Da Meana Sardo ad Atzara un centinaio di persone si sono
messe in marcia, con il coordinamento del comitato Sos Sanità
Barbagia Mandrolisai e altri comitati spontanei per la difesa della
sanità pubblica nel territorio: sollecitano la salvaguardia
dell'ospedale San Camillo di Sorgono ma anche della medicina di
base e delle guardie mediche. Si tratta della dodicesima marcia per
la salute promossa nel giro di un anno dai comitati territoriali in
attesa della grande manifestazione di giugno a Sorgono.
"Continuiamo a difendere i nostri diritti, siamo
uno zoccolo duro di attivisti che non mollano - ha detto Franca
Salvai del Comitato Sos Sanità Barbagia Mandrolisai - e
rivendichiamo quello che la legge ci riconosce: dal Dm 70 sino alla
legge di ridefinizione della rete ospedaliera sarda. Si dice che
l'ospedale di Sorgono deve essere inquadrato all'interno delle zone
disagiate: le distanze da altri presidi ospedalieri sono tali che
abbiamo diritto a un ospedale funzionante nel territorio con un
Pronto Soccorso, una radiologia e altri reparti per acuti,
funzionanti e attivi. Servizi che fino a qualche anno fa erano
garantiti, poi il tracollo e la chiusura di quasi tutti i servizi.
Vengono a mancare i medici di base e le guardie mediche. Diciamo
basta a questa situazione vogliamo ciò che ci spetta di
diritto".
Presenti alla manifestazione anche i sindaci del
territorio.
"Come amministratori e come cittadini
rivendichiamo di avere gli stessi diritti alla sanità che hanno
altri sardi dei territorio meno svantaggiati del nostro - spiega il
primo cittadino di Meana Sardo Marco Demuro - Viviamo in un
territorio isolato, non possiamo contare su ospedali lontani ma
vogliamo che si riattivi quello di Sorgono almeno con i servizi
essenziali. Non possiamo ogni volta trasferire le nostre famiglie a
Nuoro. I problemi sono anche sul fronte della medicina di base, fra
poco dobbiamo prepararci a fare molti chilometri anche per una
ricetta".
"Abbiamo diritto a una sanità pubblica decorosa
secondo quanto previsto dal Dm 70 - gli fa eco il sindaco di Atzara
Alessandro Corona - Vogliamo un ospedale attivo e con possibilità
di soggiornare all'interno. Adesso se ci si rompe un braccio
bisogna andare a Nuoro con tutto quello che ne consegue per
pazienti e famiglie. Abbiamo un macchinario donato da 13 comuni del
territorio per processare i tamponi e non viene usato perché
mancano i reagenti. Ma c'è anche la problematica della medicina di
base interessa diversi comuni nel breve periodo riguarderà molti
comuni. Noi non ci fermeremo finché non ci daranno ciò che ci
spetta di diritto".
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