
"Siamo orgogliosi che l’Inail abbia scelto il porto di Ancona per avviare Si.in.pre.sa., un’iniziativa che valorizza la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro". E' quanto ha dichiarato Tiziano Consoli, assessore al Lavoro della Regione Marche.
L’assessore ha ricordato che "per due anni, con 100 giornate di attività, la campagna offrirà momenti di sensibilizzazione, assistenza e formazione in tutta Italia".
"Abbiamo una normativa molto stringente sulla sicurezza nei cantieri e nelle attività industriali", ha sottolineato. "Il rispetto delle regole è fondamentale per garantire non solo tutela dei lavoratori, ma anche maggiore efficienza e produttività. La Regione – ha aggiunto – sta lavorando a un piano pluriennale del lavoro che includerà azioni specifiche per incentivare la prevenzione e supportare le imprese in questa direzione", ha concluso.

"Siamo partiti per caso, tanti anni fa nel 1965, da un'azienda di famiglia, una piccola farmacia nel centro di Napoli. Papà ebbe l'intelligenza di vedere l'opportunità, con le navi della Flotta Lauro, di raggiungere dei mercati esterni. Non ha mai imparato l'inglese, per ragioni forse di tempo e di possibilità, e io a 16 anni mi ritrovai a iniziare le prime discussioni in inglese con controparti che erano all'estero. Da lì in poi ci siamo aperti molto, su tutti i fronti dei vari Paesi, e circa 10 anni fa abbiamo iniziato a identificare in maniera più tecnica, con analisi di marketing e di vendita, nuovi mercati in cui essere presenti". Inizia così, ormai 60 anni fa, la storia di Petrone Group, una lunga avventura imprenditoriale di famiglia, nata da una piccola attività come tante altre, in una città del Sud Italia, cresciuta - sulle ali di un'intuizione fortunata - con radici sempre ben piantate nel Meridione ma ramificazioni in tutto il mondo. Raffaele Petrone, presidente del Cda, ripercorre con l'Adnkronos Salute le tappe che hanno trasformato il gruppo nell'ecosistema internazionale che è oggi. Un ecosistema che opera nei servizi per la salute in oltre 30 mercati internazionali.
"Petrone Group compie 60 anni ed è una data molto importante per la nostra famiglia e principalmente per mio padre", Carmine Petrone, "che ha iniziato questa attività. Non è un traguardo - puntualizza - Un'azienda esiste e funziona solo se si evolve costantemente. Il mercato infatti cambia e mai come adesso cambia ancora più velocemente. Noi abbiamo creato la nostra strategia. Oggi siamo in una posizione estremamente complessa: la nostra non è né un'azienda farmaceutica né un'azienda di distribuzione. Siamo forse unici nel settore e con pochissimi competitor nel mondo per come siamo strutturati. Facciamo del 'side business' degli altri il nostro 'core business': portiamo nei Paesi che ne hanno bisogno prodotti che sono carenti e prodotti che sono innovativi, ad iniziare dall'Italia".
Petrone cita come esempio significativo, l'esperienza con la crisi Covid. Mentre Italia la pandemia colpiva duramente e travolgeva gli ospedali, in particolare in alcune aree del Paese, con uno tsunami di malati gravi, l'emergenza mascherine non fu l'unica da affrontare. "Per sedare le persone affette da Covid che erano in terapia intensiva - ricorda Petrone - ci volevano circa 30-40 fiale al giorno di anestetici e miorilassanti. A un certo punto la quantità di pazienti era tale che le case farmaceutiche italiane non avevano più prodotto. Nello stesso tempo tutti i Paesi europei avevano imposto un 'export ban' per i prodotti che erano necessari ai loro pazienti. Noi con l'aiuto dei nostri contatti abbiamo cercato in tutto il mondo Paesi che non erano stati particolarmente colpiti dal virus e dove non esisteva l'export ban, e abbiamo fatto le importazioni con l'aiuto del ministero della Salute che ci ha dato permessi ad hoc, rifornendo le terapie intensive di migliaia di farmaci".
Un altro esempio citato da Petrone riguarda i prodotti innovativi. "Col marchio Euromed Pharma siamo presenti in diversi paesi in Europa, oltre che in America e a Singapore, ed abbiamo in questo momento nel nostro portafoglio più o meno 40 prodotti innovativi o super innovativi di aziende che sono americane, cinesi, giapponesi". Prodotti destinati in particolare a "pazienti con malattie rare, che sono negletti perché hanno patologie che sono scarsamente presenti nel mercato". Spesso questi prodotti sono di "piccole biotech che non hanno la forza e l'organizzazione per poter affrontare la distribuzione nel mercato europeo. Noi abbiamo quindi creato aziende ad hoc che prendono i prodotti dai produttori - soprattutto in questo momento biotech americane e cinesi - e mettiamo a loro disposizione il know how per avere l'accesso al mercato. Avere infatti un farmaco e non avere l'accesso al mercato è tecnicamente inutile. E questa nostra attività permette ai singoli Paesi di avere dei prodotti innovativi prima di quanto sarebbe stato possibile se l'azienda farmaceutica che ha inventato e registrato il prodotto avesse dovuto mettere in piedi in maniera indipendente un proprio centro di distribuzione nel Paese stesso".
In questi decenni, continua Petrone, "il mercato farmaceutico è profondamente cambiato". I flussi di denaro e venture capital "sono andati sempre più verso la parte di ricerca e sviluppo". Ma succede che "quando le aziende farmaceutiche, specie piccole realtà innovative, hanno avuto il finanziamento per sviluppare i propri farmaci, si trovano poi col grande problema di avere" una struttura per "la distribuzione per esempio in Europa, che è un mercato molto importante, e dove noi abbiamo 9 società nei principali Paesi con centri di distribuzione che ci permettono di coprire" tutta l'area. E' così, spiega ancora il presidente del Cda, che "con il nostro gruppo garantiamo accessibilità a prodotti estremamente innovativi".
Un binario parallelo è poi quello che consente di dare "accessibilità ai prodotti quando mancano", spiega Petrone. Un tema, quello della carenza di farmaci, di stringente attualità: "Sempre più spesso - osserva - sulle prime pagine dei giornali vediamo titoli che ne parlano in riferimento alla distribuzione farmaceutica mondiale. I farmaci sono carenti per ragioni diversissime che vanno dalla mancanza di Api", Active Pharmaceutical Ingredients, cioè i principi attivi, "a problematiche di produzione o distribuzione (per esempio il distributore ha chiuso o non tratta più un prodotto). Noi utilizziamo il nostro network per aiutare i ministeri della Salute di vari Paesi europei ed extraeuropei, le aziende ospedaliere e le farmacie di questi Paesi a recuperare medicinali che sono carenti nel loro mercato. Attraverso questo ecosistema globale prendiamo il prodotto da aree in cui è disponibile e lo rendiamo fruibile anche in altre realtà".
"I nostri principali mercati, a parte i grandi Paesi europei - prosegue ancora il presidente di Petrone Group - sono per esempio tutte quelle piccole nazioni in cui la presenza di farmaci spesso è scarsa perché le principali aziende produttrici non hanno grande interesse ad avere un punto di riferimento nel mercato. In questo caso utilizziamo il sistema di 'collettare' più prodotti di più aziende e fare un'unica spedizione per mettere a disposizione più marchi nel Paese destinatario". Progetti per il futuro? "Tenendo conto di una naturale 'evoluzione darwiniana' dell'attività, il progetto - conclude Petrone - è di proseguire su questi due grandi filoni: farmaci carenti e farmaci innovativi", continuando a fare da "'one stop shop' per aiutare i singoli Paesi" ad avere i farmaci che servono. Non solo innovativi o carenti, ma anche prodotti "particolarmente vecchi o non interessanti per determinate realtà ma ancora tanto utilizzati in altre".

"La scelta di partire da Ancona è un riconoscimento all’impegno delle istituzioni marchigiane nella diffusione della cultura della sicurezza e della prevenzione". E' quanto ha dichiarato Piero Iacono, direttore regionale Inail Marche, in occasione della prima tappa del progetto nazionale Si.in.pre.sa..
L’iniziativa, ha spiegato, "non è solo un’esibizione: all’interno dell’unità mobile si svolgono attività concrete, con servizi alle imprese e agli assistiti, oltre a momenti di formazione rivolti a studenti, lavoratori e rappresentanti aziendali".
Nelle Marche, ha ricordato Iacono, "nei primi nove mesi del 2025 si sono registrati 19 infortuni mortali, in crescita del 60% rispetto allo scorso anno, e oltre 12.000 denunce di infortunio. Sono dati che ci impongono di non abbassare mai la guardia", conclude.

"Dobbiamo costruire un grande patto interistituzionale tra pubblico, imprese e parti sociali, perché la sicurezza non è un tema divisivo ma riguarda tutti". E' quanto ha dichiarato Ester Rotoli, direttore centrale prevenzione Inail, alla tappa inaugurale di Si.in.pre.sa. al porto di Ancona.
Il progetto, ha spiegato, "porta i servizi dell’Istituto direttamente verso le persone, con attività di formazione e assistenza, per ascoltare i fabbisogni reali dei lavoratori e delle imprese".
Rotoli ha sottolineato che nei primi nove mesi del 2025 si contano oltre 12.000 infortuni sul lavoro nelle Marche, in calo rispetto ai 16.000 del 2024, ma ancora troppi. "Ogni numero – ha detto – rappresenta una persona. La prevenzione è la chiave per tutelare il capitale sociale più importante: i lavoratori".

"La chirurgia robotica oggi non è più un’alternativa, è un punto di riferimento in termini di sicurezza, precisione e sostenibilità dell’assistenza. Non possiamo più farne a meno. Questa tecnologia ci consente di ottenere risultati clinici nettamente superiori rispetto a qualche anno fa. Solo comprendendo i progressi tecnologici possiamo migliorare gli esiti per i pazienti e ottimizzare i processi operativi nei nostri ospedali". Così Giuseppe Carrieri, presidente della Società italiana di urologia, commentando la presentazione ufficiale del da Vinci 5 durante il 98° Congresso nazionale Siu a Sorrento. "Noi urologi siamo i primi utilizzatori della chirurgia robotica in Italia, rispetto a tutte le altre specialità - ha aggiunto - Era dunque naturale che questa nuova piattaforma di ultima generazione venisse presentata proprio qui, nel nostro Congresso"
Carrieri ha sottolineato come la quinta generazione della piattaforma robotica più diffusa al mondo, rappresenti "un’evoluzione senza precedenti" perché "permette di raccogliere dati oggettivi, migliorare le prestazioni chirurgiche e potenziare l’esperienza del personale medico, rendendo ogni intervento più sicuro ed efficiente". Ma la sfida, secondo il presidente Siu, non è solo tecnologica. "La chirurgia robotica ci consente di insegnare in modo strutturato e codificato. Possiamo simulare interventi reali in ambiente virtuale, permettendo ai giovani chirurghi di esercitarsi e apprendere in sicurezza: ciò che fino a pochi anni fa era impensabile. È una rivoluzione anche nella formazione medica".
L’innovazione non deve far perdere di vista la centralità della persona. "Andiamo verso una medicina sempre più tecnologica, ma anche sempre più personalizzata - ha sottolineato Carrieri - Stiamo imparando che non esistono cure ‘in generale’, ma terapie pensate per il singolo paziente, perché ogni paziente è diverso dall’altro. La tecnologia è e deve restare al servizio di una medicina personalizzata. È vero - ha osservato - queste tecnologie hanno costi importanti, ma dobbiamo sempre mettere al primo posto la salute dei nostri pazienti. I risultati ottenuti grazie alla chirurgia robotica sono sostanzialmente diversi e migliori rispetto a quelli di pochi anni fa. Investire in innovazione significa investire nella qualità della cura e nel futuro della sanità".

"Il sistema da Vinci 5 è il robot più avanzato e integrato mai sviluppato da Intuitive. Offre al chirurgo un’esperienza arricchita dal feedback tattile, permettendogli di percepire i tessuti che maneggia e di eseguire una chirurgia più delicata, riducendo lo stress dei tessuti durante l’intervento. La visione tridimensionale avanzata consente di identificare con precisione strutture anatomiche sensibili, aumentando sicurezza e accuratezza. Inoltre, strumenti digitali come l’intelligenza artificiale, l’analisi automatica dei dati e il simulatore integrato supportano il chirurgo in ogni fase, garantendo interventi sicuri ed efficienti". Lo ha detto Veronica Serretti, specialty manager Uro/Gyn – linea Intuitive di ab medica, alla presentazione ufficiale di da Vinci 5, all'interno del 98° Congresso della Società italiana di urologia a Sorrento.
Secondo Serretti, la scelta di presentare da Vinci 5 proprio al Congresso Siu "è un'occasione unica per mostrare all’Italia l’evoluzione della chirurgia robotica e le sue applicazioni concrete a beneficio di medici e pazienti" e l'opportunità per la "comunità urologica italiana di confrontarsi direttamente con tecnologie intelligenti, integrate e sostenibili, capaci di migliorare precisione, sicurezza e risultati clinici". Il nuovo sistema "non solo potenzia le capacità del chirurgo grazie a intelligenza artificiale, sensori avanzati e dati oggettivi - rimarca la manager - ma offre strumenti per formazione, collaborazione e ottimizzazione dei flussi operativi, rendendo ogni intervento più sicuro ed efficiente. Con da Vinci 5 – conclude Serretti – la chirurgia robotica compie un passo avanti significativo, confermandosi come strumento imprescindibile per una medicina sempre più sicura, precisa e personalizzata".

"Presentare da Vinci 5 durante il Congresso nazionale della Siu è un’occasione unica per mostrare direttamente ai chirurghi italiani le potenzialità della nuova generazione di chirurgia robotica e consente alla comunità urologica di confrontarsi con tecnologie integrate e intelligenti, progettate per migliorare precisione, sicurezza e risultati clinici e, allo stesso tempo, ottimizzare i processi operativi e la gestione dei dati". Così Carolina Melani, product manager della linea Intuitive di ab medica, intervenendo alla presentazione della nuova piattaforma robotica nel corso del 98° Congresso Siu a Sorrento.
"Sul fronte digitale - spiega Melani - il sistema integra intelligenza artificiale e strumenti avanzati per la gestione del dato. Questo significa che la piattaforma registra la procedura, la confronta con un benchmark di riferimento e, grazie all’intelligenza artificiale, fornisce suggerimenti per migliorare le performance del chirurgo. È un supporto prezioso non solo nella pratica clinica, ma anche nella formazione, perché consente un apprendimento continuo e misurabile".
Per quanto riguarda la strumentazione "il nuovo sistema introduce la tecnologia Force Feedback, che consente al chirurgo di percepire il contatto con i tessuti durante la procedura - illustra Melani - È un cambiamento importante, perché il professionista può sentire fisicamente ciò che sta manipolando, modulando con precisione la forza applicata su tessuti e suture. Questo si traduce in un controllo maggiore, in gesti più delicati e in un beneficio diretto per il paziente. Il sistema da Vinci 5 - conclude - rappresenta una svolta tecnologica che pone il chirurgo al centro di un ecosistema digitale intelligente, un’evoluzione che unisce esperienza umana e innovazione per offrire cure sempre più sicure e personalizzate".

"Il progetto Si.in.pre.sa. nasce per avvicinare l’Inail alle istituzioni, ai lavoratori e alle imprese, ma anche a tutti coloro che pensano che l’Istituto sia soltanto un’assicurazione". E' quanto ha dichiarato Marcello Fiori, direttore generale Inail, inaugurando al porto di Ancona la prima tappa della campagna itinerante nazionale.
"Nella nostra unità mobile – ha aggiunto – sarà possibile ricevere consulenze, partecipare a momenti di formazione e conoscere gli incentivi che l’Inail mette a disposizione per il rinnovo dei macchinari e per l’adozione di nuove tecnologie per la salute e la sicurezza". Il truck allestito dall’Istituto, vera e propria “stazione della prevenzione”, offrirà anche visite mediche, incontri con studenti e attività informative dedicate alla cultura della sicurezza. "La salute e la sicurezza non sono un adempimento burocratico – ha sottolineato Fiori – ma un investimento per il futuro di chi lavora e di chi lavorerà".
"Abbiamo scelto il porto di Ancona per inaugurare Si.in.pre.sa. perché la blue economy è un pilastro fondamentale del Paese: un settore ricco di opportunità ma anche di rischi. Nel solo scalo dorico – ha ricordato – operano oltre 6.000 lavoratori, impegnati in attività portuali, logistiche e di manutenzione, spesso con interferenze tra mansioni diverse. "In contesti come questo – ha proseguito Fiori – la prevenzione è essenziale: solo con consapevolezza e formazione si possono evitare incidenti e vittime sul lavoro". L’iniziativa Si.in.pre.sa. prevede 100 giornate in 24 mesi su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di offrire assistenza di prossimità e diffondere la cultura della sicurezza "non come obbligo, ma come valore condiviso tra imprese e lavoratori".
"Ogni tragedia sul lavoro, come quella accaduta nei giorni scorsi a Roma alla Torre dei Conti, è una ferita per tutto il Paese e dimostra che sulla sicurezza non si fa mai abbastanza. Gli incidenti più gravi continuano a verificarsi nei settori dell’edilizia, della logistica e della manifattura pesante – ha ricordato –. Per questo servono personale formato e un impegno comune di tutta la catena della sicurezza: dall’imprenditore al rappresentante dei lavoratori".
Fiori ha sottolineato che Inail e Inps stanno per assumere 500 nuovi ispettori, dopo anni di carenze di controllo. "In un Paese dove il 90% delle imprese ha meno di 10 dipendenti – ha aggiunto – dobbiamo accompagnare le microaziende in un percorso di crescita, spiegando che la prevenzione non è un costo ma un investimento, l’unico modo per salvare vite e garantire produttività".

L’Inail promuove il progetto Si.in.pre.sa. (Sicurezza, informazione, prevenzione, salute), iniziativa itinerante che nell’arco di 24 mesi toccherà tutte le regioni italiane per ascoltare i bisogni di imprese e lavoratori e fornire risposte tempestive e mirate in termini di supporto e assistenza di prossimità. La prima tappa nazionale si svolge nelle Marche, ad Ancona, oggi lunedì 10 e martedì 11 novembre, presso il Porto di Ancona, molo Luigi Rizzo/Arco Clementino, dove una delle due unità mobili del progetto, vere e proprie stazioni attrezzate trasportate da truck, sarà a disposizione delle realtà produttive e dei cittadini.
L’unità mobile comprende diverse sale, tra cui un’aula per incontri formativi e una sala medica, e ospiterà attività di consulenza specialistica, assistenza personalizzata e dimostrazioni pratiche sui servizi offerti dall’Inail a imprese e lavoratori. Il comparto portuale – all’interno delle attività produttive (distretti industriali, insediamenti produttivi e consorzi agricoli) – riveste un ruolo di assoluto rilievo strategico nell’economia della regione. Inoltre, la complessità delle attività che in esso si svolgono contribuisce a rendere la scelta del porto quale sito produttivo particolarmente significativo per poter realizzare la tappa di apertura al livello nazionale del progetto.
Nel corso delle due giornate verrà presentata la mappatura degli infortuni e delle malattie professionali sul territorio regionale e saranno illustrati i bandi Isi e la premialità ot23 - a cura della sovrintendenza sanitaria e della consulenza tecnica salute e sicurezza di Inail Marche - alle aziende che operano nel porto, autorità e operatori portuali, compagnie di navigazione, spedizionieri, aziende di logistica e servizi portuali, società di costruzione e cantieristica, manutenzione e riparazione navale.
Parteciperanno all’iniziativa il Comitato italiano paralimpico e l’Anmil, un atleta paralimpico e un assistito Inail, oltre a diversi testimonial della sicurezza Anmil rilasceranno la propria testimonianza. Di particolare interesse, l’intervento dei ricercatori del dipartimento medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale Dimeila e del Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici Dit che presenteranno rispettivamente la piattaforma 'Condivido' e la movimentazione delle merci in ambito portuale come corretta gestione delle attrezzature di lavoro. Numerose le professionalità Inail presenti all’interno delle varie sale del Truck: assistenti sociali, infermieri, medici, professionisti, ricercatori e tecnologi.
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Modifiche al testo della manovra "sono possibili, assolutamente. E' una buona legge di bilancio che può essere ancora migliorata". Così il leader della Lega e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini
"Per la Lega la priorità è la pace fiscale, la liberazione di milioni di italiani, quasi 15 milioni, tanti pugliesi in ostaggio dell'Agenzia delle Entrate con cartelle esattoriali che partivano da 10 e nel tempo sono arrivati a 20,30,40,50. Quindi fare con questi italiani un accordo sottoscrivere con loro un patto di fiducia, un mutuo di nove anni con rate tutte uguali senza tassa di ingresso e cancellando le sanzioni, permetterà a tanti di questi italiani di pagare quello che non sono riusciti a pagare in passato e allo Stato di incassare quindi questa è la priorità", ha sottolineato aggiungendo: "C'è già la pace fiscale nella legge di bilancio, le prime rate per rottamare le cartelle si potranno pagare dal luglio dell'anno prossimo". Ma "stiamo lavorando con emendamenti della Lega per allargare ancora di più la platea, ad esempio per permettere la rottamazione anche a chi ha degli accertamenti in corso".
Quanto alla patrimoniale: "No, non è il momento di mettere nuove tasse stiamo lavorando come Lega e come governo per tagliarle le tasse. Poi, se a sinistra ritengono che qualcuno che riesce a portare a casa 2000 e 3000 euro al mese sia un ricco da tassare evidentemente vivono su un altro pianeta".

Il concetto di sicurezza nazionale non riguarda più soltanto la difesa. Oggi coinvolge tutti: cittadini, istituzioni, imprese, infrastrutture critiche, tecnologia. Lo spiega Beniamino Irdi, Ceo di Highground e senior fellow dell’Atlantic Council, nel nuovo episodio di State Sicuri, il video podcast di Adnkronos dedicato alla “sicurezza che cambia”.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a un ampliamento del perimetro della sicurezza nazionale”, osserva Irdi. “Oggi comprende settori e ambiti che un tempo non erano considerati strategici. La tecnologia è diventata una leva trasversale: dai microchip all’intelligenza artificiale, ogni infrastruttura ne dipende. E questo rende vulnerabili e strategici anche comparti apparentemente lontani dalla difesa”.
Secondo Irdi, la crescente competizione strategica tra potenze e la natura asimmetrica del confronto con i regimi autoritari hanno cambiato radicalmente il quadro: “I nostri competitor, come la Cina o la Russia, hanno un rapporto gerarchico tra pubblico e privato. Possono orientare le aziende verso obiettivi strategici nazionali. Le democrazie no: noi paghiamo un prezzo per i nostri diritti e combattiamo con le mani legate dietro la schiena”.
Il caso italiano: dal Golden Power alla consapevolezza delle imprese
L’Italia e l’Europa hanno cominciato a reagire, sottolinea Irdi, ma la strada è ancora lunga. “Un segnale evidente di cambiamento è la crescita esponenziale delle notifiche di Golden Power”, spiega. “Nel 2019 erano poche decine, nel 2024 sono salite a 660. Questo dimostra che non c’è solo un intervento ‘top-down’ dello Stato, ma anche una nuova consapevolezza ‘bottom-up’ da parte dei privati”.
Irdi cita anche un episodio emblematico: il blocco, da parte del governo Draghi, dell’acquisizione di una società italiana di sementi da parte di un gruppo a capitale cinese. “Era un settore che non avremmo mai considerato sensibile. Ma controllare cosa si semina in Africa significa influenzare le catene alimentari globali. È la prova che la sicurezza nazionale passa anche da filiere insospettabili”.
In Europa, ricorda Irdi, sono nate diverse iniziative per rafforzare la resilienza economica e tecnologica: dalla Strategia di sicurezza economica europea allo Scudo democratico, fino al progetto Protect.eu. “Sono passi importanti verso una maggiore consapevolezza dei rischi legati alla competizione globale e alla tecnologia”.
Tecnologia, dati e nuove vulnerabilità
La trasversalità tecnologica ha moltiplicato i punti di vulnerabilità. “Ogni cosa che è online è esposta a un rischio”, spiega Irdi. “Non parliamo solo di cyber security, ma anche di penetrazione industriale e raccolta di dati su scala massiva”.
Le sue parole toccano un punto cruciale: l’utilizzo dei dati come leva strategica. “Pensiamo alle gru nei porti europei o ai dispositivi medici connessi. Raccogliendo dati sui flussi commerciali o sulla salute degli europei, si possono trarre inferenze macro che diventano vantaggi competitivi. Se un Paese raccoglie milioni di dati sanitari, può orientare la sua industria farmaceutica verso le malattie che colpiranno l’Europa nei prossimi decenni”.
Questo vantaggio deriva proprio dalla diversa natura dei sistemi politici: “In Cina lo Stato può disporre dei dati delle aziende private. In Europa no. Il che è giusto, perché la privacy è un diritto fondamentale. Ma questo ci rende più lenti e meno competitivi. È una nuova forma di guerra asimmetrica”.
Europa, Cina e il “derisking”
L’Europa, aggiunge Irdi, ha vissuto una lunga fase di idillio nei rapporti con la Cina. “Nel 2020 l’Ue stava per firmare un grande accordo sugli investimenti con Pechino, il Cai. È rimasto congelato. Da allora, le relazioni sono cambiate: oggi Bruxelles e i Paesi membri sono molto più circospetti e consapevoli.
Dietro questa svolta, spiega Irdi, c’è anche la pressione americana. “Con Biden, Washington ha spinto l’Europa verso il cosiddetto decoupling, poi ribattezzato derisking. Ma oggi, con il ritorno di Trump, quella retorica è saltata. Gli Stati Uniti stessi hanno una postura ambigua verso la Cina, come dimostra il caso Nvidia: un’azienda che ora potrà esportare chip verso la Cina versando una quota degli utili al Tesoro americano”.
Le tre priorità per l’Italia e l’Europa
La sfida principale è costruire un sistema di sicurezza nazionale capace di “fusione”, una parola che ripete più volte. “Fusione tra pubblico e privato, tra amministrazioni, tra comparti. Il perimetro della sicurezza si è ampliato: ora include la sanità, la ricerca, l’economia. Non si può più ragionare per silos”.
Ecco, secondo Irdi, le tre priorità per il futuro:
1. Ridefinire il concetto di informazione sensibile – “Oggi dati che sembrano innocui possono essere strategici se raccolti in massa. Bisogna ripensare le categorie tradizionali”.
2. Educare la classe politica – “I decisori devono capire di tecnologia, di targeting algoritmico, di intelligenza artificiale. Le questioni strategiche sono anche tecniche”.
3. Riformare l’architettura istituzionale – “Serve un Consiglio di sicurezza nazionale e una strategia nazionale di sicurezza. L’Italia è l’unico Paese del G7 a non averli”.
“La sicurezza nazionale non è più un tema militare. È un tema culturale, economico, tecnologico. Riguarda tutti”, conclude Irdi. “L’Italia deve dotarsi di strumenti e di una mentalità nuovi, in linea con un mondo in cui la potenza si misura anche attraverso i dati, le reti e la capacità di anticipare le minacce”.
Lorenzo Musetti torna in campo per realizzare un sogno inseguito una stagione. Oggi, lunedì 10 novembre, l’azzurro affronta l’americano Taylor Fritz nel primo match delle Atp Finals di Torino. Il toscano, finalista perdente nell’Atp 250 di Atene, ha staccato in extremis il pass per il ‘Torneo dei maestri’ grazie alla rinuncia di Novak Djokovic. Il match inizierà non prima delle 14.
Dove vedere Musetti-Fritz? Il match è visibile su Sky Sport Uno (canale 201) e Sky Sport Tennis (203), per gli abbonati. Partita disponibile anche in streaming su Sky Go e Tennis Tv.
Nel prossimo match delle Atp Finals, Lorenzo Musetti affronterà Carlos Alcaraz nel Gruppo Jimmy Connors.
Asl Sulcis diffonde lettera dopo 'campagna d'odio' verso medici...
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E' un Isis acefalo, quello che ''resiste come minaccia per l'Europa'', ''molto diverso e di minore intensità rispetto a 10 anni fa'', quando compì la strage del Bataclan a Parigi, ma comunque presente, principalmente tramite ''lupi solitari, soggetti che si autoattivano e si radicalizzano principalmente sul web''. Quindi potenzialmente meno potente, ma ''siccome non organizzato e slegato da gruppi centrali, risulta più difficile da intercettare''. E' l'analisi che Lorenzo Vidino, direttore del Program on Extremism della George Washington University, fa in un'intervista all'Adnkronos a dieci anni dagli attentati terroristici sferrati da un commando dell'Isis il 13 novembre del 2015 a Parigi e costati la vita a 132 persone con oltre 350 feriti.
''L'Isis ancora esiste, anche se è chiaramente molto diverso e meno forte rispetto a 10 anni fa'', ed è un Isis ''a cui manca quasi completamente quello che è il cervello centrale basato tra Siria e Iraq'', spiega Vidino, sottolineando che ''non è più l'Isis del Califfato, ma esistono una serie di gruppi a livello locale e regionale che usano il brand Isis e che hanno fortune alterne''. Di questi gruppi, ''il più importante è l'Isis-Khorasan in Afghanistan che ha più volte tentato di colpire in Europa in maniera strutturata mandando operativi in Francia, Austria e Germania, finora senza successo. Ma ha compiuto attentati importanti fuori dai confini afghani come quello a Mosca e in Iran''.
Per quanto riguarda invece l'Isis in Africa, Vidino fa notare che ''non ha un impatto sull'Europa'' e riguardo alle sue affiliazioni africane ''nessuna di questa attrae jihadisti europei in numero importante''. Insomma ''nulla a che vedere con il flusso dei foreign fighters di 10 anni fa'', quando ''in cinquemila sono andati in Siria e in Iraq'' mentre oggi ''è diverso l'appeal emotivo di andare in Congo o in Mozambico, ma anche nel Sinai o in Afghanistan''.
Tornando in Europa, e in particolare alla Francia dove alla vigilia delle commemorazioni per il 13 novembre è stato sventato un presunto attentato jihadista a Parigi, Vidino cita il rapporto dell'Europol per spiegare che ''ogni anno ci sono due-trecento arresti per jihadismo in Europa, 4-5 attentati riusciti spesso di piccola portata e una ventina di attentati sventati''. Per quanto riguarda l'Italia, l'analista spiega che è ''meno toccata da queste dinamiche anche grazie all'ottimo lavoro di prevenzione del nostro comparto antiterrorismo''.
Sulla figura dei jihadisti, Vidino spiega che ''per lo più si tratta di soggetti non legati direttamente all'Isis, com'erano quelli del Bataclan che facevano parte di un commando armato addestrato e inviato'' dallo Stato Islamico. Oggi ''spesso sono soggetti molto giovani, non legati operativamente all'Isis, ma che si radicalizzano con un grandissimo ruolo del Web e attraverso interazioni tra piccoli gruppi autoradicalizzati''. Si tratta quindi di ''soggetti che adottano il credo jihadista, dell'Isis, e si autoattivano'', spiega l'analista.
''La dinamica è quella dei classici lupi solitari o dei piccoli gruppi, quindi meno professionali rispetto a chi è legato all'Isis in modo operativo, ma spesso più difficili da intercettare'', puntualizza Vidino, sottolineando che ''in teoria un gruppo di soggetti strutturato, legato all'Isis, che comunica con Siria e Iraq è più facile da intercettare rispetto a uno, due soggetti che rimangono nascosti e si autoattivano''.

E' un Isis acefalo, quello che ''resiste come minaccia per l'Europa'', ''molto diverso e di minore intensità rispetto a 10 anni fa'', quando compì la strage del Bataclan a Parigi, ma comunque presente, principalmente tramite ''lupi solitari, soggetti che si autoattivano e si radicalizzano principalmente sul web''. Quindi potenzialmente meno potente, ma ''siccome non organizzato e slegato da gruppi centrali, risulta più difficile da intercettare''. E' l'analisi che Lorenzo Vidino, direttore del Program on Extremism della George Washington University, fa in un'intervista all'Adnkronos a dieci anni dagli attentati terroristici sferrati da un commando dell'Isis il 13 novembre del 2015 a Parigi e costati la vita a 132 persone con oltre 350 feriti.
''L'Isis ancora esiste, anche se è chiaramente molto diverso e meno forte rispetto a 10 anni fa'', ed è un Isis ''a cui manca quasi completamente quello che è il cervello centrale basato tra Siria e Iraq'', spiega Vidino, sottolineando che ''non è più l'Isis del Califfato, ma esistono una serie di gruppi a livello locale e regionale che usano il brand Isis e che hanno fortune alterne''. Di questi gruppi, ''il più importante è l'Isis-Khorasan in Afghanistan che ha più volte tentato di colpire in Europa in maniera strutturata mandando operativi in Francia, Austria e Germania, finora senza successo. Ma ha compiuto attentati importanti fuori dai confini afghani come quello a Mosca e in Iran''.
Per quanto riguarda invece l'Isis in Africa, Vidino fa notare che ''non ha un impatto sull'Europa'' e riguardo alle sue affiliazioni africane ''nessuna di questa attrae jihadisti europei in numero importante''. Insomma ''nulla a che vedere con il flusso dei foreign fighters di 10 anni fa'', quando ''in cinquemila sono andati in Siria e in Iraq'' mentre oggi ''è diverso l'appeal emotivo di andare in Congo o in Mozambico, ma anche nel Sinai o in Afghanistan''.
Tornando in Europa, e in particolare alla Francia dove alla vigilia delle commemorazioni per il 13 novembre è stato sventato un presunto attentato jihadista a Parigi, Vidino cita il rapporto dell'Europol per spiegare che ''ogni anno ci sono due-trecento arresti per jihadismo in Europa, 4-5 attentati riusciti spesso di piccola portata e una ventina di attentati sventati''. Per quanto riguarda l'Italia, l'analista spiega che è ''meno toccata da queste dinamiche anche grazie all'ottimo lavoro di prevenzione del nostro comparto antiterrorismo''.
Sulla figura dei jihadisti, Vidino spiega che ''per lo più si tratta di soggetti non legati direttamente all'Isis, com'erano quelli del Bataclan che facevano parte di un commando armato addestrato e inviato'' dallo Stato Islamico. Oggi ''spesso sono soggetti molto giovani, non legati operativamente all'Isis, ma che si radicalizzano con un grandissimo ruolo del Web e attraverso interazioni tra piccoli gruppi autoradicalizzati''. Si tratta quindi di ''soggetti che adottano il credo jihadista, dell'Isis, e si autoattivano'', spiega l'analista.
''La dinamica è quella dei classici lupi solitari o dei piccoli gruppi, quindi meno professionali rispetto a chi è legato all'Isis in modo operativo, ma spesso più difficili da intercettare'', puntualizza Vidino, sottolineando che ''in teoria un gruppo di soggetti strutturato, legato all'Isis, che comunica con Siria e Iraq è più facile da intercettare rispetto a uno, due soggetti che rimangono nascosti e si autoattivano''.
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