
(Adnkronos) - Coltivare anche senza terra e in ogni luogo, dai tetti degli edifici urbani ai campi profughi, promuovendo la sicurezza alimentare e la resilienza climatica nelle comunità più vulnerabili e al tempo stesso creando nuove opportunità economiche. E' il sistema idroponico 'farm-in-a-box' ideato da Smartel, attività avviata in Nigeria da un gruppo di giovani che sta rivoluzionando il modo e i posti in cui è possibile coltivare. Un'idea pluripremiata - un metodo di coltivazione senza suolo che utilizza acqua arricchita di nutrienti con un risparmio idrico del 90% - e che è finalista anche del premio UN Sdg Action Awards, l’iniziativa di punta della UN Sdg Action Campaign, promossa dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, ospitata dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp) e con sede a Bonn, Germania, e sostenuta dai governi italiano e tedesco.
Smartel è uno dei tre finalisti per la categoria 'Creatività' del premio 'Heroes of Tomorrow: UN Sdg Action Awards' promosso nell'ambito della campagna, che celebra iniziative e individui che utilizzano creatività e innovazione capaci di generare cambiamenti concreti per avvicinarci a un mondo più sostenibile, equo e pacifico. Attraverso la creatività, la resilienza e l’impegno personale, questi protagonisti trasformano sfide globali in opportunità, influenzando politiche, comportamenti e percezioni pubbliche.
Le categorie premiate includono Creatività, Resilienza e Changemaker, con esempi ispiratori che spaziano dalla lotta contro la violenza di genere alla promozione dell’inclusione e alla difesa dell’ambiente. La cerimonia 2025 si terrà il 29 ottobre a Roma e sarà trasmessa a livello globale. I finalisti, selezionati tra migliaia di candidature da oltre 190 paesi, parteciperanno a un programma formativo e celebrativo che unisce arte, musica e leadership.
Al centro della storia di Smartel si trova Israel Smart, innovatore nigeriano nel campo della tecnologia climatica e imprenditore nato da una famiglia di piccoli agricoltori nello Stato di Taraba. Avendo vissuto la malnutrizione da bambino, Smart ha trasformato le difficoltà personali in una missione: garantire che nessuna comunità venga lasciata indietro nella lotta per la sicurezza alimentare e la resilienza climatica. La sua avventura è iniziata con un’idea semplice ma rivoluzionaria: coltivare cibo senza terra o input sintetici. Grazie alla sua formazione in ingegneria ed energie rinnovabili, ha sviluppato un sistema idroponico 'farm-in-a-box' alimentato da energia solare e supportato da intelligenza artificiale, realizzato con plastica riciclata. Questi sistemi modulari e portatili permettono alle comunità di coltivare prodotti freschi anche nelle condizioni più estreme, sui tetti, nelle scuole, nei campi profughi o in terre aride.
Ciò che è iniziato come un esperimento locale si è evoluto in un modello scalabile che unisce tecnologia, co-creazione comunitaria e rigenerazione ambientale. Oggi, gli hub idroponici guidati dalle comunità di Smartel fungono sia da centri di produzione alimentare che da laboratori locali di innovazione, dove donne e giovani ricevono formazione pratica sull’agricoltura climaticamente intelligente. Ogni hub diventa uno spazio di apprendimento, sperimentazione e imprenditorialità, trasformando luoghi inutilizzati in centri di opportunità e speranza.
I risultati di Smartel parlano da soli. Ha già prodotto migliaia di chili di cibo fresco per comunità vulnerabili, riducendo l’utilizzo di acqua fino al 90% rispetto all’agricoltura convenzionale. Oltre al cibo, sta generando mezzi di sussistenza per imprenditrici, giovani e piccoli agricoltori, trasformando spazi inutilizzati in vivaci centri economici. Il suo design portatile e modulare ha attirato l’interesse di governi, agenzie umanitarie e investitori globali, dimostrando che può essere scalato dalle comunità locali fino a interventi internazionali. Finora, Smartel ha raggiunto oltre 150.000 persone in Nigeria e Rwanda, formando più di 15.000 giovani nella costruzione e gestione di fattorie idroponiche. Riconosciuta con numerosi premi globali per innovazione, sostenibilità e impatto, Smartel sta definendo un nuovo standard per l’agricoltura climaticamente intelligente.
In Nigeria, 33 milioni di persone affrontano una grave insicurezza alimentare, con gli stati nordorientali di Borno, Adamawa e Yobe tra i più colpiti. Sebbene oltre il 70% dei nigeriani dipenda dall’agricoltura per il proprio sostentamento, quasi il 43% del territorio nazionale è degradato dalla desertificazione, minacciando la sopravvivenza di oltre 40 milioni di persone. Con l’aggravarsi dei cambiamenti climatici, la sfida è chiara: coltivare cibo dove terra e acqua stanno scomparendo.
Unendo scienza, design e impatto sociale, Smartel non sta solo producendo cibo,ma sta costruendo un sistema alimentare resiliente e adattato al clima, che funziona ovunque. La sua visione è audace ma semplice: ogni comunità, per quanto remota o priva di risorse, dovrebbe avere gli strumenti per coltivare il proprio futuro.
Smartel invita così governi, donatori e changemaker a investire in un’agricoltura guidata dalle comunità, scalabile, sostenibile e pronta ad affrontare le sfide di un mondo in riscaldamento. Ogni modulo installato è un passo verso un futuro alimentare sicuro, radicato nella resilienza e coltivato con creatività. Dalla lotta contro l’insicurezza alimentare alla riscrittura delle regole dell’agricoltura, finalisti come Smartel dimostrano che la creatività cresce meglio quando è condivisa.
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(Adnkronos) - Le malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici), come colite ulcerosa e malattia di Crohn, interessano complessivamente oltre 250.000 persone in Italia. In assenza di una diagnosi precoce e di una gestione adeguata, che richiede l’intervento coordinato di una équipe multidisciplinare di specialisti, le Mici possono compromettere in modo significativo la qualità della vita. Ecco perché è importante una diagnosi tempestiva.
Si tratta di patologie croniche complesse, caratterizzate da un andamento bimodale con due picchi di incidenza, il primo sotto i 40 anni e il secondo tra i 60 e i 70 anni, spesso associate a manifestazioni extra-intestinali di natura reumatologica, dermatologica, oculare ed epatologica.
La colite ulcerosa e la malattia di Crohn sono infiammazioni croniche che colpiscono il tratto gastrointestinale, causando sintomi come diarrea, dolore addominale, sanguinamento rettale e perdita di peso, e possono interessare anche altri organi. Obiettivo della presa in carico è raggiungere la remissione profonda della malattia, per prevenire il danno intestinale e le complicanze a lungo termine, oltre ad alleviare i sintomi.
La malattia, in assenza di una diagnosi precoce, può incidere su studio, lavoro, relazioni sociali, sfera sessuale e desiderio di maternità. Molto importante è considerare anche il rischio oncologico per il cancro del colon-retto che nelle malattie infiammatorie croniche intestinali aumenta con la durata della storia di malattia, raggiungendo percentuali che, in alcuni casi, sfiorano il 20%.
Per rafforzare le competenze dei giovani specialisti, una speciale Academy dedicata alle Mici ha fatto tappa a Bari, ospitata dalla Gastroenterologia Universitaria dell’Azienda ospedaliero universitaria drlla città, centro di eccellenza per la diagnosi, il trattamento e la ricerca in questo ambito. I giovani gastroenterologi provenienti da tutta la regione hanno assitito alle attività ambulatoriali, di reparto e infusionali, e all’esecuzione di esami strumentali ad alta tecnologia come ecografia intestinale ed endoscopia, strumenti fondamentali per una diagnosi accurata e per il monitoraggio dell’evoluzione della malattia.
"Una diagnosi tempestiva e una presa in carico multidisciplinare sono aspetti chiave per garantire un trattamento appropriato e una buona qualità di vita per i pazienti che convivono con una malattia infiammatoria cronica dell’intestino - spiega Mariabeatrice Principi, direttrice della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Digerente, Università di Bari ‘Aldo Moro’ e responsabile del Centro -. Il valore dell’Academy sta nell’offrire ai giovani specialisti una visione a 360 gradi dell’attività quotidiana di una realtà che gestisce un’elevata casistica di pazienti, anche ad alta complessità. Nel nostro Centro seguiamo oltre 3mila pazienti, di cui più di mille in trattamento con terapie biotecnologiche, integrando competenze clinico-diagnostiche e terapeutiche, e avvalendoci di un supporto psicologico e nutrizionale per migliorare il benessere globale della persona".
La gestione formativa dell’Academy è curata dalla prof.ssa Mariabeatrice Principi con la collaborazione delle dottoresse Antonella Contaldo, Paola Dell’Aquila, Ilaria Ditonno e Diletta Lavigna e le nurse dedicate Teresa Sanità e Patrizia Poliseno, e Valeria Suriano come data entry per gli studi clinici della Gastroenterologia Universitaria del Policlinico di Bari. Il progetto è realizzato con il supporto di Celltrion Healthcare, azienda sudcoreana impegnata a promuovere la diffusione delle best practice dei Centri italiani di eccellenza nella diagnosi, trattamento e presa in carico delle malattie infiammatorie croniche intestinali, sostenendo un modello di formazione qualificata e condivisa, orientato al miglioramento continuo della qualità delle cure e al benessere del paziente.
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(Adnkronos) - Amaro Montenegro, nato a Bologna nel 1885, festeggia i suoi 140 anni con una nuova campagna che celebra le relazioni autentiche, quelle dal “Sapore Vero”. Da sempre al centro della comunicazione di Amaro Montenegro, l’amicizia torna protagonista nel nuovo spot, on air dal 27 ottobre. Link al video: https://youtu.be/f3yzRL0b__8.
A rendere ancora più speciale questo progetto di comunicazione sono Francesco Totti e Luciano Spalletti, protagonisti di un’amicizia che si ricompone dopo un periodo di incomprensioni che hanno fatto parlare tutta Italia. Le due icone del calcio avevano espresso pubblicamente il desiderio di ritrovarsi, in virtù delle tante emozioni vissute insieme. Amaro Montenegro, ha colto questa occasione unica per mettere la parola fine ai dissapori e raccontare una storia di amicizia in uno spot che racconta un “duello moderno” dal tono ironico.
Non a caso, accanto allo storico payoff “Sapore Vero” e al celebre sound logo – riarrangiato per l’occasione in chiave Western – debutta la nuova line di campagna “Dove c’è Amicizia”, che sottolinea il territorio di comunicazione di Amaro Montenegro incentrato sull’amicizia vera, senza filtri. “Con questo nuovo progetto, lanciato in occasione dei 140 anni di Amaro Montenegro - spiega Alessandro Soleschi, Chief Marketing Officer Spirits di Gruppo Montenegro - celebriamo i valori che da sempre contraddistinguono il brand: amicizia e autenticità. Lo facciamo suggellando il primo incontro ufficiale tra Totti e Spalletti, che si ritrovano al bancone del bar per un brindisi dal Sapore vero”.
“Per celebrare un anniversario così importante - aggiunge Leonardo Guerra Seràgnoli, che ha curato la creatività dello spot, in veste anche di regista e produttore esecutivo - abbiamo scelto di raccontare l’essenza di Amaro Montenegro da una nuova prospettiva. Se in passato abbiamo mostrato l’amicizia capace di compiere imprese impossibili, questa volta volevamo esplorare la sua forza nel ritrovarsi, anche dopo le incomprensioni”.
Lo spot - ideato da Leonardo Guerra Seràgnoli e Vincenzo Vigo, Ceo di Mosquito e consulente di comunicazione di Gruppo Montenegro, in collaborazione con LGS SportLab e con la voce narrante di Filippo Timi - reinterpreta il mondo Western in chiave urbana. Il “duello moderno” tra i protagonisti si svolge tra le strade di Roma, con uno stile visivo curato che dà allo spot un tocco cinematografico. Il momento clou? Davanti al bancone di un bar, la tensione si scioglie nella domanda: “Liscio o con ghiaccio?”. Un gesto semplice, il brindisi, che diventa il simbolo perfetto di un’amicizia che grazie ad Amaro Montenegro ritrova il suo sapore autentico.
La campagna, declinata nei formati 60”, 30” e 15”, è visibile in TV, al cinema, sulle principali piattaforme digitali e calcistiche, e su impianti Digital Out Of Home a Milano, Roma e Napoli a partire dal 27 ottobre.
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(Adnkronos) - Evitato a Roma il blocco dei veicoli euro 4 ed euro 5 diesel che sarebbe dovuta partire l'1 novembre. La Giunta regionale del Lazio ha infatti approvato, su proposta dell’assessore all’Ambiente Elena Palazzo, la delibera relativa alla proposta di rimodulazione degli interventi in materia di limitazione al traffico veicolare nel territorio della Capitale.
La nuova impostazione del Piano regionale consente ai Comuni, e in particolare a Roma Capitale, di introdurre misure alternative al blocco totale della circolazione, purché abbiano pari efficacia ambientale, comprovata da evidenze tecniche e scientifiche. Chiarisce inoltre che, per l’amministrazione regionale – così come precisato proprio nel testo della delibera e contrariamente a quanto proposto da Roma Capitale – l’avvio del sistema di accessi in deroga e del Move-in non sono valutabili come misure compensative idonee.
"Con questa delibera abbiamo scelto la via del realismo e della responsabilità. Abbiamo ascoltato i cittadini, le imprese, gli amministratori locali e abbiamo trovato una soluzione che tutela la salute e l’ambiente senza penalizzare ingiustamente chi ogni giorno deve spostarsi per lavoro, studio o necessità. Il Lazio dimostra che è possibile coniugare sostenibilità e buon senso: non servono misure punitive, ma interventi concreti e mirati che migliorino davvero la qualità dell’aria e la vita delle persone. Il nostro impegno per l’ambiente è serio e coerente: stiamo investendo risorse importanti per rendere il sistema della mobilità più moderno, efficiente e pulito, accompagnando i cittadini nella transizione ecologica senza lasciarli soli. Questa è la direzione giusta per costruire un futuro sostenibile, equo e a misura di comunità", spiega il presidente Francesco Rocca.
"La Regione Lazio ha scelto la strada del buonsenso: tutelare la salute e la qualità dell’aria, ma farlo in modo realistico, sostenibile e socialmente equo. Evitare blocchi generalizzati non significa rinunciare alla tutela ambientale, ma scegliere soluzioni più efficaci e condivise, che puntano su responsabilità, tecnologia e incentivi senza richiedere inutili sacrifici economici ai cittadini", dichiara l’assessore Elena Palazzo.
La Regione Lazio è impegnata per il contrasto all’inquinamento atmosferico attraverso investimenti che sono stati resi possibili grazie all’Accordo Integrativo per l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria, sottoscritto tra il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e il presidente della Regione Lazio e approvato con delibera di Giunta il 13 febbraio 2025.
L’accordo prevede un finanziamento integrativo di 25 milioni di euro da parte del Mase, destinato alla realizzazione di interventi volti all’abbassamento dei valori degli inquinanti nell’agglomerato urbano di Roma e nella Valle del Sacco, le aree che registrano superamenti dei livelli di polveri sottili (PM10 e PM2.5) e biossido di azoto (NO₂).
Le risorse sono state così suddivise: 10 milioni di euro per agevolazioni alla sostituzione di veicoli commerciali; 10 milioni di euro per la realizzazione di infrastrutture per la mobilità ciclo-pedonale; 4 milioni di euro per incentivi alla sostituzione dei generatori alimentati a biomassa di classe inferiore a 4 stelle (le caldaie di uso domestico); 1 milione di euro per attività di informazione e sensibilizzazione della popolazione.
"Questo piano – sottolinea l’assessore Elena Palazzo – si inserisce in una strategia ampia e concreta di contrasto all’inquinamento atmosferico, che unisce investimenti, incentivi e azioni educative. L’obiettivo è migliorare la qualità dell’aria senza scaricare i costi ambientali ed economici sui cittadini, ma accompagnando la transizione ecologica con strumenti efficaci e condivisi".
L’approvazione della delibera rappresenta un passaggio decisivo nel percorso di aggiornamento del Piano regionale della Qualità dell’Aria, che continuerà ad essere monitorato costantemente insieme ad Arpa Lazio e ai Comuni del territorio.
Leggi tutto: Roma, evitato blocco dei veicoli euro 4 e 5: approvata delibera

(Adnkronos) - Dal primo trapianto di cuore pediatrico alla prima terapia genica per i tumori solidi, l'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma è da sempre 'l’ospedale dei casi difficili'. La storia dei suoi primi 40 anni come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs) è celebrata questa mattina durante l’evento 'la Ricerca X la Cura', nella sede di San Paolo, alla presenza del segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, del ministro della Salute, Orazio Schillaci, del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, e del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. “È un momento importante per rilevare la presenza e il ruolo del Bambino Gesù nella sanità cattolica e italiana - ha detto il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin ai giornalisti entrando - sono qui per sottolineare questa dimensione”.
Il nuovo Laboratorio di Terapia genica del Bambino Gesù è stato finanziato dal Pnrr-NextGenerationEU attraverso il Ministero dell’Università e della Ricerca e grazie alla progettualità condotta dal Centro Nazionale di Ricerca per lo Sviluppo di Terapia Genica e Farmaci a Rna. Il nuovo laboratorio, che si estende su circa 700 metri quadri, rappresenta un importante passo avanti nella ricerca e nel trattamento delle malattie onco-ematologiche e immunologiche pediatriche. È attrezzato con le tecnologie più avanzate per la ricerca e lo sviluppo di farmaci cellulari geneticamente modificati, da produrre nell’adiacente Officina Farmaceutica del Bambino Gesù, situata all’interno dei laboratori di ricerca inaugurati nel 2014 nella sede di San Paolo fuori le Mura - tra i più grandi in Europa in campo pediatrico. La nuova struttura permetterà di internalizzare l’intera filiera produttiva delle terapie avanzate, aumentando significativamente la capacità di produzione e la disponibilità delle cure. Questo consentirà di curare un numero maggiore di bambini, in tempi più rapidi e con una riduzione dei costi, rendendo le terapie innovative più accessibili e contribuendo in modo decisivo alla lotta contro malattie oncologiche, genetiche e immuno-mediate in età pediatrica. “Il nuovo Laboratorio di Terapia Genica è il frutto di un lavoro corale che unisce il Bambino Gesù agli altri partners del Centro Nazionale di Ricerca per lo Sviluppo di Terapia Genica e Farmaci a Rna - ha dichiarato il professor Franco Locatelli, Responsabile del Centro Studi Clinici Oncoematologici e Terapie Cellulari del Bambino Gesù – Insieme stiamo costruendo un ecosistema scientifico e produttivo capace di accelerare lo sviluppo di terapie avanzate e di renderle concretamente disponibili per i bambini e le famiglie che ne hanno più bisogno. È un investimento sul futuro della medicina pediatrica e sulla speranza di molte famiglie, che potranno contare su terapie nate e sviluppate interamente nel nostro Paese”.
In 40 anni come Irccs, il Bambino Gesù ha costruito "un modello unico di integrazione tra ricerca e cura", diventando davvero 'l'ospedale dei casi difficili'. Oggi, ricordano dalla struttura, è il primo Irccs pediatrico in Italia per produzione scientifica e numero di progetti di ricerca. Dal primo trapianto di cuore in Italia su un bambino (1986), l'ospedale ha continuato a superare i limiti della medicina pediatrica. Nel 1994 nasce il Comitato etico, garanzia di rigore scientifico e tutela dei pazienti; nel 1997 vengono istituiti i reparti di Immunoinfettivologia e di Trapianto di midollo, capostipite delle future terapie cellulari.
Con il Laboratorio di robotica e analisi del movimento (2000) e il Clinical Trial Center (2010), la ricerca clinica e traslazionale trova nuove sedi e strumenti dedicati. Da allora, una lunga serie di primati: il primo cuore artificiale pediatrico permanente al mondo (2010), il primo trapianto di cellule staminali geneticamente modificate da genitore a figlio (2014), la prima terapia con cellule Car-T in Italia (2018) e, nel 2024, le prime terapie con cellule Car-T al mondo per malattie autoimmuni pediatriche. Il Bambino Gesù fa parte di 5 reti tematiche degli Irccs e di 20 reti di riferimento europee (Ern) per le malattie rare. Ha 2.500 collaborazioni attive con altri enti di ricerca, l'80% delle quali internazionali.
"Quarant’anni fa, il mondo della pediatria era molto diverso da quello che conosciamo oggi - ha raccontato nel suo intervento il direttore scientifico del Bambino Gesù, Andrea Onetti Muda - Le possibilità terapeutiche erano limitate, la ricerca poco integrata con la clinica, le tecnologie ancora poco più che rudimentali. Eppure, già allora era presente un piccolo seme che germogliava: c'era una visione, quella di unire la cura dei più fragili alla forza della ricerca scientifica. Quella visione è diventata una realtà, e lo è diventata più rapidamente e su scala più ampia di quanto allora si potesse mai immaginare. Decine di migliaia di bambini hanno ricevuto nel nostro ospedale cure che prima non esistevano. E tante famiglie hanno potuto guardare al futuro con speranza".
E c'è il capitolo ricerca del Bambino Gesù, con i suoi numeri: nel 2024 le pubblicazioni scientifiche sono state 1.293 con un impact factor di 4.651 punti. Il personale a vario titolo impegnato nella ricerca è stato di 2mila persone, i progetti di ricerca attivi sono stati 458, mentre gli studi clinici 550. Il Bambino Gesù gestisce anche la più ampia casistica nazionale di malati rari in età pediatrica. Negli ultimi 10 anni, ha scoperto e descritto oltre 100 nuovi geni malattia. L'ospedale ha effettuato in tutto più di 1.200 trapianti di organi solidi e oltre 2.500 trapianti di midollo, la larga parte dei quali negli ultimi 15 anni, periodo in cui è il centro con l'attività largamente prevalente nel Paese.
Durante la tavola rotonda dedicata al presente e al futuro della ricerca del Bambino Gesù è emersa "la visione di una medicina personalizzata e condivisa: una ricerca che costruisce terapie su misura per ogni bambino, ma punta anche a rendere queste scoperte accessibili a tutti i pazienti, pediatrici e adulti. Le scelte strategiche compiute negli anni passati per anticipare la ricerca sulle terapie avanzate si rivelano oggi decisive, con benefici che si estendono già oltre l'oncologia, a vantaggio non solo dei bambini trattati al Bambino Gesù, ma anche da altri centri e degli adulti", sottolinea l'ospedale nella nota.
La genetica funzionale si avvale del Laboratorio zebrafish, "che consente di validare rapidamente nuovi geni-malattia e verificare empiricamente i meccanismi che causano la malattia del singolo paziente. In ambito reumatologico, la scoperta della 'firma infiammatoria' nella sindrome da attivazione macrofagica ha contribuito a rendere curabile una patologia un tempo spesso letale, costituendo un modello per altre malattie con componenti infiammatorie - prosegue la nota - La medicina rigenerativa e la stampa 3D, su cui l'ospedale sta già lavorando, consentiranno di ricostruire tessuti e organi su misura, mentre l'uso innovativo della macchina per la perfusione extracorporea - originariamente progettata per conservare organi da trapianto - permette oggi di mantenere in vita organi malati espiantati per studiarne le patologie, sperimentare nuovi modelli terapeutici e rigenerarli per renderli idonei al trapianto. Tutti questi percorsi dimostrano come il modello di ricerca del Bambino Gesù unisca innovazione, precisione e attenzione al singolo, con l'obiettivo di tradurre l'eccellenza scientifica in cure concrete per ogni paziente".
Leggi tutto: Ricerca, 40 anni Irccs Bambino Gesù: nuovo laboratorio di terapia genica

(Adnkronos) - "Oggi è una giornata straordinaria non solo perché si festeggiano i 40 anni di Irccs del Bambino Gesù ma perché si inaugurano i nuovi laboratori di Terapia genica che permetteranno di traslare al letto del malato sempre più terapie con le cellule Car-T, la forma più sofisticata ed estrema di Immunoterapia, andando così ad ampliare le soluzioni terapeutiche che possiamo offrire ai bisogni insoddisfatti dei bambini che soffrono di neoplasie sia ematologiche che dei tumori solidi". Lo ha spiegato all'Adnkronos Salute Franco Locatelli, responsabile del Centro Studi Clinici Oncoematologici e Terapie Cellulari del Bambino Gesù di Roma, al termine della cerimonia all'ospedale pediatrico romano per i 40 anni dell'Irccs del Vaticano.
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(Adnkronos) - La società di spedizioni Ups ha tagliato 48mila posti di lavoro nel 2025: 14.000 membri del management e 34.000 della “forza lavoro operativa”, ovvero i dipendenti coinvolti nei servizi logistici e di consegna quotidiani.
Ups ha affermato che i licenziamenti fanno parte di un più ampio sforzo volto a ridurre i costi e a riorganizzare l'azienda per adattarla meglio alle mutevoli dinamiche di mercato, poiché i dirigenti sono sotto pressione per arginare il calo a lungo termine del prezzo delle azioni, che quest'anno è sceso di oltre il 20%.
Ups ha reso noti i licenziamenti dopo la pubblicazione dei risultati finanziari del terzo trimestre, che hanno registrato un fatturato consolidato di 21,4 miliardi di dollari per i tre mesi terminati il 30 settembre e un utile per azione rettificato di 1,74 dollari. Sebbene questi dati rappresentino un leggero calo rispetto ai 22,2 miliardi di dollari e 1,76 dollari del terzo trimestre dello scorso anno, entrambi i valori hanno superato le aspettative di Wall Street.
Responsabile finanziario di lunga data presso Home Depot e membro del consiglio di amministrazione di Ups, l'amministratore delegato Carol Tomé - che ha assunto la guida della società durante la pandemia di Covid-19 e ha rinnovato il modello di business per concentrarsi sulla spedizione di pacchi più redditizi piuttosto che sull'aumento dei volumi - secondo il 'Wall Street Journal' è sotto pressione e deve cercare di invertire la lunga fase di calo delle azioni dell'azienda. La pressione deriva in particolare da dipendenti e pensionati, che hanno un peso enorme nell'azionariato unico dell'azienda.
Ad aprile, Ups aveva annunciato di voler tagliare circa 20.000 posti di lavoro, citando la riconfigurazione della sua rete statunitense. L'azienda ha dichiarato di aspettarsi un risparmio di 1 miliardo di dollari grazie al piano di tagli. Un piano che è arrivato dopo che Ups ha annunciato di voler ridurre i volumi di Amazon.com, che all'epoca era il suo principale cliente.
Ups ha chiuso 93 uffici quest'anno e il suo volume di Amazon è diminuito del 21,2% nel terzo trimestre. Tomé ha aggiunto che Ups continuerà a registrare un calo del volume di Amazon e che altri uffici saranno chiusi entro la fine dell'anno.
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(Adnkronos) - Tiphaine Auzière, figlia di Brigitte Macron, ha denunciato il "deterioramento della salute" della madre intervenendo nel secondo giorno del processo per cyberbullismo di cui è stata vittima la première dame francese, al centro di una fake news che sostiene sia una donna transgender.
Le arringhe conclusive contro i dieci imputati, di età compresa tra 41 e 65 anni, processati da ieri presso il Tribunale penale di Parigi, sono previste per oggi. Questa risposta legale in Francia, unita a una denuncia negli Stati Uniti, arriva dopo quattro anni di voci sempre più diffuse e insistenti.
La moglie del Capo dello Stato "è costretta a stare attenta agli abiti che indossa e alle posture che adotta perché sa che la sua immagine può essere costantemente distorta", ha lamentato la figlia, Tiphaine Auzière, avvocato di 41 anni, durante la sua testimonianza davanti al tribunale penale. Assente al processo, Brigitte Macron ha dichiarato agli inquirenti che le voci sul suo conto hanno avuto "un impatto molto forte" sul suo entourage e su di lei.

(Adnkronos) - Il rigore assegnato al Napoli contro l'Inter non c'era. Alla Juventus, nel match contro la Lazio, manca un penalty per fallo su Conceicao. Sono i verdetti del designatore arbitrale Gianluca Rocchi, che a Dazn analizza gli episodi più controversi dell'ultimo weekend.
Si parte da Napoli-Inter: "Il contatto Di Lorenzo-Mkhitaryan è un episodio molto particolare. Il problema è procedurale. Agli assistenti abbiamo cercato di far fare un percorso in questi anni per trasformarli in piccoli arbitri, in supporto tecnico, ma non mi è piaciuta per niente l'ingerenza di Bindoni che va oltre quello che gli abbiamo chiesto di fare, ovvero intervenire su cose al 100% chiare di loro competenza", dice Rocchi riferendosi al penalty 'suggerito' dall'assistente all'arbitro.
"Pertanto, per noi è una decisione non corretta, non è un calcio di rigore, ci saremmo aspettati l'on field review. In scala do molta responsabilità all'assistente, un po' all'arbitro e un po' al Var. Vogliamo rigori chiari, pretendiamo che i calci di rigore abbiano un livello alto e questo rigore è sotto soglia", aggiunge. "Nasce con una procedura strana, se viene concesso live da Mariani sarebbe stato accettato in maniera diversa e noi lo avremmo supportato con più facilità, ma il percorso procedurale non ci è piaciuto per niente", dice ancora.
In Lazio-Juve, "l'intervento su Conceicao in Lazio-Juve? Non sono stati particolarmente scrupolosi anche se qui Meraviglia fa un ragionamento superficiale sullo step on foot, perché non tutti gli step on foot sono calci di rigore, voglio sottolinearlo in maniera chiara, serve uno scontro vero per il pallone e qui c'è un giocatore che cerca l'avversario, c'è lo step on foot chiaro e ci saremmo aspettati l'on-field review e il calcio di rigore. È un caso in cui un giocatore va a cercare un avversario, lo trova e lo trova in maniera scorretta, è paragonabile a uno sgambetto".
Leggi tutto: Napoli-Inter e Lazio-Juve, Rocchi e i rigori: "Due errori, ecco perché"
Esperti a confronto per la tutela dell'ambiente in Sardegna...      
(Adnkronos) - E' stata subito definita la legge anti Inter (e Monza). La mossa voluta da Claudio Lotito, senatore di Forza Italia e presidente della Lazio, insieme al collega di FdI Matteo Gelmetti, è destinata a far discutere, e non poco, il mondo del calcio. Stiamo parlando del ddl 'Disposizioni in materia di trasparenza nella proprietà delle società sportive professionistiche del settore calcistico', che è stato assegnato per l'esame alla commissione cultura di Palazzo Madama.
L'obiettivo dichiarato è quello di "garantire la massima trasparenza nella proprietà e nella gestione delle società calcistiche professionistiche operanti in Italia, al fine di prevenire situazioni opache, conflitti di interesse e possibili atti illeciti".
In estrema sintesi, il provvedimento prevede che i soggetti esteri che acquistano almeno il 5% di una squadra di calcio devono costituire entro 90 giorni una società di diritto italiano con sede legale nel territorio nazionale. Entro 7 giorni il management deve comunicare alla Figc e all’autorità nazionale anticorruzione l'elenco di tutti gli investitori del fondo internazionale con quote superiori al 5 per cento del capitale. Se questo atto non avviene, per ogni settimana di ritardo scatta una multa da un milione di euro.
L'obbligo di comunicazione dei vari azionisti del fondo spetta secondo il disegno di legge alle stesse società sportive, che oltre all’elenco degli azionisti oltre il 5% del capitale del fondo, devono comunicare a Figc e Anac anche la provenienza dei fondi utilizzati per l’acquisizione delle partecipazioni e le eventuali relazioni con altre società sportive professionistiche italiane o straniere. Se questi dati non fossero comunicati scatterebbero sanzioni ancora più pesanti.
Qual è l'obiettivo reale di Lotito e Gelmetti? Visto che stiamo parlando di una legge italiana che può quindi applicarsi solo all'Italia, sono solo due le società coinvolte: l'Inter, in Serie A, e il Monza, in Serie B. Sono le uniche due controllate da fondi di investimento. L'Inter è stata rilevata dal fondo californiano Oaktree, a sua volta confluito in un altro fondo multinazionale con sede in Canada, il Brookfield Asset Management. Il Monza è stata invece ceduta da Fininvest al fondo americano Becket Layne Ventures (Blv).
Perché due sole società possono giustificare una legge? Dal punto di vista di chi la propone, perché i fondi si possono sottrarre alla trasparenza a cui sono sottoposte le altre società, detenute da persone fisiche o da aziende e gruppi che devono sottostare alle normative della Fifa, dell’Uefa e della Figc sugli interessi contemporanei su più club di calcio. La tesi di fondo è quindi che sia di fatto consentito ai fondi di essere presenti in più società senza doverlo dichiarare e di conseguenza che possano operare con opacità e con un vantaggio competitivo rispetto a tutti gli altri che devono sottostare alle regole, spesso stringenti, di chi governa il calcio.
Il pensiero va immediatamente alla situazione della Lazio. La società di Lotito ha subito il blocco totale del mercato perché non ha rispettato l’indicatore di liquidità, che consente di verificare la capacità di un club di far fronte agli impegni finanziari per la durata di 12 mesi, ovvero il parametro stabilito dalla Figc per l’ammissione alle campagne trasferimenti. La Covisoc si occupa di verificarlo guardando al bilancio intermedio al 31 marzo per le sessioni estive e al 30 settembre per le sessioni invernali.
Chi si vorrà schierare contro il provvedimento, potrà facilmente fare riferimento al potenziale conflitto di interessi che lega il Lotito presidente della Lazio al Lotito senatore, perché è evidente come sia stato più semplice per lui trovare il modo di percorrere l'iniziativa legislativa, non avendo bisogno di fare alcuna pressione lobbistica. Ma il tema che solleva il disegno di legge ha un fondamento ed è quello che, uscendo dagli interessi di parte, riguarda la presenza della grande finanza, per sua stessa natura liquida e poco tracciabile, nel business sempre più regolamentato, e quindi amministrato attraverso parametri per loro stessa natura rigidi, del calcio attuale. (Di Fabio Insenga)
Leggi tutto: Calcio, dove vuole arrivare la legge di Lotito (e Gelmetti) anti Inter e Monza?

(Adnkronos) - Lo screening mammografico sta per cambiare volto. Grazie alle risorse previste nella nuova Manovra economica, il programma di prevenzione potrà diventare più equo su tutto il territorio nazionale ed essere esteso anche alle fasce d’età oggi ancora escluse in molte Regioni. Una svolta attesa da tempo dalle associazioni di pazienti, che da anni chiedono un accesso più ampio e uniforme alla prevenzione. A confermarlo, il Policy Brief di Europa Donna Italia, ‘Benefici e impatto dell’allargamento dell’età dello screening mammografico’, presentato oggi alle istituzioni nel corso di un incontro a cui hanno partecipato le senatrici Raffaella Paita ed Elisa Pirro e gli onorevoli Enzo Amich, Simona Loizzo e Ilenia Malavasi.
"Abbiamo realizzato questo secondo Quaderno di Policy Brief – afferma Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia – con l’obiettivo di proporre interventi nazionali, regionali e strategie comunicative capaci di migliorare l’adesione ai programmi di screening mammografico organizzato. La prima richiesta che formuliamo nel documento è proprio l’estensione uniforme della fascia di età, dai 45 ai 74 anni, in tutte le Regioni. Per coinvolgere la società civile su questo tema, abbiamo lanciato la campagna social ‘La fortuna costa, la sfortuna di più’, che ad oggi ha raccolto oltre 2.500 adesioni: cittadine comuni, pazienti ed ex pazienti, rappresentanti della comunità medico-scientifica, delle istituzioni e dei media, l’hanno sottoscritta per chiedere che i due milioni di donne, oggi escluse per età dal programma di screening mammografico, possano finalmente accedervi".
"Lo stanziamento specifico previsto dalla Manovra di Bilancio appena approvata dal Consiglio dei ministri per l’estensione della fascia di età dello screening mammografico – sottolinea l’onorevole Amich – rappresenta un passo concreto e fondamentale che il Parlamento dovrà confermare con tenacia e che consentirà di uniformare l’accesso su tutto il territorio nazionale, superando le attuali disparità regionali e consolidando la prevenzione oncologica come pilastro della salute pubblica".
"Tra i tumori femminili, quello al seno è al primo posto per incidenza e mortalità nel nostro Paese. Ma se viene intercettato agli esordi – evidenzia Paola Mantellini, direttrice dell’Osservatorio Nazionale Screening – tutto cambia: si può curare con terapie meno invasive e più efficaci, interventi chirurgici più conservativi e la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi in Italia supera ormai il 90%. Per questo lo screening rappresenta una misura salvavita, e l’estensione della sua fascia di età è cruciale. Riteniamo importante introdurre l’ampliamento dell’età nei Livelli Essenziali di Assistenza, facilitando così l’estensione anche nelle Regioni soggette ai piani di rientro".
Nel nostro Paese - informa l’associazione in una nota - attualmente, sono 6 le Regioni che hanno adottato la piena estensione della fascia di età dello screening mammografico, dai 45 ai 74 anni. In tutte le altre l’ampliamento è solo parziale o del tutto assente e lo screening resta quindi limitato alle donne tra i 50 e i 69 anni. "Sono disparità che non fanno bene alla salute delle donne – dichiara Corrado Tinterri, coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Europa Donna Italia – Oggi il 40% delle pazienti con diagnosi di tumore al seno ha meno di 50 anni: molte di loro restano escluse dai programmi di screening. Eppure, già dal 2017 le Linee guida europee raccomandano di estendere la fascia di età dai 45 ai 74 anni. È il momento di dare una risposta uniforme a queste indicazioni".
"Esprimiamo il nostro sentito ringraziamento al Governo – conclude D’Antona – per aver recepito le richieste che portiamo avanti con determinazione da tempo. Un ringraziamento particolare va ai membri dell’Alleanza Europa Donna Parlamento e a tutte le parlamentari e i parlamentari, di ogni schieramento politico, che si sono attivamente impegnati in ambito istituzionale per promuovere la causa della prevenzione del tumore al seno, sostenendo e portando avanti le nostre istanze. Insieme alle 185 associazioni di pazienti della nostra rete, auspichiamo ora che la ripartizione dei fondi garantisca risorse adeguate per l’estensione dello screening mammografico, affinché venga realmente assicurato a tutte le donne tra i 45 e i 74 anni, in ogni Regione, superando le attuali disomogeneità territoriali".
Leggi tutto: Europa Donna: "Grazie al Governo per impegno estensione screening mammografico"

(Adnkronos) - L'Italia rischia di perdere il 20% delle spiagge al 2050 e il 45% al 2100. Le case di 800mila persone sono a rischio per innalzamento dei mari, inondazioni temporanee o permanenti, erosione, pressione demografica e urbanistica. Lo rileva il XVII Rapporto ‘Paesaggi sommersi’ della Società Geografica Italiana, presentato questa mattina a Palazzetto Mattei a Roma con un ampio corredo di dati, evidenze, proiezioni e analisi.
I territori più a rischio sono in primo luogo l’Alto Adriatico e, in misura minore, la costa pugliese intorno al Gargano, diversi tratti della costa tirrenica tra la Toscana e la Campania, le aree di Cagliari e Oristano, e molte altre. A rischio sono anche la metà delle infrastrutture portuali, diversi aeroporti, più del 10% delle superfici agricole, buona parte delle paludi, delle lagune e le zone costiere cosiddette 'anfibie', a cominciare dal Delta del Po e dalla Laguna di Venezia.
La crisi climatica avrà un impatto enorme, ad esempio, sulle aree agricole costiere con un’accelerazione dei processi di salinizzazione, che imporranno pesanti strategie di adattamento, e sui litorali urbanizzati. Secondo stime inedite - spiega Società Geografica Italiana - sono 800mila le persone che vivono in territori sotto il livello del mare atteso e che rischiano processi di ricollocazione o che dovranno essere protetti da difese costiere artificiali sempre più pervasive. Basti pensare che la fascia costiera non è solo la zona in Italia con la maggior percentuale di suolo artificiale e urbanizzato ma è anche un’area dove il consumo di suolo prosegue incessante. Il Rapporto evidenzia che l’Italia rischia di perdere circa il 20% e il 45% delle proprie spiagge al 2050 e al 2100 rispettivamente, con punte in Sardegna, Lazio, Friuli-Venezia Giulia e Campania.
"Bonifiche, urbanizzazione, infrastrutturazione, abusivismo: abbiamo trasformato la fascia costiera, un ambiente dinamico e instabile, in una linea di costa rigida e quindi fragile e vulnerabile. È ora indispensabile un cambiamento profondo dei regimi di gestione e pianificazione costiera, oltre che una ineludibile ma affatto scontata presa d’atto della centralità della ‘questione coste’ e della necessità di una sua ricomposizione a scala nazionale", fa sapere Stefano Soriani, professore di Geografia economico-politica all’Università Ca' Foscari Venezia, che ha partecipato alla redazione del Rapporto.
In questo quadro la crisi climatica agirà come 'moltiplicatore di stress', rendendo i problemi ancora più gravi, sia dal punto di vista ambientale sia da quello socioeconomico - evidenzia Società Geografica Italiana - Ciò rende non più rinviabile un dibattito ampio tra forze politiche, sociali e scientifiche sulla gestione sostenibile delle nostre coste. "Il rischio non è solo la perdita di spiagge o l’inondazione dei litorali di costa bassa, urbanizzati o meno, ma una sempre più pervasiva artificializzazione della linea di costa, con profonde implicazioni paesaggistiche e di aggravamento della vulnerabilità. L’unica alternativa è fare il contrario di quanto fatto fin qui: rinaturalizzare i litorali, per sfruttare la loro capacità di adattamento. Un percorso irto di ostacoli socio-politici, oltre che strutturali ed economici", spiega Filippo Celata, professore di Geografia economica e politica all’Università di Roma La Sapienza, che ha partecipato alla redazione del Rapporto.
"Da quasi vent'anni la Società Geografica Italiana realizza, con i suoi Rapporti, approfondite analisi dei problemi del territorio italiano. Cerchiamo di non alimentare allarmismi e catastrofismi; al contrario, proviamo a proporre ai decisori politici un quadro equilibrato e, su quella base, possibili interventi di mitigazione dei problemi", dichiara Claudio Cerreti, presidente della Società Geografica Italiana.
I dati chiave del rapporto. Artificializzazione costiera - Quasi un quarto del territorio entro i 300 metri dalla costa è coperto da strutture artificiali, con picchi allarmanti in Liguria (47%) e nelle Marche (45%).
Erosione accelerata - L'Italia rischia di perdere fino al 45% delle spiagge entro il 2100, mettendo a rischio un patrimonio naturale e turistico inestimabile.
Difese costiere - Barriere artificiali proteggono ormai più di un quarto delle coste basse, ma aggravano l'erosione e la vulnerabilità e saranno sempre più costose e meno efficaci.
Pressione turistica e impatto economico - I comuni costieri offrono il 57% dei posti letto turistici, ma questo sviluppo incontrollato sta esacerbando la crisi.
Salinizzazione dei terreni agricoli - Nell'estate del 2023, il cuneo salino ha risalito il Delta del Po per oltre 20 chilometri, minacciando l'agricoltura e la disponibilità di acqua potabile.
Aree protette vulnerabili - Le aree protette, cruciali per la biodiversità, tutelano il 10% delle acque e delle coste italiane, ma raramente dispongono di un piano di gestione adeguato.
Porti a rischio - Porti e infrastrutture connesse si estendono per 2.250 km e rischiano di essere pesantemente compromesse con gravi effetti sulla qualità dei sistemi logistici.
Leggi tutto: Spiagge a rischio, 1 su 5 può sparire entro il 2050: dove scatta l'allarme

(Adnkronos) - "La malattia di Alzheimer è una delle grandi sfide dell’umanità. Abbiamo guadagnato anni di vita, siamo popoli longevi, soprattutto in Italia, ma purtroppo paghiamo la longevità con un aumentato rischio di malattie legate all’età. Dobbiamo fare tanto in termini preventivi: ancora non è diffusa l’attenzione a tutti i fattori di rischio, dobbiamo inoltre costruire delle comunità e degli ambienti più favorevoli a una salute più puntuale". Così Alessandro Padovani, past president Sin - Società italiana di neurologia e direttore della Clinica di neurologia all’università degli studi di Brescia, al Congresso nazionale Sin 2025, intervenendo sulle malattie neurodegenerativa.
"E’ necessario che le persone sappiano che devono fare i controlli - chiarisce l'epserto - che il sale va eliminato, che smettano di fumare le sigarette, anche le elettroniche, così come l’alcol, soprattutto se assunto in quantità smodate. L'igiene orale è altrettanto importante, così come proteggersi dalle infezioni. Inoltre le vaccinazioni riducono il rischio della malattia di Alzheimer, oltre che di altre malattie degenerative. Sul piano degli stili di vita e sul controllo dei fattori di rischio c’è ancora molto da fare", rimarca.
"Non abbiamo ancora compreso perché alcune persone si ammalano - sottolinea Padovani - forse ci sono delle predisposizioni, però oggi abbiamo delle speranze di poter curare molti malati con farmaci diversi. E' un momento di grande fermento: abbiamo farmaci contro l’amiloide; contro la proteina Tau; farmaci che migliorano la resistenza dei neuroni; antinfiammatori; farmaci che agiscono contro il diabete, ma anche contro la malattia di Alzheimer - elenca il neurologo - Così come l'oncologia ha sviluppato una medicina di precisione personalizzata combinando farmaci diversi - suggerisce - anche la malattia di Alzheimer probabilmente dovrà avviarsi verso questo cammino e avere farmaci diversi, in stadi diversi e in pazienti diversi. È una nuova farmacologia, però non dimentichiamo la prevenzione - conclude - Facciamo tanto esercizio e controlliamo quello che mangiamo"..
Leggi tutto: Salute, Padovani (Sin): "Longevità aumenta rischio Alzheimer, agire su prevenzione"

(Adnkronos) - Un modello di intelligenza artificiale in grado di prevedere con grande precisione i focolai del virus West Nile in Italia. A svilupparlo è stato il gruppo 'Gabie' (Genomics, AI, Bioinformatics, Infectious diseases, Epidemiology) creato da Massimo Ciccozzi, Ordinario di Statistica Medica e Francesco Branda ricercatore dell'Unità di Ricerca di Statistica Medica ed Epidemiologia Molecolare dell'Università Campus Bio-Medico di Roma, insieme a Fabio Scarpa, professore ssociato di Genetica dell'Università di Sassari. Lo studio, pubblicato sulla rivista 'Tropical Medicine and Infectious Disease', ha integrato oltre dieci anni di dati di sorveglianza sanitaria (2012–2024) con informazioni climatiche giornaliere ad alta risoluzione, come temperatura, precipitazioni e umidità, provenienti da archivi meteorologici 'open source'. Da inizio del 2025 sono stati registrati in Italia 767 casi di West Nile in Italia con 69 decessi, secondo l'ultimo bollettino della sorveglianza dell'Iss pubblicato il 15 ottobre.
Secondo lo studio, "il West Nile Virus, trasmesso dalle zanzare del genere Culex, può infettare uccelli, cavalli e persone: nella maggior parte dei casi causa sintomi lievi, ma negli anziani e nei soggetti fragili può provocare encefalite o meningite. Ormai endemico nel Nord Italia — in particolare in Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia — il virus rappresenta una minaccia ricorrente durante i mesi estivi". Il West Nile "non è più un’emergenza stagionale ma una realtà che si ripete ogni anno - spiega all'Adnkronos Salute l'epidemiologo Massimo Ciccozzi - Capire in anticipo dove e quando colpirà è essenziale per proteggere la popolazione".
Per costruire il modello, il team ha utilizzato un algoritmo di 'machine learning' supervisionato chiamato XGBoost, particolarmente adatto a gestire dati complessi e variabili eterogenee. Il modello è stato addestrato su serie temporali di dati epidemiologici e climatici, adottando una procedura di validazione temporale incrociata per testare la sua capacità di previsione su anni non inclusi nell’addestramento. "I risultati sono stati notevoli: il sistema ha raggiunto una capacità predittiva del 99%, dimostrando un’elevata affidabilità anche a livello provinciale - si legge nello studio - Un aspetto importante dello studio è l’uso di tecniche di interpretabilità del modello ('Shap values'), che hanno permesso di capire quali fattori climatici influenzano maggiormente le previsioni. Tra le variabili considerate, la temperatura minima giornaliera è risultata il principale predittore: quando le notti restano sopra i 20 gradi centigradi, le zanzare sopravvivono più a lungo e la trasmissione del virus accelera, mentre piogge e temperature massime incidono in misura minore. Questo approccio consente di mantenere trasparenza e riproducibilità, due elementi fondamentali per l’applicazione operativa in sanità pubblica".
Il modello può essere integrato nei sistemi di sorveglianza italiani per attivare allerte preventive, individuare le aree prioritarie di intervento e ottimizzare le risorse per la disinfestazione e la comunicazione del rischio. “Con il nostro approccio – aggiunge Francesco Branda – vogliamo trasformare i dati in prevenzione: l’intelligenza artificiale può diventare un alleato della sanità pubblica, aiutandoci a prevenire invece di rincorrere le epidemie.”
Lo studio si inserisce in una visione 'One Health', che considera insieme la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. Per questo, oltre ai casi umani, il modello include anche i dati provenienti da uccelli e zanzare raccolti dalle reti veterinarie e ambientali, così da intercettare i segnali precoci della circolazione virale. Il gruppo Gabie sta già ampliando la metodologia ad altre malattie trasmesse da vettori, come dengue, e chikungunya, e la sta collegando alle proiezioni climatiche future per stimare come il riscaldamento globale possa modificare la distribuzione dei virus in Europa.
“Il cambiamento climatico – conclude Ciccozzi – sta ridisegnando la geografia delle infezioni: zone un tempo considerate sicure stanno diventando favorevoli alla diffusione delle zanzare e dei patogeni che trasmettono. Disporre di strumenti predittivi come questo significa poter agire prima, proteggendo la salute delle persone e del territorio".
Leggi tutto: Lotta al West Nile, team italiano sviluppa modello Ia che prevede focolai

(Adnkronos) - Fratelli d'Italia e il Pd calano. Il M5S cresce. E' il 'podio' delle intenzioni di voto oggi, secondo il sondaggio sondaggio Only Numbers (Alessandra Ghisleri) per "Porta a Porta". Fratelli d'Italia, sempre abbondantemente primo partito, perde l'1,4% rispetto alla rilevazione dello scorso 14 ottobre e si attesta al 29,6%, seguito dal Pd al 21,7 % cala dello 0,8%. È quanto emerge dal sulle intenzioni di voto degli italiani.
Il Movimento 5 Stelle, invece, cresce dello 0,7% ed è al 11,6%. Forza Italia al 9,5%, sale dello 0,5%, mentre la Lega all'8,7% dello 0,4% (+0,4%).Alleanza Verdi e Sinistra al 6,8% è stabile. Azione è al 3,3% e guadagna lo 0,4%, mentre Italia viva al 2,7% lo perde (-0,4%). Infine +Europa è al 2% (+0,4%), Noi Moderati resta allo 0,7%.
In generale, il centrodestra cede mezzo punto e va al 48,5% (-0,5%), mentre il centrosinistra si attesta al 30,5% e perde lo 0,4%. Il campo largo al 44,8% perde lo 0,1% mentre l'eventuale campo larghissimo (comprensivo di Azione) al 48,1% sale dello 0,3%. Gli astenuti-indecisi si attestano al 49%, (in calo dell’ 1,7 % rispetto all’ultima rilevazione).
Leggi tutto: Sondaggio politico, Fratelli d'Italia e Pd giù. M5S sale

(Adnkronos) - È durato un’ora "l’affettuoso incontro" al Mit tra Matteo Salvini e Viktor Orbán. Del vertice tra il leghista e l'alleato ungherese viene fatto trapelare che "è stata l’occasione per fare il punto sulla situazione internazionale, con riferimento alle infrastrutture e agli equilibri geopolitici". Nel faccia a faccia non sono mancati scambi tra altri temi come "la pace, la dura critica al green deal e alle politiche suicide dell’Unione europea". Tra i due viene sottolineata la "massima sintonia sul contrasto all’immigrazione clandestina", questione che da sempre li vede in prima fila in Ue, chiedendo la linea dura sui flussi irregolari.
Salvini e Orbán, come emerge anche dalle foto diffuse dallo staff del titolare delle Infrastrutture, hanno indugiato davanti al plastico del Ponte sullo Stretto, collocato all’ingresso del ministero, soffermandosi poi sul rendering appeso nella parete dello studio di Salvini al Mit. Parete dove si nota anche un crocefisso appeso, assieme ad altri oggetti personali del vicepremier italiano, come un volume sul cantautore Fabrizio De Andrè, molto amato dal leghista, e una targa automobilistica con le iniziali di Matteo Salvini e della fidanzata Francesca Verdini.
Il Ponte sullo Stretto, "è un’opera che crea aspettative e curiosità anche a livello internazionale", viene assicurato, tanto che Salvini ha invitato lo stesso Orban per l'avvio dei cantieri, che secondo le ultime stime date dal ministro inizieranno entro il 2025, nei prossimi due mesi. Quello di oggi è stato l'ultimo dei numerosi incontri tra il leghista e l'ungherese, da sempre in sintonia in Europa.
Salvini aveva incontrato Orban a Bruxelles lo scorso 25 marzo, quando il premier di Budapest gli consegnò il premio Hunyadi "per l'impegno a difesa dei valori europei e contro l'immigrazione clandestina". Orban poi non aveva fatto mancare un suo messaggio in occasione del congresso della Lega lo scorso aprile, a Firenze, quando Salvini fu confermato per acclamazione segretario federale.
"Siete stati messi in silenzio con metodi peggiori della dittatura comunista, ma caro Matteo bisogna fare sacrifici per proteggere i cittadini, qui in Ungheria ti siamo grati", furono le parole in video di Orban, che ha sempre sostenuto Salvini durante il processo Open Arms, come avvenne per esempio a Pontida nel 2024, a ottobre, quando l'ungherese arrivò a dire del leader italiano che "è un eroe", l'eroe dei patrioti europei "per aver difeso i confini". Orban, dopo aver rivendicato sul pratone leghista di volere zero immigrati nel suo paese, chiese addirittura di occupare Bruxelles e di lasciare lì i migranti, applaudito dall'amico leghista per l'attestato di amicizia ricevuto.
Un mese prima, a settembre 2024, Salvini era stato ospite a Budapest dell'alleato ungherese. Sempre a Budapest, Salvini era stato anche anni prima, nel maggio 2019, quando con l'amico ungherese, l'allora ministro dell'Interno italiano, fece un tour in elicottero per osservare il muro anti-migranti dell'Ungheria, situato al confine con la Serbia. Tornando a tempi recenti, nel febbraio di quest'anno poi i due si sono incontrati pure in Spagna, ospiti a Madrid del presidente di Vox Santiago Abascal, per un meeting dei 'Patrioti' Ue, condividendo il palco con la leader del Rassemblement National Marine Le Pen e l'olandese Geert Wilders.
Leggi tutto: Salvini vede Orban: "Massima sintonia" su clandestini e focus su Ue e green deal

(Adnkronos) - Pubblicate le foto dei gioilli rubati al Louvre. A farlo è stata sia l'Interpol che la polizia criminale tedesca, chiedendo l'aiuto della gente per recuperarli. L'Interpol ha aggiunto i gioielli parigini al suo database sulle opere d'arte rubate, che contiene circa 57mila oggetti.
Proseguono, intanto, le indagini sul colpo che ha fruttato ai ladri un bottino del valore stimato di 88 milioni di euro in gioielli. Due sospetti sono stati identificati e posti in stati di fermo sabato 25 ottobre, altri due restano a piede libero, dei gioielli al momento non c'è traccia. Il provvedimento di fermo scadrà domani sera e i due fermati sono nuovamente stati ascoltati ieri dagli inquirenti. Le informazioni diffuse al momento sui sospetti parlando di due uomini di circa 30 anni, uno dei quali già noto alla polizia, in particolare per rapine in gioiellerie, secondo informazioni di France Télévisions.
Durante la rapina i ladri hanno agito con un certo nervosismo, commettendo errori. Sulla scena del furto, hanno lasciato un casco da motociclista, un guanto, delle smerigliatrici angolari, una fiamma ossidrica, un gilet giallo, un walkie-talkie e una tanica di benzina, oltre al camion montacarichi con cui sono entrati nel museo. Due dei gioielli del loro bottino sono stati trovati all'interno o nelle vicinanze del museo, tra cui la corona dell'imperatrice Eugénie.
Tutti gli oggetti rinvenuti sulla scena del crimine sono stati analizzati dagli investigatori. "Sono stati prelevati più di 150 campioni di Dna, impronte digitali, papillari e altre tracce" sulla scena del furto, aveva annunciato giovedì il procuratore di Parigi Laure Beccuau. Questi elementi hanno permesso agli investigatori di rintracciare i due sospettati e, in particolare, grazie al Dna di identificare formalmente uno degli uomini arrestati, secondo informazioni di France Télévisions.
Le due persone coinvolte, interrogate presso la sede parigina della polizia giudiziaria, provengono dalla Seine-Saint-Denis, un dipartimento dell'area periferica di Parigi. Uno di loro, un franco-algerino di Aubervilliers, è stato arrestato sabato alle 20, mentre si preparava a imbarcarsi sull'ultimo volo della sera per Algeri con Air Algérie, secondo le informazioni di France Télévisions e France Inter. "Si stava preparando a lasciare il Paese dall'aeroporto di Roissy", ha confermato la procura di Parigi. Il secondo sospettato è stato arrestato nella regione dell'Ile-de-France.
I due individui si sono mostrati poco loquaci di fronte alle domande degli inquirenti da sabato sera, come appreso da France Télévisions che cita una fonte vicina al caso. Nell'ambito di un'indagine per "associazione a delinquere" e "rapina organizzata", la custodia cautelare può durare fino a 96 ore, il che significa che al momento gli inquirenti hanno tempo fino a domani sera per far fornire ai sospettati informazioni sui complici e sul luogo in cui si trova la refurtiva. La procura non ha rilasciato ulteriori informazioni sui due individui in custodia. E lamenta "la frettolosa divulgazione" degli arresti da parte dei media, "che non può che danneggiare gli sforzi investigativi del centinaio di investigatori che portano avanti la caccia ai criminali e la ricerca dei gioielli rubati".
Leggi tutto: Furto al Louvre, pubblicate le foto dei gioielli rubati: "Aiutateci a ritrovarli"

(Adnkronos) - Il secondo portiere dell’Inter, Josep Martinez Riera, questa mattina con la sua auto ha travolto e ucciso un 82enne in carrozzina a Fenegrò, in provincia di Como. Amanti delle auto, potenti e di lusso, da Ciro Immobile a Radja Nainggolan, sono molti i calciatori rimasti coinvolti in incidenti stradali, alcuni dalle conseguenze gravi e persino mortali. Tra quelli che non hanno avuto gravi ripercussioni, né per i calciatori alla guida né per le altre persone coinvolte, c'è quello di cui fu protagonista nel 2009 a Manchester Cristiano Ronaldo. Il calciatore distrusse la sua Ferrari schiantandosi in un tunnel vicino all'aeroporto di Manchester ma ne uscì illeso. Sempre alla guida di una Ferrari nel 2015 Arturo Vidal, all'epoca centrocampista della Juventus e della nazionale cilena, si schiantò contro un'altra auto, uscendo poi di strada mentre si trovava in Cile. Il giocatore, che rimase lievemente ferito, venne arrestato per guida in stato di ebbrezza e poi rilasciato.
Lo stesso anno Martin Caceres, difensore della Juventus, finì con la sua Ferrari contro una fermata dell'autobus. Per l'uruguaiano, positivo all’alcol test, il ritiro della patente, il fermo dell'auto e una multa dal club. Poco più di due anni fa è stata la volta di Ciro Immobile che a Roma impattò frontalmente con la sua auto contro un tram della linea 19 in piazza delle Cinque Giornate. In quell'occasione ci furono diversi feriti: il giocatore e le sue due figlie, l'autista del tram e diversi passeggeri.
Rimanendo nella Capitale, Bruno Peres ha avuto più di qualche disavventura al volante, con due brutti incidenti nel 2016 e nel 2018, prima con una Porsche e poi con una Lamborghini. Circa due anni fa, nel 2023, a Brescia Mario Balotelli alla guida della sua Audi Q8 uscì di strada finendo contro un muretto. Altro caso che in molti ricordano, più lontano nel tempo, è quello di Gigi Lentini. Allora talentuoso ventiquattrenne, la notte tra il 2 e il 3 agosto del 1993 rischiò di perdere la vita e un incidente che condizionò pesantemente il resto della sua carriera.
Sono tanti anche gli incidenti con epiloghi mortali per i giocatori. Tra le tragedie che hanno segnato il mondo del calcio quella che coinvolse nel lontano 1989 Gaetano Scirea, che morì in Polonia in seguito a un tamponamento da parte di un furgone. L'impatto causò l'esplosione di alcune taniche di benzina presenti nella sua auto e il giocatore morì nel rogo. L’ultima tragedia, il cui epilogo è stata la morte di un calciatore, è accaduta in Spagna a luglio scorso. A perdere la vita Diogo Jota, attaccante del Liverpool, che alla guida della sua Lamborghini Huracán è uscito di strada a causa dello scoppio di un pneumatico durante una manovra di sorpasso. L'auto ha preso fuoco e insieme al calciatore è morto anche il fratello minore.
Tra i calciatori morti incidenti stradali si ricordano Paolo Barison, Michele Lorusso e Ciro Pezzella, Federico Pisani, che perse la vita nel 1983 a soli 22 anni, Jason Mayele, Vittorio Mero e José Reyes.
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