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TV Ultra Hd per Natale?

12 Dicembre 2018

4kultrahd Sarda News - Notizie in Sardegna

La rincorsa tecnologica nel campo delle Tv sembra non avere mai fine. E' solo da qualche anno che abbiamo desiderato una bella Tv 42 pollici in Full HD che non vediamo l'ora di possederne una nuova Ultra HD. Le frontiere tecnologiche si abbattono e per noi si presenta il tema di capire, prima di acquistare.

Con l'HD Ready la risoluzione era di 720p, con il Full HD è diventata di 1080 ed ora siamo arrivati a 2160p il famoso Ultra HD. Questo significa che i pixel sono passati dai 1920×1080 del Full HD ai 3.840×2.160 dell'Ultra HD nello stesso spazio.

Se ti metti di fronte a due schermi di cui uno è Ultra HD e l'altro è Full HD, l'effetto wow è assicurato. Raddoppiando i pixel saltano fuori una quantità di particolari che avvicinano ancor di più l'occhio umano all'esperienza reale, ma non è semplicemente questo il punto di forza. Il livello di coinvolgimento diventa maggiore per effetto della incredibile gamma di colori che si accosta a questo maggiore numero di dettagli.

Il realismo viene magnificato da una gamma nettamente più ampia e vicina a quella che l'occhio umano può vedere nella realtà. Oltre a ciò bisogna aggiungere che la frequenza di refresh dell’immagine è anch'essa aumentata, scelta resa necessaria altrimenti ci saremmo trovati di fronte a schermi che laggavano, per usare un termine proprio dei videogiochi quando l'immagine risulta distorta per varie cause. La potenza di calcolo è incrementata per star dietro al maggior numero di pixel e alla nuova gamma colori.

Puoi acquistare una TV LED in alta definizione su Yeppon entrando in questa pagina: https://www.yeppon.it/televisori/tv-led/, trovi sempre modelli in offerta a prezzi vantaggiosi.

Ci sono i programmi da vedere in 4k?

Di buoni motivi ce ne sono abbastanza per passare alle Tv Ultra HD, ma occorre anche fare i conti con le programmazioni disponibili altrimenti non ce ne facciamo niente. La Tv a pagamento ha colto la palla al balzo per migliorare i propri sistemi. Da poco Sky ha lanciato il nuovo decoder SkyQ che permette di sfruttare i contenuti in 4k. La crescita sarà costante, probabilmente si partirà in maniera massiccia dallo sport per poi arrivare ai canali 4k persino per vedere un telegiornale, proprio come è accaduto per il full hd.

Ad oggi i programmi on demand rappresentano uno sbocco importante per chi vuole avere un acceso libero alla programmazione. La moda delle serie televisive, l'avvento di Netflix, e chissà cos'altro si affaccerà nel mondo dell'entertainment televisivo, ha radicalmente cambiato il modo di vedere la Tv. Per contro più c'è qualità nell'immagine più potenza di connessione servirà, e su questo fronte, lo diciamo da anni, siamo un po' indietro soprattutto fuori dalle grandi città dove bisogna arrangiarsi. Anche qui, la fibra avanza, speriamo un po' più in fretta.

Ma attenzione, all'orizzonte sta sorgendo un nuovo sole. E' l’8K, e si passerà da una definizione pari a 2.840×2.160 pixel, a ben 7.680×4.320 pixel. Dopo l'annuncio le dovute spiegazioni. E' una possibilità concreta, poiché la tecnologia è la stessa ma più evoluta. Per il mercato consumer però non ci siamo ancora perché costerebbe una fortuna. Come al solito la ricerca continuerà fino a che li vedremo spuntare tra qualche anno. Oggi i possiamo goderci il 4k ancora per molto tempo.

Una domanda sorge spontanea: ma a che distanza devo mettermi per vedere tutti questi dettagli?

Col vecchio tubo catodico si usava una distanza calcolata sulla diagonale dello schermo per un tot. Chi diceva per 3 e chi addirittura per 5. Con le Tv digitali i pixel contengono dettagli maggiori per via soprattutto delle sfumature di colore. Se aumentano i dettagli, per poterne usufruire dovrò avvicinarmi. E' come guardare fuori dalla finestra, ho bisogno di avvicinarmi un po’ per scorgere i fiori mossi dal vento. Di quanto? l'unità di misura è cambiata e dobbiamo rifarci all'altezza della tv. Da 3 volte si passa ad 1,5 volte l'altezza della Tv, e questo per godere dei dettagli. Il coinvolgimento aumenta di molto poiché l'occhio avrà un punto di focus e una visione laterale più importante.

Come fare per comprare una casa di lusso

10 Dicembre 2018

casadilusso Sarda News - Notizie in Sardegna

La situazione del mercato immobiliare del nostro Paese in questo momento fa sì che comprare casa allo stato attuale sia più che conveniente, in virtù di prezzi che sono protagonisti di una discesa costante. Il fenomeno che si sta verificando viene definito anomalo dagli esperti del settore, come dimostra il fatto che solo pochi altri Paesi d'Europa sono coinvolti: per chi è intenzionato ad acquistare una dimora di lusso, però, questa è di sicuro una bella notizia, in quanto anche gli immobili di pregio sono toccati, anche se in misura inferiore, dal calo delle quotazioni.

Il mercato degli immobili di lusso

Nel nostro Paese comprare una casa di lusso non è ancora una possibilità alla portata di tutti, con prezzi che in alcuni casi possono toccare i 20mila euro al metro quadro. Le città più costose da questo punto di vista sono Firenze, Verona, Venezia e - ovviamente - Milano e Roma. Le residenze a cui si fa riferimento sono quelle ubicate nei centri storici, e che si caratterizzano per la presenza di particolari architettonici che fanno sì che esse siano differenti rispetto alle abitazioni tradizionali. Insomma, il mercato delle dimore di pregio deve essere ritenuto parallelo al mercato normale.

Roma al primo posto

Nella graduatoria del settore, la prima posizione è occupata da Roma. La Capitale, abitata da circa 2 milioni e 900mila persone, vede in Via Condotti e Piazza di Spagna le zone che fanno registrare i prezzi più elevati, ma un trend simile si rileva anche in Via del Babuino. In nove casi su dieci, gli acquirenti che manifestano un interesse all'acquisto sono italiani, mentre gli appartamenti di proprietà inseriti all'interno di edifici storici si dimostrano i più richiesti. La vista sui tetti della città, la disponibilità di parcheggi, la presenza di ascensori e la modernità degli arredi sono ulteriori parametri che incidono sulle scelte.

Venezia al secondo posto

Sul secondo gradino del podio si piazza, invece, Venezia: qui gli edifici di pregio affacciati sul Canal Grande possono raggiungere una quotazione pari a 15mila euro al metro quadro. La ricerca dei potenziali acquirenti si concentra sugli appartamenti tipici del luogo, caratterizzati dalla presenza di un balcone o di una terrazza sul tetto, con soffitti alti e un ascensore, se possibile. La domanda è molto più internazionale rispetto a Roma: ben sette investitori su dieci provengono da fuori, e nella maggior parte dei casi si tratta di tedeschi, di francesi e di inglesi. Nella maggior parte dei casi, gli immobili di pregio vengono comprati per investimento, come seconde case.

Milano al terzo posto

Infine ecco Milano, il cui paesaggio urbano mette in mostra un mix di mode attuali e influenze provenienti dal passato. All'ombra della Madonnina le soluzioni più ricercate sono gli attici moderni dotati di un soggiorno ampio, mentre sono richiesti anche il servizio di portineria, il parcheggio e la terrazza panoramica. Ovviamente, è nel centro città che si concentrano i quartieri di maggior prestigio, ma le quotazioni non superano i 13mila euro al metro quadro, con i prezzi più elevati che si registrano nel Quadrilatero della Moda e nella zona della Scala. Nel quartiere di Brera si superano i 10mila euro al metro quadro, ma un'altra area esclusiva è quella di San Babila, con prezzi non molto diversi. A differenza di quel che accade a Venezia, quasi tutti gli acquirenti sono italiani: solo uno ogni venti proviene dall'estero. Vanno per la maggiore, tra l'altro, gli edifici che risalgono alla fine del Settecento o all'inizio dell'Ottocento.

A Verona, poi, la zona residenziale più ambita è quella di Piazza Erbe, mentre a Firenze è lungo le sponde dell'Arno che si concentrano gli immobili di prestigio. 

Come scegliere la giusta offerta per navigare in internet

05 Dicembre 2018

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Il mercato delle offerte per la connessione internet e Adsl è davvero vasto. Navigate solo via smartphone? Oppure avete bisogno della linea Adsl per il vostro Pc? Ecco alcuni accorgimenti per scegliere la tariffa che fa per voi.

Iniziando ad esempio con una comparazione di prezzi su Comparasemplice.it perché per non sforare il budget familiare, bisogna prima avere degli accorgimenti.

Cosa chiedersi per trovare la tariffa migliore 

La prima cosa da domandarsi è dove vogliamo navigare. Vi sono diverse tipologie di connessione:

  • da casa;
  • in mobilità;
  • in luoghi non raggiunti dalla linea telefonica.

Dopo aver capito dove navigare, sarà semplice trovare la migliore soluzione.

Chi naviga da una casa raggiunta da linea telefonica potrà usufruire della connessione ADSL, della fibra o ADSL e telefono.

Per chi naviga in mobilità è meglio scegliere la navigazione in 3G o in 4G tramite dispositivo con SIM dati.

Vi sono anche offerte che combinano la navigazione da casa e in mobilità. Spesso gli operatori forniscono una SIM dati a prezzi scontati, se non in regalo, abbinata a un abbonamento per la casa.

Chi abita in luoghi non raggiunti dalla linea telefonica potrà scegliere una connessione WiMax o Satellitare.

L'importante è, però, capire di cosa si ha bisogno. 

Nel momento in cui confrontiamo le offerte, dovremo sempre valutare quelle che includono le chiamate (spesso illimitate verso tutti) perché, con pochi euro in più potremo avere tutto in un unico pacchetto. 

Dobbiamo poi chiederci in che modo navighiamo. Saltuariamente o siamo abitudinari? Quanto tempo passiamo al telefono o al PC? Rispondendo a queste semplici domande capiremo se acquistare un abbonamento illimitato oppure uno con tariffa a consumo.

Anche se, c'è da dire, che oramai sono pochi i fornitori di internet che offrono un abbonamento a consumo ed è comunque più conveniente un abbonamento illimitato perché ha un costo medio di 25 euro al mese. Cifra che è facile sforare con la tariffa a consumo (pensiamo al tempo di navigazione maggiore a causa della connessione più lenta o ai costi delle chiamate). 

La terza domanda che dovremmo farci riguarda la velocità di navigazione che ci serve. Occhio però alla differenza tra velocità nominale dell'offerta e quella effettiva!

Spesso si promettono 20 mega e si viaggia a 7 mega (che è la velocità minima garantita da molti operatori). Per questo l'AGCOM (Agenzia Garante per le Comunicazioni) ha imposto alle compagnie la massima trasparenza riguardo alla banda minima garantita: se non viene rispettata il cliente può chiedere il recesso anticipato senza penali.

Se necessitiamo di una velocità superiore sarà opportuno quindi scegliere di navigare con la fibra ottica. 

I passi da fare per avere un'offerta vantaggiosa 

Una volta capito come consumiamo, sarà opportuno individuare l'offerta migliore. Ma come farlo? Con l'aiuto di un comparatore che, in pochi minuti, visualizzerà le tariffe più convenienti.

Ma occhio ai costi extra:

  • attivazione della nuova linea, spesso proposta a costo zero o a una tantum dilazionata mensilmente;
  • passaggio ad altro operatore, anche questo si trova spesso a costo zero;
  • disattivazione del vecchio operatore, attenzione perché qui le cifre salgono da 26 euro a 129 euro (in molti casi si azzera dopo due anni di permanenza);
  • servizi accessori, come la telefonia mobile o la Pay TV;
  • modem, a volte incluso nel pacchetto a costo zero oppure a circa 4 euro al mese. 

Dopo aver verificato tutte le condizioni contrattuali saremo pronti a scegliere la tariffa migliore per le nostre esigenze.

Proteine in polvere per la palestra? Sì, ma attenzione a quali comprate

05 Dicembre 2018

proteinepolvere Sarda News - Notizie in Sardegna

Chi va in palestra, o fa attività sportiva a livello agonistico, avrà sicuramente utilizzato almeno una volta degli integratori sportivi. Fra questi, i più utilizzati sono le proteine in polvere, ultimamente sono sempre più diffusi a livello commerciale. Si tratta di veri e propri integratori, da assumere dopo l’allenamento (diluendole in frullati o in altri liquidi), che forniscono al nostro corpo le proteine necessarie al fabbisogno giornaliero di uno sportivo, contribuendo quindi allo sviluppo della muscolatura (naturalmente in aggiunta a un regime di allenamento adatto e frequente). Si tratta di prodotti che sulla carta hanno ben pochi effetti collaterali, e che promettono risultati strabilianti. Eppure, non sempre sono così efficaci come potremmo credere.

Una recente ricerca svolta da Candidlab, società indipendente danese che si occupa del controllo e dello studio degli integratori alimentari tra le più importanti d’Europa, ha rilevato che spesso i produttori di proteine in polvere mentono sul reale contenuto proteico dei loro prodotti. Le etichette apposte sulle confezioni e le pubblicità riportano grammature superiori a quelle effettivamente presenti. In media, Candidlab ha stimato che gli integratori proteici contengono circa il 3,5% in meno di proteine rispetto a quanto affermato. In alcuni casi, la disparità è ancora maggiore, raggiungendo picchi del 15% (ossia 15g in meno in una confezione da 100g).

Il giro d’affari legato al mercato degli integratori proteici è in crescita costante. Si stima che, solo in Italia,  ammonti a oltre 100 milioni di euro, con prospettive di crescita che vedono nei prossimi anni un aumento del 40%, raggiungendo la cifra record di 150 milioni di euro nel 2022. Il merito va attribuito alla maggior cura prestata al proprio aspetto fisico da parte di fette sempre più grandi di popolazione, e dalla maggior diffusione e pubblicizzazione di questi prodotti. Quello degli integratori proteici è perciò un mercato di primo piano, in cui i produttori vanno alla ricerca di margini di guadagno sempre più alti.

Per raggiungerli, molto spesso le aziende ricorrono a un meccanismo denominato “amino spiking”, che consiste nell’aggiungere alle proteine “pure” varie quantità di amminoacidi di scarsa qualità. Sulle confezioni, questi amminoacidi vengono assimilati alle proteine effettive, e aggiunti nel conteggio totale della grammatura riportato sulle etichette. Si tratta di una escamotage per trarre in inganno il cliente sulle quantità reale di proteine contenute nei prodotti. Senza contare che l’amino spiking comporta anche una riduzione dell’efficacia delle stesse proteine.

Secondo Anders Nedergaard, uno dei fondatori di Candidlab, “molte aziende nell’industria degli integratori alimentari ricorrono ad ogni espediente per diminuire i costi di produzione e massimizzare i profitti. E’ per questo che il ruolo di un organismo di controllo come Candidlab è indispensabile.” Ed è tanto più necessaria perché attualmente, in Europa, mancano organismi di controllo pubblici e norme dedicate. Per i produttori è infatti facile aggirare le poche regolamentazioni esistenti, il tutto a scapito dei consumatori. Sempre a detta degli amministratori di Candidlab, questa tendenza a dichiarare grammature inesatte sulle confezioni potrebbe diffondersi ad altri settori: “dalle proteine in polvere all’olio di pesce, vitamine e probiotici. L’amino spiking rende le proteine in polvere uno spreco di denaro, ma altre manipolazioni delle etichette possono rappresentare un rischio per la salute dei consumatori.”

Naturalmente, a tutto ciò si somma anche l’impossibilità per gli acquirenti di controllare che gli integratori acquistati contengano la quantità di proteine dichiarate sulla confezione. Senza eseguire complessi test di laboratorio, la grammatura proteica non è verificabile. A tutto ciò si aggiunge il rischio per la salute: proteine di bassa qualità o i complessi di amminoacidi utilizzati nella pratica dell’amino spiking potrebbero, a lungo andare, causare problemi epatici o di altro tipo nei soggetti già predisposti.

Negli Stati Uniti (un paese in cui la diffusione degli integratori sportivi è molto maggiore), pratiche come l’amino spiking hanno fatto nascere,  grazie a una legislazione più chiara e a una maggiore informazione, varie class action rivolte contro i produttori di integratori alimentari che dichiarano grammature superiori a quelle realmente presenti. In Europa la situazione invece è ben diversa. Candidlab afferma che per combattere il è imprescindibile un miglioramento e aggiornamento delle normative attuali, con controlli seriali da parte degli organismi indipendenti e una maggiore sensibilizzazione dei consumatori sull’argomento.

 

Zola, tra la Sardegna e Londra

05 Dicembre 2018

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"Gianfranco Zola" by Angelo Romano (CC BY 2.0)

Il calcio è uno sport che crea vincoli, soprattutto dal punto di vista umano. Essere l'idolo delle folle si ripercuote sulla vita di tanti calciatori, ancora di più se ciò accade dove le aspettative delle persone sono importanti e dove la passione governa le azioni quotidiane. Il caso di Gianfranco Zola è emblematico: l'attaccante della provincia di Nuoro è stato uno dei più forti giocatori italiani di sempre, sebbene non abbia ricevuto molti elogi dalla stampa o non abbia mai trionfato con la maglia della nazionale azzurra, è stato amato in ogni città in cui ha giocato. Arrivato giovanissimo al Napoli di fine anni '80, dove fece l'incontro più importante della sua carriera, ossia quello con Diego Armando Maradona, il calciatore sardo diede così un impulso decisivo per diventare il nuovo idolo del San Paolo, dopo il fenomeno argentino. In molti ricordano ancora le sue punizioni o le sue magie in campo.

Nella Serie A dell'anno prossimo, dove la Juventus è la favorita alla vittoria, secondo le quote principali di siti di scommesse specializzati nella Serie A, come indicato su https://extra.bet365.it/news/it/Calcio/Serie-A/higuain-lagente-resta-alla-juventus, Zola seguirà con attenzione tre ex sue squadre: il Cagliari, il Parma e il Napoli. In Emilia Romagna Zola finì nel 1993, quando le casse esangui del Napoli richiesero dei sacrifici e il fantasista fu il primo della lista ad essere venduto al Parma, come in seguito accadde a Fabio Cannavaro. Anche all'Ennio Tardini il sardo fu uno tra i più amati, grazie ai suoi colpi unici e al suo estro senza eguali, aiutando il Parma a crescere come squadra e portandolo ad alti livelli.

Tuttavia, dove davvero la carriera di Zola spiccò un salto verso l'alto fu al Chelsea. La squadra dei quartieri bene di Londra puntò su di lui nel 1996 nel merito di un acquisto senza precedenti. Mai fino ad allora, infatti, un calciatore italiano di primissimo livello era andato a giocare in Premier League. Intervistato poco tempo fa sull'eventuale passaggio di Maurizio Sarri al Chelsea, l'ex numero 25 Blue fu nominato dai tifosi "Magic Box" per via delle sue dimensioni ridotte che però non gli impedirono di mettere a segno goal e giocate d'antologia. A Stamford Bridge, la casa del Chelsea, nessuno dimenticherà mai un goal di tacco al volo su calcio d'angolo, come non dimenticheranno tante altre giocate decisive che solo il folletto sardo era in grado di fare. Perfettamente a suo agio in maglia Blue, Zola divenne l'idolo assoluto dei tifosi del Chelsea per via delle sue abilità tecniche e per la sua sagacia. Mai prima di allora un italiano era stato così benvoluto in Inghilterra e i suoi supporter non si piccarono neanche quando con un goal a Wembley diede all'Italia uno storico trionfo contro l'Inghilterra nelle qualificazioni ai mondiali del 1998.

La sua carriera si chiuse poi al Cagliari, squadra per la quale aveva sempre tifato da buon sardo qual è. Tra una punizione nel sette e un assist al bacio a suggello di una carriera formidabile.

 

 

I ricambi auto, per evitare di sbagliare oggi si comprano on line con un click grazie ad auto-doc

05 Dicembre 2018

ricambi-auto Sarda News - Notizie in Sardegna

Comprare i ricambi auto, per i pochi esperti, è sempre un rischio. 

Spesso i rivenditori locali chiedono delle specifiche ben particolari, e per chi non è esperto di motori non è sempre semplice.

Grazie al web tutto questo è semplificato.

Infatti sul sito di auto-doc è possibile acquistare qualsiasi tipo di ricambio auto, inserendo semplicemente Marca e Modello dell'auto.

Risparmiando tempo, denaro ed evitando di comprare ricambi non compatibili per la propria vettura

Criptovalute, il crollo dopo l’ascesa

05 Dicembre 2018

criptovalutes Sarda News - Notizie in Sardegna

Un crollo verticale che nelle scorse ore ha lasciato registrare un record negativo attestabile in una cifra di circa 30 miliardi di dollari. Il tutto durante la notte tra il 14 e il 15 maggio. La perdita di valore, che ha portato il mercato complessivo delle criptovalute a passare da 408 a 377 miliardi di euro, ha mandato nel panico tantissimi utenti, soprattutto i molti investitori che si dedicano a questi strumenti con passione trattandoli alla stregua di asset tradizionali.
Poche settimane fa, si era ancora ad aprile, il mercato delle criptovalute sembrava essersi stabilizzato: va ricordato che si parla di strumenti virtuali nati per consentire pagamenti veloci in rete e diventati nel giro di pochi mesi una vera e propria gallina dalle uova d’oro. Il Bitcoin su tutti, con una rivalutazione a diversi zeri in pochi mesi.
È bastata una leggera debolezza per far sì che tutte le valute virtuali, su tutte il Bitcoin Cash, iniziassero a registrare perdite crescenti. Il tutto a certificazione di quanto è stato spesso detto parlando di questi prodotti; ovvero, che si tratterebbe di strumenti finanziari volatili e non del tutto affidabili. Almeno questo è il parere della stessa Banca di Italia che poche settimane fa ha definito quello delle criptovalute come un meccanismo simile in tutto e per tutto ad una bolla speculativa.
Eppure, come si può leggere sul portale Criptovalute24.com, sono sempre più gli utenti che si affidano alle monete virtuali come prodotti da investimento. Spesso direttamente in rete, acquistandole tramite piattaforme di trading online.
Un po’ croce un po’ delizia in sostanza; al riguardo si pensi al fatto che in queste ore la Svizzera, che in quanto a finanza e soldi ha qualcosa da insegnare, ha deciso di far analizzare dai tecnici del ministero delle Finanze una proposta per creare una moneta digitale di Stato. Il che certifica che l’interesse verso questi strumenti è tutt’altro che scemato, anche perché i segnali per il futuro sono comunque buoni.
E nelle ultime settimane sono tanti i personaggi noti della finanza, un tempo detrattori delle criptovalute, che hanno rivisto le proprie opinioni: si pensi a George Soros o alla famiglia Rockfeller ad esempio. Perché come dicevano gli antichi romani, pecunia non olet; il denaro non ha odore. E tutto quello che è in grado di generare profitti, dalla parti di Wall Street è sempre ben accetto indipendentemente dalla sua natura. 

Un anno all'estero per lavorare nell'export Sardegna

05 Dicembre 2018

export Sarda News - Notizie in Sardegna

L'Europa guarda la Sardegna ed i sardi guardano i mercati esteri. Un dato di fatto ormai.  Il 2017 si è concluso con dati che fanno sperare bene: 944milioni di euro di vendite Oltr'Alpe. Un trend di crescita positiva che ormai si nota nell'agroalimentare, nell'industria casearia e persino nei prodotti da forno.

A rendere noti i dati è un interessante rapporto CNA  nato dall'analisi dettagliata degli ultimi dati  Istat.

L'andamento del trend si può migliorare ma serve personale formato.

Innanzitutto le lingue: un anno all'estero diventa fondamentale per chi vuole confrontarsi con buyer al di fuori dal classico mercato nazionale.

Lavorare nell'export: come

Se il mercato è in evoluzione è vero che serve personale formato per poter lavorare nell'export. I profili richiesti in Sardegna sono tantissimi e differenti: il punto carine è quello di conoscere le lingue e di avere almeno un anno all'estero nel curriculum.

Una delle posizioni più richiesta è quella dell'export manager:  ovvero l'addetto all'esportazione. Un ruolo importante, manageriale a cui in genere possono aspirare i giovani laureati in materie economiche ma anche, in particolare in Sardegna, professionisti con formazione specifica nel campo del food perchè è proprio quello dei beni alimentari uno dei settori premianti per chi osserva il mercato estero.

Il mestiere dell'export manager può sembrare persino affascinante ma è necessario mettere in campo tantissime competenze: digitali innanzitutto. Ormai, non è solo essendo presenti a fiere ed incontri che si intercettano i nuovi mercati ma è nel web che si possono tessere relazioni internazionali importanti tese a far conoscere i prodotti delle aziende o industrie per cui si presta l'opera.  Chi si occupa di esportazione deve essere in grado di tessere una rete b2b importante. Sapere essere presenti con un prodotto in un mercato nuovo implica poi conoscenze che oltre alla cultura del luogo prendano in esame la situazione politica ed economica della nuova piazza.  Aggiornamento continuo, osservazione dei competitor,  studio delle nuove tecniche di marketing completano un profilo importante.

Il profilo perfetto è quello di una laurea magistrale  in economia con una specializzazione sui mercati esteri. Oltre alla formazione serve passione e curiosità.

Un anno all'estero per imparare l'inglese

Un requisito fondamentale per un export manager è quello di conoscere l'inglese scritto e parlato: l'unica soluzione per poterlo fare è trascorrere un anno all'estero.

L'inglese, lingua commerciale per eccellenza e per potersi spendere nel mercato estero non bisogna avere nessun genere di titubanza linguistica.  Oltre all'inglese spesso viene poi richiesta una altra lingua comunitaria, in Sardegna molti puntano sul tedesco. La Germania è un  ottimo mercato per i vini ed i formaggi sardi. Da qualche tempo poi si iniziano a richiedere competenze in russo, cinese e arabo.

Agroalimentare un settore di successo

In Sardegna è l'agroalimentare il settore che sembra poter dare maggiore successo in campo internazionale. Sembra infatti che i prodotti dell'isola piacciano e possano trovare ulteriori sbocchi nelle piazze non nazionali: servono però maggiori investimenti in promozione , per accedere ai mercati esteri serve personale specializzato. Un export manager del comparto, oltre ad avere le competenze linguistiche necessarie apprese anche con un anno all'estero deve conoscere il settore ed avere una  propensione forte ad investire in formazione idonea per affrontare il comparto molto settoriale e specializzato.

Settore auto e novità per uscire dalla crisi

05 Dicembre 2018

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Un settore da sempre strategico per l’economia italiana e che per questo ha assoluta necessità di riemergere sollevando la testa per tornare ai livelli pre crisi.

Stiamo parlando dell’automotive, ovvero il comparto dell’automobile a 360 gradi.

Un universo che in questi anni si è andato a ridisegnare per mantenersi su livelli accettabili visto che, vuoi o non vuoi, la crisi si è fatta sentire anche nella vendita di auto.

Ecco allora che sono nate realtà alternative come il noleggio a lungo termine o gli intermediari di compro auto usate.

Realtà che in un modo o nell’altro sono riuscite a dare una smossa al comparto anche nei momenti di maggiore buio.

Negli ultimi mesi gli indicatori sembrano essere tornati si valori positivi ed allora è arrivato il momento di guardare al futuro: che parlando di auto fa sempre più rima con la parola ‘tecnologia’.

E non soltanto per quel che riguarda le dotazioni di bordo delle vetture ma anche per tutto quello che concerne il processo produttivo e la scala di montaggio.

Si parla ad esempio di piena realizzazione andando a implementare il processo di fabbricazione in modo intelligente; un fattore che porterebbe, secondo analisi del Digital Transformation Institute, ad un incremento del 50% dei profitti operativi annui.

E da questo punto di vista va detto a malincuore che il nostro paese si trova ancora dietro a tutti.

In Italia si registra infatti un ritardo rispetto agli altri paesi industrializzati e ritenuti grandi produttori di automobili: soltanto il 27% degli operatori del settore automotive nostrano, nel concreto, ha avviato iniziative di smart factory. Il che ci pone molto lontani da realtà come Francia, dove la percentuale è del 63%; Germania, 59%; Regno Unito, 56%; e Stati Uniti dove ci si attesta al 47%.

In pratica l’Italia deve effettuare uno scatto ulteriore se vuole pareggiare il gap con queste altre grandi realtà ritenuti colossi di livello mondiale nella produzione di automobili nuove. Le proiezioni ci parlano di un risultato del 24% delle fabbriche che diventeranno smart entro il 2022.

Se a questo si aggiunge che gli investimenti in innovazione per il settore automotive dovrebbero registrare un aumento della produttività annuale pari a 160 miliardi di dollari entro il 2023, si evince che l’industria automobilistica può guardare al proprio futuro con ottimismo.

Investimenti e speculazione finanziaria: quando è pericolosa

05 Dicembre 2018

speculazione Sarda News - Notizie in Sardegna

C’è un termine che viene utilizzato e spesso abusato in campo economico finanziario: speculazione, una parola che per molti versi ha assunto significati non propriamente edificanti ma che in realtà, se ci si sofferma ad analizzarne il significato, non è poi così da mettere al bando.

Con il termine speculazione si va infatti a descrivere l’arte di ottenere (o almeno cercare di farlo) un vantaggio economico da un’operazione finanziaria. In pratica, ciò a cui tutti gli investitori ambiscono.

La vera differenza è la questione morale che è legata a doppio filo con questa azione; perché per raggiungere il proprio obiettivo, ovvero guadagnare e ottenere un vantaggio economico, solitamente uno speculatore non guarda in faccia niente e nessuno. Una sorta di ‘gioco’ nel quale ogni mossa è valida pur di arrivare a raggiungere lo scopo finale.
Questo il significato di speculazione finanziaria, per molti una vera e propria attività lavorativa dove chi investe soldi è ben conscio anche dei rischi che ciò comporta.

In sostanza un bravo speculatore deve investire cercando di prevedere l’andamento dei mercati; e in effetti il termine speculatore deriva dal latino ‘specula’ che va a indicare proprio l’arte di guardare in profondità con attenzione e quindi guardare al futuro.
Nel concreto quindi chi fa speculazione cerca di trarre il massimo profitto da una serie di operazioni, in questo caso nel campo della finanza. Un qualcosa che moralmente può anche essere visto come non propriamente ortodosso ma che non è poi così lontano dalla natura dell’uomo.

In pratica si potrebbe dire che un’operazione finanziaria può essere definita speculativa quanto assume una posizione fondata su una previsione o aspettativa di una differenza tra un valore attuale e valore futuro; il tutto nell’ottica di trarne un beneficio, e fin qui si parla di un qualcosa che non è poi così diverso dal concetto di investimento.

A fare realmente la differenza tra investimento e speculazione è il fatto che in quest’ultimo caso le variabili di mercato che possono determinare la riuscita dell’investimento  possono essere influenzate o persino provocate dallo speculatore stesso. Quindi chi esegue l’investimento può manipolare il mercato per far cercare di ottenere guadagni. Ed è qui che il concetto di speculazione diventa in buona parte amorale.

Un po’ quello che accade anche a livello politico e che si sta dibattendo anche in questi giorni in Italia dove, a causa della mancanza di un Governo viste le difficoltà di metterlo in piedi, lo stesso presidente della Repubblica Mattarella ha messo in guardia tutti circa la possibilità che la già fragile situazione economica italiana possa essere esposta ulteriormente a manovre speculative finanziarie sui mercati internazionali.

Criptovalute, le ultime novità dai mercati

05 Dicembre 2018

criptovalute Sarda News - Notizie in Sardegna

Continua l’andamento altalenante delle criptovalute, monete virtuali che da qualche mese hanno conquistato  le prime pagine dei giornali. Tutto è iniziato con il Bitcoin, antesignano di questi nuovi prodotti, che ha lasciato registrare una crescita ai limiti dell’incredibili arrivando, lo scorso dicembre, a lambire l’incredibile soglia dei 20mila dollari.

Una sorta di isterismo di massa si è diffuso nel mondo della finanza dando il via ad una diffusione di strumenti affini, con la speranza di poter replicare quanto fatto proprio dal Bitcoin. Interessante notare quello che sta accadendo a livello globale in riferimento a questi strumenti di pagamento virtuali: in Corea del Sud ad esempio, notizia di poche ore fa, la banca centrale sudcoreana sta prendendo in seria considerazione l’ipotesi di lanciare una criptovaluta di Stato. D’altra parte quella coreana è una realtà da sempre molto attenta al tema delle criptovalute.
Ma non si tratta di un’idea poi così nuova dato che ci sono anche altri paesi che stanno valutando ipotesi simili, su tutti Cina e Russia che dopo aver dichiarato guerra in un primo momento alle criptovalute stanno ora pensando di cambiare strategia e andare a regolamentarle.

Per andare a cose di casa nostra, in Italia l’Agenzia delle entrate sta iniziando a fornire indicazioni su come inserire nella dichiarazione dei redditi eventuali guadagni derivati da Bitcoin o altre criptomonete: in sostanza saranno tassate come le valute estere.

Perché ormai le criptovalute vengono utilizzate anche come strumento da investimento, non più soltanto come metodo per inviare pagamenti online. E nel frattempo, particolare non da poco, si sono riprodotte arrivando ad essere tantissime.
Oggi sul mercato ce ne sono per tutti i gusti e si tende sempre a scommettere su quella che potrebbe essere il nuovo Bitcoin: ultimamente le attenzione sono tutte per il Ripple, valuta digitale che è in circolazione già dal 2013 e che, ancor più del Bitcoin, si prefigge l’obiettivo di eliminare gli ostacoli e le molteplici difficoltà che sono state incontrate dalla valuta virtuale per eccellenza. In pratica si tratta di dare ulteriore linfa al sistema P2P per andare così ad abbassare, se non eliminare del tutto, i costi di intermediazione sulle transazioni finanziarie.
In sostanza l’argomento delle monete virtuali è sempre caldo; dopo averlo provato ad ignorare per mesi, adesso, spinti dal successo popolare, anche i governi centrali delle principali economie mondiali stanno iniziando a trattare il tema; e non potrebbe essere altrimenti vista la diffusione di queste monete virtuali.

Il gregge di pecore a forma un cuore per San Valentino non è Sardo: Ecco la verità sulla foto che ha fatto il giro del web.

04 Dicembre 2018
pecoresanvalentino Sarda News - Notizie in Sardegna

Oltre 9.000 mi piace e 1900 condivisioni per la La foto curiosa diventata virale nel giorno di San Valentino.

Condivisa dalla pagina Laura Laccabadora parlava di un pastore di Senorbì che avrebbe radunato il suo gregge creando la forma di un cuore dedicando così a sua moglie quel che di più ha prezioso: le pecore. La notizia ripresa anche da alcune testate on line, come CastedduOnLine in realtà è un falso.

Si tratta di una foto fatta in Inghilterra dal fotografo Carys Mair Evans per una campagna per la British Heart Foundation col fine di acquistare dei defibrillatori.

La foto gira nel web dal 2013 (fonte dailymail). La foto era stata scambiata per sarda in quanto condivisa, probabilmente in modo scherzoso da una ragazza di Senorbì nel proprio profilo, e da li condivisa senza verificare l'effettiva fonte. 

Nasce Sinnai News - Il portale dedicato alle notizie ed eventi a Sinnai e dintorni

04 Dicembre 2018

sinnainews Sarda News - Notizie in Sardegna

E' online da alcuni mesi, Sinnai News, il portale dedicato alle notizie ed eventi di Sinnai, Settimo e Maracalagonis.

Sorto dalle ceneri della omonima sezione presente da anni sul sito di Radio Fusion, Sinnai News nasce per racchiudere in un unico sito web solo l'informazione locale della zona differenziandosi dal resto degli argomenti presenti dall'interno del sito dell'emittente.

Sinnai News raggiungibile dai link sinnainews.it e sinnainotizie.it contiene all'interno notizie di attualità, cronaca, politica ma anche eventi e la sezione "cultura" dove sono riportati articoli su le meraviglie culturali della zona ma anche reperti e curiosità della storia Sinnaese.

Il Sito è gestito dall'associazione culturale Radio Fusion ed è possibile collaborare scrivendo una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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