“La depressione di un figlio di sedici anni strappa la carne dalle ossa dottore, ti toglie anni di vita e voglia di vivere” espone Lorenzo Braina, educatore e divulgatore pedagogico che prosegue con gli incontri promossi dalle amministrazioni pubbliche al fine di aiutare i genitori a capire e riconoscere i segnali preoccupanti lanciati dai figli. “Quando 30 anni fa ho iniziato a fare l’educatore le depressioni minorili erano rarissime. Ora sembra che si sia aperta una diga, siamo travolti e stravolti da minori con attacchi d’ansia, di panico, depressioni, protagonisti di atti di autolesionismo fino al tentativo del gesto più estremo”: parole che devono far riflettere e che non si possono e, tanto meno, si devono ignorare: una tematica di cui non tanto si parla se non quando accadono fatti di cronaca in cui i protagonisti sono i giovanissimi che espongono il loro disagio anche attraverso pesanti azioni mirate a richiamare l’attenzione. Sotto si cela spesso un problema ben più grave, quello della depressione, il male silenzioso che logora l’animo. “E se i nostri figli, in quelli che dovrebbero essere gli anni più belli della loro vita, vivono tutto questo cosa aspettiamo a fermarci?
A investire ogni euro, ogni risorsa, ogni volontà su queste questioni.
Ma forse sbaglio, forse il loro bene-essere non è una nostra priorità.
Forse è più facile dare loro la colpa di tutti i mali del mondo e di tutti i loro mali, in un atto di assoluzione generazionale che ci vede tutti, chi più chi meno, coinvolti” spiega Braina. Tra i tanti incontri effettuati, anche quello di Pula tenutosi poche settimane fa: “L’appuntamento fa parte di un interessante ciclo di incontri con cui l’Amministrazione Comunale vuole soddisfare le esigenze delle famiglie e della scuola, affinché possano collaborare e supportarsi nel difficile compito di educare” avevano comunicato le istituzioni locali. Innumerevoli gli spunti di riflessione che riguardano questo argomento: “Quello che turba sono proprio le storie di questi ragazzi, ai quali davvero sembra non mancare nulla. Trenta anni fa erano statisticamente molti meno, non meno dolorosi e sconvolgenti. Oggi sono molto maggiori, abbiamo una generazione più fragile e meno arrabbiata di trenta anni fa. Non che trenta anni fa non avessimo problemi, anzi. Erano però problemi diversi”.