Irregolare dal 2014, almeno stando alle verifiche svolte da polizia Locale e Guardia costiera. Ma lui porta indietro il calendario di quarantotto mesi: “È dal 2012 che prego Comune e Regione di essere messo in regola”. Adriano Pandofi, 74 anni, storico ricciaio, da ieri non ha più il suo chiosco sul lungomare del Poetto di Quartu Sant’Elena. Il blitz delle forze dell’ordine ha portato al sequestro di 1200 ricci ancora vivi e Pandoli si è visto staccare davanti agli occhi una sanzione di cinquemila euro per abusivismo. Lui, lì, non può stare perché non ha i permessi. “Ho dieci richieste di rinnovo fatte e altrettanti no. La Regione mi ha mai potuto autorizzarmi, nemmeno provvisoriamente. Faccio questo lavoro da quarant’anni, alla mia età non posso certo reinventarmi”, dice Pandolfi. I problemi, per lui, sono iniziati ben prima del 2012: “Avevo un chioschetto, me l’hanno chiuso e allora ho venduto ricci”.

Da ieri non è più possibile servire vassoio ripieni di ricci già aperti o spaghetti inondati dalla polpa di riccio, come è possibile vedere in tante foto pubblicate, negli anni, sui social. Ma Pandolfi è netto: “Ho la testa dura, mi inventerò qualcosa. Non mi piace lavorare ma mi serve, ho solo una pensione sociale di 640 euro e non mi basta per vivere. Una volta che pago l’affitto e le varie bollette non mi resta più nulla. Ho fatto di tutto per farmi mettere in regola e sono disposto a pagare tutto ciò che serve per esserlo. Il Comune e la Regione non mi aiutano, ma non sono un delinquente. La burocrazia italiana è come una ghigliottina, è impossibile fare passi in avanti”.

Fonte: Casteddu on line

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