(Adnkronos) - La Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) esprime profonda preoccupazione per la tragedia sanitaria in corso nella Striscia di Gaza, descritta dall'Organizzazione mondiale della sanità come un collasso catastrofico, con ospedali costretti a operare al 300% della loro capacità e privi di farmaci e materiali essenziali. Testimonianze raccolte in questi mesi da medici, anche italiani, impegnati sul campo - riporta una nota della società scientifica - raccontano di pazienti, in larga parte donne e bambini, che arrivano con ustioni estese, traumi cranici, amputazioni e fratture multiple, e che vengono trattati senza analgesici né anestetici adeguati, in assenza di garze, guanti sterili e ventilatori polmonari. 

L'ospedale Shifa di Gaza City, un tempo centro di riferimento con 700 posti letto e 21 sale operatorie - ricordano gli anestesisti - è oggi ridotto a 3 sole sale attive, con personale dimezzato e carenze estreme di elettricità, farmaci e materiali, tanto che molti interventi chirurgici vengono condotti senza le condizioni minime di sicurezza. Il 9 luglio i medici hanno dovuto collocare più neonati prematuri nello stesso incubatore per mancanza di carburante nei reparti di terapia intensiva. Il 25 agosto un doppio raid ha colpito il Nasser Hospital di Khan Yunis, provocando 22 morti e oltre 50 feriti, danneggiando la scala d'emergenza e i reparti chirurgici e compromettendo ulteriormente la capacità di cura di una delle principali strutture ospedaliere del sud della Striscia. 

Di fronte a "una crisi umanitaria che colpisce in modo devastante i pazienti più fragili e rende impossibile garantire cure salvavita", Siaarti auspica con forza "l'apertura immediata di corridoi sanitari e umanitari, garantendo l'ingresso sicuro e continuativo di anestetici, analgesici, antibiotici, sedativi, dispositivi per la ventilazione, materiale monouso (come ad esempio le maschere laringee e le maschere per la ventilazione) e materiali chirurgici e sterili, insieme al carburante indispensabile a mantenere incubatrici e terapie intensive". Ma anche "il rispetto assoluto delle convenzioni internazionali che tutelano la neutralità delle strutture e del personale sanitario, che non devono essere colpiti o ostacolati nel loro lavoro", oltre alla "mobilitazione di risorse specifiche per la gestione del dolore, la continuità delle cure chirurgiche e intensive, la fornitura di apparecchiature e presidi fondamentali per salvare vite in emergenza". Infine, "la raccolta e diffusione trasparente di dati clinici e logistici, relativi alla disponibilità di anestetici, ventilatori e sale operatorie, per orientare la risposta internazionale". 

In linea con la sua missione, precisano gli anestesisti, l'intento di Siaarti è "esclusivamente umanitario e fondato sui principi dell'etica medica universalmente condivisi", che impongono di "proteggere la vita e la salute di tutte le persone, specie di quelle più fragili, e di garantire in ogni circostanza l'accesso alle cure sanitarie essenziali".  

Per questo la società scientifica "conferma la volontà di sensibilizzare la comunità medica e di promuovere reti di solidarietà, formazione a distanza e supporto tecnico agli operatori locali". Allo stesso tempo, "si unisce con convinzione all'appello già lanciato dalla comunità medica mondiale e, in Italia, dai colleghi infettivologi della Simit, affinché l'azione delle istituzioni internazionali diventi immediata, efficace e coordinata" e perché "nessun paziente venga più lasciato senza cure di base, anestesia e assistenza intensiva e venga tutelata e garantita la sicurezza degli operatori sanitari". 

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