
(Adnkronos) - Dopo la notizia apparsa su alcuni quotidiani, è indirizzata a Giorgia Meloni la richiesta da parte del Pd di condannare i cori fascisti intonati in una sede di Fratelli d'Italia a Parma.
"Questa volta la matrice è chiara: giovani inneggiano al duce in una sede di Fdi. Per questo chiediamo alla Premier Meloni di condannare senza esitazione un episodio grave che offende una città e la storia di un paese. Meloni dovrebbe ricordare ai suoi, soprattutto ai più giovani, che governa democraticamente eletta perché qualcuno combatté il fascismo anche a costo della vita. E dovrebbe ricordare ai suoi giovani, di cui va tanto fiera, che la Costituzione su cui ha giurato è nata dalla Resistenza e dalla lotta di liberazione dal nazifascismo", recita una nota di Chiara Braga e Francesco Boccia, Capigruppo Pd alla Camera dei deputati e al Senato.
"Gioventù Nazionale ha provveduto immediatamente appena appreso il fatto, a commissariare la federazione provinciale di Gn di Parma, comunicandolo con una nota nelle prime ore del mattino e ben prima della pubblicazione del video", risponde il deputato di Fdi, Fabio Roscani, presidente nazionale di Gioventù Nazionale.
"Abbiamo dimostrato con chiarezza e nettezza come si agisce di fronte a questi episodi, ribadendo che non c'è spazio nel nostro movimento per comportamenti incompatibili con i valori della libertà e della democrazia. Allo stesso tempo - insiste Roscani - non accettiamo lezioni dalla sinistra e aspettiamo ancora dai vertici nazionali del Partito democratico che fino ad oggi non hanno detto una parola di condanna, o preso le distanze, quando giovani esponenti del Pd si facevano fotografare con indosso magliette inneggianti alle Brigate Rosse".
Leggi tutto: "Cori fascisti in sede FdI a Parma, Meloni condanni", la richiesta del Pd e la replica

(Adnkronos) - Dopo la notizia apparsa su alcuni quotidiani, è indirizzata a Giorgia Meloni la richiesta da parte del Pd di condannare i cori fascisti intonati in una sede di Fratelli d'Italia a Parma.
"Questa volta la matrice è chiara: giovani inneggiano al duce in una sede di Fdi. Per questo chiediamo alla Premier Meloni di condannare senza esitazione un episodio grave che offende una città e la storia di un paese. Meloni dovrebbe ricordare ai suoi, soprattutto ai più giovani, che governa democraticamente eletta perché qualcuno combatté il fascismo anche a costo della vita. E dovrebbe ricordare ai suoi giovani, di cui va tanto fiera, che la Costituzione su cui ha giurato è nata dalla Resistenza e dalla lotta di liberazione dal nazifascismo", recita una nota di Chiara Braga e Francesco Boccia, Capigruppo Pd alla Camera dei deputati e al Senato.
Leggi tutto: "Cori fascisti in sede FdI a Parma, Meloni condanni", la richiesta del Pd

(Adnkronos) - Ha partorito in casa da sola e poi ha abbandonato la figlia neonata vicino ai cassonetti. E' accaduto a Calisese, una frazione di Cesena, secondo quanto rivela 'il Resto del Carlino', nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi. Fortunatamente un passante ha assistito alla scena e ha chiamato i soccorsi. Sul posto carabinieri e 118. Dopo le prime cure la piccola è stata portata all'ospedale Bufalini di Cesena dove si trova ricoverata in prognosi riservata ma non in pericolo di vita.
Intervento dei vigili del fuoco per tutta la notte... 
(Adnkronos) - Dante Ferretti, tre volte premio Oscar e tra i più celebri scenografi al mondo, ha lavorato con Pier Paolo Pasolini, ucciso nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, in otto film: “nel primo, ‘Il Vangelo secondo Matteo’, avevo a malapena 18 anni”, racconta all’Adnkronos. “Ero l’assistente di Luigi Scaccianoce, che aveva l'abitudine di accettare più incarichi contemporaneamente. Mentre giravamo tra i sassi di Matera, Pasolini mi chiedeva dove fosse lo scenografo, che si presentava sul set una o due volte a settimana, e io dovevo accampare scuse e inventare urgenti impegni familiari. Successe anche in due film successivi, ‘Uccellacci e uccellini’ con Totò e l’’Edipo Re’ che girammo in Marocco, a Ouarzazate, A quel punto però Pasolini sapeva che a guidare il lavoro c’ero io, e nel frattempo si era creato un rapporto solido fatto di fiducia e rispetto: ‘Meglio così, noi ci capiamo’, mi diceva”.
‘Edipo Re’ nel 1968 vinse il Nastro d’Argento per la scenografia, ma dal palco Scaccianoce neanche menzionò il suo assistente Ferretti, che in realtà aveva fatto tutto il lavoro. “Mi aveva detto che neanche sarebbe andato alla cerimonia”, ricorda lo scenografo, che negli anni successivi si rifece ampiamente di questa ingiustizia: grazie al suo lavoro con Fellini, Scorsese, Zeffirelli, Tim Burton, e al sodalizio sentimentale e professionale con la moglie Francesca Lo Schiavo, è stato candidato a 10 Oscar (di cui tre vinti) e ha ricevuto 4 Bafta, 4 David di Donatello, e 12 Nastri d’Argento.
E' con ‘Medea’ che diventa ufficialmente lo scenografo di Pasolini. “Avevo appena finito un lavoro con Fellini. Esco di casa per andare a mangiare uno spaghetto da Mastino a Fregene e passare la giornata al mare, ma mi dimentico una cosa e risalgo a casa. Squilla il telefono: ‘Ferretti, deve partire subito per la Cappadocia! Domani è il primo giorno di riprese e il regista la vuole sul set’. Non sapevo nulla del film, che aveva un’altra scenografa, ma parto con il primo volo, arrivo sul set il giorno dopo e trovo una produzione che è lì da settimane senza aver girato nulla. Mi danno quattro ore per allestire il carro su cui deve salire la Callas. Mi faccio aiutare da chi conoscevo sul set, tra cui Piero Tosi e Gabriella Pescucci (in seguito anche lei premio Oscar, ndr) e riusciamo a portare a casa la prima scena. Pasolini si avvicina e mi dice ‘Benissimo, stanotte lei si legge il copione e domani si riparte” (i due si sono dati del lei fino all’ultimo giorno).
Dopo ‘il Decameron’ (1971) Pasolini lo definisce ‘il mio pittore’ per la capacità di costruire ambienti che sembrano affreschi medievali viventi. Il secondo capitolo della ‘Trilogia della Vita’, ovvero ‘I racconti di Canterbury’, lo girano in Inghilterra, mentre il terzo, ‘Il Fiore delle mille e una notte’, è ambientato tra Medio Oriente, Africa e Asia. Arriva il 1975, anno di ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’, l’ultimo film del regista. “Non era ancora uscito in Italia. Lo aveva appena presentato a Parigi e sapevamo che avrebbe creato grande scandalo”, ricorda Ferretti.
In quegli anni Pasolini pubblica articoli affilati sul ‘Corriere della Sera’ e inizia a scrivere ‘Petrolio’, un romanzo di durissima critica politica e sociale, in cui dice che avrebbe fatto “nomi e cognomi”. Ci aveva lavorato nella Torre di Chia, rudere di un antico castello nel viterbese che Dante Ferretti aveva contribuito a ridisegnare e restaurare. “Si fece molti nemici”, prosegue lo scenografo nel suo colloquio con l’Adnkronos. “Sono sicuro che il suo omicidio fu un agguato, è stato condannato Pino Pelosi ma c’erano altre persone. L’avvocato della famiglia, Nino Marazzita, mi mandò sul luogo del delitto, all'Idroscalo di Ostia, per fare fotografie, prendere le misure e disegnare la scena del crimine. Era chiaro dalle impronte, dal sangue e dai segni che fu opera di un gruppo”.
Ferretti ha dedicato un libro intimo e profondo al loro rapporto. "Bellezza imperfetta. Io e Pasolini", pubblicato da Edizioni Pendragon nel 2024 e curato da David Miliozzi, è molto più di un memoir: è un viaggio onirico nella memoria di un'amicizia che ha segnato per sempre la vita e la carriera dello scenografo. “Sono felice per come il libro è stato accolto”, conclude. “Per troppi anni Pasolini non è stato riconosciuto per il suo talento e la sua genialità. Mi diceva sempre: 'Le cose fatte bene sembrano finte, l'imperfezione è necessaria perché appaia la verità'”.

(Adnkronos) - Dante Ferretti, tre volte premio Oscar e tra i più celebri scenografi al mondo, ha lavorato con Pier Paolo Pasolini, ucciso nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, in otto film: “nel primo, ‘Il Vangelo secondo Matteo’, avevo a malapena 18 anni”, racconta all’Adnkronos. “Ero l’assistente di Luigi Scaccianoce, che aveva l'abitudine di accettare più incarichi contemporaneamente. Mentre giravamo tra i sassi di Matera, Pasolini mi chiedeva dove fosse lo scenografo, che si presentava sul set una o due volte a settimana, e io dovevo accampare scuse e inventare urgenti impegni familiari. Successe anche in due film successivi, ‘Uccellacci e uccellini’ con Totò e l’’Edipo Re’ che girammo in Marocco, a Ouarzazate, A quel punto però Pasolini sapeva che a guidare il lavoro c’ero io, e nel frattempo si era creato un rapporto solido fatto di fiducia e rispetto: ‘Meglio così, noi ci capiamo’, mi diceva”.
‘Edipo Re’ nel 1968 vinse il Nastro d’Argento per la scenografia, ma dal palco Scaccianoce neanche menzionò il suo assistente Ferretti, che in realtà aveva fatto tutto il lavoro. “Mi aveva detto che neanche sarebbe andato alla cerimonia”, ricorda lo scenografo, che negli anni successivi si rifece ampiamente di questa ingiustizia: grazie al suo lavoro con Fellini, Scorsese, Zeffirelli, Tim Burton, e al sodalizio sentimentale e professionale con la moglie Francesca Lo Schiavo, è stato candidato a 10 Oscar (di cui tre vinti) e ha ricevuto 4 Bafta, 4 David di Donatello, e 12 Nastri d’Argento.
E' con ‘Medea’ che diventa ufficialmente lo scenografo di Pasolini. “Avevo appena finito un lavoro con Fellini. Esco di casa per andare a mangiare uno spaghetto da Mastino a Fregene e passare la giornata al mare, ma mi dimentico una cosa e risalgo a casa. Squilla il telefono: ‘Ferretti, deve partire subito per la Cappadocia! Domani è il primo giorno di riprese e il regista la vuole sul set’. Non sapevo nulla del film, che aveva un’altra scenografa, ma parto con il primo volo, arrivo sul set il giorno dopo e trovo una produzione che è lì da settimane senza aver girato nulla. Mi danno quattro ore per allestire il carro su cui deve salire la Callas. Mi faccio aiutare da chi conoscevo sul set, tra cui Piero Tosi e Gabriella Pescucci (in seguito anche lei premio Oscar, ndr) e riusciamo a portare a casa la prima scena. Pasolini si avvicina e mi dice ‘Benissimo, stanotte lei si legge il copione e domani si riparte” (i due si sono dati del lei fino all’ultimo giorno).
Dopo ‘il Decameron’ (1971) Pasolini lo definisce ‘il mio pittore’ per la capacità di costruire ambienti che sembrano affreschi medievali viventi. Il secondo capitolo della ‘Trilogia della Vita’, ovvero ‘I racconti di Canterbury’, lo girano in Inghilterra, mentre il terzo, ‘Il Fiore delle mille e una notte’, è ambientato tra Medio Oriente, Africa e Asia. Arriva il 1975, anno di ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’, l’ultimo film del regista. “Non era ancora uscito in Italia. Lo aveva appena presentato a Parigi e sapevamo che avrebbe creato grande scandalo”, ricorda Ferretti.
In quegli anni Pasolini pubblica articoli affilati sul ‘Corriere della Sera’ e inizia a scrivere ‘Petrolio’, un romanzo di durissima critica politica e sociale, in cui dice che avrebbe fatto “nomi e cognomi”. Ci aveva lavorato nella Torre di Chia, rudere di un antico castello nel viterbese che Dante Ferretti aveva contribuito a ridisegnare e restaurare. “Si fece molti nemici”, prosegue lo scenografo nel suo colloquio con l’Adnkronos. “Sono sicuro che il suo omicidio fu un agguato, è stato condannato Pino Pelosi ma c’erano altre persone. L’avvocato della famiglia, Nino Marazzita, mi mandò sul luogo del delitto, all'Idroscalo di Ostia, per fare fotografie, prendere le misure e disegnare la scena del crimine. Era chiaro dalle impronte, dal sangue e dai segni che fu opera di un gruppo”.
Ferretti ha dedicato un libro intimo e profondo al loro rapporto. "Bellezza imperfetta. Io e Pasolini", pubblicato da Edizioni Pendragon nel 2024 e curato da David Miliozzi, è molto più di un memoir: è un viaggio onirico nella memoria di un'amicizia che ha segnato per sempre la vita e la carriera dello scenografo. “Sono felice per come il libro è stato accolto”, conclude. “Per troppi anni Pasolini non è stato riconosciuto per il suo talento e la sua genialità. Mi diceva sempre: 'Le cose fatte bene sembrano finte, l'imperfezione è necessaria perché appaia la verità'”.
Leggi tutto: ‘Fu un agguato, non ho dubbi!’ Dante Ferretti ricorda Pasolini

(Adnkronos) - 'Noi del Rione Sanità' su Rai1 è stato il programma più visto del prime time di ieri con 2.769.000 spettatori e il 17.7% di share. Secondo posto negli ascolti tv per ‘Grande Fratello’ su Canale5, seguito da 1.620.000 spettatori pari al 13.1%. Terzo gradino del podio per ‘Splendida Cornice’ su Rai3, che ha totalizzato 1.142.000 spettatori e il 7.4% di share.
A seguire, tra gli altri ascolti del prime time: ‘Vendetta’ su Italia1 (985.000 spettatori, share 5.6%); ‘Piazzapulita’ su La7 (821.000 spettatori, share 6.3%); ‘Ore 14 Sera’ su Rai2 (801.000 spettatori, share 6.1%); ‘Dritto e Rovescio’ su Rete4 (685.000 spettatori, share 5.6%); ‘Sinceramente Persia – One Milf Show’ sul Nove (447.000 spettatori, share 2.7%); ‘The Karate Kid – La leggenda continua’ su Tv8 (336.000 spettatori, share 2.2%).
In access prime time, su Canale5 ‘La Ruota della Fortuna’ ha raccolto 5.054.000 spettatori pari al 24.7% (preceduta da ‘Gira La Ruota della Fortuna’ a 3.949.000 e il 19.8%). Su Rai1 ‘Affari Tuoi’ ha registrato 4.820.000 spettatori e il 23.4%, preceduto da ‘Cinque Minuti’ a 3.951.000 e il 20.1%. Buon risultato anche per ‘Otto e Mezzo’ su La7, che ha ottenuto 1.671.000 spettatori con l’8%.
Nel preserale, su Rai1 ‘L’Eredità – La Sfida dei 7’ ha ottenuto 3.337.000 spettatori (23.3%), mentre ‘L’Eredità’ ha coinvolto 4.501.000 spettatori (26.2%). Su Canale5, ‘Avanti il Primo’ ha intrattenuto 2.117.000 spettatori (16.2%) e ‘Avanti un Altro’ ha convinto 3.066.000 spettatori (18.8%).
Agorà, il talk di approfondimento politico in onda al mattino su Rai3, firma intanto un risultato da record nella puntata di giovedì 30 ottobre. Il programma con 312k ha registrato una media di share che sfiora il 7%, toccando picchi dell’8,4% nelle fasi più calde del dibattito, confermandosi tra le trasmissioni più viste del panorama mattutino.
"I dati - recita una nota - testimoniano la crescente attenzione del pubblico verso l’approfondimento ragionato ma veloce. Roberto Inciocchi, alla guida del programma, si conferma punto di riferimento per credibilità e capacità di innovare. Gli ottimi risultati di ascolti premiano il lavoro della squadra di Agorà e l’impegno di Rai3 nell’offrire al pubblico una televisione di qualità, capace di leggere i cambiamenti del Paese".
Leggi tutto: Noi del Rione Sanità vince gli ascolti. La Ruota supera Affari Tuoi, Agorà da record

(Adnkronos) - 'Noi del Rione Sanità' su Rai1 è stato il programma più visto del prime time di ieri con 2.769.000 spettatori e il 17.7% di share. Secondo posto negli ascolti tv per ‘Grande Fratello’ su Canale5, seguito da 1.620.000 spettatori pari al 13.1%. Terzo gradino del podio per ‘Splendida Cornice’ su Rai3, che ha totalizzato 1.142.000 spettatori e il 7.4% di share.
A seguire, tra gli altri ascolti del prime time: ‘Vendetta’ su Italia1 (985.000 spettatori, share 5.6%); ‘Piazzapulita’ su La7 (821.000 spettatori, share 6.3%); ‘Ore 14 Sera’ su Rai2 (801.000 spettatori, share 6.1%); ‘Dritto e Rovescio’ su Rete4 (685.000 spettatori, share 5.6%); ‘Sinceramente Persia – One Milf Show’ sul Nove (447.000 spettatori, share 2.7%); ‘The Karate Kid – La leggenda continua’ su Tv8 (336.000 spettatori, share 2.2%).
In access prime time, su Canale5 ‘La Ruota della Fortuna’ ha raccolto 5.054.000 spettatori pari al 24.7% (preceduta da ‘Gira La Ruota della Fortuna’ a 3.949.000 e il 19.8%). Su Rai1 ‘Affari Tuoi’ ha registrato 4.820.000 spettatori e il 23.4%, preceduto da ‘Cinque Minuti’ a 3.951.000 e il 20.1%. Buon risultato anche per ‘Otto e Mezzo’ su La7, che ha ottenuto 1.671.000 spettatori con l’8%.
Nel preserale, su Rai1 ‘L’Eredità – La Sfida dei 7’ ha ottenuto 3.337.000 spettatori (23.3%), mentre ‘L’Eredità’ ha coinvolto 4.501.000 spettatori (26.2%). Su Canale5, ‘Avanti il Primo’ ha intrattenuto 2.117.000 spettatori (16.2%) e ‘Avanti un Altro’ ha convinto 3.066.000 spettatori (18.8%).
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(Adnkronos) - È morto improvvisamente Lorenzo Bosi, 57 anni, presidente della Rondinella Marzocco e figura di primo piano del calcio dilettantistico toscano. La notizia, giunta nella notte, ha gettato nello sconforto la società e l'intero movimento sportivo regionale. Bosi è stato stroncato da un malore improvviso, lasciando un vuoto profondo tra colleghi, atleti e tifosi.
Imprenditore e appassionato di sport, Lorenzo Bosi ha guidato per decenni la Rondinella Marzocco, portando la squadra a risultati di prestigio. Sotto la sua presidenza, la società fiorentina si trova oggi in testa al girone B del campionato di Eccellenza Toscana, frutto della sua visione e della dedizione per il calcio di base.
Il suo impegno non si limitava al campo: Bosi era anche attivo nella vita politica locale. Alle ultime elezioni regionali toscane era stato capolista per la lista civica “È Ora!” nel collegio di Firenze 1, sostenendo la candidatura di Alessandro Tomasi alla presidenza della Regione.
Figlio del senatore Francesco Bosi, scomparso nel 2021, Lorenzo ha sempre coltivato un legame profondo con la comunità, coniugando passione sportiva e servizio pubblico. La Rondinella Marzocco ha deciso di rinviare la partita in programma domenica 2 novembre e ha allestito, nel tardo pomeriggio di oggi, un’esposizione presso il Centro Sportivo di Ponte a Greve (via E. Detti) per un ultimo saluto.
La società, con un messaggio ufficiale, si stringe attorno alla famiglia Bosi: «Il suo ricordo e la sua passione resteranno per sempre nel cuore della nostra comunità». Il calcio dilettantistico toscano perde così una guida, un amico e un punto di riferimento insostituibile.
Leggi tutto: È morto l'imprenditore Lorenzo Bosi, addio al presidente della Rondinella

(Adnkronos) - “Ascolto, digitalizzazione e sostenibilità sono le chiavi per il procurement dei materiali indiretti (Mro) del futuro. La ricerca per noi è innanzitutto un momento di allineamento con l’ecosistema in cui operiamo. L’Mro è un’area in profonda evoluzione e per noi comprendere le necessità, in particolare dei nostri clienti e degli specialisti del procurement, è fondamentale per rispondere a trend, criticità e domande del settore”. Così Massimiliano Rottoli, amministratore delegato di Rs Italia, commentando i risultati della ricerca ‘Il Procurement dei materiali Indiretti in Italia 2025’, promossa da Rs Italia in collaborazione con l’Università Europea di Roma e Adaci (Associazione Italiana Acquisti e Supply Management) presentata oggi a Milano.
Secondo Rottoli, la complessità dell’area Mro “è legata all’elevato numero di fornitori e alla varietà dei prodotti necessari per gestire e manutenere le imprese”. Un contesto nel quale, sottolinea, “Rs Italia può offrire un valore concreto grazie all’ampiezza della propria gamma e a soluzioni integrate che semplificano la gestione degli approvvigionamenti”. Il tema della digitalizzazione, poi, emerge con forza anche dai risultati della ricerca: il 74% delle imprese indica la digitalizzazione del processo d’acquisto come priorità, mentre il 67% riconosce all’ufficio acquisti un ruolo sempre più centrale nella governance aziendale, si legge in una nota. “La digitalizzazione - evidenzia Rottoli - è un’area di investimento ormai indispensabile per creare efficienza e sostenibilità nei processi di procurement e oggi si intreccia sempre più con le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, argomento che per la prima volta inseriamo nella ricerca per capire dagli specialisti del procurement come vedono questa dinamica nel contesto dell'area Mro”, approfondisce.
Sul fronte Esg, aggiunge, “la maggior parte delle aziende segue questo percorso dove Rs Italia, tra l'altro, è molto attiva e proattiva. Trasparenza e rispetto ambientale diventano condizioni necessarie per poter fare business in maniera sostenibile” sottolinea. La ricerca, giunta alla sua quarta edizione, conferma la maturazione del settore, pur in un contesto ancora sfidante. “Il nostro obiettivo - conclude Rottoli - è supportare le imprese partner nell’affrontare questa complessità, offrendo soluzioni digitali di e-procurement o fisiche, di gestione degli stock, che uniscono tecnologia, efficienza e trasparenza”.

(Adnkronos) - “L'evoluzione del mondo del procurement è sempre un punto chiave della crescita professionale di un buyer. È importante, infatti, la formazione, che garantisce l'acquisizione di conoscenze e competenze per l'area del procurement”. A dirlo Fabrizio Santini, presidente nazionale di Adaci - Associazione Italiana Acquisti e Supply Management, alla presentazione della ricerca “Il Procurement dei materiali Indiretti In Italia 2025”, quarta edizione dell’indagine sui processi di acquisto degli Mro promossa da Rs Italia in collaborazione con l’Università Europea di Roma e Adaci.
“Il settore dei materiali indiretti (Mro) è molto importante perché fino a poco tempo fa vi era la convinzione che fossero solo una nicchia o facilmente comprabili attraverso un processo negoziale. È, invece, importante comprendere quanto sia necessaria un'analisi del costo e un'analisi della funzione che quel servizio crea all'azienda, per ottenere l'efficienza migliore e un Total Cost of Ownership (Tco) importante. Questo comporta lo sviluppo della maieutica, quindi del dialogo con gli enti tecnici per avere maggiori informazioni possibili utilizzabili in fase di negoziazione”, conclude.

(Adnkronos) - “Metamorfosi significa cambiamento culturale in relazione agli acquisti (Mro), che non sono più considerati come acquisti secondari e non strategici, ma diventano a tutti gli effetti fonte di creazione del valore. Questo emerge dal fatto che l'ufficio acquisti è più responsabilizzato nella razionalizzazione e nella quantificazione dei fabbisogni e che vengono utilizzate prevalentemente tecnologie abilitanti per rendere ancora più efficiente questo processo”. Lo spiega Emanuela Delbufalo, docente di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università Europea Di Roma, alla presentazione della ricerca 'Il Procurement dei materiali Indiretti In Italia 2025', quarta edizione dell’indagine sui processi di acquisto degli Mro promossa da Rs Italia in collaborazione con l’Università Europea di Roma e Adaci (Associazione Italiana Acquisti e Supply Management).
“Le imprese italiane mostrano un livello di maturità variegato e l'atteggiamento nei confronti dell'intelligenza artificiale è ambivalente - spiega Delbufalo - da un lato si vede il grande potenziale di questa tecnologia per l'analisi dei dati e per la razionalizzazione della spesa, dall'altro, però, le aziende temono un potenziale di sostituzione della macchina con il fattore umano”.
“Di fatto, l'intelligenza artificiale è uno strumento che aiuterà, ma non sostituirà mai l'ufficio acquisti nel cuore dell'attività, che è quello del processo di negoziazione e che rimane a tutti gli effetti appannaggio dei buyer formati e qualificati, proprio grazie anche alle potenzialità di questa tecnologia”, conclude.
Leggi tutto: Imprese, Delbufalo: "Acquisti Mro non più secondari ma fonte di creazione del valore"

(Adnkronos) - "Devastati da questa tragica notizia, siamo vicini al tuo cuore. Marcella e Chiquito". Queste le parole di cordoglio della concorrente di 'Ballando con le Stelle' Marcella Bella e del suo maestro per la morte di Evan Delogu, fratello diciottenne della concorrente Andrea Delogu, causato da un incidente in moto. Il messaggio di Marcella Bella si unisce a quelli di altri componenti del cast del programma di Rai1. "Non ci sono parole. Solo tanto dolore. Ti abbraccio fortissimo Andrea", è il messaggio che la concorrente Barbara d'Urso ha condiviso sui social. Ha espresso la sua vicinanza anche Rossella Erra, 'voce del popolo' del programma condotto da Milly Carlucci, che in una storia su Instagram ha scritto: "Accanto a te con le preghiere, con il pensiero e con il mio affetto per te mia cara Andrea".
Nel frattempo, resta il dubbio sulla presenza di Delogu nella puntata di domani sera, primo novembre, dopo le dichiarazioni di Milly Carlucci rilasciate ieri in collegamento su Rai 1 con 'La vita in diretta': "La vita è piena di tranelli, purtroppo - dice Carlucci - mentre tu sei serenamente per la tua strada, ti capitano delle cose che non si possono nemmeno immaginare, come la perdita di un fratello: una cosa inenarrabile. Ma noi siamo come i circensi, come i teatranti, è la crudeltà del nostro mestiere: dobbiamo andare comunque in onda, qualsiasi cosa succede, perché il nostro compito è portare evasione e speranza", conclude.
Leggi tutto: Il cordoglio di 'Ballando' per Andrea Delogu e il 'giallo' su domani

(Adnkronos) - Muri di scatole dentro casa, oggetti che riempiono ogni spazio o anche conservare in modo compulsivo chincaglie d'ogni genere, per anni. Quando separarsi dagli oggetti diventa impossibile e accumulare è una necessità, dietro potrebbe nascondersi la disposofobia. "Un disturbo psicologico, diventato noto con reality televisivi", negli Usa 'Hoarding: Buried Alive', in Italia 'Sepolti in casa' "e casi di cronaca, che causa rischi concreti e importanti da riconoscere per aiutare chi ne soffre". Lo spiegano gli esperti del sito 'Dottore ma è vero che...?', lanciato dalla Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri) per contrastare le fake news.
Accumulare troppe cose è una malattia? "Sì, in alcuni casi accumulare troppe cose può essere una condizione patologica - rispondono - Si tratta del disturbo da accumulo (o disposofobia, dall’inglese 'hoarding' cioè 'accumulazione'), e si manifesta con la persistente difficoltà a eliminare i propri beni. La persona che ne soffre continua a conservare nella propria abitazione numerosi oggetti, anche inutili o danneggiati, perché separarsene provoca un profondo disagio".
"È importante non confondere il disturbo da accumulo con il collezionismo, che è invece una raccolta curata e intenzionale di oggetti specifici, né con il naturale attaccamento emotivo a beni che sono appartenuti a una persona cara che non c’è più. E, naturalmente, è ben diverso dal disordine delle camerette dei ragazzi - precisano - L’accumulo compulsivo, o seriale, è oggi riconosciuto ufficialmente come patologia a sé stante nel Dsm-5 (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). Pur appartenendo allo spettro dei disturbi ossessivo-compulsivi, viene classificato separatamente proprio per le sue caratteristiche specifiche".
Come si riconosce? "L’Associazione degli psichiatri americani ha stilato un elenco di sintomi e manifestazioni che identificano gli accumulatori compulsivi: difficoltà insuperabile a buttare via, vendere, riciclare, regalare; accumulo di oggetti (e rifiuti, talvolta anche organici) in equilibrio precario, disordinato, in ogni spazio della casa, compresi letti, scale, lavandini e bagno; molto tempo impiegato a spostare gli oggetti o cercare ciò che è effettivamente utile; conflitti con persone che offrono aiuto per eliminare il disordine; la convinzione che qualsiasi cosa possa essere utile in futuro o che abbia un valore economico; in casi più rari, accumulo di animali domestici. Secondo diversi psicologi - riportano gli esperti - è possibile tracciare un identikit dell’accumulatore seriale. Si tratta di una persona che spesso vive da sola, che non ha una vita sociale attiva; inoltre, ha difficoltà a prendere decisioni e a gestire le emozioni, la sofferenza in particolare".
Perché accumulare eccessivamente è pericoloso? "Le conseguenze più evidenti sono un peggioramento della qualità della vita per chi accumula e per gli eventuali conviventi. Soffrire di disposofobia è, inoltre, associato a problemi sul lavoro. Emergono inoltre rischi per la salute e per la sicurezza. L’accumulatore, soprattutto se anziano, è soggetto a cadute e lesioni, alla contaminazione alimentare e a infestazioni (anche di insetti o di animali, come topi), oltre a disattenzioni che causano incendi e danni all’abitazione. Gli ingombri in cucina e in bagno possono anche impedire la corretta alimentazione e l’igiene personale", avvertono gli specialisti.
Esistono terapie per questo disturbo? "Ciò che gli accumulatori seriali conservano non è tanto l’oggetto in sé, quanto il suo significato: ricordi, emozioni, un senso di sicurezza, e l’illusione di controllo legata ai beni materiali. Si seguono, dunque, generalmente i trattamenti psicologici riservati a chi soffre di depressione o di disturbo ossessivo compulsivo. La terapia più diffusa - concludono - consiste in farmaci antidepressivi e, quando il paziente è collaborativo, la psicoterapia cognitivo-comportamentale è efficace. Naturalmente occorre anche un aiuto pratico, per rendere abitabile e sicura l’abitazione, stimolando il paziente a liberarsi consapevolmente degli oggetti accumulati".
Leggi tutto: Non buttano via nulla e accumulano, dietro può nascondersi la disposofobia: cos'è

(Adnkronos) - Si è chiuso con un momento di alta tensione tra la conduttrice Giorgia e il giudice Achille Lauro il secondo Live di X Factor 2025, che ha visto l’eliminazione di Amanda. I due sono stati protagonisti di un acceso scambio durante la fase di eliminazione.
Chiamato a decidere chi eliminare tra Amanda (team Jake La Furia) e Michelle (team Francesco Gabbani), Lauro ha chiesto di essere l’ultimo a votare, invitando la collega Paola Iezzi a esprimersi prima di lui.
Una richiesta che ha subito trovato l’opposizione di Giorgia, determinata a rispettare l’ordine stabilito dalla produzione. “Ti chiedo di seguire l’ordine previsto”, ha detto con fermezza la conduttrice, cercando di mantenere il controllo della situazione.
Lauro, però, è rimasto irremovibile: “Ho bisogno di altri due minuti per pensarci perché è una decisione difficile. Non ci impuntiamo perché io mi impunto più di tutti”, ha dichiarato, provocando evidente imbarazzo in tutto lo studio. Con un sorriso forzato, Giorgia ha ceduto alla pressione e ha passato la parola a Paola Iezzi, permettendo a Lauro di guadagnare tempo e posizionarsi strategicamente per ultimo nel voto.
Il gesto di Lauro non è passato inosservato al pubblico televisivo del talent, che sui social ha reagito con un’ondata di critiche nei confronti del giudice e di solidarietà per la conduttrice. Con commenti come: “Lauro non ti permettere mai più di rispondere male a Giorgia”. O ancora: “Lauro paraculo che aspettava il voto di Paola per andare al tilt. Giorgia la prossima volta fagli un acuto e caccialo dalla sedia”.
Leggi tutto: X Factor, tensione alle stelle tra Giorgia e Achille Lauro sul finale del secondo Live
(Adnkronos) - Sono iniziati i funerali di Beatrice Bellucci, la ventenne morta sulla Cristoforo Colombo in un tragico incidente avvenuto una settimana fa. La cerimonia si svolge nella Basilica di San Pietro e Paolo all'Eur. Nelle immagini, l'arrivo della bara bianca per la funzione.
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(Adnkronos) - 92 miliardi di euro di ricchezza generata e 24 mila nuovi posti di lavoro in 10 anni. A dimostrare quanto la birra in Italia si sia evoluta da semplice bevanda estiva dissetante a vero e proprio pilastro per l’economia del Paese arriva l’ultimo studio realizzato da Osservatorio Birra, in collaborazione con Althesys strategic consultants. Il lavoro, che ha analizzato il valore condiviso generato dal settore birrario negli ultimi dieci anni, è stato presentato a Roma presso il Senato della Repubblica, in occasione del decennale di Fondazione Birra Moretti che, per prima, ha avviato il percorso di analisi e misurazione economica della filiera.
Dallo studio emerge che, nonostante le crisi globali dell’ultimo decennio, il settore brassicolo pur confermandosi ciclico nel breve periodo si è dimostrato stabile e generatore di valore nel lungo termine. Dal 2015 al 2024 la filiera della birra ha infatti conosciuto uno sviluppo continuo, che ha portato il valore condiviso generato da 7,8 miliardi di euro a 10,4 miliardi annui, con un incremento del 33%. Questa crescita si riflette anche in altri indicatori: la produzione è aumentata del 20,5%, i consumi del 13,6%, mentre l’export ha registrato un balzo del 31%. Numeri che confermano la birra come uno dei settori più dinamici dell’agroalimentare italiano.
Della ricchezza generata dal settore brassicolo non beneficiano solo i produttori, anzi. L’analisi mostra infatti quanto la birra sia un importante moltiplicatore di occupazione. Dal 2015 al 2024 ha generato oltre 24 mila nuovi posti di lavoro, portando il totale degli occupati del comparto da circa 88 mila a circa 112 mila (+27,5%). Ad oggi, ogni addetto alla produzione di birra genera 31 posti di lavoro lungo la filiera. Non sorprende quindi che la birra rappresenti lo 0,42% dell’occupazione nazionale. Anche sul fronte delle retribuzioni si registra un balzo: i salari lordi corrisposti lungo la filiera sono passati da meno di 2 miliardi nel 2015 a 3,2 miliardi nel 2024, raggiungendo l’1,8% del totale dell’industria manifatturiera.
L’evoluzione del gusto e la crescente consapevolezza e curiosità degli italiani verso questa bevanda hanno trasformato la birra da prodotto unico e indifferenziato a universo di possibilità. Oggi si è passati “dalla birra alle birre”: un mondo variegato che spazia dalle classiche lager agli stili più caratteristici come Ale, IPA, Bock e Weiss, fino alle interpretazioni più local che esaltano gli ingredienti del nostro territorio - erbe aromatiche, spezie, riso, agrumi. La birra si è così affermata come un vero caleidoscopio di sapori, capace di incontrare le abitudini alimentari degli italiani e di inserirsi con naturalezza nella convivialità in abbinamento al cibo. A questa crescita culturale corrisponde anche la nascita di nuove professionalità qualificate: dai mastri birrai ai beer specialist, dai tecnologi alimentari ai sommelier della birra, testimoni di un comparto sempre più articolato, qualificato e connesso con la tradizione gastronomica italiana.
“La birra oggi in Italia non è solo una bevanda, ma un simbolo di socialità e di convivialità. Grazie alla sua accessibilità, alla sua informalità e alla sua straordinaria versatilità negli abbinamenti, è ormai entrata a far parte delle abitudini di consumo degli italiani a tavola, accanto ai piatti della nostra tradizione. È questo il segno più evidente di una trasformazione profonda, che ha reso la birra una protagonista della quotidianità del nostro Paese”, afferma Alfredo Pratolongo, presidente di Fondazione Birra Moretti. “In questi dieci anni - continua - Fondazione Birra Moretti ha diffuso conoscenza sulla birra, sul suo consumo corretto, a pasto e responsabile. E ha dato importanza alla birra mettendo in luce la ricchezza generata dal comparto per il Paese”.
Nel percorso di crescita della cultura birraria Fondazione Birra Moretti ha avuto un ruolo centrale. Nata nel 2015 con l’obiettivo di valorizzare la birra a tavola, la Fondazione ha accompagnato l’evoluzione del settore diffondendo conoscenza attraverso studi e ricerche e promuovendo, al tempo stesso, un consumo consapevole e responsabile. Ne è un esempio il progetto Responsibility in Education, rivolto agli studenti maggiorenni delle quinte classi degli istituti alberghieri: un’iniziativa che dalla sua nascita ha già coinvolto 39 scuole e oltre 6.600 studenti, con l’obiettivo di formare i futuri professionisti dell’ospitalità e della ristorazione come ambasciatori di una cultura del bere responsabile, in armonia con la tradizione gastronomica italiana.
Per il futuro, Fondazione Birra Moretti si pone l’obiettivo di intercettare e interpretare sempre più le nuove tendenze del mercato, offrendo un punto fermo ai consumatori desiderosi di approfondire le proprie conoscenze su caratteristiche, qualità, servizio e degustazione delle birre, ma anche disorientati da un mercato in continua evoluzione. Non solo: attraverso ulteriori studi e ricerche, Fondazione Birra Moretti continuerà a intercettare tendenze, a dare visibilità all’impatto della birra sulla vita sociale ed economica del Paese, e ad accompagnare l’evoluzione della cultura di prodotto perché diventi sempre più una leva di crescita per tutto il comparto, capace di generare ricchezza e occupazione qualificata.
“Nei prossimi anni - conclude Alfredo Pratolongo - l’abbinamento chiave della birra sarà l’informalità. L’informalità è il nuovo valore della convivialità italiana, un cambiamento che riflette la voglia crescente di libertà e autenticità espressiva nei momenti di socialità, dove la compagnia e il piacere di stare insieme superano la ricerca di una perfezione formale negli abbinamenti”.
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(Adnkronos) - Meg Ryan, l'attrice statunitense regina delle commedie romantiche, ha dichiarato di essere felice che il pubblico trovi conforto in questo genere cinematografico. "Molti mi dicono che guardano i miei film quando sono malati", ha raccontato ieri ospite al Tribeca Festival di Lisbona, il gemello europeo del celebre festival cinematografico newyorchese fondato da Robert De Niro, Jane Rosenthal e Craig Hatkoff.
Parlando del successo di titoli diventati cult come 'Harry ti presento Sally' e 'Insonnia d’amore', Meg Ryan ha detto: "Quando giravamo quei film, non pensavamo di essere in una sorta di età dell’oro". Tuttavia, ha aggiunto di essere felice che il genere ha resistito alla prova del tempo e continua a conquistare nuove generazioni.
Ryan ha citato sua figlia come esempio, spiegando che la ragazza apprezza le commedie romantiche per il senso di rassicurazione che trasmettono. “Penso che ami la sensazione che in quel mondo tutto vada bene, che le persone si innamorano. E lo trova confortante,” ha osservato.
Nel 2023, Ryan ha diretto la commedia romantica 'Coincidenze d’amore', di cui è stata anche interprete accanto a David Duchovny. Il film è stata la sua opera seconda da regista, dopo il suo debutto dietro la macchina da presa con 'Ithaca' nel 2015. “Avrei voluto farlo prima. Mi ha reso un’attrice migliore”, ha detto riguardo alla regia. Ha aggiunto che dirigere fa parte di un bisogno costante di reinventarsi.
“Mi sembra che sia ciò che le persone fanno. Cresci e cambi, cresci e cambi, non mi sembra affatto strano”, ha detto Ryan spiegando che al momento sta frequentando un corso di design. L'attrice ha recentemente recitato accanto a Natalie Portman, Rashida Jones e Mark Ruffalo in una nuova commedia romantica diretta da Lena Dunham, che arriverà su Netflix prossimamente.
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(Adnkronos) - Uno spazio distribuito su tre livelli, un investimento superiore al milione e 200 mila euro e 18 dipendenti che a regime arriveranno a 30, ossia a inizio 2026 quando il locale, al momento aperto solo la sera, dovrebbe esserlo anche per il lunch. Sono i numeri di 'Crazy Pizza', il nuovo locale di Flavio Briatore che dopo l'apertura, il 16 ottobre scorso, è stato inaugurato ieri sera a due passi da piazza Castello, nel cuore di Torino.
Già presente a Londra, New York, Monte Carlo, Milano, Roma, Ibiza e Saint-Tropez, dopo Torino, ‘Crazy Pizza', brand del Gruppo Majestas, aprirà a dicembre a Saint Moritz. A fare gli onori di casa, l’imprenditore cuneese, pullover e pantaloni blu, occhiali da sole con lenti azzurre e cappellino. "Perché Torino? Perché no", risponde ai cronisti. “Non capisco lo stupore, Io manco da quarant’anni da questa città ma perché non dovrebbe essere pronta, è una città molto bella, ha tantissime cose, ora anche il tennis e tante altre cose, forse dovrebbe valorizzare un po' di più le sue capacità e le sue priorità”.
Poi, il suo locale, un concept nato nel 2019 dove oltre alla pizza è possibile scegliere piatti della tradizione italiana e un’ampia selezioni di vini, il tutto accompagnato da musica e intrattenimento con camerieri pizzaioli che prima di esibirsi si allenano per almeno due settimane a Dubai .
“Ho ristoranti difficili un po' ovunque, volevo fare qualcosa di facile, in quel caso la scelta è tra l’hamburger e la pizza e io ho scelto la pizza che piace a tutti. Siamo partiti da un’idea semplice e abbiamo creato una realtà, la creatività di un imprenditore e’ quella di creare posti di lavoro e noi creiamo opportunità anche se il problema che abbiamo in Italia è che si perdona tutto tranne il successo e questo succede a chiunque”.
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