(Adnkronos) - Meno di un cittadino europeo su due comprende davvero una notizia sulla salute. Un giovane su tre non distingue una fonte affidabile da una fake news. Sono alcuni dei dati della European Health Literacy Survey promossa dalla Commissione Europea. Da questa consapevolezza nasce "Le parole per dirlo", il primo laboratorio organizzato da Whin – Web Health Information Network: un momento di confronto e co-progettazione per ripensare come comunichiamo la salute. L’iniziativa ha inaugurato ieri il 'Forum permanente sulla Comunicazione medico-scientifica', un percorso pensato per far dialogare giornalisti, comunicatori, clinici, associazioni, istituzioni e aziende farmaceutiche sulle nuove sfide della divulgazione sanitaria. 

Parlare di salute non è mai neutro. Termini come prevenzione, tumore, obesità o vaccini non solo veicolano contenuti scientifici, ma anche emozioni, paure e significati culturali. Proprio su questo si concentra il laboratorio "Le parole per dirlo", che a Roma ha riunito esperti ed esperte da ambiti diversi della comunicazione e della salute per riflettere su come rendere il linguaggio medico più accessibile e inclusivo. Tra i relatori e le relatrici intervenuti: Cristina Cenci (Digital Narrative Medicine), Alessandra Fabi (Fondazione Policlinico Gemelli Irccs), Tonino Aceti (Salutequità), Andrea Grignolio (Università Vita-Salute San Raffaele), Claudio Cricelli (Simg), Francesca Moccia (Cittadinanzattiva), Federica Ferraresi (Walce Aps), Edoardo Mocini (Università La Sapienza), Pier Luigi Lopalco (Università del Salento), Andrea Tomasini (Associazione italiana epilessia), Walter Riviera (AI Wonder), Benedetta Bitozzi (Eli Lilly) e Valentina Moro (Merck Healthcare). 

A partire dalle evidenze della European Health Literacy Survey, che segnala livelli di comprensione sanitaria ancora bassi in tutta Europa, Whin vuole accendere i riflettori su un nodo cruciale: la distanza tra chi comunica e chi riceve il messaggio. 

Durante l’evento, Whin ha distribuito il questionario "Le parole difficili della comunicazione sulla salute", rivolto a giornalisti, comunicatori e professionisti del settore medico-scientifico. L’obiettivo è raccogliere le percezioni su quali termini risultano più complessi da comunicare e perché. Il questionario, anonimo e compilabile in sede, analizza dieci parole chiave (tra cui tumore, salute mentale, malattie rare e fertilità), valutandone il grado di difficoltà e le barriere percepite: lessicali, emotive o culturali. I risultati verranno poi elaborati e diventeranno la base per la creazione di un glossario Whin, con definizioni chiare e suggerimenti di uso, che sarà pubblicato in occasione dei prossimi laboratori. 

Come emerge da uno studio pubblicato nel 2025 su Frontiers in Public Health, la formazione alla comunicazione sanitaria rimane una lacuna strutturale anche nei percorsi accademici di medici e operatori. Gli autori sottolineano che “l’integrazione sistematica della comunicazione e dell’alfabetizzazione sanitaria nei curricula è urgente”, perché la capacità di dialogare in modo efficace con il pubblico è ormai parte integrante della qualità della cura. Il laboratorio Whin nasce anche da questa esigenza: rendere la comunicazione un elemento formativo e professionale, non solo un atto accessorio. Il programma prevede Whin Talk, tavole rotonde e discussioni aperte su temi come il linguaggio empatico, la semplificazione dei messaggi, il rapporto tra intelligenza artificiale e comunicazione e l’equilibrio tra precisione e accessibilità. 

Fondata nel 2016, Whin – Web Health Information Network è un’associazione che riunisce giornalisti, comunicatori e professionisti della salute per promuovere un’informazione scientificamente corretta, etica e accessibile. Come sottolineano i promotori: "Raccontare bene la salute è già parte della cura. Le parole sono il primo strumento di prossimità tra scienza e cittadino, e imparare a usarle meglio significa migliorare la qualità della relazione e della prevenzione". L’iniziativa è realizzata con il supporto non condizionante di Lilly e Merck, che condividono l’impegno di Whin per una comunicazione medico-scientifica più chiara, etica e centrata sul cittadino.