Bullizzata per anni per qualche chilo
in più, una violenza psicologica e fisica subita per tanti anni:
ora è giunto il momento del riscatto grazie alla sua grande forza
interiore. A Radio CASTEDDU, Natascia Curreli: “Le persone che mi
bullizzavano sono venute a chiedermi
scusa”. Natascia ha 24
anni, è di Sedilo e la sua è stata un’adolescenza da incubo:
bullizzata per 8 anni, presa in giro, in modo anche grave, e ferita
fisicamente per il suo peso, per il suo aspetto fisico che non ha
nessun difetto, che, però, non rispetta quei canoni standard
imposti dalla superficialità, dall’apparenza che sentenzia “magro è
sinonimo di bello”. Anni difficili, ma poi Natascia ha deciso di
reagire e adesso partecipa a incontri e dibattiti nelle scuole per
raccontare la sua storia, il suo riscatto, la vittoria contro il
bullismo: “Dalle scuole medie le parole erano sempre rivolte in
base al mio peso, al fatto che io comunque avevo già qualche chilo
di troppo. Durante le superiori la situazione è peggiorata perché
oltre a essere bullizzata all’interno della scuola lo ero anche nel
percorso casa-scuola, scuola-casa, fermata del pullman: mi
chiamavano mongolfiera, scrofa maiale e non ho mai detto niente
alla mia famiglia, ho sempre nascosto tutto finché, un giorno, mi
hanno lanciato il ramo di un albero che mi ha colpito sul viso. Non
potevo più tenere nascosto niente, ho dovuto, quindi, parlare con
la mia famiglia e mi ha fatto bene perché, comunque, ho alleggerito
quel peso che io mi portavo dentro. Ho chiesto aiuto alla mia
famiglia e come dico ormai sempre a chi mi ascolta bisogna sempre
riuscire a parlarne a qualcuno, perché dietro il muro del bullismo
ci sono tante persone disposte a darci una mano: dobbiamo solo
buttare giù quel muro e andare oltre. Mi sono pentita di non averli denunciati, del
bullismo ai miei tempi non se ne parlava praticamente mai e i
professori, quando succedeva qualcosa in classe, facevano finta di
niente: io non ho mai visto un professore sgridare un mio compagno
perché mi stava bullizzando. Sono intervenuti solo quando lo ha
fatto mia mamma. È stata
una delle cose che più mi ha ferito, perché mi aspettavo, dalle
persone adulte, una mano d’aiuto che invece non è mai praticamente
arrivata. Una soluzione
al fenomeno del bullismo? Bisogna iniziare dalle scuole, dai
professori e dai genitori che a volte difendono i propri figli e
negano i loro cattivi comportamenti. I miei genitori non si sono mai accorti di nulla,
ero abbastanza brava a nascondere il disagio anche perché non mi è
mai piaciuto chiedere aiuto. Avevo attacchi di panico al mattino,
avvenivano in solitudine, ma quando ho detto la verità, mio padre
specialmente si è sentito in colpa del fatto che non si fosse
accorto di niente, ma, questo, perché sono stata io brava a
nasconderlo”. Un
messaggio a coloro che sono vittime di bullismo: “Io voglio dire di
non arrendersi mai e di buttare giù quel muro che c’è, perché la
vita non si ferma dove c’è bullismo ma va oltre e oltre quel muro
ci sono il doppio delle persone pronte ad aiutare. Quindi: non
fermiamoci ma andiamo oltre, crediamo in noi stessi e non
arrendiamoci mai perché c’è sempre la luce in fondo al
tunnel”. “Bisogna trovare
un hobby che ci dà soddisfazione, io, magari, l’ho trovato nella
fotografia che mi hai aiutato molto. Anche scrivere poesie o ciò
che ci passa per la testa aiuta tantissimo, bisogna trovare una
valvola di sfogo in modo che la situazione ci risulti più leggera,
perché bisogna credere in noi stessi”. Risentite qui l’intervista a Natascia Curreli del
direttore Jacopo Norfo e di Paolo Rapeanu https://www.facebook.com/castedduonline/videos/1153497788418929/e
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