
(Adnkronos) - Ancora maltempo sull'Italia oggi, mercoledì 24 settembre. In Veneto, dove l'allertaa è arancione, il presidente della Regione Luca Zaia ha dichiarato lo stato d'emergenza per i danni che ieri sera e nella notte hanno riguardato soprattutto le province di Rovigo, Padova e Venezia.
"Tra ieri sera e stanotte, si sono verificati allagamenti importanti dovuti alle forti piogge sul Polesine, in particolare a Porto Tolle e a Badia, nell’area di Trebaseleghe e in tutta la zona del Miranese e Noalese - scrive in un post su facebook Zaia - Stamattina ho firmato lo stato di emergenza regionale; il fascicolo resterà aperto fino al termine dell’emergenza”.
"Interruzione delle linee elettriche per allagamenti a Trebaseleghe, Mirano, Salzano, Spinea e Noale, con 75 richieste di intervento ai Vigili del fuoco. A supporto stanno operando 200 volontari della nostra Protezione civile in 70 squadre. Dalle 9 di ieri mattina è aperta la Centrale Operativa di Marghera", aggiunge.
Allagamenti ad abitazioni, scantinati, strade si sono registrati in provincia di Rovigo, in quella di Padova e di Venezia. In Polesine circa un centinaio gli interventi dei vigili del fuoco con squadre di volontari della protezione civile con pompe ad alta capacità. Nella zona tra Trebaseleghe, Mirano, Salzano, Spinea e Noale c’è stata l’interruzione delle linee elettriche con circa 75 richieste di intervento.
A Trebaseleghe (Padova) l’intervento dei Vigili del fuoco è stato provvidenziale per salvare una mamma con un neonato che erano rimasti bloccati in auto a causa delle strade allagate.
Attualmente la perturbazione è in diminuzione con fenomeni locali che interessano maggiormente prealpi, pianura e la costa nord-orientale con qualche fenomeno isolato in provincia di Treviso. Secondo le previsioni le precipitazioni tenderanno a esaurirsi nel primo pomeriggio.
Sono oltre 600, dalla giornata di ieri, gli interventi portati a termine dai Vigili del fuoco per fronteggiare gli effetti del maltempo in Lombardia dove, nelle ultime 24 ore, le squadre del Corpo nazionale hanno effettuato 470 soccorsi tra le province di Milano, Monza Brianza e Como. Al momento sono operativi in regione 390 vigili del fuoco con 130 automezzi.
I sindaci delle aree lombarde colpite dalla violenta alluvione di lunedì 22 settembre - in particolare dei Comuni di Cesano Maderno, Meda, Seveso, Lentate sul Seveso, Cabiate, Bovisio Masciago, Barlassina e Carimate - hanno intanto deciso di avviare le procedure per consentire alla Regione di richiedere al governo lo stato di calamità naturale.
Sulla base dei fenomeni previsti e in atto è stata valutata l'allerta gialla su ampi settori di Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, sulla Provincia Autonoma di Bolzano, sui settori centro-meridionali della Toscana, su gran parte di Abruzzo, Campania, Calabria e Sardegna, parte della Basilicata e sull’intero territorio di Umbria, Lazio, Molise e Sicilia. Sono previsti rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, locali grandinate e forti raffiche di vento.
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(Adnkronos) - Ancora maltempo oggi, mercoledì 24 settembre, sull'Italia a partire da Nord. Un’ampia depressione posizionata tra la Francia e le nostre regioni del Nord-ovest continua a portare masse d’aria umida e instabile causando tempo perturbato su buona parte del territorio.
Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte, ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse, che integra ed estende quello diramato nella giornata di ieri. I fenomeni meteo, impattando sulle diverse aree del Paese, potrebbero determinare delle criticità idrogeologiche e idrauliche.
L’avviso prevede dalle prime ore di oggi precipitazioni da sparse a diffuse, anche a carattere di rovescio o temporale, su Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Lazio e Campania, in estensione sulla Sicilia. I fenomeni saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, locali grandinate e forti raffiche di vento.
Sulla base dei fenomeni previsti e in atto è stata valutata per la giornata di domani allerta arancione su alcuni settori del Veneto. Valutata, inoltre, allerta gialla su ampi settori di Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, sulla Provincia Autonoma di Bolzano, sui settori centro-meridionali della Toscana, su gran parte di Abruzzo, Campania, Calabria e Sardegna, parte della Basilicata e sull’intero territorio di Umbria, Lazio, Molise e Sicilia.
Il quadro meteorologico e delle criticità previste sull’Italia è aggiornato quotidianamente in base alle nuove previsioni e all’evolversi dei fenomeni, ed è disponibile sul sito del Dipartimento della Protezione Civile, insieme alle norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo. Le informazioni sui livelli di allerta regionali, sulle criticità specifiche che potrebbero riguardare i singoli territori e sulle azioni di prevenzione adottate sono gestite dalle strutture territoriali di protezione civile, in contatto con le quali il Dipartimento seguirà l’evolversi della situazione.
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(Adnkronos) - La Global Sumud Flotilla - il gruppo di imbarcazioni che naviga nel Mediterraneo verso Gaza - ha denunciato attacchi con "bombe sonore, droni e sostanze chimiche sospette" nelle prime ore di oggi, mercoledì 24 settembre, al largo dell'isola di Creta "a 600 miglia nautiche (1.100 chilometri) da Gaza". "Stiamo assistendo in prima persona a queste operazioni psicologiche, proprio ora, ma non ci lasceremo intimidire", si legge sul profilo Instagram. "Gli estremi a cui Israele e i suoi alleati arriveranno per prolungare gli orrori della fame e del genocidio a Gaza sono disgustosi. Ma la nostra determinazione è più forte che mai", prosegue il messaggio.
"Queste tattiche non ci impediranno di portare aiuti a Gaza e rompere l'assedio illegale. Ogni tentativo di intimidirci non fa che rafforzare il nostro impegno. Non ci lasceremo mettere a tacere. Continueremo a navigare", si legge ancora.
Sui social, compare anche il messaggio di Francesca Albanese, relatore speciale dell'Onu per i territori occupati. "La Global Sumud Flotilla è stata attaccata 7 volte in un breve lasso di tempo! Imbarcazioni colpite da bombe sonore, razzi esplosivi e con sostanze chimiche sospette. Trasmissioni radio disturbate, richieste di aiuto bloccate. Sono necessarie immediate azioni di protezione internazionale! Giù le mani dalla Flottiglia!", scrive.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in missione a New York per l'assemblea generale Onu, è stato informato dell'attacco. "A favore della loro incolumità, la Farnesina aveva fatto già segnalazioni alle autorità di Israele affinché qualsiasi operazione che possa essere affidata alle forze amate di Gerusalemme sia condotta rispettando il diritto internazionale e un principio di assoluta cautela. Il ministro Tajani ha chiesto all'ambasciata a Tel Aviv di assumere informazioni e di rinnovare la richiesta già fatta al Governo di Gerusalemme di garantire la assoluta tutela del personale imbarcato", si legge in una nota del ministero degli Esteri.
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(Adnkronos) - La Global Sumud Flotilla - il gruppo di imbarcazioni che naviga nel Mediterraneo verso Gaza - denuncia attacchi con "esplosioni, droni non identificati e interferenze nelle comunicazioni" nelle prime ore di oggi, 24 settembre. "Stiamo assistendo in prima persona a queste operazioni psicologiche, proprio ora, ma non ci lasceremo intimidire", si legge sul profilo Instagram. "Gli estremi a cui Israele e i suoi alleati arriveranno per prolungare gli orrori della fame e del genocidio a Gaza sono disgustosi. Ma la nostra determinazione è più forte che mai", prosegue il messaggio.
"Queste tattiche non ci impediranno di portare aiuti a Gaza e rompere l'assedio illegale. Ogni tentativo di intimidirci non fa che rafforzare il nostro impegno. Non ci lasceremo mettere a tacere. Continueremo a navigare", si legge ancora.
Sui social, compare anche il messaggio di Francesca Albanese, relatore speciale dell'Onu per i territori occupati. "La Global Sumud Flotilla è stata attaccata 7 volte in un breve lasso di tempo! Imbarcazioni colpite da bombe sonore, razzi esplosivi e con sostanze chimiche sospette. Trasmissioni radio disturbate, richieste di aiuto bloccate. Sono necessarie immediate azioni di protezione internazionale! Giù le mani dalla Flottiglia!", scrive.
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(Adnkronos) - Il 1963 fu un anno straordinario per Claudia Cardinale, un autentico spartiacque nella carriera morta il 23 settembre 2025 e nella storia del cinema italiano. In un arco di tempo incredibilmente breve, l’attrice ebbe il privilegio – e la sfida – di lavorare contemporaneamente con due giganti assoluti della settima arte: Luchino Visconti e Federico Fellini. Due mondi opposti, due poetiche inconciliabili, due geni che hanno riscritto il linguaggio del cinema, ciascuno a modo proprio. Lei, Claudina – come affettuosamente la chiamavano entrambi – fu il trait d’union tra queste visioni divergenti.
Nel "Gattopardo" di Visconti, tratto dal capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Cardinale vestì i panni di Angelica Sedara, ruolo che lei stessa definì "il più bel regalo della mia vita d’attrice". Sul set, la concentrazione era sacra: si respirava un'atmosfera quasi monastica, dove ogni dettaglio era pensato, controllato, perfezionato. Visconti, che parlava con lei in un impeccabile francese appreso durante la sua esperienza con Jean Renoir, pretendeva rigore assoluto. Ogni battuta era scolpita, immutabile. Il silenzio era regola, e l’eleganza del gesto si faceva forma di rispetto. Nel cast due miti del grande schermo: Burt Lancaster, nei panni del principe Fabrizio Salina, e Alain Delon in quelli di Tancredi Falconeri.
All'opposto, nel vortice creativo di "8½", Cardinale fu trascinata da un Federico Fellini che amava il caos quanto Visconti amava l’ordine. Sul set si improvvisava, si giocava, si creava nell’istante. Ma anche nell’apparente disordine, tutto era sotto il controllo del regista riminese, che conduceva gli attori come un direttore d’orchestra. Fellini la coinvolgeva in lunghe passeggiate e conversazioni, la faceva sentire al centro dell’universo. E fu il primo a volerla non doppiata, intuendo la forza unica della sua voce, così diversa, così sincera. La sua Cardinale era «bellissima, giovane e antica, bambina e già donna, autentica, misteriosa». Una figura salvifica, quasi mitica.
Entrambi i film approdarono a Cannes: "Il Gattopardo" vinse la Palma d’oro, mentre "8½", presentato fuori concorso, conquistò critica e pubblico. Claudia apparve sulla Croisette solo per il tempo di un’iconica fotografia accanto a Visconti, Burt Lancaster e un vero ghepardo: un’immagine rimasta nella storia.
Ma il 1963 non fu solo l’anno dei due colossi. Fu anche l’anno dell’incontro con Luigi Comencini, regista che – come lei stessa raccontò – la comprese profondamente, senza bisogno di molte parole. In "La ragazza di Bube", Cardinale usò per la prima volta la sua vera voce in un ruolo da protagonista, e la sua interpretazione intensa e dolente le valse il Nastro d’argento come miglior attrice. Una conferma definitiva: non era solo un’icona di bellezza, ma un’interprete matura, capace di profondità e autenticità.
E come se non bastasse, quello stesso anno segnò anche il suo debutto nel cinema internazionale, con la commedia hollywoodiana "La Pantera Rosa" di Blake Edwards, girata in Italia. Accanto a Peter Sellers, David Niven e Robert Wagner, Cardinale fu l’unica a non pronunciare nemmeno una battuta, ma bastava la sua presenza per lasciare il segno. Edwards, colpito dalla sua aura, la definì «la più bella invenzione italiana dopo gli spaghetti». Tre registi, tre film diversissimi, un solo anno. E un’attrice, Claudia Cardinale, al centro della scena mondiale. Il 1963 non fu solo un punto d’arrivo: fu il momento in cui la sua stella cominciò a brillare con luce propria nel firmamento del cinema. (di Paolo Martini)
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(Adnkronos) - La maggioranza porterà in Aula una mozione sul riconoscimento della Palestina, ma con due paletti: la liberazione degli ostaggi israeliani e l'esclusione di Hamas dal futuro assetto politico palestinese. Da New York, a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Giorgia Meloni ribadisce la linea italiana su uno dei temi caldi di politica estera, rilanciando una mossa per provare a 'stanare' le opposizioni. Queste ultime accusano la presidente del Consiglio di non aver seguito l'esempio di Francia, Regno Unito e Canada, che in sede Onu hanno dato il via libera allo Stato palestinese, facendo salire a oltre 150 il numero di Paesi che ne sanciscono la legittimità.
In una Manhattan blindata, tra cortei di auto ufficiali e manifestazioni di piazza, la presidente del Consiglio incontra la stampa italiana davanti alla sede della Rappresentanza permanente. "La maggioranza presenterà in aula una mozione per dire che il riconoscimento della Palestina deve essere subordinato a 2 condizioni: il rilascio degli ostaggi e l'esclusione di Hamas da qualsiasi dinamica di governo", dichiara.
L'Italia, al pari della Germania, mantiene dunque una posizione prudente e non si accoda a Emmanuel Macron, che ha annunciato il riconoscimento ufficiale da parte di Parigi. Per Meloni, il riconoscimento della Palestina, "in assenza di uno Stato che abbia i requisiti della sovranità, non risolve il problema, non produce risultati tangibili concreti per i palestinesi. Dopodiché - osserva - si dice che però il riconoscimento della Palestina può essere un efficace strumento di pressione politica" ma "io penso che la principale pressione politica vada fatta nei confronti di Hamas perché è Hamas che ha iniziato questa guerra ed è Hamas che impedisce che la guerra finisca rifiutandosi di consegnare ostaggi".
Poi un messaggio rivolto alla minoranza: "Spero che un'iniziativa del genere possa trovare anche il consenso dell'opposizione, non trova sicuramente il consenso di Hamas, non trova magari il consenso da parte degli estremisti islamisti, ma dovrebbe trovare consenso nelle persone di buon senso".
La giornata all'Onu è stata dominata anche dal "ciclone" Donald Trump. Il presidente americano, con al fianco la moglie Melania, ha tenuto un discorso al vetriolo contro le Nazioni Unite, accusate di "finanziare" l'immigrazione irregolare verso l'Occidente e di averlo lasciato solo negli sforzi per la pace. Non sono mancate stoccate all'Europa ("devono smettere immediatamente di acquistare petrolio russo, è imbarazzante per loro") e al cambiamento climatico ("la più grande truffa al mondo"). Meloni ha seguito l'intervento in platea, spiegando poi di condividere molte delle osservazioni del tycoon: dalle politiche migratorie al Green Deal fino all'inefficacia delle istituzioni multilaterali.
Sfumature diverse sull'Ucraina, dove la premier respinge l'accusa di ambiguità da parte dell'Europa: "Credo che dobbiamo però lavorare insieme come Occidente se vogliamo portare a casa una pace giusta e duratura ed è quello che stiamo cercando di fare. C'è bisogno dell'Europa, c'è anche bisogno degli Stati Uniti". Sulla partita energetica è intervenuto il ministro degli Esteri Antonio Tajani: "Noi non compriamo gas e petrolio dalla Russia - ha chiarito il vicepremier -. Quindi l'Italia ha già fatto una scelta molto chiara in questa direzione".
La prima giornata di Meloni a New York è scandita anche da incontri di alto livello. Dopo l'apertura del dibattito generale, nell'agenda della premier spiccano colloqui bilaterali con diversi leader, tra cui il presidente siriano Ahmad Husayn al Shara, il capo di Stato libanese Joseph Aoun, l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. L'intervento di Meloni in assemblea generale è in programma per le 20 di oggi ora locale, quando in Italia sarà notte fonda. (dall'inviato Antonio Atte)
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(Adnkronos) - L'Ucraina può riconquistare tutto il territorio occupato dalla Russia, i paesi della Nato dovrebbero abbattere gli aerei di Mosca che sconfinano. Donald Trump regala una giravolta a sorpresa a New York, a margine dell'assemblea generale dell'Onu, con dichiarazioni e post su Truth.
L'inversione del presidente degli Stati Uniti è tanto evidente quanto sorprendente se confrontata con le posizioni espresse nelle ultime settimane. Se una decina di giorni fa Trump era convinto che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dovesse affrettarsi a siglare un'intesa con Vladimir Putin, ora il quadro appare cambiato.
"Dopo aver compreso in toto la situazione militare ed economica tra Ucraina e Russia e dopo aver visto i problemi economici della Russia penso che l'Ucraina, con il sostegno dell'Unione Europea, sia in grado di combattere e di riconquistare tutta l'Ucraina nella sua forma originale", scrive Trump in un post sul social Truth nelle stesse ore in cui incontra Zelensky in un bilaterale.
La Russia, dice il numero 1 della Casa Bianca, è una "tigre di carta" e Kiev potrebbe "riprendersi il suo Paese nella sua forma originale. E, chissà, forse anche andare oltre". Un vero ribaltone, dopo mesi trascorsi ad ipotizzare sacrifici territoriali per Kiev, quasi obbligata ad accettare di cedere regioni a Mosca per porre fine al conflitto.
Ora, invece, Trump elogia Zelensky, "un grand'uomo che sta combattendo in modo incredibile" con parole per certi versi inedite. Le critiche al presidente ucraino, cacciato dalla Casa Bianca nel celeberrimo meeting di febbraio, sono un lontano ricordo. "Nutriamo grande rispetto per la lotta che l'Ucraina sta combattendo, è davvero incredibile. La gente pensava che la guerra sarebbe finita in fretta perché la Russia è una grande potenza militare ma l'Ucraina combatte con valore. La guerra avrebbe dovuto chiudersi in 3-4 giorni, non è positivo per la Russia: dopo 3 anni e mezzo di combattimenti duri, non è finita", ribadisce Trump, ricordando che la Nato ora acquista armi dagli Stati Uniti e le gira a Kiev.
Più prudenza nelle risposte alle domande sul rapporto compromesso con Vladimir Putin ("Ve lo farò sapere tra un mese") e sull'impegno americano per le garanzie di sicurezza chieste da Kiev in uno scenario post-guerra: "Speriamo di essere nella posizione di parlarne più avanti".
L'altra vera svolta della giornata è il perentorio 'Yes, I do' con cui Trump risponde ad una domanda netta: 'I paesi della Nato dovrebbero abbattere i jet russi che entrano nel loro spazio aereo?', "Sì" la risposta. Gli Stati Uniti interverrebbero accanto ai paesi alleati in questa eventuale situazione? "Dipende dalle circostanze. Sapete, noi siamo una posizione risoluta in relazione alla Nato", aggiunge.
La Russia, fa eco Zelensky, sta lanciando droni a lungo raggio nello spazio aereo dei paesi della Nato per sondare le difese dell'alleanza militare e cercarne i punti deboli. "Cercherà di trovare i punti deboli in Europa, nei paesi della Nato, ci proverà", aggiunge Zelensky in una conferenza stampa alle Nazioni Unite. "Usa diversi tipi di droni a lungo raggio per capire se l'Europa è pronta", dice il leader di Kiev, che chiama in causa anche la Cina.
"Anche la Cina è rappresentata qui, una nazione potente da cui ormai la Russia dipende completamente", dice Zelensky all'Onu. "Se la Cina volesse davvero che questa guerra finisse, potrebbe costringere Mosca a porre fine all'invasione. Senza la Cina, la Russia di Putin non è nulla. "Eppure troppo spesso la Cina rimane in silenzio e distante invece di impegnarsi attivamente per la pace".
Nelle ultime settimane, diversi paesi della Nato hanno denunciato violazioni del proprio spazio aereo. La Polonia ha fatto alzare i propri F-15 e F-35 per un'ondata di droni. Venerdì scorso, 3 MiG-31 russi hanno invaso lo spazio aereo dell'Estonia sorvolando per 12 minuti il Golfo di Finlandia. La reazione della Nato all'incursione ha coinvolto anche F-35 italiani, che si sono alzati in volo. Gli ultimi episodi 'sospetti' riguardano la presenza di droni nelle aree degli aeroporti di Copenhagen e Oslo. "I danesi stanno valutando esattamente cos'è successo per assicurarsi cosa ci sia dietro. Siamo in contatto molto stretto su questo tema, ma è troppo presto per parlare", dice il segretario generale della Nato Mark Rutte.
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(Adnkronos) - Ora che la commissione Giuridica del Parlamento Europeo (Juri in gergo) ha votato di stretta misura, a Bruxelles, contro la revoca dell'immunità per Ilaria Salis, eurodeputata di Avs, la parola finale spetta alla plenaria, che si esprimerà nella seconda settimana di ottobre (forse martedì 7), nella prima delle due sessioni in agenda a Strasburgo il mese prossimo. Di norma in questi casi si vota per alzata di mano, ma gli eurodeputati possono richiedere il voto segreto, se sono favorevoli almeno un gruppo politico e almeno un quinto dei membri, soglie che, numeri alla mano, possono essere facilmente raggiunte.
Se così sarà, gli eurodeputati potranno votare secondo coscienza, nel segreto dell'urna. Il parere della commissione Juri ha un certo peso, ma non è vincolante per l'Aula, che è sovrana. Rappresenta comunque un buon viatico, specialmente perché oggi il Ppe si è diviso: alcuni membri hanno votato per conservare l'immunità parlamentare di Salis, considerando anche i seri dubbi che l'Ue nutre sul rispetto dello Stato di diritto in Ungheria.
Inoltre, è vero che è già successo in passato che l'Aula si sia espressa in materia di immunità in senso contrario alle indicazioni della Juri: è successo cinque volte, ma tutte concentrate tra il 1986 e il 1991, a quanto si apprende da fonti parlamentari.
E' dal 1991, quindi da ben 34 anni, che la plenaria in materia di immunità vota allineandosi alle indicazioni della Juri. Non si tratta certo di una garanzia, ma il Parlamento, per revocare l'immunità a Salis, dovrebbe invertire un trend che dura da più di un trentennio. Salis, di origine monzese, nel febbraio 2023, quando era un'insegnante e militava nella sinistra extraparlamentare, venne arrestata in Ungheria con l'accusa di avere aggredito dei neonazisti, uomini, in occasione della cosiddetta giornata dell'onore. Si tratta della commemorazione del tentativo, fallito, delle armate del Terzo Reich e dei loro alleati ungheresi di spezzare l'assedio dell'Armata Rossa a Budapest, nel febbraio 1945.
Sotto il governo di Viktor Orban la giornata dell'onore, che cade l'11 febbraio, si è trasformata in un evento che attrae ogni anno neonazisti ed estremisti di destra da tutta Europa, unitamente a militanti dell'estrema sinistra. Le strade di Budapest diventano così teatro di agguati reciproci, aggressioni e pestaggi, poco graditi dalle autorità ungheresi. Salis, accusata di aver aggredito e malmenato dei neonazisti (uomini), ha passato oltre un anno in carcere preventivo, dove era detenuta in condizioni degradanti, migliorate solo quando il suo caso finì sui media italiani.
Salis venne poi condotta in Tribunale con le catene alle caviglie e un guinzaglio al collo, a favore di telecamera: le immagini, tramesse dalla Rai, sollevarono un'ondata di indignazione, in Italia e non solo. Salis è stata poi liberata dall'Ungheria, una volta eletta eurodeputata nelle fila di Avs, nel 2024. Budapest ha chiesto di revocarle l'immunità solo dopo che lei era intervenuta in Aula per criticare il governo ungherese, ha fatto notare la Left, il gruppo cui Salis appartiene.
Un fatto, quest'ultimo, che deponeva a favore dell'esistenza di un 'fumus persecutionis'. L'orientamento espresso dalla Juri oggi, se confermato dalla plenaria il mese prossimo, consentirà al Parlamento Europeo di evitare di riconsegnare all'Ungheria una donna condotta in Tribunale in catene ed esibita in quelle condizioni davanti alle telecamere.
Scene che, se Salis venisse riconsegnata a Budapest, si potrebbero ripetere, con tutte le conseguenze politiche del caso. Lunedì manifestanti pro Pal, un'area politica affine alle vedute di Salis, hanno dato vita a scontri con le forze dell'ordine a Milano, paralizzando mezza città. Senza contare il fatto che l'eurodeputata dovrebbe essere arrestata e poi estradata in Ungheria, perché la Polizia ungherese non ha giurisdizione al di fuori dei confini nazionali e lei non ha più rimesso piede nel Paese danubiano, da quando è stata scarcerata dopo essere stata eletta.
La conservazione dell'immunità per l'europarlamentare della Sinistra toglierebbe quindi dall'imbarazzo, e dalle relative ripercussioni politiche, gli Stati nazionali in cui Salis oggi vive e lavora, vale a dire Belgio, Francia e Italia. L'eurodeputata oggi ha ringraziato i colleghi eurodeputati e ha chiesto di essere processata in Italia, dove lo Stato di diritto viene rispettato.
Il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs aveva postato, con riferimento a Salis, le coordinate di un carcere in Ungheria, cosa che ha rafforzato la posizione di chi sosteneva l'esistenza un 'fumus persecutionis' nei confronti dell'eurodeputata di Avs. Ieri lo stesso Kovacs ha definito la donna una "criminale pericolosa", che merita di "stare in carcere". E' presto per avere certezze, perché l'ultima parola spetta ai deputati, ma allo stato appare improbabile che l'Aula voti contro il parere della Juri, invertendo un trend ultratrentennale, per riconsegnare un'eurodeputata al governo di Viktor Orban. Tanto più che il Parlamento Europeo è l'istituzione Ue che si è maggiormente distinta, nel corso degli anni, per le sue critiche nei confronti di Budapest.
Salis vorrebbe che il processo venisse spostato in Italia. E' possibile? "L'immunità per i parlamentari europei è regolata dal protocollo 7 del trattato sull’Unione europea (privilegi e immunità). All’art. 9 sono regolate le garanzie di cui godono i parlamentari: sul territorio nazionale, delle immunità riconosciute ai membri del Parlamento del loro Paese; sul territorio di ogni altro Stato membro, dell’esenzione da ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario", precisano in una nota gli avvocati dell'europarlamentare, Eugenio Losco e Mauro Straini.
Per i due avvocati, "l’immunità di cui gode la signora Salis al momento non consente dunque a uno Stato della Comunità europea né di emettere provvedimenti restrittivi della libertà personale né di celebrare dei procedimenti nei suoi confronti fino alla durata dell’incarico parlamentare. Non vieta al contrario di celebrare un procedimento penale sul territorio italiano. In Italia infatti la signora Salis gode delle stesse garanzie previste per i parlamentari delle nostre Camere, garanzie relative alla tutela della libertà personale e del diritto alla privacy che determinano la necessità di autorizzazione a procedere delle rispettive assemblee solo in caso di richiesta giudiziaria di applicazione di misure restrittive della libertà personale o di intercettazioni telefoniche o sequestro della corrispondenza. Al contrario tale autorizzazione non è richiesta per l’esercizio della azione penale e per lo svolgimento di un processo a carico di un parlamentare".
"La signora Salis - aggiungono - ha sempre dichiarato che non intendeva sottrarsi al processo per i fatti accaduti a Budapest. Quello che chiede è semplicemente di essere sottoposta a un processo rispettoso di ai principi basilari del fair trial. E questo può avvenire in Italia. Il nostro codice penale, all’art. 9, prevede infatti la giurisdizione italiana anche nel caso di fatti di reato avvenuti all’estero a determinate condizioni che sono sussistenti nel caso della signora Salis. Lo si faccia. È solo necessario un passo da parte della politica, la richiesta di procedere del ministro della Giustizia".
Leggi tutto: Salis, prima vittoria sull'immunità. Ora ultima parola alla plenaria

(Adnkronos) - Dietro il sorriso magnetico e lo sguardo fiero di Claudia Cardinale, morta oggi all'età di 87 anni, si cela una vita privata intensa, segnata da grandi amori, drammi profondi e una tenace ricerca di libertà. Attrice simbolo dell'emancipazione femminile in un'epoca dominata da regole rigide e pregiudizi, Cardinale ha vissuto esperienze che l’hanno temprata, rendendola non solo una star, ma una donna forte, consapevole e, soprattutto, indipendente.
Appena ventenne, Claudia Cardinale diede alla luce il suo primo figlio, Patrick, nato il 19 ottobre 1958 a Londra. Ma dietro questo evento si nasconde un dramma taciuto per anni: Patrick fu il frutto di una violenza subita dalla giovane attrice, rapita e costretta a salire nell’auto di un uomo che abusò di lei. In un’Italia che ancora stigmatizzava le vittime e proteggeva i colpevoli, Claudia scelse il silenzio. Il bambino fu accolto dalla famiglia e cresciuto come parte integrante del nucleo, mentre la giovane attrice iniziava la sua folgorante carriera.
Per proteggere la sua immagine e la serenità del figlio, Franco Cristaldi, potente produttore cinematografico e compagno di Claudia, gestì ogni aspetto della vicenda con estrema discrezione. Fu lui, a sua insaputa, a strappare le lettere che il padre biologico di Patrick inviava nel tentativo – mai ricambiato – di riconoscerlo. Un dolore nel dolore, nascosto per anni dietro il velo dorato della celebrità. Patrick, cresciuto tra l’Italia e l’America, ha poi intrapreso una carriera lontana dai riflettori, diventando un affermato designer di gioielli a New York, dove ha lavorato per oltre quindici anni. Negli anni ’70, ha reso Claudia nonna per la prima volta, con la nascita di Lucilla. Un secondo nipote, Milo, figlio della secondogenita Claudia, è arrivato nel 2013.
Il primo grande amore ufficiale della Cardinale fu proprio Cristaldi, che sposò in segreto ad Atlanta, negli Stati Uniti, il 28 dicembre 1966. Il loro legame, però, era cominciato molto prima, vissuto nell’ombra a causa dell’impossibilità legale del produttore di divorziare dalla moglie precedente. Fu una relazione intensa ma complessa, segnata da controllo e protezione, fino alla separazione definitiva nel 1975.
Proprio in quell’anno, Claudia conobbe Pasquale Squitieri, regista napoletano noto per il suo cinema di denuncia sociale. Tra loro nacque un sodalizio artistico e personale che durò 25 anni. Da quell’unione nacque la figlia Claudia, completando un cerchio affettivo che diede nuova linfa alla vita dell’attrice. La coppia visse per molti anni in una villa sull’Appia Antica, luogo di incontri intellettuali e rifugio privato lontano dalle luci dei set.
Se la carriera la portava spesso sui grandi schermi internazionali, la sua vita personale era un crogiolo di culture e lingue. Claudia Cardinale parlava fluentemente italiano, francese, inglese, spagnolo e arabo tunisino, frutto della sua infanzia a Tunisi e della sua curiosità verso il mondo.
Stabilitasi in Francia, ha continuato a essere un volto familiare nelle rassegne cinematografiche, nei festival e nei dibattiti sul ruolo della donna nel cinema e nella società. Icona di eleganza e dignità, ha sempre protetto con determinazione la sua privacy, pur condividendo in tarda età alcuni aspetti oscuri del passato, per dar voce a chi, come lei, aveva dovuto tacere.
Negli anni '60, tra una scena e l’altra, Claudia ammise di aver vissuto un breve ma significativo flirt con Marlon Brando, altra leggenda inquieta del grande schermo. Un frammento di passione in una vita segnata più da legami profondi che da scandali effimeri.
La storia privata di Claudia Cardinale è il racconto di una donna che ha saputo trasformare il dolore in forza, le ferite in silenziosa resistenza, e l’amore in scelta consapevole. Non ha mai accettato che altri parlassero per lei, e ha costruito attorno a sé un’esistenza complessa, sfuggente, ma autentica. Dietro l’icona, c’era sempre una donna libera. (di Paolo Martini)
Leggi tutto: Claudia Cardinale, una vita privata tra ombre e luci

(Adnkronos) - E' morta Claudia Cardinale, l'attrice aveva 87 anni. L'attrice, nata a Tunisi il 15 aprile 1938, è deceduta oggi 23 settembre 2025 come riferisce l'agenzia France Presse.
Claudia Cardinale - all'anagrafe Claude Joséphine Rose Cardinale - è stata un'icona del cinema italiano e internazionale per oltre mezzo secolo grazie alle interpretazioni in oltre 150 film tra commedie e opere drammatiche, spaghetti western e produzioni hollywoodiane. La sua dimensione planetaria è stata consacrata dai premi ricevuti: dal Leone d'oro alla carriera al Festival di Venezia all'Orso d'oro alla carriera al Festival di Berlino passando per il Premio Lumière e il Premio Flaiano.
La sua carriera cinematografica iniziò quasi casualmente nel 1956 con Les Anneaux d'or, seguita dalla vittoria al concorso "La più bella italiana di Tunisia" nel 1957, che la portò alla Mostra di Venezia. Debuttò nel 1958 in Goha e si fece notare in I soliti ignoti di Maro Monicelli. Negli anni ’60 divenne musa di registi come Visconti (Rocco e i suoi fratelli, Il Gattopardo, Vaghe stelle dell’Orsa...), Fellini (8½), Zurlini (La ragazza con la valigia) e Leone (C’era una volta il West).
Negli anni '70 recitò in commedie come Bello, onesto, emigrato Australia... e western come Le pistolere. Dagli anni ’80 si stabilì in Francia, collaborando con Herzog (Fitzcarraldo) e Cavani (La pelle). Continuò a lavorare in oltre 150 film, dedicandosi anche al teatro.
Negli anni 2000-2010 apparve in L’isola del perdono (2022) e fu celebrata con retrospettive, come al MoMA nel 2023. Ambasciatrice UNESCO, si dedicò a cause umanitarie.La vita privata fu intensa: dal 1963 al 1975 fu legata a Cristaldi, sposato nel 1966; nel 1971 nacque la figlia Claudia da Pasquale Squitieri, con cui visse fino al 2000. Riconobbe pubblicamente Patrick solo nel 1965. Parlò apertamente delle sue difficoltà, mostrando resilienza. Ricevette cinque David di Donatello, Nastri d’Argento, Globi d’Oro, il Leone d’Oro e l’Orso d’Oro alla carriera, oltre alla Cavalleria di Gran Croce.
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(Adnkronos) - "Non sono un violento". Enzo Iacchetti torna a E' sempre Cartabianca dopo lo scontro durissimo, andato in scena nella puntata della scorsa settimana, con Eyal Mizrahi, presidente della Federazione Amici di Israele. La discussione su Gaza è 'deragliata' quando alle parole di Iacchetti, che denunciava la morte di migliaia di bambini, Mizrahi ha replicato con le parole "definisci bambino".
"Quando uno mi dice 'definisci bambino' non si può rispondere diplomaticamente. Non sono un violento, non uccido nemmeno le mosche. Non avrei torto nemmeno un capello a quel signore", dice Iacchetti, diventato nell'ultima settimana un protagonista sui social e nelle manifestazioni di piazza. "Quando parlo, non penso mai ai social perché io i social non li ho mai vissuti. Se devo usare il cellulare lo uso per una telefonata o al massimo per una foto. Non potevo immaginare che a Milano, Roma o Bologna ci fosse la mia fotografia nelle manifestazioni per Gaza", dice. C'è anche l'altro lato della medaglia, con insulti e minacce: "Uno mi ha scritto anche l'orario in cui mi viene a uccidere... C'è la polizia postale, su queste cose non si scherza".
L'attore e conduttore è convinto che su Gaza non possa esserci contraddittorio: "Ci può essere in caso di un incidente stradale tra due automobilisti, ma quando c'è un genocidio riconosciuto da tutti il contraddittorio non esiste".
E' vero che sta perdendo il lavoro a causa delle sue posizioni? "Ho contratti teatrali fino al 2028. Ora mi chiamano per fare l'opinionista, mi chiamano tv e giornali. Ma io vorrei ricominciare a fare il mio lavoro, sempre continuando a dire quello che penso. Chi mi dice di fare il comico senza dire nient'altro è un imbecille. Ho perso il lavoro nel senso che tutto questo ha oscurato ciò che avrei dovuto fare... Potevo fare serate o spettacoli, da quando parlo sul web fatico ad avere gli stessi inviti dello scorso anno. Molti non mi chiamano perché temono che io mi metta a tirare frecciate durante uno spettacolo".
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(Adnkronos) - Il grande ritorno di Fiorello in radio è ufficiale. A partire da metà ottobre, lo showman siciliano sarà di nuovo in onda su Rai Radio 2 con il suo nuovo programma, 'La Pennicanza'. Al suo fianco, l'amico e collega Fabrizio Biggio, con cui forma una coppia ormai consolidata.
La conferma è arrivata durante la presentazione dei palinsesti Rai per la stagione 2025-2026, tenutasi all'Auditorium Parco della Musica di Roma e condotta da Carlo Conti. L'annuncio non è stato convenzionale, ma è avvenuto in pieno stile Fiorello: attraverso un divertente video-gag che ha visto protagonisti lo stesso showman e Biggio, confermando la loro inossidabile sintonia, già collaudata nel successo di 'Viva Rai2!'.
"Un'offerta diversificata consente alle nostre radio di distinguersi per linea editoriale, per raggiungere target differenti e più ampie fasce di pubblico", dice Marco Caputo, direttore di Rai Radio, descrive il palinsesto 2025-2026, un mosaico che punta a rinnovare l'offerta mantenendo salda l'identità storica delle reti. Radio 1 si conferma il baluardo dell'informazione e dello sport, con 181 giornali radio a settimana e oltre 1.600 ore di dirette sportive all'anno. A questa solida base si affiancano ora numerosi programmi inediti, pensati per esplorare nuove tematiche e linguaggi.
Tra le novità per la stagione 2025-2026 - presentate all'Auditorium Parco della Musica di Roma - troviamo 'Lupus in fabula' (dal lunedì al venerdì, 06:50), dove la voce di Pietrangelo Buttafuoco intreccerà i grandi classici della letteratura con le pieghe dell'attualità e 'Santi per un giorno' (11:30), un moderno almanacco in cui il dialogo tra Federica Gentile e Don Walter Insero offrirà una riflessione quotidiana con un linguaggio semplice e contemporaneo. Nel fine settimana 'Tutti a tavola' (sabato alle 13:20) con il ristoratore e volto Tv Francesco Panella mentre la musica, invece, diventa protagonista del venerdì pomeriggio con 'Non solo parole' (15:05) dove la cantante Noemi racconta la musica italiana.
Sarà la cantante Noemi a vestire i panni di narratrice per guidare il pubblico in un'esplorazione della storia della nostra canzone, tra aneddoti, ascolti guidati e interviste, con la passione di un'artista che quel mondo lo vive dall'interno. Confermati, tra i tanti, gli appuntamenti con Caffè Europa, Eta Beta, Il rosso e il nero, L'Aria che respiri.
Più musica è la parola d'ordine di Radio2, che spinge sulla strada dell'intrattenimento con nuovi programmi e conduzioni, spazi di comicità, imitazioni e divertimento e una rafforzata presenza sul territorio. Su Radio2 debutta Belen con 'Matti da legare' (lunedì – venerdi 17:30 – 19:30), insieme a Barty Colucci, Mario Benedetto e Vincenzo De Lucia. Serena Bortone con 'Stai Serena' (lunedì – venerdì 12:00 – 13:30) insieme a Massimo Cervelli propone uno spazio libero in cui confrontarsi sull'attualità e loa società.
Da lunedì a venerdì torna 'Caterpillar' ma in una nuova collocazione oraria (19:45 – 21). Gli ascoltatori potranno inoltre ritrovare programmi iconici come 'Social Club', 'Decanter', 'I Lunatici', 'Lillo e Greg 610' e 'Il ruggito del coniglio'. Resta invece un'incognita il ritorno di Fiorello con la sua 'Pennicanza', anche se lo showman nei giorni scorsi aveva annunciato una nuova edizione del programma di Radio2.
Radio 3 si conferma la casa del dibattito culturale e dell'approfondimento, con la conferma di programmi come Hollywood Party, Fahrenheit, Battiti e L'Isola deserta. Isoradio continua la sua missione di servizio dedicata all'infomobilità, con aggiornamenti sul traffico e musica in diretta 24 ore su 24. A completare l'universo Rai Radio ci sono i canali specializzati, con offerte mirate per ogni tipo di pubblico: Radio1 Sport, GR Parlamento, Radio3 Classica, Radio Tutta Italiana, Radio Kids, Radio Live Napoli, Radio Techetè e No Name Radi.
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(Adnkronos) - È stato presentato a Tricase il nuovo libro di Uli Weber, fotografo internazionale che firma con questo volume un intenso omaggio al Sud Italia. Ad accompagnare le immagini, i testi di Dame Helen Mirren, attrice Premio Oscar e impegnata con l’associazione Save the Olives, che in Puglia combatte la devastazione degli ulivi secolari causata dalla Xylella, e di Denis Curti, storico e critico della fotografia, che offre le chiavi di lettura di un’opera sospesa fra poesia e testimonianza.
Un viaggio per immagini che si snoda dalla Sicilia alla Sardegna, dalla Puglia all’Abruzzo, restituendo la forza dei contrasti che rendono unico il Mezzogiorno. Scorci di armonia assoluta convivono con segni di disarmonia e abbandono; paesaggi naturali incontaminati si alternano a tracce antropiche e urbane. È in questo equilibrio precario e affascinante che Weber trova la sua cifra poetica, capace di trasformare il paesaggio in emozione e di rivelarne la dimensione simbolica. La sua fotografia si muove al di là dei cliché turistici per restituire un Grand Tour contemporaneo, un racconto iconografico che invita a guardare oltre la superficie, a cogliere il legame profondo fra l’uomo e il suo ambiente. Protagonista assoluta è la luce, che ora incide la realtà con precisione chirurgica, ora avvolge i luoghi in atmosfere sognanti.
“Questo libro vuole essere il mio omaggio all’Italia, Paese che amo e in cui vivo per buona parte dell’anno - spiega l’autore - in particolare a quel Mezzogiorno che mi ha fatto innamorare 20 anni fa quando ho comprato la mia casa pugliese dove tutt’ora risiedo nella stagione estiva e Un Sud al cui fascino concorrono egualmente 'pregi e difetti', l’armonia assoluta di alcuni scorci e altresì la totale disarmonia di altri, in un contrasto che a mio modo di vedere ne caratterizza l’Unicità. Attraverso le migliaia di chilometri percorse, ho cercato di cogliere con la mia macchina fotografica un Mezzogiorno inedito, e al contempo familiare, in cui ciascuno di noi ritrova tracce di esperienze personali, o visioni inconsuete di posti conosciuti”.
Ad accompagnare le immagini, i testi di Dame Helen Mirren, attrice Premio Oscar e impegnata con l’associazione Save the Olives, che in Puglia combatte la devastazione degli ulivi secolari causata dalla Xylella, e di Denis Curti, storico e critico della fotografia, che offre le chiavi di lettura di un’opera sospesa fra poesia e testimonianza. Parte del ricavato del volume sarà destinato a sostenere le attività di Save the Olives, contribuendo concretamente alla salvaguardia di un patrimonio naturale e culturale unico.
Queste le parole di Dame Helen Mirren, presente al lancio del libro: “Credo che nessuno possa dimenticare il primo incontro con i monumentali alberi secolari della Puglia. La loro presenza è travolgente. La loro forza immobile nasce dal movimento costante di centinaia, a volte migliaia di anni. Le loro intricate forme scultoree, opera della terra, del vento, del sole, della pioggia e delle mani dell’uomo che si è preso cura di loro nel corso dei secoli, fanno di ciascuno di essi un individuo, una testimonianza del legame tra uomo e natura".
E conclude: "Ora questi testimoni della nostra storia sono sotto una terribile minaccia. Un batterio chiamato Xylella si sta diffondendo da circa dieci anni: partito da un piccolo angolo della punta più meridionale della Puglia, prosegue la sua marcia distruggendo tutti gli ulivi sul suo cammino, giovani e antichi. Dobbiamo fare appello alla nostra grande immaginazione umana, alle nostre conoscenze e alla nostra esperienza per salvare questo patrimonio. Il mio sentito ringraziamento a Uli Weber, il cui straordinario libro cattura il fascino dell’Italia meridionale attraverso le sue fotografie, portando ulteriore attenzione internazionale alla piaga degli ulivi del Salento”.
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(Adnkronos) - Nessun '6' né '5+1' al concorso del Superenalotto di oggi, 23 settembre 2025. Centrati invece tre '5' che vincono ciascuno 54.961,49 euro. Il jackpot per il prossimo concorso sale a 55,6 milioni di euro. Si torna a giocare giovedì 25 settembre per il secondo concorso settimanale.
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;
- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.
La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
La combinazione vincente del concorso di oggi del Superenalotto: 1, 6, 20, 43, 59, 73. Numero Jolly: 58. Numero Superstar: 89.
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(Adnkronos) - Una proposta per riunire "le 6 case circondariali di Roma all'interno di un XVI Municipio'. Questo l'ordine del giorno approvato all'unanimità dei presenti da parte dell'Assemblea Capitolina, nella seduta straordinaria tenutasi a Rebibbia, sulla situazione delle carceri a Roma. Nel testo, presentato dalle consigliere Pd Cristina Michetelli e dalla capogruppo Valeria Baglio, si chiede di "considerare d’ora in poi Rebibbia Nuovo Complesso e gli altri istituti di pena insistenti sul territorio capitolino come il Sedicesimo municipio della città, cui rivolgere sistematicamente i propri servizi e supporti": "Sul territorio di Roma Capitale - si legge nell'ordine del giorno - insistono sei istituti di pena (Rebibbia Nuovo Complesso, Rebibbia Terza Casa, Rebibbia Penale, Rebibbia Femminile, Regina Coeli e Casal del Marmo), oltre ad una piccola sezione carcere all’interno del Cpr di Gjader, in Albania, e al Cpr di Ponte Galeria che, pur non essendo tecnicamente un carcere, sotto il profilo delle problematiche inerenti le condizioni di trattamento delle persone ivi ristrette può essere a questi assimilato".
"Le carceri italiane, e romane in particolare, vivono una condizione che conosciamo bene - afferma la capogruppo Dem Baglio - sovraffollamento, strutture fatiscenti, carenza di cure per le malattie fisiche e mentali, percorsi di recupero insufficienti. Tutto questo genera sofferenza e frustrazione, compromettendo non solo i diritti fondamentali delle persone detenute, ma anche la sicurezza e la serenità di chi lavora qui ogni giorno. Per questo chiediamo al Sindaco e a tutta l’amministrazione di aprire un’interlocuzione diretta con Governo e Regione sui temi della salute, della formazione, del lavoro e di considerare gli istituti penitenziari come un vero e proprio XVI Municipio della città, con pari dignità e diritti di accesso ai servizi. Chiediamo anche di estendere la prerogativa dell’articolo 67 dell’ordinamento penitenziario concedendo agli amministratori locali di visitare gli istituti penitenziari con più facilità, senza chiedere un’autorizzazione specifica. Le carceri devono essere luoghi di recupero, non di abbandono. Riaffermare questo principio significa rafforzare la democrazia, difendere i diritti umani e costruire una società più giusta e sicura. E questo impegno non riguarda solo chi è qui dentro, ma tutta Roma, tutta la nostra città. Solo insieme, istituzioni e società civile, detenuti e operatori, possiamo dare concretezza a un principio fondamentale che ci guida: nessuno deve essere lasciato indietro".
Per questo, spiega la consigliera Micheletti nel suo intervento da Rebibbia, "noi speriamo che la proposta diventi veramente un esempio per tutte le amministrazioni, che entrassero nelle loro carceri, perché credo che per un amministratore sia un'esperienza imprescindibile conoscere questo pezzo di civiltà. Ed entrino per controllare, per vigilare, ma anche per decidere quali sono le politiche sociali migliori da applicare". "Noi vorremmo che tutte le carceri romane venissero considerate come il XVI Municipio di Roma. E che quindi, in tutti i nostri atti administrativi, in tutti i nostri atti politici, ogni volta che c'è un bando, ogni volta che c'è una decisione da mettere, ci ricordiamo anche di questo pezzo di città. Quello che chiediamo sono sicuramente più risorse, più risorse umane, più risorse per le strutture, più risorse dei percorsi di recupero e di risedimento. Ma chiediamo anche una legislazione diversa, che immediatamente alleggerisca le strutture carcerarie, che anche nel medio e più lungo periodo faccia una vera e propria inversione 'a U' su quella che è ormai questa carcerizzazione così specificata, così elevata, che non è mai stata conosciuta nei decenni precedenti. E questo nonostante il ruolo dei reati reali sia in diminuzione".
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(Adnkronos) - Giallo in Sardegna per la scomparsa di una donna di 33 anni, si indaga per omicidio. Cinzia Pinna, di Castelsardo, è scomparsa la notte tra l'11 e il 12 settembre da Palau. Le ricerche vanno avanti da giorni nel nord-est dell'isola e oggi arriva la svolta: la procura di Tempio indaga per omicidio. Ci sono due uomini coinvolti, che risultano indagati.
A lanciare l'allarme della scomparsa era stata la sorella, Cinzia quella notte era a Palau - in Gallura -, poi, si erano perse le sue tracce. Ora il cerchio sembra stringersi, in procura sono convinti che la donna sia stata uccisa e si cerca il cadavere.
Leggi tutto: Cinzia Pinna scomparsa a Palau, due indagati per omicidio

(Adnkronos) - A quanto apprende l'Adnkronos da fonti di polizia, sono 76 i poliziotti rimasti feriti ieri nel corso delle manifestazioni pro Palestina che si sono tenute in diverse città italiane e in particolare a Roma, Milano, Bologna, Trieste, Firenze, Catania, Napoli, Venezia, Cagliari, Torino, Palermo, Bari, Genova, Livorno, Bergamo, Brescia, Reggio Emilia, Varese, Pisa e Cosenza. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha chiamato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per esprimergli solidarietà per gli agenti delle Forze dell’Ordine feriti e chiedergli di trasmettere loro i suoi auguri.
La maggior parte degli agenti, 58, sono stati feriti a Milano, sette a Bologna, quattro a Napoli, quattro a Brescia e tre a Catania. Sono invece nove le persone già arrestate per gli scontri, cinque a Milano e quattro a Bologna, e 13 i denunciati, di cui due a Milano, quattro a Bologna e sette a Bergamo. Prosegue comunque l’attività di analisi dei filmati per individuare tutti i responsabili dei disordini.
Secondo le stesse fonti, la maggior parte dei disordini sono riconducibili alle frange estreme di anarchici, antagonisti e appartenenti centri sociali e in molte occasioni è emerso chiaramente come gli organizzatori non siano stati capaci di gestire tutte le realtà aderenti all’iniziativa. I principali disordini si sono registrati a Milano dove sono scese in piazza circa 12.000 persone. Durante il tragitto del corteo ci sono stati numerosi episodi di violenza e vandalismo: i manifestanti hanno versato dei calcinacci e materiale edile dinnanzi alla sede del bar Starbucks e hanno lanciato uova contro il supermercato Carrefour. Inoltre circa 500 appartenenti ai centri sociali, utilizzando gli accessi della metropolitana, sono entrati all’interno della stazione centrale. Qui sono state effettuate azioni di alleggerimento anche con l’utilizzo di lacrimogeni perché i manifestanti hanno cominciato un fitto lancio di oggetti utilizzando anche le bocchette anti incendio.
Circa 15.000 le persone che hanno manifestato a Bologna sfilando in corteo in centro. Alcuni manifestanti con il volto coperto, arrivati nella stazione centrale, hanno iniziato un lancio di uova contro i mezzi del Reparto Mobile. Poi una parte del corteo si è diretta verso la tangenziale dove ha bloccato il traffico. Un gruppo è riuscito a passare sulla limitrofa carreggiata della A14 Bologna-Taranto dove è rimasto per circa un'ora, fino a che non sono stati respinti con idranti e lacrimogeni. Ottomila i presenti in piazza a Torino. Alcuni manifestanti hanno scritto 'Free Palestine' sulla statua di Vittorio Emanuele II. Un altro gruppo ha occupato i binari vicino alla stazione ferroviaria di Porta Nuova, causando l’interruzione della circolazione dei treni, per poi allontanarsi successivamente verso la periferia cittadina. Circa 200 persone si sono mosse in corteo fino alla sede della società Collins Aerospace del gruppo Alenia, dove alcuni hanno bruciato un cartello raffigurante il presidente del Consiglio Giorgia Meloni che stringe la mano al Premier israeliano Netanyahu. Alcuni, sotto la regia di Askatasuna, hanno anche bloccato una rampa di accesso all’autostrada.
A Trieste i manifestanti, circa 3.000, si sono riuniti in presidio davanti ad un varco del porto comportando la deviazione del traffico merci su gomma. Successivamente si sono svolti due cortei lungo le vie cittadine, in uno dei due i manifestanti hanno rovesciato a terra cassonetti e lanciato di sassi nei confronti delle forze dell’ordine. A Firenze circa 5.000 i manifestanti: alcuni lungo il percorso del corteo hanno tentato di accedere alla sede della Leonardo. Bloccati dalla Polizia hanno iniziato il lancio di oggetti contundenti. A Napoli 15mila le persone che sono scese in piazza. Un gruppo di circa 1.000 manifestanti ha fatto irruzione all’interno della stazione Centrale di piazza Garibaldi, occupando per circa un’ora le banchine. Seimila persone hanno manifestato a Reggio Emilia. Un gruppo di circa 500 manifestanti nel tardo pomeriggio si è staccato dal corteo e ha invaso i binari della stazione ferroviaria, interrompendo la circolazione dei convogli per circa 20 minuti. Infine a Bergamo dove hanno protestato circa 4mila persone che si sono spostate nelle vicinanze della stazione ferroviaria, dover circa 80 persone sono riuscite a entrare da un accesso secondario. Una ventina di persone si sono posizionate su uno dei due binari per circa 20 minuti.
Sono 181, inoltre, i feriti tra le forze dell'ordine alle manifestazioni di piazza, la maggior parte pro Palestina, dall'inizio dell'anno al 22 settembre. Si tratta di 168 poliziotti, nove carabinieri e quattro agenti della polizia locale. Nel 2024 i feriti erano stati 273 (258 poliziotti, 14 carabinieri e un agente della polizia locale) contro i 120 feriti del 2023 (119 poliziotti e un agente della locale. sordini sono riconducibili alle frange estreme di anarchici, antagonisti e appartenenti centri sociali e in molte occasioni è emerso chiaramente come gli organizzatori non siano stati capaci di gestire tutte le realtà aderenti all’iniziativa. I principali disordini si sono registrati a Milano dove sono scese in piazza circa 12.000 persone. Durante il tragitto del corteo ci sono stati numerosi episodi di violenza e vandalismo: i manifestanti hanno versato dei calcinacci e materiale edile dinnanzi alla sede del bar Starbucks e hanno lanciato uova contro il supermercato Carrefour. Inoltre circa 500 appartenenti ai centri sociali, utilizzando gli accessi della metropolitana, sono entrati all’interno della stazione centrale. Qui sono state effettuate azioni di alleggerimento anche con l’utilizzo di lacrimogeni perché i manifestanti hanno cominciato un fitto lancio di oggetti utilizzando anche le bocchette anti incendio.
Circa 15.000 le persone che hanno manifestato a Bologna sfilando in corteo in centro. Alcuni manifestanti con il volto coperto, arrivati nella stazione centrale, hanno iniziato un lancio di uova contro i mezzi del Reparto Mobile. Poi una parte del corteo si è diretta verso la tangenziale dove ha bloccato il traffico. Un gruppo è riuscito a passare sulla limitrofa carreggiata della A14 Bologna-Taranto dove è rimasto per circa un'ora, fino a che non sono stati respinti con idranti e lacrimogeni. Ottomila i presenti in piazza a Torino. Alcuni manifestanti hanno scritto 'Free Palestine' sulla statua di Vittorio Emanuele II. Un altro gruppo ha occupato i binari vicino alla stazione ferroviaria di Porta Nuova, causando l’interruzione della circolazione dei treni, per poi allontanarsi successivamente verso la periferia cittadina. Circa 200 persone si sono mosse in corteo fino alla sede della società Collins Aerospace del gruppo Alenia, dove alcuni hanno bruciato un cartello raffigurante il presidente del Consiglio Giorgia Meloni che stringe la mano al Premier israeliano Netanyahu. Alcuni, sotto la regia di Askatasuna, hanno anche bloccato una rampa di accesso all’autostrada.
A Trieste i manifestanti, circa 3.000, si sono riuniti in presidio davanti ad un varco del porto comportando la deviazione del traffico merci su gomma. Successivamente si sono svolti due cortei lungo le vie cittadine, in uno dei due i manifestanti hanno rovesciato a terra cassonetti e lanciato di sassi nei confronti delle forze dell’ordine. A Firenze circa 5.000 i manifestanti: alcuni lungo il percorso del corteo hanno tentato di accedere alla sede della Leonardo. Bloccati dalla Polizia hanno iniziato il lancio di oggetti contundenti. A Napoli 15mila le persone che sono scese in piazza. Un gruppo di circa 1.000 manifestanti ha fatto irruzione all’interno della stazione Centrale di piazza Garibaldi, occupando per circa un’ora le banchine. Seimila persone hanno manifestato a Reggio Emilia. Un gruppo di circa 500 manifestanti nel tardo pomeriggio si è staccato dal corteo e ha invaso i binari della stazione ferroviaria, interrompendo la circolazione dei convogli per circa 20 minuti. Infine a Bergamo dove hanno protestato circa 4mila persone che si sono spostate nelle vicinanze della stazione ferroviaria, dover circa 80 persone sono riuscite a entrare da un accesso secondario. Una ventina di persone si sono posizionate su uno dei due binari per circa 20 minuti. (di Giorgia Sodaro)
"Una regia complessiva è da dimostrare, ma ci sono state sicuramente delle responsabilità in alcuni contesti, anche da parte degli organizzatori. A Milano, per esempio, ci sono state 500 persone che si sono poi staccate dal corteo che hanno fatto quello cui abbiamo assistito tutti. Sono soggetti provenienti da ambienti ben individuati e credo che gli organizzatori, come si è dimostrato a Roma dove 50.000 persone hanno manifestato senza che avvenissero incidenti, possono fare azione di preventivo allontanamento e isolamento di quelli che sono i facinorosi e violenti", ha detto al Piantedosi che si è complimentato subito con le forze dell'ordine "per come hanno saputo gestire in tutta Italia delle situazioni di grande difficoltà e complessità" riferendosi agli scontri.
"I violenti vanno isolati", ha detto il capo della Polizia Vittorio Pisani in un'intervista al Tg1 all'indomani dei gravi disordini verificatisi in diverse città italiane dove erano in corso manifestazioni pro Palestina.
"Voglio ringraziare i cittadini che manifestano pacificamente e invito gli organizzatori dei cortei a collaborare sempre con le questure - ha detto Pisani al Tg1 - I violenti vanno isolati perché i loro comportamenti sono un pericolo assoluto per i manifestanti pacifici ma soprattutto impediscono l'esercizio di quelle libertà che noi abbiamo sempre tutelato e continueremo a garantire".

(Adnkronos) - I paesi della Nato dovrebbero abbattere jet della Russia che violano lo spazio aereo. Lo dice Donald Trump, rispondendo ad una domanda che gli viene posta durante il bilaterale con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky all'Onu. "Sì", dice il presidente degli Stati Uniti interpellato a margine dell'assemblea generale. Gli Stati Uniti interverrebbero accanto ai paesi alleati in questa eventuale situazione? "Dipende dalle circostanze. Sapete, noi siamo una posizione risoluta in relazione alla Nato", aggiunge.
Nelle ultime settimane, diversi paesi della Nato hanno denunciato violazioni del proprio spazio aereo. La Polonia ha fatto alzare i propri F-15 e F-35 per un'ondata di droni. Venerdì scorso, 3 MiG-31 russi hanno invaso lo spazio aereo dell'Estonia sorvolando per 12 minuti il Golfo di Finlandia. La reazione della Nato all'incursione ha coinvolto anche F-35 italiani, che si sono alzati in volo.
Leggi tutto: Trump: "Paesi Nato dovrebbero abbattere jet Russia se invadono spazio aereo"

(Adnkronos) - Il premier norvegese Jonas Gahr Støre ha denunciato che aerei militari russi hanno violato lo spazio aereo norvegese tre volte quest'anno, in primavera ed estate, due volte sul mare e uno su territori non abitati. Un SU-24 il 25 aprile scorso, per quattro minuti, un L410 Turbolet da trasporto, per tre minuti il 25 luglio, e un SU-33 per un minuto il 18 agosto. "Non possiamo stabilire se si tratta di una azione deliberata o di un errore di navigazione" ha dichiarato. "Ma qualunque ne sia la causa, rimangono atti inaccettabili e lo abbiamo fatto presente ai russi".
L'ambasciata russa a Oslo ha risposto dicendo che le affermazioni non sono "confermate da dati oggettivi dei loro sistemi di ricognizione".
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