(Adnkronos) - ''Partita lo scorso maggio, la campagna 'Aborto senza ricovero' ha l’obiettivo di deospedalizzare l’aborto farmacologico, portandolo in consultorio o poliambulatorio, garantendo alle donne la possibilità di prendere il secondo farmaco, il misoprostolo, a casa. La deospedalizzazione garantisce il diritto di scelta delle donne e permette di limitare i costi, evitando lo spreco di risorse preziose. Sebbene in Italia sia possibile dal 2020, grazie all’aggiornamento delle linee di indirizzo ministeriali, questa possibilità è garantita davvero solo in due Regioni, il Lazio e l’Emilia-Romagna. L’ostilità verso l’aborto farmacologico e verso la sua deospedalizzazione è puramente ideologica e viola un principio fondamentale delle politiche di salute pubblica: quello dell’appropriatezza delle prestazioni''. Lo sottolinea l'Associazione Luca Coscioni.
''L’aborto farmacologico è sicuro ed efficace - aggiunge - Il ricovero non ne aumenta la sicurezza, ma ne moltiplica i costi: se nel Lazio il rimborso della procedura ambulatoriale è di circa 75 euro (costo dei farmaci), il rimborso previsto dalla Regione Veneto per l’aborto farmacologico in ospedale è di 205 euro ad accesso, ossia da 410 a 6.015 euro. Alla campagna hanno aderito: Casa Internazionale delle Donne, Una Nessuna Centomila, Crisi Come Opportunità, Cgil Area stato sociale e diritti, Coordinamento Nazionale Pari Opportunità Uil, Uaar, Aied, Associazione italiana per l’educazione demografica, Medici nel Mondo e Medici senza Frontiere. La campagna nazionale chiede di garantire, per tutte le donne e in tutte le Regioni, l’aborto farmacologico in consultorio o poliambulatorio, con la possibilità di prendere il secondo farmaco a domicilio. L’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza non può dipendere dal luogo di residenza''.
“Sprecare risorse è inaccettabile, così come è inaccettabile negare alle donne il diritto di scegliere la procedura farmacologica e l’autosomministrazione del secondo farmaco a casa - hanno detto Filomena Gallo e Chiara Lalli - Come sempre, la condizione necessaria dell’esercizio di un diritto e di una scelta è l’informazione. La nostra campagna ‘Aborto senza ricovero’ vuole anche contribuire alla corretta informazione sull’applicazione della 194 e sulla salute riproduttiva”.
“L’appropriatezza delle prestazioni sanitarie è un principio fondamentale della sanità pubblica. Un ricovero non necessario comporta uno spreco di risorse pubbliche ed è potenzialmente pericoloso per la salute - hanno dichiarato Mirella Parachini e Anna Pompili, ginecologhe e dirigenti dell’Associazione Luca Coscioni - Gli ostacoli alla deospedalizzazione sono esclusivamente ideologici”.