A raccontare l’accaduto è la sorella
di P. S. 44 anni, che ha contattato la redazione di Casteddu Online
dopo aver segnalato l’accaduto al Tribunale del
Malato. “Giovedì 15
aprile in mattinata, mia sorella si è sottoposta a un intervento
chirurgico ambulatoriale per l’asportazione di un lipoma inguinale
al Poliambulatorio di Sanluri. Purtroppo le cose non sono andate
come previsto e dopo essere stata rivalutata, si è reso necessario
il ricovero per emorragia, prima interna, localizzata nella zona
trattata, ma, verso le 18 del pomeriggio, ininterrotta. Chiamiamo
il 118 – spiega la donna – al quale comunichiamo i dati e le
condizioni della paziente, quindi dell’emorragia in corso. Gli
operatori arrivano con mezzo non medicalizzato e si dirigono al
Pronto Soccorso del “Nostra Signora di Bonaria” a San Gavino, dove
giungono intorno alle ore 20, con l’assegnazione di un codice
verde. Le vengono praticati i due tamponi, antigienico, dal quale
risulta l’igm positivo, presumibilmente per motivi non legati al
Covid, e molecolare: tutto questo in 5 ore
circa”.La donna spiega che già
a dicembre, con l’antigenico, l’igm era risultato positivo. “Mia sorella è
stata presa in carico nel momento in cui si è sentita mancare,
quando le è mancata la vista e con la pressione minima a 35”. Ore
difficili, di apprensione per i familiari, in contatto con P. S.
tramite messaggi e telefonate: “Ovviamente durante queste ore,
trascorse in ambulanza la perdita di sangue non si è fermata. Una
volta le è stato sostituito un panno assorbente dal personale
dell’ospedale. La mia domanda è la seguente: è possibile che un
paziente debba aspettare 5 ore, in quelle condizioni prima di
collassare? E inoltre mi chiedo se il tempo utile a ottenere il
referto dei tamponi sia di 5 ore. E ancora: se avevano paura che
avesse il Covid, come mai il personale l’ha accudita
sull’ambulanza? Mia sorella ha pensato che quelli fossero gli
ultimi istanti della sua vita. Non si possono trattare i pazienti
sofferenti in questa maniera, considerato oltretutto che sono soli,
lontani dai loro cari. Solo una volta soccorsa ha scoperto che
l’emoglobina, seppure in diminuzione, non ha reso necessaria una
trasfusione di sangue. Momenti terribili, trascorsi in solitudine,
quando le uniche persone con le quali si può condividere la paura
sono gli operatori del mezzo sul quale si “sosta”, che si sono
dimostrati dei veri “angeli custodi”. Nella sfortuna la nostra
famiglia, anche se ha vissuto una serata da dimenticare, è da
ritenersi fortunata doppiamente, prima di tutto perché mia
sorella sta meglio e poi ha potuto restare in contatto con noi con
il cellulare: ma quante altre persone devono passare momenti come
questi, in condizioni peggiori, magari per età o per condizioni
cliniche?Spero che la
situazione possa migliorare, perché da sempre, come oggi, non si
muore solo di Covid”. La
donna è stata dimessa dopo un giorno, dovrà stare a riposo
lavorativo per 10 giorni, come si legge nella lettera di
dimissioni, e seguire una terapia domiciliare.
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