Da “450 euro” a “centocinquanta, in media”. Una differenza troppo
elevata per Elisa Tumatis, ventisettenne di Maracalagonis, da oltre
un anno lavora come rider. Per Just Eat, la società di “food
delivery” che ha deciso di trasformare i suoi collaboratori in veri
e propri lavoratori dipendenti. Con tanto di contratto, che
contiene nuove regole e paghe, base, fisse: “Sono invalida al 74
per cento, posso lavorare solo come rider perchè è un lavoro
flessibile, quando sto male posso interrompere il turno. Ora mi
hanno proposto 20 ore di contratto, ho già firmato il contratto di
recesso. Però, visto che lavoro con l’auto, loro non vogliono più
e, quindi, rischio di essere tagliata fuori”, spiega la giovane.
“Solo bici elettrica o scooter. Prima facevo anche 450 euro alla
settimana, ora al massimo ne farei centocinquanta, meno le
trattenute. È una paga troppo bassa, il mezzo lo devo mettere io e
non posso rifiutare le proposte di consegna”. E allora, decisione
presa: “Rifiuto, non farò più questo lavoro”, afferma, decisa.E la
vita da rider, almeno per quanto riguarda Elisa Tumatis, non è
stata sicuramente semplice: “Spesso mi è capitato di essere
aggredita verbalmente dai clienti. Volevano che salissi sino al
piano per consegnare il cibo, ma è vietato: un uomo è sceso,
infuriato, e mi ha strappato di mano la borsa termica, prendendo i
pacchetti e, poi, scaraventando la borsa per terra. Ho deciso di
non lavorare più”.
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