Gentile Direttore,
fin dal primo Medico morto a causa dell’infezione da Coronoravirus è iniziata la lunga epopea giornalistica sui Medici “Eroi” che, ogni giorno nello svolgimento del loro lavoro, vengono infettati dal virus e, sempre più frequentemente, muoiono. I numeri sono sempre in costante aumento, oltre 70 il numero ad oggi, purtroppo fatalmente ed inesorabilmente destinato ad aumentare. Le cause di questa vera e propria strage sono molteplici: la mancanza di idonei dispositivi di protezione individuale (DPI), la tardiva attuazione delle misure di contenimento del “rischio biologico” e l’omissione dell’obbligo di garantire ambienti di lavoro sicuri. Le organizzazioni sindacali dei medici hanno chiesto, ripetutamente ed a gran voce, che i DPI venissero forniti con regolarità a tutti gli operatori sanitari e, soprattutto, che venissero forniti quelli idonei, non certo le sole mascherine chirurgiche che non proteggono chi le indossa ma solo gli altri.
Per questo motivo io credo che si debba iniziare a porre da parte l’enfasi giornalistica con cui si descrivono le gesta di tutti gli operatori sanitari ed inizi una più opportuna indignazione nel definire queste morti per quello che sono realmente, ovvero morti sul lavoro. Certamente si tratta di una definizione riduttiva per l’impegno e l’abnegazione delle vittime ma è esattamente quello che sta succedendo, i medici e tutti gli operatori sanitari caduti durante questa epidemia sono lavoratori che hanno perso la vita nello svolgimento della propria opera professionale. Per questo motivo io credo che sia il momento di indignarci per le morti sul lavoro e che i responsabili di questi lutti vengano chiamati a risponderne, non appena tutto questo sarà finito.
In passato ci siamo giustamente indignati per i 7 morti della Thyssenkrupp di Torino ed abbiamo preteso che i responsabili rispondessero, di fronte alla legge, di questa strage. Ora stiamo parlando di numeri completamenti diversi e di lavoratori che non si sono tirati indietro nonostante sapessero perfettamente quali rischi stessero correndo per loro la salute e per la loro stessa vita. Quindi non vogliamo essere eroi e tantomeno diventare martiri, vogliamo solo poter svolgere in sicurezza la nostra professione con la passione per il nostro lavoro che ci accompagna da sempre e ci accompagnerà tutti i giorni, anche quando il Covid-19 non ci sarà più.
Dr. Pietro Garau Segretario Aziendale Anaao-Assomend AOU Cagliari
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