Sin dall’istituzione del sistema di emergenza territoriale 118 in
Sardegna, la gestione dei mezzi di soccorso avanzato ha sollevato
numerosi dubbi. Secondo il Decreto Ministeriale del 2 aprile 2015,
numero 70, la Regione avrebbe dovuto disporre di 26 mezzi di
soccorso avanzato, uno ogni 60mila abitanti, come indicato dai
Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Tuttavia, nel 2000, anno di
attivazione del servizio 118 in Sardegna, erano operativi solo 24
mezzi medicalizzati, con un gap evidente rispetto agli standard
previsti. Nonostante il passare degli anni e alcuni aggiornamenti,
come l’introduzione di una vettura con medico e infermiere a bordo
per Cagliari, il sistema sembra ancora lontano dall’adeguarsi alle
necessità della popolazione. A prima vista, i recenti sviluppi
annunciati da Areus, l’Azienda Regionale dell’Emergenza e Urgenza
della Sardegna, potrebbero suggerire un miglioramento della rete di
soccorso. A febbraio, la stessa Areus ha dichiarato di voler
“mettere mano alla rete del soccorso, ferma da 26 anni” e di
“garantire una risposta capillare e tempestiva” attraverso una
nuova organizzazione che prevede anche un miglior utilizzo della
figura dell’infermiere sui mezzi di soccorso avanzato. Tuttavia, il
sistema è ancora in grave difficoltà. La Sardegna non solo non ha
raggiunto gli standard nazionali, ma ha anche visto un progressivo
esodo dei medici di emergenza territoriale. Persone fondamentali
per l’operatività dei mezzi di soccorso avanzato. Il problema della
carenza di Medici di Emergenza Territoriale (Met) è emerso in
maniera ancora più preoccupante con l’Areus che non ha trovato
soluzioni concrete. Nonostante siano stati previsti incentivi per
formare nuovi medici Met, la realtà è che la maggior parte dei
mezzi è attualmente priva di personale medico. Città come Sorgono e
Tempio Pausania sono completamente prive di Met, mentre altri
territori, come Nuoro, Olbia, Sassari e Alghero, continuano a
sopravvivere con un numero ridotto di medici. Questa situazione ha
portato a una pesante difficoltà nel garantire l’adeguato servizio
di emergenza, soprattutto nelle ore notturne. Nel tentativo di
colmare il vuoto, Areus ha fatto ricorso a un tipo di soccorso
avanzato meno convenzionale, “India”, composto da infermieri e
autisti. Gianfranco Ganau presentò questo modello per la prima
volta a Sassari nel 2001. E non è certo una novità. L’India, pur
essendo utile in alcune situazioni, solleva interrogativi riguardo
alla sua effettiva capacità di garantire una risposta tempestiva ed
efficace in tutte le emergenze. La formazione degli infermieri, pur
avanzata, non consente loro di sostituire pienamente le competenze
mediche richieste, soprattutto quando si tratta di diagnosi e
prescrizioni terapeutiche. La trasformazione dei mezzi di soccorso
avanzato in “India” nelle ore notturne rappresenta una soluzione a
breve termine, ma solleva forti dubbi. L’infermiere,
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