MILANO. Diciotto anni appena compiuti, sano, senza alcuna
malattia pregressa: così è Francesco, ragazzo di Milano, quando si
ammala di Covid-19 all'inizio di marzo. Una malattia che nel giro
di pochi giorni gli “brucia” i polmoni, rendendo necessario il
trapianto. L'intervento è stato eseguito il 18 maggio presso il
Policlinico di Milano, il primo del genere realizzato in Europa
dopo i due svolti in Cina a febbraio e aprile. Un intervento reso
possibile dalla generosità dei familiari di Davide Trudu, un
agricoltore trentenne di Samassi rimasto vittima, il 16 maggio
scorso, di un incidente stradale. Il giovane viaggiava seduto sul
parafango di un trattore condotto da un amico quando, forse per un
sobbalzo del mezzo, era caduto battendo la testa sull’asfalto. Le
sue condizioni erano apparse disperate e i familiari - qualche
giorno dopo - avevano concesso l’autorizzazione per il prelievo
degli organi. I polmoni sono partiti per Milano e hanno reso
possibile il miracolo comunicato ieri dai medici.
«È un intervento abbastanza unico in questo momento, che accende
una luce per i malati di Covid-19 ricoverati in terapia intensiva,
che hanno perso le funzioni respiratorie», spiega Mario Nosotti,
direttore della Scuola di specializzazione in Chirurgia toracica
della Statale. L'idea del trapianto è venuta come ultima chance ai
medici del San Raffaele, dove Francesco era ricoverato dall'inizio
di marzo. Quattro giorni dopo l'inizio della febbre e del ricovero
infatti, la malattia aveva costretto il ragazzo in terapia
intensiva, poi a intubarlo e collegarlo alla macchina per la
circolazione extracorporea, che fa da polmone artificiale.
Ma ormai i suoi polmoni erano compromessi irrimediabilmente, e a
metà aprile i medici del San Raffaele, confrontandosi con quelli
del Policlinico, hanno deciso per il trapianto. «Di solito il
trapianto di polmoni si fa a chi soffre di enfisema o fibrosi
cistica, in pazienti di cui si conosce lo stato di salute -
continua Nosotti - Francesco era invece il “paziente peggiore”,
perché era sedato e non sapevamo niente di lui. Ci siamo affidati
al fatto che era un ragazzo di 18 anni senza altre malattie». I
medici pianificano così la strategia e si mette in moto anche il
Centro nazionale trapianti. Meno di due settimane fa la svolta
quando dalla Sardegna arriva la notizia della disponibilità di un
organo. Oggi Francesco è sveglio, segue la fisioterapia e viene
lentamente svezzato dal respiratore. Ma ancora non sa nulla di
quello che gli è successo.
- SARDA NEWS -
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