Salvatore Rubino, direttore del laboratorio di Microbiologia e
virologia dell’Aou di Sassari, a Radio Casteddu: “La variante
inglese del Covid-19 probabilmente era già presente nel territorio
prima del focolaio di Bono”.“Purtroppo, un po’ come si ci
aspettava, la Sardegna sembrava immune alla presenza della
variante inglese invece, purtroppo, come in tutta Italia ormai
questa variante si sta diffondendo proprio per la sua grande
capacità di diffondersi tra le persone e, quindi, da 10
giorni ufficialmente è arrivata in Sardegna.Credo però che
fosse presente anche da prima, in questo momento ha creato focolai
abbastanza distesi soprattutto nella zona di Bono e poi in altre
aree del nord Sardegna. Abbiamo ancora qualche altro caso sospetto
e stiamo valutando nella zona di Sassari.Noi siamo degli
investigatori, quindi andiamo a cercare la variante in base a delle
informazioni che ci sono utili.La variante si cerca quando c’è un
improvviso focolaio come nel caso di Bono, quando abbiamo delle
persone che sono arrivate da delle aree dove si sa che è presente
la variante come nel caso dell’Umbria, oppure se ci troviamo di
fronte a delle persone che erano infette e hanno passato il covid
qualche mese fa e adesso si sono rinfettate.Oppure delle persone
che sono state vaccinate e si infettano: sono tutti dei segnali che
ci devono mettere in allarme e dobbiamo andare a vedere se abbiamo
la variante inglese ed, eventualmente, anche le altre varianti”.Gli
effetti sulle persone che hanno avuto la variante sono diversi a
quelli conosciuti finora? “Fino adesso, da un punto di vista
clinico, non c’è grande differenza.La differenza consiste nella
diffusione. Se io sono positivo e invito dei miei amici a cena, e
non dovrei invitarli, allora, in passato, avrei infettato solo due
persone. Con la variante inglese posso infettare anche tutti e
10.Per questo bisogna stare più attenti del solito: la mascherina
protegge ma se si va ad una cena è chiaro che le persone per
mangiare non la usano”.La Sardegna ha tutte le carte a posto per
entrare in zona Bianca? “In questo momento sì, però bisogna stare
in allerta. Dobbiamo capire che dobbiamo fare un piccolo sforzo, se
riusciamo a bloccare la variante che sta arrivando, tra qualche
mese ne avremmo tutti i vantaggi, ce ne potremmo andare al
mare e fare un minimo di vita sociale. Al momento i casi sono
ancora pochi, nel resto dell’Italia siamo intorno al 18% e a metà
marzo potrebbe essere quella prevalente”.Risentite qui l’intervista
Salvatore Rubino del direttore Jacopo Norfo e di Paolo
Rapeanu
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