

(Adnkronos) - Martin Scorsese, uno dei registi più iconici del cinema mondiale, ha rivelato un lato inedito della sua giovinezza: da ragazzo sognava di diventare sacerdote, "ma poi qualcosa è andato storto". Un sogno sfumato tra tentazioni adolescenziali e una crescente consapevolezza della complessità della vita. La sorprendente confessione arriva nella nuova docuserie "Mr. Scorsese", prodotta da Apple TV+ e presentata in anteprima a New York.
"I primi mesi andava tutto bene", racconta Scorsese nella serie, riferendosi al suo ingresso in un seminario propedeutico alla vita sacerdotale. "Ma poi è successo qualcosa. Ho iniziato a rendermi conto che il mondo stava cambiando... Ho scoperto il sentimento dell'attrazione, la possibilità di innamorarsi". Non che sia successo subito qualcosa di concreto, precisa il regista: "Erano solo sensazioni, ma abbastanza forti da farmi capire che la vita era molto più complicata di quanto pensassi". E quel percorso, che all'inizio sembrava spirituale, si è presto scontrato con la realtà.
Secondo il racconto della docuserie, Scorsese frequentò da bambino la messa nella cattedrale di St. Patrick a New York e seguì corsi di catechismo fino all'adolescenza. Il passo verso il seminario fu naturale. Ma il suo carattere irrequieto non passò inosservato: "Chiamarono mio padre e gli dissero: 'Portatelo via. Si è comportato male'", racconta oggi con un sorriso il regista di "Taxi Driver"". Cosa intendesse per "comportarsi male", non è stato chiarito. Ma un amico d'infanzia, Joe Morales, ricorda: "Aveva già un grande occhio per le donne". Scorsese, oggi 82 anni, non ha mai nascosto il suo rapporto complesso con la fede, spesso riflesso nei suoi film, da "L'ultima tentazione di Cristo" a "Silence". La vocazione religiosa, anche se mai compiuta, ha lasciato un'impronta profonda nella sua visione artistica. E forse, se non fosse successo quel famoso "qualcosa", il mondo avrebbe perso uno dei suoi più grandi registi. (di Paolo Martini)
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(Adnkronos) - Stefano De Martino tallona Gerry Scotti negli ascolti tv di domenica 5 ottobre. Nell'access prime time si è infatti registrato un testa a testa tra 'La Ruota della Fortuna' su Canale 5, con 4.765.000 spettatori e il 24.7% di share, e 'Affari Tuoi' su Rai1, con 4.715.000 spettatori e il 24.5%. E' la prima volta, dall'inizio della nuova stagione tv, che il game di Rai1 si avvicina così tanto a quello di Canale 5.
Leggi tutto: Ascolti tv domenica 5 ottobre, testa a testa tra Gerry Scotti e Stefano De Martino


(Adnkronos) - Addio a Kimberly Hébert Gregory. L'attrice statunitense, nota per i suoi ruoli in serie di successo come 'Vice Principals', 'Grey's Anatomy', 'The Big Bang Theory' e 'Better Call Saul', è morta a 52 anni. La notizia è stata confermata dall'ex marito, l'attore Chester Gregory, in un post su Instagram. Le cause del decesso non sono state rese note.
Nata a Houston il 7 dicembre 1972, Kimberly Hébert Gregory aveva costruito una carriera tra cinema e televisione. Il ruolo che l'ha resa celebre al grande pubblico è stato quello della preside Belinda Brown nella dark comedy 'Vice Principals' (2016-17) targata Hbo, accanto a Danny McBride e Walton Goggins. Proprio quest'ultimo ha voluto renderle omaggio sui social definendola "una delle migliori con cui abbia mai lavorato" e "una professionista vera".
Tra gli altri titoli in cui è apparsa figurano 'Kevin (Probably) Saves the World', 'Barry', 'The Chi', 'Devious Maids', 'Brooklyn Nine-Nine', 'Medical Police', 'Genius' e 'The Act'. Ha recitato anche nel film 'Five Feet Apart' e ha prestato la voce in serie animate come 'Craig of the Creek' e 'Jessica’s Big Little World'. Il suo debutto in tv risale al 2007 nella serie 'The Black Donnellys', mentre nello stesso anno apparve al cinema in 'Manuale di infedeltà per uomini sposati' con Chris Rock. L'attrice Busy Philipps, sua collega in 'Vice Principals', ha scritto sui social: "Era una luce e una forza. Ci mancherà tantissimo". (di Paolo Martini)

(Adnkronos) - Il primo ministro francese Sébastien Lecornu si è dimesso e il presidente Emmanuel Macron ha accettato le dimissioni. Lo ha reso noto la presidenza francese.
Macron aveva nominato Lecornu premier il mese scorso, ma la formazione del governo, sostanzialmente invariata, da lui presentata ieri sera, è stata accolta con aspre critiche da tutto lo spettro politico. "Non ci sono le condizioni" per governare, ha dichiarato il premier dimissionario dopo aver rimesso il suo mandato nelle mani del presidente.
Il presidente di Rn Jordan Bardella chiede a Macron di sciogliere l'Assemblea nazionale dopo le dimissioni di Lecornu. "Non ci può essere stabilità ritrovata senza un ritorno alle urne e senza lo scioglimento dell'Assemblea nazionale", ha dichiarato Bardella.
Il leader della France Insoumise Jean-Luc Melenchon sollecita "l'esame immediato" della mozione per la destituzione del presidente Macron presentata da 104 deputati.
Mentre l'ex premier Michel Barnier, riferisce Bfmtv, ha lanciato "un appello alla calma" e ha invitato a "pensare ai francesi". Barnier è intervenuto prima di una riunione dei Républicains.

(Adnkronos) - Il presidente francese Emmanuel Macron ha accettato le dimissioni del primo ministro Sébastien Lecornu. Lo ha reso noto la presidenza francese. Macron aveva nominato Lecornu premier il mese scorso, ma la formazione del governo, sostanzialmente invariata, da lui presentata ieri sera, è stata accolta con aspre critiche da tutto lo spettro politico.
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(Adnkronos) - L'Ucraina accusa la Russia di aver attaccato nella notte una delle infrastrutture energetiche nella regione di Chernihiv e le autorità locali denunciano blackout. L'operatore Chernihivoblenergo ha segnalato l'episodio su Telegram, come riporta Ukrinform. "Nella notte - hanno riferito - il nemico ha attaccato la zona di Ichnianshchyna. Purtroppo siamo di nuovo di fronte a un attacco diretto contro un'infrastruttura energetica". Le autorità assicurano che sono già iniziati i lavori per il ripristino della fornitura.
Un attacco ucraino ha invece danneggiato gli impianti energetici e interrotto la fornitura di energia nella città russa di Belgorod secondo quanto riferito dal governatore Vyacheslav Gladkov, secondo cui circa 40.000 abitanti sono rimasti senza elettricità dopo il raid, che ha causato danni ingenti in sette comuni. "Abbiamo ascoltato un rapporto dei funzionari dell'energia sulla natura dei danni causati dal bombardamento notturno di Belgorod. Abbiamo danni significativi", ha affermato. "L'entità dei lavori sarà significativa".
Le forze di difesa aerea russe hanno distrutto 251 droni ucraini in territorio russo durante la notte. Lo ha riferito il ministero della Difesa di Mosca.

(Adnkronos) - "Permettetemi di lanciare da qui un grido di allarme e lo faccio come Procuratore generale di Palermo. Molte volte si è detto che, prima, nei salotti buoni di Palermo si diceva che la mafia è una invenzione. Io sono molto preoccupata, perché io oggi sento, anche da voci autorevoli, l’affermazione ‘la mafia non esiste più’ ‘la mafia è sconfitta’. Questa è una favoletta che non fa onore e quei morti, a Falcone e Borsellino e tutte le altre vittime". E' l'allarme lanciato dal Procuratore generale di Palermo Lia Sava, intervenendo sull'isola dell'Asinara al convegno organizzato dall'Anm sezionale di Sardegna per ricordare i giudici Falcone e Borsellino, 40 anni dopo il loro arrivo sull'isola per scrivere l'ordinanza sentenza del Maxiprocesso a Cosa nostra. Tra i presenti, Diego Cavaliero, il pm amico di Borsellino, e Rino Germanà, il poliziotto che scampò all’attentato mafioso nel 1992, e altri due sopravvissuti alle stragi: Giovanni Paparcuri e Giuseppe Costanza. Una due giorni con tanti nomi illustri della magistratura sarda e palermitana.
Per Anm, oltre all'organizzatore Andrea Vacca, hanno partecipato il segretario generale Rocco Maruotti, il componente della Giunta Giuseppe Tango e il presidente della commissione Legalità Gaspare Sturzo. Tra gli ospiti il procuratore generale di Cagliari Luigi Patronaggio, il procuratore di Cagliari Rodolfo Sabelli, Fernando Asaro, procuratore della Repubblica a Marsala e Antonio Balsamo, sostituto procuratore generale della Corte di cassazione. Ma anche Alessandra Camassa, Presidente del Tribunale di Trapani. E ‘ intervenuto anche il magistrato Pietro Grasso. Hanno inviato i loro videomessaggi il procuratore generale della Cassazione Pietro Gaeta, il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, del procuratore della Repubblica di Palermo Maurizio de Lucia.
Lia Sava nel suo intervento ha spiegato: "Abbiamo sconfitto i corleonesi, questo sicuramente, ma Cosa nostra esiste. E' viva e vegeta, Cosa nostra ha scelto la strategia della sommersione. Fa affari internazionali, di dimensioni inimmaginabili. Ormai è difficile distinguere economia legale, ed economia illegale- aggiunge - perché reinvestono nei proventi di sostanze stupefacenti, eppure io sento da troppe voci, anche autorevoli, ‘vabbè sono sconfitti’. Non vorrei che, mentre noi ci perdiamo a discutere su massimi sistemi, ci sono organizzazioni criminali di stampo mafioso che fanno affari tra di loro e che giocano su questa miopia". E conclude: "Purtroppo miopia che sento anche da voci autorevoli. Mi auguro che in luoghi come questi, adesso si mantenga viva l’attenzione su questo fenomeno”. (dall'inviata Elvira Terranova)
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(Adnkronos) - Traffico internazionale di droga, maxi blitz dei carabinieri con 71 misure cautelari in sei regioni italiane. L'operazione 'Termine' parte da Cagliari e riguarda tutta la Sardegna ma anche Lazio, Toscana, Piemonte, Veneto e Marche.
I 71 provvedimenti emessi a vario titolo sono a carico di soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di droga in concorso, nonché porto e detenzione abusiva di armi da fuoco.
L’operazione interessa le province di Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari, Roma, Pisa, Biella, Vicenza e Macerata. Oltre quattrocento carabinieri con il supporto dei reparti territorialmente competenti, e la partecipazione dei 'Cacciatori Sardegna', dei Nuclei Cinofili e dell’11° Nucleo Elicotteri di Cagliari.
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(Adnkronos) - Greta Thunberg e altri attivisti della Flotilla Global Sumud saranno rimpatriati oggi da Israele nei loro Paesi. Lo scrive Ynet News. La maggior parte, se non la totalità, degli individui che saranno rilasciati dalla detenzione israeliana saranno trasferiti in aereo in Grecia, da dove potranno proseguire verso i propri paesi d'origine, come comunicato dai rispettivi governi nella giornata di ieri.
Tra coloro che lasceranno Israele figurano 28 cittadini francesi, 15 italiani e 9 svedesi. Ventuno cittadini spagnoli sono rientrati separatamente in Spagna nella giornata di ieri. La Grecia invierà un aereo per 27 dei suoi cittadini e per la 22enne svedese. Tutti i voli saranno a spese dei Paesi che li hanno inviati. Il rilascio lascia ancora diversi stranieri in custodia israeliana, inclusi 28 cittadini spagnoli.
Il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato su X che i 15 italiani rilasciati voleranno da Israele ad Atene nella giornata odierna e riceveranno assistenza per un successivo trasferimento in Italia. ''Voglio ringraziare sinceramente tutto il personale del Ministero degli Esteri, i diplomatici in Israele e nelle altre sedi interessate per il capillare lavoro di assistenza compiuto in questi giorni'', ha aggiunto.
Leggi tutto: Flotilla, oggi il rimpatrio di Greta Thunberg e altri attivisti: tra loro 15 italiani

(Adnkronos) - “Il Premio Malaparte è un riconoscimento che va oltre la letteratura, una fiammella di cultura che intendiamo continuare a mantenere accesa per difendere Capri, isola oggi sempre più presa d’assalto da un turismo spesso poco attento alla delicatezza e alla bellezza del territorio”. Lo ha dichiarato Michele Pontecorvo Ricciardi, presidente della Fondazione Ferrarelle ETS e presidente regionale FAI Campania, intervenendo alla conferenza stampa di apertura dell’edizione 2025 del Premio Malaparte.
Ferrarelle Società Benefit sostiene da quattordici anni consecutivi il Malaparte come sponsor unico. "Il nostro modello di impresa – ha spiegato Pontecorvo Ricciardi– si fonda su un principio chiaro: non esiste crescita industriale senza responsabilità sociale. Con il Malaparte ribadiamo che cultura, paesaggio e comunità sono risorse vive e insostituibili, che meritano di essere difese e valorizzate". La scelta di premiare Fernando Aramburu, ha aggiunto, “ha un significato profondo: con la sua opera ha saputo raccontare in modo universale dolore, memoria e riconciliazione, parlando al cuore di milioni di lettori. Con lui, per la prima volta, il Premio Malaparte guarda alla Spagna, e Capri accoglie una voce che appartiene non solo alla letteratura europea, ma al mondo intero”.
Un impegno che la Ferrarelle società benefit rivendica come parte integrante della propria identità di impresa: "Per noi non è solo una partnership culturale – ha ribadito Pontecorvo Ricciardi – ma un atto di responsabilità verso la comunità e i territori. In questi anni abbiamo sostenuto non solo il Malaparte, ma anche molte altre iniziative culturali, nella convinzione che un prodotto come il nostro, che entra ogni giorno in milioni di case italiane e non solo, debba portare con sé non soltanto qualità e valori alimentari, ma anche valori immateriali capaci di soddisfare bisogni non primari, come la crescita culturale e la tutela del patrimonio collettivo". Il presidente della Fondazione ha poi ribadito il valore del luogo che ospita il Premio: “Capri non è solo meta turistica, ma centro di cultura e riflessione. Per questo da anni rinnoviamo con convinzione il sostegno al Malaparte, certi che la cultura sia la vera difesa dell’isola”.
Un legame, quello tra Ferrarelle e l’isola, che si traduce anche in un messaggio più ampio, come ha sottolineato Pontecorvo Ricciardi: "Noi nati fortunati sulle rive di questo mare siamo abituati a considerarlo come un bacino di fratellanza e accoglienza. La speranza è che questa fiammella accesa a Capri ricordi a tutti l’importanza di essere attenti, sensibili, accoglienti e generosi, soprattutto in un momento tristissimo e dolorosissimo di scenario di guerra totale". Con il sostegno al Premio Malaparte, la Ferrarelle Società Benefit rinnova dunque la propria missione: difendere la cultura come patrimonio comune e strumento di coesione, riaffermando il valore del paesaggio e della comunità come elementi centrali di un modello di sviluppo responsabile e condiviso.



(Adnkronos) - Al via oggi, lunedì 6 ottobre, le trattative in Egitto per il piano di pace per Gaza. Prima che i negoziati entrino nel vivo a Sharm el-Sheikh, il presidente Usa Donald Trump si è mostrato ottimista tra minacce e aperture. I colloqui svoltisi nel fine settimana tra gli Stati arabi e altri Paesi con Hamas hanno avuto "un grande successo", ha scritto in un post su Truth. "Mi è stato detto che la prima fase dovrebbe essere completata questa settimana e chiedo a tutti di agire velocemente", ha aggiunto il tycoon affermando inoltre che "i team tecnici si riuniranno nuovamente oggi in Egitto per elaborare e chiarire gli ultimi dettagli". "Il tempo è essenziale o seguirà un massacro, qualcosa che nessuno vuole vedere!", ha concluso.
Ma "non abbiamo bisogno di flessibilità perché tutti hanno praticamente accettato" il piano, tuttavia ''ci saranno sempre dei cambiamenti", ha chiarito aprendo a possibili modifiche. Ma su alcuni pilastri del piano 'The Donald' non è disposto a fare concessioni. Hamas rischia di andare incontro al "completo annientamento" se si rifiuta di cedere il potere e il controllo della Striscia di Gaza, ha ammonito ai microfoni della Cnn. Se Hamas non rispetta i termini dell'accordo "Israele può finire il lavoro", ha ribadito il capo del Pentagono Pete Hegseth affermando che "Israele può intervenire e assicurarsi che Hamas venga annientato". Il presidente Usa ha confermato tuttavia anche l'impegno di Israele a porre fine ai raid per favorire l'accordo di cessate il fuoco, come chiesto da Hamas.
Hamas intanto ha annunciato che la sua delegazione, guidata da Khalil al-Hayya, che dovrebbe partecipare ai negoziati per il rilascio degli ostaggi, è arrivata in Egitto. E' previsto inoltre l'arrivo anche della delegazione israeliana guidata dal ministro degli Affari strategici Ron Dermer, dal capo dello Shin Bet e dal capo del Mossad. Si prevede che anche l'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Steve Witkoff, e il genero del presidente, Jared Kushner, parteciperanno ai colloqui in Egitto.
Un cessate il fuoco completo, con la sospensione di tutte le operazioni militari israeliane, il ritiro delle truppe dell'Idf nelle posizioni che occupavano durante il precedente accordo firmato a gennaio, ovvero al di fuori delle aree popolate della Striscia di Gaza, e la sospensione delle attività dell'aviazione e dei droni per dieci ore al giorno, dodici ore nei giorni in cui si svolgono gli scambi di prigionieri sono le richieste che Hamas presenterà oggi durante i colloqui secondo quanto riferito da fonti all'emittente saudita Al-Sharq.
Hamas insisterà affinché queste condizioni rimangano in vigore per tutta la durata dei negoziati, che potrebbero durare una settimana o più. Si prevede che i colloqui affronteranno anche i criteri per il rilascio dei prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Alti funzionari di Hamas hanno affermato che il gruppo insiste affinché i rilasci vengano effettuati in base all'anzianità e all'età, in particolare in base alla data di arresto e all'età di ciascun prigioniero.
"Non posso garantire che Hamas accetterà di rilasciare gli ostaggi. Credo sia possibile. Spero che accada, ma non posso garantirlo'', ha detto dal canto suo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aggiungendo: "Se non dovesse accadere'' che Hamas accetti l'accordo, ''il presidente Trump ha dichiarato che sosterrà pienamente Israele in un'azione determinata contro Hamas", ha spiegato Netanyahu. "Speriamo di poter concludere questa situazione nel modo più semplice e non in quello più difficile", ha aggiunto il primo ministro israeliano.
In ogni caso Netanyahu ha chiarito che non intende procedere con gli altri punti del piano di pace del presidente Trump finché tutti gli ostaggi non saranno stati liberati. "Non passeremo ad alcuna delle 21 clausole finché la prima – il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e morti – finché l'ultimo ostaggio, ognuno di loro, non sarà entrato in territorio israeliano", ha dichiarato Netanyahu. "Solo allora passeremo ad altre clausole", ha aggiunto intervenendo all'Israel’s Heroes Forum, un gruppo di famiglie i cui cari sono stati uccisi durante gli attacchi di Hamas del 7 ottobre o nella guerra a Gaza che ne è seguita.
(Adnkronos) - Elezioni oggi lunedì 6 ottobre in Calabria per eleggere il prossimo presidente della giunta e i membri del Consiglio regionale: le urne resteranno aperte fino alle 15. Sono 1.888.368 gli elettori chiamati al voto nelle 2406 sezioni allestite tra le cinque province calabresi.
L'affluenza alle 23 di domenica, giornata in cui si è votato dalle 7 alle 13, è stata in calo al 29,08%, secondo il sito Eligendo del Viminale. Alle scorse elezioni alla stessa ora era stata del 30,87%.
Tre i candidati alla presidenza: il governatore uscente nonché vicesegretario nazionale di Forza Italia, Roberto Occhiuto - che si era dimesso a luglio scorso, a un anno dalla scadenza naturale del mandato -, per il centrodestra, sostenuto da Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega, Noi Moderati, Udc, 'Sud chiama Nord', e dalle liste 'Occhiuto presidente e 'Forza Azzurri'; per il centrosinistra, l'europarlamentare del Movimento Cinque Stelle Pasquale Tridico, appoggiato, oltre che dal M5S, da Pd, Alleanza Verdi-Sinistra, Italia Viva e dalle liste 'Democratici e Progressisti' e 'Tridico presidente'; infine, Francesco Toscano, leader di 'Democrazia Sovrana e Popolare'.
Subito dopo la chiusura dei seggi di domani, avranno inizio le operazioni di spoglio. Alle scorse consultazioni regionali in Calabria, nel 2021, si recarono alle urne 838.691 elettori pari al 44,37% degli aventi diritto.
Leggi tutto: Elezioni regionali in Calabria, urne aperte fino alle 15 poi le operazioni di spoglio

(Adnkronos) - Si apre oggi, lunedì 6 ottobre, la settimana dei Premi Nobel 2025, uno degli appuntamenti più attesi nel panorama culturale e scientifico mondiale. Come da tradizione, sarà il premio per la Medicina ad aprire la serie di annunci che, giorno dopo giorno, porteranno alla proclamazione dei vincitori nelle discipline di Fisica (7 ottobre), Chimica (8 ottobre), Letteratura (9 ottobre), Pace (10 ottobre) ed Economia (13 ottobre).
Ma è sul premio per la Letteratura, atteso per giovedì, che si concentra - come ogni anno - la maggiore dose di tensione, scommesse e speculazioni. È infatti il Nobel più imprevedibile e spesso più controverso, capace di riservare sorprese clamorose e generare discussioni che durano mesi. Dopo il riconoscimento assegnato nel 2024 alla scrittrice sudcoreana Han Kang, molti osservatori si chiedono se l'Accademia di Svezia tornerà a premiare una figura più in linea con la "tradizione" europea del premio.
Un nome in particolare ha iniziato a circolare con insistenza nelle ultime settimane: quello dello scrittore svizzero Christian Kracht, 58 anni, tra i più celebrati autori della scena letteraria germanofona. L’attenzione verso Kracht si è intensificata dopo la sua recente partecipazione alla Fiera del Libro di Göteborg, dove è stato notato un dettaglio che i più esperti hanno definito 'profetico': diversi membri dell'Accademia Svedese erano presenti in prima fila durante il suo intervento. "Un indizio che raramente si rivela casuale", ha commentato Björn Wiman, critico culturale del quotidiano Dagens Nyheter. Kracht sarebbe, secondo la stampa svedese, il candidato ideale per un ritorno dell'Accademia a un profilo 'occidentale': uomo bianco, scrittura cosmopolita, riconoscimenti internazionali, ma anche una dose di provocazione e originalità che ben si accorda con l’evoluzione recente del premio. I suoi romanzi - come "I morti" (La nave di Teseo, 2021) e "Imperium" (Neri Pozza, 2013) mescolano immaginazione e satira storica, cultura pop e riflessione politica, segnando un solco profondo nel panorama letterario europeo degli ultimi vent’anni.
Ma la corsa al Nobel non si ferma a Kracht. Come ogni anno, le scommesse dei bookmaker britannici offrono uno spaccato delle attese internazionali, con una rosa di candidati che riflette la pluralità della scena letteraria mondiale. In testa alla lista del sito NicerOdds c'è l’australiano Gerald Murnane (quota 5/1), seguito dall’ungherese László Krasznahorkai (6/1), maestro di una narrativa densa e visionaria. Più indietro, ma in ascesa, la messicana Cristina Rivera Garza (9/1), che potrebbe rappresentare una scelta dirompente sul fronte della scrittura femminile e latinoamericana.
Restano stabili nelle preferenze anche nomi noti come Haruki Murakami e Thomas Pynchon (entrambi a 11/1), ormai presenze fisse tra i "papabili", ma mai premiati. Tra i nomi che completano la top 10 delle quote troviamo Can Xue, Enrique Vila-Matas, Michel Houellebecq e Alexis Wright. Più indietro, ma sempre citati, Jamaica Kincaid, Salman Rushdie, Anne Carson, Margaret Atwood e persino Stephen King, con quote molto più alte (49/1), a testimonianza di una certa attenzione anche verso la letteratura popolare.
Istituiti nel 1901 secondo le volontà dell'industriale svedese Alfred Nobel, inventore della dinamite, i premi mirano a riconoscere individui o istituzioni che hanno apportato il "maggior beneficio all'umanità. Oltre alla gloria e alla visibilità planetaria, ciascun vincitore riceve una medaglia d'oro 18 carati, un diploma personalizzato e un premio in denaro che, per l’edizione 2025, ammonta a circa 1,2 milioni di dollari.
Le assegnazioni sono coperte dal più assoluto riserbo: le deliberazioni rimangono segrete per 50 anni, anche se i proponenti hanno la facoltà di rendere pubbliche le proprie nomine. Questo fa sì che ogni anno circolino indiscrezioni, ipotesi e candidature più o meno attendibili, come quella - controversa - di Donald Trump per il Nobel per la Pace, avanzata da esponenti repubblicani americani.
La cerimonia di consegna avverrà il 10 dicembre, giorno della morte di Alfred Nobel, in due sedi distinte: Stoccolma per tutti i premi tranne quello per la Pace, che verrà conferito come sempre a Oslo, in Norvegia. (di Paolo Martini)
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(Adnkronos) - Al via oggi, lunedì 6 ottobre, a Sharm El Sheikh, in Egitto, il nuovo round di colloqui indiretti tra Israele e Hamas sul piano di pace per Gaza fortemente voluto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Trump si è mostrato ottimista sull'esito dei colloqui affermando già alla vigilia che i negoziati "stanno andando molto bene" e che per le trattative "ci vorranno un paio di giorni".
"Non abbiamo bisogno di flessibilità - ha affermato il presidente Usa - perché tutti hanno praticamente accettato'' il piano, tuttavia ''ci saranno sempre dei cambiamenti'', ha detto aprendo a possibili modifiche. Ma su alcuni pilastri del piano 'The Donald' non è disposto a fare concessioni. Hamas rischia di andare incontro al "completo annientamento" se si rifiuta di cedere il potere e il controllo della Striscia di Gaza, ha ammonito ai microfoni della Cnn. Se Hamas non rispetta i termini dell'accordo "Israele può finire il lavoro", ha ribadito il capo del Pentagono Pete Hegseth affermando che "Israele può intervenire e assicurarsi che Hamas venga annientato".
Trump ha confermato tuttavia anche l'impegno di Israele a porre fine ai raid per favorire l'accordo di cessate il fuoco, come chiesto da Hamas. "Penso che gli israeliani e tutti gli altri siano consapevoli che non è possibile rilasciare gli ostaggi nel bel mezzo di un attacco, quindi gli attacchi dovranno cessare", ha chiarito il Segretario di Stato americano Marco Rubio. "La priorità numero uno, quella su cui pensiamo di poter ottenere qualcosa molto rapidamente, è il rilascio di tutti gli ostaggi in cambio del ritiro di Israele" verso la linea gialla, dove l'Idf si trovava a Gaza a metà agosto, ha detto Rubio alla Nbc.
Hamas oltre a un cessate il fuoco completo, con la sospensione di tutte le operazioni militari israeliane e la sospensione delle attività dell'aviazione e dei droni per dieci ore al giorno, dodici ore nei giorni in cui si svolgono gli scambi di prigionieri, chiederà di liberare alcuni dei più noti detenuti palestinesi nelle carceri israeliane in cambio degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza, riporta l'emittente israeliana Channel 12 citando fonti di Hamas. Tra i nomi che Hamas citerà nei colloqui che inizieranno oggi ci sono quelli di Marwan Barghouti, capo di Fatah Tanzim, incarcerato per molteplici omicidi commessi durante la Seconda Intifada, Ahmad Sa'adat, segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Ibrahim Hamed, condannato a 45 ergastoli per aver orchestrato l'uccisione di numerosi israeliani come comandante di Hamas in Cisgiordania durante la Seconda Intifada; Abbas al-Sayed, che orchestrò l'attentato del 2002 al Park Hotel di Netanya, in cui morirono 39 israeliani, e Hassan Salameh di Hamas, condannato a 48 ergastoli per molteplici attentati suicidi.
Channel 12 cita una fonte di Hamas che afferma che il gruppo "non rinuncerà" a garantire il rilascio di questi e altri detenuti condannati all'ergastolo, "anche a costo di compromettere l'accordo". Israele aveva posto il veto su questi nomi nei precedenti accordi. Attualmente in Israele ci sono 303 detenuti in stato di libertà vigilata che stanno scontando l'ergastolo. Channel 12 riferisce inoltre che la delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Hayya negozierà contemporaneamente anche con una squadra dell'Autorità Nazionale Palestinese, nel tentativo di garantire che il meccanismo "del giorno dopo" a Gaza includa l'Anp.
L'emittente israeliana afferma che il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas sta promettendo delle riforme all'interno dell'Anp, tra cui una costituzione temporanea entro tre mesi ed elezioni entro un anno, alle quali Hamas potrebbe partecipare solo se accettasse il diritto di Israele a esistere. Fonti di Hamas hanno anche sostenuto che il gruppo starebbe chiedendo un ritiro iniziale delle Idf più ampio di quello mostrato sulla mappa pubblicata da Trump. Saranno inoltre chieste garanzie che alla fine le Idf si ritireranno completamente da Gaza, con un calendario preciso.
Intanto una fonte di Hamas ha fatto sapere ieri attraverso all Arabiyache il gruppo islamico avrebbe già iniziato a recuperare i corpi degli ostaggi uccisi per lo scambio. Tuttavia i media affiliati ad Hamas hanno negato la notizia diffusa da al Arabiya, di proprietà saudita. Organi di informazione come Al-Aqsa Radio di Hamas affermano che si tratta di notizie false, prive di fondamento. Smentita anche la notizia secondo cui Hamas avrebbe accettato di consegnare le sue armi a un organismo sotto supervisione internazionale.
"Non posso garantire che Hamas accetterà di rilasciare gli ostaggi. Credo sia possibile. Spero che accada, ma non posso garantirlo''. A poche ore dai negoziati il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu resta scettico. "Se non dovesse accadere" che Hamas accetti l'accordo, ''il presidente Trump ha dichiarato che sosterrà pienamente Israele in un'azione determinata contro Hamas", ha ribadito Netanyahu. "Speriamo di poter concludere questa situazione nel modo più semplice e non in quello più difficile", ha aggiunto.
"Non passeremo ad alcuna delle 21 clausole finché la prima, il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e morti - ha ammonito il premier - finché l'ultimo ostaggio, ognuno di loro, non sarà entrato in territorio israeliano. Solo allora passeremo ad altre clausole", ha ammonito.
Il suo scetticismo su una possibile intesa del resto Netanyahu l'aveva già manifestato venerdì quando aveva interpretato come risposta negativa il sì condizionato di Hamas al piano, tanto da far scattare una reazione stizzita di Trump. "Non capisco perché sei sempre così negativo. Questa è una vittoria. Accettala. - gli avrebbe detto al telefono il presidente Usa, secondo il sempre ben informato sito di Axios - Questa è la tua occasione di vittoria".
E spera nella vittoria ma restando freddo anche il capo della diplomazia israeliana Gideon Sa'ar. "Spero che ci siamo vicini. Siamo determinati a raggiungere un accordo il più rapidamente possibile per riportare a casa i nostri ostaggi", ha dichiarato il ministro degli Esteri al quotidiano tedesco Bild. "Quando si tratta di Hamas, le cose che sembrano semplici possono diventare molto complesse. Non credo a Hamas, credo a Trump. Credo agli Stati Uniti e agli attori internazionali coinvolti negli sforzi per porre fine alla guerra".

(Adnkronos) - Francesca Albanese, relatrice speciale del'Onu per i Territori palestinesi occupati, si alza e abbandona lo studio di In Onda, su La7. Albanese, ospite di Luca Telese e Marianna Aprile nella puntata del 5 ottobre, se ne va mentre Francesco Giubilei - altro ospite in studio con il giornalista del Corriere della Sera Federico Fubini - fa riferimento alla posizione della senatrice Liliana Segre sull'uso del termine 'genocidio' per Gaza.
"Io intanto vorrei citare una personalità che, quando si parla di questi temi, negli ultimi mesi viene poco citata. Io sono molto d'accordo con quello che dice la senatrice Segre sul tema del genocidio...", dice Giubilei. Accanto a lui, Albanese si alza e lascia lo studio tra la sorpresa generale. "Devo andare, ho un altro appuntamento", dice Albanese. "Molto democratica, una scena vergognosa. Se si cita la senatrice Segre, ci si alza...", incalza Giubilei. "E' legato al fatto che alle 21 avrebbe dovuto lasciarci, l'avremmo salutata dopo aver fatto finire il suo intervento", interviene Telese.
Leggi tutto: Giubilei: "Io d'accordo con Segre". Albanese lascia In Onda: "Devo andare"
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