
E' morto il paziente balzato alle cronache come il primo caso umano di un ceppo di influenza aviaria, l'H5N5, identificato che finora solo negli animali. L'anziano di Washington, con patologie pregresse, secondo quando riferisce il Dipartimento della Salute dello Stato Usa, è deceduto a causa delle complicazioni derivanti dall'infezione. L'uomo era ricoverato in ospedale e sottoposto a trattamento, ma non ce l'ha fatta.
Si tratta, riporta la 'Cnn' online, del primo caso di influenza aviaria in un essere umano segnalato negli Stati Uniti[1] negli ultimi 9 mesi e del secondo decesso umano per aviaria negli Stati Uniti (il primo di H5N5), ma i Cdc, Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, puntualizzano che il rischio per la popolazione generale derivante dal virus rimane basso.
Le autorità continuano a monitorare le altre persone che sono state a stretto contatto con il paziente, ma nessun altro è risultato positivo all'influenza aviaria e non sono state trovate prove di trasmissione da uomo a uomo. "La persona aveva un allevamento di volatili domestici misti nel suo cortile", ha dichiarato il Dipartimento della Salute dello Stato di Washington in una nota. "Il campionamento del Dipartimento ha identificato il virus dell'influenza aviaria nell'ambiente dell'allevamento, rendendo l'esposizione al pollame domestico, al suo ambiente o agli uccelli selvatici la fonte più probabile" del contagio "per questo paziente".
L'influenza aviaria infetta gli uccelli selvatici in tutto il mondo da decenni, ma l'ultima epidemia (da H5N1) negli Stati Uniti è iniziata nel gennaio 2022 e ha registrato una diffusione maggiore tra i mammiferi rispetto agli anni passati. Secondo il Cdc, negli Stati Uniti sono stati segnalati 71 casi umani di influenza aviaria nell'ambito dell'epidemia (in particolare nel 2024).
Un'altra persona anziana con patologie pregresse è morta a gennaio di quest'anno a seguito di un'infezione da H5N1. Sebbene alcuni casi siano stati gravi, la maggior parte delle persone infette ha manifestato sintomi lievi, ricorda l'agenzia Usa, con sintomi come occhi arrossati e febbre. La maggior parte dei pazienti lavora a stretto contatto con gli animali. Ci sono stati 41 casi tra persone che lavorano con il bestiame e 24 tra gli addetti di allevamenti avicoli. Altri due casi sono stati esposti ad altri animali non elencati dal Cdc e, in tre casi, l'esposizione era sconosciuta.
"L'influenza aviaria può rappresentare un futuro problema pandemico e non dovrebbe essere più sottovalutata dalle autorità sanitarie", il monito di Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova, lanciato in un post su X dopo la notizia che accende un'altra spia rossa su questi virus dopo l'ondata crescente di casi da virus H5N1 dell'influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) registrati sempre più spesso dal 2024 nei mammiferi, in particolare nelle mucche da latte statunitensi, e nell'uomo.

La scossa di terremoto delle 18:55 con epicentro nei Campi Flegrei è stata avvertita anche allo stadio Diego Armando Maradona di Napoli, dove tra poco inizia la gara con l'Atalanta. Nessun problema particolare, l'accesso dei tifosi prosegue regolarmente, anche se sono tante le segnalazioni arrivate da chi era già presente nella struttura.
"La Regione si opporrà. Serve la mobilitazione di tutti"... 
Boris Becker a Verissimo ospite oggi, sabato 22 novembre, ha parlato della sua rinascita dopo il carcere. "Diventare famoso così giovane non è stato facile", ha raccontato la leggenda del tennis mondiale nel salotto di Silvia Toffanin facendo riferimento al trionfo a Wimbledon nel 1985, ad appena 17 anni.
L'ex campione tedesco ha vissuto anni travagliati dopo la carriera tennistica. In particolare, è finito in carcere dopo una condanna per bancarotta: "Non mi sarei aspettato mai una cosa del genere, soprattutto di finire in galera. La mia vita è stata sempre un sali e scendi, perché spingo sempre oltre i limiti", ha detto.
"È stato difficile l'impatto con il mondo del carcere. Sei senza controllo, non ero più Boris Becker ero semplicemente un numero di serie in quel carcere. Per fortuna alcuni non sapevano chi fossi. La prima notte è stata terribile, c'erano urla infinite. Alla fine ci si abitua", ha ricordato l'ex tennista che è rimasto in carcere per 200 giorni.
"Ci sono stati due episodi difficili. Sono stato aiutato da una guardia prima che mi accadesse qualcosa di veramente brutto. Poi, un'altra volta sono stato minacciato, ho vissuto momenti terribili", ha aggiunto Becker.
"Chi è il tuo erede nel mondo del tennis?", ha chiesto Silvia Toffanin a Becker. "Ce ne sono di somiglianze tra me e Jannik Sinner. Abbiamo entrambi i capelli rossi e la pelle molto bianca. E ora ho visto che anche a lui piacciono le donne bellissime, quindi un'altra cosa che ci accomuna". Il riferimento di Becker è per Laila Hasanovic, la nuova fidanzata del tennista azzurro.
Poi ha aggiunto: "Per diversi anni sono stato allenatore di Djokovic. Continuo ad avere rapporti con tennisti di alto profilo. Continuo a lavorare come commentatore. Ringrazio la comunità del tennis che mi ha permesso di restare nell'ambiente dopo il carcere".
Estensione del servizio dedicato alle persone con disabilità... Tumori, De Laurentiis: "Non c'è un solo cancro ma molte malattie, carta identità va definita subito"

"È fondamentale identificare la carta d'identità del tumore fin dalla diagnosi iniziale". Lo afferma Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Oncologia senologica e toraco-polmonare dell'Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli, ricordando che "i tumori della mammella non sono tutti uguali: esistono sottotipi intrinseci con comportamenti diversi e che richiedono strategie terapeutiche completamente differenti". Per massimizzare le probabilità di guarigione, spiega, "bisogna sapere subito di quale sottotipo si tratta: triplo negativo, Her2-amplificato, tumori luminali o ormonosensibili. Per ciascuno esistono farmaci specifici e percorsi personalizzati che vanno impostati fin dall'inizio".
La ricerca ha compiuto "passi avanti enormi proprio grazie alla comprensione delle differenze biologiche tra i tumori", sottolinea De Laurentiis in occasione della presentazione a Milano del docufilm 'Il bagaglio', promosso da Msd Italia in collaborazione con Andos, Europa Donna Italia, Fondazione IncontraDonna, Komen Italia e Salute Donna. Oggi, aggiunge, "abbiamo terapie mirate per ciascun sottotipo. Nei tumori triplo negativi, se guardiamo indietro a 5-6 anni fa, avevamo solo a disposizione la 'vecchia' chemioterapia, mentre oggi l'armamentario terapeutico è stato rivoluzionato dall’immunoterapia e dagli anticorpi farmaco coniugati. Quando si fa diagnosi quasi sempre è preferibile fare una terapia pre-operatoria piuttosto che ricorrere all'intervento chirurgico per rimuovere il nodulo. È solo questa strategia che garantisce le massime probabilità di guarigione".
Sul futuro, De Laurentiis parla di uno scenario in rapidissima evoluzione: "Ci sono moltissimi farmaci all'orizzonte. Siamo solo all'inizio della rivoluzione dell'immunoterapia e degli anticorpi coniugati, affiancata da tecnologie come la biopsia liquida che consentiranno una personalizzazione ancora maggiore. È difficile immaginare come tratteremo questi tumori tra 3 o 5 anni, ma sicuramente lo faremo molto meglio e molto più rapidamente".
"Dobbiamo migliorare, molto contento per gli attaccanti"...
Su fondo Usa, 'quasi un anno che ne parlavamo.Non sarò più solo'... 
Fiorentina-Juve di oggi, sabato 22 novembre, si accende fin dai primi minuti. In uno stadio Franchi incandescente (anche per via della classifica dei viola, ultimi con 5 punti), un episodio accaduto intorno al quarto d'ora ha fatto scatenare i tifosi di casa. Il protagonista è il grande ex di serata Dusan Vlahovic, che ha dribblato Pablo Marì con un gran numero ed è stato poi trattenuto in area, cadendo a terra.
L'arbitro Doveri ha fischiato inizialmente il rigore, ma poi è andato a rivedere l'azione al Var decidendo di revocarlo. Una decisione che ha generato un evidente disappunto dell'attaccante serbo. Qui i tifosi della Fiorentina hanno iniziato a fischiarlo, facendo partire anche cori di discriminazione nei suoi confronti ("Sei uno zingaro"). Dopo qualche minuto di stop, con messaggio anti-razzismo fatto diffondere dagli altoparlanti, la partita è ripresa.
Fiorentina-Juve, cori discriminatori contro Vlahovic e partita a rischio sospensione. Cos'è successo

Fiorentina-Juve di oggi, sabato 22 novembre, si accende fin dai primi minuti. In uno stadio Franchi incandescente (anche per via della classifica dei viola, ultimi con 5 punti), un episodio accaduto intorno al quarto d'ora ha fatto scatenare i tifosi di casa. Il protagonista è il grande ex di serata Dusan Vlahovic, che ha dribblato Pablo Marì con un gran numero ed è stato poi trattenuto in area, cadendo a terra.
L'arbitro Doveri ha fischiato inizialmente il rigore, ma poi è andato a rivedere l'azione al Var decidendo di revocarlo. Una decisione che ha generato un evidente disappunto dell'attaccante serbo. Qui i tifosi della Fiorentina hanno iniziato a fischiarlo, facendo partire anche cori di discriminazione nei suoi confronti ("Sei uno zingaro"). Dopo qualche minuto di stop, con messaggio anti-razzismo fatto diffondere dagli altoparlanti, la partita è ripresa.

Quasi 200 Paesi riuniti alla COP30 di Belém, in Brasile, hanno approvato un nuovo accordo climatico, battezzato Global Mutirão. A guidare la conferenza Onu è stato il diplomatico brasiliano André Corrêa do Lago, che ha sancito l’intesa con un martelletto tra applausi e acclamazioni, ma l’intesa non è stata priva di tensioni.
L’Unione Europea, che aveva spinto per un impegno formale su una road map per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, alla fine ha dovuto fare marcia indietro e accettato che nelle conclusioni non venisse fatto riferimento esplicito all'eliminazione graduale dei combustibili fossili'.
Do Lago si è però impegnato a creare tabelle di marcia volontarie per allontanare i Paesi dai combustibili fossili e fermare la deforestazione, in seguito all'adozione di un accordo sul clima privo di tali misure. "Sappiamo che alcuni di voi avevano ambizioni maggiori per alcune delle questioni sul tavolo", ha detto, riferendosi alla delusione di molti Paesi, con quelli Ue in prima linea.
La Cop30 di Belem passerà alla storia come un "successo in una situazione molto difficile", ha detto all'Afp Li Gao, a capo della delegazione cinese. "Sono soddisfatto del risultato, abbiamo ottenuto questo successo in una situazione molto difficile", ha asserito, sostenendo che il risultato "dimostra che la comunità internazionale vuole mostrare solidarietà e fare sforzi congiunti per affrontare il cambiamento climatico".
"Alla Cop della verità, la scienza ha prevalso. Il multilateralismo ha vinto"le parole del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. "Nell'anno in cui il pianeta ha superato per la prima volta, e forse in modo permanente, il limite di 1,5 gradi sopra i livelli preindustriali, la comunità internazionale ha affrontato una scelta: continuare o arrendersi. Abbiamo scelto la prima opzione", ha detto.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha accolto con favore un accordo per condividere la responsabilità con l'Australia per l'organizzazione della prossima conferenza Onu sul clima, la Cop31, che si terrà ad Antalya, nel sud della Turchia, con Canberra che supervisionerà i negoziati formali in qualità di vicepresidente della Cop secondo un insolito compromesso tra i due Paesi. "Pianifichiamo di ospitare la 31esima Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in Turchia il prossimo novembre", ha detto ai leader riuniti per il vertice G20 a Johannesburg.
Ankara e Canberra hanno finalizzato l'accordo a seguito di una lunga situazione di stallo sull'evento. "Credo che il consenso che abbiamo stabilito insieme all'Australia sia di grande importanza", ha detto Erdogan. Entrambi i Paesi volevano ospitare la Cop31 e nessuno dei due voleva fare marcia indietro: l'Australia godeva di un sostegno maggiore rispetto alla Turchia, ma la situazione di stallo ha impedito la scelta di un ospite per consenso come richiesto dalle regole delle Nazioni Unite. La "pre-Cop", una serie di consultazioni tecniche che di solito avvengono circa un mese prima del vertice principale, si svolgerà in una nazione insulare del Pacifico, gesto simbolico che richiama l'intenzione originale dell'Australia di co-ospitare la Cop31 con i suoi vicini.
Intervento dei vigili del fuoco nelle campagne di Abbasanta...
Tecnico Genoa: 'Sono contento, hanno giocato tutti bene'... 
"Ho accompagnato il mio vecchio cuore alla morte. Dopo il trapianto ho iniziato a vivere". Martina Nasoni ospite oggi, sabato 22 novembre, a Verissimo ha parlato della sua nuova vita dopo il trapianto di cuore. "È successo tutto in tempi molto lunghi... quando è arrivata la chiamata non è stato molto semplice accoglierla. La prima cosa che ho pensato è stata 'no'. Poi ho ripensato a tutti quegli anni passati dietro alla mia patologia al cuore e mi sono detta 'questo è un regalo che Martina si deve fare'", ha esordito così Nasoni nel salotto di Silvia Toffanin.
L'infanzia difficile
La sua infanzia è stata particolare, segnata dalla battaglia contro una cardiomiopatia: "Non potevo correre, non potevo fare quello che facevano gli altri. Non è facile quando sei piccolo spiegare agli altri quello che stavo vivendo. Avevo 3 anni quando ho iniziato a prendere le medicine, per me inizialmente era normale poi mi ho cominciato a farmi delle domande".
Martina ha ricevuto il primo pacemaker a 12 anni: "Ero una bambina, sapevo cosa fosse perché lo portava già la mia mamma. La mia adolescenza in quel momento è venuta a mancare". Martina ha raccontato di essere stata bullizzata nel corso della sua adolescenza: "La scuola non può essere un campo minato, deve essere un porto sicuro".
Il trapianto di cuore
"I medici hanno voluto darmi una vita migliore a 27 anni". Il 19 agosto Martina ha salutato il suo vecchio cuore: "È stato un momento intenso. L'ho salutato come fosse mio figlio. Ho iniziato a chiedergli scusa perché avrei voluto portarlo con me anche nelle altre avventure di vita, ma non era possibile. L'ho accompagnato verso la morte piano piano, cercando di calmarlo. Gli ho detto 'sei stato grande, hai retto più del dovuto però è arrivato il momento di riposare'", ha detto Martina Nasoni in lacrime.
"Questo nuovo cuore è bravo e forte", ha aggiunto col sorriso stavolta. "È stato come accogliere una nuova vita dentro di me, grazie a un'altra persona io sono qui e sto raccontando questa storia, mi ha permesso di iniziare a vivere". Martina ha dato un nome al suo nuovo cuore: "Quando l’ho visto la prima volta, non so perché ho detto: "Lui è Liam". Gli ho dato un nome. Non so nulla della persona che me l’ha donato, ma l’ho sentito mio da subito e ho cercato di fargli strada dentro di me."
Liguri riagguantano il 3-3 grazie a un errore di Caprile... Scontri a Bologna, Lepore: "Centomila euro di danni. Fattura al ministro? Giusto che qualcuno paghi"

Centomila euro di danni. E' il bilancio della guerriglia urbana che si è scatenata ieri sera 21 novembre a Bologna dove si è svolta la manifestazione di protesta contro la partita Virtus Bologna-Maccabi Tel Aviv. A fornire il dato è stato il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, in occasione di un punto stampa su quanto accaduto. E a una domanda su un eventuale invio della fattura dei conti per i danni al ministro dell'Interno, il sindaco ha risposto: "Sì, perché il ministro credo debba sapere che ci sono molti danni ed è giusto che qualcuno paghi".
"Voglio partire, innanzitutto, chiedendo scusa ai cittadini di Bologna da parte delle istituzioni, visto che nessuno lo sta facendo, nemmeno il ministro degli Interni, lo voglio fare io. Penso che, di fronte alle scene di guerriglia che si sono verificate ieri a Bologna[1], le istituzioni debbano innanzitutto assumersi la responsabilità di quello che è successo. Piena solidarietà, quindi, ai cittadini bolognesi, che ieri non sono potuti rientrare a casa, perché c'è stato un vero e proprio coprifuoco, per i danni che hanno subito", ha detto Lepore.
La città di Bologna, solo per parte pubblica, in questo momento, ha rilevato, "ha conteggiato circa 100mila euro di danni, in più ci sono i danni alle auto private, che raccoglieremo nelle prossime ore. Voglio esprimere la mia solidarietà alle forze dell'ordine, che sono state mandate a Bologna in un contesto non facile. Li ringrazio per il loro lavoro ed esprimo vicinanza anche agli agenti che sono stati feriti. Le scene di ieri sono state mosse da un gruppo di alcune migliaia di violenti, che hanno scelto Bologna come loro bersaglio e luogo di scontro. Queste violenze vanno assolutamente condannate. Sono venute da fuori Bologna diverse migliaia di persone che, incappucciate, poi si sono impegnate lungo tutta la serata a scontrarsi con la polizia".
"Ringrazio i cittadini bolognesi e tutte le associazioni di Bologna, del movimento per la pace perché non hanno preso parte alle manifestazioni di ieri, in gran parte. L'80% delle persone, che ieri hanno preso parte agli scontri, venivano da fuori città. Sono scene di guerriglia che si potevano evitare. Noi l'abbiamo detto. C'è stata una gestione dell'ordine pubblico sconsiderata da parte del ministero degli Interni, che ha sovvertito l'orientamento del comitato per l'ordine pubblico della città di Bologna, dove il prefetto e il questore hanno dovuto eseguire quello che il ministro Piantedosi ha scelto. Io avevo chiesto di usare la testa e non i muscoli. Questo, purtroppo, è il risultato. Non deve più accadere che Bologna sia terreno di scontro politico, con una strumentalizzazione indegna di una partita, del lavoro delle forze dell'ordine. Bologna si è trovata in mezzo a uno scontro muscolare, testosteronico fra un gruppo di estremisti e il ministro degli Interni. Non deve più accadere. Lo chiedo a nome della città", ha detto Lepore.
Secondo quanto comunicato dalla Questura di Bologna, erano circa 5mila i manifestanti radunatisi ieri per la manifestazione di protesta alla partita Virtus Bologna-Maccabi Tel Aviv, “tra i quali circa 100 provenienti da altre province”. Tra questi erano presenti “esponenti del centro sociale Askatasuna torinese e dei ‘centri sociali del nord-est’, nonché soggetti provenienti dalle città di Roma e Genova”. Nel comunicato diffuso, vengono indicate le sigle che hanno aderito alla manifestazione (“Potere al Popolo, Sindacato Usb, Cambiare rotta, Osa, Luna, Giovani Palestinesi, Cua, Plat, Labas e Tpo, tutti aventi sede in città, e questi ultimi due in locali concessi in uso dal Comune di Bologna”) e viene riepilogato quanto accaduto.
Tra via Marconi e via delle Lame è avvenuto l’incontro tra il corteo e un cordone delle forze dell’ordine, “posizionato per impedire che potesse raggiungere il PalaDozza, sede dell’incontro di basket”. “Dopo diversi minuti di attesa, il gruppo di manifestanti si è diviso - si legge nel comunicato -: mentre la testa del corteo è ripartita secondo l’itinerario concordato, un secondo spezzone composto da alcune centinaia di persone, tra cui attivisti del Cua e dei Giovani Palestinesi, ha iniziato a lanciare all’indirizzo delle Reparti schierati numerosi lacrimogeni, bottiglie di vetro, petardi, pietre e altro materiale asportato dai cantieri stradali”. In seguito all’esplosione da parte di alcuni manifestanti di “artifizi pirotecnici ad altezza uomo verso gli uomini schierati” è stato azionato l’idrante. Successivamente, spiega la Questura, una parte dei manifestanti, si è diretto verso piazza Malpighi e via del Pratello “rovesciando e incendiando diversi cassonetti dell’immondizia”, per poi disperdersi verso la zona universitaria.
Un gruppo “rimasto in via delle Lame angolo via Riva di Reno ha continuato, per diversi minuti, il lancio verso le forze dell’ordine di lacrimogeni, artifizi pirotecnici e masserizie rinvenute presso i cantieri stradali, rendendo necessario un ulteriore intervento dei Reparti inquadrati, con utilizzo di idrante e lacrimogeni”. Tra i danni elencati nella nota stampa, cassonetti incendiati e danneggiamenti a cantieri stradali e alla vetrina di una banca in via Nazario Sauro. Viene, infine, comunicata l’identificazione di 15 manifestanti, la cui posizione è al vaglio della Digos, aggiungendo che sono in corso ulteriori accertamenti, anche tramite l’analisi di immagini videoregistrate. Sono rimasti feriti 15 poliziotti e un finanziere.

E’ stato firmato il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici: Fiom, Fim e Uilm e Fedemerccanica-Assistal hanno trovato un’intesa dopo il rush finale iniziato il 19 novembre. Tra i punti principali, un aumento salariale medio complessivo di 205,32 euro, una somma che va oltre l’inflazione prevista per gli anni di vigenza.

Bianca Atzei ha annunciato la separazione da Stefano Corti. Ospite oggi, sabato 22 novembre, a Verissimo la cantante ha parlato della fine della sua relazione con il conduttore televisivo e inviato de 'Le Iene': "Sorridiamo sempre, bisticciamo sempre. È stata una storia d'amore bellissima, meravigliosa. Ma le nostre strade non si incontrano più, capita a diverse persone, è importante parlarne e capire che bisogna prendere due direzioni diverse", ha esordito la cantante.
"È solo un amore che cambia - ha aggiunto - si trafsorma, ma rimane il bene". La rottura è legata ad alcune incomprensioni: "Non stiamo più insieme da settembre. Non ci siamo più trovati, abbiamo perso equilibrio e non siamo più andati d'accordo. Abbiamo fatto di tutto, l'impossibile".
Bianca e Stefano sono genitori di un bambino, Noa Alexander, nato nel 2023: "Abbiamo creato la cosa più bella, nostro figlio, che ci terrà uniti e legati per sempre. Mi sento protetta, mi sento sola. Questo è un percorso di vita difficile, ma so che lui c'è e sono tranquilla".
Bianca Atzei e Stefano Corti sono stati minacciati da un numero anonimo. Qualche mese fa, l'inviato de Le Iene aveva raccontato sui social il dramma che stava vivendo insieme alla sua famiglia e aveva mostrato pubblicamente i messaggi anonimi ricevuti. A Verissimo, la cantante ha spiegato: "Sono stati giorni pesanti. Lui ha fatto di tutto per proteggere la nostra famiglia. È iniziato tutto ad agosto, e abbiamo deciso di lasciare Noah con i nonni proprio perché avevamo paura. Ora sono più serena, ma mi giravo continuamente per controllare. Non è stato facile per niente".

Un racconto intenso e autentico che accompagna lo spettatore nel viaggio di una donna che riceve la diagnosi di tumore al seno. Un percorso fatto di fragilità e incertezza, ma anche di forza, consapevolezza e fiducia nella ricerca scientifica. Tutto questo è il docufilm 'Il bagaglio', promosso da Msd Italia in collaborazione con Andos onlus nazionale, Europa Donna Italia, Fondazione IncontraDonna, Komen Italia e Salute Donna Odv. Realizzato dalla casa di produzione Brandon Box - informa una nota - sarà disponibile sul canale YouTube di Msd e sul sito tumore-seno.it.
Il film, attraverso le parole e lo sguardo della protagonista, Martina, esplora le emozioni più profonde che seguono una diagnosi di cancro. Ma, soprattutto lancia un messaggio fondamentale: ogni tumore è diverso, come è diverso il percorso di ogni donna che lo affronta. A sottolinearlo è la voce competente e appassionata delle presidenti delle 5 associazioni di pazienti che hanno collaborato alla sua realizzazione. Sono loro a portare esperienze, dati e prospettive concrete, contribuendo a evidenziare il valore della collaborazione tra pazienti, clinici, istituzioni, industria e a riaffermare l'importanza di percorsi di cura personalizzati per ogni donna dopo la diagnosi, dalla scelta delle terapie al supporto psicosociale.
'Il bagaglio' è più di un docufilm: è un invito alla consapevolezza, alla fiducia nella scienza e alla speranza, si spiega. "Le pazienti - affermano le rappresentanti delle 5 associazioni partner del progetto - chiedono maggiore informazione in ogni fase del loro percorso per poter scegliere di farsi curare in un centro specializzato o per conoscere fin dalla diagnosi le caratteristiche del proprio tumore, così da accedere ai percorsi e alle terapie più adeguati. In questo cammino le associazioni dei pazienti rappresentano un sostegno prezioso: aiutano ad alleggerire il peso del 'bagaglio' che ognuna porta, e a farsi portavoce delle richieste delle pazienti a un livello istituzionale. Ogni donna ha diritto a un tempo, uno spazio dedicato, a un percorso personalizzato e a un supporto sia fisico sia psicologico".
Il tumore al seno resta la neoplasia più frequente tra le donne in Italia con circa 53.600 nuove diagnosi stimate nel 2024. Grazie ai progressi della ricerca, alla diagnosi precoce e a terapie sempre più personalizzate, oggi l'88% delle pazienti è viva a 5 anni dalla diagnosi: attualmente - riferisce la nota - sono 925 mila nel nostro Paese le donne che convivono con una storia di tumore al seno. Uno dei principali traguardi scientifici raggiunti negli ultimi anni è la possibilità di attribuire a ogni tumore al seno una vera e propria carta d'identità, individuando differenti forme di malattia e migliorando la sua presa in carico. "La tipizzazione biologica del tumore, ovvero l'analisi delle sue caratteristiche molecolari, è fondamentale per stabilire la strategia terapeutica più efficace - spiega Michelino De Laurentiis, direttore Sc Oncologia clinica sperimentale di senologia, Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale, Napoli - Oggi una donna non deve solo essere a conoscenza di avere un tumore ma deve sapere, fin dalla diagnosi, di quale sottotipo si tratta. È solo sulla base di queste informazioni che è possibile disegnare il percorso personalizzato per ogni paziente, valutando se procedere subito con la chirurgia o con una terapia sistemica già prima dell'intervento chirurgico".
Per questo è essenziale che le donne si rivolgano alle Breast Unit, è l'invito. "In queste strutture chirurghi senologi, oncologi, radiologi, anatomopatologi, radioterapisti, infermieri e psicologi lavorano insieme fin dalla diagnosi per costruire un percorso terapeutico personalizzato, basato sulle più recenti evidenze scientifiche e sulle esigenze specifiche della paziente - chiarisce Carmen Criscitiello, professore associato Humanitas University e responsabile del gruppo di Oncologia mammaria IrccsHumanitas Research Hospital di Rozzano (Milano) - Questo modello organizzativo, ormai riconosciuto come lo standard di riferimento a livello europeo, sta riscrivendo la storia del tumore al seno, offrendo nuove possibilità di cura e aumentando la speranza anche nei casi più complessi".
La valigia - il bagaglio - che Martina riempie e porta con sé fin dalle prime scene del doculfilm è pieno di paure e speranze, ma anche di fiducia nella ricerca che ha permesso di disegnare per lei, come per le altre donne, un percorso tagliato su misura. "La ricerca sta davvero riscrivendo la storia del tumore al seno - sottolinea Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia medica all'Università di Milano e direttore della divisione di Sviluppo di nuovi farmaci Ieo di Milano - Oggi disponiamo di terapie mirate, immunoterapie, anticorpi coniugati e approcci sempre più personalizzati che ci permettono di offrire speranza anche nei casi più complessi. La comprensione delle caratteristiche biologiche di ogni tumore ci consente di scegliere il trattamento giusto per la paziente giusta, nel momento giusto. Questo è il vero progresso: trasformare la ricerca scientifica in vita e qualità di vita per le donne che affrontano la malattia".
Come nel docufilm, il percorso del paziente non è solo clinico, ma profondamente umano: il compagno di Martina è una presenza importante nel racconto, così come lo sono il medico e le altre pazienti e la sua rete di relazioni. "Le donne affrontano momenti di disorientamento e vulnerabilità, in cui il supporto psicologico e la presenza del caregiver sono fondamentali - osserva Giampaolo Bianchini, responsabile dell'Oncologia mammaria nel dipartimento di Oncologia medica, Irccs Ospedale San Raffaele, Milano - Il caregiver rappresenta un ponte tra i clinici e le associazioni di pazienti, rafforzando l’alleanza terapeutica con il medico e favorendo la partecipazione attiva della donna al proprio percorso di cura".
Il docufilm promuove una maggiore consapevolezza tra pazienti, caregiver e cittadini sull'importanza di percorsi diagnostico-terapeutici personalizzati, differenti in base al tipo di tumore e fa seguito ad un'altra campagna di sensibilizzazione, lanciata nel 2024 da Msd (Non sono tutti uguali. Tumori al seno e percorsi di vita). A fare da trait d'union tra i progetti è la voce dell’artista Lucia Ocone. I momenti chiave del docufilm sono infatti sottolineati da brani del monologo con cui, nel 2024, raccontava il vissuto di una donna che riceve una diagnosi di tumore al seno. "Insieme alla prevenzione e alla ricerca, la corretta informazione è uno dei pilastri fondamentali del nostro impegno in oncologia - dichiara Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di Msd Italia - Accanto alla nostra missione di portare innovazione dove finora non esistevano soluzioni terapeutiche o opportunità di prevenzione, sentiamo forte la responsabilità di diffondere conoscenza su temi di grande impatto per la salute. Lo facciamo esplorando canali e linguaggi diversi - dalla comunicazione istituzionale ai social media, dai programmi educativi alle partnership con società scientifiche e associazioni pazienti - convinti che solo così si possa raggiungere un pubblico sempre più ampio".
"In questo modo - conclude - promuoviamo consapevolezza, favoriamo diagnosi più tempestive e sosteniamo percorsi di cura più efficaci, mettendo al centro le persone e le loro esigenze. Inoltre, rafforziamo la collaborazione con istituzioni, comunità scientifica e territorio, per trasformare l'informazione di qualità in azioni concrete a beneficio dei pazienti. Crediamo nel potere delle storie: le esperienze che danno voce alle persone rendono l'informazione più vicina e comprensibile. In particolare, il cinema, con il suo linguaggio universale ed emotivo è uno strumento potente per sensibilizzare e promuovere comportamenti di prevenzione e corretta informazione".
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