato. Vaia ha poi illustrato come dovrebbe cambiare la funzione del medico di medicina generale, in "medico accompagnatore che abbia una preparazione e una visione olistica". Dovrebbe essere "il vero internista-olista di questo millennio. Una figura da recuperare e rilanciare, motivandola di più, incentivando i giovani medici a scegliere questa professione con una scuola di specializzazione 'ad hoc' e con la dotazione di adeguati strumenti - ha proseguito - Il medico di famiglia potrebbe essere il vero collante, il case manager, la figura professionale che risponde alla esigenza di integrazione tra ospedale e territorio, disponendo di pacchetti di prestazioni e di ricovero".
"L'abbiamo già sperimentato con successo durante la pandemia: le Usca (o Uscar) composte prevalentemente da medici di medicina generale sono state una delle chiavi del successo, ad esempio dello Spallanzani che le guidava. Questi due punti darebbero una scossa fenomenale per abbattere le liste e rendere veramente operativa la prevenzione, oggi sempre più, ahimè, appannaggio dei più abbienti. Insomma, non esiste un declino irreversibile del Ssn", ha concluso Vaia.
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(Adnkronos) - "L'infermiere previene, rileva e documenta il dolore della persona assistita durante il percorso di cura. Si adopera per la gestione del dolore e dei sintomi a esso correlati, applicando le linee guida, le raccomandazioni e buone pratiche clinico-assistenziali, nel rispetto delle volontà della persona stessa". Nell'articolo 25 del Codice deontologico delle professioni infermieristiche, il cui aggiornamento è stato pubblicato a marzo 2025 - sottolinea in una nota la Fnopi, Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche - c'è il ruolo svolto, dal punto di vista etico e valoriale, dagli infermieri nell'assistenza di persone che convivono con una patologia inguaribile ad alta complessità assistenziale e hanno bisogno di cure palliative, ovvero interventi clinici, assistenziali, psicologici e spirituali volti a migliorarne la qualità di vita.
Il 25 maggio, con più di 200 eventi in tutta Italia, ricorre la XXIV edizione della Giornata del sollievo, istituita su proposta dell'oncologo Umberto Veronesi e della Fondazione nazionale Gigi Ghirotti onlus nel 2001. Il messaggio di questa giornata è che il diritto al sollievo è un dovere e che curare per guarire è spesso possibile, prendersi cura per il sollievo è sempre possibile. L'articolo 26 del Codice deontologico delle professioni infermieristiche entra ulteriormente nel dettaglio, sottolineando come l'infermiere garantisca "la cura fino al termine della vita della persona assistita. L'infermiere - si legge - riconosce l'importanza della pianificazione e attuazione dell'assistenza attraverso il modello delle cure palliative per il sollievo nelle dimensioni fisiche, psicologiche, relazionali, spirituali e ambientali. Riconosce, promuove e sostiene il valore della pianificazione condivisa delle cure. L'infermiere si prende cura dei familiari e delle persone di riferimento della persona assistita nell’evoluzione finale della malattia, nel momento della perdita e nella fase di elaborazione del lutto".
In Italia le persone che hanno bisogno di cure palliative sono circa 550mila: più di 30mila sono minori. Tra i 180 e i 200mila manifestano bisogni complessi, quindi la necessità di una presa in carico globale. Il ministero della Salute, nei suoi report, certifica che ogni persona assistita nel proprio domicilio ha mediamente 24 ore di assistenza. Di queste, 17 sono svolte da infermieri, dando una chiara indicazione del coinvolgimento della professione infermieristica. Ad oggi sono circa 1.500 gli infermieri impegnati nelle cure palliative, ma ne servirebbero il triplo. L'infermiere è, infatti, nella maggior parte dei casi, la figura più vicina all'assistito e ai familiari in ogni ora del giorno. "Uno dei motti della nostra professione - dichiara la presidente Fnopi, Barbara Mangiacavalli - è che nessuno resti solo. In Italia abbiamo un'esperienza molto rilevante di un hospice a conduzione infermieristica: questo potrebbe essere un altro elemento di sviluppo della nostra professione. La propensione a prenderci cura dell'altro e a organizzare piani di cura integrati e multidisciplinari potrebbe essere un elemento che il Paese dovrebbe valorizzare".
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(Adnkronos) - Vittorio Feltri torna a difendere Alberto Stasi, condannato a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi.
"A questo punto è evidente che sulla giustizia italiana occorre una riforma decisiva. Il pasticcio su Garlasco è talmente grosso che è difficile descriverlo, ma ora tutto converge a farci capire che il problema non è solo l'assassino di questa ragazza, ma anche quelli che non l'hanno trovato e quindi hanno preso uno a caso e l'hanno messo in galera. Altro che la formula 'colpevole oltre ogni ragionevole dubbio': Stasi è stato condannato in base a una serie di soli dubbi...", ha detto Feltri ai microfoni di Radio Libertà. "Ho conosciuto bene Stasi e ho capito che non c'entrava - ha aggiunto - . Spero che la prossima volta in cui lo incontrerò sia per festeggiare la sua innocenza. Questa vicenda mi disgusta. E peggio dei giudici hanno fatto i giornalisti, dobbiamo ammettere che siamo una categoria di cialtroni".
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(Adnkronos) - Nel giro di un solo anno, il numero di omicidi commessi da minorenni in Italia è più che raddoppiato: dal 4% del 2023 all'11,8% nel 2024, secondo i dati della Criminalpol. "In sostanza si passa dai 14 omicidi commessi da minori nel 2023 (su 340 totali) ai circa 35 del 2024 (su 319 totali). Un aumento di oltre il 150% in valore assoluto, nonostante il calo complessivo del numero di omicidi in Italia. Anche le vittime minorenni risultano in crescita: dal 4% al 7% del totale. Una crescita che non può essere ignorata e che impone un cambio di passo".
Il tema è tra quelli affrontati al secondo Congresso nazionale della Società italiana di psichiatria e psicopatologia forense (Sippf) che si sta svolgendo ad Alghero. Un dato che sintetizza "un'emergenza su più fronti - l'abuso di sostanze, i disturbi psichiatrici in esordio, il disagio legato a contesti migratori - che oggi si concentra drammaticamente sui minori". Secondo la Sippf, questo dato rappresenta "il punto di convergenza di una crisi sistemica su cui è assolutamente necessario un intervento delle istituzioni. Mancano progettualità, visione, finanziamenti e strutture adeguate. Da qui l'appello degli psichiatri forensi alle istituzioni: "Intervenire con urgenza".
"A oggi non abbiamo strumenti sufficientemente adeguati a intercettare il disagio giovanile - spiegano i presidenti Sippf, gli psichiatri Liliana Lorettu ed Eugenio Aguglia - La psichiatria e la neuropsichiatria infantile sono da molti anni sottofinanziate, la psichiatria per adulti non si occupa dei minori, e i Dipartimenti di Salute mentale restano troppo frammentati. La mancanza di una presa in carico strutturata, unita all'assenza di luoghi dedicati e personale formato, lascia spazio a esiti estremi e incontrollati, come possiamo leggere dalle cronache dei giornali".
Un altro nodo critico, che riguarda moltissimo anche i minori, "è quello della doppia diagnosi: la coesistenza di un disturbo psichiatrico e uso di sostanze", evidenziano gli psichiatri. Secondo una recente revisione sistematica su 48 studi internazionali, tra gli adolescenti che fanno uso di sostanze circa l'80% presenta almeno un disturbo psichiatrico concomitante, spesso associato a gravi disfunzioni familiari, scolastiche e giudiziarie. Tuttavia, meno del 10% degli articoli analizzati si concentra esplicitamente sulla fascia giovanile: una sottorappresentazione che riflette anche l'assenza di servizi realmente integrati per minori.
"Oggi non esiste una presa in carico integrata tra Sert e Dipartimenti di Salute mentale: ciascun servizio agisce per compartimenti stagni, con continui rimbalzi che lasciano il paziente solo - evidenzia Lorettu - E' una criticità che riguarda l'intero sistema, ma diventa ancora più grave nei minori, dove la doppia diagnosi è in crescita e spesso più difficile da trattare rispetto agli adulti. Mancano protocolli condivisi, strutture ibride, e talvolta persino lo spazio per una valutazione integrata tra neuropsichiatria infantile e servizi per le dipendenze. Una rete di comunicazione tra i due servizi permetterebbe interventi tempestivi, completi e personalizzati, riducendo il rischio di comportamenti devianti e recidive".
La questione migratoria, poi, non può essere ignorata, ammoniscono gli esperti. Gli operatori psichiatrici denunciano da tempo che molti giovani immigrati, appena arrivati in Italia, entrano in contatto con circuiti criminali legati allo spaccio e all'uso di sostanze. "La mancanza di alternative, tutele e prospettive li rende facili prede della devianza - avverte Aguglia - E quando, come spesso accade, questo porta a sviluppare un disturbo psichiatrico, le strutture sanitarie e penitenziarie non sono pronte ad accoglierli. Anche per questo la percentuale di immigrati irregolari tra gli autori di reato psichiatrici è in aumento, ma il sistema non offre risposte".
"Servono risorse, formazione, strutture intermedie, e soprattutto una strategia coerente - concludono i presidenti Sippf - Il rischio è che la pressione sociale e istituzionale venga semplicemente spostata da un sistema all'altro, senza mai risolvere nulla".
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(Adnkronos) - Amazon e Amazon web services hanno ospitato presso il centro logistico di Amazon a Passo Corese (RI) il primo pilota dell’Amazon Innovation Accelerator al di fuori del Regno Unito, segnando l’avvio del programma nell’Europa per supportare la crescita delle piccole e medie imprese, promuovere la cultura dell’innovazione e contribuire allo sviluppo dei territori. L’Amazon innovation accelerator nasce al fine di supportare le pmi con percorsi di formazione, networking e sviluppo strategico basati sull’esperienza e sui principi di leadership di Amazon. Nel Regno Unito, dove il programma ha avuto origine, è stato recentemente esteso su scala nazionale, a dimostrazione dell’interesse e dell’impatto generati. “Nel Regno Unito e in Irlanda, abbiamo visto un entusiasmo straordinario da parte delle imprese partecipanti e risultati tangibili, con il 94% dei partecipanti che ha dichiarato che consiglierebbe il programma ad altre imprese, il che ci ha spinto a scalare il programma a livello nazionale. Portarlo ora in Italia, primo Paese dell’Unione Europea a ospitarlo, è un passo naturale per condividere questo modello in un contesto imprenditoriale altrettanto vitale”, ha dichiarato Rupool Mazumder, senior program manager di Amazon innovation accelerator.
L’evento ha riunito imprenditrici e imprenditori, rappresentanti istituzionali e membri del team Amazon per una giornata immersiva di confronto nel centro logistico di Passo Corese. Il focus è stato su temi chiave per la competitività delle imprese locali: digitalizzazione, leadership, trasformazione dei processi e sostenibilità. Attraverso il metodo 'Working backwards', sviluppato da Amazon per innovare a partire dalle esigenze del cliente, i partecipanti hanno lavorato alla costruzione di una strategia personalizzata per la crescita della propria attività. Un approccio che unisce semplificazione, sperimentazione e visione di lungo periodo, adattabile anche alle realtà imprenditoriali più piccole. I partecipanti hanno inoltre avuto la possibilità di visitare lo stabilimento di Amazon e vedere da vicino il modo in cui l’azienda opera per garantire un servizio efficiente ai clienti e ai suoi partner di vendita.
“Con il programma Amazon innovation accelerator vogliamo mettere a disposizione delle piccole e medie imprese italiane strumenti concreti per innovare, crescere e rafforzare la loro competitività, partendo dalle competenze e dall’esperienza che Amazon ha sviluppato a livello globale”, ha dichiarato Ilaria Zanelotti, director seller services di Amazon Italia. “Siamo orgogliosi di contribuire allo sviluppo economico del nostro Paese, lavorando a stretto contatto con le imprese locali per costruire insieme un futuro più dinamico, sostenibile e aperto all’innovazione”.
“L’innovazione non è più riservata solo alle grandi aziende, ma una necessità per tutte le imprese che vogliono crescere in un mercato sempre più competitivo. Con l’innovation accelerator, mettiamo a disposizione delle pmi italiane non solo le tecnologie cloud di Aws, ma anche gli approcci culturali, metodologie di lavoro e best practice che hanno permesso ad Amazon stessa di innovare costantemente. Il cloud democratizza l’accesso a strumenti avanzati come l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati, permettendo anche alle imprese più piccole di competere su scala globale”, afferma Giulia Gasparini, country leader di Aws Italia. Gli effetti positivi della presenza di Amazon sul territorio sono dimostrati anche da una nuova ricerca realizzata da Ipsos su incarico di Amazon, che fotografa l’impatto economico e sociale del negozio online nel territorio della Sabina e in particolare nella regione di Rieti, a pochi anni dall’apertura del centro logistico di Passo Corese (2017).
Il 78% degli intervistati, infatti, considera la presenza del centro logistico Amazon un elemento di valore per lo sviluppo economico della zona; l’89% riconosce il ruolo chiave di Amazon nella creazione di occupazione e il 67% lo identifica come uno dei principali motori di crescita economica della regione. Il centro logistico viene apprezzato anche per il contributo alla modernizzazione infrastrutturale e all’efficienza del sistema logistico locale. Il 64% degli intervistati ritiene che Amazon possa contribuire concretamente al miglioramento del futuro della regione e il 75% prevede un ulteriore incremento dell’offerta di lavoro.
L'impegno di Amazon nei territori in cui opera e nell'economia del Paese è testimoniato anche dalle cifre degli investimenti dal 2010 ad oggi: oltre 20 miliardi di euro investiti, di cui 4 miliardi solo nel 2023, e 19.000 posti di lavoro a tempo indeterminato creati in Italia. Ad oggi, oltre 21.000 piccole e medie imprese italiane si sono inoltre affidate ad Amazon per vendere online. Per loro, Amazon si impegna ogni giorno a creare nuovi strumenti e servizi per aiutarle a cogliere tutti i vantaggi del canale digitale. Tra questi c'è anche Accelera con Amazon, il programma gratuito di formazione lanciato nel 2020 in collaborazione con partner istituzionali e aziende, pensato per fornire gli strumenti e le competenze necessarie per avviare una nuova attività online, o per potenziarne una già esistente. Insieme alla vetrina made in Italy di Amazon, questi strumenti contribuiscono a supportare le pmi italiane a sviluppare il proprio business anche all’estero. Nel 2024, le imprese italiane che vendono sul negozio online di Amazon hanno realizzato 3,8 miliardi di euro di vendite all’estero.
Leggi tutto: Amazon Innovation accelerator, a Passo Corese una giornata dedicata a crescita pmi
(Adnkronos) - Sono almeno tre le persone rimaste uccise nell'incidente aereo a San Diego, ma il numero potrebbe salire. Tra questi due erano volti nel panorama musicale statunitense: il batterista Daniel Williams, membro fondatore dei Devil Wears Prada, e l'agente Dave Shapiro.
Cofondatore dell'agenzia musicale 'Soud Talent Group', Shapiro era molto noto nel suo settore: tra i clienti della sua agenzia figurano gruppi rock come i Sum 41, gli Story of the Year e i Pierce the Veil. Oltre alla sua carriera musicale, Shapiro era un pilota appassionato e un istruttore di volo certificato con 15 anni di esperienza, secondo la sua compagnia aerea, la Velocity Aviation.
"Siamo devastati dalla perdita del nostro co-fondatore, dei nostri colleghi e dei nostri amici", ha dichiarato alla Bbc un portavoce di Sound Talent Group. "I nostri cuori sono con le loro famiglie e con tutti coloro che sono stati colpiti dalla tragedia. Grazie infinite per aver rispettato la loro privacy in questo momento".
"Non ci sono parole, ti dobbiamo tutto e ti ameremo per sempre", hanno scritto i The Devil Wears Prada su Instagram.
Il piccolo aereo privato si è schiantato ieri, giovedì 22 maggio, su un quartiere residenziale militare a San Diego, in California. La tragedia ha provocato un vasto incendio e la morte di più persone a bordo. Non risultano vittime né feriti gravi tra i residenti.