
''L'Italia ha una delle reti di cavi elettrici sottomarini più estese e articolate d'Europa''.
Con queste parole Luigi Ballarano, Chief Information Security Officer di Terna, ha aperto il suo intervento nel panel ''Underwater: minacce cyber, sicurezza e nuove dinamiche geopolitiche'', una delle sessioni centrali della conferenza Space&Underwater - Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity, in corso nei Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri ''Salvo D'Acquisto'' a Roma. Ballarano ha ricordato che Terna gestisce ''circa 1.800 chilometri di cavi elettrici sottomarini'', inclusi collegamenti strategici come il Sacoi, oppure l'interconnessione con il Montenegro e la Grecia, e nuove opere che ridisegneranno l'architettura elettrica del Paese. Tra queste, il Tyrrhenian Link, definito ''una delle opere principali in costruzione, destinata a raggiungere oltre 2.100 metri di profondità di posa''.
In programma anche l'interconnessione con la Tunisia e l'espansione dei collegamenti verso il continente europeo. Il Ciso di Terna ha richiamato l'attenzione sulla componente tecnologica che sostiene queste infrastrutture: ''La loro fisicità è imponente, ma si basano su dispositivi di supervisione, reti di telecomunicazione, IoT e fibra ottica senza i quali non potrebbero funzionare''. Una compromissione dei sistemi di controllo avrebbe conseguenze immediate sul sistema elettrico nazionale **con effetti sul bilanciamento dell’energia**.
Ballarano ha inoltre ribadito che a livello internazionale non sono mancati casi di minacce ibride, capaci di combinare attacchi cyber e attacchi fisici alle infrastrutture sottomarine. Per questo Terna sta portando avanti ''un programma molto esteso di asset discovery, centralizzazione dei controlli e monitoraggio di tutti i campi di sicurezza''. In chiusura, ha sottolineato l'importanza delle sinergie istituzionali: ''La collaborazione pubblico-privato è fondamentale. Solo lavorando con istituzioni ed enti nazionali ed europei possiamo proteggere davvero le infrastrutture critiche''.

Nel panel “Underwater: minacce cyber, sicurezza e nuove dinamiche geopolitiche”, parte della conferenza Space&Underwater – Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity, in corso nei Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” a Roma, Gabriele Maria Cafaro, Evp Underwater di Fincantieri, ha sottolineato la necessità di un approccio sistemico alla sicurezza del mondo subacqueo.
“C’è una forte esigenza da parte di chi detiene e gestisce infrastrutture underwater e abbiamo visto una sensibilità crescente anche dal punto di vista militare”, ha affermato, ricordando il ruolo del Polo Nazionale della Subacquea e delle tecnologie già disponibili, spesso sviluppate anche da piccole e medie imprese. In questo scenario — ha osservato — è fondamentale il ruolo dell’“orchestratore, ovvero l’architetto di un sistema di sistemi”, in grado di integrare mezzi, sensori, capacità industriali e soluzioni software.
Cafaro ha spiegato che la protezione del dominio subacqueo richiede “una soluzione integrata dalla superficie al fondo del mare”, facendo leva su competenze già consolidate. Ha ricordato come le navi di superficie stiano evolvendo in mothership in grado di operare e coordinare flotte di mezzi subacquei, e come l’acquisizione di competenze elettroacustiche e di asset come Vas abbia ampliato la capacità industriale del gruppo. “Parliamo di droni di ogni dimensione, mezzi submergibili, sensori e sistemi avanzati che devono essere orchestrati attraverso software e intelligenza artificiale”. Dal punto di vista industriale, ha rimarcato la necessità di sviluppare tecnologie dual use: “Non è altro che uno sviluppo univoco, ma con uno sguardo duplice: da un lato supporta i sistemi di difesa, dall’altro protegge le infrastrutture critiche civili”. Cafaro ha poi sottolineato un secondo livello di orchestrazione, quello delle competenze: “Abbiamo aggiunto al team professionalità con esperienza profonda nell’underwater, dalla difesa ai settori civili, e questa integrazione deve essere sviluppata in modo armonico e omogeneo”. In chiusura, ha richiamato il ruolo di Fincantieri come catalizzatore della filiera: “Ci piace accompagnare le piccole e medie imprese: nei bandi del Polo sono stati messi a disposizione oltre 150 milioni, e molte aziende hanno già mostrato una straordinaria capacità innovativa”. Un compito che, ha concluso, “richiede traino industriale, competenze solide e coraggio imprenditoriale”.

Nel panel “Underwater: minacce cyber, sicurezza e nuove dinamiche geopolitiche”, parte della conferenza Space&Underwater – Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity ospitata nei Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” a Roma, Mauro Capo, Sovereign Cloud Lead Europa di Accenture e responsabile del progetto One Defense per l’Italia, ha evidenziato come l’evoluzione tecnologica stia ridisegnando l’intero quadro della sicurezza marittima e spaziale.
“Costellazioni satellitari, sensori, cavi sottomarini e infrastrutture digitali costituiscono un unico spazio operativo, dove la vulnerabilità di un solo nodo può generare effetti sistemici su sicurezza, economia e capacità militari”, ha affermato. Per questo, ha osservato, la protezione degli asset critici “non è più una necessità tecnica o un’urgenza normativa, ma una priorità strategica”.
Capo ha richiamato due elementi di contesto: la necessità di superare la gestione dei singoli asset in favore di un approccio sistemico multidominio, e la trasformazione degli stessi asset – come i cavi sottomarini – che “si stanno evolvendo incorporando tecnologie di design pensate per garantire una protezione end-to-end”.
In questo scenario, la minaccia non riguarda più solo i fondali: “Attaccare un punto di approdo, una rete energetica o una rete di trasmissione genera lo stesso tipo di vulnerabilità”. Citando il concetto di sistema di sistemi richiamato da Fincantieri, Capo ha aggiunto un ulteriore elemento: “La centralità e la pervasività del dato. Ogni componente genera segnali e informazioni che devono essere raccolti, integrati e interpretati per avere una visione ampia di ciò che accade e reagire”.
Da integratore di sistemi, ha spiegato, Accenture lavora da anni su infrastrutture critiche nazionali – energia, comunicazioni, trasporti – sviluppando soluzioni digitali “resilienti, scalabili e integrabili” che consentono a istituzioni e Forze Armate di mantenere una “superiorità informativa effettiva e continua”. Capo ha quindi ribadito la necessità di autonomia tecnologica: “Italia ed Europa devono presidiare queste filiere con competenze, tecnologie e governance proprie, riducendo dipendenze esterne e costruendo una reale autonomia strategica”.

“La sicurezza dei cavi sottomarini non è un nice to have, ma un vantaggio competitivo: vogliamo essere i migliori in linea con il nostro ruolo di leader”.
A sottolinearlo è stato Davide Taddei, Submarine Telecom Business Director di Prysmian, spiegando che i clienti chiedono “soluzioni che mantengano gli asset strategici — digitali ed energetici — sicuri, operativi ed efficienti, con una visione che vada oltre la semplice produzione e posa del cavo”.
Il suo intervento si è inserito nel panel “Underwater: minacce cyber, sicurezza e nuove dinamiche geopolitiche”, una delle sessioni centrali della conferenza Space&Underwater – Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity, in corso nei Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” a Roma. Taddei ha ricordato che il mercato globale dei cavi sottomarini vale oggi “tra i 15 e i 20 miliardi di euro” e che Prysmian “ne detiene circa il 40%”, posizionandosi come leader mondiale. Un ruolo che implica responsabilità: “La sicurezza non è una scelta, è un obbligo”.
Nel settore dell’energia, ha spiegato, i progetti superstanno miliardi e collegano interi Paesi, diventando fondamentali anche per l’integrazione delle rinnovabili. Sul fronte digitale, invece, le connessioni transoceaniche sono cruciali per data center, comunicazioni e applicazioni Ai: in entrambi i casi, la continuità dell’infrastruttura è vitale. Taddei ha messo l’accento sulla necessità di progettare la sicurezza sin dall’inizio: “Il cavo può essere disegnato in modo più sicuro o meno sicuro: la protezione parte dal design”.
La strategia, ha precisato, combina tre livelli: un approccio predittivo (“usando i dati che il cavo genera”), un approccio preventivo basato su installazione corretta e procedure rigorose, e un approccio reattivo. “Evitare il danno non è possibile al 100%, quindi dobbiamo essere pronti alla riparazione veloce e sicura”.
Su questo fronte, Prysmian ha introdotto una novità per il mercato energia: “Abbiamo una nave in stand-by dedicata alla riparazione dei cavi energetici”, una soluzione che può dimezzare i tempi medi di intervento. “Oggi la riparazione di un cavo di energia richiede circa 107 giorni; pensiamo di poter scendere a una cinquantina”, ha spiegato, sottolineando l’importanza delle partnership — come quella con Atlantic Marine — per garantire continuità operativa. “Stiamo affrontando la sfida attraverso innovazione, know-how unico e alleanze strategiche”, ha concluso.

Zerocalcare ha dato forfait: non sarà a 'Più libri più liberi' dopo la scelta dell'Associazione Italiana Editori (Aie) di confermare la presenza tra gli stand della casa editrice 'Passaggio al Bosco'. Ieri, il fumettista aveva firmato, insieme a decine di altri nomi di primissimo piano della cultura italiana (come Alessandro Barbero, Antonio Scurati, Zerocalcare, Carlo Ginzburg, Daria Bignardi e Caparezza) un appello per chiedere all'Aie una riflessione[1] sulla presenza di una "casa editrice il cui catalogo si basa in larga parte sull'esaltazione di esperienze e figure fondanti del pantheon nazifascista e antisemita".
Oggi Zerocalcare annuncia con un video diffuso sui propri canali social che ha deciso di rinunciare alla sua presenza alla fiera della piccola e media editoria che si svolge a Roma. "Purtroppo ognuno c'ha i suoi paletti, questo è il mio. Quando l'ho deciso, quindici anni fa, mi pareva semplicissimo da applicare. Oggi è una specie di campo minato. Penso che questo ci costringa a rifletterne insieme, di più, e in modo più efficace. Gente a cui voglio bene ha fatto scelte diverse, sono sicuro che sapranno far sentire le loro voci e faccio il tifo per loro. Mi spiace davvero per chi veniva apposta, cercheremo di trovare un'altra occasione per chi voleva un disegnetto sul libro nuovo".
@zerocalcarecringe[2] Ciao, purtroppo non sarò alla fiera romana Più libri Più Liberi. Ognuno c'ha i suoi paletti, questo è il mio.
♬ Smooth Strut (Syn) - Ah2[3]
"Io purtroppo so cresciuto co un paletto molto rigido: 'Non si condividono gli spazi con i nazisti'. L'ultima volta che il mondo ha pensato che con i nazisti ci si poteva convivere è finita con un paio di musei della memoria", dice Zerocalcare nel video condiviso sui social.

Ammalianti, ma anche più ammalati. Sono gli occhi delle donne, specchio di emozioni potenti, eppure punto debole per l'universo femminile quando si parla di salute. Dalla maculopatia degenerativa, alla retinopatia diabetica, ai fori maculari, fino alla cataratta, eccetto che per il distacco di retina, le donne hanno un rischio più alto di sviluppare malattie oculari, e in particolare retiniche, e quadri clinici più severi, con un tasso di cecità maggiore del 54%. A confermarlo, per la prima volta, è uno studio osservazionale da poco pubblicato su 'Ophthalmology Science', la rivista dell'American Academy of Ophthalmology, basato sugli esami oculari di oltre 14,5 milioni di pazienti statunitensi visitati nel 2018, di età compresa tra i 50 e i 99 anni, i cui dati sono stati raccolti nel database Iris e confrontati con quelli demografici del censimento Usa 2018, registrando il sesso dei pazienti.
"Confrontando i tassi di prevalenza della perdita visiva tra uomini e donne, lo studio ha evidenziato che, per qualsiasi livello di deficit, da lieve a moderato o grave, fino alla cecità, e per ogni patologia oculare associata, eccetto che per il distacco retinico, le donne presentano una maggiore probabilità di perdita della vista rispetto agli uomini - riferisce Stanislao Rizzo, presidente di Floretina Icoor, direttore del Dipartimento di Oculistica del Policlinico A. Gemelli Irccs e professore ordinario di oculistica all'università Cattolica di Roma - Anche dopo aver corretto i dati tenendo conto dell'età, nelle donne il rischio di forme lievi e moderate di perdita della vista risulta di circa il 30% maggiore degli uomini. Il divario diventa ancora più ampio per la perdita visiva grave, con una frequenza nelle donne più alta del 35%. Ma la differenza più marcata riguarda la cecità, che risulta del 54% più comune tra le donne".
Il sesso femminile influenza non soltanto la prognosi delle principali malattie retiniche, ma soprattutto la loro incidenza. "Lo studio - sottolinea Daniela Bacherini, professore associato alla Clinica oculistica dell'università di Firenze - ha infatti confrontato anche i tassi di prevalenza tra uomini e donne, delle patologie retiniche sottostanti alla perdita visiva. Le analisi hanno riscontrato che le donne, dopo la menopausa, hanno un rischio più alto del 32% di sviluppare degenerazione maculare e fori maculari, dell'8% di retinopatia diabetica, e del 10% di occlusioni vascolari retiniche". Le donne sono invece meno colpite (-30%) dalla perdita visiva legata al distacco di retina, spesso correlata a traumi, osserva Francesco Faraldi, direttore della Divisione di Oculistica dell'azienda ospedaliera Ordine Mauriziano-Umberto I di Torino: "I meccanismi alla base di queste differenze - precisa - si spiegano solo parzialmente con il fatto che le donne vivono più a lungo e fanno più spesso visite oculistiche, con maggiore probabilità di ricevere una diagnosi di perdita della vista rispetto agli uomini, perché anche correggendo questi fattori le differenze permangono".
Le ragioni esatte di queste disparità, continua Faraldi, "non sono del tutto chiare, ma potrebbero essere associate a una combinazione tra variazioni ormonali, che le donne sperimentano nelle varie fasi della vita, a differenze anatomiche e nella risposta immunitaria". Giocano un ruolo importante nella disuguaglianza di genere gli estrogeni che, protettivi contro lo stress ossidativo dell'occhio, abbassandosi in menopausa, espongono le donne a un rischio più elevato di degenerazione maculare e retinopatia diabetica. "Ormoni, gravidanza e contraccettivi influenzano anche le occlusioni venose retiniche, più frequenti nelle donne sotto ai 55 anni, mentre dopo i 55 diventano più comuni negli uomini", commenta Rizzo.
Ma contribuisce a influenzare le differenze di genere anche la diversa struttura anatomica della retina femminile e maschile. Un recente studio ha dimostrato che anche nei giovani adulti sani esistono differenze strutturali nella retina tra uomini e donne. Analizzando le scansioni del fondo oculare di 64 soggetti, con tecniche di machine learning, i ricercatori hanno scoperto che gli uomini hanno una retina interna più spessa, mentre le donne hanno valori più sottili. Invece, poche sono le differenze negli strati esterni. "Gli algoritmi di intelligenza artificiale - riporta Bacherini - sono stati in grado di riconoscere il sesso dei partecipanti basandosi solo sugli spessori retinici, a conferma che la differenza esiste anche in assenza di malattia". Le discrepanze di genere potrebbero essere anche associate alla diversa composizione proteica della retina. Un recente studio, pubblicato dai ricercatori della Cleveland Clinic su 'Biology of Sex Differences', ha scoperto che esistono differenze basate sul sesso nella retina e nell'epitelio pigmentato retinico, lo strato esterno che nutre le cellule visive. "I ricercatori - spiega Faraldi - hanno riscontrato differenze tra i sessi nel proteoma oculare, individuando 21 proteine espresse in modo differente nella retina e 58 nell'epitelio pigmentato retinico tra uomini e donne, con conseguenze su attivazione, riparazione, morte e sopravvivenza cellulare".
"Una recente revisione pubblicata su 'Clinical and Experimental Ophthalmology' ha messo inoltre in evidenza - continua Faraldi - che le donne più giovani con retinopatia diabetica presentano un rischio maggiore di sviluppare precocemente complicanze microvascolari". Le donne presentano una maggiore incidenza anche di malattie autoimmuni. "Ad esempio, le uveiti causate da sarcoidosi, sclerosi multipla, lupus eritematoso colpiscono nettamente di più le donne - segnala lo specialista - perché hanno una risposta immunitaria più reattiva che aumenta il rischio di malattie autoimmuni oculari. Mentre le uveiti infettive e le forme associate sono più comuni negli uomini". E nonostante le differenze di genere in termini di gravità e frequenza delle patologie retiniche siano rilevanti, conclude Rizzo, "gli studi sono ancora agli inizi e manca nella pratica clinica una sensibilità di genere come già avviene in cardiologia, con conseguenze importanti perché ignorare la specificità delle donne potrebbe portare a terapie non adeguate con una minore aderenza terapeutica e maggiori effetti collaterali. Queste evidenze rafforzano dunque l'importanza di sviluppare protocolli clinici e diagnostici che tengano conto delle differenze di genere, contribuendo a una cura più equa, efficace e personalizzata".

Primo paziente con emofilia B trattato in Italia con la terapia genica approvata per questa malattia genetica rara potenzialmente letale, l'Hemgenix* (etranacogene dezaparvovec). A somministrarla l'équipe del Centro emofilia del Policlinico di Milano, punto di riferimento di eccellenza a livello internazionale per la gestione dei disturbi della coagulazione. Questa terapia viene somministrata in una sola infusione, indicata per adulti con patologia moderatamente grave (deficit congenito del Fattore IX della coagulazione) senza storia di inibitori del fattore FIX, che può avere un impatto significativo nella qualità di vita dei pazienti. La terapia genica per l'emofilia B grave e moderatamente grave è stata da poco autorizzata in Italia dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ed è quindi disponibile attraverso il Servizio sanitario nazionale con uno schema di rimborso basato sulle evidenze.
"Questo risultato rappresenta un passo importante nell'evoluzione della gestione dell'emofilia B", afferma Flora Peyvandi, direttrice della Medicina interna - emostasi e trombosi del Policlinico milanese, dove è attivo anche il Centro di riferimento per l'emofilia e la trombosi 'Angelo Bianchi Bonomi'. "Per la prima volta nel nostro centro, identificato come riferimento della regione Lombardia per la Rete malattie emorragiche congenite (Mec) - sottolinea - abbiamo a disposizione una terapia genica somministrata in una unica infusione che può consentire ai pazienti di produrre autonomamente il Fattore IX, riducendo così la necessità di infusioni regolari e l'impatto della malattia sulla loro quotidianità, offrendo nuove prospettive per migliorare la qualità della vita dei pazienti".
Sebbene le terapie attuali siano relativamente efficaci nel maggior numero di pazienti, necessitano di somministrazioni regolari che incidono in modo significativo sulla vita delle persone con emofilia B. Etranacogene dezaparvovec si somministra in un'unica infusione endovenosa e utilizza un vettore adeno-associato per introdurre nelle cellule il gene funzionale che consente al fegato di produrre Fattore IX in modo autonomo e duraturo, contribuendo a prevenire o ridurre in modo significativo gli episodi di sanguinamento.
Associazioni pazienti, 'questa nuova opzione può dare maggiore serenità alle persone e alle loro famiglie'
"Il trattamento del primo paziente in Italia con etranacogene dezaparvovec rappresenta un momento importante per la comunità dell'emofilia. I trattamenti attualmente disponibili, basati su ripetute infusioni endovenose, costituiscono infatti ancora oggi un notevole onere per le persone che vivono con l'emofilia B, in grado di influenzare negativamente il manage familiare, le relazioni personali e le attività quotidiane", spiega Cristina Cassone, presidente della Federazione delle associazioni emofilici - FedEmo. "Grazie alla disponibilità di questa nuova opzione terapeutica - rimarca - una singola infusione può cambiare la prospettiva di chi ad oggi convive con l'emofilia B, riducendo il peso della terapia e assicurando una maggiore serenità alle persone e alle loro famiglie".
"Questo risultato è il frutto del lavoro e della collaborazione tra la comunità medica, le autorità sanitarie, le associazioni pazienti e Csl, con l'obiettivo comune di garantire anche ai pazienti italiani affetti da emofilia B l'accesso ad un trattamento rivoluzionario", dichiarato Marianna Alacqua, Medical Affairs Director Csl Behring Italia. "Questo importante traguardo - conclude - è un'ulteriore conferma dell'impegno di Csl a migliorare la vita delle persone affette da disturbi della coagulazione e da malattie rare attraverso l’innovazione scientifica".

Anche la colazione può dare una mano al cuore, contribuendo a controllare la pressione sanguigna e a ridurre i rischi di infarto. Il primo pasto della giornata può diventare un elemento importante in una strategia a tutela della salute, grazie soprattutto ad un ingrediente: il succo d'arancia. La classica spremuta è finita sotto i riflettori di uno studio pubblicato su Circulation. La ricerca, in generale, evidenzia gli effetti del consumo regolare di succo d'arancia sull'attività di migliaia di geni presenti nelle nostre cellule immunitarie.
Molti di questi geni svolgono un ruolo chiave nel controllo della pressione sanguigna, nella riduzione dei processi di infiammazione e a gestire il modo in cui l'organismo elabora gli zuccheri. Si tratta di fattori che svolgono un ruolo importante nella salute del cuore a lungo termine.
Lo studio
La ricerca ha monitorato un gruppo di persone adulte che hanno bevuto 500 ml di succo d'arancia pastorizzato puro ogni giorno per due mesi. Dopo 60 giorni, le analisi hanno evidenziato che molti geni associati all'infiammazione e all'aumento della pressione sanguigna erano diventati meno attivi.
In particolare, la variazione riguardava i geni NAMPT, IL6, IL1B e NLRP3, che di solito si attivano quando l'organismo è sotto stress. Anche un altro gene, noto come SGK1, che influenza la capacità dei reni di trattenere il sodio, è diventato meno attivo.
Finora, molti studi si sono concentrati sul rapporto tra il succo d'arancia e i livelli di glicemia. La nuova ricerca associa l'assunzione della bevanda alle modifiche nei meccanismi dell'organismo che riducono l'infiammazione e aiutano a rilassare i vasi sanguigni.
I composti naturali presenti nelle arance e in particolare l'esperidina, un flavonoide agrumato noto per i suoi effetti antiossidanti e antinfiammatori, appaiono in grado di condizionare processi associati all'ipertensione, all'equilibrio del colesterolo e al modo in cui l'organismo gestisce gli zuccheri.
Gli effetti variano anche in base al peso dei singoli soggetti. Le persone con un peso maggiore tendevano a mostrare maggiori cambiamenti nei geni coinvolti nel metabolismo dei grassi, mentre le persone più magre hanno presentato effetti più marcati sull'infiammazione.
Gli altri dati, gli effetti
Una revisione sistematica di studi controllati che ha coinvolto 639 partecipanti a 15 studi ha rilevato che il consumo regolare di succo d'arancia ha ridotto la resistenza all'insulina - caratteristica chiave del prediabete - e i livelli di colesterolo nel sangue, un fattore di rischio acclarato quando si parla di malattie cardiache.
In soggetti sovrappeso o obesi è stata evidenziata la riduzione della pressione arteriosa sistolica e aumenti delle lipoproteine ad alta densità (HDL), il colesterolo buono. Le variazioni, si specifica, sono state di entità modesta: ma miglioramenti della pressione arteriosa e del colesterolo, seppur apparentemente impercettibili, possono fare una differenza significativa se mantenuti per molti anni.
Il succo d'arancia, inoltre, influenza i processi legati al consumo di energia, alla comunicazione tra le cellule e all'infiammazione. L'impatto della bevanda può arrivare fino al microbioma intestinale, il cui ruolo nella salute del cuore è sempre più riconosciuto.
Bere succo d'arancia rossa può portare all'aumento del numero di batteri intestinali che producono acidi grassi a catena corta. Questi composti aiutano a mantenere una pressione sanguigna sana e a ridurre l'infiammazione. I soggetti coinvolti nello studio, inoltre, hanno presentato alla fine un migliore controllo della glicemia e livelli più bassi di marcatori infiammatori.

Complessa malattia polmonare su un giovane paziente identificata e trattata grazie ad una collaborazione interdisciplinare all'ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena.
L'importante risultato è stato conseguito grazie al lavoro di squadra tra Chirurgia Pediatrica, diretta dal professor Francesco Molinaro, Radiologia Interventistica, diretta dal dottor Carmelo Ricci e Chirurgia Toracica, diretta dal professor Piero Paladini, con il contributo del professor Luca Luzzi, insieme al personale della piastra operatoria, agli infermieri e a tutto il team dell’Anestesia e rianimazione perioperatoria e generale, diretta dal dottor Pasquale D'Onofrio, e ai reparti di Pediatria, diretta dal professor Salvatore Grosso, Malattie dell’apparato respiratorio, diretta dalla professoressa Elena Bargagli con il supporto del servizio di broncoscopia e il contributo del dottor Fabrizio Mezzasalma, e Malattie infettive e tropicali diretta dal professor Mario Tumbarello.
Un piccolo paziente di origine straniera, da poco in Italia, è stato inizialmente ricoverato in primavera in Pediatria per una polmonite complessa che ha portato ad un primo intervento chirurgico per risolvere un importante versamento pleurico, effettuato in toracoscopia.
Per il sospetto di una malformazione polmonare congenita, come evento scatenante la polmonite, sono stati eseguiti ulteriori esami di approfondimento che hanno evidenziato un sospetto sequestro polmonare intralobare, cioè una malformazione polmonare congenita, rara, che ha come caratteristica il fatto di avere una vascolarizzazione che deriva dalle arterie provenienti direttamente dall’addome.
Ad aggravare la situazione, è stata poi individuata un’infezione da parte di parassita, denominato echinococco, proveniente dal contatto con animali, probabilmente a partenza addominale, risalito poi nel polmone attraverso la vascolarizzazione propria della malformazione. Tale evenienza è stata riscontrata mediante un esame TC torace eseguito dall'équipe della Diagnostica per immagini, diretta dalla professoressa Maria Antonietta Mazzei, nella persona della dottoressa Antonella La Piana, che mostrava, in maniera precisa e definita, le caratteristiche di questa rara condizione.
«In seguito a discussione multidisciplinare del caso - spiega il professor Molinaro - è stato effettuato un intervento chirurgico combinato, lavorando in due sale operatorie con due interventi conseguenti: sono state chiuse le arterie addominali (embolizzazione arteriosa pre-operatoria) e, successivamente, è stata asportata la parte infetta del polmone contenente la malformazione ed il microrganismo in questione. L’intervento combinato è stato eseguito, con paziente in anestesia generale e successiva ventilazione selettiva, grazie al prezioso lavoro del dottor Salvatore Quarta e dell’intera équipe di anestesia pediatrica. Dopo un breve periodo di osservazione e il risveglio in terapia intensiva Perioperatoria e Generale, il paziente è stato trasferito in reparto di degenza ordinaria dopo due giorni, seguito scrupolosamente dagli specialisti coinvolti nel caso. È stato poi sottoposto a terapia mirata per infezione parassitaria, in modo da evitare ulteriori ricadute. Il decorso - conclude Molinaro - è stato regolare, con un buon controllo del dolore e una buona ripresa delle condizioni cliniche generali. Il piccolo paziente è stato dimesso a fine ottobre e continua ad essere seguito ambulatorialmente dalla Chirurgia Pediatrica con controlli specifici e risulta in buona salute».

"Ho sperimentato in prima persona l’inganno dell’ideologia di genere: a 16 anni ero fragile e soffrivo, ma invece che ricevere un aiuto professionale, mi è stato detto che vivevo nel corpo sbagliato e che solo la chirurgia degli ormoni avrebbe potuto salvarmi: all’Ue chiedo di fermare la medicalizzazione affrettata dei minori, i bloccanti della pubertà e gli ormoni cross-sex, basta esperimenti sui bambini". Lo ha dichiarato a margine di un evento di Pro Vita al Parlamento europeo Daniel Black, giovane ceco indotto a sedici anni alla pratica di conversione di genere.
"La mia prima visita con una sessuologa è durata circa trenta minuti: nessuno ha cercato le vere cause del mio dolore, e dopo ho subito interventi irreversibili, tra cui la castrazione chirurgica a 18 anni". Secondo uno studio americano di un’organizzazione transgender citato da Pro Vita, su 64mila persone, il 9% si dichiara detransitioner, cioè intenzionato a ritornare all’orientamento di genere biologico.
"Ho vissuto come una donna per anni, ma non era un'identità, era un ruolo - prosegue Black - nel dicembre 2022, ho capito che non potevo andare avanti così: non è stato un giorno, ma una consapevolezza che si è accumulata nel tempo e mi sono resa conto che stavo vivendo la vita di qualcuno che non ero e che vivere in questo modo mi avrebbe distrutta".

Grande soddisfazione per la vittoria del progetto Yep Med - Young Employment in Ports of the Mediterranean, premiato a Tunisi con il WestMed Best Project 2025 Award nella categoria Blue Skills & Ocean Literacy e ritirato dalle rappresentanti dell’Escola, Marta Miquel e Alessia Mastromattei. Un riconoscimento internazionale che celebra un percorso innovativo di formazione e cooperazione portuale al quale la nostra Adsp è orgogliosa di aver contribuito in qualità di partner.
Il progetto, partito ufficialmente nell’ottobre del 2020 per concludersi nel 2023, è stato cofinanziato dallo strumento delle politiche di vicinato dell'Ue (Eni Cbc Med) e guidato dalla Escola Europea con l’Adsp del Mar Tirreno Centro Settentrionale come unico partner italiano. Yep Med ha rivoluzionato l’avvicinamento dei giovani alle professioni del mare grazie al Port Virtual Lab e a un ecosistema formativo condiviso da otto comunità portuali mediterranee.
A commentare il prestigioso risultato è il presidente dell’Adsp, Raffaele Latrofa: "Il successo di Yep Med dimostra quanto una collaborazione concreta tra porti, istituzioni e territori possa generare opportunità reali per i giovani. Siamo fieri di aver contribuito a un progetto che ha saputo unire competenze, visione e innovazione, offrendo al nostro sistema portuale un ruolo attivo nella crescita delle blue skills mediterranee. Desidero rivolgere un sincero ringraziamento anche ai dipendenti della nostra Adsp che hanno lavorato con professionalità e dedizione al progetto e che sono i veri artefici di questo successo. Il loro impegno quotidiano rappresenta il valore aggiunto più importante della nostra amministrazione. Questo premio è un incoraggiamento a continuare a investire nella formazione e nelle nuove generazioni, pilastri essenziali del futuro dei nostri porti". Un traguardo che rafforza il valore della cooperazione internazionale e conferma l’impegno dell’Adsp nel promuovere competenze, sostenibilità e sviluppo nel Mediterraneo.

La casa sta cambiando significato. Secondo i nuovi insight del Samsung Trend Radar, realizzato in collaborazione con Toluna, società internazionale specializzata in ricerche di mercato e analisi dei consumatori, restare a casa non è più una scelta di ripiego: è un gesto consapevole di benessere, comfort e qualità. Il 71% degli italiani definisce la casa come il luogo preferito per rilassarsi, e il 48% considera starvi una scelta intenzionale che “fa stare bene”.
Le nuove generazioni stanno plasmando una cultura del tempo libero molto diversa dal passato. Per la Gen Z, la casa è un hub di socialità e musica: il 78% ascolta musica abitualmente e il 59% vi dedica tempo di qualità a partner e amici. La tecnologia è un amplificatore: l’83% ritiene che renda il tempo libero passato tra le mura domestiche più coinvolgente. I Millennials, invece, trasformano la casa in un rito di comfort e cinema: l’80% guarda film e serie con regolarità e il 37% dichiara di trascorrere “quasi tutto” il tempo libero a casa, più della Gen Z (21%)
L’intrattenimento domestico diventa un’esperienza evoluta, guidata dalla qualità audio-video e dalle funzioni intelligenti. L’83% degli italiani afferma che vedere e ascoltare bene rende tutto più coinvolgente. L’80% ritiene che la qualità audio-video “cambi completamente” l’esperienza. Il 92%% pensa che la soundbar renda la visione molto più immersiva. Le funzioni Ai come l’adattamento automatico di immagine e suono interessano al 75% degli italiani, mentre traduzione automatica e la calibrazione automatica in base alla luminosità dell’ambiente superano il 70%. Il Tv torna così al centro dell’entertainment: il 64% degli italiani lo considera il dispositivo più associato al “vivere al meglio” il tempo libero in casa, seguito dallo smartphone (56%). Design e integrazione diventano parte dell’esperienza: per il 67% il televisore è ormai un elemento di arredo e atmosfera, e il 76% ritiene fondamentale l’estetica della soundbar perchè armonizzi con il resto della casa.
Il gaming sul grande schermo rappresenta una delle tendenze più emergenti: l’86% ama l’esperienza immersiva offerta da un display di ampie dimensioni e dotato di un suono potente; l’82% la ritiene più coinvolgente rispetto ad altri dispositivi (smartphone, tablet, etc). L’Ia, oltre alla sua utilità nel migliorare gli aspetti più tecnici, ha infatti il potenziale per rivoluzionare la fruizione dei contenuti. Alle funzionalità tradizionali si affiancano, infatti, quelle più avanzate come la traduzione automatica (71%) e i suggerimenti personalizzati (62%).
“I risultati del Trend Radar mostrano un Paese in cui il tempo libero passato a casa diventa sempre più un’esperienza di qualità, personalizzazione e connessione. La tecnologia non è solo un supporto, ma un abilitatore che permette alle persone di creare un ambiente immersivo, accogliente e unico. Samsung continuerà a sviluppare soluzioni che rispondano a queste esigenze emergenti, dalla qualità audio-video ai servizi basati su AI, per accompagnare l’evoluzione culturale dell’intrattenimento tra le mura domestiche”, ha dichiarato Emanuele De Longhi, Head of Corporate Marketing di Samsung Electronics Italia.
A supporto di questa evoluzione dell’intrattenimento, Samsung - viene evidenziato dall'azienda in un comunicato stampa - "mette a disposizione la sua più recente line-up di Tv e sistemi audio, pensata per offrire qualità, immersività e funzioni intelligenti capaci di rispecchiare perfettamente le esigenze emerse dal Trend Radar. I nuovi Neo QLed 8K QN900D e Neo QLED 4K QN90D, insieme alla nuova generazione di OLED S95D con tecnologia Glare-Free, elevano l’esperienza visiva grazie al processore NQ8 AI Gen3, al Motion Enhancer e all’ottimizzazione automatica dell’immagine in base al contenuto. Abbinati alle soundbar di ultima generazione, come le Q-Series Q990D, Q930D e la nuova S800D Ultra-Slim, pensate per integrare design, potenza e immersione, e alle funzioni Q-Symphony e SpaceFit Sound Pro, permettono agli utenti di vivere film, serie, musica e gaming con un livello di profondità e realismo che risponde pienamente alle priorità di qualità, personalizzazione e coinvolgimento espresse dagli italiani".

Le eccellenze delle Marche tornano in vetrina ad Artigiano in Fiera, in programma dal 6 al 14 dicembre a Fieramilano Rho, tutti i giorni dalle 10.00 alle 22.30 a ingresso con pass gratuito. Lo si legge in una nota. Ancora una volta il più importante evento al mondo dedicato agli artigiani e alle micro e piccole imprese diventa il palcoscenico privilegiato per aziende e prodotti marchigiani. Con il sostegno dell’assessorato allo Sviluppo Economico della Regione Marche, a partecipare saranno ben 41 imprese del territorio - 29 rientrano nella collettiva organizzata da Regione Marche - di cui 10 sono nuovi espositori. A livello provinciale 16 arrivano da Fermo, 10 da Macerata, 7 da Ancona, 4 da Ascoli Piceno e 4 da Pesaro Urbino.
Da sempre sinonimo di qualità grazie al suo "saper fare" artigiano, la regione mette in mostra al padiglione 3 le sue migliori produzioni. Oltre alle eccellenze dei distretti manifatturieri famosi in tutto il mondo, tra cui spiccano quelli della calzatura (anche in versione vegana, anallergica e senza nichel), della pelletteria e del cappello, ci saranno gli immancabili tesori enogastronomici, scrigno di sapori autentici, come il tartufo, il vino e l’olio biologici, la pasta artigianale, il ciauscolo, le deliziose olive all’ascolana, i formaggi, le birre artigianali e il cioccolato. E ancora: creazioni orafe, profumi ed essenze, oggetti personalizzabili in legno e plexiglass, maglieria con filati naturali e proposte di upcycling, in un’offerta unica in cui l’antica arte artigiana incontra l’innovazione, l’estro delle nuove generazioni e la sostenibilità.
Un ricco palinsesto di eventi musicali, proiezioni video, lavorazioni dal vivo, racconti degli artigiani e degustazioni di prodotti tipici animerà tutti i giorni le diverse piazze all’interno dell’area espositiva della Regione Marche. La partecipazione della Regione Marche ad Artigiano in Fiera è stata presentata oggi nel corso della conferenza stampa organizzata dall’assessorato allo Sviluppo Economico presso la sede regionale di Ancona.
In occasione dell’evento è intervenuto l'assessore allo Sviluppo Economico della Regione Marche Giacomo Bugaro, che ha commentato: "Artigiano in Fiera è una vetrina straordinaria, capace ogni anno di richiamare oltre 1 milione di visitatori, oltre 2.800 artigiani provenienti da 90 Paesi e una comunità online che supera il 1.500.000 milioni di utenti unici. In questo contesto di grande prestigio, le Marche tornano protagoniste con 41 imprese selezionate, che rappresentano al meglio il nostro saper fare, la creatività e l’eccellenza produttiva del territorio. Per le aziende marchigiane questa manifestazione è un’opportunità concreta per farsi conoscere, incontrare nuovi mercati e rafforzare la propria competitività anche a livello internazionale. Stiamo portando avanti azioni concrete per sostenere il tessuto produttivo: dalla promozione del brand Marche alle iniziative per l’internazionalizzazione, fino ai programmi che incoraggiano l’innovazione nelle micro e piccole imprese artigiane. Sono interventi che puntano a dare concrete opportunità di crescita, aprendo nuovi mercati e rafforzando la competitività delle nostre aziende. Nel padiglione Marche proporremo non solo prodotti, ma esperienze: laboratori dal vivo, dimostrazioni delle lavorazioni tipiche, degustazioni che racconteranno la cultura e le emozioni della nostra regione".
In collegamento da Milano, è intervenuto Gabriele Alberti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Ge.Fi. Spa, che ha aggiunto: "Artigiano in Fiera è la celebrazione della straordinaria inventiva umana, radicata nelle tradizioni e nei territori e guidata dal rispetto per le persone e per l’ambiente. Con la presenza di circa 2.800 espositori provenienti da circa 90 paesi, la manifestazione si conferma come il grande teatro dell’economia fondata sulla persona. Oggi scegliere la via artigiana significa intraprendere un percorso di lavoro più consapevole, capace di generare valore autentico e vitale: un patrimonio per tutta l'umanità".
L’ingresso ad Artigiano in Fiera è gratuito: i nuovi visitatori possono ottenere il proprio pass sul sito artigianoinfiera.it in pochi e semplici click: basta inserire la propria email nella sezione 'Ottieni il tuo pass gratuito' per ricevere il QR code da salvare sul cellulare e mostrare all'ingresso. Chi è già iscritto alla community, ha visitato le scorse edizioni o è cliente della piattaforma digitale, invece, ha già ricevuto il biglietto d’accesso direttamente via e-mail. I principali mezzi di trasporto per raggiungere la manifestazione restano la linea M1 della metropolitana (fermata Rho Fiera), le linee regionali e del passante ferroviario Trenord e l'Alta Velocità con Italo. La disponibilità totale di parcheggi sarà di oltre 10.000 posti auto. Artigiano in Fiera vanta tra le media partnership quella di RAI Italia e TGR, che hanno espresso il proprio sostegno riconoscendo il valore sociale e culturale dell’evento.
“Gli attacchi informatici non sono più isolati, ma si integrano con disinformazione, pressioni economiche e sabotaggi fisici, creando scenari di conflitto ibrido sempre più complessi”. Così il direttore generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, Bruno Frattasi, nel suo intervento alla conferenza Space&Underwater – Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity che si svolge presso la Caserma dei Carabinieri 'Salvo D’Acquisto', a Roma, ricordando come la natura multidimensionale delle minacce “amplifichi i rischi a cascata e le crisi di tipo sistemico”. Frattasi ha richiamato il ruolo che l’Acn svolge nella protezione del perimetro nazionale: “La nostra missione è garantire la resilienza sistemica del Paese, tutelando le infrastrutture civili che rientrano nel perimetro di sicurezza cibernetica”.
Frattasi ha sottolineato inoltre che l’evoluzione tecnologica accelera anche il profilo offensivo: “L’intelligenza artificiale aumenta la rapidità, la sofisticazione e l’efficacia degli attacchi, rendendo la difesa sempre più complessa”. Da qui l’esigenza di un salto di qualità: cooperazione civile-militare, strumenti di IA difensiva e capacità avanzate di rilevamento, insieme a un rafforzamento delle attività congiunte con la Difesa: “L’integrazione tra componenti civili e militari non è più rinviabile”, ha ribadito, citando la creazione della struttura Difesa-Cyber presso l’Acn. Frattasi, nel suo intervento, ha poi ampliato lo sguardo al dominio spaziale, sempre più esposto a rischi che coinvolgono comunicazioni, servizi essenziali e operazioni multidominio: “Le infrastrutture satellitari devono essere protette da ogni minima compromissione, perché da esse dipendono geolocalizzazione, osservazione della Terra e sicurezza delle applicazioni terrestri”.
In chiusura, il direttore generale di Acn ha definito la dimensione subacquea una delle aree più critiche per la sicurezza globale, ricordando che i cavi sottomarini trasportano oltre il 99% del traffico Internet intercontinentale: “La loro protezione richiede monitoraggio continuo, tecnologie avanzate e cooperazione internazionale”. E ha richiamato il nuovo piano d’azione UE sui cavi, che prevede hub regionali integrati fisici e cyber: “Maggiore cooperazione significa maggiore sicurezza e prosperità”, ha affermato, indicando l’opportunità per l’Italia di svolgere un ruolo centrale nel Mediterraneo.

“Investire in capacità spaziali e digitali non basta: dobbiamo sviluppare sovranità cognitiva, la capacità di interpretare, filtrare e trasformare i dati in scelte consapevoli, andando al di là di ciò che impongono gli algoritmi di IA. Solo così l’Europa potrà restare protagonista, evitando di essere subordinata a chi scrive il codice che modella le nostre menti”. Lo ha detto Giuseppe Mocerino, presidente di Netgroup, intervenendo a Space & Underwater, l’evento su cybersicurezza e space economy in corso a Roma.
“Satelliti e cavi non sono più solo tecnologie: sono gli occhi e i nervi dell’Europa. Attraverso di essi - ha aggiunto Mocerino - scorrono dati che definiscono la nostra capacità di comprendere il mondo e di agire in esso. Lo spazio, un tempo simbolo di esplorazione e immaginazione, è oggi un’infrastruttura critica di sorveglianza e competizione strategica”.
“Ma il vero terreno su cui si gioca il potere non è fisico: è il dominio cognitivo, il sesto dominio. È lì che si forma il consenso, si orientano le percezioni, si decide chi guida e chi segue. Chi controlla il dato non controlla solo l’informazione, ma il modo in cui le società pensano, reagiscono, votano”, ha concluso il presidente di Netgroup.
Venerdì 5 dicembre, il 21 presentazione dal vivo a Siddi...
Panettone e idee regalo in vendita per sostenere Ong... 
"C'è un'ideologia dogmatica che non si propone solamente di cambiare la percezione che ciascuno ha del proprio genere, o della biologia, ma che si prefigge lo scopo molto più grande di distruggere la società occidentale per come l'abbiamo conosciuta". Così l’eurodeputato della Lega, Roberto Vannacci, che ha organizzato al Parlamento europeo, insieme a Pro Vita e Famiglia, un incontro sui giovani indotti a praticare la transizione di genere.
Secondo uno studio americano di un’organizzazione transgender citato da Pro Vita, su 64mila persone, il 9% si dichiara detransitioner. Nel Regno Unito, sostiene ancora Pro Vita, la Cass Review ha demolito il cosiddetto 'approccio affermativo', secondo cui ogni minimo disagio del minore deve trasformarsi subito in un percorso medico di cambio di sesso. "Sono sconvolto da fondi assegnati a chi sta sviluppando questa ideologia, sono preoccupato soprattutto perché le conseguenze le stiamo vivendo proprio sulla pelle della nostra società", ha concluso il leghista.

"Mentre numerosi paesi come la Gran Bretagna la Svezia la Nuova Zelanda e altri stanno facendo marcia indietro sui blocchi puberali, la chirurgia sugli ormoni sui minori la Commissione europea con la sua strategia Lgbt sta andando in senso opposto e tende a bannare le terapie di conversione". Lo ha denunciato il presidente di Pro Vita e Famiglia, Antonio Brandi, a margine di un evento organizzato al Parlamento europeo insieme all’eurodeputato leghista, Roberto Vannacci, sulla manipolazione dei minori per indurli alla transizione di genere.
Secondo uno studio americano di un’organizzazione transgender citato dall'associazione, su 64mila persone, il 9% si dichiara detransitioner. Nel Regno Unito, sostiene ancora Pro Vita, la Cass Review ha demolito il cosiddetto "approccio affermativo", secondo cui ogni minimo disagio del minore deve trasformarsi subito in un percorso medico di cambio di sesso.
"Le transizioni di genere tra i minori sono una vera emergenza: sempre più ragazzi chiedono di tornare al loro sesso biologico dopo aver subito la transizione”, afferma Brandi riferendosi ai detransitioners: "Questi ragazzi si chiamano i detransitioners ed è a loro che diamo voce oggi al Parlamento europeo". La testimonianza di Daniel Black, "che è stato evirato a 18 anni dopo un percorso di transizione iniziato a 16, rappresenta la voce di migliaia di giovani che sono stati ingannati da questa cronologia gender", ha affermato ancora Brandi. Nel suo discorso, il giovane ha raccontato di essere stato ingannato a 16 anni da chi proponeva la transizione come soluzione alle insicurezze, alla disforia, alla depressione e al dolore esistenziale che provava.
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